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Autore: MuItifanacc    18/05/2021    0 recensioni
Sono passati anni dall'ultima puntata di Orange i the new black, e tutti abbiamo desiderato un'ottava stagione giusto? Perchè non ci hanno fatto sapere niente di come si sono trasferite, di come Piper ha avuto la libera cittadinanza e di come abbia ricominciato una nuova vita in un altro stato da sola.
Mentre Alex, non ha sofferto per il trasferimento? Oppure è arrivata in Ohio e ha fatto la bella vita con le altre che abbiamo ritrovato lì?
E a Lietchfiled cosa è successo dopo che Aleida ha ucciso sua figlia Daya? Lorna e Red stanno bene? e Nicky, ora tutta sola nel mettere in pratica gli insegnamenti di Red.
Genere: Fluff, Hurt/Comfort, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Alex Vause, Altri, Piper Chapman
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Passarono esattamente 6 giorni, e Piper non vedeva l’ora che le arrivasse quella famosa telefonata che le avrebbe detto che poteva effettuare la visita ad Alex, voleva vederla così tanto, farle capire che solo e soltanto lei era l’amore della sua vita, il resto non le importava, potevano viaggiare per il mondo o fare una misera vita l’importante e che fossero insieme. La sua routine era molto monotona, quasi ciclica, lavoro, casa, corso, ma lei non si era trasferita per fare nuove amicizie e magari prendersi una cotta per qualcun altro, aveva deliberatamente abbandonato quella vita, lei ora era lì per assicurarsi il futuro suo e quello di sua moglie, perché potevano anche lasciarsi ma lei nel suo cuore sarà sempre sua moglie, ed anche se è vero e si sono tradite entrambe, sanno chi è l’amore della loro vita. Piper era tranquillamente accomodata sul divanetto che le offriva la sua casa, assaporando un gustoso bicchiere di vino bianco, non era un’alcolista ma le piaceva viziarsi e stava ricominciando a godersi le piccole gioie della vita lavorativa, quando le squillò il telefono, vide uno strano numero che la chiamava e appena sentì quella familiare voce robotica della segreteria della prigione si sentì sollevata come su una nuvola. Circa 5 minuti dopo, la telefonata si concluse e Piper non poteva più trattenere le lacrime, poteva di nuovo vedere sua moglie, la sua Alex, la persona che l’ha fatta soffrire così tanto ma che anche le ha reso la vita meravigliosa, aveva il necessario bisogno di scusarsi con lei di tutto, di quando l’aveva denunciata per aver violato la condizionale, di aver scelto Larry, della questione con Stella e di aver messo in dubbio il suo amore, si sentiva come se stesse portando dei pesanti macigni sulle spalle e sapeva che l’unico modo per alleggerirli era parlarne con Alex. Era arrivato il fine settimana, Alex stava lavorando nella falegnameria, cercando di costruire una stupida casetta per gli uccelli, rise delle cose inutili che gli facevano fare, ma almeno era una grande distrazione, se tralasciamo le schegge e i tagli sulle mani. Mentre lavorava sentì il suo nome chiamato dall’altoparlante che le diceva di recarsi in sala visite, convinta che si fossero sbagliati si alzò e andò verso la prima guardia disponibile. - Mi scusi agente, deve esserci stato un errore, io non ricevo visite, non ho nessuno nella mia lista. L’agente alzò le spalle e la invitò a farlo presente alla reception. Mentre camminava iniziò a pensare, forse troppo, chi poteva andarla a trovare? I suoi parenti erano morti, da parte di madre, mentre da quella di padre non gli interessava molto, andiamo si sono visti una sola volta, poco dopo che lei avesse fatto 18 anni, certo lì aveva conosciuto Yasar che l’aveva fatta entrare nel mondo della droga, però la delusione che ebbe quando vide che a lui neanche gli importava che lei esistesse è stata tosta, tosta a tal punto che è andata in coma etilico per aver bevuto troppo, menomale che la madre era ancora viva e l’ha letteralmente salvata. Un brivido le scese lungo la schiena non appena il pensiero di Kubra le arrivò, e se fosse stato lui a visitarla oggi? Non poteva essere, ormai tutto il mondo lo conosceva e c’era soltanto poche isole dove poteva nascondersi, non poteva arrivare negli stati uniti senza essere arrestato, però uno dei suoi ragazzi si, oppure uno di quei tanti sicari che ho visto in azione troppe volte. - Detenuta ti senti bene? Le interruppe il flusso dei pensieri una guardia, lei annuì velocemente mentre aumentava il passo, poteva sentire fredde gocce di sudore scenderle lungo la schiena, le mani iniziavano a tramarle e il cuore le stava martellando nel petto, arrivò all’ingresso della sala dove un’agente le prese il cartellino identificativo e le disse di andarsi a sedere all’unico posto libero che c’era. Appena il suo corpo toccò la sedia il suo respiro iniziò ad accelerare e a diventare sempre più corto, sapeva che non avrebbe potuto rimanere lì molto a lungo prima di avere un altro attacco di panico, si asciugò frettolosamente le mani sulla divisa lasciando dei leggeri segni più scuri, una mano la poggiò sul petto, dove il cuore sembrava volesse frantumarle le costole e uscire fuori dal petto, la testa le si faceva sempre più pesante e proprio mentre stava per perdere il controllo di sé, la porta che aveva davanti si aprì e ne rivelò una donna, alta, magra e bionda, con quegli occhi così profondi che sembrava di guardare dentro le profondità del mare. Appena i loro occhi si incrociarono sul viso di Piper spuntò un sorriso a 32 denti mentre alcune lacrime le scendevano dagli occhi, si avvicinò lentamente e si sedette di fronte a lei. - Ciao Alex, disse in un sussurro mentre metteva la mano nella piccola finestrella che avevano per poter finalmente stringerla. Ma Alex rimase immobile, non riusciva a credere ai suoi occhi, tutte le emozioni che stava provando, ansia, paura, terrore, lasciarono il suo corpo non appena vide quell’angelo seduto di fronte a lei, non nascose le sue emozioni, anche se voleva farlo, ma con Piper non ci riusciva per questo avevano litigato così tante volte, perché lei riusciva a romperle la corazza che aveva messo intorno al suo cuore, così lasciandosi trasportare dalle emozioni, scoppiò a piangere. Piper voleva soltanto correre da lei e abbracciarla, baciarla e dirle che ormai lei era la sua vita, e che non l’avrebbe mai più lasciata, ma tutto quello che poteva fare era tenerle la mano, voleva dirle qualcosa ma le parole le morirono in gola, era così felice ma anche così malinconica. - Pips, sussurrò Alex tra i singhiozzi stringendola forte la mano, - Ciao, continuò prendendo un forte respiro e calmandosi, asciugò con la maglia le ultime lacrime rimaste sul viso e si rivolse a Piper. - Cosa ci fai qui? - Alex, tu sei l’amore della mia vita, io non posso stare lontana da te, e non posso vivere se tu non sei con me, ci ho provato ma non ci sono riuscita, so che questa decisioni riguarda entrambe e ti capisco se dopo tutto quello che ti ho fatto, dopo tutte le volte che ti ho ferito, ora non vorrai neanche più parlarmi, non ti biasimo, al tuo posto me ne sarei già andata, ma devi sapere almeno questo, io ti amo, e ti amerò per sempre, non importa quante persone ci siano in mezzo a noi o quanti chilometri, io senza te non posso vivere. Alex era senza parole, voleva solo saltarle addosso e dimostrarle quanto l’amasse anche lei, ma non potevano fare niente, così mentre si perdevano l’una negli occhi dell’altra per non si sa quanto tempo, suonò la campana che il tempo era scaduto. Molto tristemente si dovettero lasciare e mentre Piper si allontanava e le rivolgeva un ultimo sguardo rammaricata, avendo capito che Alex non voleva più vederla, sentì qualcuno che la chiamava. - Piper, la settimana prossima vieni un po’ prima. Disse scherzando mentre usciva dalla sala. Piper non glielo avrebbe mai detto ma lei era arrivata lì un’ora prima dell’incontro era stata lei a fare tardi, ma con il cuore pieno di speranza e amore lasciò quella struttura federale sapendo di aver ritrovato la ragione di vita. Quando Alex entrò nella sala ricreativa tutti poterono vedere su di lei la felicità, si avvicino alle sue compagne che giocavano a carte, e vedendola così felice le chiesero cosa avesse preso. - Non ho preso niente Boo, è solo Piper che si è trasferita qui ed è venuta a farmi visita. Tutte si congratularono con lei e dato che erano in 3 le chiesero se voleva giocare. - Gin, scrisse Norma sul suo taccuino mentre batteva il cinque ad Alex. - Uffa, di nuovo? Non è possibile però, si lamentò Boo mentre Soso scuoteva la testa rassegnata gettando le sue carte sul tavolo. - Oggi non sei tanto un perdente irritato, scherzò Soso riferendosi ad Alex e alle sue scenate di quando perdeva. Alex si limitò a scrollare le spalle, sistemandosi meglio gli occhiali e ammiccando con il sopracciglio mentre sulle labbra le spuntava quel ghigno che ormai credeva di aver perso. - Anche se "giocare a carte" o meglio "farsi prendere a calci in culo" sarebbe un modo molto adeguato per passare il tempo, io devo andare a cacare, affermò Boo con la sua solita delicatezza. - Volete giocare ancora? Chiede Alex raccogliendo le carte sul tavolo. Le altre annuisco e finiscono per fare un’altra partita. - Comincio a pensare che mi state lasciando vincere, accusò Alex con comprensibile sospetto mentre guarda con un sopracciglio alzato le due donne davanti a se. Norma nasconde le carte, colta in flagrante, mentre Soso si difende. - Questa volta ce l'avevo quasi. Vedi? disse girando le carte per mostrare la mano davvero quasi vincente. Alex offre invece le sue carte, come per scusarsi. - Questa volta mescoli e fai tu, forse è questo che mi ha portato fortuna finora. Norma dalla sua silenziosa postazione mentre aspettava che Brook desse le carte, osservò Alex e finalmente le vide un sorriso sul volto, un vero sorriso, stava cercando di lasciarsi le cose brutte dietro cercando di guarire il più velocemente possibile correndo sempre più avanti. - Forse dovremmo trovare un’altra persona e giocare a squadre, disse alla fine, prendendo le sue carte, così il suo sguardo cade non lontano su una figura molto magra e familiare con corti capelli grigi e che stava per iniziare la sua lezione di yoga. - Forse fare squadra con Jones mi assicurerà una vittoria, disse Brook. – Oppure potrei fare io squadra con Norma. Continuò - Due contro uno? Davvero? È ingiusto." Alex protestò facendo la finta offesa. - Oh, per favore. Sono abbastanza sicuro che tu sia seduto sulle carte." L’accusa con scherno. Ed è allora, proprio mentre stanno giocando e scherzando che qualcosa cambiò improvvisamente. Tutta la felicità e il calore che irradiava Alex si distolse in un secondo e il suo viso da felice e spensierato si trasformò in un cipiglio senza emozioni mentre i suoi occhi si concentrarono su qualcosa di inesistente davanti a lei. Alex aveva una forte sensazione nauseante che si stava strada nel suo stomaco, mentre sentiva un forte freddo che la fece diventare bianca come un lenzuolo, e gli occhi verdi di solito luminosi e vividi, erano velati da un grigio pallido che li rendeva appena riconoscibili da dietro gli occhiali. - Alex? Chiamare il suo nome per attirare la sua attenzione non funzionò. Brook si voltò a guardare nella stessa direzione, ma non vide nulla che possa causare angoscia, solo detenuti che camminano in giro, alcuni che giocano a carte e una guardia che fa la guardia, armeggiando con i passanti dei suoi pantaloni per aggiustarsi la cintura. La realizzazione le dà subito uno schiaffo in faccia e il panico le sale nel petto non di nuovo pensò Brook che in 2 secondi è in piedi e al fianco di Alex, che ora tiene gli occhi ben chiusi e scuote la testa come se volesse che le immagini che vedeva semplicemente sparissero. - Alex, guardami. Ancora una volta, la richiesta verbale non funziona. E quando sente quanto il suo respiro stia diventando irregolare e tremolante e nota le gocce di sudore che si formano sulla sua fronte, sa che deve fare qualcosa prima di perderla completamente. Soso sa come affrontarli, come aiutarla, ma, qui in prigione, circondate da guardie, notando che, una guarda dalla loro direzione sospettosamente, non è sicuramente il migliore degli scenari. Tutto quello che sa, è che ha bisogno di allontanare Alex da qui, portarla in un posto un po' più isolato, lontano da quell'uniforme e da quel rumore e dalla vista che ha innescato i ricordi e l'ha riportata indietro per rivivere quei momenti terrificanti. Ed è allora che, quando si guarda intorno come se cercasse una via d'uscita, una soluzione, qualsiasi cosa che possa davvero aiutare, vede Norma che si avvicina alla guardia mentre tira fuori il taccuino e pochi secondi dopo si allontanano insieme. - Vieni con me, dice semplicemente, e con calma, l'esatto opposto di come si sentiva, ma ha bisogno di trasmettere quelle sensazioni se vuole riavere Alex. È ancora più grata quando al suo invito, non solo quando Alex obbedisce, ma soprattutto quando non le dà un pugno in faccia appena l’ha toccata, non volendo rivivere lo stesso momento di qualche giorno fa, ancora aveva il livido sulla spalla, così guidandola arrivarono dietro il muro del laboratorio elettrico, in modo da essere lontane da occhi indiscreti. Fare qualche passo aiutò Alex a respirare un po' più facilmente, ma è ancora lontano da qualsiasi ritmo normale e i suoi occhi sono ancora annebbiati, braccati da qualsiasi immagine abbia iniziato a ripetersi nella sua mente. Brook si ritrovò a fare una delle uniche cose che ricordava di dover fare in queste situazioni per aiutarla a respirare. Prese semplicemente la sua mano, così tremante, fredda e sudata nella sua, e se la posò sul proprio petto, dicendole. - Alex, ho bisogno che tu respiri con me, okay? Iniziò a respirare e inspirare molto profondamente e lentamente, cercando di dare l’esempio per Alex, inspirava attraverso il naso ed espirava attraverso la bocca, combattendo contro la sua stessa crescente paura che questo non funzionerà, che potrebbe non essere sufficiente. Il primo respiro profondo di Alex è tremante e soffocato, le graffia la gola in una tosse strozzata e le fa sollevare la mano intorno al collo come se cercasse di liberarla da qualcosa che non c'è, qualcosa che si stringe, impedendole di respirare, come una cintura, allacciata intorno ad esso. Brook si concentra sulla respirazione di Alex per continuare a respirare con lei, con voce calma e controllata, continua a dirle dolci frasi mentre le prende anche l'altra mano per prevenirla dal soffocarsi inconsciamente. Con le sue semplici istruzioni e le sue dolci rassicurazioni, il prossimo respiro profondo esce molto più lineare anche se più breve, ma quello dopo è lungo quasi quanto il suo, come è il prossimo e quello dopo. - Stai andando bene, Alex. La incoraggia. La stretta schiacciante che tiene sulla sua mano inizia a perdere forza, proprio come la tensione in quelle spalle fa con ogni espirazione. Stettero li diversi minuti, dove Alex con gli occhi chiusi si concentrava interamente sul proprio respiro. La pelle di alabastro inizia a riacquistare il suo solito tono, la mano nella sua diventa quasi floscia, e il polso che può sentire pulsare sotto le sue dita ritorna a un ritmo molto più accettabile. Vorrebbe avere con sé una bottiglia d'acqua per farle prendere qualche sorso, ma Alex sta andando molto bene, e lei glielo ripete. Dopo un ultimo, molto profondo respiro, gli occhi verdi si aprono di nuovo, schiarendosi come il cielo dopo un rapido temporale estivo, con la foschia che si solleva dopo aver sbattuto via le tracce rimanenti delle nuvole. - Brook? Grida Alex aggrappandosi a lei, è sorpresa mentre si guarda intorno come se il suo cervello fosse andato in stand-by, anche se con le lacrime agli occhi, e lottando per inghiottire il nodo che ha in gola la ringraziò. - Non preoccuparti ci sono io. Disse, abbastanza sicura che il peggio sia passato, mentre la stringe tra le braccia e le accarezza i capelli. Alex cerca di scusarsi ma viene interrotta quasi subito. - Alex devi parlarne con qualcuno, magari potrebbero aiutarti, o almeno ora che Piper è qui vicino potresti dirglielo, forse starai meglio. Brook aveva ragione, forse doveva dirlo a qualcuno ma non a Piper, lei si sarebbe soltanto incolpata e non voleva che questo accadesse, ma era una cosa più grande di lei, non riusciva a non pensare ad altro, soprattutto ora che è tornata, come poteva togliersi dalla mente l’immagine di Kubra che uccide l’amore della sua vita?
   
 
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