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Autore: GReina    19/05/2021    3 recensioni
[7/7 raccolta OS omegaverse]
ATTENZIONE: questa fanfic fa parte della serie "A Society to Change - Omegaverse ". Consiglio di leggere prima la long in quanto questa OS spoilera il finale. Se non volete leggere undici capitoli, però, potete benissimo leggere anche solo questa.
Per chiudere il cerchio torniamo alla sakuatsu e vediamo come se la sono cavanti nel nuovo mondo!
Genere: Comico, Fluff, Omegaverse | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Atsumu Miya, Kiyoomi Sakusa
Note: AU | Avvertimenti: Mpreg
- Questa storia fa parte della serie 'A Society to Change - Omegaverse'
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“Sakusa Kiyoomi sei un pezzo di merda!!!” Atsumu aveva provato a trattenere quelle parole, ma il dolore era troppo e alla fine era scoppiato.
“Sapevo che non dovevo fidarmi di te, brutto stronzo!” urlò ancora furibondo. Kiyoomi sorrise. Ebbe la faccia tosta di sorridere.
“Scusami, Atsu. Prometto che non lo faccio più.”
“SARÀ MEGLIO CHE TU LO CREDA DAVVERO SE NON VUOI CHE CHIEDA IL DIVORZIO!” se il tono del corvino era calmo, quasi divertito, quello di Atsumu si faceva sempre più alto.
Un paio di lacrime sfuggirono al controllo dell’omega, così strizzò gli occhi e strinse ancora più forte la presa su Sakusa.
“Fanculoooo!” sentì la mano di suo marito accarezzargli la fronte.
“Come se questo potesse bastare!!” urlò lui arrabbiato. Buttò la testa indietro per riposarsi appena un attimo. Prese un ampio respiro e poi, titubante e pentito, si voltò per guardare l’alpha.
“Scusa…” disse con il broncio. Kiyoomi sorrise ancora intenerito senza smettere di tenergli la mano ed accarezzargli i capelli.
“Oggi hai carta bianca per ogni genere di insulto tu voglia lanciarmi.” il biondo sospirò.
“Sei il marito migliore del mondo.” sussurrò, poi una nuova fitta lo fece impazzire e tutte quelle belle parole furono dimenticate. La sua bocca ricominciò a imprecare e i suoi occhi a lacrimare.
“Respira, respira.” sentiva ogni tanto incitarlo l’alpha. Atsumu tentava di seguire il suggerimento, ma gli stava risultando difficile dal momento che un Alien stava tentando di sventrarlo per uscire. L’omega aveva provato a convincere l’altro a chiamare così loro figlio, ma questi – chissà per quale assurda ragione – si era rifiutato.
“Ti odio così tanto!! Dovevi lasciarmi a marcire in quella clinica, porca di quella-”
“A che punto siamo, qui?” entrò proprio in quel momento il loro ginecologo.
“AL PUNTO CHE VORREI STACCARE LA TESTA AL MIO ALPHA!” il dottore rise.
“A buon punto, quindi.” sollevò il lenzuolo e diede un’occhiata tra le gambe di Atsumu. “Ancora un paio di centimetri e ci siamo.”
“COSA!?” chiese indignato il biondo “Che vuol dire ancora un paio di centimetri??”
“Vuol dire che devi dilatarti ancora di due centimetri perché nostro figlio possa uscire, Atsumu.” tradusse Kiyoomi divertito.
“Omi, ti uccido!” solitamente amavano ironizzare entrambi sull’alphasplaining, ma quello non era proprio il momento!
“Vedrà che non manca molto.” tentò di rassicurarlo il medico prima di andare via. Ad Atsumu non rimase che continuare ad insultare tuo marito.
“Come hai fatto a convincermi?” chiese stanco di quelle contrazioni. In realtà avevano preso quella decisione insieme dopo la loro seconda edizione delle Olimpiadi come giocatori professionisti, ma quel giorno ad Atsumu era concesso dare la colpa di tutto a Kiyoomi, e così fece.
“Tutta colpa del mio fascino, non posso farci niente.” Atsumu mormorò divertito mentre si voltava verso di lui.
“Hai ragione, accidenti. Non ho resistito all’immagine di un piccolo Omi da tenere tra le braccia.” poi il dolore tornò e così le sue maligne parole:
“SPERO CHE TI TENGA TUTTA LA NOTTE SVEGLIO, ALPHA DEL CAZZOOOO!” Kiyoomi decise sapientemente di non rispondere e tentò persino di nascondere il proprio sorriso, ma ormai neanche la mascherina sul suo volto era più in grado di celare ad Atsumu le emozioni di suo marito.
Continuarono così per innumerevoli minuti quando finalmente il ginecologo li raggiunse nuovamente con infermieri ed assistenti al seguito.
“Pronti a diventare genitori?” chiese con un sorriso, quello che ottenne fu il grido di Atsumu:
“Tiri fuori questo alieno dalla mia pancia!!”
Avrebbe voluto dovesse uscire dalla pancia…
Non aveva mai provato tanto dolore in vita sua, era sicuro che non ci sarebbe riuscito. Spinse e spinse ancora. Respirò quando gli dissero di farlo, si riposò qualche secondo e poi – come da istruzioni del medico – aspettò la contrazione successiva e cavalcandola spinse ancora.
Ansimò forte e gettò la testa sul cuscino.
“Non posso, non posso.” mormorò del tutto certo di stare per morire.
“Puoi, Atsu. Io so che puoi.” tentò di spronarlo Kiyoomi. Si sporse verso di lui e si calò la mascherina.
“Sei l’uomo più forte che io conosca, che sarà mai un Alien che vuole sbudellarti?” il biondo sorrise flebile ma sinceramente divertito e grato che il suo alpha volesse aiutarlo.
“Sono così stanco…”
“Solo un altro sforzo.” tentò di fargli forza il corvino “Come quando siamo arrivati ai trentacinque punti al quinto set contro il Brasile, ti ricordi?” una nuova fitta lo scosse e lui spinse, ma senza convinzione. Annuì, però, e si sistemò meglio in modo tale che alla prossima fosse stato pronto.
“Atsumu.” l’omega rispose solo con un verso per far capire all’altro che stava ascoltando “Se Osamu è riuscito a farlo per tre volte, puoi anche tu.” il biondo incrociò gli occhi di suo marito ed una scossa di adrenalina parve attraversargli tutto il corpo. Fece tre rapidi respiri, sistemò meglio i piedi sulle staffe, strinse forte la mano quasi ormai del tutto insensibile di Kiyoomi e spinse più forte di quanto non avesse mai fatto, urlando a pieni polmoni e disperato.
Era sicuro che tutti i capillari del volto gli fossero scoppiati per lo sforzo, senza contare che si sentiva come se fosse stato tranciato in due. Non aveva assolutamente più forza e la gola gli faceva male per tutte le urla delle ultime due ore.
“Non ho intenzione di farlo mai più.” sussurrò piano, ma non abbastanza perché Kiyoomi potesse non averlo sentirlo. Quando l’alpha non gli rispose, si voltò verso di lui solo per notare che stava fissando spaventato e rapito insieme verso un punto lontano. Spossata e distrutta com’era, nonostante l’avesse letteralmente sentito sgusciare fuori dal suo corpo la sua mente dovette chiedersi cosa suo marito stesse guardando di tanto interessante.
Poi, il suono del pianto di un bambino invase l’intera stanza e per Atsumu non ci fu più altro spazio che per quello. Qualcuno – probabilmente un infermiere – gli tolse le gambe dalle staffe e lo fece sistemare più comodo sul letto. Nel frattempo, un’altra beta aveva preso e lavato in fretta loro figlio, infine lo misero tra le sue braccia.
Né lui né Kiyoomi ebbero la forza di dire niente, i loro cuori non avevano mai battuto tanto in fretta, l’ansia e l’eccitazione che si mescolavano in una strana ma in qualche modo magnifica sinfonia.
“Omi…” sussurrò infine Atsumu con le lacrime pronte a rigargli le guance “guardalo.” aveva i capelli neri disordinati ed ammaccati sulla testolina, così l’omega sorrise già sperando che gli venissero gli stessi adorabili boccoli del suo papà.
“È bellissimo.” si aggiunse Kiyoomi sorridendo felice. Si sedette sul bordo del letto ed allungò le mani affinché stringesse con una Atsumu e con l’altra il loro cucciolo. Gli accarezzò la guancia ed il piccolo subito si voltò in cerca di latte. Risero entrambi, poi loro figlio aprì gli occhi e Atsumu ne rimase folgorato.
“Sei un piccolo Omi in miniatura, quindi.” disse entusiasta ai suoi occhi color pece così capaci di risucchiare incantati chiunque li guardasse come fossero un buco nero.  
“Speriamo che anche il carattere lo abbia preso da me, o il mondo avrà fine!” Atsumu rise e non poté dargli torto.
“Ero proprio una peste da adolescente, speriamo che con lui sia diverso!” Kiyoomi lo baciò in fronte, poi si chinò e baciò anche il nuovo arrivato.
“Benvenuto in famiglia, Shinichi.”

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n.a.
Dunque! Eccoci qua, questa è la fine fine. Insomma la vera fine. Potete pure dire addio a questo mio mondo omegaverse ahaha
Come ho già accennato nelle note autrice dell’ultima OS della serie, questa è stata pensata giusto per non lasciarvi la Tsukkiyama angst come ultima storia… finiamo con un bel lieto fine, insomma!
Riguardo al nome del bambino: ho voluto scegliere qualcosa che iniziasse con “Shin” per onorare la madre di Atsumu, Kita Shinsuke. Inoltre, ho scoperto che il kanji di “Shin” significa “fede, fiducia” e poi “ichi” vuol dire anche “uno”, quindi solitamente è usato per i figli primogeniti. Spero vi piaccia!
 
Voglio ringraziare tutti coloro che hanno seguito questa serie, che l’abbiano fatto silenziosamente o recensendomi/commentandomi passo passo, ma sebbene io sia grata a tutti, ai recensori non posso che aggiungere anche: grazie!!! Sapete ormai dalle mie risposte quanto mi rendiate felice con le vostre opinioni!
Spero di risentirvi presto per altre OS o long che siano! Ho ancora tanto materiale pronto per essere pubblicato o scritto di Haikyuu!!
Alla prossima! Un bacio a tutti!
GReina
   
 
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