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Autore: Bixpaine7    22/05/2021    4 recensioni
Dal testo:
“Finalmente ti sei ripresa, Mylady.”
La sua voce era piatta, atona. Non sembrava il suo solito compagno di battaglie, allegro e pieno di spirito. Non aveva girato nemmeno la testa nella sua direzione.
“Cos'è successo?”
Un brivido di freddo le corre lungo la schiena. Marinette porta le braccia a stringersi nelle spalle, scoprendo terrorizzata di avere addosso la maglietta corta con cui girava per casa. La sua trasformazione era finita! Chat Noir aveva scoperto chi fosse? Era rimasto deluso? No, non poteva essere andata così.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Plagg, Tikki
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Marinette aprì gli occhi di scatto provocandosi una forte fitta alla testa. Porta una mano a reggersi il capo sentendo un piccolo bernoccolo sulla fronte, non riuscendo a scorgere nulla. Ovunque regnava l'oscurità. Percepiva il tessuto di pelle morbida sotto le sue dita raffreddarsi velocemente. Si mise a sedere cercando di mettere a fuoco attorno a se per capire dove si trovasse. Dopo qualche istante riuscì a scorgere una grande vetrata coperta quasi totalmente da un pesante tendaggio scuro. Nella piccola fessura di vetro lasciata libera da cui filtrava scarsissima luce, una sagoma se ne stava immobile seduta a terra, scrutando al di fuori. Prende qualche profondo respiro cercando di rallentare il battito del cuore che in quel momento galoppava furioso in preda allo sgomento. Non ricordava granché di quello che fosse successo. L'ultimo ricordo era l'asfalto che le veniva incontro velocemente. Si concentra sulla figura, riuscendo a distinguerne i contorni. Non aveva dubbi. Quelle orecchie erano proprio quelle di Chat Noir.

“Finalmente ti sei ripresa, Mylady.”

La sua voce era piatta, atona. Non sembrava il suo solito compagno di battaglie, allegro e pieno di spirito. Non aveva girato nemmeno la testa nella sua direzione.

“Cos'è successo?”

Un brivido di freddo le corre lungo la schiena. Marinette porta le braccia a stringersi nelle spalle, scoprendo terrorizzata di avere addosso la maglietta corta con cui girava per casa. La sua trasformazione era finita! Chat Noir aveva scoperto chi fosse? Era rimasto deluso? No, non poteva essere andata così.

“Non sei riuscita a lanciare tempestivamente il tuo yo-yo per trovare un appiglio, e io ero troppo lontano per riuscire a raggiungerti col mio bastone. Quando ti ho vista precipitare verso il suolo non potevo crederci.” La voce del suo compagno di mille battaglie si stava incrinando, come se stesse trattenendo le lacrime con forza. “Ti ho portata via più in fretta che ho potuto, ma dovevo nasconderti. Non potevo lasciare che la trasformazione finisse in mezzo alla strada, così ora sei nel mio rifugio. Sei rimasta priva di sensi per circa due ore, Mylady.”

Marinette sgranò gli occhi.

“Q-quindi hai scoperto c-chi sono..”

“No, Mylady. So quanto tieni alle nostre identità segrete. Sono riuscito a bendarmi gli occhi appena prima che la trasformazione finisse. Tikki era molto preoccupata, sai?”

Ma certo! Tikki! Come aveva fatto a dimenticarsi di lei? Con un filo di voce pronuncia il nome della dolce kwami, che subito le si posa su una guancia facendosi sentire.

“Tikki! Grazie al cielo! Stai bene?”

“Io si, Ladybug. Ma ero in pensiero per te. Ho provato a svegliarti, ma non rispondevi.” La tenera vocina dell'esserino rosso riesce a far sentire in colpa Marinette.

“Sto bene, Tikki. Ho solo un gran bernoccolo.”

Stringe a se dolcemente la piccola amica qualche istante, poi volge lo sguardo sulla sagoma di Chat Noir che ancora non aveva mosso un muscolo.

“Piuttosto, Micetto, che fine ha fatto l'akuma?”

“Sicuramente è ancora la fuori, Mylady. La donna che si fa chiamare Oscurity ha gettato un manto imprigionando nell'immobilità totale tutta Parigi. Nulla, nessuno si muove o produce un suono. Solo noi per qualche assurdo motivo riusciamo a muoverci. Forse per via dei Miraculous.”

“È per questo che te ne stai immobile vicino alla finestra?”

“Si.. Sono rimasto in ascolto attento a ogni minimo rumore. Se l'akuma si fosse avvicinato, avrei avuto il tempo di portarti al sicuro finché non ti fossi ripresa. Ma non c'è nessun dannatissimo suono fuori da questa finestra. Nemmeno il rumore del vento.”

Marinette si alza, muovendo qualche passo incerto verso la finestra e il compagno. Chat Noir era seduto con la schiena contro il vetro, un braccio penzolante sulla sommità della gamba piegata verso l'alto. Fuori il cielo sembrava essere stato intrappolato sotto a una cupola dal vetro oscurato. Ogni cosa era buia, tetra. Nemmeno le luci delle abitazioni erano accese. La magia dell'illuminazione della Tour Eiffel era completamente sparita. Nulla in quel momento ricordava la città che tanto amava.

Si inginocchia poco distante dal ragazzo fasciato di nero. Era stato sincero. Per quel che riusciva a scorgere, riusciva a notare un grosso pezzo di stoffa circondargli la testa bionda coprendo completamente i suoi occhi lucenti. Allunga delicatamente una mano a sfiorare il braccio del ragazzo, provocando in lui un leggero sussulto.

“Gattino, dobbiamo sistemare ogni cosa. Non possiamo permettere che Papillon riduca così la nostra magnifica città.”

Lui muove la testa nella sua direzione, e pur senza guardarla le si avvicina di pochi centimetri.

“Si, Mylady. Hai ragione come sempre. Però.. sei sicura di sentirti bene?”

La sua voce era bassa, calda, gentile, preoccupata. Porta la mano su quella che lei stava ancora tenendo sul suo braccio, afferrandola e portandosela velocemente al petto permettendole di sentire quanto il suo cuore stesse freneticamente martellando, accorciando ancora di più la distanza tra loro.

“Ero davvero preoccupato per te! Non sai quanto mi sia disperato perché non riuscivo a trovare un modo per svegliarti.”

Marinette sussulta per la loro vicinanza improvvisa e per l'emozione che le parole del compagno stavano trasmettendo. Il suo cuore perde un battito. Non si sarebbe mai aspettata un comportamento simile da lui. Era sempre stata abituata ai suoi continui flirt, pensando che fossero solo delle semplici pagliacciate per attirare la sua attenzione. Invece, in quel momento percepiva tutta la paura e l'amore che quel ragazzo sconosciuto provava realmente per lei, pur senza sapere chi fosse. Chat Noir porta l'altra mano al suo viso carezzandole una guancia facendo attenzione a non ferirla con i suoi artigli.

“Se non ti fossi più svegliata, non so cosa avrei potuto fare, Mylady.”

La voce roca e rotta da un pianto trattenuto con forza aveva smosso qualcosa nel petto di Marinette. Senza accorgersene, si slancia verso di lui avvolgendolo con le braccia in un abbraccio dolce e rassicurante. Sente il suo compagno irrigidirsi per un istante, e poi sciogliersi abbracciandola a sua volta iniziando realmente a far scorrere le lacrime dietro a quella benda improvvisata. Avrebbe voluto guardarlo dritto in quelle iridi feline e tranquillizzarlo, ma non si era ancora trasformata. Lo stringe ancora di più, sussurrando dolcemente parole di conforto.

“Sono qui, Chat. Non vado da nessuna parte.”

Lo tiene stretto per qualche minuto, carezzandogli delicatamente i capelli biondi, morbidi come seta sotto le sue dita. Il suo profumo era famigliare, dolce e duro allo stesso tempo, come quella fragranza che tanto adorava e che le ricordava assurdamente Adrien. Quanto le sarebbe piaciuto in quel momento che sotto alla maschera di Chat Noir ci fosse proprio lui, il ragazzo che amava. Sarebbe stato il momento perfetto per confessargli finalmente i suoi sentimenti, ogni cosa sarebbe andata al posto giusto, e insieme avrebbero continuato a proteggere Parigi affiatati come mai prima. Vorrebbe quasi chiedergli di rilasciare la trasformazione, ma non può. Nessuno dei due poteva permettersi questo lusso. La loro vicinanza era il massimo a cui entrambi potessero aspirare. I singulti del suo compagno si placano poco a poco, e Chat Noir si scosta dal tepore dei loro corpi con lentezza.

“Perdonami, Mylady. Mi sono lasciato trasportare.”

Porta una mano verso la benda, scostandone leggermente un lembo per asciugarsi una lacrima. Marinette trattiene il fiato aspettandosi che da un momento all'altro la togliesse scoprendo la sua identità. Invece, lui ritrae velocemente l'arto da sotto la stoffa, portandosi una mano dietro alla testa con evidente imbarazzo e scoppiando in una risata nervosa.

“Scusami.. Sono pronto, Mylady. Trasformati, e andiamo a sistemare quell'akuma!”

Marinette si sporge su di lui con il volto in fiamme e il cuore al galoppo, lasciandogli un veloce e delicato bacio sulla guancia.

“Grazie, Chat.”

Lo aveva rivalutato, ed era ancora più convinta che solo a lui avrebbe potuto affidargli la propria vita. Si alza intimando a Tikki di trasformarla. Il solito bagliore rosso avvolge per un attimo la stanza in cui si trovava, e non appena riuscì a percepire il tocco famigliare della tuta sulla sua pelle allunga una mano afferrando il braccio di Chat Noir aiutandolo a rimettersi in piedi. Lui si lascia guidare verso l'alto, rimanendo perfettamente immobile. Ladybug si allunga portando entrambe le braccia dietro la testa del ragazzo molto più alto di lei cercando la chiusura della benda, iniziando ad armeggiare col nodo stretto con qualche difficoltà. Sente le mani del suo compagno cingerle la vita per tenerla in equilibrio, provocandole una sequenza di brividi proprio al di sotto del suo tocco delicato. Che le stava succedendo?

Finalmente la benda scivola delicatamente dal viso di Chat Noir, permettendole di incontrare le sue verdi pupille luminose. Lo sguardo del compagno dolce ma deciso si inchioda al suo, come se avesse atteso di rivederla a lungo e con disperazione. Stringe un po' la presa sui suoi fianchi, e rapidamente si abbassa poggiando delicatamente le labbra sulla sua guancia.

“Temevo di non rivedere più i tuoi occhi, Mylady..”

Ladybug trema sotto quel tocco delicato. Ansimando senza sapere nemmeno il perché, volta leggermente la testa incrociando il suo sguardo vicinissimo, le labbra socchiuse per il battito accelerato del suo cuore. Uno sciame di farfalle inizia a sbattere freneticamente nel suo stomaco, facendole percepire le gambe sempre più deboli, mentre i loro fiati caldi iniziavano a mischiarsi come se si volessero completare. Porta le mani ancora alzate a stringere la chioma bionda con le dita, cercando un contatto ancora più ravvicinato. Lo sente sorridere a un soffio dalle sue labbra.

“Non avrei saputo come sopravvivere senza te, Principessa..”

Ladybug non fa in tempo a cogliere questa sua affermazione. Le loro labbra annullano quella poca distanza che ancora le separava, toccandosi con impazienza, sfregandosi frettolosamente cercando di percepirne ogni centimetro, ogni sfumatura. Chat Noir avvolge un braccio attorno alla sua figura, carezzandole la schiena scatenandole un'altra serie di brividi. L'altra mano sale velocemente dietro la sua testa, immergendo le dita artigliate in mezzo ai codini aggrappandosi con forza. Lei schiude le labbra, sentendo la sua lingua sporgersi verso l'esterno cercando quella del compagno. Lecca delicatamente il labbro superiore dove percepisce una leggera ricrescita della peluria, per poi sentire un sospiro soddisfatto uscire dalle labbra sorridenti di Chat Noir. In un istante quel tocco delicato si trasforma in puro fuoco, rendendo impaziente ogni gesto di lui. La sua lingua trova facilmente strada nella sua bocca, iniziando una danza frenetica per il dominio e il controllo della situazione. Improvvisamente si sente sollevare da terra. Istintivamente porta le gambe ad avvolgersi attorno alla figura fasciata di nero senza staccarsi, sentendolo camminare lontano dalla finestra. Di nuovo percepisce il tessuto di pelle fredda sotto di se nel momento in cui la sua schiena viene adagiata sulla superficie morbida, in contrasto col calore che invece emanava il corpo poggiato delicatamente sopra al suo.

Chat Noir inizia ad accarezzare i contorni dei suoi fianchi, delle sue cosce, porta una mano a insinuarsi dietro la sua nuca sfregando dolcemente la superficie di pelle nuda del collo lasciato disponibile dalla tuta. Ancora una volta, una sequenza di scosse e brividi percorrono il corpo di Ladybug, mentre le loro labbra non sembrano voler smettere di cercarsi. Sente il suo corpo muoversi da solo, portando una mano ad accarezzare il pettorale del compagno mentre una strana sensazione di calore inizia a pervaderle il basso ventre. Con l'altra mano si sente cercare il campanello della tuta nera, giocando per qualche secondo col bordo che fasciava il collo possente di quel ragazzo di cui non conosceva il nome. Afferra il sonaglio con decisione, facendo scorrere lentamente la zip che si trovava al di sotto. Chat Noir sussulta lasciandosi sfuggire un gemito. Afferra velocemente la sua mano staccandosi dalle sue labbra, ma continuando a sovrastarla.

Principessa.. non ti sembra di correre un po' troppo?”

Ladybug riprende leggermente coscienza di se col petto che si solleva velocemente respirando a fatica, il viso rosso come la sua tuta. E sapeva che lui poteva vederla perfettamente. Porta entrambe le mani a coprirsi il viso con evidente imbarazzo, non credendo d'essere stata così sfrontata da lasciarsi andare a quel modo.

“P-perché mi chiami principessa?”

Sente il petto di Chat Noir sussultare leggermente per una risata silenziosa.

“Non pensavo che avrei capito alcune cose con gli occhi bendati, Mylady.

Lo avverte avvicinarsi al suo orecchio, sussurrando.

“Non credevo che avrei riconosciuto la tua voce e il tuo profumo, Marinette.”

Ladybug si irrigidisce di colpo. Sente tutto il calore provato fino a poco prima scivolare via velocemente, impallidendo per lo shock. Con gesti frenetici, cerca di districarsi da sotto al corpo del compagno, ma questi non aveva la minima intenzione di lasciarla sgusciare via. Trattiene con forza la sua mano che aveva cercato di spingerlo dal petto, mentre con l'altra ancora la sua spalla alla superficie morbida dei quello che doveva essere un divano.

“Ferma, Marinette! Ti prego! Smettila di muoverti!”

Come fai a essere così calmo!? Hai appena scoperto chi sono! Questo non deve succedere! Non può essere successo!

La voce di Ladybug era alta, adirata. Si sentiva tradita, e tremendamente in colpa. Si era appena lasciata trasportare da emozioni che nemmeno sapeva di poter provare con uno sconosciuto, uno sconosciuto che sapeva perfettamente chi fosse, perché spesso andava a farle visita quando era nelle sue vesti civili. Cerca di imprimere ancora più forza per cercare di scrollarsi di dosso il compagno, senza riuscirci.

“Marinette, ti prego! So chi sei perché ti conosco!”

La voce di Chat Noir era calma, ma allo stesso tempo supplichevole d'esser ascoltata. Lei gli rivolge uno sguardo di fuoco smettendo per un attimo di dimenarsi.

“Vuoi dire che al di fuori dei nostri ruoli, sappiamo benissimo chi siamo?”

Il biondo abbassa la testa, colpevole.

“Si.. so perfettamente chi sei. E sei una persona estremamente importante per me. Quando ho riconosciuto la tua voce, non potevo credere alle mie orecchie! Sei sempre stata tu dietro a questa dannata maschera!”

Con titubanza, scosta la mano dalla sua spalla portandola a sfiorarle il volto.

“Ho sempre pensato che avrei amato chiunque si nascondesse dietro alla trasformazione, ma quando ti ho riconosciuta ho raggiunto una consapevolezza che non pensavo di avere.”

Scosta la mano dal suo volto cercando la sua mano rimasta inerme lungo il fianco, stringendola gentilmente.

“L'amica un po' distratta, straordinaria, generosa e altruista che siede dietro di me ogni giorno, è sempre stata colei che amo. Indipendentemente dalla maschera che indossa.”

La sua voce decisa e sincera blocca il respiro a Marinette, che sgrana gli occhi incredula. Come poteva essere possibile? Stava forse sognando? No, le sensazioni che aveva provato, che la stavano invadendo erano vere, reali! Scioglie lentamente i contatti delle loro mani, portandosele a coprire la bocca.

“A-adrien..?”

Per tutta risposta, le sorride sconfitto, rilasciando subito dopo la trasformazione e sollevandosi da sopra di lei. L'oscurità era totale, e sapeva che così nemmeno lui poteva più vedere al buio, ma ne distingueva ancora i contorni.

“Sono io, Marinette.”

Il cuore di Ladybug smette di battere per incalcolabili secondi nel momento in cui anche lei riconosce il tono di voce del compagno, del ragazzo che amava. Non poteva crederci. Aveva appena baciato proprio lui! Si stava lasciando andare con la persona che amava senza saperlo! Un tonfo sordo proveniente dal suo petto le fa capire che finalmente il battito aveva ripreso a cavalcare, aumentando velocemente i colpi dentro al torace. Sente le lacrime salirgli pericolosamente agli occhi, mentre con un gesto lento solleva la schiena e sposta le gambe per mettersi seduta. Tutto ora iniziava ad avere un senso. Le sensazioni famigliari che aveva provato prima di trasformarsi stavano trovando la loro giusta posizione in quel puzzle intricato di domande e situazioni che avevano composto la sua mente. Era meraviglioso! L'amore della sua vita e il suo fidato compagno di battaglia erano la stessa persona. Ed era tremendamente sbagliato.

“Marinette..?”

Adrien con voce titubante si siede a sua volta avvicinandosi lentamente cercando a tentoni un contatto. Uno scatto improvviso lo immobilizza.

“Non possiamo.”

La voce di ladybug trema. Non vorrebbe dire quelle parole.

“È sbagliato, Adrien. Noi non dovremmo sapere le nostre identità. Non possiamo innamorarci. Non possiamo stare insieme.”

Il biondo scatta nuovamente in piedi, cercando di toccare la sagoma della ragazza davanti a lui.

“Perché no, Marinette!? Abbiamo scoperto chi siamo per caso! Vuoi dire che non puoi stare con me per via di quel ragazzo che ti piace, non è così?”

Si sentiva stordita. Cosa aveva appena detto?

“N-no.. non è per quello..”

“E allora cosa!? Se avessi fatto finta di niente e non ti avessi detto nulla, saresti stata più tranquilla? Se pensi che conoscere le nostre identità possa metterci in pericolo, bé lascia che ti dica che ti sbagli di grosso!”

Adrien era riuscito ad afferrarle entrambe le braccia, e adesso la teneva stretta con forza.

“Io non potrei mai tradire la tua fiducia. È successo perché ho riconosciuto la ragazza che amo dalla sua voce. Avrei potuto benissimo evitare di coprirmi gli occhi e guardarti mentre ti trasformavi, ma non l'ho fatto. Pensi davvero che potrei dire a qualcuno un segreto così importante? Che possa lasciarmelo accidentalmente scappare? Dai, Marinette! Sono Chat Noir! Lo sono da quattro anni ormai, e nessuno sa chi sono in realtà!”

Allenta la presa sulle sue braccia, e lei prende a tremare sotto il peso delle sue parole.

“Pensi davvero che, ora che so chi sei, potrebbe cambiare qualcosa? Si, bé, qualcosa potrebbe cambiare, ma soltanto tra noi due.”

Porta una mano ad accarezzare il volto bagnato dalle lacrime silenziose della ragazza, avvicinandosi e addolcendo il tono della voce.

“Credi che sia tanto avventato e sciocco da lasciarti andare via senza lottare? Credi che potrei mai consegnarti ai nostri nemici? Mi conosci davvero così poco, Mylady?”

Ladybug porta una mano guantata sopra quella di Adrien sospirando.

“Ho paura. Se un giorno uno di noi dovesse cadere nelle mani di Papillon, le nostre identità potrebbero essere scoperte. Potrebbero usare i nostri sentimenti per metterci alle strette.”

“Marinette, in questa stanza ci siamo solo noi. Solamente tu e io. Se decidiamo insieme come proteggerci a vicenda, nessun altro verrà a saperlo. Se mi permetterai di amarti nella vita di tutti i giorni, ti prometto che come Chat Noir il mio comportamento non cambierà da quello che è stato fin'ora. Ti prego, Marinette. Dammi una possibilità.”

“Come fai a essere sicuro di quello che potrebbe accadere, o come potresti comportarti realmente in mezzo a una battaglia?”

“Perché sei Ladybug, la paladina di Parigi, l'eroina che salva tutti con grande forza di volontà. So che potrò sempre fidarmi delle tue scelte, e che continuerò ciecamente a seguirti fino in capo al mondo.”

Ladybug si lascia andare a un pianto disperato sentendo le forti parole di Adrien. È sopraffatta dai suoi sentimenti. Sente che in fondo lui ha ragione, che potrebbero provare a vivere alla luce del sole senza pensare a un possibile tradimento di uno dei due. E in più, non avrebbero dovuto mentirsi in caso di un attacco akuma. Le braccia forti del giovane le cingono le spalle cercando di tranquillizzarla.

“Non posso obbligarti, Marinette. Se non è me che ami, dimmelo e farò finta che tutto questo non sia mai accaduto. Anche se devo ammettere, farà piuttosto male. Dimmelo, e continuerò a sperare che un giorno tu mi possa amare ugualmente come Chat Noir.”

Ladybug sorride a quelle parole, nascosta tra le braccia piacevolmente calde del suo amato.

“Sei uno sciocco, Chaton.”

Solleva la testa cercando di individuare il volto di Adrien.

“Sei esattamente tu il ragazzo di cui sono innamorata.”

Non credeva nemmeno lei alle sue stesse parole. C'era riuscita! Gli aveva confessato i suoi sentimenti!

Le mani di Adrien corrono veloci lungo le sue braccia risalendo fino alle spalle, per poi afferrarle il viso e poggiare nuovamente le labbra sulle sue in un bacio delicato. Lei porta le braccia attorno al collo del ragazzo affondando immediatamente le dita nei capelli, questa volta consapevole dei suoi gesti e della persona che aveva davanti. Adrien si adagia di nuovo vicino a lei, spostando le braccia e stringendola con forza, come a non volerla lasciare andare. Marinette si stacca velocemente dalle sue labbra solo per rilasciare la trasformazione, per poi riprendere quel contatto in maniera meno casta. Lui la adagia nuovamente con la schiena sulla superficie del divano, sovrastandola con impazienza. Le mani ora erano più frenetiche, e con titubanza cercavano di insinuarsi al di sotto delle magliette che entrambi indossavano, vogliosi di scoprire quanti più centimetri di pelle possibile. Adrien si stacca dalle sue labbra iniziando a lasciarle delle scie umide di baci lungo il collo, provocandole un brivido di piacere a ogni contatto. Le sue mani minute si aggrappavano con forza alla pelle nuda di Adrien sotto la maglietta, ansimando faticosamente e desiderando di più. Lui torna a lambirle le labbra con voracità, facendo salire una mano dal suo addome fino a sfiorarle un seno nudo sotto al tessuto di cotone. Marinette geme.

“Hem-Hem!”

Entrambi i ragazzi si bloccarono con i fiati sospesi.

“Mi dispiace interrompere Moccioso, ma la fuori c'è ancora un'akuma da catturare, e io non ho ricevuto il mio Camembert. Senza contare del trauma che state provocando al mio piccolo Zuccherino!”

“Io non ho visto niente..!”

Il kwami di Chat Noir stava fluttuando a poca distanza dal volto del biondo, gli occhi luminosi come due fessure e le zampe incrociate al petto. Marinette si porta velocemente le mani al volto mugugnando un “Che imbarazzo..”, mentre Adrien sospira rassegnato.

“Non potevi proprio trattenerti, eh Plagg?”

Con riluttanza si solleva da Marinette, porgendole una mano per aiutarla a mettersi in piedi a sua volta.

“Bé, mi sa che dovremo attendere, Mylady. Prima il dovere contro Papillon.”

Anche se non può vederlo, lei gli sorride felice stringendogli la mano. Come se si fossero accordati in precedenza, insieme pronunciano le parole della trasformazione. Due bagliori verde-rosso avvolgono le pareti di quella stanza, e subito dopo una finestra viene aperta permettendo ai due eroi di saltare sui tetti di Parigi alla ricerca del loro obiettivo.

“Ricordati che abbiamo un conto in sospeso, Mylady”

“Resta al tuo posto, Gattino. Prima dobbiamo trovare l'akuma.”

 

   
 
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