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Autore: Napee    24/05/2021    0 recensioni
[BkDk] [sort of caffe shop!AU]
***
Un rigido inverno sembra aver preso in ostaggio l’intera città. Fa freddo. Fuori si gela e la neve copre tutto con il suo bianco candore, ma gli basta guardare verso il terzo tavolo dalla porta, proprio al centro della vetrina, per avvertire un tenue tepore.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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capitolo 30 - 663 parole 

Domenica

 
La ronda pomeridiana non era mai stata così piacevole. Non gli importava niente se era domenica pomeriggio, se si stava perdendo il match del secolo, se la sua squadra del cuore stesse vincendo o meno quella che era la partita decisiva per la vittoria del campionato.
Non poteva fregargliene di meno se a lavoro, mentre camminava fra le vie della città, Midoriya era al suo fianco con un sorriso smagliante sulle labbra e le guance sempre sfumate di rosso.
Non avrebbe mai pensato che condividere qualcosa fosse così appagante. Katsuki aveva avuto una vita piuttosto solitaria e selettiva. Anche prima di scoprire degli anni che non ricordava, si era sempre definito una persona chiusa e introversa. Solo pochi eletti potevano ambire a conoscere le elucubrazioni del suo cervello e, prima di Midoriya, credeva che il numero dei prescelti fosse incredibilmente basso.
Midoriya invece era stato come un’esplosione nucleare nel suo sistema chiuso e autorigenerativo.
Non solo gli si era insinuato sotto la pelle come nessuno, ma era riuscito a scombussolare il suo personalissimo modo di vivere. Sapeva che, presto o tardi, anche la piccola Ethel gli avrebbe cambiato la vita, ma per il momento le cose sembravano andare così bene che accelerarle sembrava una mossa incauta.
Di fatto, Midoriya era uscito da casa sua quella mattina presto senza dirgli una parola, senza accennare nulla o lasciargli un biglietto. Ma Katsuki sapeva benissimo dove fosse e la cosa non lo aveva lasciato indifferente. Anzi, in lui era nato un sottile quanto effimero senso di inadeguatezza quando una domanda molto nobile e responsabile si era affacciata alla sua mente: dovrei andare anche io da lei? Perché per quanto avesse cercato di piroettare intorno all’argomento “figlia” per tutto il loro appuntamento, non si era potuto esimere dal pensarci con una certa insistenza.
Forse era per questo, o forse era per via che stessero costeggiando un parco giochi e la faccia di Midoriya gridava “ce la porterò quando farà meno freddo”,  che Katsuki si concesse di scoperchiare il vaso di Pandora.
“Perché non hai fatto domanda per conto tuo?” Chiese senza guardarlo in faccia. Dire che si sentisse pronto a fare il genitore, sarebbe stata una menzogna bella e buona. Inutile negare, anche Midoriya se ne era sicuramente accorto.
Non ci fu bisogno di specificare, non ci fu bisogno di essere più chiaro a riguardo. Quando gli occhi di Midoriya gli avevano punto la guancia guardandolo come se avesse appena detto una bestemmia blasfema, aveva sentito tutta la sua delusione divenire consistente. Come una persona di carne e ossa.
“L’ho fatta. Il Governo però ha accettato la prima presentata insieme, anche se era stata fatta anni prima.” Spiegò l’eroe numero uno in un sospiro. Sembrò accartocciarsi su sé stesso per un momento e che il mondo fosse appena crollato su di lui. Non voleva deluderlo, Katsuki, l’ultima cosa che voleva fare era disintegrare le sue aspettative per un futuro insieme che aveva sempre sognato e che finalmente sembrava tangibile.
“Dammi tempo.” Lo supplicò. Katsuki non aveva mai pregato nessuno in vita sua. In realtà non aveva mai neppure chiesto qualcosa gentilmente. In tutta la sua fiera e burbera esistenza, il rapportarsi con il prossimo era sempre stato un’atto sopravvalutato e fatto solo per estrema necessità.
E quella volta non faceva eccezione. Non era pronto per Ethel, inutile negarlo, ma la volontà di costruire una vita che gli era stata tolta insieme all’uomo che amava era forte e dominante in lui. E se essere genitore fosse stato l’evolversi naturale della loro storia appena sbocciata, perché no?
Ma aveva bisogno di tempo per metabolizzarlo. Tempo e pazienza. Non pensava sarebbe stato un padre eccezionale per una bambina di tre anni che aveva già conosciuto tanto dolore, ma avrebbe fatto di tutto per provare ad essere almeno un genitore decente.
 
  
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