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Autore: MrStank    25/05/2021    0 recensioni
Loki non aveva nemmeno bisogno di essere ad Hong Kong. Era solo un posto da visitare. Successivamente si imbatte in Stephen Strange e continua a trovare ragioni per non andarsene.
O, Loki e Stephen si ubriacano al punto che giocare a obbligo o verità sembra essere una buona idea.
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Si tratta della traduzione di "far away from here and closer to somewhere else" di AuroraWest.
La storia, presente in originale su AO3, è pubblicata con il permesso dell'autrice.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Doctor Stephen Strange, Loki
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Buonasera!
Riporto in testa i tag inseriti dall'autrice su AO3: Pre-Relationship, Piningso much pining, Mild Sexual Content, Unresolved Sexual Tension, Sexual Fantasy, Drinking, Drinking Games, Loki thinks about how he's drunk and anything sexual would be very dub-con, but there is no actual dub-con, Drunken Flirting, Drunkenness, Loki (Marvel) Has Issues, POV Loki (Marvel), Thirsty Loki, Oblivious Loki (Marvel), Or Is he?, maybe he's just an idiot, Truth or Dare, Bittersweet Endingthat, that sexual tension stays unresolved, Bisexual Loki (Marvel).
Buona lettura ❤



Loki non aveva nemmeno bisogno di essere ad Hong Kong.

Era stato un capriccio. Semplicemente un posto dove andare. Un luogo in cui non era mai stato, ma un nome che gli era sempre rimasto in testa ogni volta che aveva sentito elencare i luoghi di Midgard. Alcuni gli entravano da un orecchio e gli uscivano dall'altro, ma altri - Berlino, Londra, Los Angeles, Tokyo, Mumbai - li aveva sentiti menzionare e quindi prestava un po’ più di attenzione quando i loro nomi saltavano fuori.

Non gli venne in mente dove avesse sentito il nome Hong Kong finché non si voltò, con il bubble tea che aveva appena comprato in mano, e si trovò faccia a faccia con Stephen Strange.

Loki imprecò e fece cadere il bicchiere che aveva in mano. Strange lanciò un rapido incantesimo e lo afferrò. «Ho pensato fosse tuo», gli disse ironicamente, restituendo il bicchiere di plastica a Loki.

«Che diavolo ci fai qui?» sbottò Loki.

Impassibile di fronte all'ostilità, Strange alzò solo un sopracciglio. «Gita al Sanctum Sanctorum di Hong Kong».

Stringendo il suo bubble tea al petto - il che fu un errore, visto come stava sudando per il caldo e l'umidità - Loki disse: «Ah. Giusto. Il Sanctum Sanctorum di Hong Kong». Ecco dove aveva sentito quel nome. Strange e Wong ne avevano parlato, durante quei giorni lontani in cui Loki era stato al Sanctum Sanctorum. New York, Londra e Hong Kong. Non aveva pensato fosse . Non c'era niente in quel posto, tranne qualche piccolo villaggio e qualche sentiero.

 c’era l'isola di Lamma, dove Loki era andato perché gli sembrava più tranquilla, il panorama sembrava bello e a volte preferiva vedere le città dal di fuori. Aveva trascorso la mattinata nella stessa Hong Kong, camminando tra i mercati disposti lungo la strada e guardando i menù dei ristoranti. Aveva visitato un tempio taoista, due templi buddisti e passeggiato per Nathan Road verso Tsim Sha Tsui, dove i prezzi delle boutique di abbigliamento gli avevano fatto rimpiangere - più del solito - il fatto di essere più o meno indigente. C’era un completo particolarmente bello che gli aveva fatto pensare di cercare nella sua tasca dimensionale qualcosa di inestimabile e asgardiano da poter vendere.

Quello era il problema, però. Sarebbe stato inestimabile e asgardiano. Anche se avesse trovato qualcosa di valore, non sarebbe stato in grado di separarsene. L'unica cosa che aveva finito per comprare era stata una bottiglia di baijiu, perché era qualcosa che avrebbe potuto condividere con Thor.

Alla fine aveva preso il traghetto per l'isola di Lamma. Ormai era pomeriggio, faceva più caldo ed era più sgradevole di Muspelheim in una brutta giornata. Almeno quello di Muspelheim era un caldo secco. Hong Kong era umida e Loki si ritrovò madido di sudore fin dal momento in cui camminò dal molo del traghetto fino a Sok Kwu Wan, passando per l'area al coperto, piena di bancarelle che vendevano cibo, per la strada lungo il porto e oltre un piccolo tempio. Il caldo significava che le escursioni che avrebbe voluto fare erano fuori questione fino a quando la temperatura non si fosse abbassata. Si era persino legato i capelli in uno chignon. A) Era sudato e disgustoso e non gli stava facendo alcun favore dal punto di vista estetico, e B) faceva abbastanza caldo da non preoccuparsi di quanto odiasse legarsi i capelli.

Ma pensava ancora di poter morire in una pozza del suo stesso sudore, così si era fermato in un chiosco dall'altro capo del villaggio per un bubble tea. E ora Strange era lì, a fissare Loki con quel sorrisetto storto sulla faccia che Loki detestava.

E va bene. D'accordo, non lo detestava. Ma ai fini di... qualcosa, forse del suo solo orgoglio, lo detestava.

Per un momento, nessuno dei due si mosse. Poi, seccamente, Strange disse: «In realtà anch'io volevo prendere uno di questi, quindi... se non ti dispiace?» 

«Oh». Loki si spostò di lato, ma non se ne andò. Perché non se ne andò? Chiaramente, la cosa da fare era andarsene. Non aveva alcun obbligo di stare lì ad aspettare Strange; non è che fossero venuti insieme o che avessero pianificato di incontrarsi. Quello era un incontro del tutto casuale.

Onestamente. Quante probabilità c'erano? Conosceva forse, forse, dieci umani sull'intero pianeta. E uno di loro era di fronte a lui sull'isola di Lamma, Hong Kong, in fila per comprare un bubble tea.

Aveva davvero bisogno di andarsene.

Strange consegnò dei soldi e gli fu dato in cambio un bicchiere di plastica, proprio come quello di Loki, con l'eccezione che il liquido all'interno era di un colore diverso. Quello di Loki era ai fagioli rossi; non aveva ascoltato ciò che Strange aveva ordinato. E poi, prima che Loki potesse decidere di andarsene, Strange si voltò verso di lui. «Quante probabilità c'erano?» chiese.

Il fatto che Loki avesse appena pensato la stessa identica cosa lo rendeva stranamente irritante. «A quanto pare non erano sufficientemente basse», rispose.

Strange si allontanò dal chiosco del bubble tea, dirigendosi verso un posto all'ombra sotto un albero di mango. Loki sapeva che si trattava di un albero di mango perché la prima volta che aveva mangiato un mango, aveva deciso di volerlo coltivare a New Asgard ma questo desiderio si era subito spento quando aveva scoperto che il clima era troppo freddo.

Ancora incerto sul da farsi, Loki rimase fermo sul posto. Non era nemmeno la prima volta che incontrava Strange per caso. Ora, il fatto che fosse successo più volte era un po’ sospetto, in realtà. Non sarebbe più dovuto essere sulla lista di Strange. E pensava che loro due avessero un rapporto tale che Strange non lo sospettasse di cattiveria.

Forse si sbagliava.

Fu quello, davvero, solo quello, a farlo finalmente muovere, seguendo Strange all'ombra dell'albero di mango. Infilò la cannuccia nella pellicola che copriva il suo bubble tea e lo aspirò. Le sue mani erano bagnate dalla condensa che c’era sul bicchiere e il tè all'interno era già caldo. Fermandosi davanti a Strange, chiese: «La tua presenza non ha niente a che fare con il fatto che sono qui oggi?» 

Con uno sguardo divertito, Strange rispose: «Hai un'alta considerazione di te stesso in questi giorni, eh?» 

Loki sgranò gli occhi e sorseggiò di nuovo il suo tè. Era buono. Anche le perle che rotolavano sul fondo del bicchiere erano stranamente soddisfacenti da masticare.

Alzare gli occhi al cielo non era una risposta sufficiente, ma era troppo accaldato per affrontare una discussione con Strange. Persino Strange sembrava accaldato. I suoi capelli, specialmente quelli che gli ricadevano sulla fronte, erano umidi e la maglietta che indossava gli si appiccicava addosso. Gli occhi di Loki vi si soffermarono di loro iniziativa. Dove la maglietta era più umida, era facile intravedere i muscoli di Strange: appena sporgenti, visto che l'uomo era di mezza età, ma certamente non inesistenti. Abbastanza rispettabili, in realtà, considerando che aveva circa quarant'anni.

Alzò lo sguardo, sperando che Strange non si fosse accorto che lo stava fissando. Non era un crimine notare se qualcuno era in buona forma. Ma non voleva che Strange si facesse... delle idee. A Loki piaceva a malapena.

«Cosa ci fai tu qui?» chiese Strange, sorseggiando il suo tè. Le sue dita tremavano mentre aggiustava la cannuccia.

Loki pensò di inventarsi qualcosa. Prese un altro sorso di bubble tea, poi ammise: «Visita turistica, per lo più. Se devo vivere qui ora... sulla Terra, voglio dire, allora suppongo che dovrei conoscerla».

«Ah, sì?». Strange si asciugò la fronte. «Thor è qui con te?» 

«No». Loki scosse la testa e fece un passo di lato, per poter appoggiare una spalla all'albero. «Thor è troppo riconoscibile. Non potrei mai attraversare indisturbato un mercato se lui fosse con me. Comunque, sai com'è fatto». Questo era scivolato fuori senza che Loki ci pensasse davvero. Strange sapeva com'era Thor? Avevano passato abbastanza tempo perché questi lo sapesse? Prima che Strange avesse la possibilità di concordare, Loki chiarì: «Lui ama la Terra. Sai. E gli umani». Agitò una mano e gocce d'acqua si staccarono dalle sue dita. «Sono sicuro che gli sarebbe piaciuto vederti, però». Questa era stata un'aggiunta non necessaria. Non era del tutto sicuro che a Thor sarebbe piaciuto vedere Strange. Quando Strange si avvicinava, Thor era a volte un po' strano nei suoi confronti.

Strange fece roteare le perle sul fondo del suo bicchiere, poi annuì. «Immagino che mi considererò fortunato ad avere la possibilità di vedere uno dei figli di Odino».

«Quello meno simpatico», disse Loki, sorridendo leggermente. «Quindi forse non così fortunato».

Con un'alzata di spalle, Strange disse: «Questo significa solo che non devo combattere per la tua attenzione».

«Ti trovi a combattere per ottenere la mia attenzione, Strange?» chiese Loki.

«Di solito non è una gran lotta», disse Strange. C'era una placidità nel suo tono di cui Loki non si fidava.

Beh, quello, e Strange stava insinuando, piuttosto pesantemente, che Loki bramasse le sue attenzioni, cosa che era, ovviamente, palesemente falsa.

Poi, Strange sorrise. Il calore che emanava fece rilassare Loki. Si passò una mano sulla fronte sudata, spingendo sulla testa alcune ciocche di capelli che non si erano infilate nello chignon. L'umidità li stava rendendo ancora più crespi del normale e le sue onde si stavano trasformando in veri e propri riccioli. «Perché sei davvero qui? Una “gita” al Sanctum di Hong Kong non è esattamente un motivo».

Qualcosa sembrò allentarsi tra loro. Con una risatina, Strange disse: «Beh, è un motivo. Davvero, non posso dirlo». 

«Mm. La tua scuola di maghi ha dei segreti?» 

«Se non frequenti la scuola per maghi, non puoi sapere cosa facciamo lì».

Loki sorrise. «Non mi darai nemmeno un indizio?» 

«Non ne avevo intenzione», rispose Strange.

«Molto misterioso». Loki aspirò di nuovo il suo bubble tea. Era finito per metà. Aveva più sete di quanto pensasse. «Il Sanctum non è in città? Che ci fai qui fuori?»  

Rivolgendo a Loki un sorriso storto, Strange chiese: «Quindi non pensi che io sia qui solo per seguirti?»

Loki scrollò le spalle. «Se mi consideri ancora una minaccia per la Terra, sei più stupido di quanto pensassi».

Questa non era, bisognava sottolinearlo, una risposta alla domanda di Strange. In realtà sollevava una domanda diversa, alla quale Strange non rispose. Ci fu un'esitazione, poi Strange sorseggiò di nuovo il suo tè prima di studiare Loki, la testa inclinata. Loki ricambiò lo sguardo. Infine, Strange rispose: «Vengo qui fuori a meditare, in realtà. E' molto tranquillo in cima all'isola. C'è un posto che è un po’ lontano dal sentiero. La maggior parte degli escursionisti non ci va». Con un'alzata di spalle, aggiunse: «E se lo fanno, di solito la vista di me, seduto lì a meditare, fa sì che si girino e mi lascino in pace».

«Stavo per fare un'escursione nell'altro villaggio», disse Loki senza pensarci veramente.

Strange finì il suo bubble tea e gettò il bicchiere in un vicino bidone della spazzatura. Chiaramente il lancio era stato assistito dalla magia, per facilitare la distanza che doveva percorrere, anche se la sua mira sembrava buona. «Yung Shue Wan?» chiese, «Bei ristoranti laggiù».

«Beh, forse cenerò», rispose Loki. In realtà, non aveva intenzione di farlo: aveva preso il dim sum per colazione e ne era avanzato così tanto che l'aveva infilato nella sua tasca dimensionale per mangiarlo più tardi. Ora, naturalmente, faceva troppo caldo anche solo per pensare di mangiare.

Ci fu un silenzio. Strange alzò la testa verso Loki, poi chiese: «Camminiamo insieme?»

Le dita di Loki scivolarono sul bicchiere sudato. «Come? Perché?» 

«Puoi dire di no», disse Strange seccamente.

«Chi dice che dirò di no?» ribatté Loki. In realtà, aveva intenzione di dire di no. O almeno, aveva intenzione di insinuare che l'ultima cosa al mondo che volesse fare era attraversare l'isola di Lamma con Stephen Strange. Se l'insinuare ciò avrebbe portato a un effettivo rifiuto di accompagnarlo o meno, era un'altra questione.

Era un fatto spiacevole, Loki l'aveva notato, il ritrovarsi a fare un sacco di stupidaggini e lamentele quando si trattava di Strange: non gli piaceva (davvero, non gli piaceva), non era interessato a niente di quello che Strange avesse da dire, la sua magia era inferiore, era irritante e insopportabile, Loki odiava stargli vicino, ma nonostante questo, i due stavano facendo una straordinaria imitazione dell'essere amici. Normalmente, Loki si sarebbe arrabbiato per questo. Si sarebbe scagliato contro il bersaglio più conveniente, che, in questo caso, sarebbe stato proprio Strange. Ma non ne aveva l'energia.

Alzando le sopracciglia, Strange chiese: «Quindi... è un sì?».

Loki si portò il tè alle labbra, soprattutto per darsi il tempo di pensare. Era quasi finito e aspirò diverse perle. Avevano, il pensiero gli passò per la testa, una sorta di qualità sensuale e lui non voleva pensare a parole come sensuale mentre guardava Strange, con i capelli umidi e la maglietta appiccicosa e il sudore che risaltava visibilmente sulla sua pelle. Tutto questo da solo era una ragione sufficiente per dire di no alla passeggiata insieme.

Ma quello che disse fu: «Non puoi semplicemente usare un portale per andare direttamente lì? Non c'è bisogno di camminare».

Con un'alzata di spalle, Strange rispose: «È un buon esercizio. Non ho ancora trovato un incantesimo per togliere qualche centimetro dal mio girovita».

«Non ne hai bisogno, stai perfettamente bene», rispose Loki senza pensare. Poi, rendendosi conto di ciò che aveva appena detto, chiuse la bocca. Il porto era vicino: poteva gettarsi in acqua oltre la ringhiera. Anche se pensava che la marea sarebbe stata bassa, quindi tutto ciò che avrebbe potuto raggiungere sarebbe stato solo fango. Beh, probabilmente avrebbe potuto annegarsi nel fango.

Un sorriso si attorcigliò sulla bocca di Strange e disse: «Aw. Grazie, Odinson».

«Stai zitto», rispose Loki, con il viso arrossato. Almeno non sarebbe stato un cambiamento evidente, visto che era già rosso e sudato per il caldo.

«No, sul serio», disse Strange. «Non capita tutti i giorni che un dio ti dica che stai “perfettamente bene”. Probabilmente ricorderò questo momento per molto tempo».

Loki si impegnò a succhiare le ultime gocce di tè, aspirando il liquido con tanta forza attraverso la cannuccia che l'ultima perla rimasta gli entrò in bocca più o meno alla velocità del suono. Tossì, tirò il fiato e infine disse, cercando di ignorare il sopracciglio divertito di Strange: «Mi assicurerò di farti notare anche quando ti lascerai andare».

Il suo sorriso si allargò un po' di più, Strange disse: «Non mi sarei aspettato altro».

Scorporando la carta stagnola dal suo bicchiere, Loki passò in rassegna tutte le ragioni per cui avrebbe dovuto dire di no. Per cui stava per dire di no. Faceva troppo caldo e Loki odiava il caldo. Strange lo avrebbe irritato, perché Strange lo irritava sempre, e i due non si piacevano.

D'altra parte... era passato molto tempo da quando Loki si era trovato a godere della vista del corpo di un'altra persona. Non gli piaceva che fosse quello di Strange e certamente non gli piaceva il fatto che fosse le braccia di Strange, non troppo muscolose ma con una definizione appena sufficiente, a dargli una sorta di piacevole ronzio nelle vene. Se fosse stato un ingenuo, e lui non lo era, non lo era assolutamente, ma se lo fosse stato, avrebbe detto che si trattasse di un preludio all'eccitazione.

Meno male che una cosa del genere non era possibile con Strange.

Comunque, il punto era... un attimo, qual era il punto? Loki scosse un leggermente la testa. Faceva dannatamente caldo.

Strange si passò una mano tra i capelli, strofinandosi la nuca e poi si tirò la maglietta per staccarla dal suo petto. «Allora, vuoi venire?» 

Loki esitò. Avrebbe dovuto dire di no. Aveva bisogno di dire di no. No era l'unica risposta possibile.

«Sì», disse.

Per una frazione di secondo, Strange sembrò sorpreso. Hmph. Quindi si aspettava che Loki rifiutasse, probabilmente dicendo qualcosa di sprezzante e tagliente, in realtà, prima di allontanarsi e lasciare Strange alle sue cose. Quindi, di fatto, accettare era una vittoria nei suoi confronti. Loki aveva vinto.

E beh, sì, era un po' confuso su cosa, precisamente, avesse vinto, ma una vittoria era una vittoria.

Strange allungò un braccio e Loki fece roteare le spalle all'indietro, traendo un profondo respiro nell'aria pesante e umida. Probabilmente se ne sarebbe pentito. La sommità dell'isola non era esattamente insormontabile e nemmeno particolarmente impegnativa, ma tutto sembrava più difficile con un caldo come quello.

Ciononostante, Loki lo superò di slancio, riprendendo il sentiero asfaltato che sapeva lo avrebbe portato a Yung Shue Wan. Il percorso si snodava attraverso il villaggio, lungo la costa dell'isola, finché non svoltava verso l'interno e cominciava a guadagnare quota.

Non parlarono molto mentre camminavano, mantenendosi in fila indiana quando incrociavano altri escursionisti e a volte anche quando non lo facevano. Il sentiero di per sé era facile. Nel corso degli anni aveva marciato su terreni molto più accidentati in una campagna militare o in un'altra e anche con un tempo peggiore. In teoria. Al momento non riusciva a decidere cosa fosse peggio: la pioggia e il freddo o il caldo e l'umidità.

Ad ogni modo, quando arrivarono al luogo di meditazione di Strange, cosa che, oltre a percorrere il sentiero asfaltato, aveva comportato la discesa di uno stretto viottolo sterrato fino a un punto dove si affacciava su uno dei porti dell'isola, il petto di Loki si gonfiò mentre ansimava per respirare. Il suo cuore batteva a mille. L'unica cosa che rendeva il tutto meno imbarazzante, ma non di molto, era che Strange non fosse messo molto meglio.

«Visto?» disse Strange, inspirando dal naso e poi espirando dalla bocca. «Un buon esercizio».

Loki era completamente madido di sudore. Le sue gambe, ridicolmente, gli sembravano di gelatina. Ma non voleva sembrare fuori forma rispetto a Strange. Dopo tutto, era un Asgardiano. Anche nella sua condizione più scadente, non sarebbe dovuto essere più in forma di un uomo di mezza età? Anche se il suddetto uomo di mezza età si prendeva chiaramente cura di sé.

Mettendo le mani sui fianchi, cercando di fare dei respiri che sembrassero profondi e decisi invece che patetici e affannosi, ansimò: «Sì. Eccellente esercizio». Avrebbe voluto fissare Strange, sfidandolo a ridere, ma anche lui era in piedi con le mani sui fianchi e guardava il panorama. Loki non era nemmeno arrivato a quel punto, stava ancora osservando il luogo in cui Strange lo aveva condotto. C'erano diverse sedie di plastica logore, ma Strange le ignorò, sistemandosi invece su una roccia ricoperta da licheni. Incrociò le gambe e vi appoggiò sopra i polsi, poi chiuse gli occhi e trasse un respiro profondo, trattenendolo, prima di lasciarlo uscire.

«Devo andarmene?» chiese Loki con mordente.

Strange gli lanciò un'occhiata. «Se vuoi». 

Tirando su col naso, Loki disse: «Lascia che riformuli la domanda. Vuoi che me ne vada?» 

Con un altro lento respiro, Strange disse: «Non voglio che tu te ne vada. Ma non ti dirò di restare nei paraggi mentre medito».

«Perché mai dovrei voler stare qui come uno stupido ad aspettare che tu mediti?» chiese Loki.

«Non lo faresti», rispose Strange. I suoi occhi erano di nuovo chiusi.

Loki annuì, anche se, naturalmente, Strange non poteva vederlo. «Giusto», disse.

Il panorama catturò il suo sguardo. Sotto il sole cocente, l'acqua del porto era di un turchese brillante e duro, con piccoli bagliori bianco diamante dove la luce catturava l'acqua e si rifletteva nel cielo. C'era una specie di grande struttura con tre alte torri di fronte al porto. Loki pensò che fosse una specie di impianto per la produzione di energia. Un po' di fumo bianco usciva dalla cima delle torri. Se girava la testa, l'imboccatura del porto si apriva e poteva vedere direttamente il mare.

Forse non proprio fino al mare. Cercò di ricordare la mappa. Da lì, immaginando una linea retta dai suoi piedi al pezzo di terra più vicino, pensò potesse trattarsi del Vietnam. O, più probabilmente, una delle tante isole del Mar Cinese Meridionale. C'erano chiatte all'orizzonte che si muovevano lungo le rotte di navigazione. Quello gli ricordò New Asgard con le navi che andavano su e giù per il fiordo.

Girando la testa più a sinistra, poteva vedere la costa dell'isola, le dolci colline ricoperte di verde e il modo in cui il litorale si immergeva e sporgeva dall'acqua. Anche questo gli ricordò un po' New Asgard e la costa norvegese, con le sue insenature e i piccoli porti rocciosi.

C'era una collina più alta in lontananza. Loki era contento che non fossero saliti fin sulla sua cima. Stava finalmente riprendendo fiato.

I suoi occhi sfrecciarono verso Strange, il quale sembrava davvero meditare, e poi guardò oltre la sua spalla al suono di alcune voci. Un gruppo di escursionisti si stava avvicinando, conversando ad alta voce su un certo Xiao e sul fatto che il suo nuovo fidanzato fosse presuntuoso o semplicemente tranquillo.

Quando si avvicinarono, Loki fece una faccia esageratamente apologetica e disse: «Mi dispiace molto, ma il mio amico sta meditando. Temo che l'intera area debba essere mantenuta tranquilla».

Si sentì quasi in colpa per il modo in cui tutti si fermarono di scatto, guardando inorriditi. Uno di loro portava un cavalletto. Norne, immaginatevi di camminare fin qui trascinando un cavalletto per tutto il tragitto. Grazie al cielo esisteva la sua tasca dimensionale. «Ah, scusate!» disse la giovane donna in testa, «Non lo sapevamo».

Portandosi un dito alle labbra, Loki disse con un sussurro teatrale: «Se adesso tornate indietro, potrebbe anche non accorgersi che siete stati qui».

Lo fecero, il senso di colpa era evidente nel modo in cui le loro spalle si incurvarono. Lui sorrise leggermente, anche se era un tentativo piuttosto modesto, in quanto a malizia.

«Allora», disse Strange, «stavi facendo il cretino giusto per il gusto di farlo?» 

Loki si voltò a guardarlo. I suoi occhi erano ancora chiusi. «Sei riuscito a capirlo?» chiese, sentendosi piuttosto soddisfatto di sé stesso. Non gli capitava spesso di provocare Strange al punto di farsi dare cretino. Certo, sembrava più divertito che infastidito, ma comunque.

«Il mio cantonese è migliore di quanto tu possa pensare», rispose Strange. Aprì un occhio. «Quindi rimani nei paraggi, immagino».

«Non ho detto questo», rispose Loki.

«Ok, beh, se vuoi scacciare altri escursionisti in modo che io non venga disturbato, fammi un favore e mettiti più vicino al sentiero principale. In questo modo puoi allontanarli prima».

Al contrario, Loki sorrise, poi fece alcuni passi in avanti e si sistemò su una delle altre rocce. Entrambi gli occhi di Strange erano aperti ora e guardò in silenzio mentre Loki si sedeva, sistemando le gambe davanti a sé. La pietra era calda al contatto con il suo fondoschiena, il che era stranamente piacevole nonostante fosse ancora estremamente accaldato. Era come una borsa dell'acqua calda per i suoi muscoli, che non pensava fossero doloranti, ma che forse lo sarebbero stati. Non seppe il perché, ma improvvisamente sentì il bisogno di essere ostile. Beh... In realtà, di solito sentiva il bisogno di essere ostile con Strange. Era un impulso che non capiva bene.

Chinando la testa, Strange disse: «Potresti provare a meditare. Sarò onesto, Odinson, probabilmente sei una persona che potrebbe davvero beneficiare di un po' di respirazione profonda e di liberare la mente».

«Indubbiamente», disse Loki seccamente. La cosa fece nascere un sorriso sulla bocca di Strange. «E a proposito, volevo solo vedere come avrebbero reagito quelle persone. A New York, sono sicuro che avrebbero avuto una reazione meno apologetica».

Con uno sbuffo, Strange disse: «Vuoi dire che ti avrebbero chiesto che cazzo di problema avessi e si sarebbero messi davanti a te per bloccarti la vista? Forse». Lo disse con affetto. Poi trasse un respiro profondo e lento, lo trattenne per diversi secondi ed espirò in modo misurato. «Hai intenzione di sederti per un po’?» 

«Penso che lo farò», rispose Loki, cercando di suonare come se potesse anche non farlo, a seconda delle variazioni del suo umore.

Strange aveva un modo di apparire come se stesse sorridendo senza effettivamente sorridere, almeno non con la bocca. Era qualcosa nei suoi occhi, sia il modo in cui si illuminavano di divertimento che il modo in cui i loro angoli si increspavano. «Sorprendimi».

Loki arricciò il naso, ma Strange era già tornato alla sua meditazione. Loki osservò il lento alzarsi e abbassarsi del suo petto e il modo in cui il suo viso si rilassò. Si chiese se Strange avesse davvero intenzione di addormentarsi in quel modo.

La risposta, pensò, era no, perché esattamente trenta minuti dopo, Strange ruotò le spalle indietro. La sua spina dorsale scricchiolò e districò le gambe, poi guardò Loki, sollevando un sopracciglio. Questi si limitò a serrare le labbra. «Fa troppo caldo per camminare per il resto della strada», disse Loki per evitare che a Strange venisse in mente che aveva aspettato perché si stava godendo la compagnia dell’altro uomo. Anche se, bisognava dirlo, la compagnia di Strange quando era in uno stato meditativo era preferibile alla sua compagnia in qualsiasi altro momento.

In effetti l'atmosfera si stava rinfrescando un po'. Il sole si stava abbassando e, anche se l'umidità non sembrava migliorare affatto, almeno la temperatura dell'aria stava scendendo.

Strange allungò le braccia sopra la testa, stiracchiandosi. La sua schiena si inarcò e la maglietta gli si strinse sul petto. Non era più così umida, ma Loki si ritrovò ancora incapace di distogliere lo sguardo. Qualcosa si attorcigliò nelle sue viscere, qualcosa di ardente e insistente, e cercò di concentrarsi su altro.

Il fatto che Strange fosse un uomo attraente non era un mistero per lui. Ma probabilmente avrebbe dovuto essere un po' meno... riconoscente di questo fatto. E probabilmente anche un po' meno attento.

Strofinandosi i capelli, Strange disse: «Avrei portato qualcosa da mangiare, se avessi saputo che questo si sarebbe trasformato in una faccenda seria».

Loki guardò verso il porto. Il sole stava avanzando lentamente verso l'orizzonte. Poi, sentendosi allo stesso tempo riluttante e stranamente inquieto all'idea, disse: «Io ho del cibo».

Inquieto. Non era del tutto corretto. Non era del tutto sbagliato. Si sentiva inquieto. Ma si sentiva... beh, improvvisamente, era abbastanza entusiasta dell'idea che Strange accettasse l’invito. Anche se non era esattamente un invito. Loki non faceva inviti, in realtà: non era bravo a farli, ad includere la possibilità di un rifiuto all'interno di un rapporto. Quindi non avrebbe detto, ho degli avanzi di dim sum; vuoi sederti qui e condividerli? Perché Strange avrebbe potuto dire di no e allora Loki avrebbe fatto la figura dello stupido.

Era importante non fare la figura dello stupido davanti a Stephen Strange. Aveva fatto la figura dello stupido molte volte e la cosa non gli piaceva.

«E non è una “faccenda seria”, comunque», disse Loki. «Stavamo entrambi andando nella stessa direzione. Sarebbe stato sciocco non camminare insieme».

Alzando le mani, Strange disse: «Nessuna obiezione da parte mia». Si spostò sulla roccia, girando tutto il corpo in modo da trovarsi di fronte a Loki. «Quando dici di avere del cibo, intendi dire che hai del cibo che mangerai compiaciuto davanti a me senza condividerlo?» 

Loki alzò gli occhi al cielo. «Ho mangiato un dim sum stamattina. Ne ho ordinato troppo. Sarebbe dovuta essere la cena per il volo di ritorno a New Asgard, ma se ne vuoi un po'...» Si interruppe. Non era un invito.

Ci fu un silenzio, come se Strange stesse aspettando che si trasformasse in un invito. Avrebbe dovuto saperlo. Si conoscevano bene ormai, troppo bene, forse, per persone che non erano amiche, perché Strange pensasse che Loki gli avrebbe davvero chiesto se gli sarebbe piaciuto condividere gli avanzi. Era il genere di cose che faceva Strange. Strange formulava inviti. Strange lo perseguitava per conversare. Strange appariva inaspettatamente e faceva sentire Loki come se non potesse semplicemente andarsene.

«Ok», disse Strange. «Grazie».

Ad essere onesti, Loki si aspettava qualcosa di più sarcastico.

Con un cenno, Loki estrasse i contenitori dalla sua tasca dimensionale, permettendo loro di apparire sulla roccia accanto a lui. «Temo di non avere piatti, ma ecco…» Passò a Strange un paio di bacchette che si trovavano nella tasca dimensionale insieme al il dim sum. Mentre Strange le prendeva, a Loki venne in mente un pensiero. «Sei in grado di usarle?» 

Non voleva essere scortese. Se avesse voluto essere crudele, ci sarebbero state molte tattiche che avrebbe potuto adottare. Le mani di Strange non erano una di queste. C'era stato un tempo in cui era stato crudele riguardo ad esse. Il pensiero lo faceva vergognare ora. Lo faceva vergognare così tanto che avrebbe voluto scusarsi, ma a quel punto era passato così tanto tempo che gli sembrava più di riaprire vecchie ferite che mostrare un vero rimorso.

Ad ogni modo, Loki non si scusò.

Nonostante Loki non avesse avuto intenzioni poco cortesi, ci fu ugualmente un lampo di sgradevolezza sul volto di Strange. Non era proprio rabbia. O meglio, lo era, ma non proprio diretta a Loki. Era una rabbia più generale: il fatto che le sue mani fossero così, che la gente lo notasse, che lo facesse sembrare debole. Loki avrebbe voluto dirgli che le sue cicatrici e i suoi danni non lo rendevano debole, ma questo sarebbe stato troppo detto da lui.

Così, invece, lasciò che la sua domanda rimanesse in sospeso. Strange strappò le bacchette. «Sì», rispose brevemente.

Loki annuì, poi si spostò per fare spazio a Strange. La roccia era abbastanza grande per entrambi e per la fila di contenitori. Dopo un secondo, Strange lo raggiunse, sistemandosi accanto a Loki. Erano abbastanza vicini che Loki pensò di poter sentire il calore del corpo di Strange. Era, dopo tutto, ancora caldo.

Mentre prendeva un contenitore e lo apriva, Strange disse ironicamente: «Hai davvero ordinato troppo».

«Sembrava tutto buono», disse Loki un po' a disagio. Raggiunse Strange per prendere un altro contenitore, il suo fianco sfiorò il braccio nudo di Strange. Un brivido lo attraversò, iniziando dalle dita dei piedi e salendo fino alla cima della testa. Fu sopraffatto da un senso di inevitabilità, di come sarebbe stato facile per Strange spostarsi di un paio di centimetri e mettere la mano sulla vita di Loki. Loki sarebbe stato in grado di sentire il calore del suo palmo attraverso i vestiti.

Ovviamente, Strange non lo fece. Perché avrebbe dovuto farlo?

Strange alzò la testa guardando il contenuto del contenitore che aveva in grembo, poi alzò le spalle e prese uno dei panini con le bacchette. Era davvero bravo a farlo. Mentre Strange dava un morso, Loki chiese: «Qual è quello?»

«Taro», rispose Strange, con la bocca piena di cibo. Affascinante. Deglutì, poi chiese: «Allora, qual è il tuo preferito?» 

«Ancora le palline di semi di sesamo», rispose Loki. Almeno tre contenitori erano pieni di quelle, perché non ne aveva mai abbastanza. «Devo ammettere che quel posto da cui ordini da asporto è altrettanto buono per quanto riguarda queste».

Con una risatina, Strange disse: «Quando devo nutrire un principe asgardiano, scelgo solo il meglio». Quando Loki alzò un sopracciglio, Strange aggiunse: «Fra quello che è a portata di consegna, ovviamente».

Loki sbuffò, anche se non era sorpreso. A quel punto, conosceva Strange abbastanza bene da sentire quando stava per arrivare una battuta. «E io che pensavo non ti fossi mai impegnato per me».

Questo fece nascere un sorriso sulla bocca di Strange. «Nient'altro che il meglio per te, Odinson».

«Mm». Il sole si stava abbassando. Una cosa che Loki aveva notato della Terra era che, a seconda della latitudine in cui ci si trovava, il tramonto poteva durare più di un'ora, riempiendo il cielo di colori così intensi che sapevi, sapevi che i tuoi occhi non avrebbero potuto assorbirli tutti. Rosa e viola, rosa e indaco, rosso e arancione, ogni tonalità intermedia che non sarebbe stata fuori posto nel cielo di Asgard. E poi, in altri punti, il sole sprofondava sotto l'orizzonte con una sbavatura superficiale di arancione e giallo prima che il cielo diventasse indaco, poi nero.

Il tramonto che stava guardando ora era più della seconda varietà. C'erano piccole pennellate di rosa, forse qualche nuvola vaga che non poteva essere vista se non con la luce che la colpiva in un certo modo. Pigramente, Loki afferrò un panino bao con le bacchette, dandogli un morso. Anche freddo era comunque delizioso. Anche Strange guardava il tramonto, con le bacchette tra le dita.

«Spero di non trattenerti da qualcosa di importante», disse Loki. «Cene raffinate, studi magici avanzati, cose del genere. Un appuntamento galante, forse?» 

Strange ridacchiò e immerse le bacchette nel contenitore. Dopo aver masticato e ingoiato un boccone di pane, rispose: «Non stasera».

Questo era decisamente vago e Loki era sicuro che Strange l'avesse fatto apposta. Sperava di indurre Loki a fare una domanda di approfondimento, e poi avrebbe chiarito che le sue cene raffinate e gli appuntamenti galanti erano ogni due sere della settimana. Avrebbe fatto un commento sul fatto che difficilmente riusciva a tenere a mente le sue donne perché ce n'erano così tante.

Loki infilzò selvaggiamente le bacchette, strappando a metà un panino bao. Strange era così insopportabile. Non aveva nemmeno bisogno di dirlo, Loki poteva immaginarlo perfettamente:, il suo tono di voce ironico, il suo sorrisetto storto, il modo in cui il suo sopracciglio si contraeva.

«Immagino che potremmo chiamarlo happy hour se avessimo da bere», disse Strange.

«Chi ti dice che non abbia dell’alcool?» disse Loki prima di pensarci. Quando Strange lo guardò con interesse, Loki estrasse la bottiglia di baijiu dalla sua tasca dimensionale. Per un secondo la fissò. Il piano era stato davvero quello di condividerla con Thor. Ma d'altra parte, a Loki non piaceva quando Thor beveva. La maggior parte delle volte aveva smesso di esagerare, ma c'erano state alcune occasioni in cui aveva bevuto troppo ed era diventato... triste. E Loki si era preoccupato, conoscendo lo stato in cui Thor era stato dopo Thanos e prima che Loki tornasse. Ora erano tornati sulla Terra nella casetta di Thor e anche se Loki aveva certamente fatto dei miglioramenti, c'erano ancora residui di quei giorni. Di tanto in tanto trovava ancora del cibo vecchio sotto i mobili. Un mese fa, gli era caduto il telefono tra i cuscini del divano. Quando aveva infilato la mano nel divano per ripescarlo, le sue dita erano entrate in contatto con qualcos'altro. Aveva fatto una smorfia ma le aveva chiuse lo stesso, tirando fuori un'ala di pollo essiccata.

Non sapeva bene cosa pensava potesse spingere Thor in un'altra depressione. A volte temeva che non ci volesse proprio nulla. E se un giorno fosse scattato un interruttore nella mente di Thor e lui sarebbe stato di nuovo ubriaco e non gli sarebbe importasse di nulla? Loki sapeva bene che non doveva essere qualcosa di specifico. Il suo stesso cervello era programmato in quel modo. Perché non anche quello di Thor?

Guardando Strange, Loki disse: «Possiamo bere questo».

Strange lo stava osservando e Loki ebbe la spiacevole sensazione che sapesse esattamente cosa gli stesse passando nella mente. Non capiva come Strange potesse essere così... perspicace. «Quella roba può essere davvero costosa», disse Strange, alzando un sopracciglio.

Con una risata, Loki disse: «Beh, questo non lo era. Mi dispiace deluderti».

Un sorriso sfiorò la bocca di Strange. «Buona compagnia e alcool a buon mercato? Non è proprio quello che chiamerei deludente».

«Hmph». Loki svitò il tappo. Aveva decisamente un odore scadente. «La maggior parte delle persone non mi considera di buona compagnia. Credo tu sia un po' masochista».

«Non sarebbe la prima volta che qualcuno me lo dice», rispose Strange.

«Credo di avertelo detto io», replicò Loki. «O almeno, l'ho pensato». Non appena queste parole lasciarono la sua bocca, si rese conto che erano state un errore. Era come ammettere di aver pensato a Strange. Forse Strange avrebbe supposto che intendeva solo che l’avesse pensato durante una conversazione.

Questo non era vero. In un raro momento di onestà con sé stesso, dovette riconoscere che aveva pensato a Strange piuttosto spesso quando l'uomo non era in giro, considerando che non gli piaceva. O a malapena gli piaceva. Comunque sia.

Guardò la bottiglia. L'alcol tendeva a renderlo più onesto. E non pensava che ciò di cui aveva bisogno nella sua vita fosse più onestà. Specialmente non quando si trattava di Strange. Immaginate se avesse fatto un passo falso ammettendo che l'attuale compagnia era buona?

Il sole era ormai sotto l'orizzonte. Sul sentiero sopra di loro, Loki poteva sentire la gente ridere e parlare, ma nessuno scendeva lì. Forse coloro che potevano vedere i due seduti laggiù erano inclini a pensare che si trattasse di una sorta di tresca romantica. Beh, se quello avesse significato non dover cacciare di nuovo qualcuno, sarebbe valsa la pena di commettere l'errore.

Con un'alzata di spalle, porse la bottiglia a Strange. «Vuoi avere l’onore?» 

Con la mano che tremava, Strange prese la bottiglia. Mentre la studiava, chiese: «Hai dei bicchieri da shot nella tua tasca dimensionale?». 

«A volte», disse Loki con un sorriso. «Ma per fortuna - o per il contrario, suppongo - li ho tirati fuori per lavarli. È passato...»  ci pensò. «… un po' di tempo. Comunque». Inarcando un sopracciglio, aggiunse: «Non sarebbe molto asgardiano da parte mia mangiare fuori così e non bere direttamente dalla bottiglia. Non dirmi che sei troppo schizzinoso per condividerla con me».

Qualcosa si mosse all'angolo degli occhi di Strange. «No», disse ironicamente, «Ho pensato che potessi esserlo tu». Inclinò la bottiglia e bevve un sorso. Il suo viso si contrasse e mentre la abbassava, le sue labbra si arricciarono e i suoi occhi lacrimarono. Dopo aver inghiottito il baijiu, rimase senza parole: «Beh, ha sicuramente una discreta gamma di sapori».

Loki prese la bottiglia, annusando di nuovo l'alcol prima di berne un sorso. Quando colpì la sua lingua, sentì il suo stesso viso contrarsi. Senza dubbio aveva lo stesso aspetto di Strange.

Il baijiu bruciò mentre andava giù. «Che sapore è questo?». Loki tossì.

Con un piccolo sorriso sul volto, Strange rispose: «Diluente per vernici, solvente per unghie e... litchi, credo».

«Il solvente per unghie gli conferisce un sapore delicato proprio nella parte anteriore della bocca, vero?» disse Loki con aria interrogativa.

Strange rise e il suo suono, e il fatto che fosse stato lui a provocarlo, fece divampare qualcosa di caldo nel petto di Loki.

In poco tempo, avevano finito gli avanzi. Si fece più buio. Ma non si mossero, rimasero invece sulla roccia, parlando di New York, New Asgard, vecchie avventure e disavventure. Loki chiese di Wong e Jane, Strange chiese di Thor ed era difficile evitare di pensare che qualsiasi veleno fosse rimasto nelle loro battute fosse scomparso, non ore prima, ma anni prima.

Quando avrebbero dovuto mettere da parte la bottiglia di baijiu, non lo fecero. Tutto divenne molto più confuso e molto più divertente; la risata di Loki arrivava più facilmente e anche quella di Strange e fu solo quando questi quasi si ribaltò dalla roccia e Loki dovette prenderlo per un braccio che Loki si rese conto che erano entrambi ubriachi.

«Devo sedermi», gemette Strange dopo aver ripreso l'equilibrio e Loki lo ebbe lasciato andare.

«Sei seduto», gli fece notare Loki.

«No, come... più giù», rispose Strange, scivolando dalla roccia per sprofondare nella terra. Le sue gambe si stesero davanti a lui e si appoggiò alla roccia, in modo che la sua testa fosse accanto al ginocchio di Loki e la sua spalla e il suo braccio toccassero praticamente la sua gamba. «Meglio», affermò Strange. Allungò le braccia sopra la testa e Loki guardò in basso, osservando il modo in cui la maglietta si sollevava permettendogli di vedere lo stomaco di Strange, che sembrava morbido ma non troppo e un po' di peli che iniziavano all'ombelico e scendevano verso il basso.

E poi un'immagine luminosa, incredibilmente vivida, balenò nella sua mente, di Strange che si chinava per afferrare l'orlo inferiore della maglietta, con le braccia incrociate a X sul petto, mentre la tirava su e sopra la testa. Non avrebbe avuto pettorali e addominali duri come la roccia, ma si sarebbero potuti vedere i suoi muscoli, dolcemente definiti, mentre si muovevano e si flettevano sotto la pelle. Ed era ancora caldo, anche con il sole tramontato, quindi la sua pelle sarebbe stata umida e lucida di sudore e ciò significava che se qualcuno, se Loki, avesse passato le mani su di lui, sarebbe stato senza sforzo. Se Loki avesse agganciato le dita alla chiusura dei pantaloni di Strange e l'avesse aperta, i pantaloni gli sarebbero scivolati sui fianchi con la stessa facilità con cui era salita la maglietta-

Gli girava la testa. Era ubriaco. Come aveva fatto a diventare così ubriaco? Quel pensiero era assurdo. Assolutamente inappropriato. Interamente causato dalla quantità di alcol che aveva consumato.

Si sentì indurire.

Frettolosamente, incrociò una gamba sull'altra e posizionò il braccio in modo tale da schermare il proprio grembo.

Ciò non impedì che un'immagine successiva gli balenasse nella mente: Loki disteso sulla schiena, Strange sopra di lui, i vestiti di Loki che venivano tolti, i loro fianchi che si muovevano uno contro l'altro mentre le loro mani scivolavano sulla pelle nuda-

Si mise quasi a ridere, ma se avesse riso, Strange gli avrebbe chiesto perché e lui non poteva certo dire, sto avendo fantasie involontarie di noi due coinvolti in un rapporto sessuale. Come sei a letto? Vorrei giudicarne l'accuratezza.

Questo era un problema. Con tutto l’alcol che gli scorreva nelle vene, avrebbe voluto giudicarne la precisione. All'improvviso, pensò che sarebbe stata una cosa molto piacevole tenere il corpo di Stephen Strange contro il suo, far scorrere la sua bocca e la sua lingua su tutti i punti più sensibili di Strange. All'improvviso, gli sembrò che potesse essere una cosa molto piacevole sentire Strange dire il suo nome, perché non poteva dire nient'altro, e impotente, perché non poteva dirlo in nessun altro modo.

Non c'era modo di controllare la sua erezione a questo punto. Doveva solo nasconderla. Almeno Strange non lo stava guardando in faccia. Non avrebbe fatto altro che stare seduto lì, mortificato per il fatto di star pensando quelle cose, ma chiaramente non abbastanza, perché c'era qualcosa di molto eccitante nel fatto che non avrebbe dovuto pensare niente di tutto ciò, e forse... forse avrebbe dovuto bere ancora.

Raggiunse la bottiglia, che sembrava più aggraziata di quanto non fosse, perché quando le sue dita si avvicinarono al collo, la colpì invece di afferrarla, il che la mandò a ruzzolare giù dalla roccia. Atterrò nella terra con un tintinnio. «Whoops», ridacchiò Loki.

Strange annaspò per afferrarla e alla fine la prese tra le sue dita tremolanti, poi la rovesciò di lato. Loki poté vedere una piccola quantità di liquido che si agitava all'interno. «L'ho salvata», disse Strange inutilmente, ma Loki annuì lo stesso, come se questa fosse un'informazione importante che non sarebbe stato in grado di ottenere da solo. «Ma è quasi finita».

Con un gemito, Loki disse: «Inaccettabile. Mi rifiuto di accettarlo».

Strange si sollevò dalla roccia, girando goffamente fino a trovarsi in ginocchio di fronte a Loki. Meno male che era buio. Loki era ancora duro. «Hai altri alcolici nascosti nel tuo…» Strange agitò una mano. «...la tua tipo tasca magica?» 

Questo sembrava straordinariamente divertente. Tipo tasca magica. Strange era divertente. «Ho qualcosa», disse, «ma non è buono».

Strange sembrava interessato. «Cosa c'è?» 

Ma Loki scosse la testa. «No. Non posso dartelo. Ti ucciderebbe. Potrebbe uccidere me, in realtà».

«Che cos'è?» chiese ancora Strange.

Agitando una mano, Loki disse: «Avevamo questo... era... um, voi lo chiamate... liquore», disse, cercando la parola midgardiana. «Su Asgard. Era fatto con le anguille».

Facendo una faccia disgustata, Strange disse: «Ok, è schifoso».

«Lo era», concordò Loki. «Non mi piaceva. Volstagg lo beveva, era così rivoltante... giurava che aumentasse la virilità», cosa di cui Loki non aveva affatto bisogno in questo momento.

«Volstagg», ripeté Strange. «Non lo conosco. Vero?» 

«No», disse Loki. «È morto. Sono tutti morti». Improvvisamente, si sentì molto triste per questo. Non voleva essere triste. Così si scosse e disse: «Non vuoi conoscere il liquore di anguilla?».

«Ew. Si chiama così?» 

Scuotendo la testa, Loki disse, molto distintamente, in modo che il suo Allspeak non lo traducesse in midgardiano: «Alvannt. Una rara prelibatezza, Strange. Il prezzo che otterrebbe nell'Impero Kree? A seconda della sua annata, vale più del Sanctum e di New Asgard messi insieme». Allungò una gamba, piegandola di lato per non dare un calcio a Strange. «Ci sono delle anguille qui, sulla Terra intendo, quindi abbiamo pensato che forse avremmo potuto farcela». Con uno sbuffo di risata, che uscì più confuso di quanto volesse, aggiunse: «Siamo stati troppo ambiziosi».

«Allora perché ce l'hai?» chiese Strange. Sembrava davvero deliziato da quella storia. Il suo volto era più aperto del solito; c'erano interesse, divertimento e felicità che si riversavano a ondate su di esso e Loki raramente, raramente vedeva Strange in quel modo.

«L'arma dell'ultima spiaggia», rispose Loki. «Se tutto il resto fallisce, probabilmente potrei inzupparci qualcuno e scioglierlo». Questo non era esattamente vero. Ce l'aveva perché aveva detto che se ne sarebbe sbarazzato, ma non l'aveva ancora fatto, perché lo trovava divertente in quel modo inspiegabile in cui a volte trovava divertenti certe cose. Thor pensava che la storia fosse sufficiente, non aveva bisogno di tenere una bottiglia di quella roba ripugnante; Brunnhilde semplicemente non capiva. Ma poteva vedere dal modo in cui Strange sorrideva in modo storto che lui lo faceva, che ci vedeva dell'umorismo.

«Potresti fare la Molotov Cocktail più rivoltante di sempre», disse Strange.

Sporgendosi in avanti, Loki chiese: «Che cos'è?» 

Strange prese la bottiglia di baijiu e disse: «Prendi uno straccio imbevuto di alcol, lo infili nella bottiglia, gli dai fuoco...»  mimò «...e la lanci».

«Sembra distruttivo», disse Loki approvando.

«E' praticamente questo il punto». Strange si portò la bottiglia alle labbra, bevendo un sorso di quel poco baijiu rimasto, poi la porse a Loki. Tremava intensamente e anche da ubriaco, Loki poteva vedere come Strange si sforzasse di fermarlo. Delicatamente, Loki prese la bottiglia da Strange, fingendo che non avesse nulla a che fare con il modo in cui riusciva a malapena a tenerla.

Nella bottiglia c'era abbastanza baijiu per qualche altro sorso. Loki ne prese uno. Non bruciò a lungo mentre andava giù. «Mi - hic - aspettavo che questa roba fosse peggio. L'ho pagata praticamente niente». Tuttavia aveva un vago ricordo che non fosse molto buona quando avevano iniziato a bere. La roccia era scomoda. La spalla di Strange sembrava un posto decisamente più piacevole per appoggiare la testa. Forse il suo grembo. Ma non avrebbe dovuto farlo.

Invece, riconsegnò la bottiglia a Strange, osservando come le sue labbra si richiudessero su di essa. La forma della sua bocca non era molto diversa da quella che avrebbe avuto se fosse stata avvolta intorno a qualcos'altro, qualcosa di Loki che sicuramente stava ancora pulsando. E con Strange seduto per terra, inginocchiato di fronte a lui, con la testa esattamente all'altezza giusta per… quello, le pulsazioni stavano peggiorando. Quando Strange tirò fuori la lingua per passarla sul bordo della bottiglia, leccando una goccia di baijiu che gli era sfuggita di bocca, Loki si strinse il braccio sopra grembo. No, no, no, questo non andava bene, non poteva immaginare le labbra di Strange avvolte intorno a lui, o la sua lingua che lo lambiva in quel modo.

In realtà riusciva a immaginarlo ed era proprio quello il problema.

Tirando un respiro profondo, cercò di liberare la mente. Forse se si fosse seduto lui stesso per terra, sarebbe stato meglio. Probabilmente avrebbe reso il rigonfiamento sul davanti dei pantaloni meno evidente, come minimo.

Scivolò dalla roccia e tirò su le ginocchia, inclinando la caviglia sui genitali, nel caso Strange avesse guardato. Loki non sapeva perché avrebbe dovuto. Ma comunque. Loki non voleva che lui se ne accorgesse e chiedesse. Ma perché avrebbe dovuto chiederlo? Strange era un uomo. Era un uomo rispettabile. Avrebbe... avrebbe capito. Giusto? Sicuramente avrebbe capito che a volte queste cose semplicemente accadono? E certamente non aveva nulla a che fare con la compagnia presente o con l'aspetto delle sue labbra.

«Benvenuto a terra», disse Strange in modo grandioso, allungando un braccio. L'azione gli fece quasi perdere l'equilibrio e, quando lo riguadagnò, si ritirò per appoggiarsi alla roccia accanto a Loki. In silenzio, i due finirono il baijiu. Dopo aver bevuto l'ultimo sorso, Strange posò la bottiglia accanto a sé.

«Ehi». Strange si rivolse a Loki. «Fai giochi alcolici?».

Appoggiando la testa contro la roccia, che sentiva ruvida contro la nuca, Loki disse: «Sono asgardiano. Tu cosa dici?». Le stelle in alto, le poche che si potevano vedere con l'inquinamento luminoso di Hong Kong, erano sbavature di luce. Loki sbatté le palpebre, cercando di cancellare qualsiasi pellicola gli stesse coprendo gli occhi e poi si rese conto che non c'era nessuna pellicola. Era semplicemente molto ubriaco.

«Vuoi impararne uno terrestre?» 

«Non proprio».

«Dai».

Loki inspirò profondamente. L'aria era ancora densa di umidità. «Di cosa si tratta?» 

Con un sorriso storto, Strange disse: «Obbligo o verità».

Sembrava già un disastro. Ma Loki non riuscì a trattenersi dal chiedere: «Suppongo che uno scelga “verità” o “obbligo” e l'altro poi gli faccia una domanda o gli dia un compito, a seconda della scelta?» Era difficile far uscire chiaramente tutte quelle parole. Loki era orgoglioso di sé stesso per avercela fatta.

«È questo che mi piace molto di te, Odinson. Capisci al volo». Strange rovesciò la bottiglia vuota su un lato e disse: «Immagino che ci sarebbe anche il gioco della bottiglia, ma non è un granché quando ci sono solo due persone«.

Aggrottando la fronte, Loki chiese: «Il gioco della bottiglia? Come fa a essere un gioco?» 

Strange lo guardò, aprì la bocca, poi la chiuse e fece spallucce. Ignorando la domanda, Poi disse: «Puoi iniziare tu. Obbligo o verità?» 

«Obbligo», disse subito Loki. Verità? Era pazzo? Loki non avrebbe permesso a nessuno di imporgli di dire la verità. Anche se, di nuovo, era solo uno stupido gioco. Non era obbligato a dire la verità se non voleva. Avrebbe potuto mentire e Strange non se ne sarebbe accorto. Solo che Strange probabilmente l'avrebbe saputo. Sembrava sapere quando Loki stava mentendo.

Gli girava la testa. Probabilmente per il fatto che tutto il suo sangue era defluito dal cranio fino alle parti basse.

Almeno quel problema stava migliorando. L'idea di dire a Strange la verità su qualsiasi cosa gli faceva raggrinzire le palle.

Ah, dire la verità, onestamente. Era un gioco di parole? Loki pensò che potesse essere un gioco di parole. Stava per dirlo ad alta voce per vedere se Strange pensasse fosse intelligente, ma poi si rese conto che avrebbe dovuto spiegare l'intera faccenda, il flusso di sangue e tutto il resto e quella era ovviamente una pessima idea.

Qual era la cosa peggiore che Strange avrebbe potuto inventarsi per una sfida, però? Appendersi dal lato della scogliera? Lanciare un'illusione per sembrare uno di quei gatti senza pelo? C'erano cose, supponeva, che Strange potesse sfidarlo a fare. Altre cose. Cose che... coinvolgevano Strange. Ed era una sfida, era il gioco, quindi Loki avrebbe dovuto farlo. D'accordo, no, non avrebbe dovuto farlo. Ma l'avrebbe fatto. Perché lui non si tirava indietro di fronte a una sfida.

Strange non lo avrebbe mai sfidato in un milione di anni a fare qualcosa di quella natura. Strange era un uomo buono. Loki lo sapeva. Strange era gentile e non se ne approfittava nemmeno quando poteva. E avrebbe potuto farlo proprio ora. La capacità di Loki di prendere buone decisioni era inesistente. Se Strange avesse deciso che voleva qualcuno, beh, anche se non gli piacevano gli uomini, al buio, una bocca era una bocca, il piacere era piacere, e se avesse voluto, avrebbe potuto chiudere gli occhi e fingere che fosse una donna, se era quello che preferiva, e Loki, ubriaco, così, così ubriaco, l'avrebbe fatto e avrebbe goduto e probabilmente non se ne sarebbe nemmeno ricordato al mattino, tranne... forse si sarebbe ricordato che Strange aveva tradito una qualche fiducia e forse la prossima volta che si sarebbero incontrati, le cose sarebbero state un po' più fredde tra loro.

Quel pensiero lo rese più triste del previsto. C'era sempre una sgradevole scossa quando incontrava Strange. Che importanza avrebbe avuto se le cose fossero state più fredde?

Perché la scossa non era sgradevole. Era sorpresa, era confusione, era conflitto. Ma non era sgradevole.

Questo era qualcosa che, allo stesso modo, non avrebbe ricordato al mattino.

Espirò lentamente. «Stai pensando a qualcosa?» chiese.

«Sì», disse Strange. «Io non…», ondeggiò. «... non voglio che sia noioso. Tipo, potrei chiederti di cantare. Non ti ho mai sentito cantare».

«Tu non vuoi», disse Loki. «Non è bello. E poi!» Il colpo di grazia: Strange non avrebbe potuto sfidarlo a cantare dopo quello. «Sono decisamente troppo... troppo... troppo ubriaco per ricordare le parole di una qualsiasi delle canzoni che ti piacciono».

«Le conosci?» chiese Strange. C'era sorpresa nel suo tono.

«Forse», rispose Loki, rendendosi conto solo all'ultimo secondo che non avrebbe dovuto ammetterlo. «O forse sto mentendo», aggiunse. «Ecco perché non ho scelto la verità, sai. Perché sono un bugiardo».

«Uh huh». Le mani di Strange erano appoggiate in cima alle sue cosce, contraendosi di tanto in tanto. «Ok. Che ne dici di questo. Ti sfido... a dirmi la verità su qualcosa».

All'inizio, Loki rise. Ma Strange si limitò a guardarlo, con aria compiaciuta, e il sorriso di Loki svanì. «Questo non sembra proprio nello spirito del gioco, Steph-St-Strange», farfugliò Loki.

Con un'alzata di spalle dall'aria approssimativa, Strange disse: «Questo è l’obbligo».

Loki lo fissò costernato. Poi i suoi occhi sfiorarono la bocca di Stephen, che si trasformò in un sorrisetto storto e non poté fare a meno di pensare, la verità è che vorrei baciarti in questo momento, ma anche se era ubriaco, non lo era abbastanza per dire quello. Ma era vero? O era solo... l'alcol? Probabilmente era solo quello. Era sicuro, abbastanza sicuro, che se fosse stato sobrio, non avrebbe voluto baciare Stephen Strange. Che importanza aveva che le sue labbra sembrassero piene e morbide, che importanza aveva che Loki avesse sempre avuto un debole per la sensazione di una barba ben curata contro il suo viso? Era solo l’alcol. E un colpo di calore, probabilmente.

La sua mente si concentrò sull’“obbligo”. C'erano molte cose su cui Strange non sapeva la verità, alcune innocue, altre molto meno. Di alcune, avevano parlato in modo sommario, ma mai in maniera dettagliata. Avrebbe potuto dire, so cosa ti ha fatto Ebony Maw perché è stato fatto anche a me; avrebbe potuto dire, capisco cosa significa pensare di essere qualcuno e scoprire il contrario. Avrebbe potuto raccontargli di come aveva fatto entrare di nascosto gli Jotun ad Asgard, del fatto che si era divertito ad essere malvagio durante la Battaglia di New York perché era esattamente quello che tutti si erano sempre aspettati da lui e lui stava dando loro la performance della sua vita. Avrebbe potuto dirgli come aveva odiato Thor così tanto, ma lo aveva amato con altrettanta ferocia.

Ma Loki pensò che Strange potesse sapere già quest'ultima cosa.

Facendo un respiro profondo, Loki disse: «Penso che tu abbia una bella voce da cantante».

Strange sembrò davvero stupito. Questo valeva qualcosa. Per ben trenta secondi fissò Loki, con un'espressione comicamente confusa sul volto. Alla fine chiese: «Davvero?»  

Loki si strofinò una macchia di sporco sui pantaloni. «Sì». Sbattendo gli occhi per incontrare quelli di Strange, disse: «Più bella della mia. Ma in realtà solo... bella».

Ci fu un'altra lunga pausa. Poi Strange disse: «Grazie».

Con un'alzata di spalle, Loki guardò il mare. «Mi hai sfidato a dire la verità su qualcosa». Schiarendosi la gola, disse: «Allora? E tu che mi dici? Obbligo o verità?» 

Strange si strofinò la barba e Loki si chiese quale dibattito interno stesse avendo. Quali fossero i pro e i contro di ogni scelta. Perché Loki conosceva Strange. Sapeva che era quella la ragione dell'esitazione. Strange stava cercando di indovinare fino a che punto Loki potesse spingerlo.

Passarono altri secondi di silenzio e poi Strange disse lentamente: «Verità».

Oh.

Loki aveva dato per scontato che avrebbe scelto “obbligo”. Obbligo sarebbe stato facile. Loki lo avrebbe sfidato a fare qualcosa di stupido, come creare un quartetto di barbieri composto da lui stesso e invitare gli Avengers e i loro nuovi giovani accoliti a un'esibizione speciale.

Ma verità? Oh, avrebbe voluto chiedere, è qualcosa di cui vuoi parlare? Della verità? Il che, supponeva, sarebbe stata una domanda alla quale Strange avrebbe potuto rispondere con la verità, e Loki avrebbe potuto chiudere la questione, ma... anche questo gli sembrava come aprire una scatola che non voleva aprire.

Le domande gli balenarono nella mente. Domande impossibili. Il modo in cui mi guardi a volte significa qualcosa? Ti piacciono gli uomini? Mi trovi attraente? Vorresti baciarmi? Sai che è un'idea spettacolarmente pessima? Capisci perché non posso?

Era così ubriaco. Cazzo. Cazzo, cazzo, cazzo, chiaramente non poteva bere così tanto, ugh, no, non intorno a Strange, non quando faceva così caldo ed era passato così tanto tempo da quando aveva avuto - da quando era stato con - da quando aveva avuto qualsiasi tipo di partner romantico oltre alla sua stessa mano.

Quel pensiero lo fece ridacchiare un po'. Aveva fatto delle scelte estremamente sbagliate oggi. Era solo abbastanza sensibile da non farne un'altra.

Strange lo stava fissando. C'era un'espressione strana sul suo volto. Loki non riusciva a identificarla.

Ma se avesse dovuto, l'avrebbe definita... di aspettativa. No.

Di speranza.

Le dita di Loki formarono dei pugni e chiese: «Come vi siete conosciuti tu e Wong?» 

Il cambiamento sul volto di Strange fu sottile. Quasi impercettibile. Loki fu sorpreso di essere in grado di rilevarlo, considerando lo stato in cui si trovava. La speranza, se mai fosse stata quella, era svanita, sostituita dalla... rassegnazione. «Volevo prendere in prestito un libro dalla biblioteca», disse Strange. Sorrise, anche se sembrava senza gioia. «A Kamar-Taj. L'ha presa troppo sul serio».

«Come sempre», disse Loki. La sua voce sembrò uscire con troppa foga. Come se qualche limite fosse stato superato ed entrambi avessero bisogno di ritirarsi, ma Loki era acutamente consapevole, terribilmente consapevole, di aver fatto qualcosa di sbagliato, o se non sbagliato, allora qualcosa che aveva ferito Strange in qualche modo, e questo era... idiota. Era stupido. Insensato. Non c'era niente che Loki potesse fare per ferire emotivamente Strange. L'uomo lo aveva dimostrato più e più volte. Non prendeva Loki sul serio. Se non prendevi sul serio qualcuno, questo non poteva ferire i tuoi sentimenti.

Il che era il motivo per cui Strange non aveva mai ferito i sentimenti di Loki, per inciso, perché Loki non lo prendeva affatto sul serio, questo stregone umano con i suoi begli occhi, blu o verdi a seconda della luce e le sue labbra morbide e il pizzetto ordinato.

Tra i due cadde il silenzio. L'euforia dell'ubriaco era completamente sparita dalle vene di Loki. L'alcol era divertente finché smetteva di esserlo. Ora si sentiva solo annebbiato e lento. Il mondo girava in modo sgradevole. Come diavolo avrebbe fatto a tornare a New Asgard in quelle condizioni? Non poteva. L'asprezza gli scorreva nello stomaco. Probabilmente sarebbe stato fortunato a non stare male.

Loki sentì le gambe rigide e le allungò. Anche quell'altro ronzio era sparito dalle sue vene. Era stato stupido. Stupide fantasie. Chi sapeva cosa le aveva causate? Forse c'erano feromoni nell'aria che colpivano specificamente gli Asgardiani. Il che non significava che Strange non fosse attraente. Loki sapeva che se lo avesse guardato in quel momento, la probabilità di essere catturato dalla sua bellezza era abbastanza alta. Ma questo era perché a Loki piacevano le cose belle. Le apprezzava - questo era il modo migliore per dirlo. Questo è tutto.

La sua bocca cominciava ad essere secca. L'asprezza del suo stomaco stava diventando più pungente. Anche l'umidità dell'aria non aiutava. Loki si sentiva come se non riuscisse a prendere fiato. Non era del tutto nauseato, ma la possibilità non sembrava lontana. Se avesse potuto respirare un po' di aria fresca e frizzante, era sicuro che si sarebbe sentito meglio. Probabilmente tutto sarebbe andato meglio se solo avesse potuto farlo.

Strange si spostò. Le loro spalle si stavano toccando, si rese conto Loki. E ora non lo facevano più.

«Io s'pong... s'pong…» Loki strinse i denti. «Io... suppongo che tu debba tornare a Yew Nork. New York».

Ci fu un silenzio, così Loki girò la testa per guardare Strange. Stava fissando il mare, il suo sguardo lontano, come se non fosse affatto lì. Non pensava affatto a Loki, figuriamoci a quello che era appena successo. Qualsiasi cosa fosse appena successa. Un pensiero stupido. Non era successo niente.

Dato che non era successo niente, l'arido vuoto dentro di lui era solo un'illusione. E Loki conosceva le illusioni. Era bravo a farle. Quindi aveva senso.

«Immagino di sì», disse infine Strange. Senza guardare Loki, si alzò faticosamente in piedi, ondeggiando in modo allarmante. Norne. E se fosse inciampato dalla scogliera nel mare sottostante? I flash di quell'immagine si susseguirono davanti agli occhi di Loki, invadenti e orribili, e qualcosa che sembrava terribilmente simile al panico gli si strinse al petto. L'idea che Stephen morisse sembrava improvvisamente così terribile, così tanto terribile.

Anche Loki si alzò in piedi, pronto ad afferrare Strange se avesse vacillato troppo vicino al bordo della scogliera. Ma questi sembrava abbastanza stabile in piedi, ora che lo era. In silenzio, Strange sganciò il suo sling ring dalla cintura, infilandoselo tra le dita, mentre Loki faceva sparire i contenitori di cibo vuoti nella sua tasca dimensionale. Sarebbero stati un problema per una versione futura di lui.

La bottiglia vuota, invece, si chinò per raccoglierla, facendoci scorrere sopra le dita. Fu colto da un improvviso e violento impulso di gettarla in mare. Solo che sulla Terra non si poteva gettare una bottiglia in mare senza metterci dentro un messaggio. Era un cliché da quelle parti. Un messaggio in una bottiglia. Un messaggio che non potevi mandare in nessun altro modo perché eri incagliato. Un messaggio che non aveva alcuna speranza di raggiungere effettivamente il destinatario. Che tipo di messaggio avrebbe mandato?

Odio te. Odio tutto questo.

Anche se fosse stato il contrario.

Loki chiuse gli occhi, poi fece sparire anche la bottiglia nella sua tasca dimensionale. Dove era effettivamente atterrato con la sua nave? Sarebbe stato in grado di trovare la via del ritorno? Tutto sembrava oscuro nella sua mente. E, questo pensiero non gli era venuto in mente fino a quel momento, il traghetto funzionava ancora? Forse avrebbe dovuto passare la notte lì, appoggiato alle rocce finché non si fosse appisolato in un sonno confuso e ubriaco.

Come se Strange gli avesse letto nel pensiero, disse: «Lascia che ti riporti alla tua nave prima che io torni al Sanctum».

«Oh». Giusto. Stupido. Strange avrebbe potuto portarlo ovunque, all'istante. «Io…». Si sentiva come se la sua testa fosse piena di lana. «Sì, sarebbe... grazie. Non credo... non credo che i traghetti funzionino ancora».

Strange finalmente lo guardò. «Pensi che ti lascerei tornare a piedi alla tua nave così? Anche se lo fossero?» 

«Così come?» chiese Loki. Era chiaramente ubriaco fradicio. Perché lo stava chiedendo? Solo per sentire Strange dirlo? Anche un Asgardiano avrebbe potuto essere sfruttato in uno stato compromesso.

Ma Strange non rispose a quella domanda. Invece, chiese: «Dove si trova?»

C'erano delle navi. Grandi scatole. Loki conosceva il tipo di posto. Conosceva la parola. «Ehm, banchine», disse. «Navi container». Chiuse gli occhi. «Era il terminal container 8». Frasi complete, guarda un po'.

«Ok», disse Strange. Allungò il braccio e fece girare l'altro. Il portale cominciò a svilupparsi davanti a loro, gonfiandosi un po' prima di ridursi di nuovo. Scintille arancioni schizzarono debolmente. Loki lo fissava pallido. Lo scherzo c'era, ma l'idea di farlo sembrava devastante in un modo che non riusciva ad articolare.

Ma Strange provò di nuovo e questa volta funzionò. Per puro caso, il portale si trovava vicino alla nave, sulla quale Loki aveva lanciato un incantesimo in modo da renderla più o meno invisibile. Poteva sentire la sua magia, però, e mentre stavano lì, il verde brillava su di essa, e apparve come dal nulla. Non invitato, Strange lo seguì a bordo, dove rimase in piedi mentre Loki andava alla deriva sul ponte. Loki voleva soprattutto sdraiarsi. Non sapeva perché Strange non fosse ancora partito.

Schiarendosi la gola, Strange chiese: «Non hai intenzione di volare a casa adesso, vero?» 

Una parte di lui avrebbe voluto dire di , solo per vedere lo sguardo di orrore sulla faccia di Strange. Sarebbe entrato in modalità bravo ragazzo e gli avrebbe detto che non poteva? C'erano cartelli su alcune strade in Norvegia che ammonivano le persone a non guidare le loro auto in stato di ebbrezza. Immaginate cosa avrebbero pensato del pilotare un'astronave quando lui riusciva a malapena a camminare in linea retta! Il pensiero lo divertì e cominciò a ridacchiare.

La sensazione svanì rapidamente e lui ondeggiò in piedi, poi fece diversi passi instabili verso la sua cuccetta. Mentre si buttava a terra, disse: «Resterò qui. Ci dormirò sopra. È questo che vuoi che dica, vero? Vuoi che faccia il bravo. Il buon Loki, è così ben educato, non mette un dito fuori posto. Non posso proprio, vero? Sono un ospite qui sulla Terra. Siamo tutti ospiti». Fissò il lato inferiore dell'altra cuccetta. Una sensazione dura e gonfia gli salì nel petto, una sensazione di desiderio. Semplicemente... desiderio. Non sapeva cosa voleva. Tutto quello che sapeva era che per quanto le cose andassero bene ora, per quanto Thor e lui avessero sistemato le cose, c'era qualcosa di enorme dentro di lui. Sarebbe stato facile dire che era New Asgard, la stupida, piccola, brutta e puzzolente cittadina di pescatori New Asgard, ma sarebbe stata una bugia.

D'altronde, a lui piacevano le bugie. Beh, non gli piacevano. Erano solo più facili. Le bugie erano molto più facili. La verità era difficile.

Si allontanò dal crudo dolore e si appoggiò un polso sulla fronte. «Allora?» 

Ci fu un raschio metallico quando i piedi di Stephen si spostarono sul ponte. «Non voglio che ti schianti nell'oceano e che non ti si veda più».

Loki sbuffò. Improvvisamente, si sentì come se stesse per piangere. «Sono sicuro che mi rivedrai, Stephen».

Con la coda dell'occhio, vide Strange avvicinarsi di un passo. Anche lui sembrava instabile, ondeggiava, lo sguardo sfocato, le mani che gli tremavano. Mentalmente, sfidò Strange ad avvicinarsi. Obbligo o verità.

Perché diavolo Strange aveva scelto la verità?

La verità era troppo. La verità era difficile. La verità era impossibile. Era vulnerabilità e dolore e consegnare il proprio cuore e la propria anima ad un'altra persona. La verità era qualcosa a cui Loki non era interessato. Certamente non la verità che Strange avrebbe detto.

Lentamente, Strange annuì. Cominciava a sembrare un po' pallido, come se non si sentisse bene. Non sarebbe stato un grande shock. Loki non si sentiva bene e presumibilmente poteva reggere meglio l'alcol, anche con il caldo. «Lo spero», mormorò Strange.

I due si guardarono. La vista di Loki continuava a sfocarsi ai bordi, ma si concentrò su Strange, Strange con la sua maglietta e i suoi jeans, dall'aspetto così umano. Terribilmente umano. Resta, sussurrò una voce traditrice nella sua mente. Era una voce che lo avrebbe fatto spostare sulla cuccetta e allungare un braccio. Un invito. Un riconoscimento.

Impossibile. Loki chiuse gli occhi e si girò su un fianco, rivolto verso la paratia. «Addio», disse, sapendo di sembrare pietoso. Aveva ufficialmente raggiunto la fase in cui si chiedeva perché avesse mai toccato dell'alcol in tutta la sua vita.

«Grazie per la cena», disse Strange.

«Di niente».

«Grazie per…»  Ma Strange si interruppe.

«Strange». La testa di Loki cominciava a far male. «Addio».

Ci fu silenzio, poi il suono di un portale, che sputò, sibilò e si chiuse.

La verità. La verità poteva andare all'inferno.

Loki sperava di non ricordare nulla di tutto quello al mattino.
 


Prima di tutto un ringraziamento ad AuroraWest per avermi dato il permesso di tradurre questa fic.

Parlando con l’autrice riguardo al pairing mi diceva che, se non si fosse stati attenti, il passo da “non ci ho mai pensato” a “non riesco a pensare ad altro” era breve. E aveva dannatamente ragione.
Per chi fosse dipendente da lieto fine, la storia ha anche un sequel, una sorta di fix-it che ho in mente di tradurre.
Vi sarei davvero grata se voleste lasciare un commento a me o direttamente all’autrice (https://archiveofourown.org/works/28514421) insieme agli immancabili kudos.
A presto❤

   
 
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