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Autore: oscuro_errante    26/05/2021    2 recensioni
[The Long Story of Dax and Kahn] Aggredita da Gul Dukat, posseduto da un Pah-Wraith, il Tenente Comandante Jadzia Dax lotta tra la vita e la morte. Separata dal suo simbionte, Jadzia scopre che la vita vissuta con Worf non è ciò che il destino ha scelto per lei. Tornata su Trillius Prime incontra una sua vecchia conoscenza.
Genere: Science-fiction, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Benjamin Sisko, Jadzia Dax, Julian Bashir, Worf
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Dopo qualche giorno passato in Infermeria sotto osservazione diretta da parte del Dottor Bashir, al Tenente Comandante Jadzia Dax, Ufficiale Scientifico Capo di Deep Space 9, venne dato il permesso di passare il resto della propria convalescenza negli alloggi che condivideva con il marito, il Tenente Comandante Worf.
Nel proprio rapporto, il Dottor Bashir aveva sottolineato come fosse stato costretto a separare brevemente il simbionte Dax da Jadzia, altrimenti non sarebbe stato in grado di salvare le due vite in gioco: fortunatamente, tutta l’operazione era stata ben dentro i tempi in cui ospite e simbionte potevano sopravvivere l’uno senza l’altro, permettendo quindi all’Ufficiale Medico Capo della base di completare con successo quello che sembrava un miracolo.

Jadzia, da parte sua, si stava riprendendo piuttosto rapidamente dal trauma, mostrandosi sempre piuttosto irrequieta e scalpitante per poter ritornare in servizio attivo, dal quale era stata sospesa dal Capitano Sisko fino a nuovo ordine, per permetterle di processare il trauma subìto. Dietro consiglio del Dottor Bashir, comunque, Sisko aveva permesso al proprio Ufficiale Scientifico di impegnarsi in alcune attività non particolarmente onerose, per permetterle di impegnare in qualche modo il proprio tempo e impedirle di comparire senza preavviso nel Centro Operativo della stazione.

Ma la donna era irrequieta anche e principalmente per un altro motivo, in realtà: nel seppur breve lasso di tempo in cui era stata forzatamente separata dal proprio simbionte, per permettere al Dottor Bashir di salvare entrambi, la scienziata si era trovata a dover far i conti con alcuni aspetti interessanti riguardanti la propria sfera sentimentale, come ebbe modo di scoprire a proprie spese il marito. Una sera, infatti, rientrato dal servizio, Worf aveva deciso di portarle uno dei suoi piatti klingon preferiti, sebbene il suo arrivo con la leccornia non fosse stato particolarmente apprezzato dalla moglie che, invece, aveva preferito qualcosa di molto più tradizionale.

La reazione di Jadzia, inevitabilmente, aveva fatto aumentare la preoccupazione di Worf per la moglie, considerando anche che era da quando la donna aveva lasciato l’Infermeria si era dimostrata piuttosto scostante nei suoi confronti. Durante la cena di quella sera, quindi, si decise finalmente ad affrontare il discorso con lei, ritenendo che un confronto avrebbe sicuramente giovato a entrambi, permettendo loro di risolvere qualsiasi problema turbasse la Trill. Non aveva alcuna idea di quale bomba sarebbe però esplosa ai suoi danni.

«Allora, come ti senti oggi?» Worf le chiese a fine cena, come ormai faceva da quando Jadzia era stata dimessa dall’Infermeria. La Trill gli lanciò uno sguardo a metà tra lo scocciato e l’insofferente, apparentemente senza motivo, prima di rispondergli in tono di leggero rimprovero: «Me lo chiedi tutti i giorni, Worf. Ci vorrà del tempo affinché io mi possa riprendere del tutto, lo sai benissimo...»

Lo sguardo che le lanciò il Klingon poteva voler dire molte cose, mentre osservava: «Mi preoccupo per la tua salute, e mi chiedo se tu non abbia bisogno di maggiori attenzioni mediche. La tua ripresa fisica sembra ottimale, e non vedo l'ora di tornare ad allenarci in sala ologrammi, ma non posso ignorare che tu sembri ogni giorno più... distante.»

«Come ho detto… ho solo bisogno più di tempo e di un po’ di spazio,» rispose leggermente seccata Jadzia.

«Tempo per cosa, esattamente?» Worf non poté fare a meno di chiederle, non capendo a cosa lei si potesse riferire con quella sua richiesta particolare. Tempo? si ritrovò nuovamente a domandare, questa volta a sé stesso, mentre la donna di fronte a lui sembrava innervosirsi sempre di più di fronte a lui, sempre più a disagio per un motivo non così ben specificato. Dopo qualche istante di silenzio, comunque, sembrò che Jadzia fosse finalmente giunta a una conclusione, perché sembrò assumere un piglio leggermente più deciso e lo sguardo nei suoi occhi, quando incrociò quelli del marito, fece tremare internamente il Klingon, il quale si ritrovò a presagire qualcosa di non particolarmente buono dalla situazione.

«Quando sono stata attaccata da Dukat, ho perso il contatto con il mio simbionte e, come sicuramente avrai letto dal rapporto medico, Julian è stato costretto a mantenerci sconnessi per un certo lasso di tempo prima di riunirci, altrimenti non sarebbe stato in grado di salvare entrambi...»
Worf, che stava domandandosi dove volesse andare a parare, annuì distrattamente, facendole cenno di procedere: «Durante le poche ore in cui Julian ha corso contro il tempo per riuscire a salvarci entrambi, io ero… cosciente.»

Il Klingon le lanciò uno sguardo che, in un qualsiasi altro umanoide della stazione, poteva passare per altamente sorpreso, portandolo a chiedere: «Cosciente? In che senso… cosciente?»
«Jadzia, senza Dax, era presente...» cercò di spiegare Dax, lottando per cercare le parole giuste per spiegare un concetto che poteva sembrare alieno a chiunque non fosse un Trill o non avesse studiato approfonditamente la loro fisiologia e le tecniche legate all’unione tra simbionti e ospiti.
«E ha… io ho… provato gli stessi sentimenti che pensavo di provare per te… per un’altra persona.»

Worf, sentendo quella confessione da parte della moglie, raggelò: tutto si sarebbe aspettato, tranne quello. Amava profondamente Jadzia, e si era sentito onorato quando la donna aveva accettato di sposarlo, qualche mese prima. Così come si era sentito onorato quando, poche settimane prima dell’incidente, avevano iniziato a fare progetti per avere un figlio: il Dottor Bashir, dopo tutta una serie di test, era stato positivo in merito alla possibilità che i due riuscissero a concepire una nuova vita, nonostante la diversa fisiologia delle rispettive specie. Quanto Jadzia gli aveva appena detto, era un fulmine a ciel sereno. Letteralmente.
Da parte sua, Dax attese, tesa, la reazione del Klingon: conoscendolo per come lo conosceva, sapeva che doveva dargli il tempo sufficiente per riuscire ad assorbire il colpo appena subito prima di pensare anche solo a consolarlo. Non sarebbe stato corretto nei suoi confronti e nei confronti del suo onore.

Finalmente, l’imponente Klingon le domandò, tra i denti, non volendo davvero sapere la risposta, ma sentendosi comunque costretto a chiedere: «Chi sarebbe questa… persona… per la quale hai scoperto di provare questo tipo di sentimenti?»

   
 
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