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Autore: jomonet    27/05/2021    8 recensioni
MariChat May 2021 - Singing
Chat Noir 20 yo - Marinette Dupain-Cheng 20 yo.
Sembrava andare tutto bene dentro la sfera protettrice e sicura dell’amicizia, finché qualche serata prima l’eroe parigino non aveva fatto capolino sul suo balcone per un semplice croissant, scuotendo inaspettatamente profonde emozioni ben nascoste da lei, dopo lunghe nottate passate insieme a chiacchierare.
Ora il cuore di Marinette batte sempre più forte per colpa dei nuovi sentimenti risvegliati da Chat Noir in una sola notte illuminata da una splendida e particolare luce lunare.
Lui tornerà da lei? E cosa succederà? Sarà l’eroe gatto a fare la prima mossa? Questa volta Marinette riuscirà a rivelargli tutta la sua verità? Oppure torneranno ad essere esclusivamente degli ottimi e buoni amici?
Di una cosa la ragazza è certa: purtroppo al cuore non si comanda.
Genere: Fluff, Hurt/Comfort, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Tikki
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Note iniziali

Questa storia può essere letta sia singolarmente (come una one shot a parte) sia come continuo dell’altra mia one shot, anch’essa dedicata al MariChat May 2021 (Gli Occhi Non Mentono).

Da scrittrice di entrambi i racconti vi consiglierei di leggere per primo la prima parte per avere un’esperienza più completa, più significativa e continuativa, ma ovviamente la scelta è vostra ed è solamente nelle vostre mani! Siete assolutamente liberi di fare quello che volete!

Per chi fosse interessato alla prima parte, questo è il link: https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3978092&i=1

Buona lettura!✨

 

Marinette camminava spedita per tutta la sua stanza con le mani strette ai fianchi, spiegazzando distrattamente il tessuto del suo nuovo abito bianco, appena terminato di rifinire con ago e filo. Era un vestito semplice, morbido, che richiamava la purezza della candida neve. Lungo i bordi era ricamato da piccoli fiori rosa e neri, che si intrecciavano armoniosamente tra di loro sui fini steli, e al livello del ventre sorgeva un delicato fiocco rosato, che segnava il sottile confine tra il tessuto più stretto del busto a quello più largo e morbido della gonna, accarezzandole le gambe fino alle ginocchia. Le maniche bianche dell’abito giungevano delicatamente fino al gomito, avvinghiando perfettamente e mettendo in risalto i suoi freschi lineamenti giovanili dei suoi vent’anni.

“Marinette…” la sua piccola kwami le volava preoccupata accanto. “Marinette, per favore, siediti. Rilassati…”

“Tikki!” Esclamò la ragazza, gesticolando velocemente con le braccia per riporle un istante dopo nuovamente contro il suo bacino. “Come faccio?!”

“Siediti sul letto” le consigliò dolcemente la kwami della coccinella. “Facendo avanti e indietro per la camera, puoi rischiare di rovinare il tuo bel vestito nuovo! Ci hai lavorato così tanto!” Inclinò la sua piccola testa rotonda. “È bellissimo, ma le tue mani lo stanno stropicciando tutto!”

Marinette abbassò istintivamente lo sguardo sul suo abito bianco e, con uno scatto rapido e deciso, tolse le mani dai suoi fianchi, come se si fosse improvvisamente scottata i polpastrelli sul quel tessuto freddo. “Cavolo… il vestito! Ho fatto un po’ di pieghe…”

“Questa nuova situazione con Chat Noir ti sta turbando davvero tanto” Tikki si appoggiò su una spalla della ragazza. “Non pensavo che ti avesse colpito così…”

“Furbamente? Scaltramente? Incantevolmente?”

“… tanto.” La kwami terminò con occhi sgranati la frase che avrebbe voluto dire.

“Tikki! Anche io pensavo fosse qualcosa di più… leggero” sospirò. “Invece, sono qui, nella mia camera, a camminare avanti e indietro come una pazza, perché lui non si fa vedere da almeno due notti da quando… il mio cuore, il mio corpo, la mia testa hanno cominciato a dare i numeri solamente per lui” si afflosciò sul suo letto, sedendosi con la schiena curva e con la sua kwami cullata tra le sue mani. “Penso solo a Chat Noir e attendo con ansia una sua nuova visita” espirò profondamente dalla bocca, come a voler eliminare un grosso peso dal petto. “L’altra notte… mi ha letteralmente sorpresa… con il suo sguardo da gatto malizioso e ricco di… di tante e strane emozioni… con la luce della luna riflessa nei suoi occhi” sollevò il capo verso il soffitto. “I suoi occhi… le sue iridi… erano… così verdi e… diverse…” ingoiò rumorosamente un po’ di saliva, rinfrescando la sua gola improvvisamente vuota e secca, mentre la sua mente vagava gradualmente in ritroso nel loro ultimo incontro, focalizzandosi principalmente sull’ultima frase che lui le aveva riferito prima di andarsene. “I tuoi occhi non riescono a mentire con me” recitò ad alta voce, mentre una sua mano sfuggiva dal suo ventre e dalla sua kwami per sfiorare delicatamente il contorno delle sue labbra. “I tuoi occhi…” ripeté sottovoce “I suoi occhi… non mentivano” il suo calmo respiro si smorzò. “E i miei… io volevo… io volevo che lui mi…” la voce le tremò, morendola in gola.

“Marinette…” Tikki l’osservava con sguardo curioso e comprensivo. “Non è la prima volta che…”

“Lo so…” la fermò la ragazza. “Con Adrien… ero ancora più pazza” accennò un mesto sorriso. “Ma lui è… Chat Noir… è sempre stato il mio compagno d’avventure, il mio migliore amico… lui è un’altra cosa. Lui c’è sempre stato per me e… in questi due giorni abbiamo combattuto contro ben tre cattivi e ne siamo usciti fortunatamente vittoriosi” inspirò intensamente una manciata d’aria fresca. “E all’inizio è stato difficile… tornare a lavorare con lui, dopo l’altra notte. Vedo tanti cuoricini che volano felicemente attorno al suo volto intrigante e misterioso, mentre saltiamo da un tetto ad un altro” abbassò lo sguardo sulla sua piccola kwami, regalandole un affettuoso e mite sorriso. “Credo di essermi presa una cotta per Chat Noir” confessò con le gote spolverate di un rosso acceso.

Tikki volò davanti al suo viso e le lasciò un dolce bacio su una guancia. “Io credo che tu l’abbia da un po’ di tempo… solo che l’ultima visita di Chat Noir te l’ha fatta comprendere chiaramente. Ora riesci a vedere perfettamente il fondo dell’acqua limpida” la guardò di sottecchi. “E anche lui l’aveva capita… e credo fermamente che anche il micetto si sia preso una bella cotta per te. Vi siete innamorati insieme. Visita dopo visita.”

Marinette si buttò all’indietro, cadendo con la schiena sulla morbida coperta rosa del suo letto. I suoi occhi si fermarono a guardare le stelle che facevano capolino dalla finestra tra gli alti palazzi di Parigi. Cominciò involontariamente a canticchiare la dolce melodia di una famosa composizione di un film romantico, riempiendo il silenzio della sua stanza con la sua lieve voce che le vibrava delicatamente in gola. I sottili brividi si diffusero lentamente dal collo al petto, giungendo fino alla superficie delle braccia per lasciarle diversa pelle d’oca, mentre la sua mente navigava impetuosamente come una piccola barchetta di legno in una tormenta marittima, annebbiata da una fitta nera atmosfera pesante velata da accese sfumature verdi, che le offuscava i pensieri e abbracciava i suoi desideri. La gentile melodia si affievoliva gradualmente, morendo graziosamente tra le sue corde vocali, mentre i suoi occhi risalivano verso il soffitto per posizionarsi sulla botola quadrata che portava al suo balcone. Una lieve scossa elettrica corse rapidamente lungo la sua schiena, facendola spingere in avanti con il busto e sollevarsi furiosamente su i suoi fianchi.

“Marinette…” sussurrò preoccupantemente la kwami della coccinella.

“Tikki” le regalò un sorriso affettuoso. “Ho bisogno di prendere un po’ d’aria. Ho la testa… pesante. Io… io voglio… uscire.”

“Speri che ci sia lui?”

La ragazza distolse il suo sguardo velato dalla sua piccola amica per alzarlo nuovamente verso l’uscita che conduceva verso il suo balcone. Le sue iridi brillarono, come infiammate da un’improvviso forte desiderio, nell’azzurro celestiale racchiuso nelle sue palpebre. “Non riesco a… non sperarlo.” Confessò con voce calma e assopita, prima di alzarsi e uscire fuori.

 

Il cielo era diverso. Non affatto limpido e pulito come le pareva di vederlo attraverso la sua finestra. Le stelle illuminavano la notte insieme alla luna ancora piena, ma tantissime nuvole contornavano la sua figura, abbracciandola e cullandola nella sua luce argentea, che si scontrò dolcemente contro il volto rosato di Marinette, raccolto in un’espressione serena e di pura speranza. La ragazza si appoggiò con i gomiti sulla ringhiera di ferro e stette ad ascoltare i classici rumori di Parigi: continui clacson, il movimento veloce delle macchine, il rombo fastidioso delle moto, il chiacchiericcio di qualche passante e i campanelli di qualche bici. Il suo sguardo era puntato sulla tondeggiante luna che, pian piano, abbandonò la sua forma ben delineata, sfumandosi e perdendosi gradualmente tra le nubi nere e verdi della mente di Marinette. Davanti a lei si disegnarono lentamente due occhi familiari, vivaci, vispi e ammalianti che presero velocemente vita a pochi centimetri dal suo volto. Le iridi scoppiettavano di un acceso e sfavillante verde, mentre le rivolgevano uno sguardo malizioso, intimo e profondo, penetrandola facilmente fin dentro l’anima. Marinette si sentì stordita e incantata allo stesso tempo, dinanzi alle due sottili e lunghe pupille nere, che l’inglobarono in una silenziosa dimensione tenebrosa ed elettrizzante. Il suo respiro si fermò improvvisamente, perdendo per un momento la capacità di inspirare ed espirare l’aria che la circondava e lasciandola in mano ad una corta, leggiadra e accogliente apnea. Quando le affascinanti palpebre feline si chiusero per riaprirsi velocemente un istante dopo, Marinette sussultò sul proprio posto, sbattendo ripetutamente i propri occhi. Davanti a sé si ricreò brutalmente l’immagine lucente della luna piena, contornata dolcemente sia dalle stelle che dalle nuvole, e tutti i rumori di Parigi piombarono violentemente dentro le sue orecchie. La ragazza scosse rapidamente la testa, coprendosi con una mano il volto, mentre i suoi capelli sciolti e la gonna del suo vestito venivano accarezzati dalla fresca brezza primaverile.

“La luna è bella anche stasera.” Commentò una famigliare voce maschile proveniente da un tetto accanto, facendosi presuntuosamente largo tra il chiasso e gli schiamazzi della città.

Marinette sollevò immediatamente lo sguardo, voltandosi verso la fonte oscurata di quella frase. Sgranò gli occhi, incredula di vederlo seduto tranquillamente su di un vecchio camino spento, mentre le dava le spalle per guardare il cielo che si stagliava davanti a loro. La ragazza socchiuse la bocca e rilassò il suo sguardo, notando l’ombra della sua coda giocherellare allegramente accanto ai suoi capelli biondi.

“Non è vero, mia principessa?” Chat Noir si voltò per metà verso di lei, regalandole uno dei suoi più famosi sguardi maliziosi misti alla più pura furbizia. Il giovane viso ventenne fioriva come un fresco bocciolo bianco tra le tenebre oscure e buie, brillando come un grezzo diamante sotto la luce lunare. 

Il petto di Marinette iniziò a tamburellare freneticamente e il suo stomaco a farsi più leggero e vuoto, mentre un’intima sensazione di piacere nasceva e si irradiava voracemente per tutto il suo corpo, diramandosi ed estendersi in un batter d’occhio fin dentro le vene, alzando terribilmente la sua temperatura corporea. Le sue gote si colorarono di un rosso accesso, contrastandosi ed unendosi all’argento che splendeva sul suo volto sorridente. Il suo cuore perse un battito, o forse più, non appena le sue iridi caddero innocentemente sulla bocca aperta del ragazzo racchiusa in un provocante e allegro sorriso, che risaltava gli smaglianti canini appuntiti, luminosi come delle selvagge e prepotenti lucciole in un bosco dimenticato da tutti. Con ammaliante malia, i suoi occhi furono catturati dal movimento leggiadro della coda che si spostò lentamente verso il basso per nascondersi dietro la schiena, da dove una piccola asta d’argento fece capolino al suo posto. Chat Noir l’allungò in aria e, volando sopra un paio di tetti, la raggiunse in un batter d’occhio, atterrando accanto a lei sul balcone.

 

Non appena si appoggiò con la schiena contro la ringhiera, le iridi color verde smeraldo di Chat Noir furono incantate e sedotte da una sorta di magia invisibile e allettante, di cui gli occhi azzurri di Marinette ne erano involontariamente gli artefici. Sentì una dolce e morbida carezza solleticargli il petto, prima che un vorace brivido elettrizzante si impossessasse di tutto il suo corpo, facendogli raddrizzare per un attimo la lunga coda nera.

“Sei… qui.” Bisbigliò lei con voce colma di felicità mescolata ad un pizzico di timidezza.

“Certo” il tono del ragazzo era lieve e soffice. “Non ti lascerò mai da sola” si sporse leggermente in avanti per far scorrere le dita tra i capelli sciolti della ragazza. “Veglio sempre su di te” le ricordò, regalandole un simpatico occhiolino che la fece arrossire all’istante “Hai…” si avvicinò maggiormente al volto di lei, schiudendo appena le labbra perfette, serie e carnose. “Hai…” ormai il suo respiro si scontrava affannosamente contro la pelle rossa e deliziosamente argentea di Marinette, addentrandosi e sprofondando nella sua bocca semichiusa. “I tuoi capelli… splendono sotto la luna” confessò con voce roca, giocherellando istantaneamente con alcune ciocche nere ancora attorcigliate nella sua mano, mentre si accostava lentamente verso un lato del viso della ragazza. “Marinette…” sussurrò ancora con tono tremendamente caldo e pericolosamente basso, nascondendo alcuni ciuffi corvini dietro ad un orecchio di lei per cingersi maggiormente verso quella parte e sfiorarla morbidamente con il suo alito soave e incandescente.“Vieni con me.”

Marinette sobbalzò sul proprio posto ed emise istintivamente un suono mozzato. “Do- Dove?” Balbettò con leggero nervosismo.

“Non vuoi sapere il motivo per cui non sono passato a trovarti nelle ultime sere?”

“Sì… ehm, no…”

Chat Noir inarcò maliziosamente un sopracciglio e un sorriso beffardo si disegnò sul suo volto, mostrando appena i suoi canini appuntiti sotto la fioca e sempre più debole luce lunare.

La ragazza espirò profondamente una manciata d’aria, abbassando timidamente i suoi occhi. “Sì…” ammise, intrecciando le dita delle sue mani contro il ventre piatto.

“Quindi… sei curiosa.” La coda roteò su se stessa, creando dei piccoli e rapidi cerchi allegri in aria, e le orecchie da gatto si sollevarono improvvisamente, come risvegliate da una leggera scossa.

Marinette gli sferrò un’occhiata gelida contornata dal rosso vivo delle sue gote.

Chat Noir si allontanò un poco da lei per tenderle una mano. “Vieni con me, principessa.” Ripeté, guardandola erroneamente dritto negli occhi, giacché venne immerso in un mondo armonioso e contrastante, ricco di emozioni forti e potenti e di colori dalle sfumature delicate e dirompenti, che si univano come violente onde bianche in un lago agitato e cristallino, dove l’innocente purezza si mescolava ad un desiderio più intimo e ammaliante. Inspirò profondamente dell’aria fresca e umida, tentando di tornare con il corpo e con l’anima sul balcone illuminato della ragazza, slegandosi e rompendo il filo invisibile che ogni volta lo tirava brutalmente contro l’azzurra distesa magica di cui era fatto lo sguardo da cerbiatta di Marinette. “Ti assicuro che non rovinerò il tuo bellissimo vestito.” Con uno scatto felino, rubò una mano dal ventre della ragazza per baciarne gentilmente e galantemente il dorso sorprendentemente freddo, da cui scaturirono una fila continua di brividi a causa del netto contrasto con le sue labbra calde e secche e che raddrizzarono spontaneamente le sue orecchie da gatto. Il ragazzo sollevò appena i suoi occhi verdi per rivolgerle un’espressione maliziosa e penetrante, soffermandosi sulla bocca socchiusa e terribilmente invitante di Marinette, splendente sotto la luce argentea come una grande stella, impossibile da raggiungere e da toccare, difficile da celare sotto una qualunque pesante nuvola che sorvolava Parigi quella notte. Chat Noir le lasciò un altro bacio sul polso nudo, non staccando il suo sguardo incatenato in quello indecifrabile di lei, contornato da dolcezza e colorato di bramosia. Si allontanò nuovamente dalla ragazza, coprendosi con il dorso della mano metà delle sue labbra per leccarle lentamente e bagnarle. Gli occhi curiosi di Marinette seguirono con calma il movimento delicato e preciso della sua lingua contro la bocca e i denti bianchi, provocando in lui una nuova sensazione smaniosa e desiderosa al centro del petto che in un batter d’occhio lo investì, inghiottendolo interiormente verso un intimo vuoto piacevole.

“Chat Noir…” lo chiamò con voce tremolante.

Il ragazzo sentì il suo corpo sussultare istantaneamente e spontaneamente, in una maniera quasi impercettibile, se non fosse per un leggero mal di testa che lo colpì improvvisamente al suono melodioso e dolce usato da Marinette, ogni qual volta che pronunciava il suo nome accompagnato da uno sguardo morbido e intenso

“Dove mi porti?”

Chat Noir le porse nuovamente la mano insieme ad un benevolo sorriso accattivante. “Dove la terra tocca il cielo; dove l’uomo riesce a sfiorare l’infinità dell’ignoto; dove vi è purezza e innocenza; dove la musica e l’arte trovano un armonioso ristoro; dove i colori penetrano dolcemente l’animo dell’uomo, ergendolo dalla sua peccaminosa vita ad una più ignota e intima.”

Le iridi azzurre della ragazza brillarono, riflettendo tra le loro sfumature scure la tenue luce lunare per trasformarsi in un ampio prato fatto esclusivamente da stelle argentee. Un debole soffio d’aria fresca li avvolse delicatamente, scompigliando contemporaneamente i loro capelli e accarezzando dolcemente le loro pelli, rabbrividendole appena sul collo e sulle braccia. Accompagnata da quel tocco morbido e vellutato, Marinette fece qualche passo in avanti e accettò la mano di Chat Noir. 

 

Il vento da lassù soffiava più forte, data l’impressionante e incredibile altezza del luogo in cui si trovavano. Parigi ai suoi piedi splendeva come un diamante finissimo e prezioso, dorato e affascinante; le auto correvano come tante formiche e i passanti sembravano quasi invisibili, come dei piccoli e innocui fantasmi con la testa bassa sul proprio cellulare. Nessuno parve accorgersi della loro presenza. E come biasimarli? Marinette si voltò verso Chat Noir, appoggiato sui suoi gomiti nell’altra estremità della ringhiera, e i suoi occhi si persero nuovamente tra le candele e le rose sistemate adeguatamente lungo tutto il corridoio di marmo che univa le due torri campanarie di Notre-Dame. 

“Ti piace?” Lo sguardo felino del ragazzo era immerso totalmente nel suo, velato e bruciato dalla calda luce rilassante delle piccole fiammelle che contornavano lo spazio dedicato esclusivamente a loro.

“Sì… è… è… stupendo” Si sedette graziosamente su uno dei piccoli cuscini azzurri, posizionati perfettamente da Chat Noir al centro del corridoio illuminato e deliziosamente profumato, prima che la raggiungesse. “Ma…” osservò con preoccupazione la maestosa cattedrale che li teneva caldamente tra le sue mani, come faceva una madre con suo figlio. “È sicuro? Possiamo stare qui?”

L’eroe parigino si accostò pericolosamente in avanti con solo il busto, facendo sfiorare improvvisamente le punta dei loro nasi. “Sta’ tranquilla, è tutto in regola. Sono un bravo gattino” le ammiccò allegramente. “Non voglio causare danni ad una delle opere più belle e spettacolari di Parigi. O almeno…” serrò pericolosamente le palpebre, regalando una sfumatura più maliziosa e misteriosa al suo sguardo. “Non è nei miei programmi per la serata” allungò lentamente una mano sul volto caldo di Marinette e accarezzò amorevolmente le sue gote spolverate da un rosa scuro, delineando delicatamente e attentamente i suoi lineamenti morbidi e fini con le sottili unghie da gatto.

Il cuore della ragazza riprese a tamburellare velocemente, togliendole la capacità di respirare e la volontà di resistere alla presa gravitazionale che la legava fisicamente a quel luogo incantato e irraggiungibile. In quel momento un forte istinto si impossessò di lei, facendosi largo tra le onde anomale che risuonavano furiosamente dentro il suo petto e spingendola repentinamente in avanti per far avvicinare maggiormente le loro labbra. “Mh…” sussurrò, usando lo stesso tono basso e suadente di Chat Noir. “E… quali programmi avevi riservato per la serata?”

Le dita del ragazzo scesero duramente sul suo collo, inarcando appena le unghie contro la sua pelle per lasciarle dei sottili, invisibili graffi bianchi e innocenti, che si mescolavano perfettamente ai brividi visibili e superficiali lungo la sua gola. 

Gli occhi di Marinette si abbassarono spontaneamente, scontrandosi contro l’oro brillante della campanella appesa al collo dell’eroe parigino. Le sue iridi si spostarono ancora più in basso per soffermarsi sulla cerniera grigia scura a cui era legata il melodioso oggetto tondo. Sentì un sordo tonfo diffondersi per tutto il suo corpo, dalla parte inferiore della sua gola, dove giaceva piacevolmente la mano del ragazzo, fino alla punta dei suoi piedi.

“Aspetta” le bisbigliò caldamente contro le labbra e, in batter d’occhio, si allontanò nuovamente da lei, afferrando e unendo strettamente le loro dita. “Vieni.”

“Cos’hai in mente?” Sorrise allegramente Marinette, tentando di ingoiare un po’ di saliva per bagnare leggermente la sua gola terribilmente asciutta e desiderosa d’acqua.

Chat Noir prese un lungo respiro e la cinse dolcemente contro di sé per cullarla amorevolmente tra le sue braccia, mentre iniziava a muoversi lentamente con i piedi attorno ad un piccolo cerchio invisibile. Cominciò a canticchiare la melodia di una soave e nota canzone inglese, piacevole e nostalgica, perfetta per un lento sotto un cielo nuvoloso, velato da striature argentee, al lume di candela tra le due imponenti torri di Notre-Dame. “At night when the stars” iniziò a canticchiarle nell’orecchio, abbassando intensamente il suo tono. “Light up my room” il suo fiato caldo e ammaliante sbatteva contro il collo di lei, punzecchiandolo teneramente. “I sit by myself” aprì le sue braccia, separando momentaneamente i loro corpi avvinghiati, ma continuando a rimanere legato a lei tenendola stretta per una mano. La fece ruotare su se stessa e, con un scatto felino, si avvicinò alla ragazza, abbracciandola delicatamente da dietro la schiena, come se fosse un fragile gioiello inestimabile, e seguitando a danzare armoniosamente insieme. Le sollevò delicatamente il volto verso la luna in parte coperta dalle nubi nere e bianche, prima di riprendere a cantare melodiosamente. “Talking to the moon” strinse le dita attorno al fianco di Marinette per farla girare velocemente di nuovo davanti a lui e accarezzarle il viso con il dorso. “Try’na get to you.” 

“Questa canzone…” la ragazza percepì un fuoco dirompente esplodere istantaneamente al centro del suo petto, bruciando e ardendo al posto del suo cuore, mangiato e racchiuso dalle fiamme scoppiettanti e vivaci. “Chat… Noir…” la sua vista si appannò leggermente, mentre l’eroe parigino la cingeva nuovamente contro di sé, cantando profondamente.

In hopes you’re on the other side” allacciò saldamente le mani sul suo bacino. “Talking to me too” la sollevò in aria, ruotando su se stesso e lasciandola a terra dopo un paio di giri per salire solo lui sul cornicione del corridoio. “Or am I a fool” premette la sua mano libera dalla presa di Marinette sul petto. “Who sits alone” l’allungò in direzione della luce argentea. “Talking to the moon.

“Chat Noir…” sussurrò lei con un accenno traballante di preoccupazione nel tono.

Il ragazzo le rivolse un tenero e ammaliante sguardo, prima di scendere e porsi davanti a lei, avvinghiando questa volta entrambe le mani in quelle di lei. “I’m feeling like I’m famous” cantò ancora, regalandole un sorriso furbo. “The talk of the town” le ammiccò vanitosamente, facendole alzare scherzosamente gli occhi al cielo. “They say…” si staccò da lei, mentre la sua coda si attorcigliava dolcemente attorno al ventre morbido del vestito bianco. “I’ve gone mad. Yeah I’ve gone mad.”

But they don’t know what I know” si intromise Marinette, avvicinandosi di un passo a Chat Noir, cantando e facendo risuonare la campanella dorata del gatto tra di loro con espressione tenue e serena sul volto. “Cuz when the sun goes down… someone’s talkin’ back.”

Le labbra del ragazzo si piegarono maliziosamente verso l’alto, divertito e impressionato dalla risposta melodiosa della ragazza. “Yeah they talkin’ back.” Sciolse la coda dal corpo di lei, facendola roteare insieme a Marinette, che volteggiò di qualche centimetro più in là.

At night when the stars… light up my room” continuò lei. “I sit by myself” strinse nei pugni la gonna del suo abito e prese una piccola rincorsa per saltare nuovamente tra le braccia di Chat Noir e poter sfiorare il cielo con le dita. “Talking to the moon.” Le nuvole parvero esserle accanto e volare insieme a lei, abbracciandola e accarezzandola dolcemente come facevano le mani del ragazzo sul suo bacino. Allungò un dito e un soffio d’aria fresca le scompigliò i capelli sciolti, mentre per un istante la sua immaginazione l’aveva condotta in un’altra dimensione fatta solo di stelle e dove vi erano solo loro due.

Try’na get to you” l’eroe parigino la riportò delicatamente sul loro balcone illuminato, facendo scivolare le sue dita ferme lungo il busto magro e muscoloso della ragazza e togliendole solo quando lei non riappoggiò lentamente le punte sul suolo di marmo.

In hopes you’re on the other side” Marinette cinse le sue braccia attorno al collo di lui, scioccando un dito contro la campanella, mentre le altre si intrufolavano quattamente tra le morbide ciocche bionde e i suoi occhi cominciavano a perdersi nel penetrante e malizioso verde smeraldo del gatto. “Talking to me too” si sollevò sui piedi e accostò la sua fronte contro quella del ragazzo, socchiudendo appena le palpebre. “Or am I a fool” mosse lievemente un pollice per accarezzargli amorevolmente una guancia. “Who sits alone” riaprì gradualmente e graziosamente gli occhi, facendo scontrare i loro colori così diversi, ma tremendamente simili, ricchi di emozioni forti e divampanti, sentimenti veri e pericolosi, insaziabili, ma piacevolmente elettrizzanti e benevoli. “Talking to the moon.

Fremente di passione, Chat Noir si avvicinò ansimante al volto voglioso e rosso di Marinette, che aveva atteso e sognato bramosamente quel momento nelle ultimi notti. I loro respiri si intrecciarono perfettamente, inspirando ed espirando contemporaneamente la stessa poca quantità d’aria calda e umida che li separava, mentre le loro bocche si gustavano smaniosamente il desiderio intimo di ricevere e di avere tra le loro labbra l’altra persona. Piombò improvvisamente un silenzio ignoto, per nulla fastidioso, che cullò dolcemente l’intima bramosia dei due ventenni, fino a quando delle piccole gocce di pioggia non cominciarono a cadere dalle nuvole, che sorvolavano imperiosamente la città, comprendo quasi del tutto la luce della luna e interrompendo il magico incontro tra i loro sguardi penetranti a suon di schiocchi d’acqua contro i tetti della cattedrale.

 

Il balcone della ragazza era punteggiato qua e là da tante piccole pozzanghere di pioggia che risplendevano sotto la luce calda delle lampadine appese attorno ad una piccola tendina, che copriva perfettamente una sdraio rosa e bianca. Chat Noir la fece scivolare delicatamente dalle sue braccia umide al tessuto morbido e asciutto della sedia. Immerse istantaneamente le sue dita a punta tra i soffici capelli neri. “Non ti sei bagnata, principessa” buttò via un sospiro di sollievo. “Non me lo sarei mai perdonato. Il tuo vestito è… meraviglioso e non voglio che tu…”

“Lo so…” gli occhi di Marinette si addolcirono, profilati da piccole scintille splendenti che si spargevano armoniosamente tra i suoi lineamenti e si diffondevano gradualmente tra i loro sguardi, raccogliendo e trasportando il volto del ragazzo verso il loro ipnotico sfolgorio. “Chat Noir… io… l’ultima volta tu volevi sapere…” Bisbigliò, arrossendo graziosamente. “Io devo dirti…”

Il ragazzo strinse appena alcune ciocche della ragazza e le regalò un tenero e morbido bacio sulla punta del naso. “Non fa niente…” le sorrise affettuosamente. “Ora devo andare” sollevò maliziosamente la coda dietro di lui, attorcigliata saldamente attorno alla sua asta argento, mentre le orecchie da gatto si abbassavano servili. “Non voglio che prendi freddo e ti ammali a causa mia.” Spiegò dolcemente.

“Il resto… della… verità” sussurrò lei con un debole filo di voce, terminando il suo discorso.

Chat Noir rubò agilmente il suo bastone dalle grinfie divertite della sua coda e lo azionò, ma delle dita si aggrapparono fortemente attorno alla sua campanella oro, non lasciandolo scappare e spingendolo abilmente in avanti. Il respiro gli si mozzò improvvisamente, mentre l’aria calda dalla bocca di Marinette si espandeva delicatamente contro la sua pelle a qualche centimetro dalla sua. “Principessa…” le bisbigliò con tono suadente e sorprendentemente affascinato, mentre un filo d’aria fresca gli accarezzava la piccola parte superiore del petto nudo spogliato dalla sua cerniera, abbassata di poco a causa dello scatto fulmineo della ragazza.

“No, non questa volta. Ho aspettato fin troppo.”

 

Spinta da un insostenibile e irrefrenabile desiderio profondo e ardente, che la risucchiava da giorni in un vivissimo mare di emozioni forti e incontrollabili, Marinette strinse maggiormente la sua presa attorno la campanella dorata del costume da gatto e si buttò fiduciosamente ad occhi chiusi in un mondo nuovo, delizioso e irresistibile, dove le sue labbra cadevano ripetutamente, scontrandosi più volte su di un morbido cuscino carnoso, bagnato da un invitante sapore dolce e amaro. La sua mano aggrappata alla sfera oro scese spontaneamente verso il basso, aprendo ancora di più la cerniera scura e scoprendo l’inizio dei pettorali muscolosi del ragazzo. Ingoiò rumorosamente un po’ di saliva, rendendosi vagamente conto del suo gesto involontario e totalmente istintivo. Sentì le sue guance infiammarsi e l’oggetto metallico tra le sue dita farsi sempre più caldo e scottante, come se stesse per prendere fuoco da un momento all’altro. Liberò immediatamente la mano dalla presa per cingerla sul petto nascosto dalla tuta di pelle nera dell’eroe gatto. Avrebbe voluto allontanarlo un poco da lei per scusarsi, giacché la timidezza e la vergogna per il suo gesto spontaneo stava prendendo il sopravvento sul suo corpo, regalandole tanti piccoli brividi freddi e pungenti lungo le braccia e le gambe. Tuttavia, non riusciva a separarsi dalle labbra accoglienti e soffici, abili divoratrici e piacevolmente affamate, di Chat Noir, che non sembrava per nulla sconcertato o contrariato dall’aria umida sulla parte spoglia dei suoi pettorali. Marinette tentennò un poco sul da farsi e il ragazzo se ne accorse dai suoi movimenti leggermente più rigidi e appena scostanti.

“Va tutto bene” le disse con voce roca e profonda, mentre stringeva tra le sue dita affilate la mano ferma della ragazza sul suo petto. “A meno che tu non voglia che io smetta… e allora mi ritirerò” avvicinò nuovamente di qualche centimetro il suo volto a quello arrosato e annebbiato di lei, facendo sbattere delicatamente le punte dei loro nasi. “Sono ai tuoi ordini, mia principessa.” Confessò con tono tremendamente basso e seducente, accarezzandole con le unghie dell’altra mano la gota e gli altri lineamenti facciali per terminare sul mento, che sollevò agilmente verso di lui.

Le tondeggianti iridi verdi l’osservavano maliziosamente, scorrendo impetuosamente lungo tutti i dettagli del suo viso e soffermandosi fervidamente sulla sua bocca gonfia e rossa, pulsante e sensibile. Le pupille sottili e lunghe da gatto ferme sulle sue labbra le facevano desiderare smaniosamente il tocco duro e intenso della bocca di Chat Noir sulla sua e ogni sua tenue carezza ruvida sul suo collo, sul suo bacino, sul suo ventre e tra i suoi capelli.

“Mia principessa” ripeté lui, smascherando una voce affannosa, vogliosa e sensuale. “Cosa vuoi veramente?”

Marinette schiuse appena la bocca per far entrare l’odore salmastro dell’acqua piovana mescolata adeguatamente all’inebriante profumo della pelle umida del ragazzo, rinfrescandole sia la gola che il petto uniti da una distesa di fiamme vivaci e piacevoli. “Io… io…” le parole le morirono lentamente sulla punta della lingua immobile, raffreddata e bagnata da una leggera sensazione piacevole e avvolgente di calore che guidò istintivamente le sue mani attraverso scosse fulminee e profonde tra le ciocche bionde del ragazzo; le scompigliò appena, le strinse delicatamente tra le sue dita e le accarezzò, sfiorando con il pollice la nuca umida avvolta dal collo nero del costume di pelle. Marinette espirò a bassa voce dalla bocca, abbassando bruscamente il petto, e, premendo i suoi pollici contro la cute di lui e abbracciandola tra le sue dolci grinfie, spinse il volto del ragazzo contro il suo, unendoli e mescolandoli nuovamente in armoniosi e deliziosi scontri, perfette combinazioni, preziose lotte e desiderosi congiungimenti, necessarie e mal volute rotture e passionali fusioni benedette dall’intreccio del sapore dolciastro delle loro salive e della pioggia primaverile parigina. “Chat Noir…” riuscì a sussurrare, esprimendo in quelle poche parole un sentimento intimo, pura e dolce bramosia e una voglia assetata, prima che lui la stringesse contro di sé e la sollevasse da terra, aggrappando le mani sulle sue cosce. La ragazza attorcigliò le gambe attorno alla vita di lui, mentre la nera coda si elevava morbidamente verso l’alto come un serpente incantato da qualche melodiosa musica di un impercettibile flauto. Quando cinse anche le braccia attorno al collo del ragazzo, Marinette percepì un’onda enorme frastagliarsi contro di lei, come se tutto il cielo pieno di nuvole ricche d’acqua si fosse improvvisamente raccolto e avesse cominciato a buttarle contro tutta la pioggia che aveva, sgorgando qua e là per creare maestose onde che si riversavano prepotentemente nel suo cuore ed emergere furiosamente dalla sua gola con suoni rotti e piacevoli. Da piccoli versi rochi, i gemiti divennero più forti e penetranti, mentre le labbra calde e gonfie di Chat Noir scendevano lentamente sul suo collo per leccarle e accarezzarle con i canini leggermente appuntiti la pelle umida e scottante, regalando alle sue onde interne maggiore forza e una potenza dirompente che la risucchiarono in un accogliente e seducente abisso nero e verde. Marinette premette istintivamente le dita tra i capelli biondi del ragazzo, aumentando leggermente la stretta, pian piano che la bocca di lui scivolava come acqua salata fino alla sua clavicola e risaliva attentamente e pazientemente sulle sue labbra per sfiorarle deliziosamente con la lingua e, successivamente, perdersi tra i loro morbidi e soffici lineamenti. Lei socchiuse gli occhi e notò lo sguardo annebbiato e sfumato di Chat Noir perso e fisso sul suo. Le pupille da gatto erano un aggroviglio di fulmini violenti e impressionanti, veloci e irraggiungibili, che scaturivano in lei una serie di roventi brividi eccitanti. Il verde delle iridi aderiva e contornava perfettamente la crudele e tempestosa forma frastagliata e indefinita dei lampi distruttori e armoniosi imprigionati in un’espressione di pura estasi disegnata sul suo giovane viso arrossato. Le labbra bollenti di lui cominciarono a rallentare il loro movimento dolce e impetuoso, assettato e voglioso, e le mani attorcigliate sulle cosce l’abbandonarono delicatamente a terra.

“Mari… Marinette…” dal petto ancora nascosto dal costume nero di pelle si udirono alcuni sussurri simili a delle tenere fusa di un gatto. “Principessa…”

Gli occhi azzurri vellutati di lei si serrarono maliziosamente. “Dimmi, mio amato e premuroso cavaliere.”

Amato…?” Bisbigliò lui, appoggiando la fronte contro quella di lei.

Marinette non rispose, ma al posto delle parole sorrise timidamente e si morse violentemente il labbro inferiore. 

“Mia principessa…” le accarezzò dolcemente una guancia. “Dunque è questa… tutta la verità.”

La ragazza annuì e si cinse in avanti per lasciargli un morbido bacio accanto alla bocca. Abbassò lo sguardo e, sotto i loro occhi ancora appannati e scossi, congiunse perfettamente le loro dita. “Vuoi…” alzò nuovamente il volto su di lui, nascondendo a mala pena un’espressione divertita e speranzosa. “Vuoi ancora quel croissant?”

Chat Noir ridacchiò sinceramente, facendo risuonare per tutto il balcone illuminato la sua simpatica e allegra risata. “Mh, te lo ricordi? Dopo tutto questo tempo?” serrò scaltramente lo sguardo per guardarla di sottecchi. “Come potrei mai rifiutare una tale offerta?” Si leccò spensieratamente e spudoratamente le labbra, mentre la sua coda si attorcigliava gioiosamente attorno alla vita della ragazza per abbracciarla.

Marinette raccolse rapidamente il volto del ragazzo tra le sue mani per baciarlo nuovamente con maggior intensità e trasporto, facendo serrare la nera coda sul suo bacino e raddrizzare inaspettatamente in alto le orecchie da gatto. Chat Noir rispose subito al bacio inatteso, facendo incontrare un’altra volta le loro lingue affamate e roventi, ma quando le sue dita affilate si sollevarono in aria per trasportarla delicatamente contro il muro e continuare la loro piacevole, passionale e intima verità, Marinette rubò una sua mano e lo condusse serenamente verso l’entrata che conduceva alla sua camera da letto. “Entri solo per il croissant” gli spiegò diligentemente. “Non farti strane idee.”

“Hey!” Il tono del ragazzo si abbassò bruscamente. “Io sono un bravo gattino.”

Lei inarcò simpaticamente un sopracciglio. “Certo…” rispose con voce maliziosa.

Chat Noir si buttò in avanti e cominciò a grattarle scherzosamente la pancia e il collo per farle il solletico. A quanto pare la sua tecnica funzionò, poiché Marinette non riuscì a trattenersi per molto, soprattutto quando le agili unghie del ragazzo si insinuarono pericolosamente sotto le sue ascelle, facendola ridere allegramente e spontaneamente, mentre la nera coda di Chat Noir apriva abilmente la botola quadrata per garantire a loro il libero accesso verso l’interno della casa.

 

Spazio Autrice:

Salve a tutti!🌻 

Sono di nuovo qui, seguendo un altro prompt del MariChat May 2021 proposto su Tumblr. Questa volta ho voluto seguire il tema “Singing” e ho pensato di far ballare e cantare i due protagonisti nella bellezza architettonica e artistica di Notre-Dame. 

La canzone che cantano insieme è “Talking to the moon” di Bruno Mars: lenta e romantica; anche nostalgica e lontana, ma ho cercato di lasciare giusto qualche sfumatura di nostalgia per dar maggiore rilievo al romanticismo e alla dolcezza del gesto.

Vi ringrazio sinceramente dal profondo del mio cuore per ogni parola di incoraggiamento e di completo apprezzamento che mi avete scritto nei giorni precedenti.❤️ All’inizio “Gli Occhi Non Mentono” non aveva un seguito e vi confesso che non era assolutamente nei miei piani di scriverne uno, ma la richiesta è stata diversa e abbastanza diretta e io mi sono lasciata tentare! Lol Avevo già in testa cosa poteva accadere e allora l’ho messo per iscritto. Spero con tutto il cuore che vi sia piaciuto e che sia riuscita a farvi questa piccola sorpresa con questo imprevisto continuo. Forse non sarà all’altezza della prima parte, ma spero che anche questa vi abbia lasciato almeno un po’ di serenità e di spensieratezza. 

Se vorrete scrivermi dei commenti, quali essi siano, sarò più che ben felice di rispondervi! Grazie di aver dedicato del tempo alla mia storia e di aver riposto un po’ della vostra fiducia in me.❤️

Siete tantissimi e mi avete reso davvero contenta! ❤️

Baci,

jomonet

   
 
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