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Autore: MrStank    30/05/2021    0 recensioni
Loki ha trascorso del tempo fantastico con Stephen Strange ma, essendo Loki, ha rovinato tutto. Non potendo lasciar perdere, trova un modo per sistemare le cose.
Una specie di fix-it di “Far away from here and closer to somewhere else” che non ha assolutamente bisogno di essere aggiustata perché è splendida e bellissima ma è così triste e c'è chi non può fare a meno di volere che siano felici, gli idioti.
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Si tratta della traduzione di "Peace Offering" di KinkyPlotBunny.
La storia, presente in originale su AO3, è pubblicata con il permesso dell'autrice.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Doctor Stephen Strange, Loki
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Buonasera!
Riporto in testa i tag inseriti dall'autrice su AO3: Magic, Romance, Loki being an idiot, Loki fixing things.

La parte in corsivo è parte del lavoro originale. Trattatela come un “previously on”, ma in realtà penso che dovreste leggerlo tutto.
Non sono sicura che sia assolutamente necessario per capire la storia, ma è così bella!
Buona lettura ❤

 

I due si guardarono. La vista di Loki continuava a sfocarsi ai bordi, ma si concentrò su Strange, Strange con la sua maglietta e i suoi jeans, dall'aspetto così umano. Terribilmente umano. Resta, sussurrò una voce traditrice nella sua mente. Era una voce che lo avrebbe fatto spostare sulla cuccetta e allungare un braccio. Un invito. Un riconoscimento.

Impossibile. Loki chiuse gli occhi e si girò su un fianco, rivolto verso la paratia. «Addio», disse, sapendo di sembrare pietoso. Aveva ufficialmente raggiunto la fase in cui si chiedeva perché avesse mai toccato dell'alcol in tutta la sua vita.

«Grazie per la cena», disse Strange.

«Di niente».

«Grazie per…» ma Strange si interruppe.

«Strange». La testa di Loki cominciava a far male. «Addio».

Ci fu silenzio, poi il suono di un portale, che sputò, sibilò e si chiuse.

La verità. La verità poteva andare all'inferno.

Loki sperava di non ricordare nulla di tutto quello al mattino.
 

 

Loki si ricordava fottutamente tutto al mattino. Ogni singolo momento.

Le loro facili battute mentre si ubriacavano sempre di più insieme.

La bocca di Strange sulla bottiglia. La vista del suo stomaco mentre si stirava.

Strange che gli spiegava cosa fosse una Molotov Cocktail e quanto gli piacesse l'idea.

Quel gioco stupido e nauseante. La verità. Beh, obbligo o verità, ma la parte terrificante era stata ovviamente la verità. Era stato terrificante perché Loki era così ubriaco che la verità era sembrata una cosa buona. Qualcosa che avrebbe potuto fare davvero. Dire. Parlare. Qualunque cosa. Avrebbe voluto essere onesto con Strange. La... speranza sul volto dell'altro uomo mentre aspettava che Loki facesse una domanda. Sembrava così ridicolmente aperto e vulnerabile, come se avesse voluto davvero andare fino in fondo e dire a Loki la verità.

Loki ingoiò l'amaro sapore che aveva in bocca e il suo mal di testa tornò a farsi sentire.

Le domande su cui Loki aveva riflettuto. Dei e mostri. Meno male che gli era rimasto un briciolo di buon senso. Per un attimo non riuscì a ricordare se avesse chiesto di uno di loro. Panico. No. Nonononono. Non l'aveva fatto. No. Aveva davvero fatto a Stephen Strange una domanda casuale e senza senso su Wong.

Lo stomaco di Loki ebbe un crampo mentre ricordava il momento. Come qualcosa fosse morto negli occhi di Strange. Come la notte era andata a Hel da quell'istante. La preoccupazione e la gentilezza di Strange, che gli erano sembrate sbagliate, così sbagliate, perché non le meritava. Non le aveva mai meritate, in primo luogo. Aveva finalmente perso ogni diritto su di esse quando aveva fatto quella domanda da codardo quale era, invece di una qualsiasi delle altre che erano passate per la testa.

E Loki perse la lotta per la compostezza quando si ricordò di aver praticamente buttato fuori Strange. Quindi, che importanza aveva la presenza di lacrime nella sua gola e che importanza aveva che arrivassero ai suoi occhi e al suo viso? Che importanza aveva il fatto che stesse piangendo perché aveva freddo, era infelice, aveva i postumi di una sbornia, ed era fottutamente solo, e tutto dannatamente per colpa sua?

 

Loki era tornato a New Asgard tutto intero. Non voglio che ti schianti nell'oceano e non sia più visto. Avrebbero potuto quelle maledette lacrime rimanere finalmente nella sua gola, grazie tante? Fece un respiro. Poi un altro. Controllò il suo aspetto. Abbastanza buono per la gente della strada. Probabilmente non abbastanza buono per Thor. Così incantò un velo per mascherare la sua tristezza e la sua stanchezza. Thor sarebbe stato facilmente in grado di capire i postumi di una sbornia, ma era così insolito per Loki che suo fratello avrebbe fatto domande. Che era l'ultima cosa di cui aveva bisogno.

 

Loki si seppellì nei suoi libri. Gli era servito così tanto tempo e impegno per creare qualcosa che potesse anche solo lontanamente giustificare la parola biblioteca, eppure era pietosa in confronto a quella di Asgard. Ma d'altronde, tutto era pietoso in confronto ad Asgard... Si tirò fuori dai suoi pensieri cupi quando sentì qualcosa strattonargli un angolo della mente. Fissò il passaggio che aveva appena letto. Poi lo rilesse. E poi saltò su e prese un secondo libro dallo scaffale, un tomo in realtà più che un libro, e trovò la pagina che aveva appena ricordato. Portava a un altro tomo e poi a un altro ancora. Lavorò freneticamente, con pile di libri che crescevano, venivano scartate e crescevano di nuovo e a un certo punto, nel primo mattino, si sedette e fece un bel respiro. Gli sembrò di averlo trattenuto per ore.

Per le Norne. Questo avrebbe potuto funzionare davvero. Era irrequieto, ma anche completamente esausto e sapeva che non sarebbe riuscito a fare nulla, certamente non un incantesimo complesso, nello stato in cui era. Aveva bisogno di riposo.

Loki passò settimane a lavorare sull'incantesimo. E poi si mise a cercare il modo di testarlo. Continuava ad andare male. Fu pronto ad abbandonare il progetto più di una volta, ma non appena pensava di rinunciare, qualcosa di nuovo affiorava nella sua mente durante le prime ore del giorno, o a tarda notte, o anche durante il pranzo con Thor. La sua mente era incapace di lasciar perdere e quando immaginava il possibile risultato si ritrovava a sorridere. Ogni volta. E poi, un pomeriggio, funzionò. Provò ancora, e ancora, per essere sicuro. Era così. Ce l'aveva fatta. Sorridendo a sé stesso, roteò le spalle. Sì. Era il caso che avvenisse uno di quegli incontri casuali in cui lui e Stephen Strange erano diventati così bravi.

 

 

Strange fu più difficile da trovare di quanto Loki avesse immaginato. Non era in nessuno dei Sanctorum e non era a Kamar-Taj. Loki lo trovò finalmente a Potsdam, in Germania, dove lo Stregone Supremo aveva appena rimandato nella loro dimensione un piccolo esercito di polipi incandescenti che respiravano ossigeno. Strange chiuse il portale attraverso il quale erano scomparsi e guardò Loki.

«Cosa ci fai qui?» chiese neutro, piatto. Non aveva nemmeno il fiato corto.

«Penso di aver trovato qualcosa, Strange. Un modo per sistemare le tue mani».

Loki trattenne il respiro. Suonava terribilmente ottuso, ora che l'aveva detto ad alta voce. Non era mai sembrato così ottuso quando si era esercitato... i suoi palmi erano sudati e lui fece sparire discretamente l'umidità in un'altra dimensione. Sarebbe stato divertente se fosse finito nello stesso posto in cui Strange aveva mandato... comunque.

Strange irrigidì le spalle.

«Le mie mani non sono affari tuoi».

Cosa? Ma... Loki prese un respiro, tenendo deliberatamente a freno la sua collera.

«Pensaci! E se tu potessi recuperare la tua forza. La coordinazione. Le capacità motorie fini. E se...» La voce di Loki divenne morbida, «...il tremore si fermasse».

La mascella di Strange si serrò.

«Hai detto di non essere un guaritore».

«Non lo sono, è vero. Ed è per questo che non ci avevo mai pensato prima. Comunque non è tecnicamente un incantesimo di guarigione. Più che altro sono strati complessi di diversi tipi di incantesimi. Noi - infonderemo le tue mani con diversi tipi di energia. Ossa, muscoli, tendini, tessuti, hanno tutti bisogno di un diverso tipo di - le ripareremo, in mancanza di una parola migliore. Ma potrebbe funzionare».

Strange continuava a non guardarlo.

«E tu cosa ci guadagni?» 

Questo... fece male. Loki fece un altro respiro e alzò il mento.

«Voglio dimostrare di essere in grado di farlo. Che ho ragione».

 

Strange non disse nulla, ma aprì un portale e li teletrasportò nel Sanctum di New York. Si sedette su una poltrona, lasciando uscire un piccolo sospiro, fece segno a Loki di sedersi anche lui, e poi disse:

«Allora, supponiamo di farlo. Dove sta la fregatura?«

Loki aveva sperato che quella particolare discussione sarebbe avvenuta in un secondo momento, ma ovviamente Strange doveva andare dritto al punto. Loki si morse il labbro.

«Non sarà permanente. Dovremmo farlo di nuovo quando sentirai l'effetto svanire».

Strange sbuffò una risata.

«Allora è questo che ci guadagni. Vuoi che torni strisciando da te a implorare il tuo generoso aiuto ogni volta che comincio a perdere quello che mi hai dato».

E questo fece ancora più male. Ci volle tutta la forza di volontà di Loki per rimanere calmo.

«Non dovrei essere necessariamente io», disse con voce neutra. «Wong o Scarlet Witch, sarebbero probabilmente in grado di aiutarti. Posso insegnarglielo. O io posso insegnarlo a te e tu a loro».

Strange fissò Loki.

«Vuoi davvero aiutarmi».

«Non dovresti suonare così sorpreso».

«È solo che...» sospirò Stephen. «Sei difficile da... comprendere. Il che probabilmente è intenzionale. Quindi non ti sto dicendo niente che non sai».

Quando Loki non rispose, Strange si chinò un po' più vicino.

«Al tempo, a Hong Kong, pensavo...» Sospirò nuovamente. «Ma poi mi hai buttato fuori e non ti ho visto per sei mesi».

«È un incantesimo complicato. Ci è voluto del tempo».

Strange aprì la bocca ma non parlò per qualche secondo. E poi disse:

«Non l'hai trovato per caso. L'hai fatto sembrare come se ci fossi inciampato casualmente, ma non è vero. Sei andato deliberatamente a cercarlo. Hai passato mesi a lavorare su un incantesimo per sistemare le mie mani!»

«Beh, sì, ma visto che hai detto chiaramente che non lo vuoi, potrei anche trovarmi un nuovo hobby».

Strange chiuse gli occhi per un momento.

«Certo che lo voglio. Se c'è anche la minima possibilità che possa funzionare - e conoscendoti, funzionerà - dovrei essere un idiota a non volerlo. Mi dispiace per la mia reazione iniziale, Loki. È stata ingiusta e non necessaria».

Questo fece... bene.

«Scuse accettate», disse Loki, con tutta una serie di emozioni che gli attraversarono l'anima, specialmente quando finalmente si rese conto che Strange lo aveva lodato, casualmente, come se fosse una conoscenza comune che lo stregone umano aveva semplicemente menzionato di sfuggita. Quello fece ancora meglio.

Strange si schiarì la gola.

«Allora. Come procediamo?» 

Loki si ricompose. All'improvviso era nervoso. Era importante. Doveva funzionare.

«Fondiamo il mio seidr con la tua magia. Scusami, c'è un termine diverso che preferisci?»

«Al posto di magia?» 

«Sì».

«No. Magia va bene».

«D'accordo. Allora, ho bisogno che ti concentri. Medita, se vuoi. Poi dammi accesso al tuo nucleo».

«Whoa aspetta, cosa?» 

«La tua essenza. Nucleo. Anima. Mente. È difficile dargli un nome. Io farò lo stesso. Poi troveremo un modo per fondere i nostri poteri. Intrecciarli insieme. Ed infine eseguirò gli incantesimi».

«Li hai con te?» 

Loki sorrise.

«È tutto nel mio cervello. L'ho memorizzato perché non avevo voglia di portarmi dietro tutti quei tomi».

Anche Strange iniziò a sorridere.

«Non riesco ancora a credere che tu abbia fatto tutto questo. Per me».

Loki fece semplicemente spallucce, ma c'era un calore nello stomaco che prima non c'era stato. Gli ricordava di quando aveva bevuto con Strange a Hong Kong...

«Quindi», disse Strange con un sorriso, «dobbiamo tenerci per mano per farlo?» 

Loki fu molto tentato di dire di sì, ma scosse la testa.

«No. La connessione fisica non ha importanza. Come ho detto, ho bisogno che tu ti concentri e stia aperto. E poi dovrai solo fidarti di me».

«Ok. Fammi strada», disse Strange, chiudendo gli occhi e appoggiando le mani sulle cosce.

 

Non funzionò. Strange aprì gli occhi.

«Qual è il problema? Cosa abbiamo sbagliato? I singoli incantesimi non sono compatibili?».

«No, in precedenza hanno funzionato bene. Li ho testati».

Sembrava un po’ più sulla difensiva dello stretto necessario, perché Loki sapeva esattamente il motivo per cui non stava funzionando. Si stava trattenendo. Non l'aveva mai fatto quando si era esercitato, perché avrebbe dovuto. Era stato da solo. Ma ora si stava proteggendo. Dando solo quello che pensava fosse necessario per alimentare gli incantesimi. Ovviamente non era abbastanza. Il che era spaventoso. Si sedette un po’ più dritto. D’accordo allora... questo era importante.

«Ancora», disse Loki e Strange annuì chiudendo di nuovo gli occhi.

 

«Porca di quella puttana!» 

Strange sussultò indietro, strappando il loro legame.

«Mi... dispiace. Mi dispiace. Dammi un momento, per favore».

Loki si accigliò. Strange sembrava pallido in modo allarmante.

«Stai bene?» gli chiese Loki.

«Il tuo... seidr è terrificante. Affascinante. Impressionante. Voglio dire - sei un dio, dopo tutto, quindi avrei dovuto aspettarmi qualcosa del genere, ma…» 

«Non sono davvero un dio, Strange».

«Ma sei molto più potente di me. La mia magia è un'abilità, un mestiere. La tua è... puro potere. Parte di te. E' come se potessi sentire... te. Chi sei». Lasciò uscire un respiro. «Wow».

Quello era un territorio pericoloso e non aveva niente a che fare con l'esecuzione di una combinazione impegnativa di incantesimi. Loki roteò le spalle.

«Vogliamo riprovare?» 

Ma Strange si limitò a guardarlo. Lo studiava, come se stesse cercando di capirlo. Era estremamente inquietante.

«Strange! Di nuovo?» 

Strange strinse gli occhi e Loki si sentì improvvisamente come un paziente esaminato da un medico. Duh.

«Di solito sei così bravo a tenere le persone a distanza», osservò Strange e Loki ebbe un tuffo al cuore.

Avrebbe dovuto sapere che il sensibile e perspicace Stephen Strange sarebbe stato in grado di rilevare più di quanto avrebbe dovuto. Certo che l'avrebbe fatto. Loki sollevò il mento.

«Spingendoli via, vuoi dire».

«Beh, sì, credo... Cioè, ce ne sono alcuni che si lasciano avvicinare un po' di più prima di farlo, ma a un certo punto succede sempre. Tutti i bordi taglienti…» 

Loki non era del tutto sicuro di cosa volesse dire l'ultima parte, ma toccava scomodamente da vicino. Fece un respiro profondo e mise tutta l'autorità possibile nella sua voce.

«Proveremo di nuovo. Ora che sai cosa aspettarti puoi adattarti. Questa volta funzionerà«.

 

E così fu. Proprio come Loki aveva immaginato. I loro poteri si fusero, si intrecciarono e quando lui mormorò il primo incantesimo, poté sentirlo prendere vita, infuso della loro energia combinata. Strange prese un respiro tra i denti, ma non c'era nulla che indicasse che stesse soffrendo, né alcun altro tipo di problema. Loki pensò di interrompere l'incantesimo, ma quando il loro legame rimase forte e stabile, iniziò a pronunciare lo strato successivo di incantesimi. E un altro ancora in cima. Poteva sentire l'energia dei singoli incantesimi fluire verso le strutture indicate. Era una cosa bellissima e il suo petto si gonfiò di un orgoglio che raramente aveva provato prima. Era una cosa buona. Era giusto. E non aveva assolutamente nulla a che fare con il dimostrare di essere in grado di farlo.

A un certo punto ci fu qualcosa che sembrava una resistenza, Loki si fermò e aspettò che Strange rompesse il legame, ma questi non lo fece. Loki avrebbe voluto chiedere se Strange stesse bene, ma tenere insieme tutti quei diversi incantesimi richiedeva tutta la sua capacità mentale. E poi, semplicemente sapeva che Strange stava bene, così puro e immediato come se fosse la sua stessa emozione. Quasi lasciò cadere ciò che aveva costruito. Loki trasse un respiro profondo. Ancora uno. Un altro strato e Strange sarebbe stato in grado di capire se stava funzionando. Aggiunse con cura l'ultimo incantesimo e poi si ritirò, al ritmo più lento possibile, per dare a Strange il tempo di reagire. E Strange lo fece. Conclusero l'incantesimo all'unisono e poi Strange aprì gli occhi e si fissò le mani. Le strofinò, intrecciò le dita, aprì e chiuse i pugni, ancora e ancora, e sul suo volto apparì un'espressione di gioia totale.

Loki sorrise alla vista.

«Ce l'abbiamo fatta», mormorò Strange sembrando completamente sopraffatto. Come se fosse stato assolutamente sicuro che sarebbe stato impossibile. O piuttosto come se non si fosse permesso di sperare. Alzò lo sguardo.

«Ce l'hai fatta. Hai davvero sistemato le mie mani. Anche... guarda qui. Neanche più le cicatrici!»

«È che... mi dispiace, avrei dovuto chiedertelo prima».

«Huh?» 

«Non avere più le cicatrici, ti va... bene?» 

Strange gli sorrise, così ampiamente e così pieno di gioia che Loki non seppe bene cosa farci. Era un sorriso davvero, davvero bello... in realtà Loki sapeva benissimo cosa avrebbe voluto farne.

«Sei fantastico, Loki. Grazie. Non ho nemmeno le parole per dirti quanto ti sono grato».

Loki deglutì. Le parole non sarebbero state necessarie, in realtà... deglutì di nuovo, sperando che la voce non gli mancasse. Si alzò.

«Sono contento che abbia funzionato. Fammi sapere quando l'effetto inizia a svanire. Dovrebbe essere relativamente facile rinnovarlo, se lo facciamo in tempo».

Anche Strange si alzò, allungando la mano.

«Sarà fatto. E... grazie. Di nuovo».

Loki la strinse.

«Non c'è di che».

Loki guardò Strange per un momento, poi si voltò verso la porta. Avrebbe dovuto essere felice. Aveva funzionato. Strange era felice. E grato. E tuttavia... camminava un po' più lentamente del solito, sperando che Strange lo richiamasse. Non lo fece. D'accordo, allora.

«Loki!»

Grazie alle Norne. Si sforzò di tornare indietro lentamente.

«Hm?» 

«Per quanto tempo? Voglio dire, quando pensi che l'effetto possa iniziare a svanire?».

Davvero? Loki sbuffò e si voltò di nuovo indietro.

«Non lo so. Non sono una strega».

«Come scusa?» 

Si voltò ancora una volta, a braccia aperte.

«Non posso vedere il futuro. Oh, aspetta, tu puoi».

E Strange crollò.

«Per favore, non farlo. Non fare così».

«Così come?» 

«Freddo. Amaro. Io... Io non so mai…» 

Strange si passò una mano tra i capelli.

«Tu continui a farlo. Allontanarmi... allontanare la gente. Facendo finta di non aver bisogno di nessuno. E poi a volte giurerei che non lo pensi davvero. Come se stessi solo mettendo alla prova... Ma come fa un ragazzo a sapere quando dici sul serio e quando no?» 

A Loki cadde il fondo dello stomaco. Quello era il momento. Quella era la sua sola e unica possibilità di... di fare cosa, in realtà?

Sorrise, ma risultò triste e doloroso sul suo volto. Senza gioia. Aprì la bocca ed era la prima volta in vita sua che lo faceva senza aver preparato una battuta ben raffinata. Quello che uscì, basso e quasi senza fiato, fu la cosa più terrificante che avesse mai detto:

«Non dico mai sul serio - con te, cioè. Non dico mai sul serio quando ci sei tu».

Ecco. L'aveva detto. Da un momento all'altro Strange avrebbe riso di lui, avrebbe fatto una battuta, avrebbe fatto spallucce. E avrebbe fatto male come Hel. Loki irrigidì le spalle e rafforzò la sua posizione per incassare il colpo come un uomo. Strange rimase in piedi, radicato sul posto, a fissarlo. La sua gola si muoveva come se stesse cercando di inghiottire ma non ci riuscisse. E poi colmò la distanza e allungò le mani, sicure e ferme, cingendo il volto di Loki, e la sensazione fu incredibile, irreale, come se l'universo stesse commettendo un errore, cosa che l'universo non faceva mai, e...

«Sei un idiota», gli disse Strange, guardandolo dritto negli occhi. «Sei la persona più intelligente che io conosca e sei un idiota». 

E mentre Loki ricambiava lo sguardo, Stephen Strange iniziò a sorridere e Loki non poté fare a meno di ricambiare il sorriso.

«Posso baciarti, per favore?» chiese Stephen e Loki annuì e basta, perché nessuna delle cose che stava cercando di dire aveva improvvisamente un senso nella sua testa. E Stephen si chinò e lo baciò, le labbra morbide e gentili ancora incurvate in quel suo bellissimo sorriso e poi Stephen ruppe il bacio per ripetere ‘idiota’ contro la bocca di Loki, pieno di affetto, per poi riprendere a baciarlo.

«Ho preso in considerazione l'idea di rompere le mani a qualcuno per testare l'incantesimo, ma ho pensato che tu non avresti approvato un tale 'approccio, quindi non l'ho fatto», sbottò Loki quando finalmente smisero di baciarsi e Stephen rise di gusto e attirandolo in un abbraccio.

«Ottima scelta, Loki. Ben fatto. Sono orgoglioso di te».

Non sarebbe dovuto essere così bello come era stato. Sapeva che era una battuta e che da un momento all'altro gli sarebbe venuta in mente una risposta intelligente. Presto. Un giorno. O forse... forse no. Forse sarebbe rimasto dov'era e avrebbe tenuto lo Stregone Supremo della Terra stretto al petto, sentendo la sua forte presa intorno alla vita, e sarebbe stato felice. Sì. Forse avrebbe fatto così.


Prima di tutto un ringraziamento a KinkyPlotBunny per avermi dato il permesso di tradurre questa fic.

Faccio parte anch'io della schiera di coloro che avrebbe voluto vederli felici, non me ne vergogno.
Se voleste lasciare un commento a me o direttamente all'autrice (https://archiveofourown.org/works/28717341) sarebbe davvero apprezzato.
A presto❤

   
 
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