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Autore: GoldenRing    04/06/2021    5 recensioni
Midoriya ora però sorrideva, ignorando consapevolmente la richiesta implicita di Kirishima. Non aveva proprio voglia di essere coscienzioso quella sera. Se Bakugo avesse cercato una rissa gli avrebbe dato ciò che voleva. Anche se avesse dovuto cogliere al volo questo pretesto per litigare.
[...]
"Dio Kacchan, ma cosa vuoi?" Soffiò il più piccolo con un tono di voce rauco ed esasperato.
"Parlarti"
Izuku sollevò le sopracciglia. La sua espressione sorpresa aleggiava per tutta la strada. Gli occhi verdi scrutavano l'amico cercando di capire quanta serietà ci fosse dietro quelle parole.
"Non ho voglia di parlare… soprattutto con te” La neve aveva ripreso a cadere soffice a terra. “Sei la persona con cui non vorrei parlare in assoluto." Midoriya prese a camminare dandogli le spalle e allontanandosi sempre di più.
"Il ragazzo sul tetto, due giorni fa. È per questo che sei così?" Il silenzio e l’improvvisa immobilità di Izuku costrinsero Bakugo a continuare. "Non puoi salvare tutti, Deku. Questo lo sai. Non è la prima volta che non riesci a salvare qualcuno"
"Sei venuto fin qua per rinfacciarmelo?" si girò completamente. Gli occhi gli brillavano di rabbia e delusione.
[Pro hero future] [angst]
Genere: Angst, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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"Potrei avere una bottiglia di sakè?"
 
Izuku Midoriya era entrato da poco in quella che era sicuramente la sala più ampia e lussuosa del ristorante. L'aria calda lo avvolse completamente e per il piacere un flebile sospiro uscì dalle sue labbra.
 
Il cameriere lo riconobbe subito ma per la politica ristretta del ristorante non poté chiedergli né l'autografo né una foto insieme. Quindi, ciò che fece fu annuire percettibilmente e prendergli il cappotto.
Per lui era già abbastanza poter toccare la mano del suo idolo per dargli il biglietto della cabina armadio.
 
"La porti a quel tavolo accanto alla finestra"
 
"Certo" rispose sorridendo alla richiesta del Pro hero. Come se non avesse visto quel tavolo in fondo alla sala, accanto alla finestra.
 
"Mia moglie non mi crederà stasera" sussurrò eccitato incamminandosi verso la cucina.
 
Ancora prima di sedersi al tavolo dove c'erano i suoi ex compagni di classe, ora pro hero affermati, Midoriya rilassò i muscoli cercando di alleggerire la tensione che martellava le sue spalle. I ragazzi avevano deciso di riunirsi per una rimpatriata quella sera circa due mesi prima.
 
L'idea era stata frutto di incontri casuali durante casi nazionali e di tutti quegli inviti per una ciotola di ramen detti tra un turno e l'altro. Midoriya aveva anche risposto annuendo di fretta, sorridendo con la consapevolezza, però, di chi sapeva che erano cose solite dirsi in quei casi e che nessuno mai organizzava veramente.
 
Ma ovviamente si sbagliava.
 
Si incamminò controvoglia e lentamente studiandoli ancora un po' da lontano, tentato di fare dietrofront e di uscire dalla porta da cui era entrato. Infondo, nessuno ancora lo aveva visto.
 
La tavola era enorme, lunga quasi metà della sala. Era più appartata, nascosta dai restanti tavoli da alcune piante rigogliose per garantire la privacy richiesta. La finestra si allungava su tutta la parete mostrando dall'alto le luci e il traffico del centro città. Tutti sembravano divertirsi e chiacchierare animatamente su un qualcosa che Izuku non aveva sentito.
 
Tuttavia, il pensiero della telefonata chilometrica di Uraraka in cui lo pregava di farsi coprire per il turno di quella sera gli ricordò che non aveva scuse e che avrebbe dovuto subire quelle due ore di vecchi ricordi e domande di circostanza.
 
"Deku-kun" esplose di gioia Uraraka appena lo vide. Con la mano le indicò uno dei due posti vuoti accanto a lei. Sull'altra sedia, quella a capotavola, era già appoggiata una giacca. "Sei arrivato finalmente".
 
"Buonasera a tutti" salutò cortesemente spostandosi una ciocca scura dalla fronte e abbozzando un sorriso "Scusate il ritardo".
 
"Midoriya-san" ricambiò Yaoyorozu dall'altra parte del tavolo. Aveva i capelli raccolti in una lunga coda, un vestito rosso sicuramente troppo elegante per l'occasione. "Non preoccuparti l'importante è che sei arrivato"
 
"Midoriya" Todoroki era proprio di fronte ad Uraraka con un bicchiere di vino tra le mani. L'espressione stoica spezzata solo da un piccolo sorriso quando i suoi occhi eterocromatici si posarono sulla sua figura.
 
Si tolse la giacca gettandola sullo schienale della propria sedia. Vi si accasciò di peso lasciandosi sfuggire un gemito di sollievo.
 
"Stacchi ora dal turno?" gli aveva chiesto Kirishima mentre il cameriere iniziava a prendere alcuni ordini.
 
"Per me soba fredda" Todoroki non lesse neanche il menù.
 
"Si" si rivolse a Red Riot " Esco da ben 12 ore di turno. Ora ho solo dato disponibilità per le emergenze". Izuku si posizionò meglio sulla sedia, accavallando le gambe.
 
"Oh capisco" soffiò Uraraka avvicinandosi alla faccia di Deku "quindi una serata per staccare ci sta proprio bene".
Alcuni ciuffi di capelli le cadevano dolcemente sul viso “è da tanto che non ci vediamo”.
 
"Si, hai avuto proprio una bella idea ad organizzare tutto" mentì notando la sincerità negli occhi dell'amica.
 
"Oh, non è stata solo una mia idea. Tutte le ragazze hanno aiutato"
Un leggero rossore colorò le sue guance, poi si allontanò per continuare la discussione con Tsuyu-chan.
 
Izuku approfittò del silenzio per posizionare il cellulare dell'agenzia accanto al piatto, quello riservato per i casi di massima urgenza, per paura di non sentirlo tra tutta quella confusione. Prese poi il menù lasciato accanto alla lampada che illuminava soffusamente quella parte di tavolo.
Lo sfogliò svogliato dando un'occhiata ai titoli dei piatti leggendoli senza, però, prestarci troppa attenzione.
 
Quando, infatti, gli venne chiesto cosa volesse ordinare con un tono molto secco e deciso rispose "Quello che consiglia lo chef, grazie"
 
Ora come ora, gli andava bene qualsiasi cosa commestibile diversa dal katsudon. Il cameriere annuì scrivendo sul suo taccuino in pelle per poi passare avanti.
 
"Iida-kun a te invece come va? So che prenderai in mano le redini dell'agenzia di tuo fratello" chiese Sero dall'altra parte della tavola.
 
"Per Bakugo, ordino io!" Kirishima lesse a voce alta tenendo l'indice sul menù "degli Spicy tuna rolls*" sorrise al cameriere consapevole dell'orribile pronuncia. Bevve dal suo bicchiere e ritornò a parlare fitto fitto con Denki alla sua sinistra.
 
"Sì, sarà un po' difficile all'inizio ma penso di aver già iniziato con il piede giusto" prese a parlare Iida gesticolando "c'è molto da fare e da migliorare. Per prima cosa, io devo migliorare" sibilò infine aggiustandosi gli occhiali sulla punta del naso.
 
Oddio, ecco che si incomincia. Cosa avrebbe dovuto dire? Plus ultra?
 
Midoriya si morse l'interno guancia pentendosi leggermente per quello che aveva pensato e, per quella che era la terza volta in venti minuti, sospirò, non riuscendo, però, a scrollarsi da dosso quella strana pesantezza sopra lo sterno. Aveva bisogno di bere, preferibilmente un alcolico molto forte.
 
Tipo il sakè che aveva ordinato.
 
Si versò dell'acqua perdendosi nel guardare il fondo del bicchiere. Piccoli flash di ricordi recenti gli davano il tormento.
 
"Che senso ha una vita così Deku?" un bambino dai capelli biondi lo stava fissando. Gli occhi rabbiosi piangevano la sua decisione.
"Se mi butto non mancherò a nessuno"
 
Il vociare del proprio e del tavolo accanto era di troppi decibel sopra la norma sopportabile per il suo mal di testa. I ricordi e i rumori contribuivano a rendere impossibile anche solo riaprire gli occhi che inconsciamente aveva chiuso.
 
"Te invece Kaminari?" domandò qualcuno dall'altra parte della tavola. "Ho saputo che ci sono grandi novità". Izuku alzò gli occhi distrattamente.
 
"Si, volevo dirlo una volta che ci saremmo stati tutti e, ora che è arrivato anche Midoriya, penso sia una buona idea" Denki si asciugò i palmi delle mani sudate sui pantaloni. "Io, Bakugo e Kirishima abbiamo intenzione di aprire una nostra agenzia" disse poi fiero e con il fiatone.
 
"Wow congratulazioni" urlò Mina stringendo il biondo e il rosso in una morsa stretta. "Guarda come sono cresciuti i miei ragazzi".
 
"Che bella notizia" Hagakure strattonò la sciarpa maculata di Mina per abbracciare anche lei gli amici.
 
"Ci vuole un brindisi per festeggiare questa notizia" Iida aveva già in alto il suo bicchiere di vino.
 
"Aspettiamo che arrivi anche Bakugo".
 
Midoriya, dopo essersi congratulato, si estraniò dai festeggiamenti per i successivi dieci minuti. Lo sguardo persistente di Yaoyorozu gli perforava la testa neanche avesse una mitragliatrice al posto degli occhi.
 
"Ovviamente qualsiasi collaborazione con voi ragazzi è ben accetta" il tono di voce di Kaminari trasudava eccitazione "ovviamente anche quella impossibile di Midoriya"
 
"Si, infatti. È tipo suuper difficile poter collaborare con la tua agenzia e con te. Sempre sul pezzo e sempre impegnato" rise senza cattive intenzioni Hagakure.
 
"Crac" acconsentì Tsuyu-chan.
 
"È quello che ci si aspetta da un eroe come Midoriya" brillò Aoyama.
 
Izuku sorrise incerto, teso nel non sapere come e cosa rispondere. "Certo... grazie"
 
"Dammi la mano, ci sono io ora. Ti tengo io" una goccia di sudore gli scivolò sulla tempia. La mano allungata protesa il più possibile verso il bambino.
"È quello che mi aspetterei da un eroe come lei Deku"
 
Quello che ci si aspetta da un eroe come lui?
 
Con il desiderio di trasformare l'acqua del bicchiere in sakè, manco fosse il nuovo Messia, Izuku non si accorse che nel frattempo una familiare chioma bionda gli si era avvicinata. O almeno non se ne accorse fino a quando non gli urlò contro.
 
"Non abbiamo bisogno di collaborazioni con te, nerd di merda." gli occhi di Bakugo erano completamente bianchi dalla rabbia.
 
"Spostati, non voglio averti accanto per tutta la fottuta durata di questa fottutissima cena" dalle mani fuoriuscirono piccole scintille. Come sempre, d'altronde, quando si incontravano.
"Oh Kacchaan dov'eri finito?" disse Kaminari forse un po' troppo brillo.
 
"Spostati" ripeté non ascoltando nessuno. La fronte corrugata e le vene pulsanti.
 
"Bakugo calmati, ci sono anche altre persone in questo locale e noi qui stiamo approfittando dell'occasione per festeggiare la nostra nuova agenzia" cercò di farlo ragionare Kirishima. Appoggiò le mani sulle spalle e sorrise agli altri commensali con l'intento di riassicurarli "Sarebbe un male se scoppiasse una lite, no?" gli sussurrò all'orecchio.
 
"Deku spostati" ordinò Bakugo serio.
Kirishima sospirò alzando il tovagliolo bianco verso i compagni in segno di resa.  Un leggera risata in risposta percorse tutto il tavolo. Era sempre così quando dovevano mangiare insieme. Deku non doveva sedersi mai accanto a Kacchan.
 
"È una regola tra di noi, un accordo fatto tempo fa" gli aveva detto quella volta Deku al liceo. Il rosso aveva anche provato a far cambiare idea a Katsuki ma non c'è stata ragione.
"Ci sono abituato, non preoccuparti" gli sbottò poi Midoriya in un tono che poco gli si addiceva stroncando la discussione sul nascere.
In un modo o nell'altro, Izuku si era sempre trovato lontano da Bakugo durante i pasti. Una volta accanto a Todoroki, un'altra accanto a Iida.
 
Midoriya ora però sorrideva, ignorando consapevolmente la richiesta implicita di Kirishima. Non aveva proprio voglia di essere coscienzioso quella sera. Se Bakugo avesse cercato una rissa gli avrebbe dato ciò che voleva. Anche se avesse dovuto cogliere al volo questo pretesto per litigare.
 
Appoggiò i gomiti sullo schienale della sedia, stiracchiandosi di poco la schiena, sicuro che quello che avrebbe detto da lì a dieci secondi sarebbe stato come gettare benzina sul fuoco.
 
 
"Deku per favore, sorrida verso le telecamere"

La folla che lo accerchiava lo stava letteralmente soffocando. A stento riusciva a respirare.
Una giornalista dal tacco vertiginoso e dalla minigonna sconsiderata lo stava spingendo sempre di più verso le telecamere. Era minuta, quasi invisibile ma dai suoi occhi traspariva chiaramente determinazione e ambizione. Nessuno le avrebbe tolto la possibilità di guadagnare un gossip o una notizia del tanto acclamato Number One hero Izuku Midoriya, di cui ogni giorno si sapeva sempre meno.
 
"Deku è riuscito a salvare un'intera nazione ma non la vita di un ragazzino."
 
Gli occhi verdi dell'eroe incontrarono quelli celesti della giornalista. Determinazione nel farlo scoppiare davanti alle telecamere di tutto il mondo, nel cogliere l’attimo in cui avrebbe perso la pazienza. Ma la giornalista non avrebbe avuto ciò che voleva, Izuku non ne aveva le forze.
 
"Cosa ne pensa di questa affermazione?"


In quel momento sentì un brivido percorrergli la schiena. Un magone in gola gli rendeva difficile ingoiare la saliva. Si sentiva strano, vuoto, incompleto. Stava sudando ma allo stesso tempo avrebbe voluto riscaldarsi dal freddo che sentiva all'altezza del petto. Voleva urlare ma le grida rimanevano intrappolate sotto pelle, incastonate come rocce.
 
"Deku è vero che questa era la scuola che lei frequentava prima della U.A.?"
"Non è la stessa frequentata anche da Ground Zero?"
 
Immobile come se fosse ingessato da capo a piedi, Izuku fu inondato dai ricordi. Il petto gli faceva male, il cuore pompava il sangue troppo velocemente, lo sentiva esplodere nella cassa toracica. Stava sudando, sentiva le gambe come gelatina. Se fosse caduto non se ne sarebbe neanche accorto.
 
"Deku, stai tremando" Il sussurro chiaro di Mirio alle sue spalle sembrava troppo lontano. Si girò a guardarlo, non riuscendo a capire. Non aveva combattuto quella sera come poteva tremare? Mirio, però, guardava la sua mano. Gli catturò il polso con la sua cercando di fermare quei visibili tremori e lo strattonò via dai giornalisti.
 
"Doveva essere un salvataggio o sbaglio? Perché la vittima si è gettata lo stesso? Non è stato abbastanza veloce?"
 
"Deku non risponderà a nessuna domanda questa sera" urlò Mirio.
 
"Deku, non risponde?"
 
 
 
 "Se ti do così fastidio perché non ti sposti te?"
 
Il tono apparentemente calmo, rilassato. Gli occhi leggermente chiusi e la testa appoggiata sulla spalla. Sulle labbra quello stesso sorriso accecante che rivolgeva alle telecamere. Quello, grazie al quale, era stato definito da molti il simbolo della speranza.
Lo stesso che aveva mostrato neanche due giorni fa alle persone di tutto il Giappone.
 
"Guarda non penso che a Mineta dispiacerebbe se prendessi il suo posto" lo stuzzicò.
 
Bakugo sembrava essere stato preso in contropiede, Izuku guardandolo alzò un sopracciglio. Sulla sua faccia dipinta la chiara rappresentazione di un interrogativo: non capisci?
 
Continuó, sicuro che se prima avesse gettato benzina sul fuoco ora stava ballando sui coglioni di Bakugo. Ma a lui andava bene così. Oppure non ricordi?
 
"Lì, proprio lì, lo vedi Kacchan?" indicò con l'indice il posto a capotavola vicino alla finestra.
 
Nel frattempo, un gelo era caduto su tutto il tavolo. Nessuno osava muoversi o parlare. Non che non fossero abituati alle loro liti ma quella era totalmente diversa. Era il tono di voce di Izuku ad essere diverso. Tagliente, sprezzante, quasi maligno.
 
"Oi con chi credi di star parlando, deku" ormai i palmi del biondo stavano emettendo piccoli bagliori di luce e anche del leggero fumo.
 
ECCOLO
 
Izuku rise di gusto nel vederlo così incazzato. "Vuoi incenerire anche quest'altra mia camicia?"
 
Dio, certe cose non cambiano mai.
 
"Ti prego Kacchan, non farlo" disse sarcasticamente alzando le mani davanti al volto come per proteggersi.
Incrociò poi le gambe e lo fissò. Aspettava l'esplosione che avrebbe dato inizio ad una scazzottata in piena regola, già poteva sentirne il fuoco accarezzargli la guancia.
 
"Cosa fai lì imbambolato? Non mi colpisci Kacchan?" allargò il sorriso con cui lo stava guardando.
 
"Deku-kun" la voce bassa di Uraraka vibrò fino all'orecchio. Gli ricordò che erano in un ristorante e che se fosse davvero successo qualcosa, per sua sfortuna, c'erano altri 18 eroi pronti ad intervenire.
 
Spostò il suo sguardo da Bakugo a Uraraka. Nei suoi occhi trasudava vivida preoccupazione. Midoriya trasalì per un istante perché, di certo, la predica dalla sua amica era l'ultima cosa che voleva.
 
"No, no, chiedo scusa" Alzò le mani in segno di resa. "Ho capito, mi sposto" fece leva sulle proprie ginocchia dandosi una leggera spinta e si mise in piedi. Prese la giacca dalla sedia e si allontanò.
Senza mai smettere di sorridere, poi, ritornò a guardare Katsuki incatenando il suo sguardo a quello rosso fuoco dell’altro.
 
"Qui vado bene? " rise ancora cercando in un modo molto infantile di punzecchiarlo. “O ancora troppo vicino?”
 
"Potrei sedere qui Mineta-kun?" chiese neanche degnando di un’occhiata l’amico viola. Il più basso in risposta guardò i propri compagni cercando di capire cosa stesse succedendo. Ma tutto quello che lesse sui loro volti fu stupore e… disagio?
 
"Certo" gli rispose saltando giù dalla sedia.
 
"Oi, allora? Vado bene qui?" Strinse gli angoli spigolosi dello schienale della sedia. "Se è ancora troppo vicino, posso far compagnia a quei sassolini sul bordo della strada che ti danno tanto fastidio".
 
Astio, odio, incomprensione, rabbia, vendetta. Sensazioni ed emozioni represse per troppo tempo.
 
"A che gioco stai giocando, Deku?"
 
"Come a che gioco sto giocando? Kacchan ci conosciamo da tutta la vita. Non dirmi che hai dimenticato"
 
Mineta poteva dirlo con certezza ora. Era proprio disagio quello sul volto di Bakugo.
 
Il sorriso di Izuku si spense tutto d'un tratto. Ora due occhi verdi e spenti guardavano Katsuki come il peggiore delle nullità al mondo, come il peggiore dei villain.
 
"Non rispondi?" domandò Midoriya serio.
 
Non risponde Deku?
 
 
"Deku" una voce sconosciuta di un bambino che lo stava tirando per la maglietta lo destò dall'incenerire con lo sguardo il suo compagno d'infanzia.
 
"Potrebbe farmi un autografo?" gli chiese gentilmente porgendogli un quaderno con un pennarello.
 
Non poteva avere più di 4 anni. Indossava una felpa verde. Dal cappuccio ricadevano due orecchie lunghe e lo scaldacollo che ricordava la sua maschera grigia, incorniciava gli occhi luminosi e luccicanti così simili ai suoi da bambino quando guardava All Might.
 
Izuku senza pensarci un secondo prese il quaderno e glielo firmò. Si abbassò alla sua stessa altezza e gli accarezzò i capelli. Gli chiese come si chiamasse ma il bambino era intento nel dirgli quanto lo ammirasse e di quanto fosse figo nel combattere tutti i cattivi.
 
"Tadashi!" una donna dai capelli biondi, in un tailleur blu notte attirò l'attenzione sia del pro hero che del bambino.
 
"Mamma" urlò il più piccolo.
 
"Le chiedo umilmente perdono, Deku" la madre si inchinò in forma di rispetto "spero che mio figlio non l'abbia disturbata durante la sua cena".
 
"Non si preoccupi, suo figlio è un bravissimo bambino" disse Deku.
 
La madre lo ringraziò sistemando i capelli del figlio dietro l'orecchio, salutò scusandosi con un inchino tutti gli eroi seduti alla tavola e andò via.
 
Midoriya si sedette, poi, sulla sedia addentando un grissino.
 
L’atmosfera tesa durò solo per circa due minuti.
La suoneria di un cellulare squarciò il silenzio salvando quella situazione surreale.
 
"Midoriya è il tuo. È quello per le emergenze" trovò il coraggio di dire Kirishima. "Te lo passo". Izuku si accorse di averlo lasciato dall'altra parte del tavolo.
 
"Lascia, mi sto alzando"
 
L'eroe spense anche il suo cercapersone che aveva preso a suonare all'impazzata alcuni secondi prima. Trascinò i propri piedi accanto a Bakugo che non aveva smesso di fissarlo neanche per un istante.
 
"Sono Midoriya" con una mano rispose al cellulare mentre con l'altra si aggiustò le pieghe dei pantaloni, cercando di non incrociare lo sguardo di nessuno dei suoi compagni.
"Cosa è successo che non può aspettare domani?"
 
"No, non sono di tur-" dal tavolo tutti lo stavano fissando. Midoriya affondò una mano tra i capelli intento ad ascoltare attentamente la voce di Mirio dall'altra parte della linea.
 
"COSA?" domandò a voce più alta. Iida si alzò di scatto preoccupato dell'incolumità della città e per la notizia di cui era ancora all'oscuro.
 
"Dove? No, sono lontano dalla zona" guardò fuori dalla finestra.  "Sto arrivando" disse per poi chiudere la telefonata.
 
"Devo andare, scusate" prese la giacca dalla sedia e corse via, non aspettando nemmeno una risposta dagli altri.
 
"Ma che è successo?" domandò Ojiro.
"Alla città o a Midoriya?" gli chiese Tokoyami in risposta. Alcuni cellulari presero a squillare subito dopo.
 
"Perché davvero non ne sapete nulla?" Yaoyorozu guardò la porta da dove Midoriya era appena uscito “pensavo non sarebbe neanche venuto stasera”
 
“In che senso?” due occhi rossi la fissavano intensamente. "Spiegati coda di cavallo" Bakugo non le stava chiedendo di raccontargli cosa sapeva. Lo esigeva.
 
"La bottiglia di sakè per il signor Midoriya, la metto qui?"
 
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"Cosa ti è preso stasera?"
 I due eroi si trovavano in una strada malandata. Il quartiere distrutto dall'esplosione di poche ore prima. La presenza di tubature e di edifici malconci ricordava il campo d'addestramento dove avevano combattuto per la prima volta.
 
"Che ci fai qua ?" gli chiese aspramente. "Ti avevo chiesto di occuparti della polizia e dei giornalisti" Izuku si girò. Lontani, ora erano uno di fronte all'altro che si guardavano. Bakugo con il suo dolcevita nero avvolto nel cappotto caki, Izuku nella sua giacca verde bottiglia.
 
"Vuoi davvero regalarmi quell'arresto? Proprio quando tutti sanno che è stata opera tua?"
 
"Pensala come vuoi Kacchan" Izuku stava per riprendere a camminare "voglio solo tornare a casa".
 
"Che ti è preso stasera?" ripeté cercando di fermarlo "Non parlo solo della cena"
 
"Di cosa allora?"
 
"Hai quasi fatto saltare la testa a quel cazzone con quel pugno. Non era così pericoloso"
 
"Ha fatto esplodere la raffineria di petrolio Kacchan" rispose esausto con il corpo girato a metà verso il biondo.
 
"Ma non era così pericoloso" insistette.
 
"Dio Kacchan, ma cosa vuoi?" Soffiò il più piccolo con un tono di voce rauco ed esasperato.
 
"Parlarti"
 
Izuku sollevò le sopracciglia. La sua espressione sorpresa aleggiava per tutta la strada. Gli occhi verdi scrutavano l'amico cercando di capire quanta serietà ci fosse dietro quelle parole.  
 
"Non ho voglia di parlare… soprattutto con te” La neve aveva ripreso a cadere soffice a terra. “Sei la persona con cui non vorrei parlare in assoluto." Midoriya prese a camminare dandogli le spalle e allontanandosi sempre di più.
 
"Il ragazzo sul tetto, due giorni fa. È per questo che sei così?" Il silenzio e l’improvvisa immobilità di Izuku costrinsero Bakugo a continuare. "Non puoi salvare tutti, Deku. Questo lo sai. Non è la prima volta che non riesci a salvare qualcuno"
 
"Sei venuto fin qua per rinfacciarmelo?" si girò completamente. Gli occhi gli brillavano di rabbia e delusione.
 
"COSA? Cazzo, NO!" Katsuki non concepiva la convinzione che Midoriya aveva nel dire una cosa del genere. Salvava più persone lui in una sera che un qualsiasi eroe in tutta la sua carriera. E Dio, quanto lo odiava per questo.
 
"DIO, DEKU ci sto provando. Ci sto provando, cazzo. Non remarmi contro" il tono sgomento, stonato.
 
"Quindi? Cosa vuoi che ti dica? Vuoi che ti faccia i complimenti?" la voce crescente ad ogni interrogativo, sarcastica e in contrasto con la sua faccia tenera "Congratulazioni Kacchan! Bravo!"
 
"..." Kacchan sospirò. Non aveva la minima idea di cosa stesse facendo lì, poteva tornare a casa e bere una birra e per quanto ne sapeva quel dannato nerd poteva andarsi a farsi fottere. Lui e quel suo volto scavato, freddo, rabbioso.
Ma invece, eccolo là, a soffrire il freddo perché quel viso non riusciva proprio a mandarlo giù.
Perché Izuku non era così. Non era stronzo, scontroso, orgoglioso o presuntuoso. Quelli erano i suoi aggettivi. Non doveva essere così, era semplicemente inconcepibile, fuori posto.
 
"Lo conoscevi?" Si grattò la testa con entrambe le mani cercando un modo di continuare la conversazione e non mandare tutto a puttane. "Conoscevi quel ragazzo sul tetto della scuola?"
 
"Ti ricordi il motivo per cui non mi siedo più accanto a te al tavolo duranti i pasti?" Izuku iniziò a parlare a raffica non aspettando nemmeno che l'amico rispondesse alla domanda, sicuro della risposta negativa.
 
"Eravamo a scuola, in prima media, il primo giorno… Non conoscevo nessuno a parte te nella nostra classe” gli puntò il dito contro e sorrise scrollando poi le spalle.
 
“Era durante l’ora pranzo. Non avevo nessuno con cui sedermi e venni da te” continuò incurante del freddo invernale che gli colorava di rosso le guance. “C-cosa cazzo mi era passato per la mente, io non lo so affatto” rise nervosamente "ma lì per lì sembrò un'ottima idea".
 
L' eroe iniziò a gesticolare con le mani e a mangiucchiarsi le parole dall'ansia. Lo sguardo distolto e volutamente lontano da quello del biondo "un'ottima idea del cazzo".
 
“Primo giorno ma tu eri già quello più figo, ammirato da tutti. Ammirato anche da me. Te l’ho mai detto?” rise ancora di più. Il nervosismo e la tensione fin dentro ai capelli. Il volto scavato dall'impazienza di dire tutto e l'esigenza di svuotarsi completamente. Due cerchi viola attorno agli occhi lo rendevano a tratti inquietante.

“Dio. Non è questo il punto” sussurrò più a se stesso massaggiandosi la testa dolorante.
 
“Dove vuoi arrivare? Cosa cazzo stai dicendo?” 
 
“Sta’ zitto e fammi continuare o giuro che la prossima cosa ad esplodere questa sera sarai tu con il tuo stesso quirk” sputò rabbioso.
 
Bakugo si appoggiò sul muretto lì accanto in silenzio invitando Izuku a continuare. Avrebbe anche aspettato se ce ne fosse stato il bisogno. Le mani in tasca e gli occhi che non smettevano di fissarlo.
 
"Venni da te. Ti chiesi di pranzare insieme… di sederci insieme ma tu mi guardasti così male e, giuro…" sbuffò una risata isterica non affatto divertito "quello sguardo lo sognai per 2 settimane di seguito" il tono aspro con cui stava parlando rendeva ancora più rauca la sua voce.
 
"E poi mi dicesti qualcosa davanti a tutti. Davanti agli amici, oh aspetta quali amici" Katsuki si alzò di scatto e si diresse verso Izuku il quale non si era nemmeno reso conto di star tremando.
"E oooh davanti ai professori. Ti ricordi cosa mi dicesti?"
 
"No" mentì bloccandosi di colpo quando due occhioni verdi lo scrutarono dall'alto verso il basso.
 
"Davvero?" gli chiese "oh ma ci sono io. Ti rinfresco le idee"
 
"Non farlo" sussurrò abbassando la testa. Lo ricordo bene. Si allontanò.
 
"Merdoso deku. Per quanto mi riguarda io e te non ci siederemo mai allo stesso tavolo. Fino a quando sarò in vita ti dimostrerò che non meriti nulla. Sei solo un inutile senza quirk" recitò come se fosse una cantilena.
 
 Alzò poi il viso verso il cielo, le braccia chiuse a pugno stese lungo i fianchi. Gli occhi chiusi cercavano invano di riacquisire quel poco di controllo rimastogli mentre la neve si scioglieva a contatto con le sue guance calde.
 
"Era così?" Ingoiò la saliva di troppo dalla bocca sperando che con essa scivolasse anche quel magone in gola che gli impediva di parlare "NAH... forse qualche parolaccia in più… deku del cazzo? Coglione?"
 
“Non lo so, non mi ricordo… sei sempre stato più bravo tu a ricordare le cose” disse poi flebilmente, in un sussurro comprensibile solo a Kacchan.
 
Passarono alcuni istanti che sembrarono eterni. Entrambi in silenzio cullati dal vento freddo e dal rumore tollerabile del traffico della periferia.
 
"Ora...perchè stai portando a galla vecchi ricordi? Perc-"
 
"Ma la cosa che mi ha dato più fastidio, sai cosa è stata?" lo interruppe sbottando velenoso "LA FOTTUTISSIMA INDIFFERENZA DEGLI ADULTI " urlò come un fiume in piena.
 
"Tu mi incenerivi la camicia? Loro ridevano… Mi dicevi quanto inutile e patetico potessi essere? Loro si giravano dall'altra parte" gli occhi cercavano di trattenere le lacrime, la gola e il naso bruciavano, il respiro strozzato. Izuku dovette fermarsi ancora una volta a riprendere fiato e schiarirsi la gola.
 
"Oh e lo sai cosa è stato ancora più grave Kacchan?” chiese retorico. “Per quel misero e solo fottutissimo istante successivo ad ogni presa per il culo, ad ogni tua piccola esplosione, ad ogni sguardo che si voltava dall’altra parte, io ci credevo. Credevo... Credevo di essere una nullità"
 
Un singhiozzo ruppè il silenzio.
 
"Perché me lo stai dicendo ora? Sono passati quasi dieci anni" disse il biondo senza la forza di guardare Izuku negli occhi.
 
"Oh ma guarda Kacchan, non voglio farti soffrire. Io non volevo ricordarli. Non ci facevo neanche più caso" la sincerità nel suo tono di voce strideva con il veleno della sua risata.
 
"A-a a me dispiace"
Il pentimento uscì difficile dalle sue labbra, più come un sospiro, flebile, nascosto tra i denti.
 
"Ohhh no, no, questo non te lo permetto Katsuki” urlò difendendosi. “No, no, no! Fottutamente NO!” i muscoli si irrigidirono, la voce stridula riecheggiava per la strada.
“Non ti scusare. Per quello abbi almeno le palle di farlo un'altra volta, in un contesto diverso. In un momento nel quale non devo essere io a riportare a galla le cose"
Katsuki preso in contropiede, si fece coraggio ed incatenò gli occhi di Izuku ai suoi. Se ne pentì subito dopo. Erano devastati, vuoti, arrossati dal freddo e dal tentativo disperato di trattenere le lacrime.
 
"So che non mi perdoner-"
 
"Perdonarti?" gli chiese "Posso passarci sopra, davvero. Perché già l’ho fatto e lo faccio ancora ora…  Ma Kacchan non potrei mai perdornarti. Non potrei farlo per rispetto del me del passato" continuò.
 
"Allora cosa vuoi dirmi? Non riesco a capirti" gli confessò.
 
"Il ragazzo sul tetto della scuola. Passavo per caso quella sera e l'ho visto lì”.
 Il tono più calmo ma sempre irregolare, rotto dalle emozioni.
 
"Mi ha detto che non voleva vivere così, che non aveva più senso. Gli dicevano che non valeva  niente, che per questo che la madre è morta”  Bakugo rimase in silenzio ascoltandolo, preparandosi alla tempesta che doveva ancora scatenarsi. 
 
" Gli avevano detto che era inutile, che avrebbe dovuto saltare dal tetto della scuola. E lui lo stava facendo per davvero"  Izuku aveva il volto in fiamme, alcune lacrime sfuggite dalla prigione di ciglia.
 
" " perché è vero, non valgo nulla" queste sono state le sue ultime parole Kacchan". La sofferenza che prendeva il nome dell'amico d'infanzia.
 
 
E Kacchan avrebbe voluto avvicinarsi, asciugargli le guance con la mano, prendergli e strattonargli il braccio per ricordargli di respirare perché evidentemente aveva smesso di farlo. Ma la mano di Izuku alzata a mezz’aria lo immobilizzò ancora una volta. Gli ordinava di non muoversi, di non avanzare di un solo passo e solo Dio sapeva quanto Bakugo si sentisse impotente in quel momento.
 
"Era un bambino ed è volato giù" sussurrò quasi silenziosamente come se il solo rumore di quelle parole potesse distruggerlo nuovamente… "Kacchan era un bambino di 11 anni. DI 11 FOTTUTISSIMI ANNI…" urlò con la gola in fiamme e le mani che prudevano. "Ma aveva quegli occhi che no…quegli occhi erano da grandi, di chi aveva già visto quanto la vita potesse essere cattiva"
 
“Deku…” sussurrò Bakugo avvicinandosi. Voleva cancellare quella smorfia di dolore sul suo viso.
 
"NON AVEVA NESSUNO KACCHAN, ME LO HA URLATO TRA LE LACRIME. NON I PROFESSORI, NON GLI AMICI E L'UNICA PERSONA A LUI CARA ERA APPENA MORTA” sputò dando vita ad un pianto a dirotto.
 
“AVREI DOVEVO DIRGLI CHE NON ERA SOLO, CHE C’ERO IO MA MI SONO BLOCCATO. "
 
“Non è vero. Sono sicuro tu glielo abbia detto."
 
"IO MI SONO BLOCCATO"
 
" Ti ha bloccato lui, era il suo quirk!"
 
"MA NON E’ STATO ABBASTANZA"
 
"NON POTEVI FARCI NULLA, DEKU”
 
“Oh no, ti sbagli perché sono tornato lì, ho controllato e ricontrollato. HO CERCATO UNA SCUSA DEL CAZZO DEL PERCHÈ NON ABBIA FATTO IN TEMPO A SALVARLO MA NON L'HO TROVATA" un singhiozzo selvaggio e il dolore lancinante alla gola lo costrinsero a fermarsi.
 
"Lui non mi ha bloccato, non lo ha mai fatto. Voleva essere salvato e io sono rimasto immobile a guardarlo cadere. Perché in quegli occhi, PORCA PUTTANA… in quegli occhi ho rivisto me stesso alla sua stessa età"
 
La confessione a mezz'aria. Gli occhi sbarrati di Kacchan lo guardavano scioccato. Non si rese neanche conto di essersi mosso quando Izuku si rovesciò a terra. Si ripiegò sulle proprie gambe incapaci di sostenere il suo peso.
 
Il biondo lo abbracciò e fu così stranamente naturale come se lo facessero da sempre.
Lo cullò tra le proprie braccia. La fronte appoggiata alla sua.
 
"L'ho visto cadere Kacchan e lo sai che suono fa la testa di bambino che si spappola a terra? Perché io non riesco a sentire altro" sussurrò prendendosi il viso tra le mani. Si raggomitolò su se stesso in una posizione fetale "anche stasera, anche ora…"
 
"Deku, deku, deku shh… concentrati sulla mia voce, okay? Sono qui."
Katsuki non riusciva ad entrare. Izuku si dondolava su se stesso, il corpo scosso dai singhiozzi, le mani che gli coprivano il viso. 
 
"Prendi me lascia lui. Prendi me non lui. Non lui. Non lui. Non lui. M-me. Me. Me" alcuni sussurri indistinti uscirono tra un singhiozzo e l'altro dalla chioma scura di Midoriya. Bakugo gli strattonò piano le spalle in un tentativo di smuoverlo dal suo stato di trance.
 
"Izuku cosa stai dicendo?" Bakugo non sapeva cosa fare. Il magone in gola lo soffocava e la vista offuscata gli impediva di pensare chiaramente. L'unica cosa che sapeva era che non poteva permettersi di piangere. Non se lo meritava. Non questa volta, Izuku era stato chiaro.
 
Allora, si comportò come l'eroe che era: gli prese le mani fermandole con una delle sue mentre con l'altra gli alzò viso arrossato. Se lo appoggiò sul petto in un abbraccio incompleto. Le mani che si spostavano tra i capelli e la schiena.
 
 
"Prendi me lasci lui. Sono le cose che ho chiesto alla morte" la voce sussurrata di Midoriya gli arrivava diritta all'orecchio "ma la morte è sorda Kacchan e il tempo è così bastardo".
 
"Non è cambiato nulla da allora , Kacchan. C'è sempre quella totale e fredda indifferenza" Bakugo lo strinse ancora più forte allontanando le domande che lo stavano assalendo. Ricacciò indietro le lacrime e si graffiò via quelle sfuggite. Appoggiò il viso nell'incavo del collo di Midoriya respirandone il profumo caldo.
 
Bakugo non seppe quanto tempo stettero così, l'uno tra le braccia dell'altro ma avrebbe aspettato tutto il tempo necessario a Izuku per calmarsi. Raccolse le ultime forze, quando il rumore straziante delle lacrime dell'altro diminuì, per metterli seduti sul muretto poco distante.
Izuku si staccò quasi subito per stendersi: le gambe che penzolavano staccate dal terreno e il braccio a coprirgli gli occhi.
 
Bakugo, invece, gli era accanto con le mani incrociate tra loro. Cercava di riordinare la confusione che aveva in mente.
Si rese conto di aver parlato solo quando sentì la propria voce balbettare.
 
“H-hai mai pensato al suicidio?"
Il silenzio assordante gli martellava le orecchie. Il cuore batteva forte in attesa della risposta. Per un istante gli balenò in mente l'idea che l'altro si fosse addormentato sfinito dal pianto.
 
“Oh si l'ho fatto… Prima di All Might, prima di One for All” confessò facendo scattare in Bakugo la molla dei ricordi.
 
“Forse un modo c’è … se vuoi davvero diventare un eroe. Prova a fare un salto della fede da un tetto… sperando con tutto te stesso di avere un quirk nell’altro mondo" **
 
"Fai bene" ruppè il silenzio.
 
"A fare cosa?"
 
"A non perdonarmi. Non me lo merito"
 
"Kacchan… sei cambiato. E qui non si parla solo di me e di te"
 
"E io posso anche non perdonare il te stesso del passato ma mi piaci Kacchan, mi sei sempre piaciuto. Mi piace l'eroe che sei" spostò il braccio per guardarlo. Un sorrise dolce e sincero gli incorniciava il viso.
 
"E io voglio ricordare solo le cose belle, come quando mangiavamo l'anguria da piccoli" si guardarono negli occhi. Entrambi distrutti e delusi da se stessi "e tua mamma ti prendeva in giro dicendo che se avessi mangiato un seme, una pianta sarebbe cresciuta nel pancino".
La risata di Izuku contaggiò anche Katsuki che piegò all'insù gli angoli della bocca.
 
"Sono sempre riuscito a vedere la bella persona che sei ma che continuavi a nascondere. Per questo non ho mai preso sul serio le parole che mi dicesti quella volta Kacchan". Si alzò per appoggiare la testa sulla sua spalla.
 
"Ma avrei voluto fare di più"
 
Ad un tratto le parole di Iida gli ritornarono alla mente.
 
"Per quel bambino, per i suoi sogni"
Per me, per il mio sogno.
 
Bakugo si alzò di scatto, si scrollò la neve dai pantaloni e si strinse nel cappotto sotto gli occhi curiosi di Izuku.
 
"Vieni, ti porto a mangiare una fetta d'anguria" disse con un tono che non ammetteva repliche.
"Ma è inverno" sorrise l'altro mettendosi in piedi.
 
"Sti cazzi, deku. Te la trovo io un'anguria il 21 di novembre" Kacchan si incamminò a passo spedito affondando nella neve gelida. Gettò di sottecchi uno sguardo verso Izuku, controllando che lo seguisse. Sarebbe arrivato a momenti.
 
"Aspetta Kacchan"
 
Dio, certe cose non cambiano mai.
Per fortuna.
 
Dopo aver girato per tutti i negozi di frutta della città, l'anguria non la trovarono. Si accontentarono di una ciotola calda di ramen e una bottiglia di sakè.
 


Ciao a tutti
penso sia doveroso da parte mia spiaccicare due paroline alla fine di questa fanfction. Sono stata male nello scriverla ma forse non farlo sarebbe stato peggio. Può sembrare strano ma forse qualcuno di voi potrebbe capirmi: i personaggi mi stavano letteralmente inseguendo e tormentando. La storia si è scritta da sola ed è vero che in alcune scene può sembrare leggermente OOC. Bisogna tenere presente che Izuku e Katsuki sono più grandi e affrontano la realtà e gli ostacoli che vi sono lungo il tragitto. Katsuki è un po' più soft, sa di aver sbagliato, il suo atteggiamento è un più smussato dall'età e dalla consapevolezza. Izuku sta implodendo nelle responsabilità dell'essere eroe. 
Voglio precisare che non ho letto ancora il manga ma ho intenzione di farlo, spero davvero di non essere andata troppo fuori personaggio ma è difficile approcciarmi a Bakugo. Detto ciò, vi invito a lasciare una recensione, seppur piccolina. (ho davvero tanto bisogno di affogare nelle lacrime con qualcuno). 
Un bacio, GoldenRing

*Un rotolo di tonno piccante è un rotolo makizushi che di solito contiene tonno crudo e maionese piccante o sriracha
** Ho utilizzato la frase del manga tradotto in italiano, per questo forse risulta diversa da quella dell'anime.


ps. vi lascio questa piccola fanart che ho trovato e a cui mi sono ispirata (lascio il link perché non so come inserirla normalmente >.<)
https://postimg.cc/0z9fJ2Td  se non riuscite a vederla sono i baby bkdk che mangiano un'anguria di @smolmilkyways (potete trovarla su insta)
 
   
 
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