Mowgli
intanto aveva condotto felice la mandria al fiume. I bufali si erano
messi
tranquilli a brucare o a fare il bagno. Mowgli aveva trovato un tronco
comodo e
si era steso con le braccia dietro la testa. “Questa
sì che è vita”, citò
felice Baloo, suo mentore in fatto di ronfate e penniche.
L’orso in questione,
a sua insaputa, si stava dirigendo proprio verso il fiume, spinto dai
quattro
avvoltoi. “Andiamo Baloo, un bel bagno ti tirerà
su”, gli disse rassicurante
Buzzie, mentre lo seguivano in volo. “Ah, non lo so ragazzi.
Se non ho quel
cuccioletto steso sulla pancia, stare a mollo nel fiume non
è lo stesso”.
“Avanti
amico. Da quant’è che non ti lavi? Ho annusato
carogne che puzzavano di meno”,
lo punzecchio Ziggy. Baloo non reagì ai loro commenti ma
continuò a mettere
lento un piede dopo l’altro verso il fiume. Con un ultimo
sforzo scostò dei
rami bassi e si ritrovò sulla sponda dello Waingunga.
Sospirando apatico fece
un saltino e stette seduto a mollo nell’acqua bassa. Gli
avvoltoi gli planarono
accanto. “Forza Baloo, vedrai che le cose si
sistemeranno”, sussurrò Buzzie.
“Già”, aggiunse Dizzy, “Il tuo
valore come orso non è definito dal ricoprire o
meno il ruolo di figura genitoriale per Mowgli. Sia lui che te eravate
due
individui separati e funzionanti prima di incontrarvi,
perciò lo potete essere
di nuovo anche se non state più insieme”. Gli
altri tre avvoltoi guardarono
straniti Dizzy. “Che c’è? È
vero”, mormorò il rapace.
“Ah,
vorrei tanto che fosse così”, esclamò
sconsolato Baloo, “Invece non riesco più
a riprendermi senza Mowgli. Ogni momento penso a lui. Ovunque mi giri
vedo la
sua faccia. Caspita mi sembra di vederlo steso laggiù
proprio in questo
istante”, disse sollevando piano una zampa. Gli avvoltoi si
girarono in
direzione degli artigli e rimasero a bocca aperta. Il cucciolo
d’uomo era proprio
dove stava indicando l’orso.
Buzzie
si strofinò incredulo gli occhi. Ziggy sussurrò:
“Ragazzi sono solo io o lo
vedete anche voi?”
“No,
no lo vedo anch’io”, disse Flaps muovendo la testa
in modo affermativo”.
“Vedere
cosa ragazzi?”, chiese Baloo con la testa accasciata
all’indietro.
“Forse
ti conviene dare un’altra occhiata Baloo”,
suggerì Dizzy. L’orso alzò
pigramente la testa e guardò dove indicavano gli uccelli.
Rivide Mowgli e si
rese conto che non era un’allucinazione, il suo cucciolo era
proprio sotto
l’albero dall’altra parte del fiume.
“Mowgli”, sussurrò Baloo realizzando la
situazione. “Mowgli!”, urlò pazzo di
gioia. In fretta e furia si alzò e corse
per attraversare il fiume inzuppando gli avvoltoi fini
all’ultima piuma.
Mowgli
che si era steso e aveva gli occhi socchiusi sentì una voce
in lontananza. Si
tirò su strofinandosi stanco gli occhi e la voce giunse
più chiara. Qualcuno
stava dicendo il suo nome. Che Kamya o qualcun altro del villaggio
fosse venuto
a controllare che stesse facendo un buon lavoro? Lì nessuno
però lo chiamava
Mowgli, per loro era Nathoo. Allora chi poteva essere?
“Mowgli”,
giunse ancora la voce, questa volta chiaramente dal fiume. Il bambino
si girò e
vide non altri che il suo amico Baloo che usciva fradicio dal fiume.
“Mowgli,
soldo di cacio!”, gli urlò l’orso con la
sua vociona. “Baloo”, sussurrò Mowgli
mentre l’eccitazione lo percorreva da capo a piedi.
“Papà orso”, strillò di
gioia e corse verso di lui. Orso e bambino si precipitarono uno dietro
l’altro
e Mowgli gli saltò al collo felice. Baloo strinse felice il
cucciolo al petto
mentre Mowgli affondava il viso nella sua pelliccia. “Oh,
Baloo, mi sei mancato
così tanto”, sussurrò il bambino nel
pelo dell’orso. “Oh, anche tu cucciolo
d’uomo, anche tu”.
Gli
avvoltoi sull’altra sponda del fiume avevano le lacrime agli
occhi. “Sniff. Mi
commuovo sempre davanti a queste scene”, disse Buzzie
asciugandosi una
lacrimuccia con le penne. “Andiamo ragazzi, non restiamo qui
a piangerci
addosso andiamo salutare l’esserino. Andiamo,
andiamo”, disse Ziggy
spintonandoli quasi dentro il fiume. I quattro avvoltoi si alzarono in
volo
verso Baloo che si era seduto con Mowgli a cavalcioni sul suo ventre.
“Ehi,
cucciolo d’uomo!”
“Ehi,
Mowgli”.
“Come
stai compagno?”
“Non
ti sarai dimenticato di noi vero?”
“Già
ricordati che sei praticamente un avvoltoio onorario”, gli
dissero volandogli
intorno gli avvoltoi. Mowgli continuò a stringere Baloo:
“Certo che mi ricordo
di voi. Oh, Baloo ci sono così tante cose che devo
raccontarti. Non immagini le
notti che ho passato sveglio pensando a te”.
“Soldo
di cacio, anche tu mi sei mancato molto. Avanti allora, parla.
Com’è la
fantomatica vita nel villaggio degli uomini?”
Mowgli
allora cominciò un lungo racconto sull’anno
passato là, su come Kamya e Messua
lo avessero accolto in casa loro, su come ora il suo nome fosse Nathoo
e non
Mowgli. Baloo storse il naso a quel nome così assurdo per il
suo cucciolo. Il
bambino parlò anche degli usi e costumi degli umani, delle
loro regole
impossibili, di come nessuno credesse ai suoi racconti della giungla e
di come
Shanti fosse la sua unica amica.
“Aspetta.
È quella che ti ha attirato nel villaggio, vero?”
“Si.
È lei”, confermò il ragazzino. Baloo si
trattene dal dire cosa pensava di lei
visto che sembrava che ora fosse diventata così amica del
cucciolo. Mowgli poi
parlò dell’incidente dei manghi e di come
l’avessero spedito a fare da
guardiano ai bufali, i quali continuavano a pascolare tranquilli
lì accanto.
Appena
i due amici si furono raccontati tutto ciò che dovevano non
persero più altro
tempo e si lanciarono in duetto della loro canzone preferita, ballando
e
cantando tra i bufali impassibili. Buzzie, Flaps e Ziggy tenevano il
tempo a
ritmo di fianchi e pensavamo di unirsi all’orso e al cucciolo
d’uomo, ma il
saggio Dizzy li convinse che forse era meglio lasciarli in pace dopo un
anno di
separazione, così i quattro si alzarono in volo.
Mowgli
e Baloo stremati dopo il loro balletto si lasciarono sprofondare nel
fiume come
ai vecchi tempi.
Baloo
si lasciò galleggiare e Mowgli si stese sul suo pancione. I
due rimasero zitti
senza bisogno di dirsi nulla per vari minuti.
In
quel momento la corrente del fiume trascinò lì
anche tre ignare spettatrici. Le
tre scimmie che avevano fatto irruzione nel villaggio erano rimaste per
un bel
pezzo a dimenarsi nell’acqua incapaci di nuotare fino ad
arenarsi contro un
bufalo. Le tre poverette salirono sulla schiena dell’animale
come fosse un
salvagente, sputacchiando
e
tossendo mezzo fiume. Erano distrutte, i manghi persi e nessuna notizia
sul
cucciolo d’uomo. Ma improvvisamente una delle scimmie
lanciò un grido di
sorpresa e scrollò le altre due indicando l’orso e
Mowgli poco distanti.
“Ah,
Mowgli. Ora che sei tornato da me non ci separeremo più.
Vero, cucciolo mio?”,
disse Baloo strofinandogli la testolina. Mowgli stette zitto un istante
e poi
rispose: “Si, beh, ecco Baloo io devo tornare al villaggio
stasera”.
“Cosa?”,
disse l’orso smettendo di galleggiare
facendo cadere in acqua Mowgli. Il cucciolo risalì e
sputacchio un paio di
volte: “Si, devo riportare la mandria al villaggio”.
“Ma
Mowgli, cucciolo. Ci siamo appena ritrovati. Questi bufali pigri non
vanno da
nessuna parte. Resta con me almeno per un giorno. O una settimana. Beh,
decideremo domattina”.
“No,
Baloo”, continuò serio Mowgli, “Non
posso restare. Ho promesso a papà ...”, a
quella parola Baloo fece uno sguardo offeso. “Cioè
ho promesso a Kamya di
riportare tutti i bufali entro il tramonto. E questa volta non posso
fare
pasticci”. Baloo sospirò: “Ecco,
già ti stanno facendo diventare uomo”.
“No,
non è vero”, protestò il bambino
schizzandolo. “È solo che... Ho fatto una
promessa e devo mantenerla, tutto qua”. Baloo scosse il capo
poco convinto.
“Perciò è un altro addio Mowgli. Ah, va
bene mi rassegnerò alla mia vita di
solitudine e miseria. Nessuno vuole stare col vecchio Baloo”.
“Ma
che addio e addio. Domani devo portare di nuovo la mandria al pascolo.
Mi
troverai qui!”
“Cosa?
Davvero? È fantastico Mowgli”, disse
l’orso stringendolo in un abbraccio.
“Cough,
si”, mormorò stritolato dall’orso.
“Anzi ora che sono un mandriano potrò uscire
ogni giorno”.
“Questo
è fantastico”, esultò l’orso.
“Preferirei averti tutte le ore del giorno e
della notte,
ma
penso che mezza giornata ogni giorno possa andare”. Mowgli
sorrise contento e
si avviò fuori dal fiume.
Le
tre scimmie si guardarono sorridendo. Ora sapevano cosa riferire a sua
maestà.
Con un balzo saltarono sugli alberi.
Baloo e Mowgli passarono
insieme il tempo che
gli restava dopodiché il cucciolo d’uomo si
allontanò in groppa a Mysa. Il
bambino salutò felice Baloo che ricambiò
malinconico mentre Mowgli tornava
dagli esseri umani.
Nel
frattempo Buzzie, Flaps, Dizzy e Ziggy stavano sorvolando sconsolati la
giungla. “Ah, sempre la stessa storia”,
sospirò Buzzie, “Quando non hanno più
nessuno ci usano come una spalla con cui piangere, ma appena sono di
nuovo
felici nessuno vuole più intorno noi uccellacci della morte.
Ora cosa
facciamo?”
“Non
lo so”, sospirò Flaps. “Tu cosa vuoi
fare?”. Buzzie non ebbe neanche la forza
di arrabbiarsi.
“Forza
compagni. Groan, tutta quella riunione familiare mi ha messo un certo
languorino. Ehi, guardate laggiù signori!”,
indicò Ziggy.
“Dove?”,
chiese stanco Dizzy.
“Propio
là. A ore nove. Yum, sembra una bella carcassa”.
“Bah,
non ho appetito”, si lamentò Buzzie, “E
se è l’ennesimo nilgai, preferisco che
spolpiate me”.
“No,
no, molto meglio. È un predatore”.
“Cosa
davvero?”, disse sorpreso Buzzie, era raro trovare la carogna
di un animale che
non fosse una preda.
“Sì,
sì, sì, sì”,
confermò Ziggy strofinando un attimo le ali. “Mh,
e sembra anche
che siamo i primi. Le frattaglie sono mie!”, detto questo si
gettò in picchiata
verso gli alberi. Dizzy e Flaps lo seguirono a ruota lasciando dietro
il lento
Buzzie. “Ehi, no, aspettate ragazzi. Ragazzi! Per favore una
fila ordinata. Non
siamo mica sciacalli”. Gli altri tre non lo ascoltarono e
planarono verso
l’animale steso sotto un grande dirupo. Gli uccelli necrofagi
saltellarono
verso il loro pasto che si rivelò essere un lupo grigio.
“Pancia mia fatti
capanna”, gongolò Ziggy.
“Guardate
ce n’è che un altro”, indicò
Flaps. Gli avvoltoi si avvicinarono incuriositi
all’altro animale morto.
Dizzy abbassò
il becco sconsolato quando vide che era una pantera
nera. “Yum, yum, yum”, si leccò il becco
Ziggy, “Da quanto tempo è che non
mangiamo pantera?”
“Fermò
amico”, disse pacato Dizzy, “Guarda meglio quella
pantera. Non la riconosci?”
“Oh,
no”, si strinse il becco fra le ali Flaps,
“È Bagheera”.
“Allora
ragazzi. Puff! Fermi… pant. Non cominciate senza di me. Beh,
che sono quei
becchi lunghi? Oh… Bagheera”.
Gli
avvoltoi riservarono un minuto di silenzio all’amico defunto.
Buzzie si portò
un’ala al cuore: “Ricorderemo tutti Bagheera la
pantera. Era troppo buono,
troppo nobile per questa giungla”.
“Un
vero amico”, aggiunse Dizzy.
“Sapeva
dare sempre buoni consigli”, sospirò Flaps.
“Già”,
disse Ziggy, “È sempre dura quando la tua cena
è qualcuno che conoscevi. Beh,
ora mangiamo. Io cominciò dalla coda”.
L’avvoltoio senza troppi complimenti
affondò il becco nella coda nera accasciata al suolo.
“Groaaaar!”, ruggì di
dolore Bagheera. Gli avvoltoi saltarono in aria terrorizzati perdendo
una
dozzina di penne ciascuno. Buzzie si accasciò fra le ali di
Dizzy. Bagheera
intanto risvegliatosi grazie allo shock di dolore alla coda stava
scuotendo la
testa rintronato. “Oh, ahi, la testa. Cosa è
successo?”, sollevò lo sguardo e
vide Ziggy che teneva ancora la sua coda nel becco, troppo scosso dalla
resurrezione di Bagheera per mollare la presa. La pantera gli
lanciò un’occhiataccia
e l’avvoltoio abbassò gli occhi sulla coda. Fece
un sorrisetto e la sputò:
“Ahaha. Scusa credevamo che fossi già passato
dalla parte dell’essere mangiato
invece che mangiare gli altri”.
“Non
ancora”, mormorò stanco Bagheera, “Ma ci
è mancato poco. Mpfh, mi fa Male tutto.
Oh, no!”
“Cosa
c’è?”, chiese Dizzy.
“Sto
cominciando a ricordare quello che è successo”.
“Ma
cosa ti è successo?”, chiese Flaps mentre faceva
aria al povero Buzzie che
stava rinvenendo. “Sembravi proprio morto”.
“Shere
Khan, ecco che mi è successo”.
“Shere
Khan?!”, esclamò Buzzie e risprofondo nelle ali di
Dizzy che non lo sostennero
per lo stupore.
“Perciò
è tornato?”, chiese Dizzy.
“Sì,
ed è ancora più intenzionato a uccidere Mowgli.
Si è presentato alla riunione
del Consiglio e ha usato Kaa per ipnotizzare tutti. Ora è
lui che guida i
lupi”. Gli avvoltoi borbottarono indignati. “Quel
povero cuccioletto”, mormorò preoccupato
Buzzie.
“E
proprio quando si era ricongiunto con Baloo. Erano così
felici”, disse Flaps
ancora più triste.
“Di
che state parlando?”, chiese confuso Bagheera.
“Stamattina
abbiamo portato l’orso al fiume per fare un bagno e abbiamo
incontrato
nientemeno che il cucciolo d’uomo”, gli
spiegò Ziggy.
“Cosa?”,
disse preoccupato. “Che ci faceva fuori dal
villaggio?”
“Lo
hanno mandato a fare la guardia ai bufali”, disse Dizzy.
“Oh,
no. No, questo non va bene. Vuol dire che domani mattina
sarà di nuovo là”,
disse allarmato Bagheera che conosceva le abitudini degli uomini.
“Se Shere
Khan scopre che ora sta fuori dal villaggio, lontano da armi e fuoco
avrà il
campo libero per... Questa non ci voleva. Speravo che almeno Mowgli
fosse al
sicuro al contrario di noi altri”.
“Noi
altri?”, chiese col cuore in gola Flaps.
“Sì.
Shere Khan ha passato un anno a progettare la sua vendetta sul cucciolo
d’uomo
e ha deciso di includere tutti noi che lo avevamo protetto la scorsa
volta”.
“Quindi
siamo ricercati”, disse Ziggy. I quattro avvoltoi si
strinsero l’un l’altro guardandosi
intorno spaventati. Bagheera sbuffò: “Voi avete
le ali idioti. Accidenti, se non sapevate niente di questa storia vuol
dire che
Rama e la sua famiglia non sono riusciti ad avvertire nessuno. Povero
Baloo,
non saprà niente. Dobbiamo avvertirlo prima che i lupi siano
su di lui. E
dobbiamo trovare un modo per fermare quella tigre. Di certo contro il
colonnello Hati e i suoi elefanti non potrà nulla. Devo
andare ad avvisarlo”,
con un balzo corse nella giungla. “Voi intanto volate veloci
ad avvertire
Baloo!”, urlò prima di scomparire nel fogliame.
“Oh,
ragazzi qui la vedo male”, piagnucolò Ziggy.
“Shere
Khan! E i lupi”, squittì Flaps.
“Non
è il momento di darsi agli isterismi”,
borbottò combattivo Buzzie. “Forza
ragazzi! Muovete quei didietri piumati e andiamo ad avvertire
Baloo”, ordinò
l’avvoltoio tappo spiegando le ali.
“Ssse
per voi non fossse un problema io avrei un’altra
prpoposssta”, sibilò qualcuno
alle loro spalle. Non appena i quattro uccelli si voltarono confusi i
loro
occhi si illuminarono di un bagliore psichedelico. La testa di Kaa
spuntò
sghignazzante tra i rami. “Voi non andrete ad avvertire
Baloo. Quell’orso non è
vostro amico. Il vostro più caro amico
è… Shere Khan”
“Il
nostro più caro amico è Shere Khan”,
mormorarono in coro gli avvoltoi.
“Essssattamente”,
sorrise il pitone.