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Autore: Greenleaf    05/06/2021    4 recensioni
Sotto l’ombra degli alberi di Amon Hen giace il corpo di una ragazza di nome Eldihen. Quando riapre gli occhi ed incrocia lo sguardo di Legolas, entrambi avvertono una sensazione intensa, qualcosa di inspiegabile e ancestrale.
La storia di Eldihen però, prenderà forma attraverso delle scoperte che le indicheranno il percorso giusto da seguire e, tra intrighi e falsi nemici da combattere, si ritroverà a vivere momenti mai pensati. Stregata da parole, sguardi e mostri che in realtà non sono poi così crudeli come lei temeva.
Vivrà l’incanto di un amore minacciato dalla guerra. Sarà vittima di un nemico tanto incantevole quanto misterioso. La sua storia inizia ad occhi chiusi, e per giungere alla fine Eldihen dovrà imparare a camminare nel buio.
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eowyn, Gandalf, Legolas, Nuovo personaggio
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 14
 
 
Legolas cavalcò verso Isengard, passando sotto gli alberi di Fangorn. Trovò la foresta meno scura di quanto ricordasse. Intravide degli animaletti spostarsi sul terreno e le gocce di rugiada scendere dalle foglie. Proseguiva affianco a Gandalf ed altri soldati, con in testa dubbi che non gli davano pace. Gimli rendendosene conto si aggrappò al suo mantello, guardandolo da dietro, mentre avanzavano in silenzio.
 
“La battaglia stanotte è stata dura ma ce l’abbiamo fatta!” asserì nel tentativo di alleggerire il peso che Legolas si portava dentro, senza rivelar niente a nessuno.
 
“Mastro nano, la battaglia è finita ma adesso inizia la guerra per la terra di mezzo. Sarà dura da vincere” Gandalf rispose senza guardare Gimli, ma il percorso davanti a sé. Stringeva le briglie del proprio destriero, impaziente di raggiungere Isengard. Mancava poco.
 
“E’ questo che mi inquieta” dichiarò Legolas guardando la criniera di Arod. I suoi pensieri vagarono. Tornò indietro nel tempo, all’inizio del suo viaggio che, da Gran burrone l’aveva condotto a Fangorn, dove si trovava insieme ai suoi compagni. In quel momento di apparente pace gli tornò in mente il volto di Eldihen, quando l’aveva trovata sotto gli alberi. Si era promesso di proteggerla senza però riuscirci.
 
“Penso che ci sarà una tregua prima della fine… non so quanto durerà, mh” sbuffò Gandalf scorgendo le mura nere di Orthanc. Il cielo era azzurro, non sembravano nemmeno in guerra, era tutto silenzioso e tranquillo, il canto degli uccellini li rincuorò decisamente, anche se Legolas rimase concentrato sui suoi pensieri.
 
“E come faremo a scoprire di più su questa guerra Gandalf?” Gimli con la sua voce pesante richiamò il bianco stregone, vedendo i suoi occhi posarsi su di sé.
 
“Troveremo risposte quest’oggi ad Isengard. So per certo che Eldihen ci ha spianato la strada!” la farfalla azzurra che aveva condotto la ragazza al fosso di Helm aveva raggiunto in seguito Gandalf,  raccontandogli di Nihil e della riuscita del suo piano. Eldihen era stata in grado di brandire la spada che gli aveva dato, senza però ferire nessuno. Ne aveva percepito il potere usandola in modo efficace.
 
“Eldihen è stata fortunata. Sarebbe potuta morire” sentenziò Legolas con una nota di preoccupazione nella voce, mentre osservava il terreno davanti a sé. Aragorn si girò per seguire la conversazione, era un po’ distante da loro, si trovava vicino a re Thèoden e suo nipote Eomer.
 
“Non la sottovalutare principe. La ragazza ha grande sensibilità nel percepire la magia! Non sarà una guerriera, ma è sopravvissuta ad un maleficio riuscendo a  guarire anche Nihil”
 
“Nihil non meritava l’aiuto di Eldihen, specie dopo quello che le ha fatto”
 
Trovò astio nella voce di Legolas. Gandalf aggrottò le sopracciglia senza commentare.
 
Quando superarono gli ultimi alberi, raggiungendo la fine della foresta, trovarono, seduti sulle mura di Isengard, Merry e Pipino, intenti a fumare e gustarsi il cibo trovato nella dispensa di Saruman. Aragorn sorrise, il cielo azzurro sembrava uno sfondo luminoso nel quale i due Hobbit si specchiavano, godendo sul campo di vittoria. Finalmente la compagnia si era riunita, anche se al gruppo mancavano Frodo e Sam.
 
Nihil era seduto su un masso a terra, con un piede penzolante ed il gomito appoggiato al ginocchio. Si rialzò dinanzi gli uomini giunti a cavallo. Riconobbe in mezzo alla folla, il suo principe Legolas, che lo guardava con aria di rimprovero in sella al cavallo, fiero e silenzioso come lo ricordava.
 
Gimli si lamentò con i due Hobbit. Avevano superato momenti difficili per trovarli a banchettare come se nulla fosse, anche se in cuor suo era contento di vederli sani e salvi, proprio come i suoi compagni.
 
“Salve signori” Nihil si sollevò, vagando con lo sguardo fino a raggiungere gli occhi di Legolas. Sostenne il suo sguardo, senza scomporsi “Salve mio principe” chinò il capo con la mano nel petto. Sperò che Legolas apprezzasse l’aiuto offerto quella notte ai suoi amici. Il suo cuore era pieno di dolore e pene, Eldihen era riuscita a ricacciare ogni male, togliendo il velo nero che ricopriva la sua anima piena di ferite, pagando però il prezzo più alto senza rendersene conto. Sentì il peso di quegli occhi sulla sua fronte, gli sembrò di esserne trafitto, intuendo la profonda rabbia che Legolas covava dentro di sé.
 
“Tuo principe!” Tornò a ripetere Legolas impassibile, con una nota incerta nella voce, provando un moto di irritazione nel vederlo indifferente, vicino ai due Hobbit e agli alberi che camminavano nel piazzale della torre. Lo guardò senza mai abbassare lo sguardo, sentendo la voce dentro la sua mente farsi sempre più forte. Nihil non meritava il suo perdono e, se quella era una sceneggiata per riottenere fiducia avrebbe fatto prima a rinchiudersi nella torre, perché là sarebbe rimasto.
 
Aragorn come gli altri cavalieri si voltarono per scorgere il volto dell’elfo, intuendo dalla voce inespressiva l’astio che nutriva Legolas e il dispiacere dentro le pupille di Nihil. Erano molto tesi nell’osservare lo sconosciuto guerriero, cogliendo gli sguardi che si scambiava con il principe di Bosco Atro. Gandalf si portò in avanti con il suo bastone, sciogliendo con la sua voce profonda l’atmosfera che si era creata, troppo pesante e assurda per i suoi gusti. Dovevano mettere da parte ogni genere di dissapore per scoprire le mosse del nemico.
 
“Nihil!” lo richiamò, portando gli occhi dell’elfo su di sé “So che eri con il nemico, ma sono stato informato della tua conversione, per cui ti chiedo di collaborare e informarci di quanto accaduto prima di discutere con Saruman!”
 
“Gandalf, non avrei mai immaginato che il tuo potere fosse così forte. Hai consegnato un’arma molto potente alla ragazza…”
 
“Nessuno ti ha chiesto della ragazza. Rispondi a ciò che ti ha  detto Gandalf” ordinò Legolas non mutando tono di voce. Gimli inarcò le sopracciglia, guardando le sue spalle larghe. Anche se si trovava dietro e non poteva guardarlo in faccia, immaginò l’espressione rigida che aveva assunto, lo conosceva abbastanza bene: Legolas era leale con i propri amici, avrebbe dato la sua stessa vita per il bene di coloro che amava.
 
“Certamente mio principe” evitò di irritarlo, comprendendo la sua diffidenza. Il suo volto era spossato, marcato da due occhiaie scure, la sua bellezza eterea era stata segnata dalla profondità del male che era uscito dal suo corpo, lasciandogli segni ben visibili “Io so poco dei progetti di Saruman, posso solo dirti che Sauron ha in mente un piano. Spazzerà via ogni forma di vita da questa terra. Ha deciso di collaborare con criminali di ogni tipo” comunicò apertamente osservandoli uno ad uno.
 
“Forse Saruman ci dirà di più” pensò Gandalf avanzando verso la torre. Prese con se Pipino, mentre Aragorn montò Merry.
 
Nihil annuì lasciandoli avanzare. Posò gli occhi su Legolas, ma il principe non ricambiò il suo sguardo, proseguendo verso la torre con il suo amico nano.
 
Speranzosi di scoprire ulteriori notizie, comunicarono con lo stregone nascosto sulla cima di Orthanc, immersi nelle acque sudice del fiume e i relitti di Isengard. Saruman non parlò, da vigliacco osò domandare a re Thèoden perdono, stretto al suo nero bastone. Aveva le spalle al muro. Il re rispose incollerito, vedendo il suo servo uccidere Saruman con delle pugnalate alla schiena. Gandalf era dispiaciuto, non avevano ottenuto nulla, anche se, il giovane Peregrino Tuc scorse in mezzo all’acqua un antica pietra veggente: si trattava di un Palantìr, un oggetto misterioso proveniente da ere passate. Gandalf lo prese con se, lanciando un occhiata di rimprovero allo Hobbit.
 
Tornarono indietro sotto lo sguardo attento di Nihil. L’elfo aveva assistito alla scena senza commentare, ignorando le occhiate da parte di Saruman che lo aveva insultato dall’alto della sua torre. Epon gli era vicino, come sempre. Accarezzò le sue morbide piume, chiudendo le palpebre per smaltire l’ansia che sentiva. Voleva parlare con Legolas, anche solo per pochi minuti, ma doveva chiarirsi, dimostragli il suo pentimento e spiegargli ciò che era accaduto. Spinto da tale desiderio avanzò sulla roccia in cui si trovava.
 
“Avete ottenuto notizie?” la sua voce risuonò, raggiungendo le orecchie dell’elfo che lo ignorò, fermandosi insieme agli altri quando Gandalf fece un cenno con la mano. Gimli osservò Nihil, era curioso di conoscere l’artefice dei loro casini, colui che aveva incantato Eldihen, causandole diversi problemi. Il nano tirò il mantello dell’amico. Legolas girò il viso, curioso di conoscere le parole di Gimli.
 
“Sembra uno stoccafisso” curvò le labbra aggrottando le sopracciglia.
 
“Non lo sottovalutare, è furbo” Legolas non si lasciò abbindolare dall’espressione di Nihil, né dal suo tono gentile. Dubitava di lui, ed anche se Eldihen aveva estirpato il maleficio dal suo corpo, non poteva fare a meno di incolparlo. Non lo stimava, ma non lo odiava neppure. Dopo averlo visto provava pena per lui.
 
“Nulla” Gandalf sospirò lisciando il bastone. Era stato un vano tentativo il suo, ed anche se avevano vinto la battaglia del Fosso di Helm non si sentiva appagato, sapendo che Sauron avrebbe annientato ogni alleanza, spezzando le linee di Gondor, Rohan e di tutte le città presenti in quella terra.
 
“Vorrei unirmi al vostro gruppo, aiutandovi” dichiarò apertamente impugnando l’elsa della sua spada. Epon piegò il becco, come se avesse compreso le sue parole. Nihil in cuor suo sperò che l’offerta venisse accettata. Voleva collaborare, combattendo come un tempo, in difesa della gente e del suo popolo, per affermarsi e rigettare nell’ombra il passato che aveva macchiato il suo onore.
 
“Nihil…” Legolas non riuscì a rimanere in silenzio di fronte a quella dichiarazione. Alzò il viso, sentendo su di sé l’occhiata di Aragorn. Il ramingo non lo bloccò, la fiducia che aveva dato all’elfo era stata tradita, ed anche se credeva alla buona fede di Nihil, non spese una parola per aiutarlo “Come tuo principe ti condanno a rimanere ad Isengard sotto la custodia di Barbalbero” sentenziò senza esitazione, con voce fiera.
 
 
 
Le donne rientrarono ad Edoras al calar del sole. Eldihen aveva ancora in mente i canti intonati durante il viaggio, che era durato un giorno intero. Avanzava con Eowyn lungo il sentiero che conduceva al palazzo d’oro, sotto la luce arancione che scaldava le abitazioni vuote.
 
Entrate a palazzo, Eldihen si stupì del silenzio che permeava, la sala del re era scura, il trono era vuoto come i tavoli intorno. Ricercò con gli occhi la colonna dove solitamente si appoggiava Legolas, si avvicinò sfiorandola con le dita. Le sembrò che l’elfo si trovasse con lei in quel momento, anche se erano distanti.
 
 Raggiunse la sua camera, dove Eowyn le aveva detto di attenderla. Era piccola ed accogliente, con una bella finestra, un armadio in legno ed un grosso tappeto di pelliccia sotto il letto. Nel frattempo l’elfa si era accomodata sul materasso, osservando incerta la lama della sua spada: non era più scintillante come ricordava, ma nera, più scura dei cancelli di Mordor e pesante quanto un macigno. Non riuscendo a sostenere il peso la posò sul letto, avvertendo dolore alla mano sinistra, senza sapere della lacrima che accidentalmente le era scivolata sulla pelle. Impensierita si gettò sul cuscino, chiudendo gli occhi per qualche istante. Era stanca e le coperte calde l’accolsero suggerendole quasi di chiudere le palpebre per riposare. La camera era silenziosa e profumata, si addormentò, con la spada ai suoi piedi e le grida della gente dentro la sua testa. Sentì i suoi nervi sciogliersi, mentre sprofondava nel classico dormiveglia elfico.
 
Durante il sonno Eldihen vide cose molto strane: Un campo di battaglia pieno di morti, scudi frantumati e guerrieri feriti. Il sole era tramontato imbrunendo i monti ed il terreno insanguinato. Vide Nihil mentre piangeva a terra, sentì la voce dell’elfo, le parole di suo padre mentre moriva, abbracciato a lui. Si girò inconsapevolmente verso l’altro lato del materasso, udendo una voce familiare: Era Legolas.  Ascoltò i rimproveri rivolti a Nihil, avvertendo in cuor suo il dolore dell’elfo. Sussultò continuando a vedere delle scene poco comprensibili. Le sembrò che tra lei e le persone dentro il sogno ci fosse un velo, ma lentamente riuscì a scorgere il volto di due orchi, la mano bianca di Saruman. Ascoltò anche lei le parole di conforto che aveva avuto per Nihil, osservandolo mentre si allontanava dallo stregone.
 
Il rumore dell’armadio appena aperto da Eowyn la costrinse a spalancare le palpebre. Si sfregò gli occhi, ascoltando una strana voce nella stanza. Si girò guardando i lunghi capelli mossi della donna che indaffarata sistemava dei vestiti dentro il guardaroba. Ricercò con lo sguardo una presenza a lei sconosciuta, per poi portare l’attenzione alla lama nera ai piedi del letto: era stata la spada a parlare. La voce si interruppe appena Eldihen portò lo sguardo sull’arma, come se fosse stata spenta dai suoi occhi.
 
“Oh, ma ti sei svegliata. Stavi dormendo, non volevo disturbarti così mi sono presa la libertà di sistemare dei vestiti per te” piegò una sottoveste bianca, posizionandola su un cassettone. Si voltò osservando il volto pallido dell’elfa che studiava silenziosamente il letto, con le mani sulle ginocchia ed un’espressione preoccupante “Eldihen?” Eowyn si accomodò sul materasso, lasciando il resto dei vestiti sul giaciglio in cui erano sedute entrambe.
 
“Hai sentito?” chiese l’elfa, lanciando uno sguardo perplesso ad Eowyn.
 
“Ma cosa?” non comprendendola schiuse le labbra, avvicinandosi maggiormente al volto turbato di Eldihen.
 
“La spada… l’ho sentita parlare, ne sono sicura. L’ho sentita Eowyn, anche nel sonno… ho sentito la voce della spada!” non sembrava molto logico il suo discorso, ma sapeva di avere ragione, ancora percepiva quella voce dentro la testa che le raccontava di Nihil. Il suo non era stato un vero  e proprio sogno, non riusciva nemmeno a spiegarsi cosa le era accaduto.
 
“La spada?” Eowyn si voltò per prendere tra le mani l’elsa blu e dorata. Alzò l’arma contemplandola, passandosela tra le mani confusa “Ma io non ho sentito nulla!” affermò abbassando il manico “Sarai un po’ stanca Eldihen ti sono successe tante di quelle cose” le spostò una ciocca di capelli dietro le orecchie a punta.
 
“No Eowyn io l’ho sentita, parlava di Nihil. Ho sentito il suo dolore nel mio cuore, poi guarda…” era turbata, alzò un dito per indicarle la spada “Guarda com’è nera!”quasi stregata osservò la lama, perdendosi a studiare il metallo opaco che un tempo brillava come una perla argentata.
 
“Nera! ma che dici? La spada è chiarissima Eldihen” Eowyn  guardò l’arma per poi lanciarla a terra, lontano dallo sguardo dell’amica che aveva gli occhi imperlati, il viso pallido e le labbra tremanti.
 
“Eowyn è durato poco quel sogno, ma sento vivido il dolore di quelle morti, il dolore di Nihil” si mise una mano tra i capelli tirando su con il naso. Spostò con il piede una coperta, facendola ricadere sulla testiera del letto.
 
“Che ne dici se adesso ti alzi e bevi qualcosa di caldo lasciando perdere il sogno? Non ti far condizionare Eldihen” Eowyn si accovacciò vicino a lei, sdraiandosi sul letto.
 
Eldihen avvertito il calore del suo corpo si voltò per guardarla. L’abbracciò senza dir nulla, appoggiandosi sul suo seno “Sei una cara amica” per un attimo il volto di Eowyn la consolò. Era così bella mentre le sorrideva, adorava le fossette che si formavano agli angoli della bocca, le infondevano amore. Rimasero in silenzio per qualche minuto ed Eldihen ritrovò la serenità, sfregandosi distrattamente la mano sinistra che le prudeva fin troppo.
 
“Mhh, ma perché non parliamo del bacio con il tuo bel Legolas?”  disse vedendola meno agitata. Felice di vederla arrossire Eowyn si portò in avanti per gustarsi la sua reazione. Al solo sentirne il nome Eldihen avvampò e i suoi occhi tornarono sereni.
 
“Era così felice di rivedermi… ed io più di lui. Pensavo che ancora portasse rancore e invece mi ha baciata. Non ci posso ancora credere” confessò vedendo gli occhi sognanti di Eowyn.
 
“Si vedeva proprio quanto eravate innamorati, specie tu Eldihen. Non ragionavi affatto quando c’era lui, eri come trasportata in un’altra dimensione” disse spostando i capelli dal viso con aria gioiosa “Spero anch’io di poter baciare colui che amo” dichiarò senza alcuna malizia, con una disinvoltura da far spalancare gli occhi ad Eldihen. Eowyn osservò la parete e la finestra a suo fianco, guardando l’orizzonte “Non vedo l’ora di rivederlo” il suo volto chiaro si illuminò.
 
Eldihen dispiaciuta, conoscendo della storia d’amore tra Aragorn e Arwen si sentì in dovere di parlarne all’amica. Non voleva spezzarle il cuore, ma Eowyn sarebbe rimasta ferita se avesse continuato ad immaginare cose impossibili. Si sedette sul materasso, appoggiando la testa sul cuscino di piume. Avvolse il braccio di Eowyn con una mano, parlandole sinceramente “Eowyn, io ti auguro tutto il bene di questo mondo. Ti voglio vedere felice ma, credo che tu debba pensare anche ad altri uomini…”
 
Eowyn si voltò, mostrandole il suo sguardo confuso “Altri uomini? Io penso solo ad Aragorn Eldihen!” ammise come se per lei fosse un qualcosa di evidente.
 
“Lo so, ma vedi, Aragorn è legato ad un’altra donna” la informò con un tono pacato, mostrandosi quanto più delicata possibile.
 
“No, ne abbiamo parlato e Aragorn mi ha detto che lei è partita verso le terre immortali. Il loro amore è destinato a finire” rispose prontamente ricordando le parole di sire Aragorn “Mi sta vicino, magari è interessato a me, tu che dici?”
 
“Non saprei, ma ci tengo a scoprirlo Eowyn!” le strinse entrambe le mani lanciandole uno sguardo rassicurante. Non avrebbe mai voluto vedere Eowyn infelice a causa di Aragorn, così le disse che lei stessa gli avrebbe chiesto delle sue intenzioni, per comprendere al meglio il loro legame.
 
“Lo faresti sul serio?” la sua voce era piena di gratitudine. Sarebbe stato bellissimo conoscere i sentimenti di Aragorn.
 
“Ma certo”
 
Qualcuno bussò alla porta. Si girarono entrambe per scorgere il volto di una servitrice che emozionata era entrata in camera senza chiedere il permesso. Era una ragazza giovane, vestita di scuro. Chinò il viso osservando le due donne mentre parlavano.
 
“Mi spiace essere entrata senza ricevere il permesso, ma la mia signora mi ha chiesto di essere avvertita del rientro del re, ebbene, il re è tornato, insieme a suo fratello Eomer ed altri cavalieri” enunciò sperando di non essere rimproverata per il suo comportamento.
 
“Sono tornati” Eowyn si rialzò dal letto, seguita da Eldihen. Si guardarono entrambe senza dir nulla. I loro amici si trovavano a palazzo e loro erano felici e trepidanti di vederli.
 
“Va pure, arriviamo!” ordinò Eowyn.
 
“Certo mia signora” la ragazza le lasciò. Eowyn trascinò Eldihen dal braccio, invitandola ad uscire dalla stanza, ma l’elfa si bloccò, facendola voltare nella sua direzione.
 
“Eowyn, prima di andare per favore porta questa spada in camera tua” si abbassò per afferrare l’arma a terra, porgendola ad Eowyn quasi spaventata.
 
“Certo” afferrò l’elsa annuendo.
 
“Intanto va dagli altri, io cambierò il mio vestito perché non sono affatto presentabile” mostrò ad Eowyn la stoffa bucherellata e il taglio sulla coscia che fortunatamente non faceva così male come prima. Aveva i capelli spettinati ed il viso pieno di polvere. Non voleva farsi rivedere in quelle condizioni.
 
“Certo. Ho messo dentro l’armadio tantissimi abiti, scegli il più bello per il tuo elfo!” le fece l’occhiolino lasciandola rossa come una mela.
 
 Eldihen si sfregò il naso, annuendo con il viso “Si, sarebbe meglio se mi vedesse meno…” si guardò non sapendo cosa dire per descriversi “Sporca”
 
“Beh, sulla tinozza ci sono alcune ampolle con dell’olio profumato”
 
“Bene” si salutarono. Eowyn se ne andò felicemente, Eldihen richiuse la porta, svestendosi per raggiungere la tinozza colma d’acqua per lavarsi, senza però rimanere a lungo. Voleva vedere Legolas, e doveva sbrigarsi. Dopo essersi ripulita, uscì dall’acqua, sistemò i capelli velocemente scegliendo dall’armadio un abito semplice di seta lucida,  aderente, di un rosa molto delicato. Lo posizionò sul suo corpo per vedere se le potesse andare bene.
 
Si vestì, ricacciando indietro i capelli che si erano bloccati dentro il vestito. Indossò una cintura dorata in vita, avvicinandosi al comodino per afferrare il pettine e sciogliere i nodi dei capelli. Riportò l’attenzione sui vestiti a terra e alla collana che gli aveva donato Nihil, ripensando al suo sogno. Doveva esser stato difficile per lui rinunciare a tutto, trovandosi solo in mezzo alla foresta. Sopirò sedendosi sul materasso. Quel pensiero la rattristì. Passò il pettine tra la chioma castana, sistemando le lunghe ciocche, una a una. Lanciò uno sguardo al piccolo specchio sulla parete. Era finalmente presentabile. Svelta raccolse gli oggetti a terra, per portarli sul letto. Si fermò con gli abiti in mano udendo dei colpi alla porta.
 
“Eowyn?” chiese aggiustando la gonna in seta, prima di avvicinarsi all’uscio.
 
“No” da dietro la porta rispose una voce a lei familiare. Sorrise riconoscendo il timbro inconfondibile di Legolas.
 
Svelta abbassò la maniglia, spalancando la porta. Rimase ferma di fronte all’elfo, incantata. Era alto, dovette alzare il mento per incrociare i suoi occhi, abbassando il viso solo per osservare il suo corpo asciutto e la veste verde che aderiva perfettamente al suo torace. Teneva le braccia conserte e gli occhi fissi su Eldihen con un accenno di sorriso sulle labbra
 
“Amore!” contenta lo abbracciò aprendo le sue mani. Legolas curvò gli angoli della bocca, sciogliendo le braccia incrociate per accoglierla. L’abbracciò cullandola ritmicamente, mentre lei gli carezzava  le spalle “Sarei venuta io da te. Mi sono dovuta cambiare perché ero un po’ in disordine” confessò allontanandosi di poco dal suo corpo. Il volto di Legolas era un po’ inquieto ma felice allo stesso tempo. Le sfiorò la guancia con il pollice, lasciandole una scia calda sulla pelle.
 
“Lle naa vanima (sei stupenda)” guardò il vestito rosa e le curve poco accentuate. Il suo volto era luminoso e la sua pelle profumata. Eldihen arrossì colpendo maggiormente Legolas che, incantato si abbassò per baciarla dolcemente sulle labbra.
 
“Grazie” rispose imbarazzata a quell’inaspettato bacio, sfiorando con la punta del naso il mento dell’elfo.
 
“Vuoi che andiamo dagli altri adesso?” prese la sua mano trascinandolo verso il corridoio. Legolas l’attirò a sé, facendola indietreggiare.
 
“In realtà vorrei parlarti un momento. Da soli” la sua voce era seria ed il suo sguardo intenso. Eldihen lo guardò. Era così piccola in confronto a lui. Legolas era un guerriero forte e abile, mentre lei si sentì sentiva fragile, ancora lontana da quella perfezione, troppo insicura.
 
“Ma perché mi guardi in quel modo? Mi fai preoccupare” confessò posando le dita sul dorso della mano di Legolas.
 
“Rimani serena non hai motivo di preoccuparti” addolcì l’espressione rigida del suo  viso, abbracciandola da sotto il mantello. Eldihen lo fissò, anche se le stava sorridendo, notò che la preoccupazione non aveva abbandonato i suoi occhi.
 
Si baciarono sulla soglia della porta prima di entrare. Eldihen rimase sorpresa, aggrappandosi al suo collo mentre lui le baciava le labbra con tenerezza. Il cuore le riprese a battere velocemente, non riuscì a seguirne il ritmo, avvertendo un forte calore al petto. Da come la stava toccando Legolas, pensò che anche lui provasse le stesse sensazioni.
 
“Entriamo in camera”si distaccò per guardarla profondamente.
 
Eldihen avvampò non comprendendo le intenzioni dell’elfo. Sospirò appoggiandosi allo stipite della porta con una faccia sbalordita. Era imbarazzata. Legolas rendendosene conto sorrise divertito dall’idea che si era fatta. Poteva immaginare ciò che stava pensando, specie dopo un bacio pieno di sentimento, l’invito ad entrare in camera poteva suonare come un qualcosa di malizioso.
 
“E’ per parlare!” la tranquillizzò con un sorriso sornione.
 
“Certo. Entriamo” si ricompose, mutando espressione, ora più calma anche se impacciata. Superarono l’uscio insieme. Eldihen socchiuse la porta, guardando il corridoio prima di puntare lo sguardo su Legolas Sicuramente si trattava della questione lasciata in sospeso al Fosso di Helm, era stata una sciocca ad allarmarsi poco fa, esibendo la sua espressione imbarazzata.
 
“Tutto bene? Ti vedo un po’ impensierito” curvò il viso, giungendo le mani al petto. Si avvicinò a lui che si era fermato al capezzale, con lo sguardo perso nella parete, in un punto impreciso.
 
“Sto bene, tu piuttosto? Sei ancora preoccupata?” la guardò dalla testa ai piedi, soffermandosi sulla curva del collo e le labbra a forma di cuore.
 
“Vederti mi rallegra, non ho motivo di preoccuparmi!” asserì muovendosi verso di lui. Sfiorò con le dita il dorso della sua mano, guardando i manicotti di ferro che indossava.
 
“Lo stesso è per me” le afferrò la mano, stringendola. Il suo sguardo era intenso, velato da inquietudine e timore. Legolas si fece coraggio, guardando il volto sereno di Eldihen, pronto a rivelargli le sue idee “Anche se vorrei saperti al sicuro” iniziò a parlare senza perdere tempo, stringendo le dita affusolate di Eldihen.
 
“Ma io sono al sicuro. Finalmente ci siamo trovati dopo un brutto periodo, rivelando i nostri reali sentimenti. Hai vinto la battaglia, siamo insieme e tutto sembra bellissimo adesso.” gli baciò la guancia, bloccandosi al lato della bocca.
 
“Sembra!” puntualizzò Legolas voltandosi. Sfiorò le sue labbra, continuando a tenerle le mani.
 
Eldihen inarcò le sopracciglia non comprendendo i suoi timori. Domandò smarrita cosa pensasse, piegando il viso in cerca di informazioni “Ma perché sei così negativo? Che ti prende, mi fai impensierire” confessò guardando il suo volto accigliato.
 
“Non è mia intenzione, ma in realtà sono pensieroso. Eldihen ascoltami, anche se ti potrà sembrare illogico” le posò le mani sulle braccia stringendola con amorevolezza, mentre i suoi occhi profondi si perdevano a guardare il suo viso meravigliato.
 
“Parla” rispose con un filo di voce.
 
“Siamo in guerra Eldihen, ciò che è successo al Fosso di Helm si ripeterà ancora. Non voglio vederti in lacrime e in continuo pericolo, sarei più sereno sapendoti al sicuro, lontano da questa lotta. Ho parlato con Gandalf e mi ha detto che abbiamo del tempo prima della grande guerra…” si bloccò, studiando bene l’espressione apprensiva di Eldihen, i suoi occhi spaesati che lo supplicavano di continuare.
 
“Legolas io capisco i tuoi timori, ma dovresti soffermarti a guardare il lato positivo di tutto ciò: noi ci amiamo” gli strinse le mani ricercando il suo sguardo. Sperava di averlo addolcito, ma la sua espressione non mutò, anzi, le parve di vedere ancora più angoscia dentro i suoi occhi.
 
“Eldihen questa è la cosa più bella e amara allo stesso tempo” si abbassò di qualche centimetro per raggiungere il suo volto “Se io non dovessi farcela…”
 
“Ma cosa stai dicendo?” sputò Eldihen sgranando gli occhi. Al solo pensiero si sentì morire, spazzata via da un vento gelido che aveva spento il calore nel suo cuore.
 
“Non lo sopporteresti” Legolas accarezzò la sua guancia “Ed anch’io non sopporterei di vederti in pericolo. Era difficile tempo fa, quando ci siamo conosciuti, ma adesso è un pensiero logorante”
 
“Infatti non so nemmeno perché tu ne stia parlando” affermò dubbiosa percependo le mani dell’elfo sul suo viso.
 
“Perché potrebbe accadere” bloccò le sue dita sul mento, guardandola per qualche istante negli occhi, prima di parlare, percependo lo sguardo di Eldihen farsi sempre più angustiato. Pareva che lei gli stesse chiedendo maggiori informazioni, anche se in cuor suo sapeva dove stava andando a parare Legolas “Porta l’amore che provi per me a Gran burrone. Sfrutterò il tempo che ho a mia disposizione per farti tornare indietro. Sarai al sicuro lì, non rischierai di imbatterti in altri nemici. Finita la guerra io tornerò a prenderti”
 
Eldihen abbassò la testa, respirando pesantemente. Si allontanò da Legolas alzando ed abbassando lo sguardo per guardare fuori dalla finestra, in cerca di risposte. Il panorama fuori dalla stanza non riuscì a tranquillizzarla, le sembrava di essere stata punta da un ago. Avvertiva un dolore acuto all’altezza del petto. Era spiazzata da quella proposta, adesso ogni cosa le tornava, specie la frase enigmatica che aveva sentito al fosso di Helm “Mi stai chiedendo di andarmene. Tu vuoi sfruttare il tempo a nostra disposizione per portarmi via” si inumidì le labbra e chiudendo le palpebre sospirò.
 
“Te l’ho detto, è per saperti al sicuro Eldihen. Siamo in guerra. Dovrò affrontare molti nemici e tu sarai inevitabilmente coinvolta ed io non voglio” proferì giudiziosamente esponendole i suoi timori. Avrebbe voluto rimanere insieme a lei per godere del loro amore, ma la minaccia che doveva affrontare era troppo grande per essere ignorata. Non era riuscito a rimanergli lontano prima di combattere la battaglia vinta, l’aveva baciata e forse aveva sbagliato, ma non poteva far a meno di provare in quel momento la stessa voglia.
 
“Quindi mi vuoi portare via così starai sereno! Ed io cosa farò a Gran Burrone? Vivrò nella paura, non sapendo nulla di te. Pensi che per me non sia difficile rimanere separata da te? Pensi che solo tu vorresti stare tranquillo? Non puoi dirmi questo, non puoi rinchiudermi in una sfera di cristallo per rimanere sereno, chiedendomi di andarmene” rispose a tono, alzando le palpebre incredula “Siamo in guerra è vero e se abbiamo del tempo a disposizione perché non lo sfruttiamo per rimanere insieme? Per amarci… perché io a questo ho pensato, così dovrebbe essere!” strinse i pugni vendendolo avvicinarsi.
 
“E’ perché ci tengo a te Eldihen che voglio saperti al sicuro. Segui il mio ragionamento”
 
“No, non esiste il ragionamento. Io non ragiono quando mi sei vicino, non riesco Legolas. L’amore non può essere pianificato attraverso calcoli o pensieri. L’amore è la voglia che ho di baciarti quando mi sei vicino, il desiderio di vederti ogni giorno!” affermò leggermente infastidita, osservando la spilla sul suo mantello. Non voleva incrociare i suoi occhi, sarebbe crollata, come sempre. Legolas aveva il potere di spazzar via dalla sua mente ogni pensiero. Non doveva accadere, specie in quel momento. Si girò portandosi una mano alla bocca, dandogli le spalle e camminando lentamente, fino a trovarsi di fronte il vetro della finestra. Osservò il suo riflesso, vedendo dietro di sé Legolas muoversi nella sua direzione.
 
“L’amore è anche protezione. Prendersi cura l’uno dell’altra…” guardò le sue esili spalle vedendola sospirare spazientita. Spostò le onde castane davanti al suo seno, lasciandole la schiena scoperta. La cinse da dietro, abbracciandola con estrema gentilezza. Osservò il loro riflesso nel vetro confondersi con le sfumature del cielo oltre la finestra. Si abbassò per sfiorare con la punta del naso i fili castani dei suoi capelli, respirando il profumo fruttato che proveniva dalla sua pelle, quell’essenza che riusciva a confonderlo “Io non ti voglio allontanare da me Eldihen” tenendola stretta tra le braccia, Legolas sentì le costole di Eldihen, la morbidezza della sua pelle, fasciata dal vestito rosa. Curvò il suo volto, raggiungendo la punta dell’orecchio della fanciulla “Desidero amarti ma corrono tempi bui. Ancora ricordo come tremavi quando ti ho trovata. Ho promesso di difenderti, ma non ci sono riuscito, perdonami. Non permetterò che ti accada più nulla” le scostò una ciocca di capelli lasciandole il collo scoperto. La baciò, facendola piegare, in modo da poterla toccare come desiderava. Assaporò la sua pelle, sentendola calda. Eldihen tremò, abbassò le mani sulle braccia di Legolas che da dietro le spalle la stringeva, intrappolandola in un abbraccio.
 
“Ancora pensi alla volta che mi hai trovata, tu mi consideri debole, per questo vuoi che io me ne vada. Sono stata sempre avventata a parer tuo” si voltò lentamente con il capo, trovando le labbra di Legolas ad un centimetro dalle sue. Rimase immobile dinanzi al respiro caldo che le solleticava la bocca.
 
“Si e molto. Sembri una bambina ingenua che combina guai senza rendersene conto. Mi hai fatto arrabbiare molto, ma poi…” si interruppe guardando le sue iridi azzurre e le parole gli morirono in bocca, disarmato di fronte ad Eldihen ed ai sentimenti che gli scaldavano il petto “ I tuoi occhi limpidi mi hanno fatto innamorare. Ogni volta che ti guardo ti leggo dentro, non so perché mi sento in questo modo, ma è da quando ti ho vista, è così da un bel pò”
 
Gli occhi di Legolas erano sinceri, Eldihen si rispecchiò al suo interno, alzando ed abbassando le ciglia. Appoggiò la sua schiena a quella dell’elfo dietro di sé “Io vorrei rimanere insieme per sempre,  guardarti negli occhi, sentire il tuo respiro caldo sulla mia guancia, baciarti mentre tu mi abbracci così, da dietro le spalle…” dichiarò a bassa voce guardando la sua bocca con desiderio. Si sentì bruciare sotto le mani di Legolas. Il suo sguardo la tradì.
 
“Anch’io desidero baciarti” l’elfo si avvicinò inesorabilmente alle sue labbra, pronto a lambirle, ma Eldihen si voltò lasciando che le labbra di lui si posassero sulla sua guancia.
 
Non doveva crollare, anche se il desiderio dentro di sé era forte. Giocherellò distratta con manicotti di ferro di Legolas, sollevandogli le dita “E allora perché vuoi mandarmi a Gran Burrone?”
 
“Eldihen lo faccio perché hai passato momenti difficili, ti ricordi ciò che ti ha fatto Nihil? Non voglio che si ripeta. Non voglio che nessuno ti maltratti o ti usi “ affermò aiutandola a girarsi con il busto. Si trovarono faccia a faccia. Eldihen roteò gli occhi, mentre Legolas pensò a quanto fosse sconsiderata a prendere la guerra con superficialità, anche se si amavano, non avrebbero potuto godersi a pieno “Sei stata catturata da due orchi, rinchiusa ad Isengard ed hai lottato per tornare da me, lo ricordi?” chiese sperando di farla riflettere.
 
“Certo che si, ho sofferto in un primo momento, vittima degli eventi, ma quando ti sei allontanato da me io ho promesso di non abbattermi più, non serve a nulla. Nihil ha sbagliato ed hai ragione, ma lui anche ha sofferto. Lui è stato male Legolas” ricordando le scene del sogno Eldihen abbassò lo sguardo, incuriosendo Legolas che la sosteneva dalla vita  “Quando mi ha liberata mi ha donato una collana” rivelò ripensando all’incontro con Nihil ad Isengard. Lasciò le mani dell’elfo, abbassandole dal suo ventre. Si avvicinò al letto a passi felpati, afferrando il gioiello che le era stato offerto, sotto lo sguardo attonito di Legolas che la seguiva mentre si muoveva “E’ stata tuo padre a donargliela” alzò la gemma trasparente, vedendo  notando il luccichio riflesso sulla parete della camera.
 
“Si” rispose impassibile. Era irritato dal discorso, come da ogni cosa che riguardava Nihil. Non si spostò dalla finestra, guardando Eldihen in lontananza “Ed è un bene che ti abbia donato quella collana. Non  era degno di averla” sentenziò stizzito.
 
“Sai che Saruman gli ha lanciato un maleficio?” ripose la catenella sul letto, insieme ai suoi vestiti. Superò la distanza che la divideva da Legolas fermandosi dinanzi a lui. Sollevò il volto sperando di incontrare uno sguardo meno duro “Perché non cerchi di riconsiderare la situazione. Anch’io non mi fido di lui ma…” si morse violentemente le labbra. La spada le aveva fatto vedere alcune scene infelici alle quale lei non era rimasta indifferente.
 
“Non voglio pensarci” serrò le palpebre come ad attutire la rabbia che nutriva nei confronti del suo soldato. Non poteva ignorare il suo comportamento, vi erano state delle mancanze gravi che non avrebbe perdonato con tanta facilità. Nihil aveva stregato Eldihen, rapendola e disinteressandosi di lei.
 
“Ma perché…”
 
“No” rispose categorico, con un tono inflessibile che spiazzò Eldihen, lasciandola con la bocca schiusa dallo stupore.
 
Rimase in silenzio, pensando a come potesse sentirsi Legolas. Lo comprendeva, ma temeva che la situazione prendesse una cattiva piega “Sembri aver già deciso, come hai fatto con me” sollevò le sopracciglia vendendolo scomporsi a quelle parole.
 
La sua espressione rigida era mutata, divenendo dolce ed apprensiva “Con te è diverso”
 
“Ma ti sei chiesto se io voglia andarmene?” domandò con disappunto.
 
Legolas non rispose, sostenendo lo sguardo dell’elfa. Trattenne il fiato osservandola con interesse. Era una decisione sofferta ma saggia la sua. Eldihen avrebbe compreso con il tempo e, quando si sarebbero ritrovati le loro sofferenze sarebbero sfumate, insieme ai ricordi amari.
 
“Ecco!” roteò gli occhi al cielo, scuotendo il collo. Appoggiò le mani ai fianchi, girandosi in direzione della porta “Se è possibile, sempre che tu non abbia altre novità, vorrei andare da Gimli ed Aragorn, perché non li vedo da un bel po’. Posso sua altezza?” domandò con ironia indietreggiando lentamente.
 
“Dovrei pensarci!” allargò un sorrisetto furbastro, godendosi l’espressione stufa di Eldihen che, lasciò la stanza sbraitando su quanto Legolas potesse risultare pesante ed insensibile, in modo del tutto scherzoso.
 
Mentre percorreva il lungo corridoio delimitato da colonne e stendardi, Eldihen abbassò le palpebre impensierita. Sapeva che Legolas aveva le sue ragioni, ed anche se era doloroso, dovette ammettere che la guerra avrebbe potuto compromettere la loro storia. Rischiava molto e ne era consapevole, ma non avrebbe lasciato Rohan per rifugiarsi ad Imladris, rinunciando all’amore di Legolas con tanta facilità. Il discorso dell’elfo non faceva una piega, ma lei intestardita ricacciò dalla sua mente le parole ascoltate. Il cuore conosceva ragioni sconosciute alla mente.
 
Si spostò dentro la sala del trono. Felice di ritrovarla come rammentava, non più spoglia e priva di suoni, ma colorata, ricca e luminosa come sempre.  Camminò sotto la luce delle finestre aperte, osservando il vento muovere le fiamme dentro il focolare nel mezzo della stanza. Eldihen ascoltò i dialoghi delle servitrici, il rumore dei loro passi, guardandole mentre sistemavano il palazzo, laboriose e collaborative.
 
 Cercò con lo sguardo i suoi compagni, trovando Eowyn vicino ad una colonna infondo. Stava parlando con Aragorn. La sua risata le scaldò il cuore. Si avvicinò a loro, superando il largo pavimento opaco e le colonne che dividevano la sala in tre navate. Eldihen si fermò a metà del suo percorso, accecata dalla nube di fumo che si espandeva in quella zona. Sventolò una mano all’aria, tappandosi il naso  “Ma cos’è un vulcano per caso?” girò il viso, trovandosi Gimli stravaccato su una panca, in compagnia di due sconosciuti ragazzi dai capelli ricci e biondi. Si fermò sorpresa. Stavano fumando, senza alcun interesse per la della gente intorno “Gimli!” lo richiamò Eldihen. Posò le mani sul tavolo, osservando il legno usurato dal tempo, ed i boccali di birra che giacevano vicino ai tre ragazzi.
 
“Oh!” il nano aprì le palpebre cacciando dalla bocca il bastoncino della pipa che stava gustando “Ma ti dispiace vedermi tranquillo?”
 
“No, ma mi stavi intossicando, scusami tanto se ho interrotto il tuo divertimento” spiegò senza disagio, incrociando le braccia ed increspando le labbra.
 
Il nano allungò un broncio, lanciando uno sguardo ai due Hobbit seduti davanti a lui “Ho corso per leghe con la mia armatura di metallo, senza riposare mai, o almeno, mi sono trovato a dormire per terra in mezzo all’erba. A Rohan ho dovuto combattere come una macchina da guerra e adesso, cara la mia signora, voglio starmene per i fatti miei a fumare e a mangiare perché me lo merito!” sentenziò corrugando il suo viso in un’espressione accigliata. Si appoggiò ad una colonna sistemandosi meglio sulla panca.
 
“Hai sempre mangiato!”
 
“Mi contavi il cibo?”
 
I suoi capelli scompigliati e gli occhi curiosi strapparono una risata sincera ad Eldihen che contagiò anche i due piccoli Hobbit di cui lei non conosceva il nome. In quel momento si scordò del dialogo con Legolas e del turbamento provato, assaporandone l’allegria grazie alla visione di un Gimli affamato e nervoso.
 
“Ridete mhh” tornò a fumare disinteressato, fiutando il dolce profumo che proveniva dalle cucine. Aveva richiesto del cibo a delle donne, ma non aveva ottenuto nulla di appetibile, solo un cesto di pane. Il resto era stato risparmiato per la festa che si sarebbe tenuta il giorno seguente.
 
“Salve signora…” si alzò Pipino dallo sgabello inchinandosi con aria buffa “Scusa se non ti abbiamo invitata, se desideri fumare abbiamo qui per te l’erba pipa di Pianilungone. E’ Pipino che te la offre!” disse facendole l’occhiolino.
 
Eldihen si voltò per ammirare il delizioso ragazzo che si era alzato, mostrando il suo viso tenero ed i vestiti molto strani e colorati. Eldihen si perse nei suoi riccioli, lanciando uno sguardo di rimando anche all’amico che non era poi così diverso dal ragazzo che le aveva parlato.
 
“Ma ti pare che la ragazza voglia fumare, che dici Pipino?” il compagno gli tirò un colpo alla pancia, costringendolo a sedersi. Con rammarico lo hobbit riportò la pipa in bocca, accomodandosi di fianco a Merry.
 
“Era per fare colpo!” sussurrò alle orecchie del compagno, nel tentativo di giustificarsi.
 
“Sei rimasto troppo tempo con Barbalbero e adesso ti ritrovi a dire queste scemenze” spiegò torcendo le labbra Merry, per poi voltarsi a guardare Eldihen che divertita li ascoltava, sfoggiando un sorriso sincero “Scusalo mia signora, il suo era un tentativo di essere gentile. Io sono Merry. Se hai bisogno di qualcosa chiedi a me, sono il più scaltro tra i due” allontanò la lunga pipa dalle labbra, dedicandole un sorriso radioso. I suoi occhi verdognoli luccicarono. La voce era limpida ed amichevole, tanto che Eldihen rimase colpita. Osservò il suo panciotto damascato, alzando poi lo sguardo per studiare il naso a patata ed i capelli color grano.
 
“Ma non è così, non cercare di vantarti!” ribatté Pipino oltraggiato. Spinse con la mano il suo compagno, costringendolo ad appoggiarsi allo schienale della sedia.  Eldihen e Gimli si lanciarono un lungo sguardo, il nano alzò gli occhi al cielo stufo. Ascoltava i due giovani Hobbit da ore, non avevano smesso di parlare un minuto, per tutto il viaggio da Isengard a Rohan, commentando ogni singola cosa.
 
Eldihen sorrise ancora una volta, girando lo sguardo in direzione di Eowyn che si era avvicinata a passo svelto a loro, lasciando Aragorn vicino al portone. Era felice, i suoi occhi brillavano, illuminati da una strana luce. Eldihen alzò le sopracciglia guardandola, come a chiederle di cosa avessero parlato con il ramingo.
 
Eowyn alzò le spalle colpita dall’occhiata indagatrice dell’amica, che curiosa la fissava con gli occhi ridotti a due fessure. Spalancò le palpebre, senza però aprire bocca, era leggermente impacciata ed emozionata. Più pensava ad Aragorn, più avvertiva nel cuore un sentimento nuovo, che cresceva sempre di più senza controllo “I miei signori saranno stanchi” commentò guardando infine i suoi due piccoli ospiti che mangiavano e bevevano tranquillamente. Non le sembrò vero che avessero affrontato una battaglia ad Isengard. Erano allegri e pimpanti, pareva invece che fossero appena tornati da una scampagnata in montagna “Ho chiesto alle mie servitrici di prepararvi due letti e una bella vasca” dichiarò amichevolmente sorridendo ai ragazzi.
 
Eldihen meditò sulla generosità di Eowyn, sempre pronta a soccorrere gli altri, priva di superbia, una donna dai grandi valori, forte e determinata. Il suo volto doveva essere troppo distratto, poiché Eowyn guardò Eldihen interrogativa avvertendo i suoi occhi su di sé.
 
“Grazie per i letti, ma la vasca non ci serve mia signora!” rispose Pipino appoggiando i gomiti sul tavolo.
 
“Come no?” Eldihen a quelle parole portò la sua attenzione a Pipino. Curiosa di conoscere le prossime frasi del ragazzo. Si avvicinò alla bianca dama, scambiandosi uno sguardo divertito.
 
“E a cosa servirebbe una vasca?” chiese Pipino agitando la testa. I suoi riccioli gli ricaddero davanti agli occhi, muovendosi disordinatamente sulla fronte.
 
“Ma per lavarsi messere!” Eldihen aprì le mani, come la sua risposta fosse scontata ed anche un po’ forzata.
 
“E chi si lava… hihi!” sghignazzò afferrando il boccale di birra schiumosa tra le dita, l’avvicinò alle labbra per berla in un solo sorso.
 
Eldihen si coprì la bocca, trattenendo una risata, a differenza di Eowyn che, non riuscendo proprio a nascondersi, rise di gusto, alzando il volto. I due Hobbit erano senza dubbio due ottimi compagni, divertenti e allegri come un vispo fuocherello. Erano riusciti a scaldare i loro cuori, alleggerendo i pensieri che le attanagliavano.
 
 
 
Aragorn, comodamente seduto su una grossa cassetta in legno, osservava le sfumature del tramonto confondersi in lontananza, con le vette bianche delle montagne. Si trovava all’esterno del palazzo di Edoras. Fumava disinvolto, lasciando in aria delle scie di fumo bianco. Osservava i soldati che si muovevano per le via della città, i tetti di paglia, decorati con degli inserti di ferro battuto che rimandavano alle teste di due cavalli. I bambini giocavano con una palla di cuoio, vicino alle scale del palazzo, nascondendosi dentro i balconi delle abitazioni.
 
Il suo sguardo vagò sui fumaioli bianchi, fino a scendere al portone della cittadella. Anche lì trovò movimento: le donne si spostavano con dei cesti sulla testa, donando ai bambini dolci e fette di pane. I cani abbaiavano seguendo i passi dei soldati. I cavalli nella stalla nitrivano, beandosi di quel clima rilassante e del  cielo rosato, con delle nuvole sparse vicino al sole che stava lentamente scomparendo dietro i monti. Chiuse gli occhi Aragorn, assaporando dopo tanto tempo, un atmosfera di pace, a lungo desiderata.
 
Il vento soffiò sui suoi capelli, come la voce di Eldihen che gentilmente lo richiamò, facendogli riaprire le palpebre “Amo questa città” era uscita dal palazzo. Appoggiata ad un pilastro fissava la curva delle scalinate in pietra, ascoltando i rumori dei bambini.
 
“Edoras è molto bella” confermò il ramingo alzandosi in piedi. Ripulì la pipa con un lembo rosso della sua tunica, lanciando un altro sguardo al cielo colorato sulla sua testa.
 
“Ti ho disturbato?” Eldihen superò le larghe mattonelle in pietra, guardando la fitta barba dell’uomo, ed il suo profilo che si confondeva con quello delle montagne dietro loro.
 
“Nessun disturbo. E’ stato un piacere rivederti, ed immagino che lo sia stato anche per Legolas” commentò, ma senza alcuna malizia. La sua voce era sincera, come gli occhi limpidi che la guardavano.
 
“Sì” abbassò il viso corrugando la fronte. Per un attimo le tornò in mente il dialogo in camera sua, il volto preoccupato di Legolas ed il suono della sua voce matura. Era così doloroso condividere la sua idea. Avvertì un vuoto al petto, comprendendo bene che la pace che permeava per le vie di Rohan non sarebbe stata duratura. Sopirò sollevando le ciglia scure per ammirare le casette affianco alla dimora di Re Thèoden “La tua compagnia è molto apprezzata da Eowyn” incrociò le braccia, lasciando che il vento trascinasse lo strascico del suo vestito in avanti. Spostò dietro le orecchie una ciocca ribelle di capelli, analizzando attentamente l’espressione di Aragorn.
 
“Hai notato” piegò il volto, sistemando la tunica dentro la cintura. Portò la pipa in bocca, appoggiando il piede ad una mattonella rialzata. I suoi capelli gli coprirono gli occhi, impedendo ad Eldihen di osservarlo come desiderava.
 
“Aragorn, non vorrei sembrarti indiscreta” era meglio rompere il ghiaccio, o non avrebbe aperto bocca. Si avvicinò con passo incerto, osservando la figura stanca di Aragorn e le bandiere al suo fianco, che danzavano, sfoggiando dei deliziosi ricami dorati.
 
L’uomo voltò il viso, comprendendo l’angoscia di Eldihen. Alzò le sopracciglia annuendo, come ad incoraggiarla a parlare.
 
“Non è mio interesse discutere della tua vita sentimentale, ma siccome Eowyn pare essersi legata a te, vorrei chiederti che intendi fare, e non lo dico per metterti pressione o per impicciarmi dei tuoi fatti personali. Lo voglio sapere per proteggere una mia amica, che di certo non merita di soffrire per un amore non corrisposto” dichiarò seria, non distogliendo lo sguardo dagli occhi di Aragorn. Sembrarono parlare con gli occhi, anche se nessuno dei due proferì parola. Entrambi infelici, ma in cerca di un chiarimento.
 
 Aragorn mosse il suo sguardo sul volto inflessibile di Eldihen, abbassandolo in seguito, con profondo rammarico.  Sospirò, tornando a fissare distrattamente i bambini che correvano sotto il palazzo del re, in cerca di una spiegazione plausibile, che non trovò “Tengo molto ad Eowyn, ma non la amo.” Ammise alzando il viso al cielo, ricordando in quell’istante, gli occhi belli di Arwen, il suo dolce sorriso. Avvertì un dolore al petto. Sapeva che l’elfa non si trovava in quelle terre, probabilmente non l’avrebbe più rivista, ed anche se cercava di ignorare il sentimento che nutriva, non riusciva a cacciarlo dal suo cuore, nemmeno quando Eowyn gli si era avvicinata.
 
“Lo so” confessò triste Eldihen, immaginando la reazione di Eowyn. Sarebbe rimasta distrutta, con il cuore a pezzi “Aragorn!” lo chiamò con tono deciso.
 
L’uomo si voltò, pronto ad affrontare l’argomento, infondo lui voleva bene ad Eowyn. Si trattava di un amore fraterno, forte quanto quello che provava per Arwen, anche se completamente diverso.
 
“Non le dare false speranze, la distruggeresti e lei non merita di soffrire. Cerca di starle alla larga, ed anche se per te sarà difficile, perché immagino che tu provi affetto per lei, fallo! Io non voglio vederla infelice” dichiarò amareggiata pensando con amore alla sua amica. Eowyn l’aveva aiutata in momenti critici, tendendole la mano, ed anche Eldihen era pronta a sostenerla, salvandola da un dolore troppo amaro per essere sopportato.

 
Note autrice:
E’ tardi, lo so, ma stasera ho cenato fuori, per cui il capitolo l’ho rivisto adesso, spero vi sia piaciuto ;) siamo ufficialmente nel terzo film e, prima di lasciarvi ai prossimi capitoli devo informarvi che, per circa cinque/quatto capitoli mi “fermerò” un pochino con la trama per regalare momenti abbastanza “tranquilli” ai pg (che poi di tranquillo non so ch c’è xD) detto ciò vi ringrazio come sempre, non vedo l’ora di leggere i vostri commenti se vi va, a me fa un immenso piacere.
Riguardo gli aggiornamenti: sabato come sempre
Un bacione, buonanotte <3

 
   
 
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