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Autore: Cladzky    09/06/2021    1 recensioni
Nella Shenzhen di fine '800, Zhong ZhenKang ha voglia di menare le mani. Purtroppo è una donna e pare che l'idea non vada a genio con taluni tradizionalisti, che le renderanno l'esistenza piuttosto misera alla scuola cui si è iscritta. Fortunatamente incrocerà la propria strada con un anacronistico monaco Shaolin che sembra poterle rivelare la via della lotta, ma anche lui è restio ad insegnarle alcunché per ragioni legate al suo passato nascosto.
Una piccola storia di kung fu, rapporti ambigui fra maestri e allievi, un mare di mazzate e orientalismo spicciolo.
Genere: Azione, Commedia, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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―Ehi tu!― Zhong non ebbe neppure il tempo di voltarsi che si ritrovò circondata da tre ragazzi in mise d’allenamento, fermandola nel bel mezzo del mercato. Quello con un neo in mezzo agli occhi le si fece avanti ―Ti abbiamo vista uscire dagli appartamenti del nostro maestro. Cosa volevi da lui?

―Io…― Ma dalle labbra screpolate non poté uscire altro che il più spilungone dei tre alzò la voce.

―Sono veramente deluso dal nostro maestro, ricorrere ad un servizio a domicilio piuttosto che farsi vedere al bordello.

―Già― Annuì il più tozzo ―Tutta questa promiscuità sessuale finirà per fargli perdere il suo karma positivo e l’uso del qi.

―Per fortuna non credo a queste stronzate― Riprese parola il ragazzo con il neo in mezzo agli occhi, spostando gli altri due di lato ―Quanto vuoi per i tuoi servizi? Devi sapere che hai di fronte Sun Qing, il figlio del governatore di questa città e per me i prezzi non sono un problema.

―Ma...― Esitò Zhong offesa. Sarebbe diventata rossa se la sua carnagione non lo fosse già abbastanza ―Io non sono una puttana!

―Hai ragione, è proprio una brutta parola― Convenne lo spilungone.

―Se preferisci possiamo dire peripatetica― Si offrì il tozzo.

―Non avete capito― Gridò Zhong ―Io voglio un posto nella scuola del maestro Chen.

―In effetti è da un po’ di tempo che andrebbe risistemata― Si grattò il mento quello più alto.

―Già, ma è proprio un peccato che una così bella ragazza finisca a fare l’inserviente― Pensò a voce alta il più grosso. Zhong rise per l’imbarazzo insopportabile.

―No― Si mise una mano sul petto ―Voglio farmi prendere come sua allieva

I due compagni di Qing rimasero ammutoliti. Uno si sturò un orecchio credendo di aver mal sentito, mentre l’altro si strofinava gli occhi come a volersi svegliare. Qing digrignò i denti indignato dopo l’iniziale sorpresa.

―Come sarebbe a dire?― Disse avvicinandosi e puntandole un dito contro ―Non puoi diventare un’allieva del maestro Chen!

―E perché no?― Chiese lei con una bocca che pareva volesse strappargli il dito a morsi.

―Perché la scuola del maestro Chen è la più dura di tutta Shēnzhèn, anzi, dell’intera provincia del Guǎngdōng: Se cominciasse ad allenare anche ragazzine tutti crederebbero che ci siamo rammolliti. E in quanto allievo più capace della scuola ho il compito di preservarne il suo orgoglio!― Sun Qing si mise in posa a braccia conserte, ciuffo ribelle al vento, mentre gli altri due compari gli si misero a fianco.

―Pensare di potersi mettere sul nostro stesso livello! Questa insolenza mi fa scoppiare di rabbia― Esclamò rosso in viso il tozzo, scuotendo la testa come un bufalo ed emanando suoni similari.

―Se siamo arrivati a questo livello è tramite un duro allenamento che in pochi possono superare e se anche tu lo passassi sarebbe la vergogna per noi!― Strizzò gli occhi quel badalone dell’amico, prendendosi a schiaffi il viso.

―Forza ragazzi, dimostriamole il nostro gong fu!― Li incitò stringendo i pugni e flettendo il petto sotto il tangzhuang, poi indicò il più tarchiato― Pang, mostrale lo stile della tigre nera!

Seguendo l’ordine quello si mise a gambe larghe, ginocchia piegate, pugni ai fianchi e lanciò un urlo di guerra come fosse un mongolo dei tempi antichi. Ciò attirò le attenzioni di un curioso cerchio di passanti che si formò attorno a loro, lasciandogli spazio per combattere in mezzo al mercato. Zhong non poté fare altro che ritrarsi un momento spaventata. Questa non era certamente la sua giornata. Cionondimeno non le restò da fare altro che mettersi anche lei in posizione di difesa, mani davanti il viso, tesa come una corda di liuto, buttando a terra la sua sacca per le compere. Emanando un altro urlo, Pang si fece avanti e lei subito chiuse gli occhi preparandosi al colpo ma non ne arrivò nessuno. Li riaprì e vide che lui aveva semplicemente cambiato posizione, con le mani tese sopra il capo, come gli artigli di una tigre e una faccia con stampata troppa confidenza.

Comprendendo che tipo di persona si trovava davanti, Zhong si lanciò a sua volta, nel bel mezzo di un altro cambio di posizione, colpendolo con un diretto destro alla bocca dello stomaco, spezzandogli l’urlo in gola. Quello arretrò subito, portandosi le mani alla pancia e cadendo all’indietro in mezzo al dolore e le risate dei passanti. Zhong si guardò le mani, incredula di averlo atterrato.

―Ma dico, sei pazza? Non puoi colpirmi nel bel mezzo del mio taolu!― Appena si rimise in piedi gli arrivò uno scappellotto con mittente il compagno dall’altezza invidiabile.

―Sei sempre il solito citrullo Pang, farsi mettere nel sacco da una bamboccia. questo non è un allenamento! Ora ci pensa il buon vecchio Ping a mostrarti come si combatte sul serio. La tecnica del Dragone del Sud la annienterà in un baleno― Anche lui si mise in posa, ma stavolta partì subito in corsa verso di lei. Zhong fu colta dal timore e si accovacciò all’ultimo in una posizione di difesa pugilistica, nascondendo il viso dietro i pugni. Inavvertitamente ciò le permise di schivare ottimamente il seguente calcio volante di Ping, che le sfiorò appena i lunghi capelli neri. La folla si fece da parte e l’aspirante artista marziale finì per atterrare di culo sopra una bancarella di stoffe, ovviamente sfasciandolo. A Zhong venne da ridere a vederlo coperto di stracci multicolore, ma in pochi secondi quello si rimise in piedi, scrollandosi di dosso pantaloni di seta e maglie di cotone, perché era più l’umiliazione che il dolore a bruciarlo.

―Ragazzina impudente, ti insegnerò io a sbeffeggiarti del calcio del Dragone!― Quello ripartì alla carica e in un attimo le era già di fronte. Lei si rimise di nuovo in guardia frontale ma fu un calcio rotante laterale a prenderle allo zigomo e spedirla a reggersi la testa qualche metro più in là. Si sentiva gli occhi uscire dalle orbite per il dolore nel cranio. Provò a scappare ma la folla la rispinse indietro. Volevano vedere un combattimento fatto e finito ―Devi sapere che non mi chiamano piede di ferro per nulla! La resistenza delle mie gambe è leggendaria!

Subito Ping la recuperò e alzò la gamba destra, rifilando una serie impressionanti di calci laterali ad altezza testa. Stavolta Zhong riuscì a pararsi, ma quella pioggia di calci non terminava più e cominciavano a fargli male le braccia da quanti colpi ricevevano. Possibile che non si stancasse mai di stare su una gamba sola a menar calci? E soprattutto che colpisse sempre nello stesso punto? Evidentemente doveva essere una dimostrazione della sua destrezza. Tanto valeva approfittarne. All’ennesimo calcio aprì la guardia, ma solo per afferrargli la caviglia con la mano sinistra e sotto il ginocchio con la destra. Spossato com’era da quei colpi a vuoto Ping non si rese conto abbastanza in fretta che la piccola figura femminile era scivolata sotto di lui, sollevandolo sopra le sue spalle, sempre reggendolo per la gamba destra e rovesciandolo in avanti con tutta la forza che aveva.

―Ti prendo io!― Intervenne a braccia tese Pang, afferrandolo al volo.

―E prendi anche questo― Fu la migliore frase ad effetto a cui Zhong poté pensare nel mollare un altro diretto a Pang, stavolta sul naso, che occupato com’era a reggere Ping non poté che incassare, cascando e tirandosi dietro l’amico. Nel rialzarsi, uno stanco e l’altro col volto pesto, provarono a tornare all’assalto, solo per sentirsi il colletto afferrato da Qing ed essere lanciati alle sue spalle come non avessero peso.

―Buoni a nulla incapaci, state infangando il buon nome della scuola Chen!― Disse battendosi il petto e seppellendo con uno sguardo di delusione i due umiliati, che chinarono il capo, proferendo scuse. Poi si voltò verso Zhong, che perse ogni briciola di sicurezza acquisita dalla precedente sortita quando si ritrovò davanti quei due occhi furenti e accigliati, che parevano tre contando il neo. Sun Qing si sbottonò la camicia scura e la buttò per terra rabbioso, mettendo in mostra dei muscoli solidi come pietra. Si mise in posa e ringhiò, sollevando vibrante il labbro ―Chiunque tu sia, una come te, non potrà mai partecipare alla nostra scuola.

―Il mio nome è Zhong ZhenKang, prego. E il maestro Chen ha già approvato il mio modulo di iscrizione, con pagamento anticipato per il primo bimestre― Cercò di spiegare lei, abbandonando ogni posa di combattimento e tirando fuori dalla tasca il documento firmato.

―Quella carta non vale nulla se io posso impedirtelo!― Ridacchiò il figlio del governatore, lisciandosi il ciuffo ―Quella scuola di arti marziali è la migliore della città e non posso permettere che altri di casta inferiore come te abbiano il diritto di parteciparvi tanto quanto me. Bisogna mantenere alto lo standard.

Zhong riuscì appena a ricacciarsi il contratto in tasca che subito quello scattò avanti, con un bel salto e calcio verso l’alto che le mancò di poco il mento, riuscendo a muoversi di lato.

―Immagino che parlarne è fuori discussione, vero?― Ipotesi corretta, visto che la folla era ora in visibilio dall’entrata in scena di un combattente effettivamente capace. Ogni discussione fu tagliata quando si tagliò anche il suo respiro all’altezza del diaframma. Senza neppure voltarsi Qing aveva colpito allungando la sua mano sinistra verso l’esterno a mo’ di lama. Piegandosi per il dolore, seguì presto un montante a mano aperta sotto la mandibola di Zhong da farle credere fosse esplosa tanto le si infiammava. Lei arretrò, mani alla bocca e maledicendolo senza riuscire a pronunciare parole di senso compiuto, con il sangue che le aveva invaso le gengive. Anche stavolta il pubblico la spinse in mezzo al cerchio per spronarla a combattere.

―Allora― Chiese il ragazzo avvicinandosi alla figura accovacciata― hai capito finalmente che livello ha da offrire la nostra scuola?― Le aspettative di Qing furono infrante quando si vide un gancio destro venire pericolosamente vicino alla sua tempia. Ma la sorpresa durò meno di quanto Zhong si aspettasse, perché riuscì solo a lisciargli la chioma nera, vedendolo abbassare  con scatto fulmineo. L’ultima sensazione che sentì prima di essere ribaltata come una tartaruga fu la pressione, con generosa forza cinetica, esercitata dal tallone di Sun Qing che si piantava nella sua nuca. Fece un salto mortale in aria e riatterrò malamente a terra di schiena, tanto forte fu la botta, sulla borsa per la spesa. Un appaluso scrosciante riempì l’aria da parte degli spettatori impressionati.

Quel pazzo era riuscito a evitare il suo pugno e rispondere con un calcio rotante girato alla testa. Dall’alto verso il basso poi. Ma come diavolo ci era riuscito? Ancora a grattarsi il capo sia per il dolore che per la confusione su cosa accidenti l’avesse colpita fra un piede umano e un treno, si sentì le mani di Qing frugare nei suoi vestiti per strapparle di dosso il documento di ammissione. Già che c’era ne approfittò per strizzarle un seno, giusto per mettere in chiaro che si trattava di un pezzo di merda a trecentosessanta gradi. Troppo tardi annaspò l’aria per cercare di fermarlo, che quello ormai teneva il contratto in pugno, leggendoselo interessato. Zhong fece per alzarsi ma il mondo girava ancora troppo forte e finì solo per cascare a terra miserabilmente.

―I tuoi genitori hanno sborsato un bel gruzzolo per farti istruire dall’onorevole Chen― Commentò sorpreso il ragazzo, girando attorno alla figura sanguinante della donna come uno squalo, mentre la folla già si disperdeva, avendo perso interesse.

―Sono stata io a pagarmi la retta― Gemette stizzita, provando a sollevare lo sguardo dalla strada ―Non tutti sono figli di governatori come te, sai?

―Esatto― Rise Sun Qing ―Le classi sociali esistono per un motivo. E vita inferiore come la tua non dovrebbe scavalcarle o rischierebbe di squilibrare la nostra società. Non importa quanto hai pagato, per me resterai sempre una donna.

E stirò il pezzo di carta davanti a sé, pronto a strapparlo, ma qualcosa gli afferrò la gamba.

―Ti prego― Lo supplicò Zhong. Aveva cominciato a lacrimare, appoggiata alla sua coscia, anche se i lunghi capelli neri e spettinati le nascondevano il viso ―Non voglio bruciarmi ancora la pelle sotto il sole in una risaia, riordinare i magazzini del porto di Yantian o servire in sporche case da tè per pagarmi questa dannata retta di iscrizione.

―Se credi di impietosirmi caschi male. Io detesto le donne di fatica. Vi imbruttite a forza di lavorare.

Fece ancora per strappare il foglio ma un dolore lancinante lo colse quando un morso animalesco si chiuse sul suo stinco. Trattenne per orgoglio un urlo e, piantando l’altro piede in fronte alla ragazza, riuscì a calciarla via, in mezzo alla polvere della strada. Per assicurarsi che non osasse più sollevare la testa, in tutti i sensi, le mise la suola della scarpa sul Zhong, premendole bene il viso nel selciato ghiaioso.

―Credi ancora di poter diventare un’artista marziale se ti lasciassi allenare con il maestro Chen, vero? Bah, le donne guerriere sono solo robette da romanzo. Ti faccio vedere io ora che cosa ne faccio del tuo contratto.

―Ehi tu, porco! Levale le mani di dosso!― Giunse una voce lontana. Sun Qing si voltò. Anche Zhong lo fece, per quel poco che poteva muovere la testa, graffiandosela sui sassi. In fondo alla strada stava un uomo in veste arancione, con un rosario buddhista al collo,e un sacco in spalla.

―E tu chi diavolo saresti?― Replicò sinceramente allibito il ragazzo col neo fra gli occhi.

―A me pare un mendicante― Propose Pang, grattandosi il naso.

―Sparisci, non abbiamo spiccioli― Gli gridò dietro Ping, facendogli cenno di andarsene.

―Forse non avete sentito― L’uomo si tolse la sacca dalle spalle e corse verso di loro. Prese rincorsa e si lanciò in avanti con le mani, atterrando sui palmi ed eseguendo una serie di rovesciate e ruote. Quando si videro venire incontro questo guazzabuglio di colori indistinti tanto era veloce l’uomo, Ping e Pang rimasero paralizzati lasciandolo passare, mentre Sun Qing, sconcertato da quelle acrobazie che non finivano più, arretrò, togliendo il peso dalla testa di Zhong e facendo cadere a terra il contratto, mettendosi in posa da combattimento. Quando l’uomo ebbe finito di percorrere l’intera strada del mercato a furia di esercizi da ginnasta e fece per venire a contatto con il giovane artista marziale, il nuovo arrivato spiccò il volo. Il figlio del governatore si vide quella massa di abiti gialli eseguire un salto mortale e finirgli alle spalle. Si voltò per trovarsi solo due dita negli occhi e un calcio nei coglioni. Il ragazzo crollò come un castello di carte, reggendosi l’inguine e il volto.

Zhong aveva assistito a tutto questo ancora sdraiato a pancia per terra. Si passò una mano sulla bocca colante di bava e sangue, si mise in ginocchio e afferrò la tunica del suo salvatore. Piangeva ancora, ma stavolta era di felicità.

―Uh?― Fece lui stupito, abbassandosi, reggendole mano e spalla ―Stai bene?

―Tu sei― Tossì, non ripresasi dal colpo al diaframma ―Un monaco Shǎolín, non è vero?

L’uomo giocherellò con la treccia di capelli che teneva legata al collo, come gli fosse troppo stretta.

―Buddha sia lodato― Disse sorridendo.

―Capo, ti sei fatto male?― Chiese premuroso Pang nel soccorrere il suo più talentuoso compare, al momento riverso con la fronte a terra a contemplare le sue scelte di vita. Anche Ping si aggiunse, ma furono di nuovo gettati all’aria da Sun Qing, agonizzante come una iena.

―Questo è un mare di…― Sbraitò, rimettendosi in piedi, fermandosi un momento ad ingoiare un groppo di saliva e continuando, appoggiandosi ad un muro ―…Stronzate belle e buone. Il tempio Shǎolín di Hénán è stato distrutto anni fa. Come diavolo puoi essere il vero monaco di un tempio che non esiste più?

Il nuovo arrivato ci pensò su, grattandosi gli incisivi.

―Ma saprai anche che― Rispose lui, aiutando Zhong a rimettersi in piedi ―Ci sono stati sei sopravvissuti alla distruzione del tempio. Io sono uno di loro, Du Kaida, dello stile della scimmia.

―Ma non erano cinque?― Fece Ping contandosi le dita.

―Vuoi forse dire che non ti sembro abbastanza sopravvissuto?

―No, si figuri signor Du Kaida― Si inchinò con reverenza Pang, trascinando via Ping per un braccio, sparendo in un vicolo ―Passi una buona giornata e saluti Buddha da parte mia.

Rimase solo Sun Qing a fissare la coppia, con i suoi due occhi e un neo. Raccolse il suo tangzhuang, lo scosse e se lo rimise addosso. Poi sputò ai loro piedi e se ne andò, non prima di proferire altre minacce come biglietto da visita.

―Non credere che finisca qui Zhong ZhenKang. Appena metterai piede nella nostra scuola io sarò lì, pronto a farti ingoiare le ginocchia e non ci sarà alcun monaco a salvarti.

―Buh― Esclamò Kaida, sbattendo un piede a terra. Sun Qing trasalì e inciampò nei suoi stessi piedi cercando di rimettersi in posa da combattimento. Quando sirese conto di sembrare un idiota grugnì e corse via, dietro i suoi compagni.

Zhon rise. Per tutto il frangente era rimasta abbracciata al monaco in maniera ridicola. Quando si accorse di star invadendo il suo spazio personale si smosse da lui.

―Credo che questo sia tuo― Disse Kaida, porgendole il contratto. Lei lo afferrò, solo per guardare il pezzo di carta e far ricadere le braccia lungo i fianchi.

―Io ti ringrazio, ma… è tutto inutile―Si soffiò il naso la donna, infilandosi in tasca il documento. Poi raccolse il resto della sua roba ―Sun Qing mi renderà la vita un inferno alla scuola. Senza contare che oggi ho dimostrato di essere un’incompetente.

―Non necessariamente― Le mise una mano sulla spalla, mentre presero a camminare ―Avere il coraggio di combattere le proprie battaglie è un inizio, no?

―Me lo diceva sempre mia madre.

―Beh, aveva ragione. Io poi sono diventato quello che sono solo studiando per anni l’o… lo Shàolínquán. Nessun talento, solo esercizio.

―Davvero?― Chiese lei con rinnovato interesse.

―Davvero, signorina… Zhong ZhenKang, giusto?

―Giusto― Giunsero alla sacca che Du Kaida aveva lasciato e lei gliela raccolse ―E per caso tu potresti insegnare anche a me il tuo Shàolínquán, giusto?

―Giu… Cosa? no!― Sbottò l’uomo, ritraendosi indietro e prendendo il sacco dalle sue mani ―Il mio gong fu è… troppo pericoloso per essere insegnato a chiunque. Mi spiace, ma non posso proprio.

―D’accordo― Si arrese lei, per poi mettergli una mano sulla spalla ―Ma grazie comunque per ciò che ha fatto oggi.

―Oh, ma… si figuri― Arrossì il monaco. Si congedarono e Du Kaida riprese il suo cammino, sospirando. Si assicurò di essersela lasciata alle spalle abbastanza per non farsi sentire, poi pensò ad alta voce ―Anche stavolta è andata bene.

   
 
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