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Autore: ScoSt1124    10/06/2021    0 recensioni
[Sterek]
Spesso i conti con il passato li devi fare, che tu lo voglia o no. A volte, però, non è un male.
***dal testo***
Odiava ancora di più il suo collega. Quello, tuttavia, era un dato di fatto. Purtroppo quando Peter gli aveva offerto il lavoro, sapeva già che sarebbe andata a finire in quel modo. Non aveva potuto rifiutare. Non aveva altre soluzioni in quel momento, più avanti forse. [...] Il fatto era che in quegli otto anni era diventato ancora più figo e a lui la cotta non era passata manco per nulla. Però lo odiava, l'aveva già detto che l'odiava?
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Derek Hale, Peter Hale, Stiles Stilinski
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Note importanti:

  • La storia non segue il canon o meglio: c'è il sovrannaturale e tutti sono quel che sono anche all'interno del telefilm. Quindi Scott, Derek e Peter sono lupi mannari, Lydia una banshee e così via.
  • Stiles e Scott non hanno mai conosciuto Derek nella riserva a Beacon Hills. Tutto il passato si discosta quindi dalla serie. Motivo per cui, in alcuni casi, può essere che i personaggi risultino OOC.
  • Se qualcosa non è chiaro, chiedete pure. Buona lettura.



Capitolo due


Caos.

Se Stiles avesse dovuto descrivere quegli attimi, avrebbe sicuramente scelto la parola caos. Fortuna che erano arrivati a New York il sabato sera, in modo tale che avessero la domenica per sistemare un po' le cose e capire come muoversi. 

E invece no, il lunedì era arrivato e Stiles era riuscito a farsi prendere alla sprovvista. Per carità, era abituato a vivere nella confusione della sua testa, ma in qualche modo doveva organizzarsi. Forse era anche per quello che odiava fare viaggi e traslocare. Rompere i suoi schemi era difficile e ricomporli ancora di più. Claudia era già pronta da tempo e osservava il padre continuare a cercare qualcosa, anche se non capiva cosa. L'aveva sentito - poi - mentre iniziava a parlare dall'altra stanza << Okay, non facciamoci prendere dall'ansia. Le scarpe le hai messe? >> aveva chiesto fermandosi un attimo a guardarla. La bimba aveva sorriso prima di rispondergli << Sì, sei tu che sei in ritardo, papà. Se inizio così il primo giorno, la maestra non sarà contenta >> Claudia aveva già addosso anche  lo zainetto, mentre il ragazzo continuava a cercare chissà cosa.

<< Nessun ritardo, tranquilla >> aveva detto. Era fiducioso, la scuola non era troppo lontana da casa loro, solo che non aveva fatto il conto con il traffico di New York. La bimba gli aveva fatto notare che << Anche a Beacon Hills facevamo sempre tardi >> questo aveva attirato l'attenzione di Stiles che si era fermato a fissarla e << Questo non è ve-... Trovate! >> aveva urlato. Si era accorto solo in quel momento che le chiavi della macchina erano nell'esatto punto in cui l'aveva lasciate il sabato. D'altra parte dove dovevano essere? Sul mobile vicino alla porta, ovvio. Peccato che non le aveva viste per tutto quel tempo.

 

Erano arrivati a scuola di corsa, Claudia rideva perché il padre era convinto che fosse solo il primo giorno. Lei sapeva già che sarebbe finito così per tutto il resto dell'anno. Nemmeno si era pettinato, quello le faceva capire che nulla era cambiato. Alla fine si trattava sempre di suo padre, quello che nonostante a Beacon Hills abitassero dietro alla scuola, riusciva a farla arrivare tardi lo stesso. 

Si erano fermati davanti all'ingresso, Stiles si era messo all'altezza della piccola e << Allora, mi raccomando >> aveva iniziato. Claudia, però, non l'aveva fatto finire di parlare che << Sì, sto attenta, non disturbo e se non sto bene ti faccio chiamare >> Il castano aveva sorriso e le aveva lasciato una carezza sul viso << Ormai sei bravissima >>. La bimba aveva alzato le spalle per poi rispondere << Mi ripeti le stesse cose da quando ho iniziato ad andare a scuola >> Stiles si era messo a ridere per poi dire << Hai ragione, meglio di più che di meno. Ci vediamo pomeriggio >>. L'aveva poi stretta in un abbraccio prima di lasciarla alla maestra. 

 

*

 

Aveva paura, Stiles. Ne aveva anche tanta, ma non poteva farci molto. Doveva solo aspettare e sperare che andasse tutto bene. Sperava che Cludia si trovasse bene - passare da una cittadina a una grande città era molto - e che andasse tutto per il meglio. L'aveva messo in conto, ne avevano anche parlato assieme. Avevano sempre preso le decisioni assieme. La maggior parte di esse riguardavano lei, e Stiles - nonostante sapesse che era troppo piccola - voleva che partecipasse e che fosse presente nelle decisioni. Questo, tuttavia, non lo faceva stare più tranquillo, anzi. Dover spiegare tutto, per filo e per segno, ad una bambina di otto anni, non era semplice ma lui cercava di farlo nel miglior modo possibile. Insomma, come spieghi a tua figlia che i mostri sono reali? Che fanno parte della vita ma che loro sono buoni, che quello che succede una volta al mese non è un male. Certo, se fosse una situazione normale forse sarebbe anche stata più semplice ma la famiglia Stilinski non si faceva mai mancare nulla.

Era arrivato a lavoro di corsa, ovviamente.
Il primo giorno di prova.
Sì, un po' si sentiva tutelato visto che l'azienda era di quello che sarebbe dovuto essere suo suocero, ma comunque non era un buon motivo. Quando all'ingresso aveva detto chi era, la persona che l'aveva accolto aveva storto un po' il naso per poi accompagnarlo verso un ufficio. Aveva bussato alla porta e << Capo, c'è quello nuovo >> aveva detto. La persona seduta dietro la scrivania si era alzata e gli aveva fatto cenno di seguirlo mentre gli spiegava le principali regole << Questo è il suo ufficio. Lo dividerà con Hale, quando tornerà >> aveva detto poi mentre si fermava alla porta e la apriva. << In che senso, scusi? >> aveva chiesto ingenuamente Stiles. 

<< Stamattina è a fare una commissione. Tornerà tra poco. Se ha bisogno di qualcosa potrà chiedere a lui, sarete una specie di team >> gli aveva fatto sapere quello che era il suo superiore. 

<< Sì, no, cioè, aspetti un attimo. Per Hale intende Peter, vero? >> si era affrettato a chiedere Stiles. L'altro si era messo a ridere e aveva scosso la testa per poi dire << Primo giorno e credi di lavorare col grande capo? Va bene che sei raccomandato ma così è un po' esagerato >>. Era rimasto a bocca aperta mentre si sedeva davanti a quella che - per i mesi successivi - sarebbe stata la sua scrivania mentre guardava l'uomo davanti a lui andarsene non prima di averlo richiamato << Ah, Stilinski… >> il castano aveva alzato di nuovo lo sguardo per poi chiedere << Sì? >>

<< Veda di non fare errori. Le ricordo che è ancora in prova, nonostante sia raccomandato >> Odiava quella parola e odiava esserlo. Lui non avrebbe mai accettato se non fosse stata l'unica soluzione per stare a New York senza problemi.

Odiava ancora di più il suo collega. Quello, tuttavia, era un dato di fatto. Purtroppo quando Peter gli aveva offerto il lavoro, sapeva già che sarebbe andata a finire in quel modo. Non aveva potuto rifiutare. Non aveva altre soluzioni in quel momento, più avanti forse. Il bene di sua figlia doveva essere messo avanti al suo e andava bene così.

Si era pentito, di ogni sua scelta, quando l'aveva visto entrare. Il fatto era che in quegli otto anni era diventato ancora più figo e a lui, la cotta, non era passata manco per nulla. Però lo odiava, l'aveva già detto che l'odiava?

 

Il moro l'aveva guardato sbalordito, non si aspettava di trovare proprio lui come suo nuovo collega << Non ci credo. Proprio tu come collega >> Aveva esordito così, senza nemmeno aver chiuso ancora la porta.

<< Simpatico come sempre, Hale >> il castano si era sistemato meglio gli occhiali mentre ribatteva, sapeva come farlo. 

<< Idiota come al solito. Che ci fai qui? >> Derek era andato subito al dunque mentre si avvicinava al collega. Quest'ultimo aveva alzato lo sguardo verso il moro e aveva sfoderato il sorriso più finto che potesse fare, prima di dire << Ci lavoro? Tu che dici? >>. Sì, questa era e sarebbe stata l'unica cosa che gli avrebbe detto in quel momento. Non si vedevano da otto anni e lui non aveva nessun diritto di sapere. O forse sì, ma in quel caso ci avrebbe pensato qualcun altro a dirglielo. 

<< Non ti ricordavo così acido >> aveva risposto il moro. Sì, Stiles era sempre stato disponibile con lui ed era uno di quei ragazzi che sorrideva sempre a meno che non ci fosse qualcosa sotto. Poi le cose erano cambiate, la leggera simpatia si era tramutata in amicizia, almeno così credeva finchè non era successo quello che era successo. 

<< Sì, beh, le persone cambiano, a differenza tua >> aveva poi risposto, lanciando una frecciatina. 

<< Saccente come sempre, vero? Chi ti dice che non sono cambiato? >> 

<< Non ho ricevuto chiamate, dò per scontato che non l'hai fatto >> Stiles era andato subito al dunque, perché sì: lui - in otto anni - non aveva ricevuto nemmeno una chiamata da lui. Nulla di nulla. 

<< Lavora, che è meglio >> non era riuscito a rispondere in nessun altro modo. << Scordati di darmi ordini, Hale >> Derek aveva alzato gli occhi al cielo mentre si sedeva. La verità era che non aveva un modo diverso per rispondere. Sapeva di essere nel torto in quel momento, lo sapeva. 
 

Stiles non aveva perso un secondo di più per scrivere a Scott, una volta uscito da lavoro. Doveva dirlo a qualcuno o sarebbe impazzito. 
 

(16:15) Indovina chi è il mio collega. Quello che divide l'ufficio con me. SS

(16:18) Non ci credo. SM

(16:20) Credici. SS

(16:21) Sei sfigato, amico. SM
 

Sì, lo era, assolutamente. Scott aveva ragione. Alla fine poteva capitargli chiunque e invece… 

Invece no, Peter aveva sicuramente pensato che fosse un valido aiuto avere in ufficio qualcuno che conosceva. Ci aveva anche pensato durante il viaggio che quello poteva essere uno scenario possibile, ma l'aveva anche cacciato dalla testa appena era arrivato, come si caccia via il pensiero più brutto. 
 

(16:23) Quanto cazzo è grande New York? Possibile che nessuno possa lavorare con me che non si chiami Hale? SS

(16:23) Questa è la parte in cui ti ricordo che lavori per la Hale industries? SM

(16:25) Idiota, lo so. SS

 

Era uscito di lì con in testa una confusione allucinante, non sarebbe resistito molto. Lo sapeva. 

 

(16:27) Pensa che è solo il primo giorno. SM

(16:27) Quando ti ho detto che qualcuno ce l'avevi non pensavo lo ritrovassi così nell'immediato. Anzi, speravo fossi tu a scrivergli dopo anni. SM

(16:28) Lascia perdere, non ho comunque intenzione di dirgli nulla. Basta che non trovo qualcun altro o che non me ne parli lui. SS

 

Già, alla fine, su Derek, poteva anche passarci sopra. Su qualcun altro proprio no. Non avrebbe resistito nemmeno se gliene avesse parlato qualcuno. Aveva sempre mantenuto la calma per non far pesare troppo la situazione a Claudia. Aveva accettato di far restare Peter nella vita della bimba, ma ora era troppo. 

 

(16:31) Non si farà vedere. Claudia come sta? SM

(16:34) Bene, stasera ti chiamiamo. Domani andiamo dall'emissario amico di Deaton e vediamo. Ti lascio ora, sta uscendo da scuola. SS

(16:34) Okay, a dopo. SM

 

Stiles aveva chiuso il telefono e l'aveva messo in tasca mentre alzava lo sguardo per cercare la sua piccola tra tutti i bambini nel cortile. 

La bimba si era staccata dalla fila non appena l'aveva visto e gli era saltata addosso. Il castano l'aveva presa in braccio e l'aveva stretta a sé, dandole un bacio sulla guancia. 

 

Loro due si bastavano. 

 
   
 
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