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Autore: Chengroses0    16/06/2021    0 recensioni
"In certi mondi le persone sono pazze."
Dove Riku si rende conto di essere davvero fortunato, maledicendo il sè stesso del passato per aver osato dire che l'Isola del Destino fosse troppo piccola per lui.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kairi, Riku, Sora
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Il numero di cose orribili che aveva fatto in passato, per Riku, non era preoccupante, non più: le persone che aveva ferito, l'oscurità che aveva accettato dentro di sè, l'ombra che ancora gli sussurrava cose orribili nei recessi della sua mente. Non era stato il suo essere arrogante e la sua insicurezza, che sono state, in una dozzina di modi, l'inizio di tutto. Nemmeno a Sora e Kairi piaceva cospirare contro di lui, annunciando piani all'ultimo minuto per metterlo con le spalle al muro in modo che non scappasse. Il problema più grande, in quel momento, era che non riuscisse a dormire nei pigri giorni idilliaci dopo essersi riunito con i suoi amici: Sora aveva questa grande passione di dormire sopra le persone, e sebbene fosse basso, aveva anche lui una corporatura muscolosa che dopo un po' iniziava a pesare. Kairi russava, fischiava e a volte parlava nel sonno. Sull'isola del destino faceva troppo caldo per dormire con una persona, figuriamoci due. Così quella notte si divincolò dalle braccia dei due -Riku era sempre quello che stava al centro del letto e puntualmente veniva schiacciato da Sora e Kairi – e si fece strada fuori di casa, verso la spiaggia. Uscì scalzo, e gli vennero i brividi nel sentire la sabbia gelida sotto i suoi piedi. Camminò dritto verso il bordo della spiaggia e affondò le dita dei piedi dentro la sabbia dorata, il più in fondo possibile. Il mare era completamente calmo e quasi sembrava un grande, grandissimo lenzuolo blu scuro. Questo era quasi strano, ma l'aria non aveva un odore diverso dal solito: l’oscurità lì non era un pericolo, qualcosa da temere. Il re avrebbe detto qualcosa di poetico al riguardo, su come la vita, la luce e l'oscurità fossero cose passeggere, ma lui non era lì. C’era solo lui e la calda notte d'estate. E poi sentì dei passi dietro di lui. “Alcune persone preferirebbero che altri non uscissero di soppiatto in questo modo", disse Sora. Come Riku, è scalzo e a torso nudo, e i suoi capelli sono più selvaggi del solito. “Alcune persone si preoccupano troppo”, così Riku si voltò verso Sora. Non volevo svegliarti.” “Kairi sta preparando la cioccolata calda. La mia missione è quella di riportarti dentro o se la berrà tutta da sola.” Riku sbuffò. “Hai ben chiare le tue priorità.” “Meglio crederci.” Sora si dondolò un po', divincolando le dita dei piedi nella sabbia bagnata. “Dai, se hai intenzione di pensare a qualcosa di estremamente drammatico, puoi farlo bevendo qualcosa di caldo mentre lo fai!” Lo afferrò gentilmente per il polso e sorrise, e i suoi occhi celesti sembravano brillare sotto la luce della luna. Una volta scrisse alcune battute sciocche su Sora che aveva un bagliore interiore che poteva sopraffare l'oscurità, accettando e riflettendo brillantemente anche il più piccolo frammento di luce. I suoi occhi. Occhi capaci di camminare in mezzo alla folla e di andare al passo con la bellezza. Occhi capaci di squarciare l'oscurità. Kairi li incontrò lì, e la prima cosa che fece fu spingere una tazza di cioccolata calda nelle mani di Riku. “Non fa un po' caldo per berlo?” chiese, abbassando lo sguardo sulla tazza. “È il pensiero che conta", i bordi della sua bocca erano sporchi di cioccolata, ma la giovane non sembrò curarsi di questo. “inoltre, in altri mondi pensano che faccia bene mangiare o bere cose calde nel periodo estivo, il corpo si raffredda più velocemente.” “In certi mondi le persone sono pazze.” Affermò Riku, bevendo comunque.  Kairi finse di ignorare i bellissimi occhi blu di Sora, che in quel momento la stavano fissando. Finse di ignorarlo fino a quando non si avvicinò per leccarle i bordi della bocca per pulirla dal cioccolato rimasto, spingendo così la sua tazza contro il petto del giovane per respingerlo, ridendo. Quando rientrarono dentro casa, Kairi fu costretta a posare le tazze nel lavandino, e prima che potessero protestare ulteriormente si sono trascinati in camera da letto. Quella notte la luna era abbastanza luminosa da far notare le piccole cose dentro quella stanza: la pendenza della spalla nuda di Kairi, il pomo d'Adamo dondolante di Sora e le mani di tutti e tre che si stringevano affettuosamente. Pensò di essere fortunato ad avere tutto quello che aveva sempre desiderato tra le sue braccia. Riku si chiese come abbia mai osato pensare, da giovane, che le Isole del Destino fosse troppo piccola per lui.
   
 
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