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Autore: ChrisAndreini    17/06/2021    1 recensioni
Sei mesi dopo la morta di Rika, una ragazza chiamata Margo, con lo pseudonimo MC, entra nell'RFA tramite un hacker, scomparendo nel nulla poco prima del party.
Due anni dopo, una ragazza identica a lei entra nell'appartamento di Rika, e le sue amiche d'infanzia approcciano casualmente i membri dell'RFA.
Martha Campbell, tatuatrice eccentrica in America, torna in Corea per cercare la sorella scomparsa da due anni.
Monica Collins, giornalista idealista con più lavori che soldi, ha la carriera appesa al filo di un'intervista alla C&R.
Miriam Coppola, musicista di strada dalla testa calda, incontra per la prima volta il suo idolo.
Mindy Cooper, studentessa della Sky University dal cuore d'oro, molto più interessata alla cucina che al suo major, trova il coraggio di approcciare la sua cotta.
Megan Carson, atleta incoraggiante squalificata a causa di un imbroglio, cerca casa in Corea mentre indaga sulla scomparsa di una vecchia amica.
Mistiche coincidenze, o uno schema attentamente pianificato da un abile marionettista?
Che fine ha fatto Margo?
E riusciranno le MC ad aiutare l'RFA a trovare la pace nei loro cuori?
Genere: Romantico, Slice of life, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
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Day 5

part 2

 

Mindy era molto fantasiosa. Essendo cresciuta nelle quattro mura dell’orfanotrofio con poca libertà e limitata scelta di cose da fare, la sua immaginazione si era sviluppata molto. Non era brava a scrivere, o a disegnare, perciò sviluppava questa immaginazione parlando e cucinando, ma in quel momento non poteva fare nessuna delle due cose, perciò la sua mente spaziava largamente in tutte le possibilità che le si prospettavano per quel pranzo, per il quale aveva preparato dei cupcakes a tema di animali, dato che Yoosung stava studiando per diventare un veterinario perciò Mindy sperava gli piacessero.

E stava aspettando il ragazzo in mensa spaventata che potesse non presentarsi e vestita il più carina possibile senza esagerare.

Avrebbe tanto voluto parlare con Miriam per farsi rassicurare, ma lei aveva saltato le lezioni per suonare al parco, perciò era effettivamente sola e sarebbe stata sola con Yoosung. Sembrava quasi un appuntamento.

Un appuntamento di pranzo con la sua cotta con la quale aveva parlato per la prima volta solo un paio di giorni prima.

Sembrava così surreale.

E Yoosung non si faceva vedere da nessuna parte.

-Mindy, sei sola? Posso pranzare con te?- le chiese una voce familiare raggiungendola con un vassoio pieno di cibo che si era preparato da solo.

-Minho, ben rivisto. Mi dispiace ma sto aspettando qualcuno. Puoi sederti però se vuoi. Il tavolo è grande- gli rispose Mindy, salutando con uno dei suoi ampi sorrisi il capo del club di cucina, che aveva visto un paio di ore prima e che l’aveva osservata tutto il tempo che aveva impiegato a preparare i cupcake.

-La tua amica?- indagò Minho, sedendosi accanto a lei -Sai, sei molto carina, oggi, ti sta bene quel vestito- si complimentò Minho, sedendosi accanto a lei.

-Grazie, sei molto gentile. A dire la verità sto aspettando…- proprio mentre Mindy spiegava che Miriam non c’era e che si era organizzata con Yoosung, quest’ultimo fece la sua comparsa affannato, e iniziando a cercare la ragazza nella mensa.

Tutti i dubbi di Mindy si dissiparono immediatamente, e fece un cenno a Yoosung di raggiungerla, ampliando il sorriso che divenne quasi accecante.

Quando Minho vide il ragazzo si rabbuiò leggermente, ma fece finta di niente, e si limitò ad avvicinarsi con la sedia a Mindy, che troppo concentrata a farsi notare da Yoosung non se ne accorse.

-Scusa il ritardo, il professore oggi ha fatto un quiz a sorpresa e ci ho messo parecchio a consegnarlo. È stata una tortura- si lamentò Yoosung, sedendosi davanti alla ragazza e riprendendo fiato.

-Mi dispiace tanto. Non preoccuparti del ritardo, non ho fretta. Ho fatto dei cupcake per dopo. Vuoi aspettare un po’ prima di servirci alla mensa? Se vuoi ti prendo io un vassoio così riprendi fiato. Dimmi solo cosa vuoi. Aspetta ti prendo un bicchiere d’acqua- Mindy si affrettò a controllare le sue condizioni, ignorando completamente Minho e cambiando posto per mettersi accanto a Yoosung, a cui iniziò a fare aria con la mano.

-No, tranquilla. Sto bene. Riconsegnerà i quiz questo pomeriggio e non voglio davvero pensarci per il momento. Possiamo prendere i vassoi se vuoi- Yoosung cercò di darsi un tono e apparire forte, anche se apprezzò tantissimo le preoccupazioni della ragazza, che gli procurarono un enorme batticuore e le guance troppo rosse per essere normali.

Mindy si alzò di scatto, pronta ad andare a prendere da mangiare.

-Certo, andiamo. Minho, puoi controllarci le borse?- chiese poi al ragazzo, ricordandosi che era al loro stesso tavolo.

Con una voglia di vivere sotto i tacchi, Minho annuì, fulminando Yoosung con lo sguardo e mangiando con veemenza il suo riso.

-Oh, ciao Minho. Non ti avevo visto- lo salutò Yoosung con un timido sorriso, che scomparve una volta che vide gli occhi assassini del capo del club di cucina, che non rispose nemmeno.

Yoosung così seguì Mindy un po’ confuso ma cercando di non pensarci, e i due si misero in fila dietro a un sacco di altre persone, e iniziarono a chiacchierare.

Quando tornarono al tavolo, Minho aveva già finito, e li aspettava con occhi che mandavano scintille.

-Grazie Minho, sei un vero amico- Mindy posò il vassoio e gli sorrise riconoscente.

Minho smise di guardare storto Yoosung e si rivolse a lei, addolcendo lo sguardo.

-È stato un piacere, qualche volta dovremmo pranzare insieme. Io purtroppo per oggi ho finito- le propose, lanciando poi una veloce occhiata di sfida a Yoosung, che non capì e si limitò a sedersi con il suo vassoio.

Mindy alzò le spalle. 

-Sai qual è il mio tavolo, puoi sederti quando vuoi. Oh, vuoi un cupcake? Per ringraziarti- gli offrì i dolci, e Minho ne prese uno, e ne diede un morso prima di alzarsi.

-Sono deliziosi, sei sempre la migliore- si complimentò con dolcezza, prima di andarsene.

Mindy gli fece un cenno, poi tornò con tutta l’attenzione su Yoosung, iniziando a mangiare.

-Spero che ti piaceranno, li ho fatti prima di pranzo quindi sono freschissimi- gli disse indicando i cupcake, con grande speranza.

-Sono sicurissimo di sì. Sei bravissima con i dolci. Quei biscotti con gocce di cioccolato erano i migliori che avessi mai mangiato- si complimentò Yoosung, arrossendo leggermente e facendo arrossire anche lei.

-Vorrei solo che non li avessero usati per farti uno scherzo. Come stai oggi? Il latte al cioccolato non ti ha fatto male, vero?- chiese, iniziando a mangiare. Yoosung fece lo stesso.

Iniziarono a parlare del più e del meno, spaziando tra cucina, scuola e hobby. Yoosung scoprì che la ragazza aveva appena iniziato l’università, major di legge, anche se non era del tutto convinta del suo futuro, che amava gli animali, la cucina, le sue amiche e non era una fan della carne, infatti voleva diventare vegetariana ma voleva aspettare di andare via di casa.

Avevano alcuni esami generali in comune, perciò Yoosung le propose di aiutarla per quanto poteva, nonostante non fosse proprio il migliore per darle una mano. Era comunque una buona scusa per vederla di nuovo.

Le prestò anche un libro che le poteva essere utile per l’esame intermedio che avrebbe avuto in un paio di giorni.

Passarono così tanto tempo a parlare, che non si resero conto che la mensa man mano si svuotava, e rimasero praticamente da soli, senza contare il personale e qualche ritardatario che approfittava del pranzo per ripassare.

-Adoro la forma a criceto di questo cupcake. Sarà una sofferenza mangiarlo- stava commentando Yoosung, tenendo il mano l’ultimo cupcake che gli spettava, che sembrava guardarlo con occhi da cucciolo.

Dopo essersi fissati per qualche secondo, Yoosung cedette, e lo porse a Mindy.

-Non ce la faccio, è troppo carino!- si lamentò, facendo ridacchiare la ragazza, che finse di accarezzare il dolce a forma di criceto.

-Il nostro piano ha funzionato Floppy, adesso sarò io a mangiarti, muahahahah- finse di essere un genio del male, e diede un piccolo morso al cupcake.

-No, Floppy!- si dispiacque Yoosung melodrammatico, facendo ridere Mindy al quale il dolce andrò quasi di traverso.

-Hey, stai bene?- si preoccupò subito Yoosung sentendola tossire, e tirandole qualche pacca sulla schiena.

-Oh, sì, sì. Vendetta di Floppy- sminuì Mindy, arrossendo leggermente al contatto del ragazzo contro la sua schiena.

-Mi è appena passata tutta l’empatia nei confronti di questo cupcake. Non mi interessa quanto è adorabile, non può farti male!- Yoosung lanciò un’occhiataccia al cupcake, e Mindy lo guardò intenerita.

Il loro pranzo poteva essere interrotto in molti modi. Minho era in procinto di andare a chiamare Mindy al club di cucina, anche se si tratteneva per non sembrare geloso e possessivo. Gli inservienti prima o poi dovevano chiudere la mensa e iniziare a pulire, ma c’erano ancora alcune persone che dispiaceva loro disturbare. Yoosung aveva una lezione a breve, ma di certo preferiva restare ancora un po’ con Mindy.

Alla fine vennero interrotti dal motivo più improbabile, ma non necessariamente il peggiore.

Un uomo in abito scuro e occhiali da sole, con un fisico importante, taglio molto corto e un auricolare, fece il suo ingresso in mensa, attirando l’attenzione di tutti quelli che erano rimasti e avvicinandosi al tavolo di Yoosung e Mindy, osservando qualcosa sul suo telefono.

Yoosung e Mindy lo osservavano a loro volta, il primo preoccupato e già istintivamente pronto a difendere Mindy, la seconda ad occhi socchiusi come a cercare di riconoscere la figura, per niente allarmata.

Arrivato al loro tavolo, l’uomo si tolse gli occhiali, rivelando due enigmatici occhi scuri, e guardò Yoosung con attenzione.

Ma prima che potesse dire qualsiasi cosa, Mindy interruppe il silenzio, alzandosi in piedi eccitata ed esordendo con un -Dae!- che sorprese non poco Yoosung, soprattutto perché fu accompagnato da una confidenziale pacca sulla spalla.

La figura sorrise intenerita a Mindy.

-Salve signorina Cooper, sono felice di trovarla qui- le si rivolse.

-Come va il lavoro? Mi è dispiaciuto tanto quando mio padre ti ha congedato- chiese Mindy, facendo conversazione -Vuoi un cupcake? Ho dato un morso ma è molto piccolo. Purtroppo è l’ultimo rimasto- gli offrì poi Floppy, e per quanto tentato, l’uomo in abito scuro dovette rifiutare.

-Grazie mille signorina Cooper ma sono qui per lavoro. Lei è il signor Yoosung Kim?- chiese poi a Yoosung, che annuì leggermente spaventato.

In sua difesa bisogna dire che non era entrato nel messenger quella mattina, quindi non sapeva né dell’allarme hacker né della richiesta a Jumin di dare guardie del corpo a tutti quanti.

-Io sono Daejung, e sono stato mandato dal signor Han per farle da guardia del corpo finché l’allarme nell’RFA non cesserà- spiegò. Yoosung impallidì. A Mindy si spense il sorriso e lanciò un’occhiata preoccupata al ragazzo.

-Allarme, che allarme?!- chiese lui, prendendo in fretta il telefono e controllando gli ultimi messaggi in chat.

-Sono informazioni confidenziali di cui non sono a conoscenza. Fuori c’è la mia equipe, ma sarò io a seguirla ovunque- rispose Daejung senza dare risposte vere e proprie.

-Tutto bene, Yoosung?- chiese Mindy mettendogli una mano sulla spalla mentre Yoosung osservava i messaggi.

-Sì, è solo per sicurezza- Yoosung tirò un sospiro di sollievo. -Sicuramente niente di grave- 

Anche Mindy sospirò rassicurata, poi gli sorrise incoraggiante.

-Sono certa che andrà tutto bene. E poi Dae è fantastico, ti ci troverai bene- Mindy fece un’occhiolino alla guardia di sicurezza, che non riuscì a trattenersi dal sorridere.

-Suvvia, signorina Cooper, mi farà arrossire- obiettò, imbarazzato.

-Lo sai che è vero!- insistette Mindy -Ricordi lo scandalo di circa due anni fa sul primo ministro che poi è stato arrestato? Aveva minacciato la mia famiglia perché mio padre si è rifiutato di aiutarlo ed è stato Dae a proteggermi, è davvero bravo- spiegò Mindy.

Yoosung rimase a bocca aperta.

-Ti ha minacciato? Stai bene?- chiese, preoccupato.

Ricordava quello scandalo, era successo gli stessi giorni in cui Margo era scomparsa, e proprio quando il primo ministro aveva approcciato l’RFA. Era stato uno shock quando era trapelata la notizia dei suoi loschi affari, e per qualche motivo Seven non era entrato nella chatroom per almeno un mese se non sporadicamente per assicurare tutti di stare bene.

-Oh, certo! È acqua passata. Infatti quando il pericolo è stato scampato mio padre ha congedato Dae e la sua equipe e li ha consigliati al signor Han. Il signor Han è suo cliente da anni, in realtà tutta la sua famiglia è sua cliente, penso. Non so tutti i clienti di mio padre, comunque Dae ha trovato un nuovo lavoro e a me non è successo niente quindi tutti contenti… tranne l’ex primo ministro, in effetti. Ma se lo meritava, era una persona deplorevole!- si spiegò Mindy con la solita esuberanza.

-Aspetta… conosci Jumin Han?- chiese Yoosung, facendo un po’ di confusione tra le priorità.

-Non di persona. So che è cliente di mio padre. E lo so perché speravo che Dae avesse un buon nuovo lavoro- rispose Mindy -Tu conosci il signor Han? È anche lui nell’associazione benefica di cui fai parte?- indagò Mindy, curiosa.

-Sì, ma che lavoro fa tuo padre?- ricambiò l’indagine Yoosung, che era convinto che Mindy fosse una ragazza semplice come lui e con tutte quelle cose iniziava a credere che fosse ai livelli di Jumin in quanto a ricchezza e potere e l’idea non lo rendeva sereno. Non che fosse spaventato da queste cose, ma non si sarebbe sentito alla sua altezza.

Lui era un ragazzo semplice è anche un po’ sfigato, in effetti. Non aveva neanche mai avuto una ragazza… un momento, perché ci pensava? 

-Mio padre è un…- iniziò a dire Mindy semplicemente, ma venne interrotta da Miho, arrivato in mensa da pochi minuti.

-Mindy! Abbiamo bisogno di te al club- la incoraggiò a venire, facendola sobbalzare.

-Cosa? Che ore sono?- Mindy guardò l’orologio e rimase sorpresa -Non mi aspettavo fosse già così tardi. Grazie per il libro, Yoosung. Ci sentiamo più tardi- Mindy mise in borsa il libro che Yoosung le aveva prestato per studiare e lanciò il cupcake a Daejung, che lo prese al volo dando prova dei suoi riflessi allentati.

-Signorina Cooper…?- provò a chiedere spiegazioni lui, ma lei lo interruppe.

-Un regalo da parte mia. Proteggi Yoosung- lo incoraggiò, prima di salutare entrambi e seguire Minho in cucina.

I due rimasero a fissare la porta per qualche secondo, poi Daejung decise di mangiare il cupcake. Come tutti quelli che avevano assaggiato i dolci di Mindy era davvero un grande fan della sua cucina.

-Che lavoro fa suo padre?- chiese poi Yoosung alla guardia del corpo, un po’ preoccupato.

-Non posso rilevare informazioni sui miei precedenti datori di lavoro, mi dispiace signor Kim- tacque lui, professionale nonostante stesse mangiando un dolce a forma di criceto.

-Ma me lo stava per dire- obiettò Yoosung.

-Segreto professionale- insistette Daejung.

Yoosung sospirò, rassegnato, e si alzò diretto a lezione.

-Comunque grazie di tenermi d’occhio- gli sorrise, anche se lo metteva parecchio in soggezione.

-Signor Kim… non faccia soffrire la signorina Cooper, siamo intesi?- Daejung gli lanciò un’occhiata penetrante, e Yoosung si affrettò ad annuire.

-Non ne ho la minima intenzione. È una ragazza fantastica- alzò le mani allontanandosi di qualche passo dalla guardia del corpo, che tornò normale.

-Bene, tanto la tengo d’occhio- concluse, iniziando a seguirlo.

Yoosung sperava che l’allarme hacker si concludesse il prima possibile.

Mentre Yoosung si avviava in classe, Mindy aveva raggiunto la cucina, ma invece di lavorare aveva iniziato a descrivere con dovizia di particolare il pranzo appena vissuto a Miriam, tramite centinaia di lunghi e confusi messaggi.

Miriam purtroppo non era online, ma Mindy sapeva che avrebbe letto tutto, anche se preferiva di gran lunga ascoltarla.

Non sapeva certo che Miriam stava vivendo un pranzo ugualmente particolare e pieno di emozioni.

 

Infatti era con Zen in un fast-food americano poco distante dal parco.

Zen aveva raggiunto la ragazza nel solito posto dove suonava, e dopo una generosa mancia e qualche complimento ben piazzato, aveva convinto Miriam a pranzare con lui.

In realtà non aveva dovuto sfoggiare abilità retoriche di certo livello, gli era bastato usare la parola magica “hamburger” per convincerla immediatamente, e sebbene inizialmente Miriam fosse preoccupata dalla possibilità che qualcuno lo riconoscesse e iniziasse a far circolare dei rumors, chiacchierando amabilmente e mangiando cibo spazzatura, si era gradualmente tranquillizzata, e ora non sembrava avere la minima intenzione di andarsene, nonostante ormai avessero finito da parecchio i loro pasti.

-Sono decisamente combattuta- Miriam interruppe una lamentela di Zen sul nuovo ruolo che doveva fare.

-Per quale motivo?- chiese lui, sinceramente curioso, prendendo un sorso dalla sua bibita.

-Da un lato concordo che vista la tua allergia il ruolo di un gatto non è fatto per te…- cominciò Miriam. Zen starnutì di riflesso sentendo la parola “gatto”, ma non ci diede tanto peso -…dall’altro credo che un’immagine di te con le orecchie e la coda sia la quintessenza della perfezione e la cosa più bella che potrei mai vedere- concluse la ragazza, con enfasi, facendo quasi strozzare l’interlocutore che arrossì e ridacchiò.

-Se è per te posso farlo, non c’è alcun problema- si affrettò ad acconsentire, facendo brillare gli occhi di Miriam, che si sfregò le mani, malefica.

-Assicurati di mandarmi una foto di te in costume- si fece promettere.

Zen le fece un occhiolino.

-Sarà fatto, ci puoi giurare. Sappi che se ti dovessi mai sentire giù ti manderò tutti i selfie che vuoi- 

Miriam si leccò le labbra pregustando la fangirlaggine, poi però sembrò riflettere su una cosa, e si rabbuiò leggermente.

Puntò il dito contro Zen, e parlò in modo serio.

-Attento con queste proposte. Ci sono molte fan che se ne potrebbero approfittare, e non puoi permetterti scandali solo perché sei troppo generoso- 

Zen sorrise, intenerito dalla sua preoccupazione.

-Non lo propongo a molte fan, lo sto proponendo solo a te. Siamo amici, no? Lo hai detto tu stessa. E sappi che mi tengo stretti i miei amici, soprattutto se sono interessanti come te- la rassicurò, con sincerità.

Miriam non trattenne un sorriso, e si mise una ciocca di capelli dietro l’orecchio, felice dell’affermazione.

-Sai…- cominciò a dire, con un po’ di esitazione, senza guardare Zen negli occhi ma giocherellando con la cannuccia della sua bibita -… non ho molti amici. E mi va benissimo così in realtà. Insomma… non ho neanche mai avuto amici maschi. Si può dire che sei il primo- ammise, arrossendo appena -Devo ammettere che è una bella sensazione essere diventata tua amica. Ed è anche più semplice che…- si interruppe di scatto, arrossendo appena.

Sebbene fosse stato buttato dolcemente nella friendzone, Zen non poté fare a meno di sorridere al pensiero di essere il suo primo amico maschio. Perché significava comunque si essere importante per lei.

-Sono felicissimo anche io. Sai, stavo pensando, ti andrebbe di…- la proposta di Zen venne interrotta da una telefonata dal tempismo davvero incredibile.

-Scusa un secondo- Zen controllò il numero. Purtroppo era il suo agente, quindi doveva rispondere. Miriam lo fece fare e cominciò a controllare il telefono per non immischiarsi nella conversazione.

Sorrise tra sé notando che Mindy le aveva lasciato più di duecento messaggi, che iniziò a leggere.

Un nome, però, attirò completamente la sua attenzione.

-Echo Girl? No, a dire il vero non l’ho mai sentita. È una cantante? Beh, sarà comunque un piacere lavorare con lei- stava infatti dicendo Zen, parlando con il suo agente.

Miriam lo guardò a bocca aperta.

Lavorare con Echo Girl? No, non era possibile.

Di tutte le cantanti emergenti e giovani proprio Echo Girl? Decise di aspettare la fine della chiamata per chiedere sottili chiarimenti. Forse il suo agente lo aveva informato che Echo Girl avrebbe preso il ruolo della protagonista del musical per il quale si stava preparando? Non era un po’ giovane per interpretarla? Miriam cercò di non tirare conclusioni affrettate, e quando Zen chiuse la chiamata, lo guardò con sguardo interrogativo, senza dare a vedere di aver sentito granché della conversazione.

-Scusa, dovevo proprio rispondere, dicevamo?- Zen cercò di riprendere la conversazione da dove l’aveva lasciata, senza ricordarsi che stava per fare una proposta a Miriam, ma lei non aveva intenzione di lasciar cadere l’argomento, e indagò, cercando di risultare discreta.

-Buone notizie? Qualche informazione in più sul musical Dandelion?- chiese Miriam, cercando di mettere ordine alle priorità. Valeva la pena vedere un musical di Zen se Echo Girl era la protagonista? Doveva chiedere a Zen quanto fosse importante il suo personaggio per decidere.

-Oh, in realtà…- Zen sembrava un po’ restio a dare l’informazione, ma osservando la curiosità di Miriam, alla fine cedette -… il mio agente mi ha detto che è arrivata una proposta per un nuovo musical, che avrà la sua prima tra molto poco, quindi dovrò abbandonare Dandelion, probabilmente. È una grandissima produzione, forse è davvero l’occasione di una vita. Ho il ruolo del protagonista insieme a Echo Girl, una cantante. Non so se la conosci. Hanno chiesto di me espressamente, senza neanche l’audizione, quindi…- giustificandosi forse più a sé stesso che a Miriam, Zen le spiegò grossomodo quello che gli aveva detto il suo agente al telefono, e mano a mano che andava avanti il sorriso di Miriam diventava sempre più falso, fino a spegnersi quasi del tutto.

-Che ne pensi? È una grossa opportunità, vero?- chiese poi Zen, rivolgendosi all’amica.

Miriam ci mise un po’ a trovare le parole. Cercò di aumentare il sorriso, che però era poco autentico.

-Io… beh.. è una buona opportunità sicuramente. Pensavo che fossi più coerente con gli impegni che hai preso, ma… sì, io… probabilmente avrei fatto lo stesso se fossi stata in te. Congratulazioni!- Miriam gli diede una veloce pacca sul braccio, poi iniziò a sistemare le cose nella borse come se stesse per andarsene.

Zen capì immediatamente che qualcosa non andava, e le prese delicatamente il polso per fermarla.

Miriam sollevò lo sguardo verso di lui, aspettando che dicesse qualcosa.

-Non sembri molto convinta di quello che dici- Zen sospirò -So che dovrei tener fede all’impegno preso, ma è un’occasione imperdibile, e non abbiamo neanche iniziato le prove di Dandelion. Non posso rifiutare. Anche il mio agente me lo ha fatto capire- cercò di giustificarsi.

Miriam scansò la mano con la scusa di sistemarsi una ciocca di capelli che le stava andando sul viso.

-Probabilmente ha ragione. Anche se probabilmente se io fossi il tuo agente mi sarei informata meglio su Echo Girl prima farti accettare il ruolo- 

Zen, durante il pranzo, aveva scoperto che Miriam studiava relazioni pubbliche proprio in vista di diventare la propria agente, e aveva anche scherzato sul fatto di assumerla, perciò non fu sorpreso di questa presa di posizione. Fu molto più sorpreso dal commento su Echo Girl. E anche un po’ infastidito, a dire il vero. 

-Conosci Echo Girl?- chiese, cercando di comprendere il motivo di quell’ostilità, anche se la domanda risultò un po’ scettica, e Miriam la interpretò in un modo decisamente diverso. Più come un “Se non conosci Echo Girl non puoi permetterti di giudicarla”. 

Non voleva litigare, né rispondergli per le rime condividendo tutto quello che aveva passato per colpa di Echo Girl, perciò Miriam si limitò a stringere i denti e cercare di calmarsi e stare dalla parte di Zen.

Non erano affari suoi con chi recitava. Anche se erano affari suoi gli spettacoli che vedeva. Si segnò mentalmente di non vedere dal vivo quello spettacolo, sebbene fosse una grande produzione con Zen come protagonista. Le scene romantiche che sicuramente erano presenti lo toglievano definitivamente dalla sua lista di papabili musical.

-Diciamo che non sono una sua fan, e dai pochi ruoli che le ho visto interpretare non è la migliore attrice del mondo, tutto qui. Ti ripeto che sicuramente hai fatto bene ad accettare. Probabilmente mi rode che in fin dei conti non ti vedrò vestito da gatto- Miriam ridacchiò, alleggerendo la tensione e apparendo sorprendentemente naturale.

Zen si rasserenò, e sorrise a sua volta.

-Sono disposto a farti uno show privato se ci tieni così tanto- propose, cercando di andarle incontro per non rischiare che lei se la prendesse con lui.

Miriam ci pensò un po’ su.

-Si può organizzare- gli fece un occhiolino, poi controllò l’orario sul telefono.

-Credo di aver riposato abbastanza. Devo continuare a cantare. Ci sentiamo per messaggio, Zen- Miriam prese la borsa e la chitarra e si alzò.

-Vuoi che ti accompagno?- si propose Zen, alzandosi a sua volta. 

-Non preoccuparti, hai un nuovo ruolo da preparare. Grazie per il pranzo. Sono stata davvero bene- Miriam lo salutò con la mano e si diresse verso l’uscita.

Zen rispose al saluto, sperando di non aver fatto un casino accettando il ruolo.

Il fatto che Miriam aveva cercato di andargli incontro era positivo, però. Significava che ci teneva, no?

Zen lo sperò.

 

-Puoi dare a me la giacca. Gliela consegnerò io- fu praticamente la prima cosa che l’assistente Kang disse a Monica, appena la giornalista entrò nella sala dove aveva svolto le interviste, qualche giorno prima. Sembravano passate settimane.

E anche la sala aveva un’atmosfera diversa, o forse era solo Monica ad essere molto più nervosa e a vederla in modo diverso.

-Grazie della proposta, assistente Kang, ma preferirei consegnarla di persona, al signor Han. Per ringraziarlo di avermela prestata- provò ad opporsi Monica, stringendo inconsapevolmente la giacca a sé. Aveva bisogno di vedere Jumin, e poi lui aveva insistito per vederla, le sembrava indelicato non mantenere la promessa.

-È molto gentile da parte tua, ma il signor Han è parecchio nervoso oggi, e per il tuo bene sarebbe meglio consegnare la giacca a me- le rivelò Jaehee, in tono confidenziale.

Monica rimase di stucco.

-Nervoso? Cosa è successo?- non riuscì a fare a meno di indagare. Era l’istinto da giornalista che era in lei, e il minimo gossip, in quel momento, le avrebbe fatto davvero comodo.

-Non lo so, e se lo sapessi non potrei dirtelo, mi dispiace. So solo che il lavoro è peggio del solito- si lamentò Jaehee, prendendosi la testa tra le mani.

-Mi dispiace. Correrò il rischio e gli porterò la giacca di persona, così non perderai tempo- le propose Monica, con un grande sorriso incoraggiante.

Jaehee non obiettò, e le indicò la porta dell’ufficio del signor Han.

-Entra pure, ma ti consiglio di restare il meno possibile- le suggerì, tornando alla sua scrivania.

Monica non sapeva cosa aspettarsi, e bussò alla porta dell’ufficio, sperando di non disturbare troppo.

-Assistente Kang, le ho detto di non disturbarmi- arrivò la voce, chiaramente irritata, di Jumin.

-Sono la signorina Collins, a dire il vero- rispose Monica cercando di trattenere un sorriso. Per un attimo le era sembrato proprio il Jumin universitario.

Ci fu qualche secondo di silenzio, poi Jumin parlò in modo molto più gentile. Sembrava quasi un’altra persona.

-Entri pure, la stavo aspettando- la incoraggiò.

Monica non se lo fece ripetere due volte, anche perché alcuni impiegati vicini alla porta le lanciavano parecchie occhiate curiose e maliziose.

La prima cosa che notò arrivando nell’ufficio di Jumin, fu la bottiglia di vino semivuota sul bordo della scrivania, e il bicchiere posato accanto, ancora pieno per metà del liquido rossastro.

Poi spostò lo sguardo su Jumin, e constatò che sebbene non fosse brillo, gli mancava davvero poco, e il suo sguardo sembrava perso e preoccupato.

Durò solo un attimo, perché appena la vide le sorrise, anche se un po’ forzatamente.

-Bentornata, Monica- la salutò, lasciando stare le formalità, ora che erano soli.

Monica decise di fare altrettanto, anche se le sembrava scorretto, vista la nuova situazione che si era andata a creare quella mattina in ufficio. Cercò di non pensarci.

-Buongiorno, Jumin. Sono venuta a riportarti la giacca, ed è stato difficile venire di persona- ammise, porgendogliela. Jumin la prese lentamente, come se cercasse di trattenerla il più possibile. 

Sicuramente era solo un’impressione di Monica.

-Perché? Giornata difficile in ufficio?- indagò, confuso.

-No, ma mi è stato sconsigliato di portartela di persona perché sei nervoso oggi- confessò Monica, squadrandolo in cerca di segreti, ed evitando accuratamente di fare il nome dell’assistente Kang.

-Eppure avevo espressamente detto all’assistente Kang che volevo che venissi di persona- si irritò lui, incrociando le braccia e indovinando immediatamente chi avesse avvertito Monica.

-Cosa è successo, Jumin?- indagò Monica, preoccupata per lui, e avvicinandosi per mostrargli tutta la sua partecipazione.

Seppellì in un angolo della mente la vocina che la stava insultando facendole capire che la sua preoccupazione aveva un doppio fine.

Jumin sospirò, e si abbandonò sulla sedia, a disagio.

-Non ne sono del tutto certo- ammise, senza guardarla. Il suo sguardo si soffermò su una foto di suo padre messa sulla scrivania. Sembrava perso e decisamente vulnerabile.

Cercò di riprendersi.

-Probabilmente è a causa del nuovo progetto di mio padre. Tutto l’ufficio è in fermento per questo nuovo progetto che ha a che fare con il caffè. Ogni volta che mio padre inizia un nuovo progetto porta solo rogne- iniziò a lamentarsi, massaggiandosi le tempie, irritato. Monica provò un enorme moto di empatia nei suoi confronti. E una sensazione al petto che non riuscì a definire. Era certa però che si sentisse onorata che Jumin si fidasse a tal punto di lei da sfogarsi in quel modo.

Lo lasciò parlare, ascoltandolo attentamente.

-Fossero progetti a lungo termine, ma non danno vantaggi alla compagnia. Li fa solo per la sua ragazza. Non pensa minimamente agli effetti futuri- continuò lui.

Monica lanciò un’occhiata alla foto di Elizabeth sul muro, e non riuscì a trattenere un sorrisino divertito.

-Senti chi parla- commentò. Jumin si girò a guardarla, confuso.

-Non fai lo stesso per Elizabeth 3rd?- gli fece notare. Poi aggiustò il tiro, notando che Jumin non sembrava proprio in vena di confrontarsi con il padre -Dico solo che a volte un progetto può essere un modo di mostrare il proprio affetto. Certo, un modo non convenzionale, ma almeno non intacca troppo le altre persone- provò a fargli notare, incoraggiante.

Jumin scosse la testa.

-Intacca eccome le altre persone. E poi non è la stessa cosa. Io non venderei mai mio padre per il mio gatto- commentò l’uomo, prendendo un sorso dal bicchiere.

Monica sgranò gli occhi.

Cosa significava quella frase?

Jumin sembrò rendersi conto di ciò che aveva insinuato, e si affrettò a tornare sui suoi passi.

-Dimentica quello che ho appena detto. Tutto quello che ho appena detto. Non avrei mai dovuto sfogarmi con te- si scusò, sospirando, e tornando professionale.

Monica non riuscì a trattenersi da sfiorargli la mano con la propria, per dargli un minimo conforto.

-Puoi dirmi tutto quello che ti senti, Jumin. Non esitare a chiedermi aiuto, se ne hai bisogno. Sono a tua completa disposizione- gli assicurò, guardandolo negli occhi e cercando di trasmettergli tutto l’affetto che provava per lui da otto anni.

Di primo acchito Jumin si irrigidì, sorpreso dall’improvviso ma non  invasivo contatto, poi intrecciò le dita con quelle di Monica, e si sentì subito meglio.

-Grazie, Monica. So di potermi fidare di te- sussurrò, quasi tra sé.

Monica sentì una sgradevole sensazione alla bocca dello stomaco, che identificò subito come senso di colpa. Fu come un pugno di massima forza.

Prima che potesse trovare un modo di scappare da quella situazione per fare un punto della situazione, un salvagente le venne gettato contro prima che potesse annegare.

Salvagente che si mostrò sotto forma di Jaehee Kang, che entrò nell’ufficio in tutta fretta, senza neanche bussare.

-Signor Han, l’ospite per il meeting è in anticipo, e la sta aspettando nella sala conf…- si interruppe di scatto notando che Monica era ancora lì. 

Per fortuna i due si erano ricomposti e si erano lasciati prima che Jaehee sollevasse lo sguardo. 

Monica si affrettò ad alzarsi, approfittando dell’interruzione.

-La ringrazio ancora per l’aiuto, signor Han. Le auguro buon lavoro e arrivederla- gli fece un rispettoso cenno con il capo, e prima che Jumin potesse rispondere era già scappata via, in tutta fretta.

Quando finalmente tornò a respirare l’aria esterna, il labbro sanguinava abbastanza da averle già macchiato la camicia. 

Si sedette su un muretto e cercò di asciugare il sangue.

Raramente si era trovata così in difficoltà come in quel momento, e la colpa era tutta di Ian Kwan. Quel dannato giornalista di serie B!

Monica si prese la testa tra le mani, cercando di riordinare le idee, ma non era destino che restasse sola a lungo.

-Monica! Non mi aspettavo di ritrovarti qui- la salutò una voce energica molto conosciuta.

Monica alzò la testa, e cercò di ricomporsi in fretta, salutando con un sorriso molto forzato la nuova venuta.

-Ciao, Megan! Neanche io mi aspettavo di vederti qui. Come va?- chiese, cercando di apparire naturale.

L’espressione seria che Megan assunse non appena le vide il viso le confermarono che non era riuscita nel suo intento.

-Va tutto bene, è successo qualcosa?- chiese l’atleta, avvicinandosi e sedendosi accanto all’amica. In mano aveva del cibo, che mise accanto a sé.

Monica sospirò.

-Ho un dilemma morale- ammise, seppellendo il volto tra le mani.

-Oh…- Megan non era affatto esperta al riguardo, ma decise di provare comunque ad aiutarla -Parlarne di solito aiuta- cercò di proporle, offrendosi come spalla su cui sfogarsi.

Monica era solita rifiutare ogni tipo di aiuto, non volendo disturbare il mondo con la propria presenza, ma era troppo in difficoltà per non accettare, e poi Megan era l’unica persona che conosceva una piccola parte della storia.

-Ricordi il mio amico universitario?- chiese, introducendo l’argomento.

Megan annuì.

-Certo, il pezzo di fango che se n’è andato lasciandoti una lettera e ha fatto sparire le sue tracce senza neanche scomodarsi a salutarti di persona- affermò, con una traccia di disgusto malcelato.

Monica era tentata di lasciar perdere, dopo quella descrizione. Non era sbagliata, ma dubitava che Megan potesse aiutarla in modo imparziale.

Decise comunque di provarci.

-Ecco… diciamo che è una persona importante, adesso- continuò, cercando di non rivelare troppo. Era piuttosto certa che se Megan avesse scoperto che il “pezzo di fango” era Jumin Han, sarebbe entrata alla C&R e l’avrebbe preso a parole fino a farsi arrestare. O forse l’avrebbe preso a pugni. O entrambe le cose.

-Ovviamente. Sono sempre i peggiori ad essere importanti. Che ha fatto? Ti ha minacciata? Ti ha ricattata? Vuoi che lo meni?- si propose, protettiva.

-No, no, nulla di tutto questo. L’ho incrociato qualche giorno fa e abbiamo parlato. Niente di ché. Ma un mio collega ha fatto una foto, e ora il mio capo sa che ho un “passato” con lui, per così dire. E mi ha detto che se non scrivo un articolo su di lui entro lunedì approfittando delle mie conoscenze, mi licenzia- spiegò, con le lacrime agli occhi, mordendosi il labbro e facendo sgorgare sempre più sangue.

Megan rimase a bocca aperta per un attimo, poi si affrettò a prendere un fazzolettino e asciugarle il sangue.

-Vuoi consigli per riavvicinarti a lui o il dilemma morale è che non vuoi scrivere un articolo di gossip approfittando dei tuoi vantaggi?- chiese, per essere sicura.

-La seconda, ovviamente. Non potrei mai tradire la sua fiducia. Andrebbe contro tutto quello in cui credo. Il mio editore ha detto che l’unico modo per evitare di scrivere l’articolo e non essere licenziata è facendo scrivere l’articolo a Monday Clyde, ma sai che non cambia poi molto. Non voglio che esca un articolo su di lui!- si spiegò, con voce acuta.

Megan le diede qualche pacca sulla spalla, cercando di rassicurarla.

-Per quanto vorrei consigliarti di scrivere comunque l’articolo per vendicarti dell’uomo che ti ha fatto soffrire, so che sei troppo buona per farlo. Perciò il mio consiglio è di licenziarti e trovare occasioni migliori- le suggerì, con poca convinzione.

-Non posso, Megan. A malapena riesco a pagare l’affitto, non posso permettermi di perdere questo lavoro. E non troverò mai un altro lavoro entro lunedì prossimo. Non so proprio che fare. Vorrei tanto che Margo fosse qui- ammise, sospirando.

Era la prima volta in due anni che ammetteva quanto l’amica le mancasse, e pensare a lei non fece che farla sentire peggio.

Megan la abbracciò.

-Lo so, lo so. Perché non provi a chiedere aiuto al tuo ex-amico. O a trovare un altro scoop. Oppure… aspetta, ho un’idea geniale! Chiedo a Jaehee se ci sono posti liberi alla C&R. Con le tue competenze e un piccolo aiuto sono sicura che otterrai un posto in meno di una settimana!- cercò di aiutarla come poteva.

Monica si ritrovò ad arrossire pensando all’ultima possibilità.

Purtroppo, per vari motivi, tutte le opzioni erano da escludere, ma Megan non poteva sapere perché l’ultima fosse irrealizzabile.

Decise pertanto di assecondarla, almeno finché non avesse trovato una soluzione.

Parlare con l’amica, in ogni caso, l’aveva aiutata leggermente a mettere ordine nella testa, anche se non aveva offerto vere e proprie soluzioni.

-Sono felice che sei tornata- disse solo, ricambiando l’abbraccio.

Megan sorrise.

-Anche io- ammise, stringendola più forte.

 

Martha è entrata nella conversazione

State tutti bene? Non è successo nulla, vero?

Per favore, rispondete

Fate un fischio

Postate foto di gatti

Lamentatevi

707 è entrato nella conversazione

707: Di solito sono io che spammo sul messenger? Chi mi sta rubando il primato?

Seven! Che bello sentirti! Non ho ricevuto notizie tutto il giorno, sono preoccupata

707: Tranquilla, Meme Queen, stanno tutti bene.

707: O almeno da ciò che so

707: E Jumin ha mandato a tutti guardie del corpo

Menomale

707: Tu hai qualcosa da dichiarare? Visto niente di strano?

No

Anzi…SÌ!!!

707: Cosa?!

SEVEN HELP!!

707: COSA SUCCEDE?!

707: …

UN RAGNO ENORME

707: Già, lo vedo dalle telecamere. Mi hai fatto prendere un colpo, non farlo più!

Scusa, ma seriamente, è gigantesco, ho paura!!!

707: Prendi un barattolo e acchiappalo

La fai facile!! Mi chiudo in camera!!

707: Fifona

Jumin Han è entrato nella conversazione

Jumin Han: Ho bisogno di distrarmi

707: Ciao Mamma di Elly!

Hey Juju!!

Jumin Han: Entrare qui è stata una pessima idea. Me ne vado

707: No, aspetta! Grazie per le guardie del corpo a tutti i membri!

Jumin Han: La sicurezza dell’RFA è di vitale importanza, per me

Jumin Han: Vorrei poter fare lo stesso anche per Martha

Awww, Jumin! Allora mi vuoi bene!!

Jumin Han: …ritiro tutto

707: Juminino tsunderino :3

Jumin Han: Non sono davvero in vena di prese in giro o battute. Vi pregherei di smetterla!

È successo qualcosa?

Jumin Han: Non ho voglia di parlarne

Io sono tutta orecchie, nel caso. Ho passato la mattinata e il primo pomeriggio a guardare Gorgeous, e sono in piena fase gossip e confidenze, approfittatene!!

Jumin Han: Trovo che le tue preferenze in quella serie televisiva siano davvero di dubbio gusto

Come, scusa?

Aspetta!! Tu segui Gorgeous?!?!?!?!?

707: Jumin Han fanboy!! SOS SOS!! Gap moe incoming!!

Jumin Han: Trovo che Angelica sia mille volte meglio di Francisca. 

È una donna posata, elegante, indipendente e si impegna

707: wow… un vero fanboy O.O

Ma è un’arpia! E una Mary Sue! Francisca è mille volte meglio!

È un’artista, è simpatica, e poi lei e Pablo condividono molte cose.

707: …per la prima volta in vita mia mi sento di troppo. IN UNA CHAT CON MARTHA E JUMIN?!

Jumin Han: Non ho intenzione di interloquire oltre con una persona così superficiale da definire Angelica come una Mary Sue. Devo tornare a lavoro

Jumin Han è uscito dalla conversazione

FRANCISCA È MEGLIO! FINE!!

Ah, è andato via

Meglio così, hmpf

707: Francisca sembra davvero la migliore

Se hai tempo dovresti darci un’occhiata. È una bruttissima serie, ma proprio per questo merita

707: Il problema è alla radice: non ho tempo :p

Tutte scuse

Ma forse dovrei lasciarti lavorare

707: Non voglio tornare a lavorare. Mary Vanderwood mi bullizza!!!

Corri dalla tua cameriera

707: Credo che lo faralsdjldfkj

707 è uscito dalla conversazione

O.O

LOL

Martha è uscita dalla conversazione

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Ecco la parte 2. Appuntamento alla prossima settimana per la parte 3 ;)

   
 
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