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Autore: cancerianmoon    18/06/2021    1 recensioni
Un giorno, all’interno del proprio scantinato, Bulma Brief trova una strana sfera arancione. Quest’oggetto prende il nome di “sfera del drago”, ed è in grado di evocare un leggendario drago in grado di esaudire qualsiasi desiderio.
Ma questa storia, voi, la conoscete già, no?
Allora sedetevi un minuto e godetevi una storia del tutto stravolta in cui, al posto di Goku, è stato mandato Vegeta sul pianeta Terra. Una storia in cui il potere delle sfere e dei saiyan assumeranno un sapore del tutto diverso.
Una storia differente, che spero gradirete.
Genere: Angst, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Bulma, Chichi, Goku, Radish, Vegeta | Coppie: Bulma/Yamcha, Goku/Vegeta
Note: AU, Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 6°
Luna rosso sangue 

 

La dimensione dei draghi era sempre stata un grande mistero, persino per le divinità.

Non si riusciva a capire dove iniziasse e dove finisse quel mondo, e tutti coloro che ci abitavano erano al servizio dei draghi magici, frutto della magia divina che, una volta presa la vita, aspettavano in quel luogo che qualcuno li invocasse per prostrarsi di fronte ai mortali. 

La loro città era sconfinata, e il tempo e lo spazio non esistevano: a est c’era il sole, mentre a ovest era costantemente notte; ed era lì, solitamente, che si recavano i draghi: dove la vita notturna continuava imperturbata ed i loro vizi potevano essere soddisfatti in qualsiasi momento. 

La donna dai lunghi capelli argentati che era appena entrata in quella dimensione non poteva di certo passare inosservata, in un mondo in cui esseri con fattezze umanoidi non osavano addentrarsi; ma lei doveva assolvere ad un compito, e se non lo avesse fatto, l’universo in cui tutti loro vivevano sarebbe stato distrutto per sempre. E con esso, anche tutti i suoi abitanti. 

Così si era diretta verso quello che in un mondo terreno si sarebbe chiamato locale, ed era entrata alla ricerca del drago con il quale avrebbe dovuto parlare; e l’aveva trovato, seduto accanto ad un suo simile, a bere un liquido probabilmente inibitore di cui creature come lui andavano pazze. 

Il drago Shenron, frutto della creazione del Supremo della Terra e drago protettore del pianeta, che esaudiva i desideri dei suoi abitanti. 

 

«Era da parecchio che non vedevo una faccia amica.» l’aveva accolta l’essere dalla pelle squamosa e verde, portando i suoi grandi occhi rosso fuoco sulla figura alta e snella della bellissima donna di fronte a sé «A cosa dobbiamo la visita di una divinità?»

«Drago Shenron... noto con piacere che non hai intenzione di smettere con i tuoi vizi.» gli aveva tolto dalle zampe lunghe ed ossute il bicchiere che teneva in mano. Aveva bisogno di parlargli, sì, ma in un luogo appartato ed in cui sarebbero stati completamente da soli. 

Così, facendo ammenda ad i suoi poteri, aveva sciolto l’illusione, ritrovandosi, insieme ad esso, in uno spazio infinito e coperto dal candido colore della neve: uno spazio che, grazie alla magia dei draghi, veniva trasformato nella grande città in cui quelle creature amavano vivere e divertirsi. Ma che era soltanto una mera illusione, un bel sogno, quello che le creature terrene avrebbero chiamato una fregatura

«Ebbene, possente Dea che illumini la via nelle notti più oscure. Che cosa ti porta nella nostra umile dimensione?»

«Il risveglio di Calene è vicino, Drago Shenron. Il tiranno Freezer è in possesso del Sigillo Oscuro, e grazie ad esso le sta donando il suo potere per far sì che risorga dal suo sonno.» 

«Oh, capisco, il Sigillo Oscuro...» il drago aveva un’aria canzonatoria, quasi di antipatia nei confronti della divinità che aveva dinnanzi, come se non ne avesse affatto timore «Questo è il prezzo da pagare, quando si da la propria fiducia a degli esseri inferiori come i mortali... questo dovresti saperlo anche da sola. Ebbene? Che cosa desideri da me, un umile e semplice drago?»

«Ho bisogno che tu mi restituisca i ricordi di una persona: l’unica persona che ha la possibilità di salvare quest’universo: se al risveglio di Calene, non ci sarà nessuno ad affrontare l’impero di Freezer e a prendere il controllo sul Sigillo, tutti i sistemi solari collasseranno sotto la tirannia di quel mostro e della Dea a cui ha giurato fedeltà. Ci stiamo avvicinando ad un’era oscura, e se il Caos trionferà, neanche voi draghi esisterete più.» 

«Sei una grande oratrice, Selene.» la canzonò nuovamente Shenron «Ma, in questo momento, io sono nella mia dimensione, e ti ricordo che finché sarò qui nulla potrà uccidermi. E nel caso in cui tu non ci fossi ancora arrivata, non ho alcuna intenzione di ridarti i ricordi sottratti ad un mortale: va contro il regolamento, e tu sai come noi draghi siamo fiscali con certi dettagli... temo che dovrai sbrigartela da sola.»

I draghi... che creature subdole ed egoiste: forse i mortali li vedevano come sorta di divinità, ma le divinità autentiche non li consideravano altro che miseri insetti. Insetti da schiacciare al momento opportuno. 

Shenron in particolare, credeva di essere tanto furbo da scappare da ogni situazione spiacevole, e lei era lì di fronte a lui proprio per far crollare ogni sua misera convinzione.

«Hai ragione: finché sei qui, neanche io posso ucciderti, nemmeno se ti colpissi col più forte dei miei poteri, o ti trapassassi il petto con una spada. Ma il tuo creatore... lui potrebbe mettere fine alla tua esistenza con soltanto la forza del pensiero; e io sono più in alto di lui, quindi basterebbe una mia richiesta affinché acconsentisse a farlo.» non amava ricorrere alle minacce, e non amava neanche l’aria rarefatta che si respirava in quel luogo, ma quei ricordi erano troppo importanti, e lei doveva recuperarli in un modo o nell’altro «Allora, Drago Shenron... prendi una decisione: mi consegni i ricordi che tieni nascosti in quelle sfere di vetro, oppure me li vengo a prendere con la forza?»

 

*

 

Dormire in una navicella spaziale era sempre stato scomodo, ma dormire in una navicella spaziale mentre fuori infuriava una tempesta di meteoriti era ancora peggio: nessuno di loro era preoccupato per le innate capacità di Radish di pilotare e di tenere a bada quei fenomeni atmosferici, ma le turbolenze avrebbero reso impossibile il sonno a chiunque. Persino a Nappa, che quando dormiva, non sarebbe riuscito ad accorgersi neanche di un attacco da parte dell’esercito di Freezer.

Nessuno di loro, però, si sarebbe mai aspettato che, proprio in quel momento, nella loro nave apparisse un’ospite inaspettata, bellissima nel suo abito argentato e con gli occhi grigi puntati proprio nei loro, così scuri se confrontati ad i suoi. Non l’avevano mai vista di persona, ma ne avevano sentito parlare: d’altronde, chi non avrebbe sentito parlare di una divinità, nel corso della propria vita? 

Immediatamente, i due guerrieri non impegnati nel pilotaggio della nave si misero in guardia, aspettandosi che quella donna fosse venuta per combatterli, ma lei alzò le mani, mostrandosi totalmente disarmata e con nessuna intenzione di attaccarli. 

«Oh, non abbiate paura di me… io sono dalla vostra parte.» asserì serena «Non farei mai del male ad un essere vivente, va contro i miei principi. Noi divinità esistiamo per proteggere i mortali, non per dare inizio a delle guerre.»

Eppure, nei grandi libri di storia, i tre saiyan avevano letto che fossero state proprio delle divinità a causare le guerre che erano scoppiate in mezzo ai mortali. Le religioni erano state la causa di molti spargimenti di sangue.

«Cosa siete venuta a fare?» chiese Nappa, avvicinandosi minacciosamente e dimostrando di non aver alcun timore di attaccarla qualora fosse stato necessario farlo «Per quale motivo la Dea della luna dovrebbe venire a parlare con noi?»

«Sono venuta ad aiutarvi: so che siete alla ricerca del vostro principe, e so che vorrete convincerlo a combattere Freezer e a liberare il vostro popolo dalla disgrazia che si è abbattuta su di esso. Ma convincerlo a farlo non sarà facile.»

Fu Kaharoth, allora, a prendere la parola: lui aveva già abbassato la guardia. In fondo, non potevano niente contro un essere divino, e lui si fidava di quella donna; il popolo dei saiyan aveva sempre venerato la luna, e Selene era una figura molto importante nella loro cultura: era colei che proteggeva tutte le lune dell’universo, la guardiana della luce lunare e dei poteri che da essa derivavano… e qualcosa gli diceva, che quella donna non fosse affatto in grado di mentire.

«Perché lo pensate? Perché il nostro principe non dovrebbe aiutarci?»

«Perché non possiede più nessun ricordo su chi veramente è: non sa di essere un saiyan, e non conosce neanche la loro storia. Quei ricordi gli sono stati sottratti molto tempo fa, sotto volere dei genitori che l’hanno cresciuto, e sono stati in possesso di una creatura magica fino ad oggi.» e, detto questo, fece apparire sulla propria mano la sfera di cristallo nella quale erano custoditi quei preziosi ricordi «Ma io sono riuscita a recuperarli. Finora ho cercato di mettermi in contatto con lui attraverso dei sogni, delle visioni di ciò che è successo quel maledetto giorno, ma tutto ciò che ho ottenuto è stato confondere fino allo sfinimento quel povero ragazzo. E io non posso scendere sulla Terra a parlarci di persona: noi guardiani esistiamo soltanto per osservare dall’alto la nostra gente, non possiamo parlarci direttamente, va contro le regole.»

«E allora perché adesso state parlando con noi?»

Lei sorrise a quell’ingenua domanda: vedeva una luce particolare negli occhi di quel giovane saiyan. Una luce che non era stata in grado di vedere in nessun altro della sua specie; quel giovane guerriero non aveva sangue innocente sulle proprie mani, e questo perché il pianeta era stato attaccato prima ancora che lui potesse essere costretto a combattere per la colonizzazione del re. Era di lui che si sarebbe fidata più di chiunque altro, in quella missione.

«Questo perché non ci troviamo su nessun pianeta. Questa è una navicella spaziale, e nessuna regola mi impedisce di venire a parlare con persone che non si trovano nel territorio di un altro guardiano.»

«Ma se voi parlaste con il guardiano della Terra, lui capirebbe! Come possiamo noi, senza nessun tipo di potere, far tornare i ricordi nella mente del nostro principe?»

«Non posso parlare con il Supremo della Terra, perché per ottenere ciò che ho adesso ho infranto una regola: la creatura magica che mi ha consegnato i ricordi, secondo la legge che regola la sua dimensione ed il suo potere, non era assolutamente tenuta a farlo. E se adesso confessassi il mio peccato, verrei punita e perderei il potere di aiutarvi… non posso rischiare. Ma se voi, impavidi guerrieri scampati alla disfatta, incontraste il principe e lo aiutaste a ritrovare le sue memorie perdute, allora lui ricorderebbe chi è, ed assolverebbe al suo compito. Voi siete gli unici in grado di farlo.» si avvicinò al più giovane dei tre e, con delicatezza, gli mise la sfera tra le mani, affidandogliela «Sarai tu. Tu assolverai a questo incarico… puoi farlo per me?»

«Ma io, qui, sono il più debole. Non ho la preparazione e l’esperienza che hanno i miei compagni, non sono in grado-»

«Ragazzo mio, io posso vedere il destino che ti attende. Forse ora non capisci il motivo della mia scelta, ma presto o tardi ci arriverai da solo… e allora, vedrai che tutto sarà più chiaro per tutti. 

Conserva questi ricordi come un tesoro: non devono andare persi, altrimenti anche la più piccola speranza di far tornare tra voi il principe svanirà.»

«Ma io come faccio a capire come fagli tornare la memoria? Come devo comportarmi?»

La donna sorrise nuovamente «Lo capirai.»

E, così com’era venuta, era sparita nel nulla, lasciando di sé soltanto una flebile luce che si estinse in pochi istanti. 

Kaharoth strinse fra le dita quella fragile sfera di cristallo: la Dea Selene gli aveva appena affidato un incarico, a lui, alla nullità del gruppo, al saiyan più inutile che la storia avesse mai concepito. Ma si sarebbe fatto onore, avrebbe aiutato il suo principe, fosse stata l’ultima cosa che avrebbe fatto; e questa volta, non si sarebbe fatto mettere i piedi in testa da nessuno. Neanche dal vecchio e scontroso Nappa.

 

*

 

La dimensione lunare, quel giorno, era più bella che mai: le nozze della sua amata sorella erano alle porte, e la giovane dai lunghi capelli d’argento non poteva che essere felice che colei che rappresentava la sua famiglia avesse trovato il vero amore. Lei era bellissima nel suo abito bianco, ed i suoi lunghi capelli scuri, raccolti in un’acconciatura tradizionale, mettevano in risalto il suo viso meraviglioso.

«Oh, sorella mia, sei bella come la luna nuova…»

Calene e Qhuros si erano incontrati per puro caso: lei, Dea del cosmo, e lui, Dio del cielo, avevano fatto fronte ad una tremenda tempesta di meteoriti che avrebbe distrutto un pianeta, ed insieme, avevano salvato quella gente. Era lì, tra le preghiere di quel popolo e la felicità che avevano preservato, che era nato il loro amore… era destino, in fondo, che la luna ed il cielo avessero un legame, ed ora i due regni si sarebbero uniti, creando un reame meraviglioso che avrebbe difeso l’universo con ancora più forza.

«Grazie, Selene. Ti voglio così bene, piccola mia… sarai la guardiana della luna più saggia e più potente che i cieli abbiano mai conosciuto, e troverai anche tu qualcuno che ti ama come Qhuros ama me.»

Selene non glielo aveva ancora detto, nonostante fosse la sua più stretta confidente, ma lei aveva già trovato qualcuno che l’amava. Anche se le cose, a volte, non potevano andare sempre per il meglio com’era successo per sua sorella: l’uomo che amava non era un Dio, e non era neanche immortale, e se questo fosse arrivato alle orecchie di sua madre, la guardiana dalla quale avrebbe ereditato il potere, sarebbe di certo bastato per diseredarla ed esiliarla nel mondo dei mortali. Ed anche se il suo più grande desiderio era quello di stare per sempre con lui, non era pronta a dare alla sua amata madre un dolore simile.

«Sì… ne sono certa. Ora, però, devi finire di prepararti: è il giorno più bello della tua vita, e tu devi essere impeccabile! Ci vediamo al tempio.»

 

Quel pianeta era il più bello che Selene avesse mai visto: il grande palazzo di marmo sovrastava una città sconfinata, e dietro la montagna grandi boschi e lunghe distese d’acqua si estendevano lungo tutto il territorio. Tre soli dominavano il cielo di quel luogo, e tramontavano tutti e tre insieme, lasciando spazio alla grande luna, fonte di energia di tutti gli abitanti, che ottenevano il loro più grande potere grazie alla sua luce. Era uno spettacolo meraviglioso; uno spettacolo che dalla sua dimensione, la Luna Suprema, non avrebbe mai potuto ammirare… nel suo regno non esistevano il giorno e la notte, tutto era costantemente dominato dal bagliore lunare, ed il cielo era argentato esattamente come i suoi lunghi capelli. 

Amava la sua casa, ma il suo più grande desiderio era quello di vivere felice insieme all’uomo che amava, di poter esercitare i suoi doveri di divinità e di guardiana senza doversi per forza nascondere.

Ma la legge non permetteva queste libertà. Il guardiano di quel pianeta era suo padre, il più saggio ed autorevole Dio dell’universo, e lui non le avrebbe mai permesso di cambiare la legge seguendo soltanto il suo cuore… anche se al cuore non si comandava.

«Selene… sei venuta.»

Sentendo quella voce così famigliare, la giovane si era voltata in direzione della persona alla quale avrebbe dedicato la propria vita, se solo avesse potuto: quel meraviglioso uomo dai capelli corvini e dalla possente muscolatura, vestito nei suoi abiti di corte e con il suo stupendo mantello rosso indosso la stava guardando con gli occhi dell’amore; gli stessi occhi con i quali lei guardava lui.

«Korn!» gli si era lanciata al collo, stringendolo come soltanto lei sapeva fare, e poi lo aveva baciato con tutta la passione che aveva in corpo, circondandogli il viso con i palmi delle mani «Non resterò a lungo, mia sorella si sta per sposare. Ma dovevo assolutamente dirti una cosa… è importante.»

«Ebbene, parla! Non lasciarmi sulle spine!»

Aveva abbassato lo sguardo, portandosi una mano sul ventre: non avrebbe mai pensato, prima di quel giorno, che il frutto del loro amore sarebbe arrivato così presto. Lei non era ancora una Dea, era molto giovane, e lui non era da meno: suo padre era ancora il re, e lui stava ancora soltanto imparando a governare un regno.

Ma non considerava quell’evento una disgrazia: lei credeva profondamente che tutto ciò potesse portare a un cambiamento, che li avrebbe aiutati a vivere finalmente il loro amore in libertà.

«Aspetto un figlio…» mormorò, sorridendogli dolcemente «Tuo figlio. Nostro figlio. So che è una notizia improvvisa, non me lo aspettavo neanch’io, ma lui è qui… è proprio qui, e sta crescendo dentro di me.»

«Oh…» il giovane uomo porto il proprio palmo contro il dorso della mano della propria amante, stringendogliela subito dopo e ricambiando il suo fiero sorriso «Io… Selene, è una notizia meravigliosa. Aspettiamo un figlio, ti rendi conto di cosa significa? Possiamo scappare insieme! Io rinuncerò alla corona, e tu alla tua immortalità, e potremo essere una famiglia! Potremo crescere il nostro bambino in un’altra terra! Insieme!»

«E cosa farai con la tua futura sposa? È lei che hanno scelto come tua regina…»

Lui l’abbracciò, stringendola al proprio petto «Sai che non la amo: il mio cuore appartiene soltanto a te. Selene… quando il bambino nascerà, noi ce ne andremo. Né tuo padre né il mio riusciranno a fermarci: il nostro amore… è più potente di qualsiasi altra cosa. 

E adesso va’: tua sorella ti sta aspettando.»

 

Era tornata nella propria dimensione felice come non mai: non le importava della sua immortalità, e non le importava neanche del prestigio di Korn. A lei importava soltanto del loro amore, e del bambino che stava arrivando; e se lui era pronto a rinunciare a diventare re soltanto per poter vivere insieme a lei, allora anche lei era pronta a rinunciare a tutto.

Avrebbe aspettato che il bambino nascesse e, a quel punto, avrebbe confessato tutto a suo padre e a sua madre, e li avrebbe pregati di cambiare la legge, di non lasciare che il piccolo non avesse una famiglia. In quel modo, non avrebbero dovuto rinunciare a nulla: le loro famiglie si sarebbero unite, ed il piccolo principino sarebbe cresciuto nella pace e nell’amore dei suoi genitori e dei suoi nonni; avrebbe dato a suo figlio la vita che meritava, e gli avrebbe insegnato ad essere gentile e forte, e a difendere i più deboli. Avrebbe cambiato per sempre le carte in tavola, avrebbe rivoluzionato tutto, e avrebbe vissuto felice!

«Bene, bene… ma guarda un po’ chi si vede!»

Qhuros, appoggiato contro una delle colonne portanti dell’ingresso del palazzo, la stava guardando con un ghigno sul volto: dal suo atteggiamento, sembrava quasi che la stesse aspettando. Non credeva di averlo mai visto con quell’espressione in viso.

«Cognato…» gli si era avvicinata, con aria piuttosto scura e preoccupata «Che ci fai qui? Non sei completamente pronto per l’occasione…»

Ed effettivamente, il futuro sposo di sua sorella non aveva indosso il mantello che suo padre gli aveva donato in occasione di quell’evento. Era una tradizione, per gli uomini della famiglia, indossare quel mantello nel giorno del matrimonio: era stato tramandato di generazione in generazione, e la sua famiglia credeva che fosse simbolo di buon auspicio.

«Finirò di prepararmi più tardi.» rispose secco lui «Ma ora parliamo di te… e del tuo tenero sodalizio con quel mortale.»

Lei sbiancò improvvisamente, ascoltando quelle parole «L’hai scoperto…»

«Mia cara, l’ho sempre saputo. Credi che io non mi sia accorto che scappi sempre nel mondo dei mortali? Ormai sono mesi che ti osservo con lui: sembrate molto affiatati. Ed ora avrete addirittura un bambino!»

«Ti scongiuro, cognato, non farne parola con nessuno! Se sapessero…»

Si fidava di suo cognato: in fondo, stava per sposare sua sorella, e lei era sempre stata una persona affidabile. Non si sarebbe mai innamorata di qualcuno che agiva alle spalle degli altri, lei la conosceva meglio di chiunque. 

«Oh, non ho intenzione di farlo, Selene.»

A quelle parole, la giovane futura Dea tirò un sospiro di sollievo. Credeva che Qhuros avesse capito, credeva che avrebbe tenuto la bocca chiusa e che gli avrebbe offerto la sua amicizia.

Ma quando ascoltò ciò che lui avesse in realtà da dire, capì immediatamente quanto l’idea che avesse di quel mascalzone fosse sbagliata. Quanto l’idea che tutti avevano di lui fosse sbagliata.

«Ho intenzione di uccidere tuo figlio.» 

«Cosa?! Ma che stai dicendo?!»

Lui le sorrise sghembo «Sai… io adoro tua sorella: è così ingenua e gentile che mi fa venire la nausea. Ma era l’unico modo per ricevere prestigio, e per dimostrare ai miei superiori che non sono soltanto il debole ed inutile guardiano dei cieli che non sa neanche controllare la pioggia che scende da essi. E così, se avessi sposato la Dea del cosmo, la mia famiglia si sarebbe unificata con quella più potente che ci sia in tutto l’universo, e sarei diventato importante. Molto più importante di tutti coloro che hanno osato prendersi gioco di me. Ma era a te che puntavo in realtà.»

«A me?» Selene era sconvolta: quel maledetto si era fatto strada nella sua famiglia, si era guadagnato la fiducia di suo padre, aveva scoperto tutti i segreti che gli sarebbero serviti per poter attuare il suo piano.

«Ma certo, mia cara. Tu stai per diventare la guardiana di tutte le lune, colei che controlla la più forte fonte d’energia dell’universo, e tua madre ti ha dato in custodia l’oggetto più potente che possa esistere. E se tu ora non mi consegni quell’oggetto e non diventi la mia sposa… tuo figlio non vedrà mai la luce del giorno.»

E, detto questo, l’aveva afferrata per i fianchi, stringendola tanto da poterle lasciare i segni delle sue languide e gelide dita. E per quanto lei fosse forte e si dimenasse, lui la teneva salda vicino a sé, guardandola dritta negli occhi «Dove si trova la Pietra Lunare?»

«E ti aspetti che io te lo dica? Sei soltanto un vigliacco!»

«Sei bellissima, Selene…» gli aveva accarezzato i capelli, avvicinando pericolosamente il proprio viso a quello della donna che stava ricattando, per poi allungare le labbra e baciarla con ardore, spingendola con la schiena contro la colonna e costringendola a socchiudere le labbra, facendo in modo che la sua lingua potesse entrare e fare il suo lavoro. 

E non erano bastati i tentativi di resistenza da parte di lei: Qhuros aveva una forza fisica immensa, molto superiore alla sua, e l’unica cosa che poteva fare in quel momento era aspettare che quel supplizio avesse fine il prima possibile.

Ma l’entrata in scena della sposa le aveva appena fatto capire che, in realtà, quel supplizio era soltanto appena iniziato.

«No…» 

Se non fosse stato impossibile, Selene poteva giurare di aver sentito il cuore della giovane donna immobile di fronte a loro spezzarsi. I suoi occhi color magenta si erano riempiti di amare lacrime, e le sue labbra stavano tremando. Era delusa, ferita, arrabbiata… e questo spezzò anche il cuore della sua sorella minore che, staccandosi finalmente dal pazzo che la stava baciando fino a poco prima, si avvicinò alla propria sorella, la sua famiglia, la sua migliore amica.

«Calene! Ascolta, io-»

«Non toccarmi!» la colpì con un’onda di energia, facendola andare a sbattere contro una delle colonne «Come hai potuto?! Eri mia sorella, io mi fidavo di te!»

Accecata dalla rabbia, si avvicinò al proprio promesso sposo, prendendolo per la gola e sollevandolo da terra, con tutta l’intenzione di fargli del male.

«No! Calene, ferma!» la minore cercò di alzarsi da terra ma, usando i suoi poteri, l’altra la scaraventò nuovamente via, allontanandola da lei e da quello che sarebbe dovuto diventare suo marito.

«Adesso farò al tuo cuore quello che tu hai fatto al mio.» sibilò a denti stretti, per poi, con un solo colpo della mano, sfondare il petto di Qhuros, stringendo il suo cuore con il pugno; e incurante dei rantoli di dolore di lui, glielo strappò dal petto, spezzandolo in due con solo un colpo dell’unghia, per poi lasciare che sia il cuore sia il proprietario di esso rimanessero riversi sul pavimento, ad aspettare soltanto che il Dio dei cieli esalasse il suo ultimo respiro.

Selene era ginocchia a terra, ad osservare esterrefatta quella scena: sua sorella, la sua amata sorella, sembrava star diventando un’altra persona. Il cielo, improvvisamente, assunse un colore diverso dal solito, diventando scuro, e grandi nuvole presero il posto del grande cielo argentato che aveva da sempre dominato la dimensione lunare. Una tempesta stava per avvicinarsi, e questa volta, probabilmente nessuno sarebbe riuscito a fermarla.

Doveva fare in modo che Calene non arrivasse alla cripta di famiglia: se ci fosse entrata, avrebbe preso la Pietra Lunare, e con quella sarebbe stato impossibile fermarla. Il dolore aveva preso il sopravvento su di lei, ed ora che aveva addirittura ucciso qualcuno, l’oscurità si sarebbe fatta largo nel suo animo… era un processo impossibile da evitare. Così la giovane Dea, alzandosi da terra, corse verso il retro del palazzo; l’unico modo per salvare la Pietra Lunare era quello di nasconderla… nasconderla in un luogo in cui sua sorella non avrebbe mai pensato di cercare.

Una volta arrivata all’interno della cripta, fu lì che la vide. La Pietra Lunare brillava di luce propria, una luce argentata in grado di donare un grande potere a chiunque ne fosse in possesso; Selene sapeva che un oggetto così potente non sarebbe mai dovuto finire nelle mani dei mortali, ma di sicuro, era peggiore il fatto che un’anima macchiata del sangue di qualcun altro potesse toccarla… l’energia buona di quella pietra si sarebbe trasformata in pura oscurità, e allora tutti i loro sforzi per mantenerla al sicuro da occhi indiscreti sarebbero stati vani. 

 

Era scesa nuovamente sull’unico pianeta nel quale vivesse qualcuno di cui si fidava.

Il suo Korn si sarebbe preso cura del suo cimelio, lo avrebbe tenuto al sicuro… lei ne era certa. 

I saiyan non avevano la fama di essere un popolo pacifico, né di essere guerrieri con animo puri, ma il suo amore… lui era diverso; lei era convinta che il suo animo non fosse macchiato del sangue di innocenti, lui glielo aveva promesso: le aveva promesso che non avrebbe mai ucciso nessuno. Certo, l’abilità di leggere negli animi le era ancora impossibile, non era ancora diventata una Dea, e quel potere non poteva appartenerle, ma la fiducia… era quella che mandava avanti l’universo; lei doveva fidarsi del suo Korn.

«Selene!» le stava correndo incontro, sgattaiolato via da una cena di corte con la propria famiglia, soltanto per poter vedere lei «Ho ricevuto il tuo messaggio! Che succede?»

Lei si voltò, alzando gli occhi al cielo «Guarda la luna…»

Quel satellite meraviglioso, che illuminava la notte con la propria luce chiara, adesso si stava colorando di un rosso vivo: il rosso del sangue delle vittime che un’anima corrotta stava versando in quella dimensione. Se qualcuno non l’avesse fermata, anche la luna avrebbe perso ogni suo potere, e tutto sarebbe collassato… l’universo come lo conoscevano tutti non sarebbe più esistito.

«Che diavolo sta succedendo?» chiese lui, preoccupato «Dimmi che tu e il bambino state bene!»

«Sto bene, ma non c’è tempo per le spiegazioni.» tirò fuori dalla propria sacca la Pietra Lunare, stringendola nel palmo della mano e riscaldando entrambi i loro corpi con la sua luce accogliente «Ecco. Questa… voglio che tu la custodisca.»

Lui osservò quell’oggetto con ammirazione e stupore «Questa è…»

«Sì. Ascolta, io mi fido di te. Devi tenerla al sicuro, ma ti prego, non usarla per nessun motivo: la Pietra Lunare va utilizzata solo in momenti di assoluta emergenza, e soltanto per fare del bene. Non uccidere mai nessuno, non macchiarti del sangue di nessuno, altrimenti il suo potere svanirà! Questa è l’unica speranza che abbiamo!»

 

 

Si era svegliato di soprassalto. Di nuovo.

Quei sogni stavano iniziando a perseguitarlo sempre di più: e la voce di quella donna… la sua voce era perfettamente identica a quella che aveva sentito nella propria testa durante il suo combattimento contro Tenshinhan. 

Ma chi era quella persona? Perché aveva cominciato a parlargli e ad apparire nei suoi sogni? 

Osservò nuovamente il medaglione che gli avevano donato i suoi genitori: qualcosa gli diceva che non si trattasse più di un semplice oggetto di famiglia; anzi, probabilmente quell’oggetto non apparteneva neanche alla sua famiglia. I suoi genitori gli stavano nascondendo qualcosa, e quel medaglione era probabilmente soltanto la punta dell’iceberg.

Quei sogni così vividi… non poteva trattarsi soltanto di prodotti della sua fantasia: sembravano i ricordi di qualcuno, di qualcuno che stava cercando disperatamente di comunicare con lui. E forse, a quel punto, sapeva che cos’avrebbe chiesto al drago una volta evocato.

Quella sera, la luna era luminosa come non mai. Non credeva di averla mai vista così grande e così vicina: era magnetica, quasi ipnotica. 

Il pensiero di ciò che fosse successo quel pomeriggio, mentre combatteva contro Tenshinhan, continuava a tormentarlo: non aveva mai creduto che potesse possedere delle abilità così particolari, e ad essere sincero, non credeva neanche che certe abilità potessero esistere. 

Eppure, era riuscito a lanciare contro il proprio avversario una sfera d’energia... una sfera d’energia che non lo aveva neanche ucciso, ma soltanto acciaccato un po’: che davvero esistessero degli esseri umani con poteri speciali? Che davvero quel vecchio pazzo che aveva incontrato sui Monti Paoz, allora, potesse sentire davvero le aure come millantava di poter fare?

Non riusciva a smettere di pensare alla voce che aveva sentito: non credeva di averla mai udita in vita sua, eppure gli sembrava così famigliare, ipnotica quasi quanto la luna che stava guardando; anzi, se quella luna avesse avuto una voce, probabilmente sarebbe stata proprio quella della donna che gli aveva parlato, e che gli era apparsa in sogno.

Vegeta non sapeva perché, ma da quel pomeriggio in poi, aveva avuto costantemente l’impressione di essere osservato.

E proprio mentre si perdeva nelle proprie elucubrazioni, ecco che all’orizzonte apparve l’isola che stavano cercando, ed in cui era nascosta la terza sfera: era molto piccola, ed ospitava soltanto una casetta, qualche sdraio e delle palme. Chiunque ci vivesse, si trattava certamente di un eremita peggiore di quanto non lo fosse il vecchio Gohan; e questo, considerando il fatto che secondo quel pazzoide quel tizio fosse il suo maestro, era più che plausibile. 

Sperava soltanto che non avrebbero incontrato altre spiacevoli sorprese, e che la persona in possesso della sfera non facesse resistenza: dopo quel pomeriggio, non aveva alcuna voglia di sperimentare nuovamente di che cosa i suoi poteri fossero capaci, ed il fatto che Tenshinhan fosse sopravvissuto a quell’attacco avrebbe benissimo potuto essere una coincidenza. Amava combattere, ed era tutto ciò che lo manteneva vivo, ma uccidere? Uccidere era tutt’altra cosa.

 

«Siamo arrivati!» esclamò Yamcha, indicando l’isoletta ed iniziando la fase di atterraggio «E la luce è accesa. Chiunque ci viva, devono essere ancora tutti svegli.»

«Quindi addio effetto sorpresa… fantastico.» ironizzò Chichi «Non potremmo allontanarci un po’ ed aspettare che vadano tutti a dormire?» 

«I vermi che hai in testa devono aver consumato tutto ciò che rimaneva del tuo cervello…» prese la parola il ragazzo dai capelli a fiamma, dando due pacche sulla spalla alla corvina «Il rumore dell’elicottero l’hanno già sentito, genio. Ci conviene atterrare adesso e vedere che succede.»

 

 

Continua…

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Note autrice:

Buongiorno dragonballiani!
Oggi è venerdì, e come vi avevo già detto, pubblico ogni lunedì ma, se ne sento la voglia, vi regalo un capitolo anche il venerdì. Ed è quello che ho fatto oggi! Questo capitolo svela molte cose e, per una volta, mi sono presa una pausa dalla ricerca delle sfere del drago per potervi indorare un po' la pillola della verità. 
A dire il vero, per scrivere tutto questo mi sono MOLTO ispirata alla battaglia degli dei, ma senza Beerus, senza Whis e senza gli dei della distruzione, ma mi sono ispirata alla mitologia greco-romana e a quella zodiacale. Ed infatti la protagonista di questo capitolo è niente poco di meno che Selene, la dea della luna, che è andata nella dimensione dei draghi dal drago Shenron per potergli rubare i ricordi estrapolati dalla mente del nostro Vegeta. A quanto pare, anche Freezer ha una dea dalla sua parte, e questo potrebbe risultare un problema per i nostri protagonisti(ihihihih)
La dimensione dei draghi l'ho immaginata ispirandomi alla storia di Eeva, una delle mie autrici preferite su questa piattaforma e che mi ha lasciato anche qualche recensione a questa storia(e ne sono oltremodo onorata!). La long in questione è After All, e vi consiglio caldamente di andare a darci un'occhiata, non ve ne pentirete affatto! È in assoluto la mia storia preferita nel fandom di Dragon Ball. Ovviamente la mia idea di dimensione dei draghi è molto diversa, ma spero che vi piaccia lo stesso.
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e, per l'ennesima volta(ma non mi stancherò mai di ripeterlo), GRAZIE per tutte le recensioni e per il supporto, e chiedo umilmente scusa per non rispondere sempre. Non perché non ne abbia voglia, anzi, ma perché proprio nel momento in cui penso di farlo il mio istinto di procranizzazione mi porta a farmelo passare di mente(sono un Cancro, e non so se sapete cosa vuol dire esserlo ma siamo i sovrani del procrastinare) 
Ci tengo a dirvi che in questa storia i riferimenti zodiacali saranno molteplici, come ulteriore distacco dalla storia originale... ma che vogliamo farci, sto letteralmente riscrivendo Dragon Ball da zero e devo metterci anche un po' della mia creatività ^^
Grazie di nuovo, e alla prossima!

-cancerianmoon

 

   
 
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