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Autore: thebumblebee    19/06/2021    0 recensioni
E vide riflesso nei suoi occhi quel pensiero, quel suo stesso pensiero che tanto l'aveva turbata nel corso della convalescenza.
Rivide i propri sorrisetti sghembi, stampati su un viso fresco, sereno, incorniciato dai boccoli dorati capaci di incantare qualunque passante per strada.
Rivide il sorriso di circostanza, freddo, che si allungava su un volto provato, segnato da un dolore antico che non avrebbe potuto mai spiegare, accompagnato da una cascata luminosa come una luce troppo accecante.
Infine vide ciò che le era rimasto, il sorriso caldo e maturo di chi ha sfiorato la mano della morte, il viso finalmente sereno pur nel terrore di chi ha trovato la via, i ricci lunghi, snodati, delicati, caldi come un campo di grano dalle spighe dondolanti.
Si chiese chi era stata, chi era diventata e chi era davvero adesso. E in quegli occhi, specchio dei suoi, trovò la verità.
Lo sviluppo hegeliano di Delphine tra tesi, antitesi e sintesi.
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Altri, Cosima Niehaus, Delphine Cormier
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Antithese


La luce tremò lievemente nella stanza prima di stabilizzarsi su una frequenza fastidiosa, ma costante.
C'era un nauseante odore di materiali plastici, muffa e liquidi corporei.
Rachel seppe che era arrivato il momento anche senza aprire gli occhi. Nessuno veniva a trovarla di notte tranne lei.
Il suo cuore mancò un paio di battiti e il cambiamento fu segnalato persino dal monitor con i suoi parametri vitali.
Non pensava di poter avere paura del dolore. Non pensava di poter avere paura di lei.
Se glielo avessero detto quando l'aveva nominata direttore ad interim del progetto, Rachel non ci avrebbe mai creduto.
Se le avessero detto che sarebbe bastata una piastra per capelli per rendere quella donna un mostro, non ci avrebbe creduto.

Tac, tac, tac.

Quel suono la fece deglutire. Non seppe se era solo la lentezza con cui stava avanzando verso di lei o quel dolce canto che le usciva dalle labbra, ma sentì la gola secca. Forse era il pensiero di quello che le avrebbe potuto fare quella volta? 
Il canto si interruppe, facendo spazio a una risatina.
Seppe subito il perché: il monitor sembrava impazzito.

“Hai visto qualcosa che ti sconvolge?” fu il sussurro appena accennato, l'accento francese che impregnava profondamente ogni parola.
 
Rachel si rifiutava di guardarla. Sapeva bene cosa avrebbe visto.
Avrebbe visto sé stessa sotto mentite spoglie.
Avrebbe visto il potere che aveva avuto e che adesso apparteneva a lei.
Ne fu gelosa.
Delphine poteva sentirlo, poteva fiutarlo nell'aria. Era proprio quello il motivo per cui continuava a tornare: sapeva che Rachel, paradossalmente, poteva capirla.
Anche lei era gelosa. Solo che i suoi motivi erano molto diversi.

“Guardami” ordinò, avanzando suoi suoi appuntiti tacchi a spillo. 

Rachel lottò. Chiuse anche l'occhio destro, obbligandosi a non obbedire. Delphine le fu addosso, si sedette sul materasso e le afferrò il mento con una mano.
Il clone poté sentire le unghie laccate di rosso affondare nella sua carne, senza alcuna preoccupazione di ferirla. La bionda le voltò il viso rudemente, servendosi dell'altra mano per aprirle con la forza la palpebra.
Rachel cedette. Non voleva certo permetterle di strapparle via l'occhio. Una volta le era bastato.

“L-l-l...” 

Delphine annuì, accarezzandole dolcemente il mento, incitandola a continuare. I suoi occhi erano talmente spenti, talmente vuoti che Rachel ne ebbe il terrore. Continuò a balbettare un altro po' fin quando Delphine ne fu stanca.
Seguì una carezza alla guancia. Dolce, delicata.
Rachel sapeva cosa stava cercando. Ma quando capì che proprio nel suo viso non lo avrebbe trovato...lo schiaffo si schiantò spietato sulla sua pelle.
Delphine le strinse le guance in una presa ferrea, scuotendole la testa con foga. Rachel gemette, sentiva le lacrime colare giù dall'occhio destro mentre la bionda si prendeva gioco di lei.

“Stavi dicendo qualcosa?” le sussurrò tornando ad accarezzarle la guancia.

Rachel stava sudando terribilmente. La odiava così tanto...
Decise improvvisamente che sarebbe riuscita a completare la frase, con l'unico scopo di ferirla con le parole, visto che non avrebbe potuto farlo fisicamente.

“L-le so-somiglio, vero?”

Delphine la guardò attentamente, quasi studiandola. Se il pensiero l'aveva sconvolta, non lo diede a vedere.

“Oh, Rachel...tu non vali neppure un millesimo di quello che vale lei...
Anche sforzandomi, non vedo che una brutta copia sbiadita” le sussurrò all'orecchio, prima di staccare la spina del monitor con un movimento secco del braccio.

Rachel iniziò a dimenarsi, a lamentarsi. Perché lo aveva fatto? Che voleva fare?

“Lo sai, Rachel? C'è puzza di morte qui dentro” le sussurrò, accarezzandole la fronte. Passò poi ai capelli scompigliati, sparsi pigramente sul cuscino.

Il clone era terrorizzato, ma decise di risponderle a tono, per mascherare la paura crescente. Non le avrebbe permesso di uscire da quella stanza soddisfatta quella notte, non del tutto.

“P-pensavo ci f-f-fossi abituata. La t-tua ragazza n-non vivrà un altro m-m-mese”

“Tu dici?” Delphine le accarezzò il collo lievemente, con il dorso della mano.
“Allora mettiamola così...non avrai il piacere di vederlo accadere”

La mano le avvolse il collo, mentre il pollice continuava ad accarezzarla con premura. Rachel rimase paralizzata, ad attendere qualcosa che tardava ad arrivare.
Chiuse gli occhi, cercando di calmare il respiro. Se il monitor fosse stato acceso avrebbe richiamato sicuramente l'attenzione dei medici che la seguivano: il suo cuore stava battendo convulsamente.
E convulsamente la mano di Delphine si strinse sulla sua gola, strizzandola con foga.
Rachel iniziò a dimenarsi e a boccheggiare, mentre la bionda si aiutava anche con l'altra mano, premendo con tutta la forza che aveva.

Nei suoi movimenti violenti Rachel riuscì a vedere i suoi occhi riempirsi di lacrime di rabbia, riuscì a percepire l'odore forte dell'alcol su cui fino a quel momento non si era focalizzata.
Svenne prima di potersene rendere davvero conto, non sicura se sarebbe stata quella l'ultima volta per godersi la luce, l'aria o il contatto umano, per quanto rabbioso.

Delphine l'avrebbe felicemente strangolata.
Voleva così tanto sbarazzarsi di lei, voleva così tanto prendersela con qualcuno per il mostro che aveva dovuto diventare, ma sapeva che in realtà l'unica persona da biasimare era lei stessa.
Trovò la forza di mollare la presa, di rilasciare la frustrazione, proprio nel viso di Rachel, perché in realtà le somigliava. In realtà continuava a circondarsi della sua presenza solo per ricordare alla perfezione tutto ciò che le differenziava, tutto ciò che amava.
E non riusciva a farlo con Sarah perché per poter eguagliare quell'amore così grande che provava per Cosima aveva bisogno di specchiarsi negli occhi della controparte che invece odiava con la stessa folle intensità.

Le sue mani abbandonarono il collo fragile del clone, disgustate.
Si alzò di scatto, barcollando poi verso l'uscita, senza voltarsi indietro.
Ecco cosa le aveva provocato la vista di Cosima con un'altra donna.
Ecco cosa le aveva provocato la consapevolezza che da adesso a renderla felice sarebbe stato qualcuno che non era lei.
Pianse in silenzio, cercando di placare il dolore che la avvolgeva.
Cosa era diventata? 

“È così allora...sei la nuova Rachel” 
No, pensò dispiaciuta. A quanto pare era molto peggio.


#


Delphine camminava lentamente, scandendo ogni passo a suon di tacco dodici.
I suoi uomini la seguivano, fedeli a qualcun altro, ma almeno utili.
Quando aveva scoperto che Cosima si era fidata di Rachel piuttosto che di lei...aveva sentito qualcosa spezzarsi.
Quando aveva scoperto che Cosima era disposta a licenziarsi, a mettersi in pericolo pur di fare un dispetto a lei...aveva sentito una fitta allo stomaco identica a quella che aveva provato davanti al loft di Felix quando l'aveva lasciata.
Crepacuore. 
In quel momento, mentre avanzava decisa verso casa di Shay, non aveva più nessuno scrupolo. Non aveva più niente. Se pensava a quanto la sintonia tra lei e Cosima si fosse spezzata...non riusciva neppure a credere che un tempo si fossero giurate amore eterno.
Non riusciva a credere che solo un mese prima bevevano vino, fumavano erba e facevano l'amore in continuazione.

Mentre sfilava sul marciapiede rovinato e polveroso, Delphine si chiese fino a dove fosse disposta a spingersi. Fino a dove quella follia l'avrebbe condotta.
Sapeva solo una cosa: se Shay stava davvero spiando Cosima...l'avrebbe uccisa.
Lo avrebbe fatto. Non aveva avuto problemi a strangolare Rachel. Non avrebbe avuto problemi a strangolare Shay. Facile.

Ma non voleva strangolarla, no. Voleva godersi il momento. Voleva che fosse lento e doloroso, voleva provare qualcosa che la facesse in qualche modo sentire viva.
Si sarebbe sentita così viva a osservare la luce scivolare via dagli occhi della biondina.

Si rigirò tra le dita la lametta che si era procurata. Ripensò al piacere che aveva provato affondandola nella carne dei propri polsi. Era successo molti anni prima, ma ricordava di essersi sentita così libera.
Ricordava così bene il piacere di aver sfiorato la mano premurosa della morte...
C'era andata così vicina!
Adesso era adulta e aveva imparato dai propri errori. Non era riuscita a dissanguarsi abbastanza velocemente perché aveva dimenticato - o semplicemente non poteva saperlo, non era ancora entrata in medicina - di tagliare anche le vene dei talloni.
Beh, non stavolta.
Se Shay stava fregando Cosima...

Delphine provò una stretta allo stomaco quando ripensò a quel bacio di pochi giorni prima.
Era passato così tanto da quando aveva assaggiato quel sapore...
E poi le loro bocche si erano incontrate, la sua disperazione, la sua ebbrezza, il suo rancore, tutto era sparito con quel bacio.
Se Cosima non si fosse tirata indietro...non sapeva cosa le avrebbe fatto.
Avrebbe sicuramente ceduto.
Perché la voleva, la desiderava al punto che temeva che avrebbe ucciso Shay a prescindere, anche se fosse stata innocente...

Sentì il cuore accelerare al pensiero di baciare ancora Cosima. Sentì il cuore accelerare al pensiero di poterla sedurre...
Fino a quel momento aveva vissuto sulla base della possibilità di vederla anche solo da lontano nei corridoi, aveva vissuto anche solo per sentire la sua voce, che fossero urla o parole d'amore per Shay o qualsiasi altra cosa, aveva solo bisogno della sua voce.
Quante volte guardando Sarah aveva cercato Cosima? Quante volte avvicinandosi a lei aveva provato l'irrefrenabile desiderio di baciarla e fingere, fingere che fosse Cosima?
Troppe.
Non riusciva più a muovere neanche un passo senza pensare al sapore di quelle labbra. A motivarla fu l'idea di potersi liberare finalmente di quella seccatura. Dell'unico effettivo ostacolo che aveva spinto Cosima ad allontanarsi da quel bacio, per mera fedeltà.

Quando giunsero sotto casa di Shay, Delphine si infilò la lametta nella scarpa. Ora voleva solo terrorizzarla. Voleva che capisse con chi aveva a che fare.
Voleva che sapesse che poteva anche essere stata un militare, ma lei era una fottuta leonessa e avrebbe divorato la iena senza rimorsi.

#

Delphine dondolò il piede nervosamente.
Alla sua destra c'era il larva bot appena studiato, appena analizzato.
Sul pavimento invece se ne stava pigramente abbandonato il cadavere di Nealon.
Aveva ucciso un uomo.
Ecco come era andata a finire. Non era riuscita a uccidere Rachel. Non era riuscita a uccidere Shay. E quella notte aveva ucciso il Dr. Nealon.
Forse era quello a cui era destinata. Non credeva in Dio, non credeva in niente che non fosse scientificamente probabile eppure quella sera iniziò seriamente a pensare al destino.

Le venne in mente la visione di cui Cosima le aveva parlato...le lacrime le riempirono gli occhi solo al pensiero di lei.
Avrebbe voluto dirle di essere stata minacciata di morte. Avrebbe voluto dirle tante cose.
E invece aveva deciso di tacere tutto il tempo. E ora era troppo tardi.
Credeva che sarebbe morta prima lei e che avrebbe dovuto fare i conti con quello.
Credeva che se Cosima fosse morta lei non avrebbe potuto continuare a presenziare su quella terra fredda e sterile. Non senza di lei.
Si erano preparate entrambe alla sua morte.
E invece sarebbe toccato prima a lei, a sentire Nealon.

Delphine non aveva dubbi: evidentemente era già stato deciso.
E poi c'era quel bot. Con cui Nealon aveva provato a infettarla...
 Sapeva che Aldous ne aveva avuto uno, gliene aveva parlato. Avrebbe voluto dire qualcosa, avrebbe voluto sapere di più, ma temeva di non avere abbastanza tempo.
Doveva solo avvertire Cosima di tenere lontano il genoma originale da Toronto. Avrebbe dovuto sparire e avrebbero dovuto giocare d'astuzia per non farlo trovare a nessuno.

Delphine tracannò un ultimo sorso dalla bottiglia di gin che aveva trovato nel laboratorio. Il loro laboratorio. Ci aveva trascinato dentro il cadavere - davvero non aveva idea di come avesse fatto con quei tacchi altissimi e senza farsi vedere da nessuno! - e ci aveva poggiato sopra un inquietantissimo post-it con su scritto 'neoluzionist'. Sarah avrebbe capito.

Delphine aveva dovuto prendere una decisione alla svelta. La consapevolezza della sua imminente fine l'aveva resa più forte.
Aveva creduto di essere stata forte quando aveva detto addio a Cosima. Aveva creduto di esserlo quando si era perdonata, piuttosto velocemente, per quello che aveva avuto intenzione di fare a Shay.
Ma quelle erano sciocchezze in confronto alla prova di coraggio che le veniva richiesta adesso.
Poteva davvero l'amore essere così difficile? Un mese prima l'aveva creduto la cosa più semplice. Come una droga leggera, come le canne di Cosima.
Invece si era rivelato una dolorosa dipendenza.

Delphine aveva solo un desiderio. Avesse potuto esprimerne uno qualsiasi...sapeva cosa avrebbe chiesto. Avrebbe chiesto che Cosima trovasse la cura. Che Cosima vivesse. E, forse egoisticamente, era sicura che se Cosima avesse scoperto che l'avevano uccisa...non avrebbe avuto le forze per impegnarsi del tutto nella ricerca della sua medicina.
Se fosse semplicemente sparita, forse...non si sarebbe fatta domande. Forse l'avrebbe creduta solo una fuga, o un cedimento.
Delphine l'avrebbe raggiunta a quella cena che avevano organizzato, le avrebbe detto addio senza rivelarle niente. E poi sarebbe andata incontro al suo...sì, destino.
Doveva solo aggiustare un'ultima cosa prima. Doveva andare da Shay. Non avrebbe lasciato che Cosima si crogiolasse nella preoccupazione, era felice di sapere che aveva trovato qualcuno in grado di renderla felice. Anche se quel qualcuno non sarebbe stato lei.

Compilò velocemente le ultime pagine del suo diario pieno di informazioni sui cloni, sui progetti Leda e Castor, sul DYAD e soprattutto sulla cura di Cosima.
Scrisse gli ultimi appunti e le ultime intuizioni che aveva avuto riguardo all'uso del genoma originale. Di quelle avrebbero certamente saputo fare buon uso.
Poi si procurò uno dei suoi biglietti da visita e vi scrisse su il numero di brevetto di Cosima.
324b21.
Sei cifre. Tutta la sua vita. L'amore della sua vita.
Lo avrebbe affidato a lei...e in fondo sapeva che sarebbero state felici insieme. Shay le avrebbe dato gioie maggiori rispetto a quelle che aveva saputo darle lei.

Si alzò e ripulì il laboratorio da ogni traccia delle sue indagini.
Si prese giusto gli ultimi cinque minuti per dire addio a quella che avrebbe potuto essere una vita felice.
Quel divano lo avevano scelto insieme. L'arredamento lo avevano scelto insieme.
Su ognuna di quelle pareti avevano fatto l'amore...su tutti i piani d'appoggio, su tutte le sedie.
Rise gioiosamente al pensiero, le immagini che si formavano nella sua mente mano a mano che si guardava intorno.
La sedia rotta lì nell'angolo si era ribaltata quando, in preda a un impulso sfrenato, Cosima le era saltata letteralmente addosso.
Erano cadute sul tappeto persiano, ridendo, mentre la sedia non ce l'aveva fatta.
“Scusa, ma mi fai impazzire, Dr. Cormier”

Delphine si fece coraggio. Non c'era più tempo. Indugiò ancora sull'uscita sospirando. In quel laboratorio si erano dette di amarsi per la prima volta. Glielo aveva detto in francese, la sua lingua madre. Glielo aveva detto con tutta l'anima.
E Dio se l'aveva amata.
Se l'amava più della sua stessa vita.
Sperò solo che un giorno...potesse capirlo anche lei.
  
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