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Autore: Memel    22/06/2021    3 recensioni
Frenesia.
Braccia che volteggiavano tagliando l’aria bollente, umida, satura di profumi e sospiri.
Tavolozze di colori vibranti ridotte a macchie astratte stese come centri concentrici su tele di legno e marmo.
Sussurri, ansimi e risate.
E la musica, un eco lontano che vibra nelle orecchie dei presenti, suggerendo mosse e passi, alcuni incerti altri meno.
Genere: Introspettivo, Poesia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Periodo Zarista, Il Novecento
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С т р е к о з а

Strekoza, Libellula

 

 

Frenesia.

Braccia che volteggiano tagliando l’aria bollente, umida, satura di profumi e sospiri.

Tavolozze di colori vibranti ridotte a macchie astratte stese come centri concentrici su tele di legno e marmo.

Sussurri, ansimi e risate.

E la musica, un eco lontano che vibra nelle orecchie dei presenti, suggerendo mosse e passi, alcuni incerti altri meno.

Gonne che ruotano, sollevando polvere e speranze.

Aria che manca, nei corpetti aderenti e nelle gole in attesa, trepidanti.

Gote rosee, incipriate e imperlate di sudore, che come una delicata veletta di piccole perle accarezza i visi arrossati e inebriati, addolcendo gli sguardi languidi e guizzanti.

Trattengo il respiro, ancora e ancora, la mente svuotata, il ticchettio dei miei passi alati che risuona senza tregua, echeggiando il conteggio che mi sforzo di portare avanti, testardamente.

Un, due e tre, giravolta.

Ancora braccia, questa volta simili a colli di cigno che si cercano, si sfiorano e si rincorrono.

Un brivido mi fa inarcare la schiena, più del dovuto.

I suoi occhi stanano i miei, non mi concedono vie di fuga.

Gelidi tramonti in cui il sole non cala mai davvero ma insegue la luna, sfidandola.

Sono un’ingenua preda della sua morsa, serrata sui miei fianchi.

Delle sue mani, ancorate sulla mia schiena.

Un, due e tre, ancora giravolta.

La sala mi appare come uno specchio, che riflette e mi restituisce la mia immagine all’infinito.

Mille gonne bianche e pastello, tripudio di pizzi, seta e organza.

Ricci che scivolano come nastri ribelli dalle chiome titaniche che come corone incorniciano i volti pallidi e febbricitanti delle mie coetanee.

Chiudo gli occhi, è l’ultimo ritornello.

Voglio assaporarlo mollemente, cercando di custodire questa sensazione di leggerezza e estasi per la notte a venire, quando sola nel mio letto convincerò me stessa che era tutto vero.

Che io ero davvero lì.

Docile burattino plasmato da desiderio e piacere, modellato come morbida creta tra le mani indulgenti dell’uomo chino su di me, simile ad musicista intento ad accordare il suo liuto.

Sempre più vicino, come le dita che sfiorano il corpo teso di una freccia prima di scoccarla.

Così le sue mani indugiano su di me, risalgono, si perdono e infine si ritrovano.

La musica cessa.

Le note dell’ultimo valzer riecheggiano tra la stanza che mi circonda, che risplende con la potenza di mille splendidi soli.

Do skoroy vstrechi, moya malen'kaya strekoza

A presto mia piccola libellula. 

Queste le ultime parole che mi separano dal silenzio della notte, questa la litania che mi tiene sveglia mentre la carrozza mi culla e scivola tra le strade addormentate della campagna intorno a Mosca.

Il bianco caldo delle mie vesti sfuma nel candore nella neve intorno a me, neve che inghiottisce tutto, tranne i miei sogni, vividi più che mai.

Lampi di colore e risate che mi tendono le mani mentre scivolo nell’abbraccio di Morfeo, confortante e invitante, come le labbra che bramo di ritrovare. 

Presto. 

 

 

 

 

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N O T E
 

Questa flashfic non è che un piccolo, timido esperimento scritto di getto in neanche un’ora, ispirata fortemente dalla scena del ballo presente nell’ultima versione cinematografica di Anna Karenina. Mi sono lasciata trasportare da quelle atmosfere sognanti, immaginando i pensieri e le emozioni che una ragazza qualsiasi avrebbe potuto provare durante quelle straordinarie feste.

Il titolo, стрекоза (strekoza) vuol dire libellula, solo un semplice nomignolo che secondo me rappresenta i corpi leggiadri e acerbi di queste “ballerine”.

Ho anche linkato uno dei miei valzer preferiti per farvi comprendere meglio le atmosfere che mi hanno ispirato.

Spero di aver scritto qualcosa di piacevole e chissà che questi esperimenti non continuino <3

Mel

   
 
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