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Autore: Hikari_1997    23/06/2021    0 recensioni
L'agenzia dei detective armati riceva uno strano incarico, e Dazai deve nuovamente fare i conti con i suoi passati legami alla Port Mafia, collaborandovi per risolvere il caso.
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Chuuya Nakahara, Nuovo personaggio, Osamu Dazai
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Cap. 6_ Partner

Atsushi era riuscito a sgattaiolare dal controllo del cuoco e ora, stava percorrendo i lussuosissimi corridoi dell’albergo, auricolare pressato nell’orecchio.

-Ranpo-san è sicuro? –
-Si Atsushi- rispose lui –Il terzo piano è dedicato alle suite di lusso e al quarto piano vi sono gli appartamenti businness e gli studi; i file che ci interessano saranno senza ombra di dubbio nello studio riservato allo staff.
Ah, ci dovrebbe anche essere la camera di alloggio di quel Tanaka-

-Ti pregherei di non nominare il nome di quella mezza calzetta Ranpo-san-
Atsushi sussultò, avvertendo la presenza di Dazai alle sue spalle –Dazai-san? Non eravate all’asta? –
-Gli organizzatori hanno deciso di fare una pausa, ergo abbiamo 30 minuti esatti per entrare in questo ufficio e recuperare le prove- spiegò lui avvicinandosi alla porta bianca con l’intarsio dorato che recitava la scritta “Staff only”.
Atsushi afferrò la maniglia –è chiusa a chiave-
Dazai sogghignò mettendo una mano in tasca per estrarvi un mazzo di chiavi.
-Come fate ad averle? – chiese il suo subordinato.
-Ho chiesto a Chuuya di requisirle a Tanaka, un lavoretto semplice semplice per uno come lui; me le ha passate poco fa mentre parlavo con Ishikawa-
Atsushi era convintissimo di avere le guance in fiamme, si schiacciò contro il muro cercando di non sentire la risatina di Ranpo all’auricolare, rammentandosi dello spettacolino offerto dai due ex colleghi qualche ora prima.
Dazai aprì la porta e, prima di sgusciare all’interno disse –Resta qui e coprimi-

La sala non era grandissima, contava solo di una scrivania con computer fisso, scaffali pieni di schedari e la zona armadio dove i dipendenti riportavano le uniformi.
Dazai si avvicinò al computer, non fu difficile scoprire la password d’ingresso; lavoretti del genere erano all’ordine del giorno per Dazai quando era ancora nella mafia, e grazie ad un apparecchietto gentilmente offertogli da Hirotsu qualche ora prima, riuscì ad entrare nel server del pc, accedendo anche alla lista degli invitati.

-Ok Ranpo-san, dimmi tutto- disse lui aprendo la cartella con i vari files, concentrandosi su quello di Okamoto.
-Dovrebbero esserci degli archivi riguardanti l’arrivo e la catalogazione dei vari reperti- disse Ranpo.
-Trovato- disse Dazai –Qui dice che il vaso di Ra è stato fornito da Okamoto Yoshifumi il giorno 1 settembre, presumibilmente quando era già a pezzi-
-Bingo- esclamò Ranpo –Nel frattempo mi ha chiamato Tanizaki, ha controllato i biglietti dello Shinkansen emessi la scorsa domenica ed effettivamente il nostro cliente ha prenotato un biglietto nella prima classe.
Kyouka ha interrogato il personale di turno quel giorno e indovina in po’? –
-La descrizione fisica non combacia? -
-Esatto- concluse Ranpo –A prendere il treno per Osaka non è stato Okamoto ma il caro Shimizu Naoki, Kyouka ha chiesto la descrizione al personale e dall’identikit è palese si tratti di lui-

-Oh? –
-Trovato altro? – domandò Ranpo.
-Altroché, hai mai sentito il nome “Yukio Mishima”? -
-Certo, si tratta di un falsario molto noto nella malavita, quando l’Agenzia non era ancora nata io e il presidente avevamo affrontato dei casi che avevano anche a che fare con lui- disse Ranpo
-Appare nella lista degli invitati- spiegò Dazai –La sua abilità “Confessioni di una maschera” è capace di realizzare copie perfette di oggetti; diciamo che è un misto tra l’abilità di Kunikida e quella di Tanizaki-
-Ora sappiamo chi ha creato il falso vaso che hanno esposto al museo- disse Ranpo.
-Esatto- concordò Dazai salvando il materiale su una chiavetta –Do tutti i materiali ad Atsushi, io devo tornare all’asta-

***********************

-Maledizione dannata gonna! –

Chuuya stava litigando contro la parte inferiore del suo vestito, contrariato oltre ogni dire al pensiero di dover usare i bagni femminili.
Essendo in un albergo aveva pensato di ritornare nella propria camera ma, siccome Dazai era sgattaiolato insieme al suo nuovo sottoposto per cercare le prove della fronde architettata contro l’agenzia, almeno uno di loro doveva restare vicino alla sala dell’asta.

Fece per aprire la porta del bagno, quando una voce famigliare lo spinse a restare dov’era.
-Sicuro? –
Chuuya si schiacciò contro la porta della toilette, avvertendo il rumore di tacchi che si avvicinavano al lavabo –Non ho intenzione di ritornare al Il Cairo con le mani vuote-
-Ishikawa Kadiri? – si chiese Chuuya.
Socchiuse la porta della toilette adocchiando la donna intenta a sciacquarsi le mani, nell’orecchio sinistro Chuuya notò la presenza di un auricolare.
-No Amad ascoltami, con quelli non si può ragionare, devi fare quello che ti ho detto, no non mi interessa se manderemo l’asta all’aria.
Ok, ci conto-
Chuuya osservò la donna sgattaiolare fuori dal bagno.
-Non mi dire che-

*************************

Akutagawa uscì dalla porta di servizio, adocchiando il furgone grigio di proprietà dell’agenzia.
Hirotsu lo stava aspettando lì vicino.
-Ho fatto quello che dovevo- replicò freddo.
Kunikida si sistemò gli occhiali sul naso sussurrando un “bene”; per quanto potesse giovare all’agenzia non si sarebbe mai abituato all’idea di lavorare a stretto contatto con la Mafia, fino a poco tempo prima –d’altronde- la foto di Akutagawa era appesa nella bacheca dei ricercati.

-Prima di andarmene … ho un messaggio da parte di Nakahara-san- sentenziò lui –Riguarda Kadiri Ishikawa-

*********************

Dopo aver consegnato ad Atsushi tutte le prove necessarie all’agenzia per provare la colpevolezza di Okamoto e del suo complice, Dazai entrò nella sala dell’albergo utilizzata per l’asta.
Questa volta Tanaka non ci aveva partecipato –essendo proprietario dell’albergo che ospitava l’evento- ma la sua fastidiosa presenza irritava Dazai.
Inspirò, sedendosi al posto a lui assegnato.

Poco dopo Chuuya tornò a sua volte nella sala, sedendosi di fianco a lui.
-Trovate le prove? – domandò lui.
Dazai annuì –Non ti devi preoccupare Chibi, l’Agenzia risolverà la questione alla perfezione, tutto sommato possiamo anche evitare di impegnarci nell’asta per acquistare il vaso-
-Infatti, esatto-
Il detective voltò lo sguardo verso Chuuya, ora confuso –Come? –
-C’è stato un piccolo sviluppo- spiegò Chuuya –Potresti essere l’unico che cercherà di acquistare il Vaso di Ra, scommettiamo? –
Dazai alzò curioso un sopracciglio –Tu che inizi una scommessa? C’è qualcosa che mi stai nascondendo-
-Oh non saprei, detective- disse Chuuya senza smetterla di sorridere.
Dazai avvolse le sue spalle con il braccio sinistro, spingendolo verso di sé facendo scorrere la mano lungo il suo fianco –Chibi, sputa il rospo-
-Lo scoprirai fra poco, e per i dettagli puoi sempre chiedere al tuo nuovo partner … sebbene temo creerà più lavoro per voi dell’agenzia.
Ad ogni modo dovresti esserne grato, Sgombro- ribatté Chuuya sistemandosi meglio sul divanetto damascato.

Dazai continuava a fissare il ragazzo con una strana espressione in viso, quando gli organizzatori dell’asta si avvicinarono al microfono.
-Gentili signori, ricominciamo ora con la seconda parte della nostra asta, prima di esporre il prossimo reperto vorrei avvisarvi che la nostra egregia ospite, Kadiri Ishikawa, ha dovuto ritirarsi dall’asta per ragioni personali.
Detto ciò, vorrei iniziare questa seconda parte con un quadro ritrovato di recente da alcuni archeologi giapponesi in visita alla cittadina francese di Arles in Provenza-

Il resto della frase non fu ascoltata da Dazai, perché ora era impegnato ad osservare Chuuya, al quanto stupito.
-Come hai fatto? –
Chuuya fece spallucce –Ho ascoltato un’interessante conversazione mentre ero al bagno.
Stava parlottando all’auricolare col suo segretario e da quanto diceva ho ipotizzato che potesse provare ad inserire un nuovo localizzatore della cassa col reperto.
Ragion per cui con un piccolissimo aiutino da parte di Tanaka sono riuscito ad entrare nel magazzino dove mettono i reperti per l’asta e a beccare in flagrante di reato Ishikawa e il segretario mentre cercavano di mettere in atto il loro piano-

Si voltò con un fiero sguardo in volto, quel ghigno che indossava sempre prima di decimare un’organizzazione nemica, quell’orgogliosa espressione degna del vassallo di un Dio.
-Um, ottimo lavoro … però, come hai convinto Tanaka a farti vedere il magazzino? – Chiese Dazai.
-Oh semplice, sebbene odi aver a che fare con quella provola; dopo avergli macchiato l’abito con vino ho spudoratamente finto di sentirmi in colpa, e che per sdebitarmi avrei fatto qualsiasi cosa- Chuuya sentì la presa della mano sul suo fianco aumentare di intensità.
Gli occhi di Dazai persi sul palco, ma il mafioso sapeva che non stavano osservando l’antica pergamena esposta in quel momento.
-Ti ha … toccato? –
-Non più del dovuto, anche se sono sicuro che avrà senza dubbio pensato di vedermi senza vestiti.
Ma questo già lo sapevo- commentò lui.
All’improvviso, avvertì il respiro di Dazai vicino al collo, sentendolo sostargli le ciocche col naso e sfiorare il suo orecchio destro con le labbra sussurrando –Peccato non ne avrà mai l’occasione, men che meno oggi-
Un brivido percorse tutta la colonna vertebrale di Chuuya, cercando di mantenere la calma alla sensazione delle labbra di Dazai sfiorargli la cute.

-Ehem-
I due si voltarono, notando un uomo sui 65 anni osservarli con un’accigliata espressione in volto –Ragazzi, capisco che siete giovani; ma potreste rimandare il vostro flirtare alla fine dell’asta? –
-Oh, si scusi- canticchiò Dazai, tornando ora a fissare il palco.
Chuuya espirò un sospiro che stava trattenendo in gola, prima, quando Dazai gli aveva sussurrato quelle parole sembrava quasi … geloso?

-Ci siamo-

Si riscosse alla voce del partner, le luci dei proiettori tutte puntate sul vaso esposto al centro del palcoscenico.
Il giovane mafioso volse lo sguardo nella sala, riconoscendo alcuni dei suoi sottoposti.
Fece loro un cenno con la testa.

-Sebbene la nostra egittologa ha dovuto lasciare la mostra, vi raccomando di non arrendervi troppo presto- Scherzò Miura.
Ma orami, tutti in quella sala sapevano chi si sarebbe aggiudicato quel reperto.
La maggior parte dei presenti era lì per effettuare altri acquisti e, ricordandosi la memorabile asta di sei anni prima, erano ansiosi di vedere una nuova lotta tra la Ishikawa e i proprietari del Vaso di Amon.
Tuttavia, con una delle due parti fuorigioco, l’asta era al quanto noiosa per molti dei partecipanti.
Miura lo aveva intuito alla perfezione, offrendo un prezzo di base decisamente più basso di quello del vaso di Amon.
Qualche coraggioso –che non faceva parte della mafia- tentò comunque un’azzardata offerta, ma alla fine, anche il secondo vaso fu aggiudicato da Dazai e Chuuya.

*******************

Ore 00.10

Quando l’ultimo reperto fu battuto all’asta, tutti gli organizzatori trasportarono i reperti acquistati dalle persone nel magazzino.
Dazai era andato a pagare, tutto sommato con la mancanza della Ishikawa aveva sborsato meno soldi di sei anni prima.

Chuuya era seduto su una poltroncina nella hall, ormai all’albergo erano rimasti solo lui e Dazai.
Aggiudicato il vaso aveva immediatamente mandato un messaggio a Koyou, dicendole che la missione era andata a buon fine, la donna gli aveva risposto quasi subito con un “Buon lavoro, cerca di riposare”.

Chuuya finì d’un colpo solo il calice di vino che aveva ordinato, affrettandosi a riportarlo al bar mentre aspettava Dazai.
-Tsuki-san-
Sentendo il nome del suo alter-ego, Chuuya si voltò, notando Tanaka poco distante da lui.

Si inchinò, cercando di essere gentile sebbene volesse solo andarsene.
-So che vi fermerete a dormire nel mio albergo- disse Tanaka.
-Oh sì, cinque anni fa abbiamo riscontrato problemi a tornare a casa a notte fonda dopo esserci aggiudicati il vaso, ragion per cui preferiamo farlo domani con più calma-
Tanaka lo guardò, Chuuya storse il naso.

Riconosceva quello sguardo, lo sguardo pieno di voglia che l’imprenditore gli aveva rivolto più di una volta.
La stessa espressione che indossava qualche ora prima quando l’aveva guidato verso il magazzino.
-Tsuki-san, e se le dicessi che anch’io passo la notte qui? -
-È il vostro hotel signor Tanaka, non vi vedo nulla di male in questo- rispose Chuuya.

Tanaka sorrise, specificando –Se vi dessi il numero della mia suite … mi raggiungereste? –
Il ragazzo strabuzzò gli occhi –Prego? –
-Credo che sia ormai palese che ho un certo interesse nei vostri confronti, siete bella, intelligente e riuscite ad intrattenere conversazione con tutti.
Più di una volta mi sono chiesto, cosa mi frena dal provarci con voi? -

-Non vi ha frenato niente, siete stato piuttosto chiaro- pensò Chuuya, ricordandosi di tutti i tentativi di avances che aveva prontamente evitato.

-So che siete sposata ma-
Chuuya alzò una mano, indicandogli di fermarsi –Se lo sapete perché mi state chiedendo questo? Se ben ricordo anni fa siete stato voi ad avvicinarmi per primo-
-Quello è vero, ma non questa sera- disse lui avvicinandosi di un passo –E mi sono detto, forse, chissà … potevo avere una possibilità.
Non crederete che mi sia bevuto il vostro spettacolino del vino sulla mia giacca-

Chuuya sospirò, lo aveva sottovalutato.
-E so, che avete intuito perfettamente le mie intenzioni da molto tempo; dopotutto, come ho già affermato, siete molto intelligente.
Non vi ho condotta al magazzino, poco fa, solo per mostrarvi i reperti dell’asta-

Chuuya si inumidì le labbra, nervoso.
A quella vista Tanaka avvicinò la mano destra verso il suo volto, ma Chuuya lo fermò.
-Vi siete forse dimenticato cosa è successo in quel magazzino? –
-Intendete dire cosa non è successo? –
Scosse la testa –Ishikawa Kadiri-
-Beh si … purtroppo ho dov- … non, non è possibile-

Chuuya sorrise –Cinque anni fa, quella donna aveva piazzato un localizzatore simile nella cassa del vaso di Amon.
Quest’anno ho ipotizzato che potesse fare lo stesso e-
Tanaka ridacchiò, arresosi, allontanandosi da Chuuya –Mi avete volutamente avvicinato per farmi scoprire il suo piano e permettere a vostro marito di aggiudicarsi il vaso di Ra-
-Shuuji non ne sapeva nulla, gliel’ho rivelato poco fa in sala d’aste ma ad essere sincera, con o senza il vostro aiuto avevo iniziato a pianificare qualcosa prima di recarmi qui-

Chuuya ripensò alla sua chiacchierata pomeridiana con Koyou quando, rivedendo il calice di zaffiri, aveva svelato per la prima volta in sei anni tutti i dettagli dell’asta affrontata anni prima.
Con l’aiuto di Akutagawa era riuscito a posizionare una trasmittente sul cappotto del segretario della donna e, avuta la certezza che Ishikawa stava per recarsi con Amad al magazzino, aveva sfruttato il piano ideato da Dazai per recuperare le chiavi da Tanaka e condurlo al magazzino.

-Lo amate veramente-
-Eh? –
-Vostro marito è un uomo molto fortunato- disse Tanaka –Aver fatto tutto questo per lui-

A dir la verità, lo aveva fatto per portare al termine la missione, rendendo Mori orgoglioso del suo esecutivo, inoltre vedere l’espressione di Dazai quando gli aveva rivelato il suo piano era stato molto appagante.
Tuttavia, la rivelazione di un simile piano a chi non era a conoscenza della sua identità, faceva pensare solo ad una cosa.
Che Chuuya avesse agito in quel modo solo per permettere al marito di acquistare il reperto che gli interessava.

Chuuya iniziò irrazionalmente ad arrossire –no … io-
Tanaka ridacchiò –Deduco quindi che la vostra risposta sia un no-
Chuuya annuì.
-Bene, allora buonanotte signora Tsushima Tsuki-

********************

Chuuya aveva ordinato un altro bicchiere di vino prima di raggiungere Dazai, sentendolo lamentarsi della fila pazzesca per pagare i reperti e di quanto fosse esausto.
Erano ora in ascensore, intenti a salire al piano della loro suite.
Sebbene l’ora tarda, Chuuya non vedeva l’ora di buttarsi sotto la doccia e togliersi quei maledetti tacchi e tutte le extension che Koyou lo aveva costretto a mettere per avere un taglio più femminile.
All’arrivo al sesto piano, Dazai si avvicinò alla camera appoggiando la carta magnetica sulla serratura, aprendo la porta della suite.
-Bene Chibi- disse Dazai facendosi da parte per farlo passare – A lei l’onore-

*****************

Dazai aprì la porta del bagno, avvolto da un accappatoio, un asciugamano pressato sui ricci castani ancora umidi.

Percepì una leggera frescura e, voltato il capo, notò che Chuuya aveva aperto l’anta della portafinestra ed era ora sul balcone.
Gli si avvicinò, ridacchiando mentalmente alla vista della maglietta col logo di Batman.
Chuuya aveva dei gusti raffinati nel vestiario, questo è vero, ma infondo restava sempre il teppista che a 15 anni aveva scaraventato Dazai addosso al muro di una capanna a Suribachi.

-Ti sento pensare fin da qui sgombro- si lamentò Chuuya, lanciandogli una perforante occhiataccia –Che hai? –
-Niente, niente- disse lui –pensavo solo a quanti sforzi ha fatto oggi il mio cagnolino per la riuscita del piano! –

Chuuya stava per ribattere, ma all’ultimo, le parole pronunciate poco prima da Tanaka gli tornarono in mente.
 
“Lo amate veramente”
 
Voltò di scatto la testa mordicchiandosi il labbro.
Dazai, non ottenendo la reazione che aveva predetto, si avvicinò al ragazzo chiedendo –Cosa c’è? –
Chuuya sussultò –Niente, non pensare che l’ho fatto per te; era necessario per il bene della missione-
Dazai sorrise –Um, lo so! Ma dico sul serio Chibi, mi hai sorpreso-
-Tz, di questo passo avrei potuto fare la missione anche da solo-
-Ooohh??? Lo pensi d’avvero? – lo tediò Dazai.
-Ovviamente- replicò Chuuya alzando lo sguardo.

Anche quel giorno vi era la luna piena.

-È proprio bella la luna oggi- commentò distrattamente Chuuya.
-Eh? –
Si voltò verso di lui, notando che il detective aveva una sconcertata espressione in viso.
-Che c’è? Non ho detto nulla di strano! Ci conviene rientrare, sono distrutto-
Dazai seguì il partner, mordicchiandosi il labbro consapevole che –ovviamente- Chuuya aveva agito in quel modo senza ragionare sul peso delle parole pronunciate.

-Il letto me lo prendo io- commentò Chuuya –Non intendo dormire su un divano dove un tuo collega ha banchettato a pop-corn e snack vari-
-Perché pensi che io ne abbia voglia? – Chiese Dazai –E poi il divano è della dimensione giusta per un chibi come te-

Chuuya si voltò, arrabbiato, additando il detective –Non chiamarmi in quel modo, non fare scherzi sulla mia altezza!
Non sto scherzando, devo riposare; il letto lo prendo io-
-Mi spiace Chuuya, ma con lo stipendio dell’agenzia è difficile permettersi un materasso comodo, fammi godere questo momento finché dura.
Il letto è mio! –
Chuuya sbuffò, le guance rosse e le sopracciglia corrucciate.
Dazai adorava farlo esasperare, studiare tutte quelle espressioni di ira o gioia che il ragazzo gli regalava.
-Beh, siccome entrambi vogliamo dormire su un letto cosa dovrei fare? –
Dazai sorrise, compiacendosi per aver predetto la sua reazione e preparandosi a proporre la sua idea di dividere l’enorme letto matrimoniale, ma Chuuya lo sorprese nuovamente.

-Dovrei forse accettare l’invito di Tanaka nella sua suite? –

Resosi conto dell’errore, Chuuya portò la mano alla bocca, evitando il contatto visivo col detective.
-Come scusa? –
-L. lascia stare, aveva capito che avevo volutamente rovesciato dello champagne sul suo vestito e ha frainteso- si affrettò a dire Chuuya –Lascia stare il divano, questo letto è abbastanza grande per-

Non finì la frase.

All’improvviso avvertì delle braccia avvolgergli il bacino, venne alzato di peso e in men che non si dica, si ritrovò steso al centro del letto, tutto il suo corpo sovrastato da quello di Dazai.
Arrossì vistosamente, appoggiando le mani sul petto del ragazzo per cercare di allontanarlo.
Tuttavia, se ora il petto di Dazai era leggermente più lontano da quello di Chuuya, il bacino del detective si abbassò di colpo, accostandosi a quello del mafioso.

Sussultò, lasciandosi scappare uno strillo.

-Da … Dazai? –

Chuuya era forte, era il miglior agente esperto di arti marziali nella Port Mafia, se solo volesse, avrebbe potuto scaraventare Dazai dalla parte opposta della stanza con un solo pugno.
Eppure, ciò che lo fermò dall’agire in quel modo, fu l’espressione comparsa sul volto del ventiduenne.
-Chuuya, dimmi esattamente, cosa hai fatto quando hai guidato Tanaka al magazzino per incastrare Ishikawa? –
-Cos’è, un interrogatorio? – domandò Chuuya.
Dazai tornò ad avvicinare il volto a quello del mafioso –Chu, gli interrogatori si fanno a chi è colpevole, è un’ammissione di colpa questa? –

-Ammissione di cosa? Lo stavo solo usando per condurlo dall’egittologa per quel dannato vaso.
Ok, ci ha provato!
È da cinque anni che non mi vede e non ha resistito, come ho già detto ha provato a toccare il mio sedere e anche a baciarmi una guancia, non lo nego; e poco fa ha palesemente ammesso che voleva portarmi a letto, ma tutto questo è perché mi credeva una donna!
Ho sopportato tutta la serata quelle scarpe scomodissime e ho le corde vocali a pezzi per aver imitato una voce femminile, datti una calmata Dazai, credi che se sapesse che sono un agente della mafia, che sono un uomo, proverebbe a fare le stesse cose?
Io e te non siamo sposati e io non sono una donna ok???
Quindi se avermi visto con quel vestito di ha fatto tornare alla mente una tua passata fiamma con la quale avresti voluto commettere un suicidio beh, mi dispiace per te.
Ma io non sono Tsushima Tsuki, quindi smettila di recitare la parte del marito geloso! –

Era esploso, trattenendo a stento le lacrime.
Non lo aveva forse ferito abbastanza?
Se n’era andato dalla Port Mafia frantumando quell’unico rapporto che potevano avere, come Duo Nero, come Soukoku.
Si era arreso all’evidenza molti anni prima, per Dazai era solo una pedina utilizzabile nei suoi scopi.
A differenza di Oda, lui non era un suo amico.

Lo sentì sospirare, accasciandosi a peso morto su di lui.
Tirò su col naso, trattenendo un singhiozzo commentando monotono –Spostati, pesi-
Lo sentì muoversi e, quando stava per farsi da parte, permettendogli di alzarsi, percepì l’allarmante presenza delle labbra di Dazai sulla sua guancia.

Lo aveva … baciato?

Ma non si fermò lì, perché le mani del detective salirono lungo i lati del suo corpo, alzando la maglia, massaggiando ad un’estenuante lentezza tutte le parti esposte della sua pelle; le labbra si muovevano in contemporanea, scendendo lungo il collo, percorrendo la mascella, schiudendosi per imprimere dei piccoli morsi sull’epidermide.
Chuuya trattenne un gemito, spostò la testa di lato cercando di scappare da quella tortura, ma ciò facilitò le intenzioni di Dazai permettendogli di avvicinarsi all’orecchio del ragazzo, sussurrando –Sai veramente essere denso a volte, Chuuya.
Non amo Tsushima Tsuki, lei è una mera maschera di quello che sei in realtà.
Non mi interessa se quel tizio ti credeva una donna ed è per questa ragione che ha provato ad abbordarti … perché il corpo che ha toccato, è il tuo-
Detto questo, fece scorrere le sue mani verso il basso, massaggiando il fondoschiena del ragazzo ridacchiando un divertito –E dalla reazione che avverto giù a sud, so 100% che non sei una donna-

Lì per lì Chuuya non capì, per poi sussultare e guardare il posto che Dazai stava tutt’ora toccando, buttando d’istinto la testa all’indietro, non riuscendo a trattenere un gemito.
-Corpo traditore- pensò lui, arrossendo come non mai, affrettandosi a dire –Non guardare, non significa niente, è una semplice reazione fisiologica.
È da molto che non-

-Quattro anni? –

Chuuya sussultò, stringendo i denti -S ... senti chi parla- biascicò, siccome era palese che non era l’unico ad avere un’evidente “reazione giù a sud”.
-Non voglio obbligarti a fare qualcosa che non vuoi, Chuuya, però questo lo devo specificare.
Non sono geloso nei confronti dell’attrazione che Tanaka prova per Tsushima Tsuki, ma per quella che prova verso Nakahara Chuuya-

Le gote di Chuuya non potevano essere più rosse.
-Sei un cretino-
-E tu sei denso-
-Ritira subito quello che hai detto, sgombro-
-La verità fa male, lumaca-

I ricci umidi di Dazai solleticavano la sensibile cute del collo di Chuuya, le sue labbra ripresero la dolce tortura, lasciando baci e morsi anche sul petto del giovane mafioso, soffermandosi sull’ombelico.
-Mi fai il solletico idiota- rise Chuuya cercando di allontanarlo.
Dazai non lo ascoltò lasciando un succhiotto proprio lì, alzando di colpo il tessuto della maglietta di Batman, scaraventandola sulla moquette.
D’istinto, Chuuya alzò le braccia, portando le mani nei capelli del detective, abbassandogli il capo per –finalmente- portare le sue labbra sulle proprie.
Fu totalmente diverso dai baci scambiati poco prima, non era una finzione, non era dettato da secondi scopi.

Entrambi lo volevano.

Quando Chuuya avvertì la punta della lingua sulle sue labbra le schiuse automaticamente, gemendo all’intrusione, permettendo a Dazai di approfondire il contatto.
Una scarica di adrenalina gli percorreva tutto il corpo, arricciò le punte dei piedi, alzando meccanicamente le gambe e tornando a connettere il suo bacino con quello del detective, sorridendo al mugugno soddisfatto che Dazai si lasciò scappare.
Chuuya sfruttò la sua forza per ribaltare le loro posizioni, pressando il corpo del detective sotto di lui, continuando a baciarlo, consapevole che ormai i boxer gli stavano stretti.
Le braccia di Dazai percorsero la nuda schiena del mafioso, alzando la stoffa dell’intimo per afferrargli i glutei.
-Ah! Dazai- Ansimò Chuuya.
Dazai sorrise, tornando a massaggiare il corpo del ragazzo, lasciando che Chuuya gli aprisse la cintura dell’accappatoio.
Deglutì.
-Oh-
-Oh? – chiese divertito Dazai gettando l’indumento da qualche parte sulla moquette –Non è la prima volta che mi vedi così-
-No ma … è sempre difficile ammettere che con la tua pigrizia riesci comunque a mettere su muscoli- disse Chuuya tastando la pelle della sua pancia, non scolpita quando quella del mafioso ma non si poteva lamentare.

Si soffermò sulle varie cicatrici che deturpavano il corpo del detective, Chuuya sapeva riconoscerne un buon 80%, sapeva dove e quando se le era procurate, e chi gliele aveva inferte.
Per questo motivo Dazai si ricopriva di bende, perché odiava vedere quei segni sulla sua pelle e, vederlo così aperto e disposto a condividere questo fardello con Chuuya, lo rendeva felice.
Lui e Dazai avevano una cieca fiducia l’uno nell’altro, come successo con Shibusawa qualche settimana prima, affidavano la propria vita nelle mani dell’altro.

Dazai alzò un braccio, scostando le fiammanti ciocche dal volto di Chuuya –Questo vuol dire che non mi farai dormire sul divano? –
Chuuya si abbassò, appoggiando la fronte su quella di Dazai, muovendo la mano sul basso ventre dell’ex prodigio della Mafia.
-Non dirlo neanche per scherzo-
Dazai sogghignò, continuando a baciare il ragazzo, sussurrando –Agli ordini, partner-
   
 
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