Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Sleepyheadven_ita    30/06/2021    0 recensioni
“Ho bisogno che tu faccia finta di essere il mio ragazzo per qualche settimana” gli aveva rivelato chiaramente, con un sorriso imbarazzato.
Lui l’aveva guardata a sua volta senza voler esternare niente nella sua espressione, incerto su se fosse seria o meno. Hanji era strana, per cui ci poteva anche stare che la sua idea di fare scherzi potesse essere questa.
“Che genere di favore sarebbe?” le aveva chiesto alzando un sopracciglio.
“Uno grosso” aveva risposto lei incerta, scrollando le spalle. “Te la faccio breve, i miei stanno divorziando, mia mamma si risposa il mese prossimo e io ho bisogno di presentarmi lì con un ragazzo, altrimenti mia madre non mi lascerà andare via. È davvero convinta che morirò da sola.”
Storia in cui Hanji e Levi fingono di essere in una relazione stabile per qualche settimana
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hanji Zoe, Levi Ackerman, Un po' tutti
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Buonasera a tutti
Su stessa ammissione dell'autrice originale Sleepyheadven, che l'ha scritto nero su bianco nelle note finali, questo capitolo non è stato proprio scritto benissimo. Detto tra me e voi, secondo me non l'ha rieletto neanche tanto bene. Lo dico senza voler essere sgarbata, ci tengo a farlo presente perché ammetto che quello che andate a leggere è il capitolo che ho tradotto più liberamente fino ad adesso, in quanto tante cose scritte da lei risultavano strane persino in inglese. Il senso generale si capiva, ma nella traduzione bisognerebbe scrivere quanto più similmente lo ha fatto l’autore, e qui mi è stato spesso impossibile.
Alcune cose particolari le ho spiegate in qualche nota, ma non volevo annoiarvi troppo perché andare a leggere le annotazioni in fondo al capitolo è comunque fastidioso e spezza il ritmo della lettura.
Spero vi soddisfi la mia interpretazione, in caso andate a leggere quello che Sleepyheadven ha scritto in prima persona e giudicate da voi.
Con questo ci rimane solo l’ultima parte di questa piacevole storiellina, che spero che vi stia divertendo.
A presto,
FoolThatIam


“Siediti più dritta, amore mio” l’aveva consigliata con discrezione la mamma, piegandosi appena verso il tavolo mentre lo diceva.
Hanji aveva fatto come le era stato detto, raddrizzandosi opportunamente senza un lamento. Sua madre era particolarmente irritabile quel giorno, cosa comprensibile dato che era il giorno prima del suo matrimonio e quello della sua cena di prova*.
“Bella cravatta**, Levi. Molto sofisticata” si era complimentata annuendo in segno d’approvazione.
Hanji aveva spostato lo sguardo da sua madre all’uomo che sedeva alla sua destra. Un piccolo sorriso le era salito alle labbra, mentre notava il modo in cui si atteggiava. Sembrava essere molto più a suo agio di lei in quello scenario, l’aveva persino aiutata a scegliere vestito e scarpe per l’occasione.
“Grazie” le aveva risposto Levi compunto, con uno sguardo vacuo e annoiato.
“Hanji, tua zia dovrebbe arrivare tra poco, sai” le aveva rivelato sua madre con una smorfia, lasciando Hanji confusa. Era una buona o una cattiva notizia? Sua zia e sua madre avevano un rapporto teso, era stato così da che potesse ricordarsi. Ma dopotutto, sapeva che sua madre avrebbe voluto la sua unica sorella al suo matrimonio. Giusto?
“Oh, davvero? Non vedo l’ora di vederla, non mi pare ci siamo più visti dal Natale prima che voi trasferiste! Quanti anni ha Sasha adesso? Più o meno diciassette o diciotto, giusto?” aveva esclamato eccitata all'idea di rivedere la sua cuginetta che non vedeva da tanto. Non erano state molto in confidenza quando erano piccole, dato che Hanji aveva dieci anni più dell’altra, ma crescendo si era instaurato un rapporto in cui lei era diventata una specie di sorella maggiore.
"Qualcosa del genere" aveva mormorato sua madre mostrando disinteresse, facendo roteare il vino rosso nel bicchiere. "È arrivata ieri, e mi ha scritto per messaggio che sarebbe stata qui in mezz'ora”
"Benone!" Aveva detto Hanji sorridendo. "Però non sembri molto contenta di vederla…" Aveva cercato di indagare incuriosita.
"Al momento lei e tua madre non vanno d'accordo." aveva detto Nick non curante, bevendo un sorso del suo drink poco dopo.
Levi aveva guardato Hanji, incuriosito da quale potesse essere la sua reazione, che sorprendentemente aveva trovato indifferente.
"Oh, cosa è successo stavolta?" Aveva aggrottato le sopracciglia facendo questa domanda alla madre.
“Mia madre e sua sorella non vanno d'accordo per la maggior parte del tempo. Non c'è niente di nuovo.” Aveva detto all'uomo con i capelli corvini sottovoce mentre sua madre sbuffava agitata.
"Non era molto d'accordo sul fatto che mi risposo così velocemente. Per prima cosa, non sono affari suoi.”
Hanji aveva ridacchiato tra sè e sè. Sicuramente questa situazione avrebbe garantito una serata movimentata.
In quello stesso momento, due facce nuove si erano fatte riconoscere mentre entravano nel ristorante che sua madre aveva affittato per la serata. Hanji si era subito alzata in piedi, praticamente saltellando felicemente andando a salutare sua zia e sua cugina.
"Zia Mel, è così bello vederti!" Hanji l'aveva avvolta in un abbraccio, chiudendole decisa le braccia intorno.
 "Oh cielo, ma guardati!" aveva detto la donna ridendo, i suoi caldi occhi marroni che la guardavano incredula. "Posso ancora immaginarti come quando avevi sei anni e le codine, Han!"
“Considerando che sono ancora praticamente uguale ad allora, non ne dubito!" aveva detto ridendo, dandole un'ultima strizzata prima di passare a sua cugina che stava guardando lo scambio con un grosso sorriso in faccia. "Accidenti ma guardati Sasha, non sei più una bambina, eh?" aveva osservato Hanji andando ad abbracciarla con lo stesso entusiasmo.
"Non proprio," aveva ammesso Sasha con un sorriso divertito.
"Bene, sedetevi e mangiate!" aveva detto Hanji facendo cenno alle sedie libere accanto a lei, davanti ad Armin e al suo amico, lo stesso che aveva spiato lei e Levi mentre parlavano, qualche giorno prima quella settimana. Levi infatti l'aveva guardato male tutta la sera.
"Sì, sto morendo di fame." aveva detto Sasha, felice dell'invito, mentre Hanji sedeva di nuovo vicino al suo ragazzo.
"Elizabeth…" aveva salutato sua zia in maniera fredda.
"Melanie, felice che tu ce l'abbia fatta venire." aveva risposto a sua madre in maniera altrettanto fretta.
Armin si era schiarito la gola, nel tentativo di dissipare l'aria tesa che si era posata su di loro nel giro di pochi minuti. "Ciao, sono Armin, e questo è il mio amico Jean." aveva presentato se stesso e l'amico che gli stava seduto accanto alla nuova teenager che si era seduta di fronte a lui.
Sasha gli aveva sorriso con la bocca piena, china sul suo piatto. "Sono Sasha, piacere di conoscere entrambi!" aveva inghiottito girando lo sguardo su di loro. "Senti, ma lo finisci quello?" Aveva detto indicando il cibo nel piatto di Armin.
"Oh, mi sa di no …" facendole cenno di servirsi, nascondendo appena una certa sorpresa.
"Zia Mel, ti presento il mio ragazzo Levi.” aveva detto Hanji indicando l'uomo seduto accanto a lei. Per la prima volta da che era in Francia l'aveva detto senza effettivamente mentire a qualcuno. Però tecnicamente stava mentendo a proposito della bugia, fatto che in quel momento le creava una confusione in testa con cui non aveva voglia di avere a che fare. "Levi, questa è mia zia Melanie! È la ragione per la quale sono così appassionata di tutto ciò che riguarda le piante."
"Piacere di conoscerti, Levi! Hanji adorava fare giardinaggio con me. Non che mi fosse di molto aiuto dato che per qualche ragione mi sradicava le petunie, ma la adoravo comunque" aveva scherzato sua zia, mentre sua madre le guardava infastidita.
"Felice di conoscerti anch'io, al posto tuo l'avrei presa a calci nel culo" aveva detto Levi in tono asciutto.  

Gli occhi di Hanji erano schizzati su sua madre, che sembrava sorpresa dal fatto che dalla bocca di Levi fossero uscite delle parolacce, mentre Melanie aveva fatto un piccolo sorriso.
"Credimi, ne sono stata tentata" aveva messo tranquillamente."Quindi da quanto tempo è che uscite insieme?"
Un giorno e mezzo, aveva pensato Levi tra sé e sè.
"Sei mesi, ma ci conosciamo da molto più tempo." aveva risposto Hanji  senza neanche pensarci.
Fin qui, tutto bene.
Per i successivi dieci minuti le cose tutto considerato erano andate bene. Sua madre e il suo fidanzato si erano messi a conversare fitto fitto con una coppia che non le era stata presentata. Armin e Jean stavano chiacchierando a voce bassa, occasionalmente coinvolgendo Sasha a proposito di come fosse vivere in America, ma la ragazza era troppo presa dal mangiare per essere veramente interessata ai loro discorsi. Levi continuava a guardare Hanji occasionalmente, sorseggiando il suo drink e guardando la situazione disastrosa mentre si dipanava davanti a lui, ben nascondendo che sotto sotto lo divertiva. Ogni tanto stringeva la mano di Hanji, per rassicurarla.
"Mia sorella qui è sposata da vent'anni, giusto Melanie? Hanno considerato di divorziare, nessuno è perfetto!" Elizabeth aveva tentato di rallegrare l'amica che le sedeva vicina al tavolo con cui stava conversando. Sembrava imbronciata, Hanji presumeva per problemi di cuore.
Sasha era rimasta a bocca aperta a sentirla, si era voltata verso sua madre ad occhi spalancati. "Tu e papà avete considerato il divorzio?” aveva ripetuto incredula, mettendo giù la forchetta e girandosi per guardarla meglio.
Melanie si era fermata, agitata dall'improvviso cambio della conversazione. "Noi… No, non più, non ci stiamo più pensando da tempo."
"Perché non mi hai mai detto che le cose andavano così male?" Sasha si era adombrata, cercando di non alzare la voce. Non riusciva ricordarsi di un singolo momento in cui i suoi genitori avessero avuto discussioni così brutte da averli portati a discutere se volessero rimanere insieme. Era stata così cieca?
"Perché non volevamo trascinarti dentro questa situazione... guarda che hai combinato, strega…" Aveva concluso soffiando come un gatto verso sua sorella, sbattendo le mani sul tavolo. Armin era sussultato, spaventato dal rumore che quel gesto aveva causato.
"Io non ho cominciato niente, Mel. Ho semplicemente rivelato dei fatto che stavi nascondendo a tua figlia, che razza di modo è di fare il genitore?” aveva detto visibilmente provocatoria, tornando poi a girarsi verso l'amica con cui stava parlando prima.
"Tu rinfacci a me di essere un cattivo genitore? Questo deve essere un cazzo di scherzo, Elizabeth." l'altra donna aveva apertamente riso. Gli sguardi di Hanji e Levi palleggiavano da una donna all'altra, intanto che lo scambio di vedute andava avanti.

La zia si era messa a riflettere con cura sul dire un meno quello che sapeva. “Perché non dici ad Hanji di tutte le volte che hai fatto entrare uomini estranei in casa mentre Chris era via per lavoro? Cosa dici a proposito del fatto che nei primi tempi della tua relazione con Nick tu vedevi un altro? Che te ne pare come esempio di essere un cattivo genitore?” Era scoppiata ad alta voce.
Nick subito si era defilato dalla conversazione che stava tenendo con alcuni suoi amici, guardando Elizabeth con aria scioccata e incredula. “Mi hai tradito?” Aveva chiesto calmo, mettendo mettendo giù il suo bicchiere di whiskey.
Elizabeth aveva esitato, non avendo avuto il tempo di organizzare propriamente i suoi pensieri.
“Sì, l’ha fatto.” Aveva detto Melanie prima che lei potesse formulare un pensiero coerente in sua difesa. “È per questo che sono così contraria a questo stupido matrimonio.”
“Basta!” Era intervenuta Hanji con uno sguardo severo rivolto a a entrambe.”Potreste tutti calmarvi un attimo? Questo non è il momento nè il luogo di mettersi a discutere di cose simili.”
“Non devi preoccuparti di questo, me ne sto andando. Armin, fatti accompagnare da Jean.” Aveva detto arrabbiato Nick, andandosene via in un soffio. Alcuni dei suoi amici lo avevano subito seguito e il tavolo era caduto subito in un gelido silenzio mentre tutti guardavano verso la porta dov'era sparito.
Armin aveva esitato rimanendo in piedi, Jean l'aveva imitato. “Vado a parlarci, non preoccuparti.” Aveva detto cercando di rassicurare Elizabeth con un piccolo sorriso che tuttavia era sembrato più che forzato.
“Non penso che sia una buona idea, Armin. È ubriaco fradicio in questo momento, non ascolterà né te, né nessun altro.”
Jean si era rabbuiato al pensiero, ma uno sguardo scioccato e sorpreso gli si era dipinto subito in faccia quando aveva visto Elizabeth alzarsi dalla sua sedia e afferrare un cupcake mezzo mangiato. Potevano tutti immaginarsi cosa sarebbe successo mentre la donna tirava in faccia sua sorella il dolce.
Hanji era rimasta bocca aperta alle azioni di sua madre, gli occhi spalancati come quelli di un gufo mentre guardava la glassa del dolcetto gocciolare dalla faccia di sua zia, che cercava di aprire gli occhi impastati senza riuscirci. Sasha si è era incupita vedendo che sua madre era stata assalita, furtivamente aveva preso un cucchiaio di gelato. Aveva chiuso un occhio e preso la mira sul suo target: Elizabeth.
Aveva caricato il colpo e lasciato andare, tirando il freddo dessert verso la zia. Sfortunatamente Elizabeth si era mossa all'ultimo momento, e la ragazzina brunetta non aveva potuto che guardare atterrita mentre mancava il bersaglio del tutto, e al suo posto colpiva in pieno il ragazzo di sua cugina, quello con la faccia poco raccomandabile.
Armin e Jean avevano strizzato gli occhi, resistendo all'impulso di nascondersi dietro di lui. Elizabeth non sembrava colpita, ancora disperata se ne stava imbronciata a proposito della fuga del fidanzato. Hanji immediatamente si era messa in moto, afferrando tre tovaglioli insieme per ripulire alla bell’e meglio il suo ragazzo. Ma aveva fallito, infatti aveva fatto anche peggio.
Levi aveva scostato la sua mano emettendo una specie di basso ringhio, il gelato alla vaniglia gli gocciolava dalla faccia. Aveva preso uno dei fazzoletti dalle sue mani e si era pulito la faccia con un fare minaccioso mentre i suoi occhi semi chiusi puntavano pericolosamente i commensali davanti a lui.
“Ascoltatemi, branco di fottuti idioti.”
Hanji aveva trattenuto lo scroscio di risa che stava per scapparle dalla gola. Levi aveva continuato. “Tu, merdina e te biondino, andate fuori e cercate di recuperare quel raccapricciante bastardo. Tu, Elizabeth, vedi ti fare pace col tuo cazzo di cervello, sarà il caso che te ne vieni fuori con qualcosa di davvero intelligente se vuoi cavare le gambe da questa situazione. Per quanto riguarda me e Hanji torniamo all'hotel così posso togliermi di dosso questi vestiti sporchi e ghiacciati. Se scemo e più scemo non riescono a recuperare Nick, ci rincontriamo qui e lo cerchiamo tutti insieme” aveva ordinato con un fare talmente perentorio che tutti l'avevano ascoltato con attenzione.
“Uhm… sissignore” aveva detto Armin schiarendosi la gola, seguendo le sue indicazioni e afferrando Jean per una manica, correndo fuori dal ristorante poco illuminato senza guardarsi indietro.
“Mamma, vedrai che va tutto apposto, te lo prometto. Levi e io passeremo la notte con te per tenerti compagnia se Nick non torna, ma lo farà, non preoccuparti!” Aveva detto tutto d’un fiato Hanji, mentre Levi non sembrava affatto contento all'idea, era stato d'accordo però.
“È stato bello rivederti zia Mel, anche te Sash! Mi dispiace che la serata sia finita com’è finita” si era scusata con uno sguardo appena imbarazzato prima che Levi la trascinasse via del ristorante, visibilmente agitato.
“La tua famiglia mi diverte molto di più quando non sono con loro,” aveva detto Levi seccamente, mentre Hanji rispondeva sospirando rumorosamente.
“E tra l'altro eri così bello, peccato.” Hanji si era imbronciata, andando a toglierli i capelli avviso, che si erano fatti appiccicosi e incrostati. “La mia è una famiglia di pazzi. Quando avevo dieci anni mia nonna ha tirato un prosciutto cotto in braccio a mio nonno perché non era d'accordo con lei a proposito di qualcosa che aveva detto di suo fratello, o qualcosa del genere.”
“Sono abituato la pazzia, Quattrocchi, sono tuo amico da quattro anni” Levi aveva detto alzando un sopracciglio.
“Sì, ma non ti ho mai tirato volutamente del gelato addosso, in mia difesa” aveva ribattuto Hanji.
“No, però mi hai versato addosso il caffè bollente.”
“È peggio?”
“Sì, fottuta idiota”

-

“Armin, dove va Nick quando è di cattivo umore?” Aveva chiesto Hanji nella speranza di ritrovare il fidanzato di sua madre. Si erano tutti messi a girare per le strade dopo che Nick si era rifiutato di rispondere al telefono. Erano circa le nove mezza di sera, l'oscurità era caduta sulle belle vie della città. Il ragazzino biondo era sembrato in rofonda riflessione per alcuni secondi.
“Di solito va da Elizabeth quando è arrabbiato, quindi non sono sicuro.” aveva risposto con sincerità, con un'alzata di spalle. “Quando ero più piccolo era solito fare il giro dei bar con i suoi amici, quindi credo che sia questa la cosa più probabile.”
“E quindi dovremmo andare a cercarlo in tutti i peggiori bar di Parigi? Non c'è qualcos'altro che puoi dirci?” Aveva detto Levi impaziente, incrociando le braccia al petto.
“Che posto era quello di cui tuo padre parlava sempre? Dawk’s, giusto?” Aveva detto Jean, guardando verso il suo amico, il biondino un po’ più basso di lui, per conferma. Armin aveva fatto per parlare, ma era stato subito interrotto.
“Benone!” Aveva detto Hanji prima che il biondo potesse replicare, congiungendo le mani in un applauso per una volta. “Andiamo allora, facci strada, Armin.” Gli aveva fatto un gesto per invitarlo ad accompagnarli.
“Aspetta, cosa gli diciamo quando l'abbiamo trovato? Non penso proprio che verrà volentieri con noi, ad essere onesti” aveva commentato Sasha, con aria perplessa, spostando il suo peso da un piede all'altro. “E a proposito, sono molto dispiaciuta di averti ricoperto di gelato, Levi. Non era te che volevo colpire.” Si era scusata la brunetta, intimidita, lasciando uscire una risatina nervosa mentre lo diceva.
“Considererò di perdonarti una volta che avrei pagato il conto la lavanderia, pischella.” Aveva detto senza un tono particolare Levi, il suo sguardo stoico intimidiva la ragazzina. Hanji gli aveva dato una leggera gomitata nello stomaco, facendo in modo che quello sguardo si spostasse su di lei.
“Non sono sicuro di che strada prendere da qui. Jean, hai il GPS nel telefono? Il mio è morto.” Armin aveva guardato Jean che riluttante aveva tirato fuori il suo telefono cellulare dalla tasca dietro dei pantaloni.
“Va bene, ma le spese extra di connessione le paghi te, Arlert.” Aveva detto tra il serio e il faceto, digitando il nome del bar che dovevano raggiungere per farsi strada verso di esso. Il gruppetto era rimasto in silenzio mentre aspettava che Jean desse loro le indicazioni, Hanji si dondolava sui talloni, pronta lo scatto.
“È da questa parte” aveva indicato Jean verso la strada che avevano davanti, continuando a guardare lo schermo del telefono.”In effetti non è poi così lontano come credevo. Sembra che tuo papà non sia così matto come sembra.” Jean aveva sorriso ironico, guardando velocemente verso il suo amico in tempo per notare la sua espressione appena un po' offesa.
“Scusa.” Si era scusato dopo un secondo. “Tu non sembri nient'affatto come lui, te lo prometto.”
Armin aveva resistito all'impulso di roteare gli occhi alle parole del suo amico coi capelli biondo cenere, scacciando il fatto che trovava interessante parte delle cose che aveva detto.
“Dovremmo sbrigarci se vogliamo avere la possibilità di comunicare con lui prima che si ubriachi troppo e non si ricordi nemmeno come si chiama.” aveva suggerito con calma.
Tutti si erano dichiarati d'accordo, avevano cominciato a muoversi con Jean davanti al loro che li guidava.”Che succederà se si rifiuta di andare avanti con il matrimonio domani?” Aveva chiesto Sasha dopo qualche minuto di silenzio.
“Beh, mia mamma probabilmente si appiccicherà a me, tornerà a Seattle, trasformerà la mia vita in un inferno, mi cambierà tutti gli arredi di casa e… Oh Dio, Levi, non possiamo lasciare che questo matrimonio sia annullato, Gesù Cristo.” Gli occhi di Hanji si erano fatti grandi, in evidente orrore.
“Lo trasciniamo fuori con la forza quel bastardo se dobbiamo” aveva risposto semplicemente Levi.
“Non che lo vuoi rapire, vero?” Sasha aveva fatto un'espressione tesa, spaventata per la risposta che poteva ottenere.
“Ma ovviamente no!” Era intervenuta Hanji prontamente. “Beh, almeno, sulle prime non lo faremo” aveva corretto la sua precedente ammissione, cercando di ignorare l'espressione preoccupata che si dipingeva sulla faccia di Armin.
“Rapimento o no, sono abbastanza convinto che ci ritroveremo di nuovo su una specie di scena del crimine quando rientriamo.” Aveva detto Jean parlando piano.”Elizabeth e Melanie sembravano pronte a saltarsi alla giugulare nel momento in cui fossimo andati via.”
“Fanno sempre così” aveva detto Sasha incupendosi all'idea. “Hey Hanji, ti ricordi quando si tirarono i capelli vicenda il giorno del Ringraziamento perché mia mamma si era scordata di cucinare il tacchino perché era convinta che ci pensasse tua madre?” Sasha aveva fatto un risolino divertito nel ricordarlo.
“Sinceramente cerco di non ricordarlo. Comunque ammetto che trovo inl modo che hanno di accapigliarsi affascinante. Non hanno nessuna pietà, e certamente, non mostrano nemmeno senso di colpa quando si rendono conto che una è riuscita a far male all'altra.” Aveva detto Hanji con un tono quasi intimorito, cosa che aveva causato uno sguardo preoccupato di Jean. “È come il cerchio della vita, capisci?”
“…certo”, aveva risposto Armin esitante.
“Pare che ci siamo quasi, compagni” aveva annunciato Jean, staccando gli occhi dalla mappa sul telefono.”Giusto pochi minuti.”
A queste ultime parole i loro sforzi si erano concentrati nel raggiungere il piccolo pub che Nick spesso visitava quando aveva avuto una brutta giornata. Avevano evitato con decisione gli idioti ubriachi che se ne stavano in strada, la cui presenza rendeva ovvio il fatto che lì ci fosse un posto dove distribuivano alcool. E proprio come aveva assicurato loro Jean, poco dopo siamo trovati davanti un piccolo edificio rivestito di legno con un’insegna al neon con scritto ‘Dawk’s a caratteri spessi. L'espressione di Hanji era quella della determinazione mentre guardava l'entrata del bar. Lo sguardo freddo di Levi si era posato sulla brunetta accanto a lui, le aveva preso la mano fredda e gliel'aveva stretta per rassicurarla. Lei gli aveva sorriso con gratitudine in risposta, i dubbi e le preoccupazioni che affollavano la mente si erano giusto un po’ dissolti a quel gesto.
“Questo matrimonio domani si farà se dipende da me.” Aveva promesso con sicurezza. “Andiamo, bel ragazzo” aveva detto quasi vezzeggiandolo a Levi, trascinandolo verso la porta, gli altri li avevano seguiti poco distanti.
Sasha era riuscita a trovare Nick in mezzo alla folla, se ne stava seduto al bancone del bar con aria triste, in mano aveva un bicchiere piano di un liquido color miele. Levi aveva alzato gli occhi al cielo, coprendo la distanza che lo separava da lui per andare a sbrigare questa faccenda. Più velocemente la risolvevano, prima si sarebbero sposati. Prima si sposavano, prima Hanji sarebbe potuta tornare a casa.
“Ohi, Nick.” L'aveva richiamato Levi, catturando la sua attenzione.
L'uomo in questione si era girato nel sentire il suo nome, facendo versi di fastidio nel vedere chi fosse.
“Cosa vuoi?” Aveva borbottato innervosito, prendendo un piccolo sorso del suo drink
“Cosa vogliamo?” Gli aveva fatto eco Hanji incredula, andando a mettersi accanto al suo ragazzo. “Vogliamo che torni e che risolvi le cose con mamma. Nick, guarda, capisco perfettamente perché sei arrabbiato adesso, ma domani ti sposi, e per far funzionare un matrimonio hai bisogno di mettere l'orgoglio da parte e discutere le cose con lei fino a che non si sono risolte. Io non ho mai visto mamma così felice da che mi ricordi. Torna a casa, dai, sono sicura che ti spiegherà tutto come si deve.” Hanji aveva sospirato finendo di parlare.
“Avrei dovuto saperlo che non mi sarebbe stata fedele. Tradiva suo marito con me, per l’amor di Dio” aveva detto Nick arrabbiato, il suo pugno si stringeva intorno al bicchiere con forza.
“Ascolta, questa cosa possiamo farla con le buone o con le cattive, cosa preferisci Nick?” Aveva chiesto Levi con un tono annoiato, il suo sguardo freddo e impenetrabile puntato direttamente verso l'uomo davanti a lui. Sasha, Armin e Jean siamo scambiati uno sguardo perplesso dietro di lui.
“Io preferirei che ti facessi gli affari tuoi, nanetto” aveva risposto Nick irritato, lo sguardo gli si era rabbuiato.
“E con le cattive sia.” Levi aveva sbuffato esasperato, aveva preso l'uomo bruscamente per il colletto. “Tu farai pace con Elizabeth e ti sposerai, o ti gonfio di botte. Hanji mi aiuterà, e credimi, è sorprendentemente brava a menare cazzotti.***”
“Levami le mani di dosso.” L'uomo s'era ribellato, sibilando in una rabbia crescente.
“No, finché non ti decidi a parlare.” Aveva risposto Hanji prima che potesse farlo Levi.
“Papà, fallo, dai. Lo so che sei innamorato di Elizabeth, quindi magari parlarle risolverebbe la situazione. Se dopo ancora non sarai soddisfatto di come sono andate le cose, puoi andartene e non guardarti mai più indietro.” Era intervenuto Armin, esponendo la sua opinione al padre attraverso la piccola folla che si era radunata intorno a loro.
“No!” Aveva gridato cocciutamente Nick.
“Tu vieni con noi,” gli aveva detto Levi spingendolo bruscamente fuori dal bar con la forza. Gli altri quattro lo avevano seguito velocemente, per non perderlo nella folla che occupava il posto.

-

Erano arrivati a casa di Elizabeth con un taxi. I ragazzini erano andati in cucina a cercare qualcosa da mangiare, mentre Hanji e Levi stavano appoggiati alla testiera del letto di una delle stanze degli ospiti che c'era in casa di sua madre.
”Pensi che faranno pace?” Aveva chiesto Levi con la testa appoggiata in grembo ad Hanji.
“Mh, difficile a dirsi, onestamente. Ma io scommetterei sul fatto che domani si sposeranno.” Aveva detto piano Hanji, facendo scorrere le dita tra i suoi capelli, guardandolo. Gli occhiali le erano caduti un po' sul naso, ma non si era curata di rimetterli a posto.
“Sono due persone di merda, quindi non mi stupirebbe se andasse così.” Aveva detto Levi roteando gli occhi al cielo, Hanji aveva scosso la testa divertita le sue parole.
“Mamma ce la sta mettendo tutta.” Aveva tentato di difenderla, con scarso successo.
“Facendo cosa? Svelando segreti, tirando dolci in faccia alla gente e su tutto questo, facendo cornuti tre uomini alla volta?” Aveva elencato Levi con calma, la bocca ferma in una linea dritta.”È una persona di merda” aveva affermato disgustato.
“Per essere onesti, tu hai trascinato con la forza un vecchio ubriaco, quindi non definirei anche te esattamente una brava persona.” Gli aveva detto scherzosa Hanji.
“Non ho mai detto di essere una brava persona. E comunque tu stamattina hai fatto puzzare il bagno, e questo dovrebbe essere considerato un crimine a prescindere” aveva detto dandole un colpetto con il dito indice sulla fronte, con un'espressione irritata dipinta sui suoi lineamenti.
“Hey! Ti avevo avvertito prima che entrassi” gli aveva risposto subito, mentre lui scuoteva la testa guardandola.
“Sei disgustosa” aveva risposto, e lei aveva riso forte alle sue parole. La stanza si era fatta silenziosa mentre entrambi pensavano cosa dire dopo.
“Ti meriti di essere trattata meglio di come ti tratta lei” le aveva detto Levi in un momento di riflessione.
Hanji aveva sorriso calorosamente, gesto che le aveva illuminato gli occhi, aveva aperto bocca per replicare, era stata interrotta da un suono piuttosto inquietante, che somigliava stranamente un “oh mio Dio.”
“Lo stanno facendo!” Aveva esclamato Hanji a voce alta, disgustata.
“Cosa?” Aveva replicato Levi sedendosi, disgustato anche lui.
“Mi hai sentito! Questi sono gemiti, oddio.” Era riuscita a contenere delle roboanti risate. “Vanno avanti da dieci minuti” gli aveva detto riuscendo a malapena a respirare, tenendosi lo stomaco.
“Non è divertente, cazzo, me ne vado prima riescano a finire.” Le aveva detto con fermezza, cominciando ad alzarsi.
“Dai a Nick un po' di fiducia, Levi. Hanno cominciato solo da pochi minuti.” Aveva detto Hanji ridendo divertita di naso alla sua battuta, gli occhi stretti per la risata.
“Sei la persona più stupida che conosca.”
“Ma mi ami lo stesso.”
“Sfortunatamente.”
“Aspetta… cosa?” Hanji aveva smesso di ridere, istantaneamente era tornata seria e l'aveva guardato con occhi grandi. Levi era rimasto gelato su posto, incredulo di di averle apena detto quella cosa in faccia, dato che si frequentavano da poco più di ventiquattr'ore.
“Niente, adesso sei diventata anche dura d’orecchi?” Aveva ringhiato Levi sulla difensiva, i suoi occhi chiari privi di emozione mentre la maschera di apatia che spesso si metteva sul viso si intensificava.
Lei aveva sorriso furbetta, spostandosi camminando sulle ginocchia verso i piedi del letto, dove poi era rimasta seduta su queste.
“Hai appena ammesso che mi ami, Levi.” Aveva detto in tono sornione.
Lui l'aveva guardata come se avesse dei pugnali negli occhi, con un fare immaturo non voleva cedere alle sue prese in giro.
“No, non l'ho fatto, maledetta…”
“Va bene, caro.” Lo aveva rassicurato Hanji con un piccolo sorriso, poggiando una mano sulle sue spalle. Lui si era rassicurato appena, ma era comunque sull'orlo.
“Non non c'è ragione di imbarazzarsi, anche io sono inamorata di te.” Gli aveva confessato dolcemente.”Penso di esserlo da un pezzo, in verità. C'è voluto che ci comportassimo come una coppia per realizzarlo, che è una cosa stranissima per essere sinceri e…”
“Hanji” l'aveva interrotta mentre straparlava, lei lo aveva guardato dubbiosa in risposta.
“Eh?”
“Chiudi la bocca.”
E con quelle parole l'aveva attirata se per un dolce bacio intrecciando le mani nella sua coda di cavallo scomposta, Hanji aveva lasciato che un sorriso fiorisse sulle sue labbra nel mezzo di quel bacio. Ed era andata così almeno fino a che il gemito di un altro uomo simile a un grido li aveva fatti staccare l'una dall'altra.
“Ewww” aveva esclamato Hanji rabbrividendo visibilmente.
“Maledetti” aveva mormorato scontento Levi.




 
 
*Dinner rehearsal, tradotto letteralmente. È un’usanza americana per cui la sera prima del matrimonio gli ospiti principali dello stesso si riuniscono a cena e aprono ufficialmente i festeggiamenti.
 
**Cravat, sinonimo poco usato per dire cravatta, che di solito chiamano “Tie”. Nel fandom americano usano questo corrispondente per intendere la cravatta simil ottocentesca che Levi porta anche nel manga, che onestamente non so se abbia un nome proprio in italiano e internet non mi aiuta, per cui lascio “cravatta”, tanto avete capito di che sto parlando.

***L’espressione “sucker punch” che Sleepyheadven usa descrivendo la capacità di fare a botte di Hanji secondo Levi, tecnicamente significa dare un cazzotto a tradimento, quando l’avversario meno se lo aspetta, quindi non ha neanche un’eccezione particolarmente positiva. Nel contesto si capiva che Levi volesse intendere che Hanji era sorprendentemente brava a menar cazzotti, per cui l’ho tradotto così, anche se non sarebbe proprio esatto.

   
 
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