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Autore: Feisty Pants    03/07/2021    1 recensioni
La banda è ormai fuori dalla banca di Spagna e cerca di ricominciare a vivere in piena tranquillità spostandosi da un luogo a un altro. Alicia Sierra, Cesar Gandia e la polizia segreta, però, cercheranno in tutti i modi di trovare i Dalì per porre fine a una guerra che ormai stava durando troppo tempo. I veri protagonisti, questa volta, saranno i sentimenti, le emozioni e le storie personali di ogni membro della banda obbligato a fare i conti con i fantasmi e tesori della propria vita.
(Alcuni elementi della trama originali sono stati modificati. Nairobi, infatti, è ancora viva e il professore è riuscito a portare fuori la banda dalla banca di Spagna senza aver incontrato Alicia Sierra)
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi, FemSlash | Personaggi: Il professore, Nairobi, Rio, Tokyo
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: Incompiuta, Violenza
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CAPITOLO 1
SEPARATI

 

Primo mese di convivenza nella nuova casa nel bosco di Sevilla.

“Alejandro Perez?! Ma che razza di nome è?!” si lamenta Bogotà osservando la propria cartelletta contenente tutto il materiale sulla sua nuova identità.

“A A A A A A A” comincia a ridere Denver con la solita risata esagerata, mentre sorseggia dell’amaro.

“Smettila di ridere coglione” bofonchia Bogotà infastidito, abbassando le varie carte e fissando lo sguardo sul compagno di banda.

“Non è proprio un cognome da maschio alfa, ma devo dire che il nome Alejandro mi eccita parecchio” scherza divertita Nairobi, seduta accanto a Tokyo su un grande divano di pelle marrone.

“Se dici questo sentiamo il tuo…come ti chiameresti in Africa?!” la sfida Bogotà cercando di mascherare l’imbarazzo per quella frase appena detta dalla donna di cui era follemente innamorato.

Nairobi apre la propria cartella, rovista tra i vari fogli e, una volta trovato l’interessato, esclama:

“Adelaide Ouattara?! Ma stiamo scherzando?! Professore, avrai pure ideato dei grandissimi piani d’azione ma a livello di creatività e nomi hai delle proposte di merda!”

“SHHHHH” si lamenta Sergio, facendo segno alla banda di smettere di ridere mentre lui ascolta il notiziario collegato con le giuste accortezze.

“Un mese è ormai trascorso dalla rapina alla banca di Spagna per mano della famigerata banda dei Dalì e la situazione sembra essersi stabilizzata. Lo stato provvederà a saldare il debito e a risolvere la crisi economica in atto, promuovendo anche la ricostruzione del luogo per permetterne la ripartenza lavorativa” spiega la giornalista, mentre dietro di lei vengono mostrate le immagini della facciata centrale della banca in piena ristrutturazione.

“La polizia è alla ricerca dei Dalì e, allo stesso modo, della ex ispettrice Alicia Sierra e di Cesar Gandia dei quali si sono perse le tracce. Lasciamo ora una dichiarazione dell’ex ostaggio Arturo Roman il quale, seppur sotto accusa per abuso sessuale, si sta muovendo legalmente per poter rintracciare il figlio avuto con Monica Gaztambide, meglio conosciuta come Stoccolma” conclude la giornalista mostrando l’intervista ad Arturo Roman.

“Quel bastardo…” si altera Monica alzandosi in piedi e portandosi una mano sul volto.

“Sono alla ricerca del bambino quindi?!” domanda spaventato Rio, preoccupato per quel piccolino che riusciva a portare sempre allegria nella banda.

“Mi spieghi come cazzo facevi a stare insieme a quel viscido?!?” chiede Tokyo arrabbiata, fermata bruscamente da Nairobi per evitare di appesantire l’atmosfera.

“Monica…” si aggiunge Raquel appena giunta nella stanza, prendendo per mano l’amica terrorizzata dall’idea di non rivedere mai più il proprio bambino.

“Capisco che cosa provi, ma a tuo figlio non può succedere nulla. Ora Arturo dovrà subire un processo e a prescindere da tutto il bambino non potrà mai finire nelle sue mani”

“Abbiamo rafforzato il protocollo di protezione per i nostri bambini. Avranno dei protettori speciali pronti a nasconderli e portarli via nel caso in cui ci stanassero. Cincinnati e Paula ci raggiungeranno nella prossima tappa. Arturo Roman non è minimamente un problema” la tranquillizza Sergio, allungando le labbra in modo da formare un sorriso confortante.

“Per quanto riguarda la paternità… io vorrei fare un test” si intromette di nuovo Monica, facendo cadere il silenzio.

“Che cosa?” chiede Denver sconvolto, non intuendo l’insinuazione della moglie.

“Arturo era sterile. Io potrei avere avuto un test negativo e essere rimasta incinta di Denver durante la rapina alla Zecca. Alla fine non abbiamo usato protezioni…” spiega la donna imbarazzata, coprendosi il viso con i riccioli biondi.

“D’accordo Monica, faremo quanto desideri una volta giunti nella prossima casa” concorda il professore con calma.

“Ah, quindi mi state dicendo che gireremo con dei bambini da uno stato all’altro facendo finta di niente?!” sbotta casualmente Tokyo balzando in piedi, visivamente alterata.

“Che cosa vuoi dire Tokyo?” chiede Palermo indignato di fronte alla solita testa calda.

“Voglio dire che io sono già stanca di essere qui, anche se solo da un mese e l’idea di starcene con le mani in mano portandoci dietro dei bambini indifesi mi innervosisce, ecco tutto. Ho bisogno d’aria ora…” continua la ragazza accusando un colpo di calore per la rabbia e allontanandosi immediatamente dal gruppo.

Tra i presenti cala il silenzio finché, inaspettatamente, Rio decide di mettersi in piedi e raggiungere di corsa la ex seduta in giardino.

“Perché quella reazione?!” domanda lui serio e nauseato da quei cambiamenti d’umore di Tokyo.

“Secondo te perché? Forse perché odio stare qui?” gli risponde Tokyo, scaraventando con violenza il mozzicone di sigaretta che si era fumata in neanche un minuto.

“Sei qui con noi! Con Nairobi, con Stoccolma, con il Professore, con la famiglia!” risponde Rio senza parole e sensibilità, girando il dito nella piaga.

“Famiglia?! Quale famiglia?! Vuoi sapere che cosa mi fa male Rio?” chiede lei con le lacrime agli occhi e i denti digrignati.

“Mi fa schifo stare qui perché ci sei tu! Tu mi vieni a parlare di famiglia?! Ma come cazzo fai?! Conosci anche i miei sentimenti, quindi fammi un favore: stammi alla larga. Lo giuro su ciò che vuoi: appena tutta sta merda sarà finita, io me ne andrò via da sola e non ne voglio più sapere nulla” cerca di tagliare corto Tokyo, allontanandosi il più velocemente possibile da Rio.

“E con Nairobi? Vuoi abbandonare anche la tua migliore amica?” domanda allora Rio senza il minimo tatto, toccando argomenti importanti per Tokyo.

La ragazza si immobilizza all’istante leggendo una provocazione in ogni parola dell’ex. In un attimo il suo cervello ripercorre in un lampo la relazione con lui. La loro prima volta alla magione di Toledo e tutte le notti successive, la targhetta identificativa di Rio, la porta bianca disegnata in bagno, il periodo trascorso sull’isola e il loro abbraccio una volta ritrovatosi all’interno della banca. Ogni volta finiva così: al minimo allarme la sua mente ripartiva e ricordava tutti quei momenti felici che non riusciva a cancellare. Rio tutto questo lo aveva probabilmente rimosso, procurando una nuova ferita in Tokyo che lo avrebbe voluto vedere soffrire almeno un minimo.

La ragazza serra i pugni con tutta la forza che ha, tanto da conficcarsi le unghie nella carne del palmo, fissa gli occhi marroni su un punto del giardino, irrigidisce il collo tanto da mostrarne le vene in superficie e, raccolto quanto più fiato possibile, si volta velocemente fulminando Rio con lo sguardo.

“Mi fai schifo! Ti odio brutto figlio di puttana, devi lasciarmi in pace hai capito?! Lasciami in pace!” gli vomita addosso lei svuotandosi completamente i polmoni. Un urlo forte e lacerante che viene captato pure dagli altri membri della banda che, spaventati, accorrono all’esterno.

Rio rimane immobile di fronte a quella brutta reazione, mentre osserva la propria ex correre in casa e rintanarsi in una stanza. Distrutto dal suo cattivo comportamento, si rende conto per l’ennesima volta di non avere più il controllo di sé stesso. Accasciatosi a terra, Anibal Cortes, si copre le orecchie premendo così forte da creare una pressione in grado di attutire qualsiasi rumore esterno. Ed è proprio in quel momento di sconforto in cui si rende conto di non sapere a che cosa appigliarsi, a chi credere, a chi chiedere aiuto.

In una base segreta, a qualche chilometro di distanza…

“Shhh piccino, dormi! Non piangere” sussurra Alicia Sierra al proprio bambino assopito tra le sue braccia.

“Tu riposati così la mamma può cercare quei criminali e fargli esplodere la testa” lo culla lei con quel solito sorriso maligno, per poi adagiare il piccolo nel lettino e dirigersi verso una sala operativa piena di telecamere.

In quel mese Alicia Sierra si era costruita un nuovo studio, una sorta di Panic-room nella quale aveva arruolato ex colleghi e l’assassino Cesar Gandia, ormai suo braccio destro.

“Novità?” chiede la donna avvicinandosi ai colleghi seduti alle postazioni informatiche. Gandia osserva la donna avvicinarsi, storcendo la bocca di fronte alla neo mamma intenta a toccarsi il seno e a contemplarlo con gioia visto il periodo di allattamento.

“Niente…non rileviamo movimenti” risponde lui distogliendo lo sguardo.

“Questa volta il colpo glielo facciamo noi…” afferma la donna aprendo una cartelletta posta sulla scrivania.

“Sono ormai distrutti e bisogna attaccarli nei punti deboli. Cercate tutto sui Dalì, vita passata e, soprattutto, relazioni personali. Voglio conoscere ogni aspetto della loro vita e colpirli. Se li pizzichiamo su ciò a cui tengono, li avremo in pugno” continua la donna con sguardo malvagio.

“E ucciderli tutti…” sogghigna Gandia mostrando la propria sete di vendetta, desideroso di sterminare quei rapinatori che, personalmente, non gli avevano fatto niente.
  
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