Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: PerseoeAndromeda    20/07/2021    0 recensioni
«Intorno a te c’è solo azzurro, una grande distesa azzurra, con quelle immense torri d’acqua che hai visto sui tuoi libri, si innalzano verso il cielo, ricadono sulle rocce e tu sei su una di quelle rocce, la schiuma bianca ti avvolge e ti abbraccia, poi si ritrae e quel piacevole senso di bagnato ti attraversa tutta la pelle, mentre i tuoi occhi si perdono lontano… e laggiù, lontano, è ancora azzurro… solo azzurro… solo pace e libertà…».
Genere: Angst, Drammatico, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Armin Arlart, Eren Jaeger
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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„CHIUDI GLI OCCHI…“

 

Teneva lo sguardo basso mentre camminava a fianco dei compagni.

Non ce la faceva a sopportare la vista di tutto quell’orrore, come sarebbe stato possibile abituarsi a tanto?

Intorno, ormai, vi erano solo case abbandonate cadute in rovina… in rovina come quei brandelli di carne attaccati ai muri, tutto ciò che restava di coloro che, un tempo, erano stati vivi.

Un monito, l’avviso che per gli esseri umani, in un simile universo, non poteva esservi spazio.

Tutto quello che i giganti avevano lasciato del loro passaggio erano quella tracce organiche del loro macabro pasto e un silenzio assoluto e surreale.

Armin camminava come un automa, senza più sapere dove si trovasse, non percepiva più nulla intorno a sé, neanche la presenza dei compagni… neanche quella di Eren, lì al suo fianco, da ore.

Si impose di non fare caso al capogiro, alla nausea, alla vista che si annebbiava, ai brividi che lo scuotevano da capo a piedi: non se lo poteva permettere.

Gli altri resistevano e avrebbe resistito anche lui.

L’odore del sangue e dei cadaveri gli penetrava nelle narici, rendendogli quasi impossibile respirare.

Si portò una mano alla bocca, serrò per qualche istante le palpebre e non poté evitare che una scia di lacrime sfuggisse al suo controllo, per scorrere lungo le sue guance.

Senza rendersene conto, allungò l’altra mano e le dita afferrarono la divisa del compagno vicino.

«Armin…».

La voce di Eren gli giunse preoccupata… preoccupata per lui e se ne vergognò profondamente.

Ci stava provando… ci stava provando davvero a non crollare, a non cedere all’istinto di fuggire lontano.

Non seppe dire quando accadde, quale fu il momento in cui ogni sua determinazione venne meno, insieme alla sua coscienza.

L’ultima immagine della realtà che lo aggredì, come un ennesimo pugno nello stomaco, fu il corpo che cadde dall’alto, appeso ad un’insegna, come una beffa a segnalare l’entrata di una locanda nella quale, di sicuro, non esisteva più nessuno in vita.

Sentì le ginocchia cedere, percepì il sostegno di alcune braccia, poi fu il vuoto, non seppe per quanto.

Quando riprese i sensi, l’odore di morte lo colpì subito come una pugnalata, ma gli occhi incontrarono un altro paio di occhi, verdi e pieni di vita… gli occhi che, sempre, permettevano anche a lui di aggrapparsi a ciò che lo teneva vivo.

«Guarda me» lo redarguì la voce di Eren, un po‘ tremante ma rassicurante e ferma, «annulla tutto il resto e guarda solo i miei occhi».

Intanto gli teneva le mani sulle guance, per impedirgli di portare altrove il suo sguardo, in modo che solo loro due esistessero in quegli istanti.

«E-ren…» balbettò Armin, lottando tra vergogna, commozione, gratitudine. Non c’era bisogno di chiederglielo, non avrebbe abbandonato i suoi occhi per nessun motivo al mondo.

«E non pensare a quest’odore» continuò Eren, «pensa piuttosto al mare che tanto desideri vedere… ti sei mai chiesto che odore possa avere il mare?».

Gli occhi azzurri di Armin si fecero enormi, soffocò un singhiozzo nella gola. Le mani di Eren sul suo viso divennero più calde, più dolci.

«Chiudi gli occhi» gli sussurrò e Armin lo fece, si abbandonò totalmente a colui che, da sempre, era il suo maggior punto di riferimento, la sua ancora di salvezza e la sua resistenza in quel loro orribile mondo.

Percepì il movimento di Eren, poi le loro fronti si poggiarono l’una all’altra, mentre l’amico continuava ad accarezzargli un orecchio con la sua voce morbida:

«Intorno a te c’è solo azzurro, una grande distesa azzurra, con quelle immense torri d’acqua che hai visto sui tuoi libri, si innalzano verso il cielo, ricadono sulle rocce e tu sei su una di quelle rocce, la schiuma bianca ti avvolge e ti abbraccia, poi si ritrae e quel piacevole senso di bagnato ti attraversa tutta la pelle, mentre i tuoi occhi si perdono lontano… e laggiù, lontano, è ancora azzurro… solo azzurro… solo pace e libertà…».

Ogni parola era un canto, ogni sussurro una lacrima che scendeva dai suoi occhi, riuscendo a strappargli un sorriso.

Non poteva vedere che gli occhi di Eren, invece, erano tristi… non poteva vedere che Eren faticava a crederci, sempre di più.

Ancora non sapeva che Eren si stava perdendo, ma intanto erano lì, stretti l’uno all’altro e sapevano ancora sognare insieme.

 

 

   
 
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