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Autore: Teo5Astor    21/07/2021    12 recensioni
Quanto può essere labile il confine che separa sogno e realtà, sanità mentale e pazzia, amore e odio?
Quanto può far male il non riuscire a trovare il proprio posto nel mondo? Quanto può renderci fragili e allo stesso tempo forti il rincorrere un amore che sembra impossibile?
E quanto può essere forte il bisogno di evadere? La necessità di sentirsi davvero liberi, per una volta? Di fregarsene di tutto?
Quante domande ci poniamo? Quanti dubbi ci bloccano?
Lazuli Eighteen cercherà le sue risposte, ritrovandosi catapultata in un mondo incantato dove ogni cosa sembra essere possibile e dove tutto appare assurdo e allo stesso tempo perfetto.
Un viaggio nel Paese delle Meraviglie, in mezzo a personaggi straordinari, ma, soprattutto, un viaggio dentro sé stessa.
Alla ricerca di sé stessa.
Un viaggio nell'amore e nell'amicizia, nelle gioie e nei dolori che la vita ci mette davanti.
Una sfida ai sentimenti e alle paure.
Con un ragazzo un po' matto con un cappello calcato sulla testa pronto ad aiutarla, a indicarle la via e a regalarle quel sorriso di cui tutti, in fondo, avremmo bisogno nei momenti difficili.
Benvenuti a "Lazuli in Wonderland", rivisitazione libera di "Alice in Wonderland"
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: 18, Bulma, Goku, Radish, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta, Chichi/Goku
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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4 - Un balletto asciugante
 
 
Un rumore improvviso attirò l'attenzione di Lazuli e Ginew, che smisero di badare alle quattro navicelle appena arrivate per cercare di capire cosa fosse successo.
"La porta ha ceduto!" esclamò la ragazza, una volta tornata a galla dopo essersi immersa per controllare.
La pressione dell'acqua che riempiva sempre di più la stanza alla fine aveva aperto una breccia nella grossa porta su cui Lazuli aveva sfogato la sua rabbia poco prima.
"Siamo salviiiii!" esultò Ginew, prima di venire risucchiato dal vortice che si era creato e che stava trascinando tutto quanto con sé verso il basso, comprese le misteriose navicelle sferiche.
Lazuli inspirò tutta l'aria che i suoi polmoni potevano contenere e si immerse, cominciando a nuotare all'interno del mulinello, velocissima, finché riuscì a infilarsi nelle breccia e si ritrovò catapultata all'esterno. Si formò un getto simile a una cascata che la fece precipitare per alcuni secondi, ma stavolta non ebbe nessuna paura, forse perché l'acqua, in fondo, era il suo elemento. Le era sempre piaciuto nuotare, si allenava spesso e volentieri in piscina e in più amava da sempre il mare. Un luogo in cui riusciva a ritrovare a sé stessa, in cui le piaceva riflettere. E in cui le piaceva andare con Radish.
Già, Radish... la sua mente finiva sempre lì e un po' si odiava per questo. Pensava che con lui sarebbe stato più semplice e allo stesso tempo più divertente provare a dare una spiegazione alle assurdità che le stavano accadendo. Le sarebbe piaciuto vivere insieme a lui quell'avventura folle. E si sarebbe sentita di sicuro più forte a saperlo vicino.
Ma sapeva anche che doveva farcela da sola, che non poteva permettersi di sentirsi debole o di dipendere da qualcuno che forse nemmeno la amava. E che, probabilmente, preferiva passare il suo tempo libero con galline del livello di Marion. Il pensiero di quella ragazza la fece ringhiare, proprio mentre atterrava dolcemente su un cespuglio e rotolava per qualche metro spinta dal getto d'acqua alle sue spalle.
Si mise in ginocchio, tossendo un po' d'acqua, e si rialzò, grondante, muovendo qualche timido passo mentre cercava di orientarsi. Dovette ripararsi per alcuni secondi gli occhi con la mano, perché si era abituata all'oscurità e la luce del sole le sembrava ancora più forte.
Era riuscita a uscire da quella stanza sotterranea, però, ed era una sensazione meravigliosa per lei essere di nuovo all'aperto. Le sue sneakers bianche calpestavano l'erba bagnata, gli shorts di jeans le pesavano addosso e la canottiera era diventata ormai una seconda pelle.
Si guardò intorno e si rese conto di essere in un grande prato che dava accesso a un magnifico giardino pieno di piante e fiori di tutti colori al centro del quale si trovava una casetta bianca molto elegante e fiabesca col tetto rosso e un bel comignolo di mattoni a vista. Oltre quella casa si intravedevano altre abitazioni dislocate qua e là in mezzo a quello che aveva tutta l'aria di essere un villaggio immerso nel verde. Alle sue spalle si trovava una specie di cupola di pietra piena di porte, una delle quali mezza divelta e dalla quale continuava a zampillare acqua. Al di là delle cupola c'era una sorta di muro anch'esso di pietra, altissimo, che Lazuli immaginò separasse quell'ambiente così rigoglioso da quell'area desertica al centro della quale si trovava il ring che aveva intravisto dalla piccola porticina dalla quale alla fine non era riuscita a passare, ritrovandosi dalla parte diametralmente opposta.
"Capo! Capooo! Rispondiii!"
Un urlo grottesco la fece voltare di scatto. A una trentina di metri da lei era stato sbalzato Ginew, che sembrava esanime, steso sull'erba a pancia in su. Poco più in là c'era la navicella sulla quale era arrivato e anche le altre quattro, tutte con gli oblò aperti. E Lazuli si rese conto che la voce che l'aveva quasi fatta spaventare arrivava da un individuo enorme, con la testa rasata salvo un alto ciuffo rosso che svettava al centro, un'espressione tutt'altro che intelligente dipinta sul volto e un becco adunco che lo rendeva inquietante al pari delle grosse ali marroni che gli spuntavano dalla schiena e da altre penne che gli ricoprivano in parte il corpo.
"Capo! Sei vivo?!" insistette, prima di cominciare a colpire con pugni e gomitate il ventre del povero uomo topo disteso a terra.
"Fuori l'acqua cattiva, dentro l'aria buona! Fuori l'acqua cattiva, dentro l'aria buona!" gridava un altro strano personaggio, alto, slanciato e muscoloso, dalla testa calva tutta colorata di blu, un becco largo e piatto e delle ali nere dietro le spalle, mentre stringeva tra le mani i piedi di Ginew e continuava a spingergli le gambe avanti e indietro, cercando di fare leva.
"Sì! Così! Ritmo, ragazzi! Ritmo!" li incitava un terzo elemento, battendo le mani accanto a loro per dargli il tempo e incitarli in qualunque cosa stessero cercando di fare.
Era più piccolo di loro, con la pelle rosso scarlatto, dei lunghissimi capelli bianchi, un grande becco nero ricurvo e delle ali ricche di piume colorate dai toni sgargianti che variavano dal giallo, al verde fino al blu oltremare.
"Ritmo! Ritmo! Ritmo!" continuava a ripetere.
"E piantala di ripetere sempre le stesse cose!" lo sgridò l'ultimo dei presenti, a carponi sul prato poco più in là.
Era uno strano essere, basso e grasso, con un piccolo becco ocra, delle escrescenze rossastre sotto il gozzo, la pelle verdognola e due occhi in più di quelli che avrebbe dovuto avere. Dietro le spalle aveva delle ali tozze e nere, più una coda circolare fatta di piume grigiastre.
"Mi dai i nervi! Bwerghhh" rincarò la dose, prima di vomitare, facendo arricciare il naso a Lazuli per il disgusto.
"Fai schifo, Guldo! Fai schifo, Guldo!" lo derise l'uomo dalle piume variopinte, facendo ridere anche gli altri due impegnati nella paradossale rianimazione di Ginew.
"Tutto questo rotolare mi ha fatto tornare su il pranzo!" si lamentò con fare polemico. "E piantale di ripetere tutto, Jeeth!"
"Non posso farne a meno! Sono un pappagallo! Sono un pappagallo!" rispose l'altro, allargando le braccia.
"Meglio essere un pappagallo che un tacchino come te, Guldo!" scoppiò a ridere l'uomo dalla testa blu.
"Sta' zitto, Butter! Sei solo uno stupido germano reale, sei pur sempre un'anatra!" provò a difendersi Guldo, lo strano tacchino dalla pelle verdognola.
"Comunque il migliore sono io! Reekom, l'aquila!" annunciò quello più alto, sollevando un pugno verso il cielo.
"Sei l'aquila più stupida e brutta di tutta la storia delle aquile, ti sei visto allo specchio?!" lo apostrofò Guldo, rialzandosi e dando il via a una serie di litigi che stavano infastidendo non poco Lazuli, che nel frattempo si era avvicinata a quel grottesco gruppo dall'aria più che familiare per lei.
"Avete finito?!" ringhiò, attirando su di sé gli sguardi di tutti i presenti e riportando finalmente un po' di silenzio in quel prato baciato dal sole.
Una ciocca di capelli bagnati le coprì un occhio, e così le venne istintivo portarsi entrambe le mani sul volto e, inclinando la testa all'indietro, farle scivolare dalla fronte fino alla nuca per sistemarsi in qualche modo i capelli.
Il suo era stato un movimento inconsapevolmente sensuale, considerato anche il fatto che era bagnata fradicia e che la sua canotta bianca, in quelle condizioni, era semitrasparente e metteva in bella vista il reggiseno.
I quattro uomini uccelli la fissavano con occhi sgranati e le bocche semiaperte. Forse avevano trovato un motivo per non litigare.
"Beh, cosa avete da guardare?!" sbottò Lazuli, tagliente.
"Niente, niente! Siamo solo felici di avere tra noi Miss Maglietta Bagnata!" sorrise Rekoom, facendo sfoggio della sua dentatura mancante qua e là di qualche pezzo e ancora più inquietante sotto il suo becco da aquila.
"Ancora una battuta del genere e la prossima volta che vengo a portarvi dei documenti in officina ti infilo in bocca una chiave inglese e ti stacco uno ad uno quei pochi denti che ti rimangono. Ok?" sbuffò la ragazza, senza degnarlo di uno sguardo, avvicinandosi a Ginew, ancora a terra privo di sensi, e scrutandolo con freddezza e le mani appoggiate ai fianchi.
Reekom, infatti, faceva parte insieme agli altri presenti della squadra di meccanici guidata da Ginew nell'officina che faceva parte dell'azienda automobilistica in cui lavorava Lazuli.
"Ti ha sistemato per bene, Reekom!" rise Jeeth, dandosi il cinque con Butter e Guldo e guadagnandosi un'occhiataccia da parte di Lazuli, che riportò di nuovo il silenzio in quel grottesco gruppo.
Non ebbe bisogno di chiedere perché si trovassero lì e il motivo per il quale avessero quei corpi assurdi, già poco prima Ginew le aveva accennato qualcosa, e quel qualcosa era abbastanza insensato da essere accettabile in quell'assurda situazione che stava vivendo.
"Se cercate di rianimarlo come stavate facendo prima, forse sarete voi ad ucciderlo prima dell'acqua che deve aver bevuto..." disse la ragazza.
"No, capo! Non puoi lasciarci così!" scoppiò in lacrime Butter, inginocchiandosi al capezzale di Ginew e stringendogli una mano.
"Sei troppo giovane!" si accodò Reekom, stringendogli l'altra.
"Avevamo tanti sogni nel cassetto! Nel cassetto!" aggiunse Jeeth, afferrandogli un piede.
"E avevi promesso di farmi diventare un'elegante fenice, non uno stupido tacchino!" si lamentò Guldo, stringendogli l'altro piede.
"Andate via. Tutti" sbuffò Lazuli.
"Tu puoi salvarlo? Sei più intelligente di tutti noi messi insieme!" la implorò Reekom, a mani giunte.
"Messi insieme! Messi insieme!" ripeté Jeeth.
"Beh, essere più intelligente di voi non è un complimento, ma dovrebbe essere un'ovvietà..." sibilò Lazuli, squadrando Ginew e pensando al da farsi.
Fece spallucce e poi, all'improvviso, lo calpestò con forza con un tallone sullo stomaco.
Un metodo tutt'altro che ortodosso, ma, a quanto pareva, efficace. Dell'acqua, infatti, cominciò a zampillare dalla bocca dell'uomo topo.
"Sei un genio, Lazuli!" urlarono in coro i quattro presenti, sollevando i pugni verso il cielo.
"Però non si sveglia... cosa potrei fare?" si domandò la ragazza, prima che un'idea che le sembrava perfetta le fece brillare i suoi occhi di ghiaccio. "È arrivato Beerus, il mio gatto!" gridò all'improvviso.
Ginew sgranò subito gli occhi e si mise a sedere, per poi vomitare e tossire acqua, mentre tutti gli altri correvano via spaventati e cercavano goffamente di prendere il volo con quei corpi ibridi che si ritrovavano.
"Un gatto! Un gatto!" sbraitavano tutti, mentre Lazuli alzò un sopracciglio di fronte alla pietosa scena di Guldo che cercava di spiccare il volo e cadeva rovinosamente nel fango generato da tutta l'acqua che aveva inondato parte del giardino.
"Era un modo per svegliarlo, idioti! Non c'è nessun gatto!" urlò Lazuli, spazientita, riportando per l'ennesima volta l'ordine in quella che cominciava a sembrarle una gabbia di matti.
"Sei malvagia, Lazuli! Etciuuu" starnutì Ginew, rialzandosi in piedi.
"Sarò malvagia, ma intanto ti ho salvato la vita un'altra volta... e stai lontano da me, non voglio che mi attacchi il raffreddore" gli rispose, schifata.
"Non ho il raffreddore, sono solo bagnato fradicio! Come tutti voi, del resto!" si giustificò l'uomo topo.
"Giusto, dobbiamo asciugarci!" proclamò Butter.
"Asciugarci! Asciugarci!" ripeté Jeeth.
"Ma che palle che sei! Con tutti gli animali che ci sono, dovevi diventare proprio un pappagallo!" si lamentò Guldo.
"Sta' zitto, tacchino, che ora di Natale sarai perfetto per il nostro pranzo!" lo derise Reekom, dando il là all'ennesimo parapiglia di quella giornata.
"Ragazzi! Ragazziii!" li richiamò Ginew. "Stiamo tutti calmi, sono il vostro capo e anche il vostro mentore, quindi so anche come asciugarvi tutti quanti! Vi racconterò una storia!"
"Una storia?!" intervenne Lazuli, perplessa.
"Sì, la mia storia vi asciugherà! Mi ascolterete e, alla fine, sarete asciutti!" confermò l'uomo topo, mentre Lazuli afferrava un lembo della sua canotta e lo strizzava, facendo cadere un bel po' d'acqua ai suoi piedi e attirando su di sé di nuovo gli sguardi dei presenti.
"Piantatela di guardarmi così!" ringhiò.
"Giusto! Piantatela! O ve la dovrete vedere con me!" intervenne in sua difesa Ginew. "Lazuli, mi daresti un bacino sulla guancia per averti difesa da questa bifolchi?!"
"Non vale! Capo! Anch'io voglio un bacio da Lazuli!"
"Anch'io! Anch'io!"
"Io la venero da sempre!"
"La venero! La venero!"
"Nessuno avrà un bacio da me! Nemmeno se stessi per morire!" sbottò Lazuli, furente, zittendo di nuovo tutti. "E tu muoviti con la tua storia, mi sto stancando!" aggiunse lapidaria, rivolta a Ginew.
"E va bene, va bene..." prese fiato l'uomo topo, prima di cominciare il suo racconto, in piedi e con le braccia spalancate, decisamente fin troppo teatrale. E irritante, almeno per Lazuli.
"Vi racconterò la storia dell'unico, inimitabile, irripetibile imperatore dell'universo: il grande Freezer!"
"Che palle, capo! La conosciamo già questa storia!" lo interruppe subito Reekom.
"Già, lavoriamo per lui!" intervenne Butter.
"Per lui! Per lui!" ripeté Jeeth.
"E ci ha mandato lui qui in missione!" disse Guldo, sprezzante.
"Non interrompetemi! Decido io cosa raccontare!" gridò Ginew.
"Chi è Freezer? Quale missione?" chiese Lazuli, scettica, incrociando le braccia sotto il seno.
"Ecco, vedete?! La ragazza apprezza la mia storia!" gonfiò il petto l'uomo topo.
"Non ho detto che la apprezzo. E se non ti muovi a rispondere farò in modo di farti diventare una rana a suon di calci, altro che un ratto... così magari la smetti di affogare" sibilò lei, guardandolo di sbieco.
"Nooo! Una rana no! Ho la fobia per le raneee!" piagnucolò Ginew, mentre gli altri ridevano.
"Allora vedi di sbrigarti, altrimenti vado a cercare dei vestiti asciutti in una di quelle case" specificò la ragazza.
"Dunque, dunque..." si schiarì la voce Ginew. "Il grande Freezer, imperatore erede di suo padre, sua malvagità Re Cold, domina incontrastato tutto il settore nord est dell'universo e sta attualmente cercando di espandere i suoi confini verso nord ovest, nell'attesa di sottomettere ogni forma di vita al suo volere. Invade pianeti e li rivende al migliore offerente, oppure ne sfrutta risorse e manodopera. La sua forza è immensa, così come quella del suo esercito, di cui noi facciamo parte. Abbiamo affrontato un lungo viaggio per venire fin qui e adesso dobbiamo fare rapporto. La nostra missione era valutare se fosse possibile un'invasione a breve termine di questo pianeta e quali risorse sarebbero state necessarie per sottometterlo. Il grande Freezer si fida del nostro giudizio, noi siamo tra gli uomini migliori alle sue dipendenze! Siamo la celeberrima e temutissima Squadra Ginew!"
L'uomo topo riprese fiato dopo aver parlato ininterrottamente in preda all'esaltazione. I suoi occhi brillavano, e fu per lui una grande delusione vedere invece che Lazuli sbadigliava, annoiata.
"Dev'essere un buono a nulla, in realtà, questo Freezer. Scommetto che è tutto fumo e niente arrosto..." sbuffò lei. "Allora, gli farete invadere il nostro pianeta?" aggiunse, distaccata, come se stesse cercando di dare retta per gentilezza a un povero pazzo.
"No, non possiamo farcela qui. Persino il grande Freezer avrebbe bisogno di tempo per diventare più forte perché, non so come sia possibile, questo mondo è dominato attualmente da qualcuno più forte di lui" rispose serio Ginew.
"Ah sì? E chi ci sarebbe qui di così forte?!" domandò Lazuli, spazientita.
"Qualcuno che è arrivato dal nulla e ha preso il potere eliminando il Re e la Regina di Cuori. Il grande Freezer sarebbe stato più forte di loro, e, stando ai nostri dati, anche del Principe di Cuori" spiegò Ginew.
"Non capisco di cosa tu stia parlando... e sappi che mi sto innervosendo..." ringhiò Lazuli.
"Questo mondo è in mano a Cell! Non capisci?!" urlò Ginew, sconvolto.
"Cell?! Quel Cell?!" sbottò Lazuli, contrariata. "Quello stronzo?! Il nostro capo?!"
Ora che Ginew aveva nominato il titolare dell'azienda per cui lavorava e che contribuiva ogni giorno a renderle la vita un inferno, il suo malumore era decisamente aumentato.
"Non è lui! O meglio, per ora non è ancora lui! Ma vuole diventarlo! E tu devi stare attenta proprio per questo!" la mise in guardia Ginew, senza che lei potesse capire del tutto quelle parole. "Noi qui lavoriamo per il grande Freezer, non per Cell! Al suo fianco c'è il Dr Gero!"
Lazuli rabbrividì a sentire anche il nome di quel vecchio viscido e arrogante che gestiva l'azienda un gradino sotto Cell e che faceva sostanzialmente quello che voleva. Lo odiava con tutta sé stessa, le dava il voltastomaco doverci avere a che fare.
"Facendo quei nomi mi hai fatta innervosire sul serio..." sibilò, rivolta a Ginew. "E sono stufa di sentirti parlare. La tua storia, poi, non mi ha asciugata. Piuttosto, mi ha prosciugata" aggiunse polemica, strizzando di nuovo la canottiera bagnata.
"È vero! Siamo ancora bagnati!" si lamentarono in coro gli altri quattro, finché il loro capo non li zittì con un solenne gesto della mano.
"E va bene, ragazzi! A mali estremi, estremi rimedi!" annunciò Ginew. "L'abbiamo provato tante volte! E ci siamo esibiti in tutta la galassia! Ora è il momento di muoverci per asciugarci! Facciamo il nostro balletto asciugante!"
"Sììì!" esultarono in coro gli altri, dandosi il cinque e battendosi anche i sederi l'uno contro l'altro davanti allo sguardo sconvolto di Lazuli.
"Vuoi partecipare anche tu alla nostra coreografia?!" le propose Ginew, al quale brillavano gli occhi. "Puoi improvvisare, sei talmente bella che posso concederti il centro della scena davanti a me!"
"Sì, balla con noi, Lazuliii!" gridarono in coro gli altri quattro.
"Non ballerò mai con voi! Siete pazzi?! E non osate mai più chiedermi nulla di simile!" sbraitò lei, arrossendo per la vergogna all'idea di coprirsi d'imbarazzo insieme a quei bifolchi.
"E va bene, ragazzi! Facciamole vedere quello che sappiamo fare e come riusciamo ad asciugarci!" annunciò Ginew. "Pronti? In posizione! Via!"
Il primo a muoversi fu Reekom, che cominciò a correre in tondo sempre più veloce con le sua ali d'aquila spiegate, prima di voltarsi, fare dei piccoli saltelli e bloccarsi all'improvviso, divaricando le gambe.
"Reekom, il migliore!" esclamò, dandosi una pacca sul sedere proteso e facendo l'occhiolino, rimanendo poi immobile.
"Butter!" urlò l'uomo anatra, facendo dei piegamenti sulle gambe da fermo sempre più veloci e bloccandosi poi accanto a Reekom, con le gambe unite e le braccia tese verso il cielo.
"Jeeth!" gridò l'uomo pappagallo, spiccando un balzo alle spalle di Butter e facendo leva sulle sue mani, prima di atterrare in ginocchio sull'erba davanti a lui e rimanere in posizione, con le braccia larghe e gli indici che toccavano terra.
"Guldo!" berciò l'uomo tacchino, correndo goffamente attorno al gruppo, prima di fare una piroetta davanti a Reekom e rotolare innanzi a lui, bloccandosi con la pancia a terra e sia le mani che le gambe sollevate.
"Ginew!" sbraitò il loro capo, facendo un salto mortale che lo portò davanti agli altri quattro, prima di divaricare le gambe e piegarsi in avanti per guardare da sotto la platea composta dalla sola Lazuli a cui aveva dato le spalle.
"Squadra Ginew, in azione!" conclusero in coro, con una sorta di latrato che squarciò la quiete di quel luogo a cui seguì solo il rumore di un flebile vento che nel frattempo si era alzato.
Lazuli li osservava, inorridita e a disagio, incapace di dire o fare qualcosa di sensato. Pensò che sarebbe stato bello avere un lanciafiamme a portata di mano. Tanto, in quel luogo, tutto sembrava possibile.
"Visto?! Adesso siamo asciutti!"
Il grido trionfale di Ginew la distolse dai suoi pensieri omicidi e le fece rendere conto di essersi lei stessa asciugata, in qualche modo.
Ma, per qualche assurdo motivo, non indossava più i suoi vestiti. Ora indossava un abitino azzurro corto, leggero e scollato con sopra un grembiule che le stringeva la vita, bianco come le parigine che le arrivavano fino a metà coscia e che contrastavano con i sandali neri che le erano apparsi ai piedi.
"Ma... come..." farfugliò, perplessa.
"È tutto merito nostro!" gridarono in coro i cinque uomini, dandosi il cinque.
"Ci meritiamo un premio, no? Almeno un applauso per il nostro show?!" propose Ginew.
"È stato imbarazzante, dovreste pagarmi per aver assistito a uno spettacolo così degradante" ribatté gelida Lazuli, senza nemmeno degnarli di uno sguardo, presa a studiare il nuovo look che le era magicamente apparso addosso.
Scarpe nere e calze bianche... si poteva fare decisamente di meglio, però almeno apprezzava quei due colori messi vicino.
In fondo lei vedeva il mondo in bianco e nero, non riusciva a cogliere molto le sfumature. A quelle pensava Radish, di solito, così come ai colori che potevano riempire la vita. Però anche lui apprezzava il bianconero, idem Lapis. Tifavano tutti e tre per la stessa squadra di calcio, e la fece sorridere il pensare a tutto ciò in un momento simile.
"Se volete, per ringraziarvi, posso chiamare Beerus, il mio gatto! E anche il mio cane, Champa! E poi, perché no, anche Balzar, il gatto del mio amico Rad! Così potete fare amicizia con loro!" sorrise Lazuli, perfida e sadica, dando finalmente attenzione ai suoi grotteschi interlocutori.
"Aaahhh! Scappiamo!"
"Noi siamo uccelli! E abbiamo paura dei cani e dei gatti!"
"Dei cani e dei gatti! Dei cani e dei gatti!"
"Aiutooo!"
"E io sono un topo! Via! Alle navicelle!"
Le grida sconnesse dei cinque fecero da contorno alla loro fuga improvvisa.
Lazuli li vide salire sulle rispettive navicelle sferiche, chiudere gli oblò e partire, sparendo nel giro di pochi istanti nel cielo soleggiato, lasciandola sola.
Fece spallucce, guardandosi intorno, indecisa su dove andare e ancora piuttosto frastornata.
Si sentiva anche sola e disorientata, adesso che il silenzio la costringeva a pensare a una soluzione e a provare ad elaborare tutte le informazioni che aveva ricevuto in maniera sconnessa.
Tuttavia, un improvviso rumore di passi in lontananza attirò la sua attenzione.
E, così, Lazuli si voltò. 
 
 
 
 
 
 
 
Note: un capitolo decisamente delirante, molto poco sensato, ma ho provato a fare qualcosa di simile a quello che capita ad Alice nel racconto di Carrol. Ho sostituito il dodo con il tacchino e il lorichetto con il pappagallo, alla fine Carrol aveva scelto i vari animali per fare giochi di parole, in quanto ognuno rappresentava una persona reale che conoscevano lui e la piccola Alice Liddel, per la quale aveva inventato questa storia. E qui vediamo anche perché ho fatto in modo che Champa fosse un cane, infatti nella storia originale si genera il panico tra gli animali quando Alice parla del suo gatto e anche di un cane. Il topo, Ginew, racconta una storia legata a Freezer, ma ci dice alcune cose importanti legate a Cell e a quello che sembra essere successo nel Paese delle Meraviglie... avrà detto la verità? Chi sono il Re e la Regina di Cuori? E il Principe di Cuori?
Nell'originale questo capitolo si gioca molto, come spesso accade in tutto il racconto, su giochi di parole che ho provato in qualche modo a riportare, anche se non sempre è possibile renderli al meglio in italiano. È il caso del racconto che asciuga, o meglio, prosciuga chi lo ascolta, per esempio. Nell'originale il racconto del topo è stato stampato in modo tale che sembri una coda, a spirale.
E poi, come anticipato, qui i personaggi non fanno nessuna corsa per asciugarsi, bensì un bel balletto carico di disagio degno della Squadra Ginew! Spero che quei cinque dementi vi abbiano divertito! Vi sareste sentiti a disagio come Lazuli?
 
Come sempre ringrazio tutti voi che mi seguite, che commentate, che mi date la forza di andare avanti in questa storia! E grazie anche a chi legge in silenzio, fatemi sapere anche voi cosa ne dite quando vi va, a me fa piacere!
E poi un grazie speciale va a Evil per lo stupendo disegno, davvero, grazie! Settimana prossima tocca di nuovo alla bravissima Sweetlove, che ci ha fatto una Là pazzesca, io ve lo dico!
Mi scuso se sono rimasto indietro con le risposte alle recensioni, ma ero via e il Rimini Comix mi ha assorbito completamente! Ad ogni modo adesso recupero tutti e vi ringrazio ancora!
 
Bene, avete idea su chi possa essere il personaggio che arriva alla fine di questo capitolo? Io posso dirvi che nel prossimo ci saranno anche delle new entry in questa storia, e che sarà, come nell'originale, molto giocato su un equivoco linguistico... io ho provato a renderlo in qualche modo, pur cambiando il nome del personaggio e quindi il significato, spero di essere riuscito a fare un buon lavoro, ma mi direte voi!
Il titolo sarà abbastanza inequivocabile: "L'equivoco del pranzo".
Ci vediamo mercoledì!
 
Teo
 

Rad-La-Alice-Evil

   
 
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