Fanfic su artisti musicali > Demi Lovato
Ricorda la storia  |      
Autore: crazy lion    25/07/2021    1 recensioni
Sequel di Mac e i cuccioli fantasma, Hope e Angel, Mackenzie e la magia, Mac e Angel, Picnic in famiglia e La cura perfetta. Le storie sono collegate alla mia long Cuore di mamma. Per leggere questa è necessario farlo con le precedenti.
La primavera è la stagione del sole, dei fiori e della vita, perfetta per lasciarsi gli impegni alle spalle e, in un'ariosa domenica pomeriggio, uscire e andare al parco. Proprio lì la piccola Mackenzie incontrerà Victoria, una donna con una gran passione per i cani, tanto da decidere di lavorarci. In breve le due faranno amicizia e nel cuore della bimba resteranno una stretta di mano, una bellissima giornata e una minuscola impronta.
Disclaimer: con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare veritiera rappresentazione del carattere di queste persone, né offenderle in alcun modo.
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Demi Lovato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

MAC E VICTORIA

 
Era una domenica pomeriggio nella soleggiata Los Angeles e Demi aveva deciso di portare le sue bambine al parco. Era un peccato non uscire con quel bel tempo e l'aria primaverile appariva quasi un invito.
"Portiamo anche Batman e Angel?" le chiese Andrew, passandosi una mano fra i capelli castani e corti.
"Certo, così faranno una passeggiata."
La mamma aiutò Mackenzie a vestirsi, fece indossare una tutina gialla a Hope e, quando anche i cani furono pronti, si diressero verso la porta.
Mamma, Danny vuole venire con noi! esclamò Mackenzie.
Il gattino rosso miagolava e li seguiva.
"Non possiamo portarlo con noi. Ormai esce da solo, è vero, ma c'è una strada prima di arrivare al parco, che non è vicinissimo. Se la attraversa, rischia di farsi male" spiegò il papà.
Mackenzie si disse che forse il gatto aveva già attraversato quella strada, ma non si oppose alla decisione dei genitori, capendo che volevano solo proteggerlo. Danny, però, fu più veloce di quanto tutti si sarebbero aspettati e, usando la porticina basculante, doveva aver attraversato il giardino in fretta e furia perché se lo ritrovarono subito davanti al cancello mentre si strusciava contro le loro gambe. Demi, allora, fu costretta a prenderlo e a riportarlo dentro, ignorando i suoi miagolii di protesta che fecero stringere il cuore di Mackenzie.
C'era molta gente per strada, quel giorno. soprattutto famiglie con bambini e cani, che ne approfittavano per una passeggiata, nonostante il traffico cittadino. Dopo alcuni minuti di cammino, la famiglia giunse al parco.
"Scivolo!" esclamò Hope, correndo verso uno di quelli.
"Hope, aspetta." Demi la raggiunse. "Ti metto su io."
Mentre la sorellina si divertiva, Mackenzie optò per un'altalena.
Mi spingi, papà? chiese prima di salire.
"Ma certo!"
La bambina si tenne stretta alle catenelle ai lati dell'altalena, ma ogni tanto alzava le braccia per far capire al padre di voler andare ancora più in alto.
"Voliamo!" esclamava lui. "Voliamo in alto nel cielo!"
Mac aprì le braccia, immaginando di librarsi nell'aria come un uccello e di volare via per davvero. Dove le sarebbe piaciuto andare? Magari in Paradiso, non per morire, solo per fare una visita ai genitori, salutarli, sapere davvero come stavano e se erano felici, come mamma Demi le diceva spesso. Oppure anche solo in cielo, a guardare il mondo da un'altra prospettiva. Chissà quante cose meravigliose si vedevano da lassù. Un giorno le sarebbe piaciuto fare un viaggio in aereo.
Magari quando la mamma andrà in tour io verrò a trovarla da qualche parte pensò.
Per il momento quello era soltanto un desiderio, ma la bimba sperava che presto o tardi si sarebbe trasformato in realtà. Scese dall'altalena e fece qualche corsetta, andò anche lei sullo scivolo e nel frattempo Hope si muoveva su un cavallino a dondolo. Corse per tutto il parco, mentre i cani la inseguivano. La mamma li aveva liberati, tanto il parco aveva un cancello che per il momento restava chiuso, dato che non entrava nessuno, e che i cani non si allontanavano mai da lei e dagli altri, cosa che faceva sentire anche Mackenzie più tranquilla.
A un certo punto, proprio mentre Batman e Angel correvano verso la bambina, quest'ultima si accorse che con loro c'era anche qualcun altro: un cagnolino bianco e nero, un incrocio di chihuahua che le pareva di aver già visto.
"Chi sei?" chiese Demi al cane, avvicinandosi assieme al compagno e a Hope.
Forse si è perso suggerì Mackenzie.
Lì in giro non c'era nessuno, ma i quattro non avrebbero saputo dire se qualcuno fosse entrato mentre stavano giocando.
"Toccarlo? Toccarlo?" chiese Hope.
"No, amore. Non lo conosciamo, potrebbe mordere" le disse la mamma.
Ma Angel non morde, e l'abbiamo toccata assieme agli altri cuccioli quando è arrivata a casa nostra protestò Mackenzie.
"Lo so, ma non sappiamo nemmeno di chi sia il cane, dobbiamo trovare il suo padrone e basta."
La bambina sbuffò: la mamma non le lasciava fare ciò che, in quel momento, avrebbe amato di più e la cosa non le piaceva per niente. Quel cagnolino sembrava così simpatico e morbido. Il cucciolo si avvicinò a lei e le saltò addosso, poi prese ad annusarle i pantaloni e le scarpe.
Posso almeno leggere la medaglietta, mamma?
"Sì, ma fa' attenzione."
Mac sentiva lo sguardo dei genitori su di sé, ma non si fermò. Volevano solo assicurarsi che il cagnolino, per quanto piccolo, non le facesse del male, tuttavia voleva capire se c'era scritto un numero di telefono, com'era nel caso dei collari di Batman e Angel.
C'è scritto solo Jasmine disse infine.
Un momento… Jasmine? Quella Jasmine? In effetti ci assomigliava, ma fino a quel momento la bambina si era rifiutata di crederci. Eppure il colore e la taglia erano quelli, uguali alla foto che aveva visto su internet e anche il nome era lo stesso.
“Chi mette una medaglietta al cane con solo il nome? Un incosciente!” esclamò Demi. “non c’è un numero, un indirizzo, niente.”
“Forse è una cagnolina che non si allontana mai dal padrone” suggerì Andrew.
“Beh, adesso è qui, però.”
Mamma, forse non ci credi, ma questa è la cagnolina di Victoria! esclamò la bambina, con il cuore che le batteva forte.
Non poteva crederci, era troppo bello per essere vero e al contempo stranissimo.
"Victoria?" chiese suo papà. "Chi è, una tua amica? Se la conosci e sai il numero di casa sua, possiamo chiamarla. Magari starà cercando il suo cane, sarà preoccupata."
No, papi, non è una mia amica. Vorrei tanto che lo fosse! esclamò, con gli occhi pieni di meraviglia. È quella di It's Me or The Dog, il programma che guardo in televisione sulla ragazza che aiuta i cani. L'abbiamo visto anche quel giorno, prima di incontrare Angel.
"Tu stavi lavorando, non te ne sei accorto, ma ha ragione" intervenne Demi. “È un’educatrice cinofila.”
"Capisco. Non ricordo di averlo mai guardato, ma mi fido. Sei sicura che sia lei?"
Il nome e il cane sono gli stessi.
"Ma può essere qualcuno che le somiglia" insistette la mamma.
Ma hai visto anche tu le foto, quel giorno, quando le abbiamo cercate qualche tempo fa! si intestardì la piccola.
Intanto, Jasmine si era messa a rincorrere Batman e Angel, che giocavano con lei, saltavano, facevano la lotta. Era bellissimo vederli insieme e i quattro sorrisero nel notare che andavano d'accordo.
"Hanno trovato un'amica" disse Demi.
"Sì, ma dobbiamo decidere come comportarci con lei. Cerchiamo la sua padrona, chiunque sia?"
La ragazza stava per annuire, quando qualcuno si fece avanti. Una figura vestita di nero avanzava verso di loro. Era una donna con i capelli bruni, gli occhi marroni e un sorriso dolce.
"Jasmine, ecco dov'eri finita!" esclamò prendendola in braccio. Si rivolse a Demi. "È stata lei a trovarla?"
"La prima a vederla è stata mia figlia Mackenzie, la più grande."
"Scusate, sta ancora imparando e ogni tanto mi disobbedisce. Anzi grazie, l'avrei persa. Ma che bei cani avete!"
"Grazie" rispose Andrew. "Si chiamano Batman e Angel."
"Sono nomi bellissimi."
"Lei è davvero Victoria Stilwell?" chiese Demetria alla donna.
"In carne e ossa. Molto piacere. Io ti conosco, ho tutti i tuoi album e sono una tua grande fan!"
Le strinse la mano come se stesse parlando con qualsiasi altra persona, si disse Mackenzie mentre osservava la scena, anche se gli occhi le brillavano.
Ti ho vista in televisione, mi piace tantissimo quel programma e tu sei bravissima e hai una voce dolcissima!
Scrisse senza fermarsi e rischiando di bucare il foglio.
"Come mai non parla?" chiese Victoria a Demi.
Sussurrò, ma la bambina la sentì comunque.
"Ha subito un gravissimo trauma."
L'altra abbassò lo sguardo, annuì e non chiese altro.
"Davvero? Ti piace così tanto?" chiese invece, sfoggiando il suo miglior sorriso.
Sì, è pazzesco!
"Oh, beh, ti ringrazio, ma forse esageri."
"No no, non esagera. Ha messo in pratica molte delle tue lezioni con i nostri cani, sai? Posso darti del tu, vero?"
"Certo, Demi. E ne sono molto felice, Mac. Mi fai vedere qualcosa?"
La bambina si erse sulle punte, guardandola con ammirazione come fa un allievo con il proprio maestro. Non poteva credere di averla lì davanti. Quella donna era famosissima in tutto il mondo. Pur avendo la mamma che era una celebrità e anche se conosceva le zie Madison e Dallas e anche Selena Gomez e Joe Jonas, incontrare qualcuno di così importante che stimava era bellissimo. Il cuore le batteva tanto forte che aveva l'impressione che sarebbe potuto esplodere da un momento all'altro e continuava a battere i piedi sul terreno, non riuscendo a star ferma. Hope, accanto a lei, la imitava più perché le vedeva fare quei gesti che perché provasse le sue stesse sensazioni. Era troppo piccola per capire, pensò la bambina, benché anche lei avesse visto Victoria in televisione.
Va bene, ma prima posso abbracciarti?
"Ma certo, piccola!"
Victoria le sorrise e Mackenzie la strinse forte, poi la donna, ottenuto il permesso di Demi, prese in braccio Hope.
"Ma come siete belle!" esclamò, rimettendo la piccola a terra. "Anch'io ho una figlia. Essere mamma è difficile, ma è anche il mestiere più bello del mondo."
"È vero" confermò Demi.
"Anche fare il padre non è facilissimo, comunque" si intromise Andrew, sorridendo. "Ma amo queste bambine e le considero a tutti gli effetti mie figlie."
"Siete una bellissima famiglia" commentò Victoria, "e sono onorata di conoscervi."
Sei sicura che vuoi che ti mostri qualcosa? chiese Mackenzie arrossendo.
"Assolutamente, Perché me lo chiedi?"
Victoria sembrava un angelo. Aveva una voce così delicata e gentile.
Beh, non sono certo brava come te. So fare solo poche cose e non tanto bene.
Non la seguiva da molto alla televisione, stava ancora imparando a seguire i consigli che dava. Preziosi, certo, ma tanti da memorizzare.
"Tutti cominciano da qualche parte. Anch'io una volta non ero brava, sai? Ho imparato studiando e con il tempo. Mostrami quello che sai fare e poi io ti correggerò quando sbaglierai. Ti assicuro che sarò gentile."
"Mackenzie, Victoria è davvero disponibile, ma forse ha da fare" si intromise Demi. "Non vorrei portarti via tempo prezioso" concluse, rivolgendosi alla donna.
"Nessun problema. Sono qui a Los Angeles per un paio di giorni e non ho nulla da fare, dovrò solo ritornare in albergo stasera per la cena."
"Bene, allora, ma sediamoci, non restiamo qui in piedi" disse Andrew, che si presentò dicendo che faceva l'avvocato e che era specializzato in diritto di famiglia.
Mackenzie non capì il senso di quelle parole, per lei suo padre era una persona che aiutava chi aveva problemi familiari e non comprendeva perché gli adulti dovessero sempre utilizzare quel linguaggio complesso.
Si accomodarono tutti su una panchina, con i cani ai loro piedi. Mackenzie chiese alla mamma di passarle il sacchettino di biscottini che avevano portato per i cani. Ne prese uno in mano e lo mostrò al cane, poi si allontanò. Demi le seguì. Mackenzie si chinò e si batté una gamba.
"Vieni" lo chiamò la cantante, dato che purtroppo la figlia non poteva farlo.
Batman corse verso di loro e ricevette il suo premio.
"Bravissime!" esclamò Victoria. "Il cane ha reagito per istinto, seguendo il biscotto che si muoveva. E sai mostrarmi il comando per far sedere Angel?"
Ma certo!
Portò un secondo biscotto davanti al naso della cagnolina e alzò il braccio. Lei saltò e la bambina la ignorò.
"Brava, non è questo che vuoi ottenere" le disse Victoria.
La piccola rimase ferma fino a quando, qualche secondo dopo, la cagnolina si sedette e ricevette il premio, sgranocchiandolo felice.
"Benissimo! A quanto pare ho una piccola allieva che è più brava di quello che dice" si complimentò l'addestratrice. "Sai mostrarmi quello per farla distendere a terra?"
Mac annuì.
Con un altro biscotto disegnò una L sotto il naso della cagnolina, che prima guardò verso il terreno e poi si sdraiò.
"Eccellente!"
"Brava, Mac."
I genitori applaudirono dopo aver parlato insieme.
Ora me ne mostri uno tu con Jasmine?
"Va bene. Ascolta, questo forse è più difficile, ma Jasmine lo conosce. Vero, bella?" chiese, parlando con la piccola chihuahua come faceva spesso, la voce stranamente più acuta del solito.
E così dicendo, rovistò nel suo piccolo marsupio, tirandone fuori un premio tutto suo. Incredibilmente, almeno la famiglia al suo fianco non ci credeva, pezzettini di pollo. A giudicare da come la cagnetta si leccava le labbra, dovevano essere i suoi preferiti. Calma, la chiamò per nome per averne l'attenzione, e chiuso il pugno, attese.
"Zampa" disse poi, sorridendo debolmente.
Capendo al volo, la piccola Jasmine drizzò le orecchie, poi obbedì.
"Brava" le sussurrò poco dopo, professionale come sempre. Mackenzie era sbalordita. "Visto? In questo modo ha associato il biscotto e la parola, al comando" spiegò. "Farsi dare la zampa non è facile. Jasmine qui ha imparato in fretta, ma di solito agli animali non piace che si tocchino le zampe. E pensate che ci vuole un solo secondo affinché associno."
Sentendosi chiamata in causa, Mackenzie rimise mano ai suoi fogli, e ripresa una matita, scrisse.
E io? non poté evitare di chiedere, confusa.
Batman aveva imparato ciò che sapeva anche solo seguendo segnali muti e non parole, ma se un giorno le fossero servite davvero? Notandola, Victoria lesse in silenzio, e fermandosi a pensare, ebbe un'idea.
"Mackenzie, sta’ tranquilla. A volte parlare non serve, davvero. Non significa che un cane non ascolti, ma in genere osservano, più che ascoltare. Capisci?"
Un discorso che proferì scegliendo con cura come esprimersi, sperando di non intristire la bambina. Grazie al cielo ciò non accadde, e anzi, sorrise.
"Così poco?" azzardò Demi, che intanto era rimasta stupita. "Non lo sapevo, e pensare che ho avuto tanche altri cani nella mia vita."
"È poco, lo so, ma i cani sono molto intelligenti."
"Sì, l'ho notato."
"Andrew, tu hai animali?"
"Due gatti. Sono grigi e si chiamano Jack e Chloe. Ti mostro una foto, se vuoi."
Le fece vedere un'immagine sul cellulare.
"Sono bellissimi. E hanno mai incontrato Batman e Angel?"
"Sì," continuò l'uomo, "e sono andati d'accordo fin da subito. Giocano insieme!"
"Bene, ne sono felice. Non è sempre così scontato che cane e gatto vadano d'accordo, anzi" commentò, memore di una delle sue ultime esperienze con due clienti solo qualche settimana prima. Era stato allora che aveva conosciuto Cashmere, un incrocio di pitbull quasi completamente bianco, eccetto per qualche piccola macchia nera sulle orecchie. Dolcissima, certo, così tanto da leccare qualunque ospite si presentasse alla porta, lei compresa, e del tutto ignara dei segnali del gatto di casa, George, che detestava essere inseguito, leccato e mordicchiato come un giocattolo. Divertente, ovvio, ma anche estremamente fastidioso. Per qualche istante ci fu solo silenzio, quando:
"Giochiamo? Giochiamo?"
Era Hope, che annoiata, iniziò a pestare i piedi e ad agitarsi sulla panchina. La mamma provò a prenderla in braccio, ma lei non volle saperne.
"Si sta annoiando con tutte queste chiacchiere" considerò il papà.
"Allora giochiamo e accontentiamola!" disse Victoria, tirando fuori dalla borsa tre palline. Forse per abitudine, forse per deformazione professionale, non sapeva dirlo con certezza, ma ne aveva sempre più di una. Seria, ne diede una a ognuna delle bambine, tenendo la terza per sé. "Ora lanciamole e vediamo che succede" non dimenticò di aggiungere, già pronta a gustarsi la scena. Era anche per quello che adorava il suo lavoro. Spesso significava giocare con i cani, e a chi non piaceva? A lei di sicuro.
E così, rimase a guardarli interagire con un sorriso sulle labbra, restando nel mentre silenziosa e concentrata. Liberi di correre, i cani si lanciarono subito all'inseguimento dei giocattoli, facendo a gara a conquistarne uno per primo. In un adorabile testa a testa, Batman e Jasmine litigarono per una pallina. Preoccupata, Mackenzie fece per avvicinarsi, ma Victoria la fermò.
"Aspetta, Mackenzie, non muoverti. Me ne occupo io" l'avvisò, seria come e forse più di prima. Confusa, Mackenzie non seppe cosa pensare. Conosceva Batman, gli voleva bene, ed era sicura che non le avrebbe mai fatto del male, ma Victoria era più esperta, così decise di fidarsi.
Lenta, la donna si avvicinò ai cani, e frugando di nuovo nel marsupio, ne estrasse qualcos'altro. Stavolta un nuovo giocattolo e non del cibo, e specificamente un pupazzo con le fattezze di una piccola anatra. Un gioco come un altro, perfetto per ciò che aveva in mente.
"Jasmine!" chiamò, alzando la voce per farsi sentire.
Non avrebbe voluto, ma a volte era l'unico modo. Perlomeno non la stava spaventando. Curiosa, la cagnolina si voltò verso di lei, e notando il nuovo giocattolo nelle mani della padrona, si avvicinò di qualche passo, seguita a ruota da Batman.
"Lascia" disse poi la donna, abbozzando un altro sorriso.
Quasi annuendo, Jasmine si scambiò con la padrona una sorta di occhiata d'intesa, poi finalmente lasciò andare la pallina.
"Brava, Jazz, prendi" continuò, mostrandole il pupazzo improvvisamente tanto desiderato.
Felice, la piccola chihuahua lo afferrò con un balzo, e ancora una volta, la padrona sorrise.
Come hai fatto? provò a chiedere Mackenzie, ancora una volta senza parole.
"Facile, cara. Abbiamo fatto uno scambio" spiegò semplicemente la donna, scompigliandole i capelli.
Colta alla sprovvista, Mackenzie finì per arrossire, sentendo le guance bruciare leggermente.
"Scambio, eh? Bella tecnica" commentò poco dopo Demi, lasciando giocare i cani senza interferire. Silenziosa, la donna non disse altro, e inginocchiandosi, richiamò di nuovo Jasmine, che continuava a correre fra l'erba con il suo amato pupazzo. Felice di vederla giocare, le mostrò di nuovo la pallina, e agitandola, attese.
"La vuoi, Jazz? La vuoi?" le chiese, parlando in tono concitato.
Eccitata dal gioco, nonché di nuovo sorpresa. Tipico dei cani, giocare era per alcuni una vera e propria ragione di vita. Piccola o meno, Jasmine non era certo differente dai suoi simili, e aveva bisogno di bruciare energia come tutti gli altri. E poi non era neanche stupida, ed era quella la ragione per cui Victoria riempiva le sue giornate di nuovi comandi e giocattoli interattivi. Come lei, anche Bella si divertiva a usare il naso, e al solo ricordo, la donna sorrise a se stessa. Era rimasta a casa, ma per fortuna suo marito Van era lì per prendersi cura di lei, aiutato da Alex, la figlia che ogni giorno dimostrava di voler seguire le orme della madre. Persa in quei ricordi, si estraniò dal mondo e dal parco per qualche secondo, poi, allertata dall'abbaiare di Jasmine, si ricompose.
Così, lei e i due adulti lanciarono le palline ancora più lontano, e i cani parteciparono per un po’, ma poi fu la volta di un frisbee che Demi aveva con sé.
"Ottima idea, prova pure. Jazz li adora" commentò, sicura che sarebbe piaciuto alla cara amica chihuahua.
Annuendo, Demi non si fece pregare, e in un attimo, quel piccolo disco di plastica rosso solcò il cielo azzurro. Attenti, i tre cani corsero a prenderlo facendo di nuovo a gara, il bianco e nero del pelo di Jasmine che sembrava mischiarsi a quello puro di Angel.
"È un testa a testa!" esclamò Andrew, sorpreso dalla loro velocità.
Era solo un gioco, si stavano divertendo, ed era curioso di vedere chi l'avrebbe spuntata. Troppo veloce per riuscire a fermarsi, Batman inciampò nelle sue stesse zampe, rotolando rovinosamente fra l'erba e facendo ridere tutti i presenti, diventando nel mentre un vero tornado di due colori. Anche lui bianco e nero, proprio come la chihuahua. Perfino Victoria, rimasta in silenzio fino a quel momento, lo trovò divertente.
"Lasciatelo fare, è tenero" disse poi, tranquilla.
Era bello vedere un cane divertirsi in quel modo, era successo così tante volte a Jazz e Bella... e che dire di Sadie, la cara labrador color del cioccolato? Ormai era scomparsa da tempo, ma era sicura che avrebbe riposato in pace.
"Bello, bello, bello!" trillava Hope, ignara di tutto mentre saltellava sul posto. "Ancora."
"Piccola, non ho più energie." Il padre ridacchiò. "Io, la mamma, Mac e Victoria siamo stanchi e anche i cani hanno bisogno di riposare, va bene?"
"Va bene" gli fece eco la piccola.
E così, il gruppo ritornò alla panchina, e con loro anche i cani, che a loro volta privi di energie, si sdraiarono tutti ai loro piedi.
"Bella giornata, eh, Jazz?" fece Victoria, guardando la piccola chihuahua chiusa in se stessa come un riccio.
Per tutta risposta, fu Angel ad abbaiare.
 "Non tu!" esclamò Hope, per poi scoppiare subito a ridere.
Contagiati, anche gli adulti si ritrovarono a fare lo stesso. Che ingenui che erano i piccoli, a volte.
Lento, il tempo riprese a scorrere, e guardandosi intorno, la bambina prese a camminare, muovendo qualche passo in avanti, verso il prato e una margherita solitaria che si muoveva con il vento, ma proprio allora, eccola cambiare obiettivo. A quanto sembrava, qualche altro bambino doveva aver lasciato lì la carta di una merendina, e all'improvviso, quel bel fiore non aveva più importanza.
"Hope, Hope, no!"
Sorprendentemente, Victoria fu la prima a reagire. Non che Demi non stesse guardando, ovvio, ma purtroppo non era stata abbastanza veloce.
"Perché?" chiese la piccola voltandosi, confusa.
"È sporco, non si tocca" le disse papà Andrew, che intanto si era alzato a sua volta.
Anche i cani, intanto, rimasti in disparte, osservavano. Annuendo a se stessa, Victoria si avvicinò alla bambina, poi la prese in braccio. Sorpresa, Hope ridacchiò.
"Yay!" fece poi, felicissima.
Sorridendole, Victoria non aggiunse altro, e tornata alla panchina, la tenne con sè, facendola sedere sulle ginocchia. Furba come al solito, Jasmine era riuscita a sfilarsi il guinzaglio, e incuriosita dalla bambina, le andò vicino.
"Jazz, indietro" le disse la padrona, facendo un gesto con la mano libera.
Abituata a quel comando come a tanti, la cagnolina si preparò ad obbedire, ma Hope riprese la parola.
"No, no!" protestò, incrociando le braccine al petto.
Confusa, Jasmine non seppe cosa fare, e sedendosi, piegò la testa di lato. Divertito, Andrew si godette la scena, ma non disse nulla.
"Va bene, vieni" azzardò allora la donna, richiamando a sé la cagnetta.
Nel farlo, tenne stretta a sé la bambina, che intanto aveva iniziato a muovere le gambe. Finalmente, Jasmine si riavvicinò, e non più seduta, piantò le zampe sulle ginocchia di Demi.
"Ciao, sono Jasmine! Giochiamo!" sembrò voler dire, sporgendosi per leccarle il viso.
Non riuscendo a non sorridere, Demi rimase a guardarla, ma mossa una mano, la invitò a scendere.
"Giù" le disse appena, sperando che capisse.
Grazie al cielo, o meglio, agli insegnamenti di Victoria, tornò con le zampe per terra, ma nonostante questo, non rinunciò all'idea di giocare. Decisa, prese a rincorrersi la coda, veloce come un fulmine eppure precisa come pochi, così tanto da riuscire a prenderla fra i denti senza farsi alcun male.
"Brava, brava!" commentò Hope, divertita da quel breve spettacolo.
"Ti piace, eh? L'ha imparato da sola" le rispose Victoria, sorridendole.
"Sì!" quasi urlò la bambina, agitandosi ancora.
Poco dopo, però, quando il silenzio tornò a regnare, qualcosa li distrasse. Un rumore lieve, ma pur sempre tale, che come mamma, Demi avrebbe riconosciuto fra mille.
"Mamma, ho fame." Si lamentò Hope, con lo stomaco che brontolava.
"Lo so, tesoro, fra un po’ andiamo a casa, okay?" la rassicurò, la voce calma come al solito.
"Non c'è bisogno, io conosco un posto. E poi è pomeriggio, perché non fare merenda con un gelato?" propose Victoria, alzandosi in piedi.
"Già, perché no, Dem?" convenne Andrew, rivolgendosi alla fidanzata.
"Gelato!" fece Hope, felice alla sola idea.
Sì, mamma. Lo prendiamo? Dai, siamo già fuori casa, magari è vicino! pregò invece Mackenzie, non separandosi mai dal suo blocchetto d'appunti.
"D'accordo, bambine, gelato sia" concesse finalmente la cantante, convinta.
"Prendete i cani, piccole, andiamo" disse Andrew poco dopo, afferrando per primo il guinzaglio di Batman.
"Angel, vieni!" chiamò Hope, abbassandosi e battendosi una gamba. Veloce, la cagnolina non si fece attendere, e con poche falcate, le fu vicina. "Brava." Si complimentò la bambina, facendole una frettolosa carezza sulla testa.
Lasciandola fare, Angel si godette le coccole, e agganciati i guinzagli, i cinque partirono.
Il sole era ancora alto, l'aria fresca e pulita, l'atmosfera perfetta per passeggiare. Era bello, farlo, quel giorno, o almeno così Mackenzie pensava, specie se ad accompagnarle c'era Victoria Stilwell in persona. Era incredibile, ma l'aria di serietà che trasudava non sembrava sparire nemmeno nella vita reale. E che dire poi di Jasmine? La sua camminata sembrava così regale, come quella di un piccolo cavallo. Proprio per questo, Mackenzie sorrideva camminando con Batman, ritrovandosi ogni tanto a dover attirare la sua attenzione tirando il guinzaglio, ma senza fargli male, come diceva la donna.
"Mi piace quello che fai, Mackenzie. Non vuoi che si distragga troppo. È giusto correggere, ma senza troppa forza" le fece notare la donna, mentre Jasmine, a pochi passi da lei, continuava a camminare.
Proprio allora, la cagnetta si voltò verso la padrona, e lei annuì. Dopo altro camminare, con i suoni della città e della natura come sottofondo, però, eccolo. Il posto tanto decantato da Victoria, una semplice gelateria con dei tavolini anche all'aperto. Tranquilla, proprio come se l'aspettavano, e sorprendentemente priva di clienti eccetto loro.
"Siamo arrivati, visto?" commentò Andrew, fermandosi per qualche istante.
"Gelato!" ripeté Hope, indicando con il dito il negozietto.
"Sì, tesoro, lo prendiamo tutti, d'accordo?" le disse Demi, sorridendole.
"D'accordo!" le fece eco la bambina, felicissima.
Fu quindi questione di pochi attimi, e Demi fu la prima a entrare, seguita a ruota dalla più piccola. Rimasta con Victoria, Mackenzie aveva ancora con sé il guinzaglio di Batman, che intanto aveva preso ad annusare Jasmine.
"Non credo che avrai molta fortuna, caro" gli disse Victoria, non mancando di notare quell'improvviso interesse.
Era primavera, se ben ricordava il periodo era esattamente quello, ma Batman non avrebbe certo ottenuto nulla da una femmina sterilizzata come Jasmine. Dal canto suo Victoria aveva ormai perso il conto di quante volte avesse parlato dell'argomento con uno e mille padroni, ricordando loro quanto fosse importante sterilizzare e castrare i propri animali, anche quando questi restavano fermi nelle loro convinzioni. Si conosceva, sapeva che non avrebbe mai costretto nessuno, ma allo stesso tempo parlarne era più che importante.
"Così pare, sai?" fece Andrew, divertito.
Silenziosa come al solito, Victoria annuì, poi rise a sua volta. Da allora in poi, fu questione di altri pochi passi, e finalmente si sedettero. All'esterno, così che i cani potessero ancora sgranchirsi le zampe.
"Fermo, Batman, fermo." Disse Demi, abbassandosi per legare il guinzaglio a una delle gambe della sua sedia.
Conosceva il suo cane, sapeva che non avrebbe fatto del male a nessuno, ma con gli estranei non si poteva mai sapere. Probabilmente non tutti avrebbero apprezzato vedere un cagnolino gironzolare. Lasciandola fare, Batman non si mosse, e prima che Demi potesse rialzarsi, le leccò una mano. Tutt'altro che sorpresa, lei gli sorrise, poi riprese il suo posto accanto ad Andrew. In braccio teneva Hope, mentre con Mac c'era Victoria, e come dimenticarla, anche Jasmine. Giù a terra, non sulle gambe come tanti, tantissimi chihuahua di altrettanti padroni che li trattavano come oggetti. E poi si lamentavano se non riuscivano a lasciarli da soli per più di cinque minuti. Cielo, quella era una ricetta per l'ansia da separazione!
Poco dopo, e finalmente, c'era da aggiungerlo, una giovane li raggiunse, portando con sé un piccolo blocco appunti.
"Benvenuti da Cherry on Top, volete ordinare?" chiese, prendendo in mano una matita.
"Sì!" trillò Hope, contenta alla sola idea.
Contrariamente a lei, il resto degli adulti annuì, mentre Mackenzie, sempre chiusa nel suo mutismo, scrisse qualcosa sul suo, di blocchetto appunti.
Cioccolato, per favore.
Chiaro e semplice, nonché un classico.
"Io invece scelgo vaniglia" disse Demi, sorridendo alla ragazza.
"Bene! E tu invece, piccolina?" chiese quest'ultima, rivolgendosi a Hope, che intanto batteva piano le manine.
"Fragola! Fragola!" esclamò, come al solito felicissima.
"E lei invece, signora?" azzardò ancora la ragazza, guardando stavolta Victoria.
"Semplice pistacchio, grazie" si limitò a dirle lei, per poi sorriderle e scivolare nel silenzio.
“E lei, signore?”
“Nocciola, grazie.”
"Perfetto. Sarò subito da voi."
Con quelle parole, la ragazza sparì all'interno del piccolo locale, e poco dopo, rieccola. Aveva mantenuto la parola, e portava un vassoio pieno di coppette.
"Ecco a voi, lo speciale del giorno. Saturday Sundaes, sapete?" cinguettò, regalando loro un ennesimo e smagliante sorriso prima di occuparsi di un altro gruppo di clienti.
Soltanto tre, una madre, un'amica e quella che sembrava la figlia di una delle due. Mantenendo il silenzio, i cinque la lasciarono andare, guardandola allontanarsi e ripetere quella sorta di discorso per la seconda volta. Portandosi una mano alla bocca, Mackenzie ridacchiò.
Quello che dice fa rima! osservò, colpita.
Per sua sfortuna, però, nessuno disse nulla, e riducendosi al silenzio, sollevò lentamente il suo cucchiaio di plastica. In breve, fece il primo assaggio, e il gelato rischiò di congelarle la lingua. Era buono, certo, una vera panacea per quel caldo quasi estivo.
"Buono, Mac?" azzardò la mamma, notando che non scriveva più.
Sì, mamma, è buonissimo commentò semplicemente, la sua calligrafia imbruttita dalla noia.
"Sono contenta che ti piaccia. Vengo qui ogni volta che riesco, sai?" fece notare Victoria, tentando di farla ridere.
L'indifferenza di Mackenzie le fece mangiare la foglia, e sperando di non esagerare, le tese una mano. Sospirando cupamente, la bambina quasi non se ne accorse, poi qualcosa, o meglio, qualcuno, la distrasse. Era Jasmine, probabilmente attratta da quelle che ai suoi occhi apparivano come piccole ciotole. Che stava succedendo? Ce n'era anche per lei? Curiosa, si avvicinò per indagare.
"Jasmine, no, ferma!" si affrettò a dirle Victoria, facendo un gesto con la mano per scacciarla.
"Ma ha fame!" protestò Mackenzie, intenerita da quella scena.
"Lo so, ma se mendica ora lo farà per sempre" spiegò la donna, seria.
Ed era vero. L'aveva visto fin troppe volte nella sua carriera, il fatto che alcuni padroni negassero l'esistenza del problema la rendeva nervosa, tanto che ancora ricordava Jess, Hattie e Gizmo, rispettivamente un bassotto, un beagle e un chihuahua, tutti incredibilmente obesi, solo perché in un modo o nell'altro avevano sempre accesso al cibo dei padroni, che loro lo volessero o meno.
"Poco?" fece Hope, a poca distanza dalla sorella.
"Meglio di no, piccola. Il gelato non è fatto per i cagnolini" riprovò, ponendo stavolta la questione in termini più semplici e adatti alla sua età.
"Va bene" fece capire la bimba, sorridendo e facendo cenno di sì con la testa.
A quella vista, Victoria sorrise, poi tornò a guardare Jasmine e Mackenzie.
"Avete mai sentito parlare della teobromina?" chiese, scivolando nel silenzio in attesa di una risposta. Ognuno dei presenti a tavola negò, e schiarendosi brevemente, si preparò a parlare.  "La teobromina è una componente del cioccolato. Noi umani riusciamo a digerirla, ma i cani no, ed è per questo che non dovrebbero mai mangiarla."
Un discorso che aveva pronunciato poche volte, per fortuna, ma che, o almeno così sperava, tutti sembravano aver capito.
"Strano!" non mancò di commentare Hope, che aveva capito a sua volta, anche se a suo modo. Divertita, Demi si fece scappare una piccola risata, e rimasta sola, Jasmine ripartì all'attacco. Per sua sfortuna, Victoria aveva occhi ovunque, e fu più veloce di lei.
"Nuh uh!" quasi urlò, alzando la voce per farsi sentire. "Jazz, indietro. Indietro" aggiunse poco dopo, con il tono che chiudeva all'istante qualunque discussione. Avrebbe preferito restare seduta, ma quella volta dovette alzarsi, e colti di sorpresa, altri ospiti rimasero a guardare lei e la cagnetta, che quasi annuendo, arretrò senza protestare, sedendosi a qualche metro di distanza. Colpita, Demi per poco non restò a bocca aperta, e con lei Andrew, stupito.
"Scusate, stavo dicendo?" riprese, ricomponendosi come se nulla fosse successo.
La cioccolata fa male ai cani? azzardò Mackenzie, ancora meravigliata da quella sorta di dimostrazione.
"Esatto, ma non a te, signorina. Certo, a meno che tu preferisca indossarla e non mangiarla, chiaro" scherzò Victoria in risposta, provando un misto di divertimento e orgoglio.
Non sapendo cosa pensare, la bambina si guardò intorno, poi arrossì. Veloce, Demi fu lì per aiutarla, porgendole un fazzoletto perché si ripulisse. Nulla di grave, solo una macchia sul naso e sulle labbra.
Grazie scrisse, non appena ebbe finito.
"Di niente, amore. Ora, c'è qualcosa che vorresti chiedere a Victoria? Sai, prima che se ne vada...? le rispose la mamma, per poi avanzare quella proposta.
Sapeva bene che la donna era diventata una specie di idolo per la figlia, ma non aveva intenzione di rivelarle nulla, così aspettò che fosse lei a farlo. Confusa, anche Victoria non seppe cosa pensare, proprio come lei pochi istanti prima, e armandosi di matita e coraggio, la bambina si decise a scrivere ancora.
Facciamo una foto? provò a chiederle, sperando che accettasse.
"Come? Certo! Vieni qui! Andrew, ti dispiace?" fu svelta a replicare Victoria, felicissima alla sola idea.
Nel tempo le era capitato di posare per delle foto, a volte anche per degli interi servizi fotografici, quindi che male poteva fare uno scatto in più?
"Per niente, ma mettetevi vicine. Mac, prendi in braccio Batman" rispose Andrew, alzandosi e allontanandosi dal tavolo di qualche passo.
Una volta fatto, prese in mano il cellulare, ma prima che potesse aprirne la fotocamera, Hope si intromise ancora una volta.
"Jazz! Jazz!" esclamò indicando con il dito.
"Ovvio, ha ragione! Jasmine, vieni!" concesse Victoria, abbassandosi e battendosi una gamba per richiamarla.
Felice, la cagnolina non se lo fece ripetere, tanto che subito corse da lei, la coda alta e veloce. Fu quindi questione di attimi, e giunta a destinazione, Jasmine saltò fra le braccia della padrona.
"Ora siamo pronti. Scatta pure, Andrew!"
Annuendo, lui non perse altro tempo, e sorridendo a sua volta, premette il pulsante.
"Fatta!" esclamò, sollevando il cellulare per mostrarla.
Curiosa, Mackenzie fu la prima ad avvicinarsi, e con lei Victoria e la mamma, che aveva tenuto in braccio Hope per tutto quel tempo. La foto era venuta benissimo, tanto che Mac rischiò di arrossire nel rivedersi tanto vicina a Victoria.
"Però, è venuta bene!" commentò quest'ultima, felice.
Al contrario di lei, però, Mackenzie aveva già smesso di sorridere, e non era più tanto contenta. Sì, aveva la sua foto ricordo, ma significava anche che Victoria se ne sarebbe andata, e forse non l'avrebbe più rivista se non in TV, cosa che, doveva ammetterlo, non le piaceva affatto, non certo dopo averla conosciuta di persona. Così, triste e frustrata, fece la prima cosa che le venne in mente, e senza una parola, l'abbracciò.
"Mac?" la chiamò la mamma, confusa.
Voltandosi, la bambina quasi pianse, e sforzandosi, riprese in mano la sua matita. Ancora una volta, la calligrafia fu rovinata, anche se stavolta la colpa era della tristezza.
Non può andarsene, è troppo presto!
Forse dirlo era un'esagerazione, ma Mackenzie era devastata. A scuola i suoi bulli le dicevano sempre di non dire, anzi, scrivere, dato che come dicevano loro era muta, parole così lunghe, strane e ricercate, altrimenti non era una di loro, ma a lei importava. I sentimenti erano i suoi, ed era lei a scegliere come descrivere e affrontarli.
"Con me puoi parlare di tutto, Mac. Non pensare che una cosa sia troppo stupida per raccontarmela, d'accordo?" le aveva detto una volta Catherine, la psicologa amica della mamma, seria e sincera. Amava il suo lavoro, Mackenzie stessa l'aveva capito subito, e quella convinzione si era lentamente radicata in lei, specie quando un giorno, troppo frustrata per disegnare, aveva rifiutato perfino di prendere in mano la matita. Capendola, Catherine non aveva avuto nulla da obiettare, e anzi, l'aveva anche abbracciata. Felice e grata di quel gesto, la bambina l'aveva lasciata fare, e poi, finalmente, aveva smesso di piangere in silenzio.
"Tutto bene, Mac?" le chiese la mamma, riportandola alla realtà.
No. No che non va tutto bene.
Una frase semplice, vero, ma anche forte, e stando alle parole della cara Taylor Swift, in qualche modo simili a proiettili, tanto potenti da far male, specie quando si era arrabbiati. E lei lo era. Si sentiva sola, triste e arrabbiata. Perché le cose belle dovevano sempre essere le prime a finire?
Abituata al modo di fare della figlia, Demi le tolse di mano quel foglietto per un po’, poi lesse.
"Mac..." la chiamò, a voce bassa per non essere udita che da lei.
"Qualcosa non va, cara?" azzardò Victoria, confusa.
Ecco, se n'era accorta anche lei. Sempre in silenzio, si abbandonò a un sospiro, e trovata una nuova pagina libera, scrisse ancora.
Devi proprio andare?
In tre parole, l'unica domanda che al momento covava nel cuore. Quanto sperava che dicesse di no!
"Oh, Mackenzie... mi dispiace, ma è il mio lavoro. Ho avuto tempo di restare qui solo per due giorni, ho dei clienti che mi aspettano, ad Atlanta."
Victoria non avrebbe voluto dirlo, proteggere la sua innocenza ancora per qualche tempo, ma mentirle sarebbe stato perfino peggio, così aveva deciso di parlare e basta, occupandosi subito della questione sperando di non ferirla.
Ma noi siamo, tuoi clienti! Anzi, siamo anche amici! protestò la bambina, indignata.
Sapeva che la donna aveva un lavoro, e sapeva anche che non sarebbe potuta restare con lei per sempre, ma perché doveva vivere proprio ad Atlanta, così lontano? Era del tutto normale, eppure non le sembrava giusto. Preoccupati, i suoi genitori si avvicinarono.
"Mac, avanti. Ha ragione, ma vedrai, la rivedremo, un giorno" le disse Andrew, prendendo la parola dopo essere rimasto in silenzio per tutto quel tempo.
Ovvio era che non potesse esserne sicuro, ma non sapeva davvero più cosa dirle per farla sorridere.
"Quando? Quando?" s'intromise la piccola Hope, saltellando verso di loro.
"Un altro giorno, piccolina. Chissà, forse quando deciderete di insegnare qualcosa a Batman e Angel, che ne dici?"
Quella volta fu di nuovo Victoria a parlare, e come prima, sorrideva.
"Sì! Bello, bello!" esclamò Hope, improvvisamente eccitata.
Non capiva se era qualcosa di vero o solo un gioco, ma era felice.
"Dici sul serio? Sarebbe perfetto, e a Mackenzie piacerebbe moltissimo" commentò allora Demi, del tutto d'accordo con lei.
E così, ripresi in mano i cellulari, le due donne si scambiarono i numeri di cellulare. Ancora una volta, Taylor Swift aveva avuto ragione, e con lei la sua canzone, Dorothea. A quanto sembrava, il piccolo schermo dell'apparecchio sarebbe stato l'unico posto in cui avrebbero potuto vederla, scambiandosi nel mentre foto, video e storie dei loro cani. Vedere Jasmine e Bella sarebbe stato bellissimo, quasi quanto lo era stato giocare con la piccola chihuahua, e quando il pomeriggio divenne tramonto, tingendo il cielo dei colori dell'imbrunire, i Lovato tornarono a casa, ma non prima di aver salutato a dovere Victoria e la piccola Jasmine, che leccando una mano a Mackenzie, si sporse verso di lei per sollevare una zampa e darle il cinque, promettendo a suo modo di restarle amica per sempre.
 
 
 
NOTE:
1. le canzoni citate di Taylor Swift sono Dorothea e, anche se indirettamente e in prosa, This Is Me Trying.
2. Sundaes scritto così significa proprio coppe di gelato.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Demi Lovato / Vai alla pagina dell'autore: crazy lion