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Autore: coopercroft    30/07/2021    0 recensioni
Laura Lorenzi è un giovane dottoressa italiana, arrivata a Londra per specializzarsi in patologa forense. Convive con un doloroso passato che l'ha chiusa in una solitudine forzata.
Quel lavoro, che tanto ha voluto, le fa conoscere un uomo complicato e singolare con cui inizia un rapporto altalenante pieno di luci e ombre: Mycroft Holmes, fratello maggiore del più noto Sherlock.
Quella frequentazione problematica trascina Laura in gioco di potere, di attentati, di omicidi che logorerà entrambi.
Tra discussioni e riavvicinamenti, si ritroverà a combattere con caparbietà per quel sentimento tormentato che li avvolge sempre più strettamente: una "solitudine elettiva" che li porterà ad aprirsi reciprocamente.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: John Watson, Mycroft Holmes, Nuovo personaggio, Sherlock Holmes
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Albert mi aspettava in auto. Mycroft mi accompagnò, ma prima di salire si fermò, mi guardò con attenzione. “Stai lontana dai guai, esci sempre con qualcuno almeno per i primi giorni. E riposa, guarirai più in fretta.” Mi sfiorò con le dita il cerotto sul collo. Gli occhi tradirono un sottile tremore. “Perdonami per la situazione assurda in cui ti ho portato.” 

Presi la sua mano, era fredda.  “Ora basta, se devi partire voglio che tu sia sereno. Starò bene. Promesso”

Eravamo vicini, troppo. Lo baciai, fu io a reclamarlo, ma sentivo che anche lui lo voleva senza avere avuto il coraggio di chiedermelo.

Fu un bacio, dolce e amaro, di abbandono, ma di speranza. Imparavamo uno dall’altro. Il suo sapore lo avrei tenuto con me, e lui avrebbe portato il mio nel suo viaggio pericoloso, altro non potevamo donarci. Mi staccai turbata, tremavo di paura, ma lui non mi lasciò, abbassò la testa. Mormorò debolmente, la voce incrinata.

“Non posso prometterti nulla, sei una specializzanda e io un diplomatico già navigato.  Cerca di capire che mi sento combattuto. Devo partire e non so cosa potrà succedere. Non voglio che tu rimanga ad aspettarmi inutilmente.”

“Lascialo dire a me, se voglio farlo o no, non decidere per me!” Lo scossi con forza, le mani strette sulle sue spalle. Riuscii a fare in modo che mi guardasse. Sbottò di colpo, incupito.

“Laura, sei una incognita che ho incrociato nella mia vita già programmata! Lo capisci o no? Ho un lavoro difficile. E tu sei giovane, hai tutta la vita davanti.” Non lo lasciai, ora lo tenevo stretto per le braccia. Temevo di perderlo così senza una spiegazione.

“Una incognita Myc? No, non lo sono, perché so di volerti bene. Quando tornerai, sarò pronta per iniziare con te qualcosa di più solido, diverso dal tuo prendere e lasciarmi. Così mi fai solo del male.” Ero disperatamente attaccata alle sue risposte, volevo almeno una certezza.

Lui non si dava pace, pensava che lasciarmi fosse la soluzione giusta. “È per questo che non voglio illuderti, tu hai bisogno di stabilità. E io non posso garantirtela.” Fece per voltarsi, ma lo tenni stretto con tutte le forze che mi rimanevano.

“Sei sL empre stato presente, ti ho ritrovato al mio fianco ogni volta che sono stata in difficoltà. Come fai a dire una stupidaggine del genere.”  Gemette di dispiacere. Dovevo sapere, non avevo alternative.   “Guardami, dimmi la verità, dimmi che non provi nulla per me!”

 Lui si riscosse dal torpore, non voleva del tutto perdermi, la sua voce si fece decisa. “Non essere sciocca, lo sai cosa sento per te! Ma ti sto dicendo le difficoltà a cui andremo incontro continuando questo rapporto. In più ora io devo partire, e non sono sicuro di nulla.”

Gli presi il volto con entrambe le mani. “Ti sto facendo capire che non mi importa, perché voglio un futuro con te. Vuoi che te lo dica chiaro e ben scandito, razza di stupido?   Ti amo!  E niente può cambiare in me.” Glielo gridai con tutta la disperazione che avevo nel cuore.

“Dio, Laura. Mi rendi tutto così difficile! Mi stai sconvolgendo la vita.”  Un sospiro leggero lo tradì.  “Sei arrivata nel momento sbagliato.” Afferrò le mie mani strette sul suo volto e le tenne forte, ci accomunò un dolore irrazionale. Mi decisi, fui secca e determinata per un’ultima volta.

“Dillo, Myc, ora lo devi dire.  Guardami dritto negli occhi. Dimmi se provi quello che io provo per te. Ma dì la verità, non mentire a te stesso e a me.”

“Laura. Lo sai cosa sento, non obbligarmi a…” Balbettò, cercando aria.

“Dillo.” Ero decisa, lo incalzai di più, non me ne sarei andata senza una risposta.

“Ti amo Laura… E questo mi distrugge.”  Era solo un filo di voce, le sue mani bianche tormentate, presero ad accarezzare il mio volto.

“Va bene. Va bene così. Non ti assillerò più. Quando tornerai io ci sarò, mi basta sapere del tuo amore per avere la forza di aspettarti.  Si allontanò di pochi passi, scosse la testa vinto dalle mie affermazioni.

“Ti stai dannando, mia piccola selvaggia! Non sai quello che ti aspetta con me.”  Mi fissò quasi smarrito, ma rasserenato dalla mia perseveranza.

“La risposta la sai. Amo quello che sei, per come sei. Per quando litighiamo e ti trovo poco dopo vicino a me. Per tutte le volte che sei insolente e subito dopo dolce e protettivo. Ti amo, Mycroft Holmes e ti aspetterò.”

“Laura…. Non so se merito una simile fiducia. Non sai come tornerò. Potresti aspettarmi per niente.”

“Non mi importa, sarò paziente, lo decideremo insieme al tuo ritorno, ma dovevo sapere cosa provavi.”

Gli posai sulle labbra un ultimo bacio. Lo sentii tremare, lo accarezzai sulla nuca. “Ricordati di questo, quando ti sentirai solo. Io ci sarò.” Annuì, infilò le mani nelle tasche del suo vestito costoso. È così che lo volevo ricordare, elegante e fiero. Il mio perfetto gentleman.

Trattenni le lacrime per non adombrarlo, salii in auto, mentre Albert discreto non fece nemmeno un respiro. Non mi voltai, mentre l’auto scivolava via, eppure sentivo i suoi occhi seguirci.

Avevamo aspettato troppo, presi a studiarci, a provocarci, entrambi chiusi nelle nostre fortezze. La solitudine che ci aveva accompagnati per anni, era fiorita e ci aveva uniti. Mi ricordai del libro di Goethe che mi aveva così tanto colpito quando l’avevo letto e quella frase che mi aveva emozionato:In questo lasciare e prendere, fuggire e ricercarsi, sembra davvero di vedere una determinazione superiore: si dà atto a tali esseri di una sorta di volontà e capacità di scelta, e si trova del tutto legittimo un termine tecnico come affinità elettive.”  

La nostra era stata una sorta di “solitudine” elettiva. Appoggiai la fronte al vetro, consapevole che non avevo avuto molto e non avevo dato altrettanto. L’orgoglio si era portato via tutto. Se qualcosa era stato seminato ora era congelato. Freddo, sospeso alla mercé del caso.

Una lacrima salata solcò la mia guancia: ero consapevole che lo amavo. Il freddo British Government aveva intaccato il mio cuore, con un tatuaggio indelebile. Strinsi forte il suo libro prezioso, la cosa più cara che avevo.

Albert mi avvisò che eravamo arrivati. Lo salutai mestamente.

“Dottoressa, conti su di me. Sono al suo servizio.”

“Oh, Albert hai altro da fare, che stare dietro a me.”

 “Laura, è un ordine di Mycroft.”  Fu lento e confidenziale nel dirlo. E sinceramente me lo aspettavo.

“Albert, se ho bisogno so che ci sarai, e comunque grazie!”

 Si girò sorridente, quasi rassicurante.  “Tornerà, dottoressa, perché ora ne ha il motivo.”

Fece salire il finestrino prima che potessi replicare. Così lo salutai con la mano mentre metteva in moto   l’auto e andava via.

Baker Street era già sonnolenta, poche luci accese, salii i 17 gradini e aprii la porta.

“Ciao Laura, ti aspettavo.”  Lo vidi sprofondato sulla poltrona il fratello “sulle gambe” di Mycroft, quello che si annoiava continuamente.

“Ciao, Sherlock. Penso che tu sappia già cosa è successo oggi, quindi sorvola.”  Mi toccai il cerotto sul collo, lui aggrottò la fronte.  Mi invitò a sedermi. “Che vuoi?” Lo apostrofai risentita. Suo fratello si sacrificava costantemente per lui. E lui lo avrebbe fatto?

“So quello che pensi, ma lo abbiamo deciso insieme. Non mando mio fratello a farsi ammazzare. Nemmeno per l’English Establishment intero.”

Lo fissai seccata. “E quindi?”  Gli buttai addosso senza pensare.

“Non sarà solo, te lo garantisco. Lo riporterò a casa.”  Congiunse le mani sotto al mento come faceva spesso quando elaborava. “Ma tu non chiedermi nulla. Né cosa succede, né tanto meno notizie su di lui.” Scossi la testa avvilita, era così che agivano gli Holmes, dovevi accettare e basta.

“Sta bene.” Mi alzai.  Lo fissai stizzita.

“Fallo tornare, possibilmente vivo, se questo è il tuo compito.” La voce tradì la mia inquietudine.  Me ne andai di sopra e lo lasciai lì, solo e turbato.  Ero frustrata da questo loro atteggiamento, dove i sentimenti non esistevano. Io avevo un cuore ed era rosso e speranzoso, come quello della maggioranza della gente.

Uniche eccezioni loro tre: Mycroft, Sherlock e la loro congelata sorella Eurus. 

 

   
 
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