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Autore: selenvphilia    01/08/2021    0 recensioni
Oikawa era sempre stato un tipo allegro ed espansivo, uno di quei ragazzi realisti ma allo stesso tempo tanto positivi da non riuscire ad immagine di veder la propria felicità cadere in pezzi da un momento all'altro - eppure era appena accaduto. Non che faticasse a crederci, in quel momento, ma non riusciva in alcun modo a comprendere come accettare che adesso il suo fianco non fosse più accompagnato da Iwaizumi.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hajime Iwaizumi, Tooru Oikawa
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Caro diario,
oggi non sono in vena di confessioni quindi dovrai rassegnarti. La verità è che non trovo le parole giuste, ma so che a te non posso mentire purtroppo…infondo non puoi mica vederlo il mio sorriso tu. Ad essere onesti non ho bisogno di mentirti, non c’è nulla che tu possa fare dato che sei solo un ammasso di carta, quindi devo proprio essere sincero senza scusanti: sai oggi, sotto al caldo e rassicurante sole primaverile, il mio primo ed unico amore è appassito senza che io potessi far nulla per evitarlo. Magari se l’avessi saputo prima…l’avrei protetto senza dare per scontato che sarebbe rimasto tanto bello in eterno.
 
«Abbiamo bisogno di una pausa, è evidente che in questo periodo proprio non riusciamo ad andare d’accordo dato che anche il solo parlarci ci porta a litigare ogni volta» le labbra di Oikawa si piegarono in un tacito ed amaro sorriso, assaggiando l’amarezza di tutte quelle parole che avrebbe voluto dirgli ma che improvvisamente erano divenute così sfocate da non riuscire nemmeno a ricordarle davvero. Infondo una parte di se sapeva che quel momento sarebbe arrivato; solo che viverlo davvero era tutta un’altra cosa, era decisamente diverso da ogni più piccola previsione fatta. Era straziante, ma non quanto quell’orgoglio che stava disperatamente cercando di salvarlo da ulteriore sofferenza.
«Penso anch’io sia la soluzione migliore al momento, Iwa-chan! Infondo questo nostro litigare non ci sta portando davvero a niente, quindi la cosa migliore è allontanarsi per rifletterci su adeguatamente e capire dove stiamo sbagliando entrambi» il suo sorriso, alla fin fine, non lo avrebbe mai tradito. Così allegro e spensierato, un “va tutto bene” da asporto e sempre pronto per essere usato, perfetto ed imperturbabile – insomma una barriera decisamente perfetta ed a prova di colpi. Anche se era una lama a doppio taglio, ad essere onesti, perché più egli mentiva a chi voleva bene e più si accorgeva di quanto quelle persone non fossero in grado di vedere oltre quel semplice sorriso.
«Vedi comunque di non far interferire tutto questo con l’allenamento di questi giorni, ricordati che presto avremo la partita con la Karasuno e se tu sei giù automaticamente tutta la squadra lo sarà con te e ci precluderemo la possibilità di vincere» infondo, Iwaizumi, era sempre stato così duro e freddo e di per se Oikawa non si stupiva nemmeno tanto di quel modo di reagire. Sorrise. Solo sorrise. La verità era che stava affogando proprio in quel sorriso tutte le sue lacrime e le sue urla, che stava disperatamente aspettando che l’altro comprendesse quanto quella situazione lo spaventasse, quanto l’idea di perderlo lo spaventasse, quanto la possibilità di star per chiudere tutto definitivamente lo spaventasse – ma dietro a quel sorriso Iwaizumi non era più in grado di vedere come una volta.

«Ti sembro forse il tipo da distrarsi nel mezzo di un allenamento?» chiese dunque, ridacchiando subito dopo per l’occhiataccia che gli tornò indietro «l’altro giorno non è stata certamente colpa mia! Concentrarsi con il sedere dolorante non è così facile! Tu che non lo hai mai provato non puoi certamente saperlo!» si giustificò quindi, tirandogli una gomitata mentre lo superava di poco per avviarsi verso casa. Il sole primaverile, in momenti come quelli, sembrava quasi una benedizione o forse un ridente spettatore di tutti quegli amori che sfiorivano per lasciar spazio alla bellezza dei fiori che stavano per sbocciare.
Iwaizumi alzò semplicemente una mano per salutarlo, senza aggiungere altro, mentre imboccava la strada opposta per andare a ritirare alcuni vestiti lasciati qualche giorno prima in lavanderia. Non sembrava turbato, neanche di poco, forse perché alla fine si era rassegnato all’idea che si era fatto già di quella situazione. Non aveva neanche davvero voglia di riflettere su qualcosa che riteneva frantumato a prescindere, si sarebbe limitato ad ignorare l’argomento aspettando fin quando l’altro non si sarebbe arreso dopo aver perso le speranze. Magari guardandosi allo specchio si sarebbe accorto di essere proprio meschino, ma a lungo andare sapeva bene che quella storia sarebbe terminata proprio in quel modo.
«Iwa-chan…» la strada verso casa non gli era mai sembrata tanto lunga, tanto silenziosa, tanto orrenda. Gli sembrava di star camminando da ore, nonostante fossero passati solo pochi minuti, e che quell’asfalto caldo proprio non volesse saperne di condurlo alla sua effettiva casa. Probabilmente succedeva questo a sforzarsi tanto per fingere, a lungo andare si perdeva l’effettiva cognizione della realtà stessa. «Iwa-chan...» ma tanto che senso aveva chiamarlo ancora, se n’era andato. Macchiandosi le labbra con una menzogna, con una silenziosa promessa stemperata già prima d’esser pronunciata – perché alla fine anche Oikawa l’aveva capito, aveva capito che Iwaizumi aveva smesso di immaginare il loro futuro.

Quando toccò il legno della porta, pochi minuti dopo, finalmente gli sembrò di sentirsi al sicuro. Fra le mura di quel piccolo e solitario appartamento in cui abitava si sentiva davvero al sicuro. Era come se, qualsiasi cosa fosse accaduta, non sarebbe mai uscita da quel luogo; magari era proprio per questo che appena iniziato il liceo aveva chiesto ai suoi genitori di lasciarlo vivere da solo seppur non troppo lontano da casa. Fu dentro in un lampo, neanche il tempo di chiudere bene a chiave che già le spalle erano scivolate lungo l’anta lignea fino al suolo. Fu allora che il suo infallibile sorriso si sgretolò, frantumandosi in una miriade di salatissime lacrime che gli ricordavano quanto facile fosse soffrire e quanto difficile, invece, fosse scordare quel sapore.
«Iwa-chan…Iwa-chan…Iwa-chan» la sua bocca sembrava non riuscire a formulare null’altro se non quel nome intrinseco d’odio e d’amarezza. Oikawa l’aveva capito che era finita, e a fargli più male probabilmente era proprio il fatto che l’altro non fosse stato capace di dirglielo apertamente limitandosi a credere che ingannarlo fosse decisamente la soluzione migliore nonché il male minore. Forse alla fine odiava anche se stesso, in quel momento. Odiava il se stesso che aveva accettato quella menzogna, che si era piegato alle circostanze senza opporre resistenza, che ancora una volta aveva nascosto la propria fragilità dietro ad un sorriso. Forse odiava il se stesso che non era stato capace di lottare per la persona che giurava d’amare.
***


«Ti è piaciuta l’Australia?» l’odore marcato di caffè che vagheggiava nell’aria lo riportava costantemente alla realtà, in un modo quasi crudele, così che potesse ascoltare la risposta a quella domanda che aveva posto. «Quando stavamo assieme dicevi sempre di volerci andare. Effettivamente, Iwa-chan mi hai sempre parlato di tantissimi viaggi ma mai in nessuno di questi…la persona che volevi al tuo fianco ero io» col tempo aveva imparato, incrostando il proprio animo di lacrime e dolore, che l’unico modo per non guadagnarsi la pietà altrui era sorridere. Sorridere come se davvero andasse tutto bene, sorridere come se nulla potesse scalfirlo, sorridere come se alla fin fine non potesse importargli di meno degli altri.
«Si, era bella effettivamente» rispose il ragazzo, gli occhi disinteressati che giravano il caffè nel quale aveva appena messo dello zucchero. Non era poi cambiato molto fra loro, Oikawa continuava ad essere un ragazzo infantile e viziato mentre Iwaizumi continuava ad assecondarlo ed accudirlo come un fratello maggiore. Non aveva effettivamente di cosa lamentarsi, di lui gli era letteralmente stato dato tutto tranne quello che effettivamente desiderava davvero: il suo cuore. «Oikawa non riapriamo l’argomento, sto tenendo fede alla promessa che ti ho fatto quando ci siamo diplomati…quindi ritornare su un argomento sepolto mi sembra inutile.»
«Iwa-chan! Sei così serio ultimamente! Stavo solamente scherzando!» piagnucolò l’alzatore, le labbra sporche di cioccolata calda esattamente come quando era ancora un bambino. Forse, in un qualche strano modo, quel suo modo di comportarsi altro non era che un’istintiva ancora per rimanere legato ad Iwaizumi: dimostrarsi sempre in difficoltà, infantile, incapace di affrontare il mondo e sperare dunque che quella mano rassicurante avrebbe continuato a stringerlo per sempre. Ma quelle, alla fine, erano solo fantasie di un adulto che stava cercando di scappare ad una realtà troppo dolorosa per poter essere accettata davvero.

«Un giorno riuscirai almeno a bere una cioccolata senza sporcarti, Oikawa?» chiese, con un tono rassegnato, Iwaizumi. Forse neanche lui stava ammettendo a se stesso la verità. Si era convinto che fra loro proprio non potesse funzionare, che non avessero futuro, che la sua felicità non includesse in alcun modo il ragazzo che aveva dinnanzi a se in quel momento – ma la verità era che anche lui sperava che quello potesse rimanere in eterno così com’era per poter restare al suo fianco senza nessuna scusa o etichetta. Tutto ciò che voleva, al di là dell’amore, dello stare assieme, dell’essere una coppia, era restare al suo fianco per potersene prendere cura così come aveva sempre fatto fin da bambino.
«Forse, chissà. Ma quel giorno tu lo saprai sicuramente no? Infondo…» sorrise, un miscuglio di furbizia e silente desiderio racchiusi in così poche parole. Aspettò pazientemente che prendesse un tovagliolino per pulirgli gli angoli delle labbra, e quando quello allungò la mano lo lasciò fare senza problemi. Si sentiva proprio il bambino viziato che amava essere, ma probabilmente a renderlo felice era semplicemente chi si prendeva cura di lui. Distolse per qualche istante lo sguardo. Oikawa, il cuore che traditore aveva iniziato a battere all’impazzata nell’istante stesso in cui la pelle dell’altro aveva sfiorato la sua seppur minimamente.
«Infondo ho promesso che mi sarei preso cura di te fin quando non saresti diventato un adulto, lo so benissimo» aveva un tono, uno sguardo, delle movenze che per la prima volta agli occhi dell’alzatore prodigio risultarono impossibili da decifrare. A cosa stava pensando, in quel momento, quando per caso si erano sfiorati? Cosa aveva provato? Quali ricordi, quali sensazioni, quali emozioni quel misero contatto aveva rievocato nella sua mente? Avrebbe voluto saperlo davvero più di ogni altra cosa, ma era evidente che l’altro volesse negargli quella conoscenza.

«E se non diventassi mai un adulto, Iwa-chan? Fin quando sei davvero disposto a prenderti cura di me?» aveva un modo così contorto di torturarsi, Oikawa, che probabilmente a lungo andare lo avrebbe distrutto senza vie di mezzi. Sapeva esattamente cosa poteva fargli male e, nonostante ciò insisteva proprio in quel punto come se stesse da solo spingendo a fondo un ago in uno dei punti più dolorosi del suo corpo. Se doveva essere onesto, però, alla fin fine magari era solo l’ennesimo modo per salvaguardarsi da cadute nettamente peggiori in un futuro che non si prospettava poi così lontano.
Iwaizumi non rispose. Magari perché non aveva neanche per se stesso una risposta precisa a quella domanda. Sapeva semplicemente che sarebbe voluto restare al fianco del suo amico d'infanzia fin tanto questo ne avrebbe avuto bisogno – ma sapeva anche che lasciarlo andare gli sarebbe stato impossibile. Infondo erano legati sin dall’infanzia in un modo così sublime ed inspiegabile che nemmeno lui sapeva bene che aspetto avesse una vita in cui non vedeva ogni giorno quel bambino di cui si prendeva cura.
Su quei presupposti, alla fine, poteva dirsi che non sapevano neanche loro bene cos’erano l’uno per l’altro ma sapevano che si necessitavano a vicenda tanto da desiderare la loro presenza reciproca come radici bisognose di acqua per vivere. E anche se Oikawa desiderava più di ogni altra cosa essere per Iwaizumi quell’unica persona speciale nel suo cuore, si era alla fine rassegnato a non poter essere di più del compagno di vita di cui si sarebbe preso cura probabilmente fino alla morte. Poteva davvero avere tutto di lui, ogni sua attimo, ogni suo respiro, ma non quell’amore che tanto desiderava. Eppure, Oikawa, sperava solamente che un giorno prima o poi si sarebbe svegliato rendendosi conto che tutta quell’amarezza era effettivamente svanita.
Caro diario,
sono passati già tre anni da quel giorno e ad essere onesti alla fine non mi sarei immaginato un epilogo del genere. Guardando Iwa-chan quel lontano pomeriggio di primavera, mentre nell’aria svolazzavano i primi timidi petali di ciliegio, realizzai qualcosa che mi spezzò il cuore: non era mai esistito un “noi” che avesse un futuro, perché nel futuro di Iwaizumi non c’era mai stato posto per me nel modo in cui io desideravo ci fosse. Sapendo questo, continuo ancora a rivivere quel giorno chiedendomi cosa sarebbe cambiato se anziché rassegnarmi avessi lottato per costruire anche nel suo cuore quel futuro in cui credevo.
   
 
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