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Autore: crazy lion    01/08/2021    1 recensioni
Come sappiamo i genitori di Elena, Miranda e Grayson, avevano dato a Isobel un posto dove star e Jenna aveva detto a Elena, quando ha scoperto di essere adottata, che suo padre si era occupato dell'adozione. Ma com'era possibile? Me lo sono chiesto e questa è la mia personale versione di come sono andate le cose.
Disclaimer: i personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà degli autori che li hanno ideati.
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Elena Gilbert, Grayson Gilbert, Isobel Flemming, Miranda Gilbert
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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UN DONO DEL CIELO

 
Era una notte tempestosa. Gli alberi venivano sferzati dal vento come schiavi dal proprio padrone e la pioggia battente scrosciava. Era giugno, i temporali estivi erano all'ordine del giorno e, nella loro casa, Grayson e sua moglie Miranda stavano cenando.
"Che bella questa pioggia, mi è sempre piaciuta!" esclamò Miranda, prendendo poi un cucchiaio di minestra.
"Sì, anche a me, finché non fa danni" le rispose Grayson sorridendo.
A un certo punto, mentre la donna stava lavando i piatti, qualcuno bussò alla porta. Erano colpi frenetici.
"Per favore, aiutatemi!" urlò una voce.
Era di una donna, o meglio, di una ragazzina. Che cosa poteva esserle successo? Dov'erano i suoi genitori?
Grayson andò ad aprire seguito dalla moglie. Si ritrovarono davanti una ragazzina con due grandi occhi verdi. Era incinta e sembrava che dovesse partorire da un momento all'altro.
"Vi prego, fatemi entrare."
La lasciarono venire dentro. Miranda le fece fare un bagno e le diede vestiti puliti, abbastnza larghi da starci dentro. Ne aveva, anche se non aveva ancora avuto figli. Lei e Grayson ci stavano provando, ma per il momento non arrivavano e la cosa li rattristava.
Mentre era in bagno, la ragazza iniziò ad avere le contrazioni. Miranda lo sentì perché urlò.
"Tesoro, come ti senti?"
"Sono entrata in travaglio, signora. Per favore, mi aiuti."
"Tranquilla, ci sono io. Alzati piano" le disse, mentre la aiutava e poi svuotava la vasca.
Le asciugò in fretta il corpo e i capelli.
"Come ti chiami?"
"Isobel Flemming, signora" disse la ragazzina fra i respiri ansanti.
"Dove sono i tuoi genitori? Ti portiamo da loro."
"No, no la prego, mi faccia restare qui. Non vado d'accordo con i miei genitori. Quando hanno scoperto che ero incinta mi hanno cacciata di casa e ho vissuto per strada fino a oggi."
"Per strada?" chiese Grayson, che le aveva raggiunte, mentre Isobel si vestiva.
"Sì, non avevo altro posto dove andare. I miei volevano che abortissi, ma io mi sono opposta e mi hanno detto di andarmene."
"Che stronzi!" esclamò Miranda, non riuscendo a trattenersi.
"E il padre del bambino?"
"John è scappato come una furia quando gli ho detto di essere incinta."
La ragazza fu bloccata da una forte contrazione.
"Dobbiamo portarla in ospedale" disse Miranda.
"Con questo diluvio non vedrei niente e l’ambulanza arriverebbe tardi, dobbiamo farla partorire qui."
"Noi? E se succedesse qualcosa?"
"Io sono un medico, so come fare. Non ho mai fatto partorire in casa qualcuno, ma non è un problema. Portiamola nella camera degli ospiti."
La fecero distendere e la assistettero per le ore a venire, nelle quali le contrazioni diventavano sempre più ravvicinate e le sue urla più forti.
"Ora devi cominciare a spingere" disse Grayson a Isobel.
Lei lo fece, spinse e spinse, mentre fuori diluviava e i tuoni squarciavano il cielo. Dopo l'ultima, generosa spinta si udì un vagito.
"È una bambina" disse Miranda, dandola subito a Isobel.
Il latte si sarebbe formato poche ore dopo, ma Grayson le consigliò di darle comunque il suo seno.
"Come vuoi chiamarla?" le chiese lui.
"Non lo so, devo pensarci."
Poco dopo, con la  bambina distesa in una cesta lì vicino e ben coperta, Isobel si addormentò.
"È ora di dormire anche per noi" disse Grayson alla moglie prendendola per mano.
"Già, è stata una lunga notte."
Ma quando si svegliarono, il giorno seguente, trovarono solo la bambina.
"Dov'è andata Isobel?" chiese Miranda.
"In casa non c'è e nemmeno fuori. Deve aver abbandonato sua figlia."
"E adesso che facciamo?"
"La portiamo in ospedale."
Una volta lì la bambina venne visitata dai medici che dissero che godeva di ottima salute.
"Non preoccupatevi, presto le troveremo una famiglia che la adotti. I neonati vengono adottati subito. Prima, però, proveremo a rintracciare il padre e la madre."
"Vorremmo tenerla noi, se possibile" disse Miranda.
"Potete fare richiesta di affidamento, ma non è detto che vi sarà affidata proprio lei."
Non c'era modo di averla con loro, pensò Miranda sconsolata e le si straziò il cuore allontanarsi da lei quando il marito la portò via.
"Facciamo richiesta di affido" disse Miranda. "Chissà, magari saremo fortunati."
I due mesi seguenti furono difficili. I Gilbert contattarono un'agenzia per essere qualificati come genitori affidatari e, dopo aver parlato con un'assistente sociale e degli psicologi, riuscirono a ottenere l'idoneità. Dopo pochi giorni ricevettero una telefonata. C'era una bambina per loro, che ora si trovava in una casa-famiglia.
"Hai sentito? Una bambina!" esclamò Miranda, emozionatissima e con le lacrime agli occhi.
"Non è detto che sia lei, tesoro" le fece notare Grayson.
Ma lei non riuscì a contenere l'entusiasmo e fece un giro su se stessa. Poi i due partirono in auto. Ci misero un'ora per arrivare all'indirizzo che era stato dato loro. Suonarono il campanello e attesero.
"Chi è?" chiese una voce al citofono.
"Siamo Sandra e Grayson Gilbert, siamo venuti a vedere una bambina, ci hanno detto che è qui."
"Certo, vi apro."
La donna che li accolse era sulla quarantina e li guidò in una stanza vuota, spiegando loro che non potevano vedere altri bambini oltre lei. Poco dopo arrivò con un fagottino fra le braccia.
"È lei!" Miranda l'aveva già presa in braccio, continuando a coccolarla e a cullarla. "È lei, Grayson."
"In ospedale l'hanno chiamata Elena. Non hanno trovato i genitori e così la bambina era adottabile. Penso che riuscirete ad adottarla voi, di solito con i neonati succede così."
Elena sfiorò con la manina la guancia di Miranda e una singola lacrima scese dagli occhi della donna.
"Grayson, vuoi tenerla?"
L'uomo non se lo fece ripetere due volte.
"Vieni qui, piccolina."
La bambina gli strinse un dito con la manina, facendolo sorridere.
"Sei forte, eh, pur essendo così piccola."
La portarono via e, per prima cosa, andarono a comprare tutto il necessario per lei: vestitini, pannolini, un seggiolino per l’auto, giocattoli, una carrozzina, un passeggino e molto altro. Una volta a casa sistemarono tutto.
"Credo che debba essere cambiata" disse Miranda.
Non aveva mai cambiato un pannolino, ma ci provò e fu più difficile di quello che credeva, visto che la bambina non stava ferma, ma dopo alcuni minuti fu tutto a posto.
I tre passarono tanti bei momenti insieme, e più Elena cresceva, più loro erano felici di vedere i progressi che faceva, prima gattonando, poi camminando, poi chiamando Miranda "Mamma" per la prima volta.
Quell'anno riuscirono ad adottarla andando da un giudice che, alla fine del procedimento, si congratulò con loro. Ora erano una vera famiglia ed Elena era stata, per i suoi genitori adottivi, un vero e proprio dono del cielo.
   
 
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