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Autore: musa07    04/08/2021    3 recensioni
"- Ma tu non avevi smesso di fumare? - nota Osamu, arricciando il naso come fa sempre quando qualcosa negli atteggiamenti dell’altro lo lascia più che perplesso. Gli si siede a fianco. Nella stessa identica posizione, con le gambe a penzoloni, con il mare – che è una tavola piatta ed iridescente - sotto di loro.
- Avevo… - risponde Atsumu ghignando, calcando su quel tempo passato, mentre una dolce brezza marina ha iniziato a scompigliare loro i capelli[...]
Improvvisamente tutto si ferma. Il canto dei grilli tace. Il vento si placa.
Atsumu volge uno sguardo veloce intorno.
“No!” urla dentro di lui.
Ma non perché quel limbo perfetto si sta sgretolando. È un'altra la cosa che semplicemente lo terrorizza[...]"
Sì, so scrivere angst anch'io. Credo...
Genere: Angst, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Atsumu Miya, Osamu Miya
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Quando mi capita di non stramazzare
tramortita dal sonno alle nove di sera
e allora mi godo la Notte e il suo meraviglioso mondo ovattato
e, come anni fa, scrivo e produco “cose”. Strane.

Punto.

Ah! Cercate di non odiarmi. lol

 

 

Non esiste il tempo del non-ritorno

 

 

Eternità

- Ma tu non avevi smesso di fumare? - nota Osamu, arricciando il naso come fa sempre quando qualcosa negli atteggiamenti dell’altro lo lascia più che perplesso. Gli si siede a fianco su quel piccolo muretto che dà direttamente sul molo. Nella stessa identica posizione, con le gambe a penzoloni, con il mare – che è una tavola piatta ed iridescente - sotto di loro.
- Avevo… - risponde Atsumu ghignando, calcando su quel tempo passato, mentre una dolce brezza marina ha iniziato a scompigliare loro i capelli.
Indubbiamente il biondo preferisce il frinire più discreto dei grilli, non appena calano le ombre della sera, che il frinire assordante ed esasperante delle cicale durante il giorno.
Strano, visto quanto chiassoso e rumoroso è lui. Forse va per compensazione.
Questo momento non ha prezzo.mormora trasognato dopo aver inspirato l’ennesimo tiro e ora guarda il fumo innalzarsi verso il cielo stellato. E incredibilmente limpido. La luce delle stelle tremola, viva.
Osamu gli dà una leggera spallata e lui gli lancia un’occhiata divertita di sottecchi. Ha capito. Fa per appoggiarsi nuovamente la sigaretta alle labbra, in maniera delicata, quasi fosse un bacio da sfiorare e assaporare ma Osamu gli prende delicatamente il polso – nonostante tutto ha sempre usato modo delicati nei suoi confronti - attirandolo verso di sè fino ad appoggiare a sua volta la bocca sulla sigaretta, sfiorandogli anche i polpastrelli delle dita che stringono l'oggetto incriminato. Aspira lentamente, soffermando l'attenzione dei suoi occhi grigi sulle braci arroventate per poi, a sua volta, portare lo sguardo verso l’alto.
E per un attimo è solo silenzio.
E Osamu non vorrebbe spezzarlo. Ma deve…

- ‘Tsumu… - la voce è grave, ma dolce a suo modo, e lui si gira piano a voltarlo. Al rallentatore quasi. Dentro di sé una parte sa già, inconsciamente, ciò che gli sta per dire l’altro. E non vuole sentirlo. Vuole vagare e crogiolarsi in quel limbo ancora per un po’. Forse per l’eternità, se solo potesse.
- ‘Tsumu, tu stai morendo… lo sai, vero? - e il sorriso di Osamu è di una triste dolcezza straziante, mentre gli accarezza una guancia con il dorso della mano.

E improvvisamente tutto si ferma. Il canto dei grilli tace. Il vento si placa.
Atsumu volge uno sguardo veloce intorno, prima che l’immagine di fronte a sé svanisca, si sgretoli, come sta iniziando a fare.
“No!” urla dentro di lui.
Ma non perché quel limbo perfetto si sta sgretolando, come quando alla mattina, al momento del risveglio, si tenta di aggrapparsi ancora disperatamente a quel sogno che ci sta facendo stare bene e il momento del risveglio semplicemente ci terrorizza.
Certo che lo sa di star morendo, non gliene frega niente di quello – forse – in quel momento, non gli pare si stia poi così tanto male
dall’altra parte, da quello che ha potuto vedere. È un’altra la cosa che semplicemente lo terrorizza, fino a bloccargli il respiro in gola, a fargli male.
- ‘SAMU! - urla, prendendo la mano del fratello e stringendogliela, fino a fargli di sicuro male. Se solo fossero ancora due corpi in carne ed ossa.
Ecco ciò che lo terrorizza. Morirebbe una seconda volta. Cento. Mille altre volte ad affrontare l’eternità senza Osamu. Un dolore troppo sordo e cieco, che sarebbe in grado di dilaniargli l’anima, frantumarla, in mille pezzi.
La gola brucia mentre cerca di inghiottire aria che non arriva, il cuore che sembra volergli esplodere in petto, che galoppa furioso. Perché è tutto così maledettamente doloroso ora?
- OSAMU! - urla nuovamente.
- Sono qui, 'Tsumu! Non ti lascio. -

Poi, per un attimo, il buio più profondo. Ed è come venir risucchiati. E poi solo leggerezza. Senza più alcun peso o angoscia.

Può veramente sospirare di sollievo in una situazione del genere? Sì, lo fa. Perché ora, mentre intorno a lui è tutto evanescente, ma a suo modo vivo, è solo luce calda e avvolgente, la sua mano sta continuando a stringere ancora qualcosa.
Riapre gli occhi, riprende il controllo del respiro, che si calma a poco a poco.
Si volta. E Osamu è lì.
- Sei qui... - piange, ovviamente. Di sollievo. O almeno è quello che gli sembra di fare, che il suo corpo fisico avrebbe fatto.
- Sì, te l’ho detto idiota. - lo redarguisce Osamu, ma senza cattiveria alcuna. - Non ti lascio andare da nessuna parte senza di me. -
- Staremo insieme per sempre ‘Samu. - poggiandogli la testa sulla spalla, chiudendo gli occhi nuovamente, ma ora le sue labbra possono stirarsi in un sorriso sereno.
- Già, per sempre… - gli fa eco l’altro, imitandolo nello stesso identico gesto.

 

Attimo

L’impatto con l'auto - che aveva perso il controllo e aveva invaso la loro corsia - era stato inevitabile. Così come il volo dello scooter giù per la scarpata.
Inutili e vani tutti i tentativi di soccorso, seppur tempestivi.
Quando li avevano recuperati, l’unica cosa che i paramedici avevano potuto constatare – amara consolazione – era che i due pareva stessero dormendo beati.
Mano nella mano, con lo stesso identico sorriso sereno sulle labbra.

 

FINE

 

 

Sì, io che scrivo angst, parliamone... Ma di quello duro e puro poi! Mi pento e mi dolgo (in parte).
Sempre detto che se mai avessi dato sfogo alla mia praticamente inesistente vena angst l’avrei scatenata su ‘Tsumu ahahah *cerca di sentirsi in colpa* Scusa ‘Samu (No ma grazie, oh!ndAtsumu). Però dai, a suo modo finisce anche bene, no? (-____- ndO&A)
Però ragazzi, che strano non aver inserito come al solito tra i generi della fic “fluff e slice of”. Stavo malissimo mentre la scrivevo, taci che è durata poco.
Devo riprendermi in qualche modo scrivendo qualcosa di altamente scemo e nonsense *fissa nuovamente Atsumu* (Ma anche no, grazie!ndTsumu)

Ho come l’impressione che questa fic sia stata come una sorta di terapia d’urto nei confronti del mio rapporto di amore/odio nei confronti del biondino (finto) più irritante della storia dell’umanità. Tipo gli arancnofobici che si fanno camminare addosso i ragni per tentar d vincere la loro paura e il loro ribrezzo. Cosa che, tra parentesi, non farei mai ma dettagli.
Hummm… staremo a vedere quanto durerà questo stato di grazia.

Ah, nonostante mi sia venuta di getto, proprio BAM!, ho avuto comunque un sottofondo musicale, per farmi proprio ammazzare di feels angastosi.
Vi lascio qui i link. Sono la meravigliosa Primavera di Ludovico Einaudi e, sempre di Einaudi, Walk. Io che sono, anche, una (specie) di violinista, apprezzo sempre un sacco.

   
 
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