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Autore: crazy lion    05/08/2021    2 recensioni
Dal testo:
"Forse non ti potrà consolare," le disse la madre un anno dopo l'aborto, "ma un figlio è per sempre, anche quando non lo fai nascere. Hai un piccolo angelo, lassù, che ti guarda e ti protegge."
Genere: Drammatico, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Since I was 17
I've always hated my body
And it feels like my body's hated me
[…]Seen every therapist, but I'm a cynical bitch
Don't like to talk about my feelings
I take another hit, I find another fake fix
'Cause it's easier than healing
 
I don't wanna be this way forever
Keep telling myself that I'll get better
Every time I try, I always stop me
Maybe I'm just scared to be happy
(Pink, Happy)
 
 
 
 
Today could have been the day
That you'd blow out your candles
Make a wish as you closed your eyes
Today could have been the day
Everybody was laughing
Instead I just sit here and cry
Who would you be?
What would you look like
When you looked at me for the very first time?
Today could have been the next day of the rest of your life
 
Not a day goes by that I don't think of you
I'm always asking why this crazy world had to lose
Such a ray of light, we never knew
Gone too soon yeah, yeah, yeah
(Daughtry, Gone Too Soon)
 
 
 

UN FIGLIO È PER SEMPRE

 
"Vi prego, vi prego salvate il mio bambino!"
Aleicia era su una barella, con la madre accanto, dolori forti al ventre e sanguinamento abbondante.
"Andrà tutto bene, tesoro" le disse la donna, ma nessuna delle due ci credeva.
Aleicia era incinta di nove settimane e aveva deciso di tenere il bambino, mentre il fidanzato l'aveva lasciata quando aveva scoperto della gravidanza.
Che razza di stronzo! pensò la ragazza, ma poi cercò di calmarsi e respirare piano-
Doveva stare tranquilla se voleva che suo figlio stesse bene.
La portarono in una stanza, la spogliarono, la visitarono, le fecero un'ecografia.
"Signorina, mi spiace darle questa brutta notizia,” le disse il medico, “ma c'è stato un distacco dela placenta."
Un distacco di placenta? Questo significava che aveva…
"Ho perso il bambino?" domandò con un filo di voce.
"Purtroppo sì, mi dispiace" le disse l'infermiera. "Domani dovrà venire a fare il raschiamento."
Ma Aleicia non la stava più a sentire.
Si tirò i capelli biondi fino a farsi male. Meritava quel dolore, se aveva perso suo figlio era di sicuro colpa sua. Forse per qualcosa che aveva mangiato o per le lunghe passeggiate che aveva fatto. Si era sentita male a casa, quella mattina, dopo colazione. Un momento.
Pensava solo a quella macchina che non aveva fatto sentire il cuore del suo bambino e che ora l'aveva perso. Non avrebbe potuto sapere se avrebbe avuto i suoi capelli, i suoi occhi, il suo sorriso, preparargli la cameretta, fare un baby shower, dipingere le pareti della stanza, mettere la culla accanto al suo letto per i primi mesi, sentire la sua prima parola, vedere il suo primo passo, o anche solo stringerlo fra le braccia per la prima volta. Non avrebbe potuto, ed era tremendo. Scoppiò a piangere mentre si strappava una ciocca e i medici informarono la madre, che andò da lei.
"Oh, tesoro, come mi dispiace!" esclamò la donna, cullando la figlia fra le sue braccia.
Aleicia non disse niente, era troppo devastata per farlo. Pianse tutte le sue lacrime quella notte, a casa, nel suo letto, e quando il cuscino fu zuppo di lacrime era mattina. Fece il raschiamento come svuotata di ogni emozione, ma poi pianse di nuovo e lo fece per settimane. I genitori credettero che stesse andando in epressione, perché non voleva più uscire di casa, vedere le amiche, e mangiava poco, così chiamarono una psichiatra che si offrì di venire a domicilio.
"Come ti senti, Aleicia?" le chiese.
"Male. Il mio bambino mi manca, vorrei che fosse qui."
E si indicò il ventre.
"E il fatto che ora sia in cielo non ti conforta?"
"Per niente, mi fa sempre più male. Odio il mio corpo per non essere stato in grado di tenere il bambino dentro di me."
Ma poi Aleicia si chiuse nel suo dolore e non parlò più per tutta la seduta, non rispose alle domande della terapeuta. E andò male anche con altri terapeuti che vide. Non voleva parlare dei suoi sentimenti, si teneva tutto dentro. Ogni tanto tirava fuori l'argomento con la mamma, ma per il resto rimaneva in silenzio e abbassava lo sguardo quando qualcuno le chiedeva come stava, dicendo un falso:
"Bene, e tu?"
Era la risposta più facile, quella che non faceva male agli altri, ma che feriva lei sempre più nel profondo. Perché Aleicia non stava bene affatto. Era psicologicamente distrutta.
"Forse non ti potrà consolare," le disse la madre un anno dopo l'aborto, "ma un figlio è per sempre, anche quando non lo fai nascere. Hai un piccolo angelo, lassù, che ti guarda e ti protegge."
Aleicia non fece altro che piangere, quel giorno. Andò anche in un negozio che vendeva articoli per bambini e guardò le tutine e le scarpine da neonato, per farsi ancora più male. Chissà se un giorno sarebbe riuscita a farsi una famiglia, ad avere dei figli. Magari in quel modo avrebbe superato quel lutto, o almeno l'avrebbe messo da parte. Tornò a casa stanca, non volle cenare e crollò a letto, sognando un bambino che la guardava sorridente.
   
 
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