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Autore: Ghost Writer TNCS    07/08/2021    0 recensioni
Niflheim è sempre stato famoso per essere un pianeta tetro e ostile, ma questo non aveva fermato i coloni. Il loro spirito intraprendente e gli interessi economici di una grande multinazionale sembravano sufficienti per far fronte a qualsiasi avversità, ma si sbagliavano.
Il sogno si è infranto contro misteriose interferenze, e alla frustrazione ha fatto seguito la criminalità. Se per un amante degli esplosivi la situazione è particolarmente allettante, lo stesso non si può dire per le forze di polizia che cercano di ristabilire l’ordine, costrette a combattere un’organizzazione malavitosa più influente delle autorità ufficiali.
La sfida per la frontiera è iniziata e il più forte imporrà la sua giustizia.
Genere: Avventura, Azione, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie '1° arco narrativo'
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36. Un nuovo mondo

Il modesto edificio a un piano aveva un’impalcatura di legno, pareti di mattoni e un pavimento di terra battuta. L’interno era buio e silenzioso: in origine doveva essere un deposito, ma in tempi più recenti era stato adibito a un’altra funzione. Ora al suo interno c’era solo un dispositivo dalla forma tondeggiante, la cui aria moderna stonava marcatamente con il resto dell’ambiente.

All’improvviso il congegno si attivò: cominciò a emettere dei suoni e dal centro apparvero dei fasci di luce che proiettarono sul terreno un quadrato grande quasi quanto l’intero deposito. Una volta verificato che non c’erano ostacoli, il proiettore del teletrasporto inviò il segnale di conferma all’altro portale. Pochi secondi dopo partì l’effettiva procedura di teletrasporto e in pochi istanti dal nulla apparve la sagoma di un goblin.

D’Jagger si guardò intorno circospetto, granata alla mano. Con il suo casco scansionò rapidamente l’intero edificio, vuoto, e poi passò all’esterno. C’erano delle persone: orchi. E si stavano avvicinando.

I nuovi arrivati aprirono il deposito, inondandolo di luce calda, così diversa dai tetri raggi di Niflheim.

D’Jagger notò con stupore che gli orchi indossavano tutti degli abiti dall’aria molto antiquata, simili a quelli che venivano usati quattromila anni prima, durante le Guerre dell’Yggdrasill. Sembravano quasi indumenti barbarici, ma non rozzi. Al contrario: dovevano essere guerrieri di rango elevato, soprattutto quello al centro.

«E tu chi saresti?» gli chiese il presunto leader, che indossava un pregevole mantello di piume verdi. Era particolarmente alto e robusto, e portava un’imponente ascia da guerra grande quasi quando D’Jagger. «Sei un altro tributo?»

L’aria era respirabile, così il goblin disattivò il casco. «Tributo? No, certo che no! Sono D’Jagger Rahoud e ho un incarico molto importante. Sto cercando una persona: un’orchessa. È alta più o meno così, ha i capelli blu, lentiggini, tette grandi. Dovrebbe essere passata di qui qualche giorno fa.»

«Sì, il tributo dell’altra volta» annuì l’orco. «Perché la cerchi?»

«È un agente di polizia, dovete riconsegnarcela.»

«Ora è una serva degli dei, e il suo unico scopo è quello di sterminare degli eretici. Compito che, a quanto ho sentito, sta svolgendo egregiamente. Quindi torna indietro, straniero, o assaggerai l’ira del divino Huitzilopochtli[12]

D’Jagger non riuscì a trattenersi: «Chi?»

L’orco prese la sua lunga ascia da guerra e batté con forza l’asta sul terreno, facendo tremare l’intero edificio. «Bada a come parli, straniero, o sarai offerto in sacrificio al dio del sole!»

Il goblin sollevò le braccia. «Ok, perdonami, non volevo mancare di rispetto!» disse abbassandosi in un inchino. «E comunque ti sbagli: la Freyja che conosco io non ucciderebbe mai nessuno. Portami da lei, così possiamo chiarire questo malinteso.»

«L’unica cosa da chiarire è come sei arrivato qui» ribatté l’orco. «È chiaro che non stai con gli altri stranieri, quindi arrenditi. Quando torneranno per commerciare, ti consegneremo a loro. Non siamo interessati agli affari del vostro mondo.»

«Emh, temo che la risposta sia “grazie, ma no, grazie”.»

L’orco sfoggiò un sorriso bellicoso. «Speravo lo dicessi.»

Infuse di magia la sua ascia, rendendola improvvisamente incandescente. La sollevò senza sforzo e la abbatté con violenza sul goblin.

D’Jagger riuscì a schivare di lato e riattivò il casco. «Ma sei un pazzo furioso!»

Avrebbe voluto fare altre battute, ma l’orco stava già tornando all’attacco.

Il goblin schivò di nuovo e lanciò una granata. Il piccolo ordigno si attivò all’impatto, scatenando un piccolo campo gravitazionale che bloccò a terra tutti i guerrieri presenti.

«Conosco un altro pazzo furioso che sicuramente sarebbe felice di fare a botte con te, la prossima volta gli chiedo se vuole venire» commentò D’Jagger. «Ma fino ad allora: a mai più rivederci!»

Fece comparire la sua tavola e in un lampo sfrecciò fuori dal deposito. L’edificio era situato nel cortile di un grande tempio dai colori sgargianti. C’erano molti altri orchi in giro, sia sacerdoti che guerrieri, e questi ultimi cominciarono subito a inseguirlo.

Il tempio era circondato da basse mura, così D’Jagger puntò dritto alla porta più vicina.

All’esterno c’era una città molto animata, anch’essa popolata esclusivamente da orchi. Lì gli edifici erano fatti quasi esclusivamente in legno e pelli, e tutti quanti sembravano molto sorpresi di vederlo su una tavola fluttuante. In effetti non c’era traccia di tecnologia e l’unico mezzo di trasporto erano dei carri trainati da robusti animali simili a rinoceronti.

Il suono d’allarme di una campana si sollevò dal tempio: purtroppo non aveva il tempo per fare il turista, doveva sbrigarsi a lasciare quella città.

Attraversò a tutta velocità le strade polverose, ma un gruppo di guardie stava già chiudendo il portone che portava alla città bassa. Questo avrebbe potuto mettere in difficoltà un fuorilegge del luogo, ma D’Jagger non ebbe difficoltà a scalare le basse mura di legno con la sua tavola.

Al di là della fortificazione, le case erano praticamente delle tende e le strade erano ancora più sporche. Tutto intorno si estendeva una prateria apparentemente infinita, con qualche montagna in lontananza e un largo fiume che attraversava la città. Per fortuna c’era una foresta non molto lontano: una volta raggiunta, sarebbe riuscito a seminare i suoi inseguitori. Non aveva nessuna intenzione di farsi catturare o di venire sacrificato a qualche dio.

Un rumore di corni lo fece trasalire: le guardie lo stavano inseguendo in groppa a quei loro rinoceronti, guidate dall’orco con l’ascia incandescente. Le loro cavalcature erano sorprendentemente rapide, ma la tavola di D’Jagger non era da meno e riuscì a raggiungere la foresta senza mai entrare nel raggio d’azione dei loro archi. In realtà forse non avevano nemmeno degli archi o altre armi a lungo raggio: gli orchi erano famosi per essere cultori del combattimento in mischia.

La stazza dei rinoceronti e dei loro cavalieri si rivelò un problema per i suoi inseguitori e dopo pochi minuti il goblin smise di sentire il rumore pressante della loro carica. Li aveva seminati, quindi ora poteva pensare al vero problema.

Scese dalla tavola e tolse il casco. Lunaria, che fino a quel momento era rimasta nascosta nel suo cappuccio, uscì fuori.

«Sei riuscita a percepire la traccia di Freyja?»

La fata scosse tristemente il capo.

«Merda… Quindi dobbiamo per forza tornare lì e interrogare qualcuno.» Si guardò intorno. «Certo non mi sarei mai aspettato di finire in un posto così arretrato. Non c’è neanche campo!»

“Questo pianeta ha un’energia molto strana” gli fece notare Lunaria. “È intensa, sembra quasi… vivo.”

«Credevo che per voi fate anche Niflheim fosse vivo. Sai, roba eco-mistica…»

Lunaria scosse il capo, serissima. “Questo pianeta è vivo in maniera diversa. Ha una specie di… mente primitiva.” Poggiò una mano sul terreno. “Non gli piace quello che sta succedendo.”

«Ok, è tutto molto… ecologista, noi però dovremmo salvare Freyja.»

La fata annuì.

«Credo ci convenga aspettare la notte. Non ho idea di quanto duri la giornata qui, ma se ci scoprono, quel tipo con l’ascia ci farà volentieri a fette. E io non passo esattamente inosservato in mezzo a tutti quegli orchi.»

Fece scorrere gli oggetti che aveva riposto nelle tasche dimensionali del suo bracciale, fino a tirare fuori una sfera.

«Questa potrebbe fare al caso nostro. La porti dentro, mi teletrasporto, interroghiamo uno dei loro e poi ce la squagliamo. Certo, sarebbe comodo averne un’altra per la fuga, ma dovremo arrangiarci alla vecchia maniera. Mal che vada posso sempre fare esplodere qualcosa come diversivo…» aggiunse con un sorriso malefico. «Oh, comunque sia chiaro: per il prossimo salvataggio, al massimo un gatto sull’albero!»

Dalla posizione del sole, doveva essere pomeriggio, così i due si misero in attesa, sperando che la notte non si facesse attendere troppo a lungo.

La foresta era particolarmente tranquilla – forse gli orchi avevano già eliminato tutti gli animali potenzialmente pericolosi – per questo non ebbero difficoltà a sentire un nuovo allarme provenire dalla città.

D’Jagger sapeva che la cosa migliore era restare nascosto, ma come al solito la sua curiosità ebbe la meglio sul buon senso e decise di avvicinarsi al limite della foresta per capire cosa stesse succedendo.

Non c’era traccia di armate o predoni nei paraggi, quindi il problema doveva essere interno. Forse qualcuno aveva provato a rubare qualcosa di importante.

«Niente scontri epici tra antichi eserciti per oggi» constatò il goblin, un po’ deluso. «In effetti sarei curioso di sentire degli antichi tamburi da guerra dal vivo. Avranno dei tamburi da guerra, no?»

“Pensi che Freyja stia combattendo in un esercito?” gli chiese Lunaria mentre tornavano verso l’interno della foresta.

«Quel tipo ha parlato di “eretici”, e le guerre religiose sono sempre un brutto affare. Dubito che Freyja stia davvero uccidendo eretici di sua iniziativa. È talmente buona che non lo farebbe nemmeno sotto tortura. L’unica spiegazione è che la stiano controllando mentalmente.»

Il piccolo volto della fata si riempì di preoccupazione. “E come faremo a salvarla?”

«Troveremo un modo. L’importante adesso è trovarla e portarla via da qui. Qualsiasi cosa le abbiano fatto, troveremo il modo di annullarla.»

Lunaria annuì, speranzosa, ma poi si immobilizzò di colpo. Si guardò intorno preoccupata e poi schizzò via senza dare spiegazioni al suo amico. Voleva nascondersi tra le fronde dell’albero più vicino, ma aveva percorso meno di due metri quando uno spirito diafano apparve dal nulla e la imprigionò in una bolla d’aria.

«Ehi!»

Il goblin non fece in tempo a muoversi che un elfo apparve alle sue spalle e gli puntò al collo una spada nera. «Non muoverti. E niente scherzi con il bracciale: sappiamo che contiene tasche dimensionali.»

Dall’alto discese una donna umana. Era lei che controllava lo spirito dell’aria. «Bene, bene, cos’abbiamo qui? Un goblin e una fata provenienti da un altro pianeta. Ci avete fatto un favore rivelandoci la posizione del teletrasporto, per questo potremmo decidere di non uccidervi. Dovete solo scegliere le prossime parole con molta attenzione.»

«La scelta è facile!» esclamò D’Jagger. «Tu!» iniziò rivolto all’uomo. «Levami dal collo questa spada! Tu!» proseguì in direzione della donna. «Lascia andare la mia amica! E tu!» concluse rifilando un’occhiataccia a Lunaria. «Mi avresti abbandonato con questi due idioti!»

L’elfo emise un sospiro di rassegnazione: sembrava sinceramente dispiaciuto per quello che stava per succedere.

Il portamento della donna rimase elegante, regale, ma la sua espressione tradiva un acceso disappunto. «Devo ammetterlo, hai un certo talento nel scegliere le peggiori parole possibili.» Evocò un altro spirito, questa volta con il corpo fatto di fulmini. «È quasi un peccato doverti eliminare.»

D’Jagger non ebbe il tempo di ribattere. Lo spirito lo investì con una devastante scarica elettrica e tutto divenne nero.


Note dell’autore

Ciao a tutti!

D’Jagger è arrivato su questo nuovo pianeta, e per chi di voi avesse già letto Eresia, si tratta proprio di Raémia, per la precisione del continente settentrionale. Coincidenze? Io non credo XD

Come al solito il goblin ci ha messo meno di un minuto a cacciarsi nei guai, ma in qualche modo è riuscito a scamparla. E ovviamente nel farlo è finito in guai ancora peggiori :P

Chi saranno l’elfo e l’umana che l’hanno catturato? Di certo non erano lì per caso. E cosa ne faranno di lui?

Nel prossimo capitolo torneremo su Niflheim per la sempre più imminente resa dei conti con il governatore.

Non mancate ^.^


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[12] Dio del sole e della guerra nella mitologia azteca.

   
 
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