Fumetti/Cartoni americani > Avatar
Ricorda la storia  |      
Autore: jomonet    12/08/2021    6 recensioni
Zutara Week 2021 - Mend
Durante i festeggiamenti per il raggiungimento della pace e per l'incoronazione del nuovo Signore Del Fuoco, Katara si apparta in un certo luogo del palazzo reale della Nazione del Fuoco, pensando di essere completamente sola e di essere lontana da tutti i suoi amici per un po’. Non poteva essere più in errore con se stessa.
Nell’aria ci sono scintille e lei non sa che ne sbocceranno delle nuove.
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katara, Zuko
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Zutara Week 2021 - Mend
 

Una leggera brezza si increspò tra i suoi lunghi capelli, accarezzandole dolcemente le guance tinte da un leggero e timido rossore, mentre le sue dita giocherellavano agilmente con l’acqua del laghetto del palazzo. Gli animaletti che lo popolavano le camminavano allegramente attorno, tuffandosi di tanto in tanto sulla cresta delle piccole onde che lei stessa creava per farli divertire un poco. Una simpatica e soave risata le sfuggì inavvertitamente, guardando e aiutando una piccola papera-tartaruga caduta involontariamente tra le grinfie di un’ondina del lago.

“Stai bene, piccolina?” Katara le sorrise amorevolmente, accarezzandole la testolina. “Non ti avevo vista… mi dispiace. Mi puoi perdonare?”

Il cucciolo alzò il muso verso la ragazza e lo piegò di lato per regalarle uno sguardo illeggibile, ma allo stesso tempo calmo e furbo. Strusciò la guancia contro il polso di lei più volte come se le stesse chiedendo silenziosamente altre carezze.

Katara sgranò gli occhi e arricciò simpaticamente le labbra. “Lo prendo per un sì.” Sogghignò felicemente tra sé, continuando a toccare lievemente il pelo morbido del piccolo animale.

Un improvviso venticello le sollevò tutti i capelli lungo la schiena, scompigliandoli e alzandoglieli verso l’alto. Katara li raccolse immediatamente tra le sue mani per farsi una treccia, ma una voce profonda alla sua destra la fermò, catturando completamente la sua attenzione.

“Credo che a loro piaci molto di più con i capelli sciolti.” Le confessò il ragazzo con le braccia incrociate sul petto.

Katara inarcò allegramente un sopracciglio e imitò scherzosamente un finto inchino con la testa. “Buonasera, Signore Del Fuoco.”

Zuko copiò le stesse mosse della ragazza. “Buonasera a lei, Grande Maestra Katara.” Sorrise divertito.

A quelle parole e al suono melodioso della lieve risata di lui che riecheggiò per tutto il cortile, Katara sentì improvvisamente il suo volto scoppiare come i tanti fuochi d’artificio che aveva visto insieme ai loro amici quello stesso pomeriggio dopo la festa e la proclamazione del nuovo Signore Del Fuoco. Abbassò automaticamente il suo sguardo sul lago, splendente e quieto nella notte, un grande specchio che rifletteva la figura tondeggiante e lucente della luna piena e quella imprecisa e movimentata dei piccoli fuochi raccolti nei lunghi e alti bracieri, abbandonati ai lati del cortile del palazzo reale per creare luce nell’oscurità. I suoi occhi azzurri si focalizzarono spontaneamente sulle piccole onde che si increspavano accanto alle sue dita bagnate e galleggianti sulla superficie trasparente e buia dell’acqua fresca. 

“Katara.”

Percepì una mano posarsi delicatamente sulla sua spalla, mentre la voce del suo amico che la chiamava per nome rimbombava dolcemente nella sua mente come una ninnananna. In quell’istante aprì la bocca per inspirare una lunga manciata d’aria, sentendosi più leggera e libera, come se fino a quel momento fosse in apnea o, addirittura, fosse stata tenuta prigioniera in qualche abisso segreto in un lontano e ignoto oceano e, solo all’ora, si fosse svegliata improvvisamente per raggiungere la superficie, nuotando. In un batter d’occhio il suo petto si riempì nuovamente di ossigeno, la sua gola le graffiò leggermente la voce che risuonò roca nel gemito che le uscì accidentalmente, mentre le sue palpebre si ingrandivano, i suoi sensi si accendevano come un mare agitato e incontrollato, le sue braccia si irrigidivano e si ammorbidivano contemporaneamente e una fresca sensazione, simile a quella della salsedine sulla pelle, si faceva largo per tutto il suo corpo.

“Ti senti bene, Katara?” Le chiese quella stessa voce che conosceva fin troppo bene e che in quel momento suonava come una melodiosa campana nelle sue orecchie, nella sua testa. “Katara? Tutto ok?” 

La dominatrice dell’acqua annuì prontamente e alzò il suo sguardo, incontrando gli occhi brillanti, incandescenti e preoccupati del ragazzo. Con uno scatto veloce, sollevò la sua mano ancora immersa per metà nel laghetto e si aggrappò spontaneamente sugli avambracci sostenuti di lui, bagnandogli involontariamente una delle maniche del vestito da cerimonia. “O-Oh. Sì, certo” tentò di balbettare. “Io non so cosa… ehm… sì, non ti devi preoccupare, Zuko.”

Il Signore Del Fuoco, invece, si avvicinò maggiormente a lei, diminuendo maggiormente la poca distanza che li separava. “Katara… per favore… dimmi se…”

“Va tutto bene” lo anticipò, sorridendogli. “Non ti devi preoccupare” gli ripeté serenamente. “Sto bene. Davvero.”

“E allora…”

“Zuko.” Lo ammutì insieme ad uno sguardo deciso e piuttosto sicuro di sé. 

“Va bene… va bene” le rispose inarcando un poco le labbra “Mi fido.”

“Bravo.” 

“Almeno posso sedermi vicino a te?”

Katara aprì maggiormente le palpebre e notò che il suo amico le si era inginocchiato accanto e che lei era ancora ancorata saldamente a lui, ma soprattutto osservò che i loro volti erano terribilmente e pericolosamente vicini, mentre attorno a loro qualche uccellino canticchiava allegramente al ritmo del leggero e innocuo venticello che aveva scompigliato appena l’alto chignon del Signore Del Fuoco. Percepì un’altra volta le sue guance farsi rosse e bollire sotto lo sguardo dorato, caldo e accogliente di Zuko. Chiuse per un veloce istante le palpebre e si morse violentemente il labbro inferiore per poter allontanare quella strana e profonda sensazione che ancora invadeva potentemente il suo corpo, soprattutto il suo stomaco improvvisamente vuoto e chiuso. “Ce-erto” balbettò, dopo essersi allontanata un poco dall’amico e sistemata meglio per terra per far spazio a lui. “Tu… come stai?” Gli chiese, indicandogli con gli occhi il busto, o meglio la cicatrice nata il giorno prima per salvarla dall’attacco di sua sorella. “Hai ancora bisogno di aiuto e… di tante cure. Mi raccomando. Non voglio che… Ho paura che…” sospirò, buttando fuori dalla bocca una grande manciata d’aria.

“Sto bene.” Le sorrise amorevolmente. 

“Io non volevo… Zuko… io… Non volevo che tu… io volevo solo aiutarti… e invece…” In un batter d’occhio, due lacrime scivolarono lungo le gote di Katara, increspandosi e accarezzando ogni lineamento morbido del suo viso, mentre il suo sguardo diventava lucente e brillante come un diamante scheggiato sotto la luce della luna.

“Katara, io l’ho fatto e non me ne pento.” Prese delicatamente una mano tremante di lei e l’accolse dolcemente tra le sue. “Lo rifarei oggi, domani, dopodomani. Non mi interessa. Ti salverei sempre. Rischierei la mia vita per te altre milioni di volte” si avvicinò nuovamente verso di lei, allungandosi in avanti con il busto “L’importante è che tu stia bene. Io non saprei cosa…” si fermò a parlare e sollevò le sue iridi in quelle azzurre e sorprese di Katara, soffermandosi solo per un veloce e fugace attimo sulle sue labbra morbide e socchiuse. “Guarda…” le disse prima di separare le loro dita unite e aprirle di nuovo fra i loro corpi. In quell’istante delle piccole fiammelle si formarono nei palmi delle sue mani e, sotto il comando dei polpastrelli, roteavano su se stesse, facendo diverse capriole, saltellando e danzando animatamente.

Un naturale accenno di sorriso si disegnò sulla bocca di Katara, mentre i suoi occhi seguivano felicemente i giochi e i balli di quelle divertenti fiamme. Quando Zuko ne fece saltare una con il pollice da una mano ad un’altra, dalla sua gola uscì una piccola risata sincera che fece incontrare i loro sguardi in un’atmosfera calda, elettrizzante e brillante. Le iridi blu si persero nelle scintille rosse e dorate che scoppiettavano negli occhi dorati grazie al lucente riflesso penetrante e perfetto delle lingue gialle roteanti fra di loro. A Katara parve di guardare un paesaggio incandescente e terribilmente attraente, una dimensione surreale e incredibilmente armoniosa, affascinante e invitante: un prato pieno di stelle cadenti; pacifici e ritmici raggi di sole, nascosti tra le tenebre e l’oscurità della notte, splendentemente infuocati, come tante striature lucenti di puro fuoco vivo attorno all’infinito nero delle pupille.

“Ti piace?” Le sussurrò Zuko.

Lei socchiuse maggiormente le labbra, separandole ancora di più, ma non rispose alla sua domanda, incantata dal gioco divertente e ammaliante delle fiamme e dal loro riflesso quasi accecante racchiuso nelle palpebre di lui. 

“Guarda…” continuo lui, abbassando il suo tono di voce. Con un abile e agile movimento delle dita, le fiammelle si unirono in una grossa palla di fuoco. “Questo è il sole.” E allontanando appena le mani, diversi raggi nacquero lentamente dal cerchio infuocato, incurvandosi leggermente sulle punte.

“Zuko… È… è stupendo!” La ragazza esclamò allegramente, coprendosi spontaneamente la bocca con alcune dita.

Allora, il dominatore del fuoco spense il suo stesso piccolo spettacolo artificiale utilizzando una sola mano, spegnendo la luce calda che aveva illuminato e infuocato i loro visi e che fino a quel momento aveva evidenziato le loro gote rossastre. 

Katara lo guardò di sottecchi. “Che fai? Che cosa hai in mente?”

“Io? Nulla! Perché me lo domandi?”

Lei serrò maggiormente le palpebre. 

Prima io mi sono dovuto fidare di te. Ora tocca a te, dominatrice dell’acqua.” Sogghignò maliziosamente lui, mentre avanzava sempre di più con il corpo verso di lei. 

“Va bene…” bisbigliò a mala pena con gli occhi catturati dai lineamenti sottili e decisi delle labbra curvate verso l’alto del corvino. “Se proprio devo…”

“Sì…” sussurrò lui con tono ancora più profondo. “Devi.” Rise tra sé per alleggerire l’atmosfera sempre più carica e tesa. “Quello che sto per fare… spero che… ti piacerà di più.” Ingoiò un po’ di saliva. “Ecco… non ho avuto molte occasioni per provarlo…” Si grattò distrattamente la nuca e si guardò un po’ attorno. “Vorrei… che fosse perfetto.”

Katara sgranò gli occhi. “Ehm… ok… sì, ti capisco…”

“Ecco…” Zuko riprese a parlare con fatica. “Ci tengo… tanto. Quindi, ti prego, perdonami se non sarà di tuo gradimento.”

La dominatrice dell’acqua si coprì l’intero volto con le mani per nascondere il rossore acceso che ormai copriva e abbelliva tutta la sua faccia, dalla fronte alla punta del suo mento. Espirò profondamente e si grattò freneticamente le guance, pensando di poter confondere in quel modo l’amico per il suo nuovo colore. “Andrà bene… non credo che tu non sappia… cioè… immagino che un principe… bè, da oggi un Signore Del Fuoco… abbia un po’ di esperienza in quel campo.”

“Sì, certo…” Zuko continuava a giocare con qualche sua ciocca nera, mentre iniziava a muoversi con il busto in avanti e indietro. “Ma spero che questa volta i dettagli siano perfetti e…” sospirò e si sedette meglio accanto all’amica, azzerando completamente le loro distanze. “Desidero che ti faccia sentire meglio.”

A quelle parole lo sguardo di Katara si addolcì immediatamente. “Zuko…” bisbigliò amorevolmente, mentre si cingeva sempre di più verso di lui. “Mi fido ciecamente di te. Io… sono pronta.”

“Allora…”

“Sì…”

“Katara…”

La ragazza stringeva involontariamente una delle maniche della tunica reale dell’amico in un pugno. “Sì…?”

Questo è per te.”

In quel momento una forte luce rossa e gialla illuminò nuovamente entrambi i loro volti incantati, intrecciati, avvolti da una foschia e da una malia quasi surreale e invisibile. Katara ruppe la magia che legava i loro sguardi e abbassò appena il suo, rimanendo abbagliata e ammaliata dallo spettacolo infuocato nato dalle mani di Zuko. Un fiore, per la precisione un Fiore della Luna, bruciava ardentemente a pochi centimetri da lei grazie al fuoco del corvino. “Oh, i santi spiriti!” Esclamò con gioia mista alla pura sorpresa. “Zuko! È bellissimo! Sono senza parole… è… è perfetto! Hai ricreato tutti i suoi particolari… il gambo, i tre grandi petali, il pistillo e il polline!” 

“Ti piace? Questo è solo per te.”

“È stupendo! È…”

“È un regalo per te.”

Sul volto della ragazza era disegnato un enorme ed ampio sorriso e le sue iridi brillavano di sincera felicità. “È un regalo splendido. Grazie.” 

“Spero un giorno di avere la possibilità di potertene donare uno vero.” Finalmente i suoi occhi dorati incontrarono ancora una volta quelli azzurri di lei, affascinati e catturati dalle sue fiamme a forma di fiore fino ad un attimo prima. “Non rischierei mai di bruciarti con un mio regalo…” accennò timidamente ad un sorrisetto che si nascose velocemente dietro ad un’espressione di leggero imbarazzo e di comprensione. “Cioè… ehm… sì…” farfugliò qualcos'altro sottovoce. “Non vorrei mai bruciarti… in generale, ecco… perché sei una delle persone più care che ho e non me lo perdonerei mai.” Confessò, infine, tutto d’un fiato.

“Zuko…”

“È tutto a posto, Katara.” Le sorrise dolcemente. “Tu sei stata la prima a credere in me. Tu mi hai aiutato a ricordarmi cos’era giusto e cos’era sbagliato e soprattutto tu mi hai ricordato chi ero veramente, e sei sempre stata tu a donarmi la forza e il coraggio per esserlo. Sono io a dover ringraziare te.”

Lo sguardo di Katara si riempì nuovamente di lacrime, ma questa volta era diverso. Il suo viso, splendente e illuminato dalla luce calda e morbida del fiore incandescente, era delineato da tante sfumature chiare e scure che contornavano i suoi lineamenti, rendendoli più profondi e accoglienti. Le ombre che giocherellavano al ritmo del fuoco, contrariamente al pensar noto, accentuavano la gioia espressa dai i suoi occhi scintillanti e velati, dalle sue labbra aperte in un timido e sereno sorriso e dalle gote tinteggiate allegramente. Una lacrima creò un piccolo sentiero, facendosi largo tra i colori e le luci accesi come un piccolo ruscello selvaggio, purtroppo interrotto da uno dei polsi di lei. Le pupille si allargarono e si ingrandirono ad una velocità impressionante, tanto da richiamare su di sé la totale attenzione del Signore Del Fuoco, che smise in quell’istante di ricreare il Fiore della Luna fra le sue mani per osservare completamente rapito il colore azzurro, naturale e limpido delle sue iridi luccicanti anche sotto l’argentea luce lunare. Senza pensarci, Katara sfruttò quell’attimo per buttarsi in avanti e aggrapparsi saldamente a lui per stringerlo fortemente tra le sue braccia. “Grazie, Zuko.” Singhiozzò sottovoce. “Per… tutto.”

Il dominatore del fuoco rispose immediatamente all’abbraccio e la coccolò teneramente, tenendosela preziosamente vicino al cuore come se avesse un segreto e inestimabile tesoro fra le sue mani. “Non volevo farti piangere, Katara” ammise sinceramente. “Volevo solo donarti la mia felicità, perché una forte e giovane donna come te si merita tutto il bello di questo mondo. Hai sofferto per troppo tempo…”

La dominatrice dell’acqua si strinse maggiormente al corpo caldo e accogliente di Zuko. “Sai…” iniziò a dire, sollevando appena il viso per riuscire a guardarlo in faccia. “Una volta mia nonna mi raccontò che i nostri occhi mostrano agli altri ciò che siamo veramente… ciò che si cela dentro di noi, ma solo poche persone sanno leggere quelle righe intime e misteriose a molti.” Sorrise timidamente. “Da piccola credevo che dentro ciascuna persona si nascondesse un libro ignoto e segreto e non capivo come alcune persone potessero o avessero la capacità di mostrarlo e di permettere all’altro di leggerlo.” Alzò maggiormente il mento, riuscendo a far incontrare i loro occhi immersi in un forte e profondo legame. “Durante questo viaggio ho pensato molte volte a quelle parole di mia nonna e… ho capito cosa intendeva insegnarmi… e lo devo gran parte a te.” Ingoiò rumorosamente un po’ di saliva e socchiuse appena le labbra. “Io riesco a leggere chiaramente il tuo libro, Zuko. Le vedo… le tue righe misteriose celate nei tuoi occhi, le vedo perfettamente. Sono proprio lì, tra le pupille e il giallo vivo delle tue iridi. Le leggo.”

“Anche io…” Zuko raccolse un capello marrone di Katara, ci giocherellò e lo sistemò dietro ad un orecchio. “Anche io riesco a vedere le tue. Sono nitide e limpide come l’acqua.” Confessò dolcemente.

“Anche le tue…” lei si cinse maggiormente contro una spalla del ragazzo. “Ovviamente non direi come l’acqua di un ruscello” sogghignò tra sé, facendo ridere anche lui. “Ma vivaci e vive come il fuoco.” Aggiunse con tono scherzoso. 

Per un fugace attimo, Zuko la strinse ancora di più tra le sue braccia, nascondendo il volto tra i capelli di lei.

“Sto bene.” Ammise lei. “Sto veramente bene.”

“Anche io.”

“Non vorresti tornare ai tuoi gloriosi e meritati festeggiamenti, Signore Del Fuoco?” Scherzò lei con tono amorevole. 

“Sinceramente… preferisco questo, stare con te al chiaro di luna insieme alle papere-tartaruga alla riva di questo laghetto, piuttosto che danzare, parlare, mangiare, bere e parlare ancora.”

“Mh, quindi se io fossi stata ancora alla festa, tu saresti scappato lo stesso?” Lo guardò di sottecchi con sguardo simpatico.

“No” Confessò con sicurezza. “Ti avrei chiesto la mano almeno per un ballo.” Le regalò un affettuoso e benevolo sorriso, che ben presto assunse sfumature sempre più trasparenti e seducenti. “E ti avrei portata qui.”

“Una specie di fuga… insieme?”

“Sì” ammise lui. “Dato che la nostra prima volta è risultata parecchio avventurosa…”

Katara scoppiò a ridere a quelle parole. “E quindi hai pensato di farne un’altra?”

“Mh, se fosse possibile… perché no? Magari… sarà più rilassante.”

La ragazza rideva ancora e dovette asciugarsi una piccola lacrima che minacciava di fuoriuscire da una palpebra. “Stasera sei più divertente del solito. Hai mangiato troppo o… hai bevuto troppo, Signore Del Fuoco?”

“Grande Maestra Katara, io non sto scherzando…”

La dominatrice dell’acqua si fermò, osservando il ragazzo ancora tra le sue braccia con un’espressione sul volto puramente interrogativa, tanto da sollevare un sopracciglio dalla sorpresa per la tranquillità e la serietà con cui l’amico le aveva rivolto quella frase. “Aspetta… sul serio… tu… vorresti…”

“Se tu lo desiderai… in futuro.” 

Katara rimase a bocca aperta senza parole, ma l’immagine di loro due insieme in viaggio verso qualche avventura o qualche giorno di vacanza da soli, lontani dal resto del mondo e senza alcun ruolo da ricoprire, le piacque inaspettatamente tanto. Il suo cuore cominciò a battere all’impazzata come un tamburo al centro del suo petto e l’aria attorno a lei diventò incredibilmente umida, come se il suo respiro fresco e quello caldo di lui si fossero uniti e mescolati insieme ai loro corpi ancora avvinghiati in un affettuoso abbraccio. Richiuse lentamente le sue labbra per rispondergli sinceramente con un sorriso ricco di sogni e di speranza. “Sì, mi piacerebbe molto.”

-- Questa storia è candidata agli Oscar della Penna 2022 indetti sul forum "Ferisce più la penna".
   
 
Leggi le 6 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > Avatar / Vai alla pagina dell'autore: jomonet