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Autore: Enid    13/08/2021    0 recensioni
[The Martian - Il Sopravvissuto]
Parte della Advent Calendar 2020 Challenge del gruppo Hurt/Comfort Italia - Fanart and Fanfiction - GRUPPO NUOVO
Missing Moment dopo il finale di The Martian - Il Sopravvissuto. Dopo tanto tempo in completa solitudine e a continuo rischio della vita, non si è più le stesse persone...e anche gli incubi sono un po' più di incubi.
Genere: Angst, Fluff, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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129. Terrore Notturno
Fandom: The Martian (Libro)
Personaggi: Chris Beck, Beth Johanssen, Mark Watney
 
Il singhiozzo strozzato seguito da un gemito terrorizzato svegliò Beth e Chris quasi di soprassalto. Quelli di Mark non erano neanche classificati come incubi, Chris li aveva chiamati veri e propri terrori notturni. Beth li conosceva bene gli incubi, tra quelli di Beck dopo la fuga da Marte e i suoi dopo la chiacchierata con Lewis quando avevano deciso di eseguire la manovra Purnell. No, quelli di Mark non erano solo incubi. Era difficilissimo svegliarlo, e solo il fatto che il suo corpo fosse così drasticamente indebolito dopo 18 mesi da solo su Marte gli impediva di fare o di farsi, talvolta, veramente del male con gesti inconsulti.
Il dottore si alzò per primo, come sempre, e si sedette sul bordo del materasso. Beth attendeva in silenzio, seduta sul doppio materasso a terra dove dormivano lei e Chris, abbracciata ad un cuscino. Con due cabine inutilizzabili, questa era diventata la soluzione ideale. Fissò Chris prendere gentilmente una mano di Watney, e portare l’altra alla sua fronte.

“Mark… Mark, svegliati,” la voce era ferma, ma non urlava. Mai, “Mark, sei sulla Hermes, sono le 2:27 dell’ora di Houston, sei assieme a me e a Beth, va tutto bene.” Ripeteva quelle parole come una litania, come un mantra. Il bruciore agli occhi costrinse Beth ad asciugarli contro il cuscino: a volte bastavano pochi minuti, a volte ci voleva quasi mezz’ora perché Watney si svegliasse. Uno dei primi giorni, quell’orribile volta in cui aveva preso un calmante prima di dormire, ci erano volute due intere ore. Si era rifiutato di prenderne nuovamente, e Chris non aveva insistito. Questa volta era una di quelle buone, dopo pochi minuti Beth vide gli occhi bagnati di lacrime di Mark aprirsi, e trasse un sospiro. “Ehi, bentornato tra noi. Sai dirmi dove sei?”

“Hermes… Ciao dottore.” La voce era roca e gracchiante.

Beth si sporse da un lato e prese una delle borracce con l’acqua.

“Ehi, pirata spaziale, sete?” Chris aiutò Mark ad alzarsi e a calarsi sul materasso accanto a Beth.

“Ehi, Nerd,” il sorriso non era troppo forzato, di solito era un buon segno. Beth gli porse la borraccia, e mentre beveva, si accostò ad una delle pareti, appoggiandosi ad una sorta di schienale che avevano approntato in quei giorni. Allargò le braccia e non dovette aspettare molto prima di trovarsi Mark accanto, appoggiato a lei con tutto il fianco e con la fronte sulla sua spalla.

“Brutto sogno?”. L’eufemismo del secolo.

“Qualcosa del genere. Ero di nuovo nell’Hab, ed ero di nuovo a contare piante di patate morte.” Beth gli prese la mano. Chris le fece cenno che andava in cucina, e lei annuì. Avrebbe riportato camomilla per tutti. Era il terzo step.

“Sei sulla Hermes ora, ok? Niente più gite da pirata spaziale.” Mark emise uno sbuffo divertito.

“Non siamo tutti pirati spaziali? Voi avete fatto ammutinamento…”

“La NASA fa finta che non sia mai successo, chi siamo noi per contraddirla?”

“Per carità, per una volta che se ne stanno zitti. Non avreste dovuto… grazie.” Beth gli diede una sorta di spallata, delicata perché le costole stavano ancora risarcendosi, e poi strinse la mano che teneva tra le sue.

“Ohi, la fai finita di ripeterlo in continuazione? Potrei pensare che tu sia diventato una persona decente.”

“Ah, chi, io? Sono un pirata su una nave di pirati…”

“Proprio al posto giusto quindi.” Mark le si strinse un po’ più vicino, e Beth si girò leggermente per cingergli le spalle, in modo delicato. Era orribilmente affamato di contatto, ma era anche ricoperto di contusioni che ci stavano mettendo più tempo del solito a guarire. Le gioie della malnutrizione.

Chris tornò con la camomilla e ne porse una ad ognuno.

“Ecco le vostre ordinazioni, signori.”

“Eppure mi pareva di aver ordinato birra.” Scherzò Mark.

“Naaa, niente alcolici ancora per lei, signor Watney, si accontenti della camomilla.” Chris si accomodò sull’altro lato di Mark, e stettero tutti e tre in silenzio per un po’, mentre cercavano di non ustionarsi la lingua. Beth sentiva Watney rilassarsi a poco a poco accanto a lei. Quando ebbero finito la bevanda, lei si liberò dei contenitori. A Mark si stavano chiudendo gli occhi, e non protestò quando Beck lo aiutò a distendersi, e Beth si distese accanto, ricominciando ad accarezzargli la testa. Poteva sembrare una sistemazione poco ortodossa, ma almeno così riuscivano a dormire qualche ora in più.

Chris che si accomodava dietro di lei (un’altra cosa che avevano imparato è che a Mark non piaceva sentirsi costretto, quindi non stava mai nel mezzo) era il segnale che potevano rimettersi a dormire. L’orologio segnava le 3:12, non male per la media di quella settimana. Si rilassò, lasciando che Chris l’avvolgesse, e continuando, finché non si addormentò del tutto, ad accarezzare la nuca a Mark, che aveva il viso contro il suo collo e un braccio sopra di lei a toccare Chris.
Scivolò nel sonno, come le capitava sempre dopo queste sveglie di soprassalto, con un ultimo pensiero a quanto fosse grata di non dover essere la sopravvissuta designata, di non dover sopravvivere in solitudine.
   
 
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