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Autore: workingclassheroine    17/08/2021    1 recensioni
A soli vent'anni ha passato così tanto tempo tra i fiori, Paul, che ne ha imparato perfettamente il linguaggio.
E ha dimenticato quello degli uomini.
Non gli interessa, poter vantare solo degli amici che seccano e inaridiscono con il passare del tempo.
Anche per le persone in fondo è così, gli dice ogni tanto Ben, solo che loro non ti abbandonano per dispetto.
Non ci si può arrabbiare, con una corolla che appassisce.
È un amore che non comporta alcun tipo di rischio, e questo va bene, questo non fa male.
"Non ci perdiamo nulla" dice ogni tanto Ben "Credimi, non ci perdiamo nulla".
Non c'è neanche bisogno di spiegarlo, perché Paul è ormai rassegnato al fatto di aver dimenticato il linguaggio degli esseri umani, e la cosa non gli pesa.
Se non che, presto, John si rassegnerà al fatto di dover imparare quello dei fiori.
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Lennon, Paul McCartney
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Protea cymaroides


Paul pettina accuratamente i propri capelli, e si odia per questo.

Vorrebbe apparire disinteressato, del tutto indifferente rispetto a quello che sta per succedere, eppure ha bagnato il proprio collo di colonia e ha indossato il più bello dei suoi maglioni.

E ora è davanti allo specchio, da più tempo di quanto sarebbe consigliabile in una settimana intera, a studiare ogni suo singolo difetto.

Tutto, ovviamente, perché Ben è testardo ma John lo è ancora di più.

Quella mattina il ragazzo si è presentato al negozio di buon'ora, e non si è lasciato scoraggiare nemmeno dai mugugni con cui Paul ha accolto i suoi tentativi di conversazione.

È salito di sopra a dare un'occhiata a Ben, senza che alcuno gli fornisse un permesso a riguardo, e Paul li ha sentiti addirittura ridere insieme.

Quando glielo ha fatto notare, John ha semplicemente affermato che, in effetti, stava chiedendo una sorta di permesso.

Solo, non a Paul.

"Ho chiesto a Ben se posso portarti fuori, stasera"

"Hai ritardato l'inevitabile, perché la mia risposta è assolutamente no"

John ha sbuffato, divertito.

"Dice che ti farebbe bene uscire un po'. E che sei insopportabile, come crocerossina"

Paul non se la è sentita di commentare.

In effetti, da quando Ben è tornato dall'ospedale, continua a trattarlo come un fragilissimo calice di cristallo.

"Ciò non toglie, John, che io abbia di meglio da fare che uscire con te"

Lo ha visto ridere, e nell'insieme il fatto che John non si lasci scoraggiare dalla sua reticenza gli è sembrato oltraggioso e irrispettoso.

"Leggere brutti libri e masturbarti pensando a me non è di meglio da fare"

Paul non era riuscito a trattenere una breve risata.

"Non trasporre i tuoi desideri su di me. E Les Fleurs du mal non è un brutto libro"

"Lo sai, vero, che non parla sul serio di fiori?"

"Sei un idiota"

John ha riso, stavolta più apertamente, e ha continuato a inseguirlo come un insetto fastidioso.

"Baudelaire è un arrogante. E poi ti divertirai. Non dovrai stare necessariamente con me. Andiamo da Stu e Astrid, hanno organizzato una festa"

"Io non vado davvero da nessuna parte con uno che accusa Baudelaire di essere un arrogante"

Deve essersi ammorbidito, perché sono bastate poche ore di discussione con Ben per farlo rassegnare all'idea che invece, a quella maledetta festa, ci andrà.

Scuote la testa, come per scuotersi di dosso il ricordo di quel momento di debolezza.

Ancora di fronte allo specchio si liscia il maglione addosso, nervoso, e si chiede se sia il caso di fingere qualche improvvisa malattia pur di restare a casa.

Nel dubbio, nell'aprire la porta a John, qualche minuto dopo, ha dipinta sul viso la sua espressione più malaticcia e sofferente.

"Non ci provare" sono le prime parole che John gli rivolge.

"Sei bellissimo" sono quelle immediatamente seguenti.

Paul sbuffa, "Ho letteralmente addosso dei jeans".

È solo a se stesso che può ammettere quanto lo lusinghi lo sguardo ammirato dell'altro, i suoi occhi carichi di adorazione.

"È vero" concorda John, ma non smette di sorridere "Solo che è la prima volta che ti vedo e non sei sporco di terra".

Paul gli dà uno spintone gentile.

"Datti una mossa, prima che cambi idea"

John canta per tutto il tragitto.

Ha una bella voce, ma grida come un folle e Paul giurerebbe sul fatto che spesso stona solo per il gusto di fargli storcere il naso.

Commenta qualsiasi cosa passi per la radio, senza tacere neanche per un attimo, ma le sue opinioni sono sempre esagerate e mirabolanti.

Wonderwall è stata scritta per implementare il commercio di chitarre, afferma, e You Never Can Tell è una canzone perfettamente inutile se non la ascolti con una ragazza e se poi lei non finisce in overdose.

Paul ride, gli dà dell'idiota, e si convince man mano che l'uscire con John non sia stata poi una così cattiva idea.

È bello vederlo al volante, rilassato e sicuro di sé, con le luci della città che rimbalzano sulle lenti dei suoi occhiali alla Buddy Holly, ed è oltremodo bello poter stare in compagnia di qualcuno e ascoltarlo parlare senza dover pensare a cosa dire dopo.

"Prima che lo dimentichi, dietro c'è qualcosa per te"

Paul si sporge verso il sedile posteriore, e sorride a John nel recuperare una bella protea, legata con un nastro rosso.

"Il fiore del coraggio" lo prende in giro, "Credi ci voglia così tanto coraggio a uscire con te?"

John ride, "Forse. Sono contento che tu sia qui"

Paul non risponde, ma posa la propria mano sula sua, ferma sul cambio, e ne carezza appena il dorso con il pollice.

"Possiamo fermarci nei dintorni di Piccadilly e proseguire a piedi" riprende John, distratto, ma allarga delicatamente le dita perché quelle di Paul si incastrino nelle sue, "Casa di Stu è a Dean Street". 

Soho, il quartiere degli artisti.
Ovviamente.

Paul mugola un assenso, e tiene gli occhi fissi al di là del finestrino per celare il proprio rossore.

Nei minuti seguenti gli basta ascoltare con un sorriso i borbottii sempre più insistenti di John che cerca parcheggio per rendersi conto di quanto sia ormai divenuto naturale per lui immaginarselo al suo fianco. 

È forse questo il motivo per cui, quando John scende dall'auto e gli tende la mano, evita di prenderla e di incrociare il suo sguardo.

Camminano in silenzio, fingendo di ascoltare la musica che riempie la strada e di perdersi nei balli che i ragazzi improvvisano nella piazza, e Paul è grato che casa di Stuart sia così tremendamente vicina.

Il viaggio in ascensore è un tormento, ma poi John, a fatica, riprende a parlare.

"Ho pensato una cosa"

"Cosa?"

"Che invece Hallelujah è stata scritta per far guadagnare qualche soldo ai musicisti di strada"

Paul ridacchia, e senza che se ne accorga le sue difese sono di nuovo a terra.

"D'accordo, questo potrebbe essere vero"

Quando Stuart apre la porta, stanno ancora ridendo e spintonandosi.

Sorride a entrambi, con una furba curvatura delle labbra che fa arrossire e tacere improvvisamente Paul.

Al suo fianco una ragazza bionda, bella e dallo sguardo determinato: senz'altro Astrid, il fiore d'acciaio di cui Stuart ha parlato con tanto amore da stamparsi per sempre nella mente di Paul.

La guarda baciare John sulle guance e nota il braccio di lui circondarla con affetto.
Osserva poi le pacche e le battute che si rivolgono John e Stuart, e per un attimo si sente di troppo.

Può però appena realizzarlo che Stuart gli passa un braccio intorno alle spalle e lo trascina amichevolmente dentro la casa.

"Mio vecchio amico, permettimi di presentarti la ragione per cui tutti noi siamo qui. Io, te e John, intendo" scherza, "Sarai deluso dallo scoprire che non è sempre così eccitante da dare fuoco alle cose"

Astrid tira una gomitata al proprio ragazzo, ma stringe la mano di Paul e gli sorride.
"Immagino tu invece non sarai sorpreso dallo scoprire che Stuart è sempre così stronzo come sembra".

"A volte persino peggio" concorda John.

Stuart è visibilmente alticcio, ma riesce a puntare l'indice sulla faccia dell'amico.

"Tu, Winnie, sei un ingrato"

Paul sorride e arcua le sopracciglia.
"Winnie?"

John inizia ad avere delle chiazze rosse che gli macchiano le guance, ma il suo flebile tentativo di intervenire è frenato dalla mano che Stuart gli infila praticamente in bocca per zittirlo.

"Winston è il secondo nome che vorrebbe che nessuno conoscesse. Al liceo quando dovevo farlo arrabbiare lo chiamavo Winnie" spiega, mentre John alza gli occhi al cielo, "Non avevo tutti i torti, Winnie. Sei un ingrato. Senza di me neanche conosceresti questo bel ragazzo che mi sostiene".
Oscilla pericolosamente sui talloni, costringendo Paul ad afferrarlo.
"Proprio questo qui" rimarca, osservando con approvazione il giovane fioraio.

John ha la faccia di uno che vorrebbe poter sparire sottoterra, e Astrid si passa una mano sul viso, sospirando.

"D'accordo, direi che hai detto abbastanza" interviene, "John, tesoro, lasciami pure il cappotto e accompagnalo a bere dell'acqua prima che possa rendersi ancora più imbarazzante".

John esegue, e si carica il peso di Stuart sulle spalle.

"Adesso, vecchio mio, ti porto nel ripostiglio delle scope e ti sfondo il cranio contro il muro" mormora all'orecchio dell'amico.

Stu fa una smorfia, "Winnie, Winnie. Tu hai davvero bisogno di una bella scopata"

"Vorrei morire, e non ho ancora superato l'ingresso" confessa John, lapidario, all'indirizzo di Astrid e Paul, "Lo porto a vomitare, lo pesto a sangue e torno. Ci metterò una decina di minuti, dodici se apre di nuovo bocca nel tragitto verso il bagno".

Paul ride, "Non preoccuparti, Winnie. Fai con calma"

John sorride, ma è ancora un po' rosso in viso, "D'accordo, i minuti sono diventati quindici".

Mentre lui trascina via Stuart, Paul sente un po' di angoscia premergli sul petto al pensiero di rimanere solo con Astrid, che ha occhi glaciali ed è una perfetta sconosciuta.

E lei sembra indovinare il suo smarrimento, perché inizia a parlare, spogliandolo della sua giacca e portandolo in giro per la casa.
Gli parla di Baudelaire, che anche lei ha letto, e della sua passione per la fotografia.

"Vieni, ti faccio vedere degli scatti che ho regalato a Stuart"

Paul la segue attraverso l'ampio salone, schivando coloro che incrociano la sua strada.
Si chiede come faccia Astrid a schizzare via con quella facilità, quasi la folla si apra per lei come il Mar Rosso.
A confronto con Astrid, se ne rende conto immediatamente, sembra ancora più fuori luogo di quanto già si senta.

Eppure, gli piace il modo in cui lei si volta spesso, per controllare che lui non sia rimasto indietro e imprigionato tra persone che non conosce, e apprezza la pazienza e l'intuito che dimostra nel condurre da sola la conversazione per non metterlo a disagio.

A Paul piacciono le persone che sanno riempire i silenzi con discrezione e naturalezza, impedendo che si crei una situazione di stallo.

"Questa casa è splendida" riesce a dirle, appena superano il salone gremito per rifugiarsi in una camera da letto ampia e ariosa.

"Oh, Dio, lo è" ride lei, "È una delle proprietà di John. Della zia di John, in realtà. Ma lui fa pagare a me e a Stu un affitto ridicolo"

Paul non indaga oltre, e dallo sguardo soddisfatto che Astrid gli rivolge sente di aver superato una specie di test.

"Guarda qui" si limita a dire lei, sedendosi sul letto e afferrando una cornice posata sul comodino.

Paul le si affianca, e sorride nel vedere John con un taglio di capelli improbabile e senza occhiali, con il braccio stretto intorno alle spalle di Stuart.

"Noi tre ci conosciamo da quando siamo ragazzi. Andavamo al liceo insieme" racconta Astrid, "Credo che questa risalga al nostro penultimo anno. Io sono arrivata tardi, ma loro due erano già inseparabili"

Paul non fa fatica ad immaginarlo, guardando la risata che la foto ha immortalato, e la chiara serenità che si legge sul viso di John.

"Stuart è sempre stato il suo unico amico. In quel salone vedrai decine di persone affollarsi per avere l'attenzione di John, e altre decine stringersi intorno a Stuart con la speranza di poter un giorno arrivare a John attraverso di lui. Ragazze e ragazzi si gettano ai suoi piedi con il sogno di riuscire a incastrarlo e spendere il suo denaro. Tra loro due invece non è mai stato così. John adora Stu da sempre, e lui ricambia con un trasporto che non ho mai visto in una persona. È quasi ingiusto che non siano fratelli, Stuart ucciderebbe per John"

L'ultima parte suona a Paul come una vaga minaccia, ma si sforza di passarci sopra.
Questi sono gli amici di John, e cercano di proteggerlo come possono.
Persino lui, che nelle relazioni sociali ha sempre avuto difficoltà, può comprenderne il motivo.

"Mi dispiace. È che io non ho mai pensato a cosa fosse John quando non era con me" confessa, e spera che Astrid non lo fraintenda.

Lei sorride, sembra capire.

"È per questo che gli piaci così tanto, credo"

Poi riprende immediatamente a parlare. "Scusami, non volevo metterti a disagio con questi discorsi. Sono solo nostalgica. Torniamo di là, quei due dovrebbero essere da qualche parte".

Stuart sembra effettivamente essersi ripreso un po', ma ciò non gli impedisce a quanto pare di versarsi nuovi bicchieri di vino.

Astrid afferra la mano di John, che guarda sconsolato l'amico, "Portami a ballare, tesoro. Non credo che il mio ragazzo ne sia in grado senza vomitarmi addosso"

"Confermo" ride Stu, alzando il calice come a brindare.

John rivolge uno sguardo di scuse a Paul, che annuisce brevemente.

"Non preoccuparti, ci divertiremo" lo rassicura Stuart, intercettando la sua espressione, "Non lo farò scappare. Dio, non ci sei riuscito tu, come potrei io"

Ammicca, divertito, e allunga anche a Paul un bicchiere di vino.
John sembra molto poco rassicurato, ma Astrid punta i piedi e lo trascina al centro della sala per ballare e, probabilmente, fornire la propria recensione su Paul.

"Ti ha fatto il terzo grado?" chiede Stuart, quasi leggendogli nella mente.

"Non più di tanto" ribatte Paul, bevendo il primo sorso.

"Meglio così. Lasciale fare la parte della chioccia, adora l'idea di prendersi cura di noi" ride l'altro, "Questa festa è una noia, vero? La Saatchi ha accettato di ospitare la mia prossima mostra e Astrid ha ritenuto necessario festeggiare"

"Beh, complimenti"

Stuart si schernisce con una smorfia divertita, "Forse mi piaceva di più essere un artista quando nessuno mi apprezzava. Mi faceva sentire speciale"

Paul ride tristemente, "Ti sembrerà assurdo, ma credo di capire cosa intendi"

La sua vita prima di John, prima del suo amore, era semplice e lineare: svegliarsi, prendersi cura dei fiori e di Ben, andare a letto e ricominciare.
Paul era diverso dalle altre persone, e questo gli andava bene perché gli impediva di sperimentare cose come la delusione e il dolore.
Ora invece ci sono mille fattori da considerare, persone da proteggere e non deludere, incluso se stesso, attese da sopportare e sentimenti da provare.

"Bella merda" riassume Stuart, comprensivo. "Ci ubriachiamo?"

Paul non ci ragiona neanche.

"Certo"

E brindano.
 

Note

vi chiedo immensamente perdono per l'assenza!
Mancano pochi capitoli alla fine di questa storia e sono super emozionata perché sarà davvero la prima long che riesco a finire!!
  
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