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Autore: shatiaslove    07/09/2021    0 recensioni
È che se solo potesse… se solo potesse tornerebbe indietro nel tempo.
Genere: Fantasy, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Just like Magic

 
Ai BTS e
a questi quattro anni insieme.



 
Siamo nel 2021, a Londra, in una stranamente fresca sera d’Agosto, e, in una stradina nascosta agli occhi dei passanti – troppo distratti a pensare alle proprie vite, a camminare veloci tra le strade, come se il tempo li stesse rincorrendo e dovessero vincere una gara contro di esso –, una giovane ragazza sta baciando sulle labbra un’altra giovane ragazza, come se invece per loro, il tempo, si fosse fermato, come se il mondo avesse smesso di girare e nient’altro esistesse, oltre che loro. Le loro labbra e i loro corpi sono resi timidi dal bacio, nonostante questo, di bacio, non sia il primo che si scambino, da un paio di mesi a questa parte. Si distanziano a malapena di qualche centimetro, giusto per guardarsi negli occhi, che sono pieni di affetto, tenendo le fronti appoggiate l’una all’altra e respirandosi addosso, strette in un abbraccio pieno d’affetto, le dita che si carezzano delicate, i cuori che battono all’impazzata, a ritmo però, come se fossero uno solo.
«Jas, penso di… io ti…» prova a dire una delle due giovani ragazze all’altra, le guance leggermente paffute che si surriscaldano dall’imbarazzo e le mani che tremano dalla paura, la bocca secca e le parole che sembrano non voler uscire, bloccate da qualche parte, fastidiose come un groppo in gola. Perché ammettere i propri sentimenti ad un’altra persona non è mai facile, soprattutto quando si è giovani e le esperienze in amore si possono contare sulle dita di una mano. Ma anche quando si è grandi, anche quando si ha esperienza, ammettere i propri sentimenti è incredibilmente difficile da fare. Perché significa mettersi a nudo, significa abbattere i propri muri, significa rivelare alla persona che ci troviamo di fronte che lei stessa è una delle nostre debolezze e può ferirci con una semplice parola, con un semplice sguardo. E nessuno vuole davvero stare male, nemmeno le persone più masochiste che esistano. Nessuno vuole davvero mostrarsi debole, in un’epoca in cui è sempre il più distaccato e freddo e distante a vincere, nella vita.
«Yeri!» una voce maschile fa sussultare per lo spavento entrambe le ragazze, che si distanziano subito l’una dall’altra, gli occhi sgranati dalla sorpresa prima e dalla preoccupazione poi, quando Yeri si rende conto da chi provenga la voce che ha fatto il suo nome, che in un altro momento avrebbe riconosciuto subito, ma, in quel momento, era fin troppo presa dalla ragazza di fronte a sé per riconoscerla.
«Papà, cosa… cosa ci fai qui?» si appresta a chiedere, mettendosi di fronte a Jasmine, rischiando di inciampare sui suoi stessi piedi, pur di proteggere la ragazza dallo sguardo di suo padre, che non riesce proprio a leggere, che non sa proprio cosa nasconda dietro.
«Ne parliamo a casa» le risponde subito il padre, nessuna, ma proprio nessuna, espressione sul viso che faccia comprendere a cosa stia pensando. Yeri lo vede porgere loro la schiena e allontanarsi di qualche passo, abbastanza da dar loro spazio e privacy, ma anche abbastanza da farle capire che la stia effettivamente aspettando, così che possano tornare a casa insieme.
«Jas…»  fa per dire Yeri, incrociando lo sguardo della ragazza, gli occhi marroni e caldi e accoglienti, da cerbiatto. Yeri vorrebbe perdersi in essi. Vorrebbe tuffarcisi dentro e lasciar perdere tutto il resto. Lasciar perdere la preoccupazione che sente nel petto per la presenza di suo padre. Lasciar perdere l’ansia che la vita e il mondo e le persone le causano. Lasciar perdere ogni singola cosa. E semplicemente nuotare negli occhi caldi della ragazza, vivere in un angolino del suo corpo, per sempre.  
«Vai a casa» le dice Jasmine con tono dolce, non dandole la possibilità di aggiungere altro e distraendola dai suoi pensieri, per poi darle una carezza sul braccio, e Yeri sente un brivido percorrerle l’intera colonna vertebrale, dall’inizio alla fine, per poi divenire farfalle nel suo stomaco, che stanno sbattendo le ali con così tanta forza che le stanno facendo quasi del male, che stanno quasi per creare il puro caos. «Poi fammi sapere cosa sia successo, mi raccomando, che ti aspetto.»
«Grazie» le sussurra Yeri in risposta, sentendo le lacrime pizzicarle gli occhi, ma trattenendole il più possibile. È successo tutto così in fretta e non sa più quali emozioni provare. Un momento prima stava baciando la sua ragazza e stava cercando di ammetterle i propri sentimenti – sentimenti che sente la stiano mangiando da dentro –, e un momento dopo suo padre le si è parato di fronte, chiedendole di tornare a casa, per chissà motivo, senza dargliene uno. È confusa, Yeri. E ha paura che sia successo qualcosa. E ha paura della reazione di suo padre, dopo averla vista con Jasmine. «Ci sentiamo dopo» dice proprio Yeri a Jasmine, prima di lasciarle un veloce bacio sulla guancia – mentre le sue, di guance, si arrossano per l’imbarazzo – e raggiungere suo padre, che rimane in silenzio, iniziando ad incamminarsi verso casa, che sta realmente e fortunatamente dietro l’angolo.
Arrivano a casa, quindi, in men che non si dica, rimuovono le scarpe all’entrata, com’è di consueto fare in ogni casa asiatica – e che realmente Yeri crede che andrebbe fatto in ogni casa, punto –, e si dirigono in salotto, in cui l’altro suo padre li sta attendendo, sguardo stanco – palpebre che gli si abbassano e che si costringe a rialzare, così da tenere gli occhi aperti – e occhiaie scure come ciliegina sulla torta. Come al solito, avrà lavorato più del dovuto, anziché prendere le pause che gli spettano e riposarsi di tanto in tanto. E non c’è modo per fermarlo, non c’è modo per distrarlo, una volta che è concentrato e focalizzato sul suo lavoro.
«Siamo delusi da te» le dicono entrambi i suoi genitori contemporaneamente, senza darle neppure il tempo di dire o fare nulla. Entrambi sono adesso seduti sul divano, uno accanto all’altro. Yeri ha deciso di rimanere in piedi, di fronte a loro. Le dà un certo senso di controllo. O meglio, le piacerebbe fosse così. Realmente è perché così può arrivare molto più velocemente in camera sua, in caso sentisse il bisogno di rimanere da sola e mettere un muro – reale – tra lei e i suoi genitori. D’altronde è pur sempre un’adolescente. C’è bisogno di fare qualche scenata qui e lì ogni tanto, altrimenti che senso ha.
«Posso spiegare» dice, anche se in realtà non ha assolutamente idea da dove iniziare. Dalla cotta che aveva per la sua migliore amichetta all’asilo o da quando ha compreso e accettato di essere lesbica, due anni fa? O da quando ha conosciuto Jasmine e hanno iniziato una relazione? Deve per caso accennare al suo primo bacio, avvenuto durante il primo concerto a cui è andata? Scambiato con una sconosciuta, che però aveva davvero delle bellissime labbra? No, forse questa parte è meglio escluderla. Ciò che non sanno, non può ferirli. Lontano dagli occhi, lontano dal cuore, come si suol dire.
«Non c’è nulla che tu possa dire che possa cambiare la situazione. Ci hai mentito, Yeri» dice uno dei suoi due papà, quello che l’ha trovata a scambiarsi un bacio con Jasmine, che tiene le braccia incrociate sul petto, il suo modo per intendere che sia serio. E a Yeri fa un po’ male il petto, a vedere il suo sguardo così duro, che difficilmente le ha rivolto nel corso della sua vita.
«Lo so, ma…»
«Perché ci hai mentito?» le chiede con tono più dolce l’altro padre, gli occhi sinceramente sul punto di chiudersi dalla stanchezza. E Yeri si sente in colpa, perché è qui, seduto sul divano, distrutto dal lavoro, eppure sveglio, solo per lei, solo per la sua incapacità di fare coming out, solo per la sua incapacità di ammettere che le piacciano le ragazze, per la sua incapacità di dire la pura e semplice verità.
«Non sapevo come dirvelo» mormora, abbassando lo sguardo sul pavimento, ritrovandosi a giocherellare con le dita a causa dell’ansia che sente accumularsi pian piano nel suo corpo, che sembra renderla elettrica, incapace di stare perfettamente ferma.
«Sai bene che l’unica regola in questa casa è che tu ci dica sempre dove vai quando esci.»
Yeri aggrotta la fronte, confusa per qualche secondo, prima che una lampadina le si accenda in testa e si renda conto della situazione in cui effettivamente si trovi. E si trattiene dal sospirare di sollievo, giusto perché ha paura che abbia capito male ed è meglio accertarsene prima, che non sia così. «Aspettate, è per questo che siete arrabbiati? Perché vi ho mentito su dove fossi?» domanda, alzando lo sguardo, gli occhi lucidi di speranza, che le si raccoglie anche al centro del petto e sulle mani umidicce per l’ansia e sulle piante dei piedi che sente formicolare.
«Aspetta, non glielo hai detto prima?»
«Era in compagnia di un’altra persona, ho pensato che sarebbe stato meglio se ne avessimo parlato tutti insieme a casa.»
«Jin-hyung, cosa le hai fatto credere?»
«Yoongi! Cosa avrei dovuto farle credere?!»
«Yeri» la richiama suo padre Yoongi, adesso decisamente più sveglio rispetto a poco fa, gli occhi sgranati, e i capelli spettinati dopo aver passato più volte la mano tra di loro, per l’esasperazione. «Vieni qua» le dice, spostandosi sul divano così da lasciarle spazio per sedersi tra i suoi genitori, cosa che Yeri si appresta subito a fare, facendosi accogliere dal loro calore e dal loro odore che sa proprio di casa e posto sicuro e vita felice.
«Di cosa credevi stessimo parlando?» le chiede suo padre Seokjin, adesso la voce più dolce rispetto a poco fa, le braccia non più strette sul petto, la fronte aggrottata per la preoccupazione di aver fatto preoccupare a sua volta l’adorata figlia.
«Del fatto che…» Yeri prende un respiro profondo, ingoia il groppo che si trova in gola e «Sia lesbica» finisce di dire, mordicchiandosi poi il labbro inferiore.
C’è un attimo di silenzio, che sembra durare all’infinito, prima che suo padre Seokjin riprenda la parola. «Tesoro, prima di tutto, sia io che tuo padre siamo fieri di te per il fatto che ti sia appena aperta con noi» premette suo padre, poggiando la mano sulla sua testa e carezzandole i capelli, in segno d’affetto e sostegno. «Però ci spiace che sia avvenuto in questa situazione e non coi tuoi tempi» un piccolo broncio appare sulle labbra di suo padre Seokjin, ma Yeri gli fa cenno con la testa di continuare, cercando di rassicurarlo con un accenno di sorriso. «E secondo, perché pensavi che sarebbe stato un problema per noi?» le chiede, aggrottando la fronte e incrociando il suo sguardo, probabilmente cercando il motivo nell’espressione del suo viso, senza però trovare risposta.
«Non lo so. Non… non pensavo propriamente sarebbe stato un problema per voi, ma…» prova a dire Yeri, mordendosi il labbro inferiore, ancora una volta, insicura su come continuare, su come esporre ciò che sente dentro, su come esporre i motivi per cui non abbia detto nulla prima di adesso.
«Ma…?» le chiede suo padre Yoongi, gli occhi dolci e pieni di sostegno e d’amore per lei, che la rassicurano, che le ricordano che può stare tranquilla, che i suoi genitori ci sono stati, ci sono e ci saranno sempre per lei, ben fissi al suo fianco, pronti ad aiutarla a rialzarsi in caso cadesse, anzi, pronti ad evitare che cada, pronti a tifare per lei, come i fan più sfegatati al mondo, e ad accettare le sue scelte, così come i suoi errori, senza mai farla sentire sbagliata.
«Quando alcuni dei miei conoscenti hanno scoperto stessi con Jasmine… che è la mia ragazza…» mormora Yeri, le guance che le si arrossano per la rivelazione, «La prima cosa che hanno detto è che se lo aspettavano, visto che i miei genitori, voi due… siete gay.»
«… Eh
«Lo so che non ha senso, ma so anche quanto avete lottato per avermi e per evitare che subissi bullismo, e non volevo aggiungere quest’altra cosa, non volevo essere un peso» ammette, comunque imbarazzata, ma perlomeno sentendosi più leggera, più tranquilla, perché adesso sanno la verità, adesso può confidarsi su Jasmine e su quanto le piaccia, adesso può invitarla a casa e passare più liberamente del tempo con lei, senza tenere segreti con la sua famiglia, cosa che ha sempre odiato fare, più di qualsiasi altra cosa, persino più che mangiare i broccoli.
Entrambi i suoi genitori la abbracciano, nello stesso momento, formando una sorta di sandwich in cui lei è il ripieno – e Yeri ridacchia tra sé e sé per aver immaginato una cosa simile.
«La cosa più importante per noi è che tu stia bene, che tu sia felice» le dice suo padre Seokjin, lasciandole un delicato bacio tra i capelli scuri e lunghi.
«Ed è per questo che eravamo arrabbiati questa sera, perché… nella vita non si sa mai, tesoro. Può sempre, sempre, sempre succedere qualcosa, ed è per questo che, per noi, è importante sapere dove vai quando esci» le spiega suo padre Yoongi, il tono serio, lo sguardo serio.
«Lo so, lo so. Mi dispiace aver mentito» si scusa Yeri, con sincerità, perché è dispiaciuta davvero, anche se sente che ne sia valsa la pena, perché ha avuto modo di passare un po’ di tempo insieme a Jasmine. Ma questo sarebbe meglio non dirlo ai suoi genitori, ora come ora.
«Dal momento in cui ci sono stati alcuni malintesi, la tua punizione è leggere un vecchio libro che abbiamo trovato in soffitta e farci sapere cosa diamine riguardi, perché a noi non va di leggerlo» le dice suo padre Seokjin, accennando un sorriso divertito e facendole l’occhiolino
Yeri grugnisce, ma non obietta.
 
 
 
La sera dopo, Yeri si ritrova da sola nella sua stanza, indecisa se guardare un altro episodio di Hotel Del Luna, uno dei k-drama migliori che abbia mai guardato, con la dea che è Lee Jieun, nonché IU, la regina – non letteralmente – della Corea del Sud, oppure darsi a quel libro che i suoi genitori le hanno detto di leggere come punizione.
Suppone che possa dare un’occhiata al libro, dal momento in cui la sua copertina in pelle nera e la catenella in oro che sembra tenerlo chiuso la incuriosiscono parecchio. Sulla copertina, tra l’altro, non c’è scritto nulla, nessun titolo o nome dell’autore, se non, stampato in un angolo, un piccolo cerchio, con una singola linea verticale al centro. Ovviamente Yeri non ha idea di cosa significhi, per questo è curiosa, perché le piacerebbe scoprirlo.
Poggia il libro al centro del suo letto, sedendosi a gambe incrociate di fronte ad esso, la schiena appoggiata alla testiera morbida; attorno a lei, i muri della sua stanza, vagamente celesti, la distraggono leggermente – la pittura è sbiadita parecchio, perché era stata Yeri ad acquistarla e a passarla, dopo aver visto un TikTok sull’omonima applicazione in cui una ragazza creava il cielo nella sua stanza; diciamo che il risultato di Yeri è ben lontano dall’originale, e sembra semplicemente che qualcuno abbia vomitato zucchero filato di uno strano bianco – le nuvole, più o meno – con del celeste sbiadito dietro. I suoi genitori le hanno detto che chiameranno qualcuno per sistemarla una volta che Yeri sarà partita per il nuovo anno scolastico. E non può davvero dar loro torto.  
Sussulta quando il suo cellulare la avvisa di un nuovo messaggio – dal momento in cui era convinta di aver messo il silenzioso – e si appresta a recuperarlo dal comodino accanto al suo letto. 
 
jas <3
volevo dirti ancora una volta quanto fiera sia di te
per aver fatto coming out con la tua famiglia ieri :(
 
jas <3
ci sentiamo domani mattina, okay?
 
jas <3
buonanotte fiorellino <3
 
yeri
GRAZIE MILLE !!! :(
 
yeri
e buonanotte a te <3
fai sogni d’oro
 
yeri
ti amo.
 
Yeri quasi urla quando si rende conto che l’ultimo messaggio lo ha mandato per davvero, anziché scriverlo e cancellarlo subito dopo come tende a fare da qualche tempo a questa parte, ovvero da quando si è resa conto che il suo affetto per Jasmine fosse più che semplice affetto.
Oh, diamine. No, no, no.
Non va bene. Non è possibile. Non l’ha davvero fatto. Non ha davvero premuto invio. Questo è un sogno, è solo un sogno, un incubo, e tra poco si sveglierà e non avrà detto ti amo alla sua ragazza. Che è vero che ama. Ma… Ma! Non vuol dire che lei debba venire a saperlo proprio adesso, tramite un maledetto messaggio scritto.
Dopo aver lanciato il cellulare dall’altra parte della stanza in un attimo di impulsività, Yeri si appresta ad aprire il libro di fronte a sé, nella speranza di una distrazione – che non siano i terribili muri –, mentre i suoi pensieri continuano a correre veloce e ad invaderle ogni singolo angolo della sua testa, non importa quanto provi a scacciarli via e a rinchiuderli a chiave in un baule.
È che se solo potesse… se solo potesse tornerebbe indietro nel tempo.
 
 
 
Il momento in cui Yeri riapre gli occhi è il momento in cui si ritrova sdraiata per terra, di schiena, gli occhi fissi sul cielo d’un azzurro acceso, nessuna nuvola a riempirlo, tanto che sembra essere infinito. E le cose sono due: o sta sognando – cosa che è possibile, ma allo stesso tempo, le sembra impossibile, visto che sembra tutto essere così realistico –, o è finita, in qualche strano modo, fuori casa – è possibile che soffra di sonnambulismo?.
È quando si mette a sedere e ha modo di guardarsi meglio attorno, però, che si rende conto di dove si trovi. Hogwarts. Yeri si trova ad Hogwarts.
È possibile che abbia perso la memoria? È possibile che abbia dimenticato il momento in cui abbia preso il treno e sia arrivata a destinazione, per un nuovo anno scolastico, il suo ultimo, tra l’altro? Magari stava guardando gli allenamenti di Quidditch e le è arrivato un bolide in testa? Però sente che se così fosse stato, di certo ci sarebbe stato qualcuno attorno a lei, di certo si sarebbe ritrovata su un lettino in infermeria.
Aggrotta la fronte, cercando di trovare questi possibili ricordi possibilmente dispersi in qualche angolo della sua testa. Ma non trova nulla.
Il suo ultimo ricordo è di lei, nella sua stanza, disperata dopo aver mandato a Jasmine un messaggio che non avrebbe dovuto mandare – e qui sente le sue guance surriscaldarsi, ma fa finta di niente, perché non è il momento adatto per pensarci –, la bacchetta stretta tra le dita, ad aprire il libro…
Il libro!
Può essere che sia stato il libro a trasportarla ad Hogwarts? Di libri magici e strani effettivamente ne esistono a bizzeffe, di questo ne è certa. 
Dopo aver appurato che non ha nessuna ferita in nessun punto del corpo, le ossa al posto giusto e il sangue a circolarle dentro, com’è giusto che sia, anziché fuoriuscirle da qualche parte, e che fortunatamente la sua bacchetta è ancora stretta tra le sue dita, Yeri si alza, e, quando fa per dare una pulita ai suoi vestiti, si rende conto che sono gli stessi che stava indossando nel suo ultimo ricordo. Ovvero un pantaloncino corto di tuta e una vecchia maglietta nera con qualche buco qua e là: il suo pigiama estivo.
Per cui la teoria che il libro l’abbia trasportata ad Hogwarts è decisamente più fattibile, perlomeno rispetto a quella che abbia perso la memoria.
Si incammina verso il castello, sperando ci sia qualche professore con cui possa parlare e a cui possa spiegare la situazione in cui ha finito per trovarsi, e sa che l’imbarazzo di questa situazione la inseguirà per il resto della sua vita, ma va bene così, non ne parlerà con nessuno e tutto andrà per il meglio.
Rilascia un sospiro di sollievo quando nota la Professoressa McGranitt muoversi tra le mura scolastiche, il suo solito cappello a punta, o da strega, in testa, a coprire i suoi capelli raccolti a chignon, e addosso il suo solito vestito verde smeraldo, uno dei suoi preferiti.
«Professoressa!» esclama, attirando l’attenzione della professoressa, affrettando i suoi passi per esserle vicina il prima possibile e poterle subito raccontare dell’accaduto, così da tornare a casa in men che non si dica.
«Posso aiutarti?» le chiede la professoressa, la fronte aggrottata e lo sguardo confuso. La sua solita espressione severa in questo momento completamente assente dal suo viso.
«Credo che un libro mi abbia trasportato qui, per sbaglio» ammette Yeri, in imbarazzo, abbassando lo sguardo sul pavimento, mentre respira con un leggero affanno, sia perché la situazione comunque le mette ansia e sia per la piccola e leggera corsetta che ha fatto – forse dovrebbe davvero ascoltare i suoi zii e allenarsi più spesso, perché non sente che sia normale affaticarsi così tanto a diciassette anni.
«Sei studentessa di questa scuola quindi?»
Yeri alza di scatto la testa, posa gli occhi in quelli della professoressa, e rimane ferma, per qualche attimo, mentre in testa si ritrova pensieri che corrono veloci e cercano di dare un senso a tutto questo, ma non riescono davvero a darglielo. Possibile che sia finita in un mondo parallelo? In cui lei non esiste? «Non mi riconosce? Sono Kim Yerim.»
La professoressa adesso la osserva con occhi più attenti e felini – e ci sta, visto che il suo Animagus è un gatto –, ma allo stesso tempo la sua espressione rimane quella di confusione. «In che anno siamo?»
«Nel 2021» mormora Yeri, aggrottando la fronte a sua volta, confusa dalla domanda della professoressa, confusa da dove voglia andare a parare.
«Siamo nel 1996.»
Yeri sente le sue gambe cedere, nel momento in cui il suo cervello assimila le parole, e un ronzio si fa sentire nelle sue orecchie, mentre ciò che si trova di fronte diventa instabile e sfocato, le ginocchia che si scontrano sul pavimento duro. Ed è proprio la botta che prende toccando terra che la risveglia velocemente, ma poi la realtà le si scontra di nuovo in faccia, e allora rimane ferma, gli occhi sgranati, il corpo un peso quasi morto, perché non ha la forza, di tenere le spalle dritte, di tenersi su, dopo una notizia simile. Perché… che vuol dire? Che vuol dire che è nel 1996?
«Come?» mormora, la voce che le esce a malapena, e poi «Cosa?» aggiunge.
«Non so come sia successo, ma sembrerebbe che abbia viaggiato nel tempo» le risponde la Professoressa McGranitt, la voce un po’ più bassa, la cadenza un po’ più dolce. «Ti porto in infermeria, va bene? Così curiamo le ginocchia e facciamo sì che Madama Chips si assicuri che tu stia bene» le dice, sempre con delicatezza, come se avesse paura di romperla – e, in effetti, probabilmente Yeri si romperebbe, se qualcuno al momento usasse un tono diverso con lei, un tono un po’ più alto o un po’ più duro.
La Professoressa McGranitt la aiuta a mettersi in piedi e la accompagna, lentamente, fino all’infermeria, piccolo passo dopo piccolo passo.
Yeri tiene lo sguardo fisso sul pavimento di fronte a sé, terrorizzata all’idea di alzarlo e trovare i corridoi di Hogwarts diversi rispetto a come li ricorda, diversi rispetto a come è abituata a vederli. Ha paura di accertarsi che questa sia la realtà dei fatti, che si trovi davvero nel 1996. Nel 1996! Nel millenovecento novantasei! Venticinque anni prima!
Raggiungono ben presto l’infermeria, trovandosi essa al primo piano, e Madama Chips si avvicina loro appena le vede entrare, un’espressione curiosa sul viso. Entrambe le donne, si rende conto Yeri nel suo stato disperato, sembrano più giovani rispetto a come le ricorda. Non ci aveva fatto caso prima, osservando solo la Professoressa McGranitt, ma adesso è molto più chiaro, soprattutto vedendole insieme ed essendo cosciente dell’anno in cui si trovi. E non aiuta, non aiuta affatto che se ne renda conto.
«Cos’è successo?» chiede Madama Chips, che se prima era semplicemente curiosa, adesso è anche preoccupata, gli occhi puntati sulle ginocchia di Yeri, che quindi abbassa lo sguardo e nota che siano sporche di sangue, che continua tuttora a fuoriuscirle dalle ferite che si è fatta cadendo per terra, e le sporca e inzuppa le calze nere che ha addosso. E adesso che ha notato le ferite e che ha notato il sangue macchiarle le calze, può sentire il formicolio che il sangue che cola giù per le sue gambe le provoca, può sentire il fastidio delle calze bagnate. Spera solo di non aver lasciato impronte di sangue alle sue spalle. Questa situazione è tragica già così com’è.  
«Prima Yerim ha bisogno di essere curata, poi parleremo del resto» prende parola la Professoressa McGranitt, accompagnando Yeri al letto più vicino, aiutandola a sedersi sul morbido materasso. Si allontana per qualche secondo, e poi ritorna con un bicchiere di vetro vuoto, che riempie d’acqua con Aguamenti, prima di porgerglielo e incitarla a bere.
Madama Chips le si avvicina e si prende cura delle sue ginocchia, per poi fare un controllo generale sulle sue condizioni, che sembrano essere buone, perlomeno.
«Ti andrebbe di raccontarmi cos’è successo?» le chiede la stessa Madama Chips, con voce dolce. «O preferiresti che me lo raccontasse la Professoressa McGranitt?»
«Vengo dal futuro» risponde Yeri, poggiando il bicchiere d’acqua, da cui a malapena ha bevuto un sorso, sul comodino accanto al letto. È proprio dando questa risposta che sente i suoi occhi inumidirsi, e poi le lacrime scendere copiose giù per il suo viso. Vorrebbe fare qualcosa per bloccarle, ma non ha nemmeno la forza di alzare le braccia e asciugarle con le mani. Quindi le lascia andare, una per una, e le sente gocciolare dal suo viso, bagnandole i polsi e le mani e le cosce. Ma non ce la fa. Non ce la fa proprio.
«Dal… futuro?» chiede Madama Chips, sgranando gli occhi e poggiando le mani sul petto, facendo qualche passo indietro, come se l’informazione l’avesse colpita proprio lì, facendole perdere l’equilibrio. Ed effettivamente anche Yeri si sente come se fosse stata colpita dalla situazione, un proiettile dritto al cuore.
Yeri accetta con gratitudine il fazzoletto in tessuto che la Professoressa McGranitt le sta porgendo, trovando la forza di asciugare le lacrime e soffiando velocemente il naso, promettendosi poi di lavarlo a mano, senza magia, così da restituirlo ben pulito alla professoressa. «Ero… ero in camera mia» inizia a raccontare, mentre le lacrime continuano a bagnarle le guance, in maniera costante, poco vogliose di fermarsi. «I miei genitori, per punizione per avergli mentito su dove mi trovassi l’altro ieri sera, mi hanno chiesto di leggere un vecchio libro, magico, trovato in soffitta, e far sapere loro di cosa parlasse» continua, chiudendo gli occhi e immaginando i suoi genitori al suo fianco, a stringerla in un abbraccio pieno d’affetto. E si chiede, per un attimo, se già si siano resi conto della sua assenza. E come stiano, in caso. Yeri spera che stiano bene, ma nel suo cuore sa che non è così. Poi scuote la testa, per scacciare via pensieri simili, e prende un respiro profondo, prima di riprendere a parlare. «Ho scritto un messaggio che non avrei dovuto scrivere e me ne sono subito pentita» borbotta, storcendo il naso. «Ed è mentre aprivo il libro che ho pensato… “ah, se solo potessi tornare indietro nel tempo”. E poi mi sono risvegliata ad Hogwarts» finisce di raccontare, asciugando ancora una volta le lacrime e sperando che non le chiedano nulla sul messaggio. Poi si rende conto che, essendo maghe, probabilmente neppure sappiano cosa siano i messaggi. Yeri sa che, anche se si fosse trovata nel presente, in ogni caso non avrebbero saputo dell’esistenza dei messaggi, talmente tanto indietro tendono ad essere i maghi quando si tratta di questioni dei babbani.
«Chi sono i tuoi genitori?» le chiede la Professoressa McGranitt, con sguardo apprensivo.
«Kim Seokjin e… oh mio Dio!» esclama Yeri, alzandosi in piedi e portando una mano a coprirle la bocca. «Nel 1996 i miei genitori erano ancora alunni ad Hogwarts!» dice, la voce acuta, il panico che si sparge nel suo corpo, come il veleno, colpendole il cuore e facendoglielo battere all’impazzata, colpendole lo stomaco e facendole sentire delle forti e dolorose fitte.
Entrambe le donne la osservano con occhi sgranati a loro volta. Probabilmente neppure a loro era venuta in mente una possibilità simile, una disgrazia simile.
«Chi è l’altro tuo genitore?»
«Min Yoongi» si appresta a rispondere, scuotendo leggermente la testa al pensiero che, se non troveranno un modo per farla tornare nel presente, dovrà frequentare la scuola coi suoi genitori. I suoi genitori adolescenti.
«Oh» dicono la Professoressa McGranitt e Madama Chips contemporaneamente.
«Che cosa?» chiede Yeri, ancora più preoccupata nel notare il loro stupore e gli sguardi che si stanno lanciando a vicenda.
«Niente, stai tranquilla» la rassicura Madama Chips, carezzandole la schiena come segno di sostegno. Il che la tranquillizza un po’, giusto un minimo, ma in questo momento anche quell’1% è assai.
«Troveremo un modo per farti tornare a casa, va bene?» le dice la Professoressa McGranitt. «Nel frattempo, di che Casa fai parte e che anno avresti dovuto iniziare?»
«Sono Tassorosso e avrei dovuto iniziare il settimo anno, e sostenere i M.A.G.O.»
 
 
 
La sera del 1° Settembre arriva, col sole basso nel cielo e l’estate che man mano fa dei passi indietro, per lasciare spazio all’autunno, e Yeri si ritrova nella sua uniforme scolastica, gonna nera, che le arriva poco sotto alle ginocchia, e camicia bianca, con un maglioncino grigiastro senza maniche indossato sopra alla camicia, e una cravatta gialla e nera, ovvero i colori della sua Casa, stretta al colletto della stessa. Ha sistemato la sua amata bacchetta, l’unica cosa che la tiene legata al suo presente, al 2021, in una tasca nascosta che ha creato nella sua gonna, che è decisamente più comoda che tenerla in borsa oppure ovunque venga, col rischio di perderla, e, a maggior ragione, ora come ora, non può rischiare una cosa simile.
Prende un respiro profondo, e poi un altro, e poi un altro ancora, perché non riesce proprio a tranquillizzarsi. Yeri non è mai stata questo granché brava a tenere sotto controllo i suoi nervi, ma in questo momento sta avendo ancora più difficoltà rispetto al solito.
Sfortunatamente la Professoressa McGranitt e gli altri professori – che sono stati messi a conoscenza della situazione, insieme ad alcune persone dal Ministero della Magia – non sono riusciti a trovare un modo per farla tornare nel presente. Per cui tutto ciò che Yeri può attualmente fare è frequentare Hogwarts come una studentessa trasferitasi da Ilvermorny, così il suo essere diversa dagli altri non andrà a risultare troppo strano. Perché Yeri sente che le sfuggirà qualcosa sul futuro, che finirà per citare qualcosa che nel 1996 ancora non sia avvenuto o neppure esista, che finirà per sapere più di quanto dovrebbe sapere. E fingere di essere stata in una scuola americana è più fattibile che dire ehi, vengo dal 2021.
Esce dalla stanza che le è stata fornita nella Tana dei Tassorosso, il dormitorio della sua Casa, che sa effettivamente di casa, coi suoi muri familiari e caldi e accoglienti, e si dirige verso la Sala Grande, in cui si terrà la cerimonia dello Smistamento nelle varie Case per i primini e il primo banchetto dell’anno.
Sente una fitta al petto quando si ricorda che le persone che si troverà attorno non saranno i suoi amici che si è fatta da sei anni a questa parte, ma saranno degli sconosciuti, che dovrà imparare a conoscere, come quell’ormai lontano primo suo giorno ad Hogwarts, quando sì, conosceva già la magia e sì, conosceva già la scuola, ma non sapeva nient’altro e si sentiva così persa e sola senza i suoi amati genitori al suo fianco, sempre pronti a sostenerla, e senza i suoi amichetti delle elementari attorno, sempre pronti a giocare con lei.
Tuttavia, prendendo in considerazione la sua Casa e la gente che solitamente viene smistata in essa, Yeri sa anche che riuscirà a fare amicizia con diverse persone facilmente, soprattutto considerando quanto amichevole tenda ad essere. Non cambia il fatto che le mancheranno i suoi amici, però. E non cambia nemmeno il fatto che i suoi genitori probabilmente frequenteranno alcune classi insieme a lei. Il che è… be’… qualcosa.
Prende l’ennesimo respiro profondo e poi si dirige verso la Sala Grande, in cui i vari studenti dei vari anni si stanno sistemando, ognuno al proprio tavolo, ognuno con un posto ben preciso in mente. Le fa male il petto a causa dell’ansia, ma cerca di metterla da parte per un solo attimo, giusto il tempo di trovare un posto libero e fingere che vada tutto bene, una volta che l’ha trovato.
Apprezza, come ogni anno, il modo in cui la Sala Grande è stata addobbata, ma, a differenza di ogni anno, non riesce a meravigliarsi per le bellissime candele e per i bellissimi calici in oro, la sua testa da tutt’altra parte, il suo cuore che batte all’impazzata e le riempie le orecchie col suo boom boom boom costante, e il respiro bloccato in gola, che le rende la bocca secca e le fa sentire la lingua gonfia.
Trova – grazie a Dio – un posto libero e si appresta a sedersi, stringendosi nelle spalle e sperando di non essere notata dagli altri studenti – cosa che ovviamente non succede, visto che già diversi occhi sono puntati su di lei, curiosi. Ma nessuno le dice nulla, per il momento, grazie alla Professoressa McGranitt, nonché anche l’attuale Preside di Hogwarts, che si posiziona di fronte agli studenti, per il solito discorso che bisogna fare ad inizio anno.
«Un sincero benvenuto ai nostri nuovi piccoli e magici studenti e un sincero bentornato ai nostri vecchi studenti. Sono la Professoressa McGranitt, nonché il Capo della Casa di Grifondoro,  Professoressa di Trasfigurazione e anche la vostra Preside, e sto ad Hogwarts da ormai un bel po’ di tempo, e la considero la mia casa. Spero davvero sarà lo stesso per i primini e spero lo sia già per i più grandi» dice, con un sorriso dolce e sincero stampato sul viso, che riesce a mettere a proprio agio tutti i giovani studenti, persino Yeri stessa, che sente il suo respiro tranquillizzarsi e il suo cuore evitare di provare di uscirle dal petto. «Prima di dare inizio al banchetto, e prima dello Smistamento per i primini, vi ricordo che l’accesso alla Foresta Proibita è, be’, proibito a tutti gli studenti, grandi e piccoli. Così com’è vietato duellare in giro per la scuola, eccetto nel Club dei Duellanti» avvisa la Professoressa, lo sguardo un pochino più attento e severo, che si posa, nello specifico, su diversi studenti, che però ovviamente Yeri non riconosce – ma suppone siano i più ribelli di questi ultimi anni. «Adesso diamo un caloroso benvenuto ai nostri professori: Filius Vitious, Capo della Casa di Corvonero, nonché Professore di Incantesimi; Ruf Cuthbert, Professore di Storia della Magia; Aurora Sinistra, Professoressa di Astronomia; Septima Vector, Professoressa di Aritmanzia; Rubeus Hagrid, Professore di Cura delle Creature Magiche; Bathsheda Babbling, Professoressa di Antiche Rune; Sibilla Cooman, Professoressa di Divinazione. E ai nostri nuovi arrivati: Olivia Evans, Capo della Casa di Tassorosso e Professoressa di Babbanologia; Neville Longbottom, Professore di Erbologia; Draco Malfoy, Capo della Casa di Serpeverde e Professore di Pozioni; e, infine, Harry Potter, Professore di Difesa Contro le Arti Oscure» un mormorio eccitato, che sembra quasi di trovarsi in un alveare, con tutte le api a ronzare, talmente tanto è forte, si alza nella folla degli studenti. Harry Potter! Colui che ha salvato il Mondo Magico! Professore ad Hogwarts!
«Oh mio Dio, adesso mi sto pentendo di non aver deciso di continuare lo studio di Difesa Contro le Arti Oscure» borbotta il ragazzo seduto accanto a Yeri, e lei si gira verso di lui, curiosa, dandogli una veloce occhiata e trovandosi di fronte capelli neri e un viso dai bellissimi lineamenti, un naso perfetto e delle labbra che sembrano quasi formare un cuore nel momento in cui il ragazzo sorride, gli occhi lucidi puntati sulla figura di Harry Potter, seduto al tavolo dei professori, imbarazzato, ma fiero dell’attenzione degli studenti su di sé e del loro entusiasmo. Ma Yeri osserva con la cosa dell’occhio il ragazzo, divertita.
Per lei, Harry Potter che insegna ad Hogwarts non è nulla di nuovo. È stato il suo professore per i suoi primi cinque anni – dopo i G.U.F.O ha deciso di mollare Difesa Contro le Arti Oscure, perché, nonostante le piacesse, sentiva non facesse per lei, ma ha comunque continuato a parlare col professore di tanto in tanto.
La Professoressa McGranitt la tira fuori dai suoi pensieri, nel momento in cui riprende a parlare. «Bene, direi che è il momento di darci allo Smistamento!»
Ed è così che i piccoli maghi indossano, uno ad uno, il Cappello Parlante, che, ogni tanto in qualche secondo, ogni tanto in qualche minuto, urla la loro Casa al resto del corpo studentesco. E ogni singolo piccolo mago, dal Grifondoro al Serpeverde, dopo esser stato smistato, si ritrova a sorridere di gioia. E Yeri è contenta di sapere che già nel 1996 ci si stesse lasciando alle spalle l’idea che una Casa fosse migliore dell’altra. Che ci si stesse lasciando alle spalle la competizione nociva – quella sana e pura è tutt’altra cosa – e l’odio inutile e le discriminazioni senza senso.
Yeri prova a guardarsi attorno, ma, nella massa di studenti, i suoi genitori proprio non riesce a trovarli.
E così si dà al Banchetto, sperando di poter passare un periodo tranquillo, a prescindere da quanto lungo sarà.
 
 
 
È verso la fine del Banchetto, quando i diversi e deliziosi tipi di dessert stanno iniziando ad apparire sul tavolo, con le urla sorprese ed estasiate dei primini, che il ragazzo di fronte a lei posa gli occhi sulla sua figura, e le sorride con un sorriso rettangolare che sente potrebbe illuminare il mondo intero e porre fine ad ogni singola guerra, portando solo pace e amore e cose belle. «Sei nuova, giusto?» le dice il ragazzo, ancora sorridendole, i capelli mossi e castano scuro che gli cadono sugli occhi e glieli coprono leggermente, essendo forse un po’ troppo lunghi, ma che gli donano alla perfezione.
«Sì, mi sono trasferita da Ilvermorny» ammette, imbarazzata per l’attenzione così fissa su di lei. Nonostante non sia mai stata questo granché timida – anzi, tutt’altro –, le attenzioni degli altri l’hanno sempre messa in imbarazzo. È sempre stata quel tipo di persona che preferisce amalgamarsi nel gruppo che non farsi notare ed essere al centro dell’attenzione.
«Oh! Che bello! A che anno sei? Come ti chiami? Qual è il tuo animale preferito?» le chiede il ragazzo, una domanda dietro l’altra, senza fermarsi neppure un attimo per respirare, talmente tanto curioso è.
«Mi chiamo Yerim, ma preferisco essere chiamata Yeri, e sono al settimo anno. E non so quale sia il mio animale preferito, penso i gatti, visto che a casa ne ho quattro» mormora, e le piange un pochino il cuore al pensiero dei suoi quattro gatti, che hanno sempre avuto l’abitudine di dormire sul suo letto, accucciati al suo fianco, durante le vacanze da scuola, e che la hanno sempre accolta e le hanno sempre fatto le fusa, e l’hanno sempre fatta sentire amata. Non ha avuto modo di salutarli e le mancano come l’aria. E sa che stanotte il suo letto sarà freddo, come lo è stato nelle notti precedenti. Ma almeno questa volta ci sarà qualcun altro a dormire nella sua stessa stanza, questa volta si ritroverà con delle compagne di stanza, e già solo sentire i respiri e i movimenti di altra gente sa che farà un’enorme differenza. «E tu?» si ricorda di chiedere, dopo qualche secondo di troppo di silenzio, distratta com’era dai suoi pensieri.
«Sono Kim Taehyung! E questo è il mio quinto anno, il che mi terrorizza, perché i G.U.F.O…» dice, abbassando la voce verso la fine della frase, mettendo su un broncio al pensiero degli esami, cui risultato andrà a confermare o cambiare il futuro di ogni studente. «Però!» esclama, ristampandosi un sorriso addosso, «Il mio animale preferito è il cane, che i miei genitori mi hanno regalato per augurarmi un buon anno nuovo! E la scuola mi ha permesso di portarlo e tenerlo con me! A patto che me ne prenda cura io, senza disturbare gli Elfi!»
«Oh, ne sono contenta! Che razza è? Come si chiama?» chiede Yeri, sinceramente curiosa, e anche presa a bene, perché il ragazzo emana gioia ed è decisamente contagiosa.
«È un Volpino della Pomerania e si chiama Yeontan! E invece i tuoi gatti?»
«Sono dei gatti europei e si chiamano…» ma Yeri si interrompe, quando si ricorda chi è che l’ha aiutata a scegliere i nomi dei suoi gatti, il giorno in cui li ha recuperati dalla strada, e si è innamorata di loro e ha implorato i suoi genitori pur di poterli tenere. È stato suo zio – non di sangue – Taetae. Kim Taehyung. La stessa persona che si trova di fronte, ma di qualche anno – e poco più – più giovane. Oh mio Dio. Come diamine ha fatto a non pensarci prima? Se i suoi genitori stanno frequentando Hogwarts, allora anche il loro gruppo di amici lo sta frequentando!
Ed è così che Yeri riposa lo sguardo sul ragazzo che si stava pentendo, all’inizio del Banchetto, di aver mollato Difesa Contro le Arti Oscure, e si rende conto che si tratti di Hobi, Jung Hoseok.
Yeri si prende un attimo per regolare il suo respiro – e anche per insultarsi un pochettino, perché com’è possibile che non li abbia riconosciuti sin dal primo sguardo? Com’è possibile che non abbia collegato che Kim Taehyung, appena presentatosi, con nome e cognome, sia lo stesso Kim Taehyung che lei conosce e apprezza? L’ansia l’ha proprio sballata, eh.
«Uh, tutto bene?» le chiede Taehyung, la fronte aggrottata probabilmente sia dalla confusione che dalla preoccupazione, la forchetta con un pezzo di torta alla melassa bloccata a mezz’aria.
«Sì, scusami, mi sono persa un attimo nei miei pensieri» mormora, scuotendo leggermente la testa. «Stavo pensando alla mia famiglia» dice, cercando di non fare una smorfia per la bugia, anche se tecnicamente non è una bugia. Stava pensando a Kim Taehyung e Jung Hoseok, che sono la sua famiglia. «Hm, mi manca» aggiunge, e anche qui, non è decisamente una bugia. Perché la sua famiglia le manca davvero, anche fin troppo.
Taehyung annuisce, gli occhi adesso comprensivi, poggiando la forchetta sul suo piatto, mettendo da parte il suo dolce. «Ti capisco. Però se mai ti sentissi sola, puoi sempre venire a parlarmi o semplicemente stare in mia compagnia» le dice, porgendole una mano, che Yeri si appresta a stringere, e si rende conto di quanto ne avesse bisogno, di sentire parole simili, e di contatto fisico. È sempre stata una persona amante del contatto fisico. Ha sempre amato tenere gli altri per le mani – soprattutto suo padre Yoongi –, ha sempre amato gli abbracci e i baci – quelli sulla fronte e tra i capelli, nello specifico. Ha sempre ricercato il calore e la presenza di un’altra persona. E Taehyung è sempre stato uno dei suoi zii più affettuosi, per cui è sempre stato quello da cui più andava quando sentiva il bisogno di affetto. E adesso, pur non conoscendola dalla nascita, pur non avendo idea di chi lei sia, le sta comunque mostrando affetto e sostegno. E Yeri vorrebbe sinceramente mettersi a piangere, da quanto grata si senta per la persona meravigliosa che Kim Taehyung è ed è sempre stato e sa che sempre sarà.
«Grazie mille» mormora, la voce un po’ più bassa e tremolante, che a malapena le esce. «Lo stesso vale per te.»
«Posso unirmi anche io?» dice Hoseok, al suo fianco, e quando Yeri e Taehyung annuiscono contemporaneamente, Hoseok appoggia la sua mano sulle loro, e il suo viso si apre in un sorriso che a mani basse batte il sole.
Yeri, adesso, si sente molto più tranquilla.
 
 
 
È il giorno dopo, il 2 Settembre, in cui la dura realtà si scontra sul viso della giovane ragazza, come una ventata d’aria fredda, che la risveglia e la rende ancora più conscia della situazione. Perché si ritrova seduta di fianco a suo padre, Kim Seokjin, durante la sua prima lezione della giornata, nonché Incantesimi, alla prima ora delle lezioni mattutine – e già non vede l’ora che arrivino giovedì e venerdì, in cui ha solo lezioni pomeridiane e la mattina può riposarsi tranquilla e la notte prima fare le ore piccole così da spettegolare con le sue compagne di stanza, che, come immaginava, sono dei tesori.
Yeri sapeva fosse bello, perché anche da adulto era un bellissimo uomo – a detta di tutti gli amici di Yeri che incontravano suo padre per la prima volta e poi stavano a dirle costantemente che fosse un DILF, e… magari no, ma okay –, ma non credeva fosse così famoso tra gli studenti di Hogwarts. Tutti gli occhi – a cuoricino – sono puntati su di lui e spesso arrivano al loro tavolo biglietti con complimenti e cuori e richieste di incontrarsi ad una certa ora in un certo posto.
Suo padre, per quanto palesemente apprezzi l’attenzione, è anche incredibilmente imbarazzato – le sue orecchie arrossate ne sono la prova –, motivo per cui tende a lanciare occhiate di tanto in tanto a Yeri, per vedere la sua reazione. Yeri è semplicemente divertita dal tutto.
«Fammi sapere se tutte queste attenzioni ti sono di disturbo, così dico agli altri di smetterla» le dice suo padre… anche se le viene difficile pensare al ragazzo che le si trova vicino come suo padre, dal momento in cui, in questo preciso istante, hanno la stessa età.
«Ti ringrazio per la preoccupazione, ma non mi disturba affatto» risponde Yeri, accennando un sorriso. «Ma se tu vuoi che la smettano, puoi benissimo dir loro che mi stiano disturbando» aggiunge, inclinando la testa di lato.
«Davvero? Sicura?» le chiede, quasi speranzoso, seduto un po’ più dritto sulla sedia. È vero che i Grifondoro apprezzano avere l’attenzione su di sé e cercano la validazione da parte degli altri, ma è anche vero che suo padre è sempre stato imbarazzato dagli occhi puntati troppo a lungo su di lui e dalle costanti attenzioni, e ha spesso avuto bisogno di avere semplicemente un po’ di pace, con la sua famiglia e i suoi amici stretti attorno, e nient’altro oltre che loro, le uniche persone con cui si sente sinceramente a suo agio.
«Certamente» lo rassicura Yeri.
Seokjin – perché, davvero, non riesce pienamente a pensare al ragazzo di fronte a sé come suo padre – chiede educatamente alla classe di smetterla, per favore, che sono di disturbo e la lezione sta per iniziare, e la classe si scusa immediatamente, perché è amato e rispettato a tal punto, e ognuno prende a fare qualsiasi cosa voglia, che sia parlottare o che sia dare un’occhiata al libro di Incantesimi, attendendo l’arrivo del Professor Vitious, nella grande classe con tre file di banchi, due lavagne e qualche finestra a far entrare un po’ di luce naturale.
«Grazie» le dice Seokjin subito dopo, sorridendole e mostrandole le guance paffute, che suo padre Yoongi ha sempre adorato, dicendo gli ricordassero le guance di un criceto. I suoi capelli, al momento, sono castano chiaro, che sembrano essere miele, e i suoi occhi scuri sono gentili come sempre.
«Di nulla.»
«Come ti chiami?»
«Yerim, ma preferisco essere chiamata Yeri, e tu?» chiede, anche se ovviamente lo sa già. Yeri ha preso il suo cognome, d’altronde.
«Seokjin, piacere» dice, porgendole la mano, che Yeri stringe, per poi lasciarla andare subito dopo, quando il suo sguardo viene catturato da dei capelli verde menta – attaccati ovviamente ad un corpo, e in una scuola di magia questo è sempre meglio specificarlo – che stanno facendo il loro ingresso in classe. Suo padre, Min Yoongi. Che si sistema nel banco in prima fila, di fronte alla cattedra, lasciato libero fino ad adesso.
«Uh» mormora Yeri, assorbendo i lineamenti di suo padre, la sua aura familiare, le spalle mai dritte e i capelli costantemente tinti – tanto con la magia non c’è da seguire tutto il fastidioso processo della decolorazione.
«Ti prego, dimmi che non ti piace Min Yoongi» borbotta Seokjin al suo fianco, un accenno disperato nella voce, facendole distogliere l’attenzione da Yoongi stesso.
«Cosa? No!» risponde Yeri, alzando senza volerlo la voce e portando l’attenzione dei compagni più vicini su di sé. «No» ripete, a voce più bassa, scuotendo la testa, le guance che le si colorano leggermente di rosso.
«Oh, menomale, non penso saremmo potuti essere amici altrimenti.»
«Perché no?» chiede Yeri, confusa, la fronte aggrottata e gli ingranaggi del suo cervello che iniziano a muoversi, cercando di capire il perché, cercando di trovare delle risposte.
«Min Yoongi è il mio nemico.»
«Cosa?!»
Ma non riesce ad ottenere risposta da Seokjin, perché il Professor Vitious entra in classe e inizia la lezione su Ascendio, l’incantesimo che fa levitare colui che lo pronuncia.
 
 
 
Yeri non ha possibilità di chiedere spiegazioni a Seokjin, come invece ovviamente vorrebbe, visto che sente la curiosità mangiarla viva, perché, finita la lezione con il Professor Vitious, Seokjin si appresta subito ad andarsene, dicendo di voler studiare per un po’ in libreria, prima che venga servito il pranzo e ovviamente prima delle lezioni pomeridiane.
Yeri osserva con la coda dell’occhio anche Yoongi, ma non ha la possibilità di provare a parlargli e presentarsi, che anche lui sparisce facilmente dalla sua vista.
Si trattiene dallo sbuffare sonoramente e sbattere i piedi per terra dall’esasperazione e si incammina verso la Sala Grande, tanto non ha alcuna fretta, quindi cammina con calma, osservando Hogwarts e gli studenti che si muovono per la Scuola di Magia. È vero, sono tutti visi sconosciuti, ma sono anche persone come lei. Magari sono persone cresciute senza avere idea che la magia esistesse e sentendosi diverse rispetto ai babbani attorno a loro, o magari sono persone cresciute circondate da essa, coi genitori che le hanno aiutate con la magia accidentale, ma comunque hanno imparato ad amarla e ad apprezzarla, comunque si sono ritrovate in questo mondo magico, che ha dato loro nuove opportunità, di vita e di lavoro, che ha permesso loro di conoscere nuova gente, che ha permesso loro di trovare una seconda casa.
Yeri ama la sua famiglia, ama essere circondata dai suoi genitori e dai suoi zii, e Yeri ama i suoi amici, quelli che si porta dietro dalle elementari, e quelli che ha conosciuto sui social media, e Yeri ovviamente ama Jasmine, e vorrebbe sempre starle accanto e parlarle e respirare il suo profumo e farsi sopraffare da esso. Ma Yeri ama anche Hogwarts, e le sue immense classi, e i suoi corridoi infiniti, e le scale che si muovono, e i ritratti che parlano, e i fantasmi che cercano sempre di terrorizzare i giovani studenti. Yeri ama sentire il modo in cui le mura del castello sembrano essere felici quando gli studenti mormorano e ridono tra di loro, camminando per i suoi corridoi. Ama il modo in cui si sente accolta e amata e apprezzata, dal castello stesso, ma anche dai professori e dagli altri studenti. E Yeri ama la magia e la possibilità di incontrare specie di animali e piante che non ha mai incontrato prima e che neppure nei suoi sogni più fantasiosi credeva potessero esistere. Ama la magia e la possibilità di rendere possibile l’impossibile.
Si ritrova con un sorriso stampato in faccia, distratta dai suoi pensieri, quando si scontra con il busto possente di qualcuno decisamente più alto di lei e sbanda un pochino, ma fortunatamente riesce a mantenere l’equilibrio. Anche perché ancora ha il rimasuglio dei lividi sulle ginocchia che si è causata cadendo l’altro giorno, non le serve decisamente farsi male di nuovo.  
E poi incrocia gli occhi della persona con cui è andata a sbattere, e oh, diamine, com’è possibile che li stia beccando tutti lei? Tutti insieme, tra l’altro? E non è neppure sicura se definire questa situazione sfiga o fortuna.
«Tutto bene?» le chiede Jeon Jeongguk. Un altro dei suoi zii, il più giovane del gruppo, capelli neri e occhi larghi, da cerbiatto, capace di fare letteralmente qualsiasi cosa decida di fare, quasi sempre al primo tentativo, viste le sue incredibili capacità e la sua intelligenza. Il talento personificato, insomma.
«Hm, sì, grazie. E tu? Tutto bene?»
«Oh, sì, tranquilla!» le risponde, accennandole un sorriso. A volte crede che i suoi genitori abbiano deciso di proposito di creare un gruppo composto da persone così belle, altrimenti non si spiega come sia possibile che sembrino tutti dei modelli. Anzi, probabilmente alcuni modelli li invidiano pure, viste le facce e i corpi che si ritrovano.
«Uh, bene.»
«Oh!» esclama Jeongguk, e il suo viso si apre in un sorriso ancora più grande, quando posa gli occhi su chiunque si trovi dietro Yeri, che sente la curiosità stuzzicarle i sensi, perché le piacerebbe sapere chi sia la persona che rende Jeongguk così felice. «Hyung, stavo proprio cercando te!»
«Guk, ti avevo detto che ci saremmo incontrati alla Sala Grande…» risponde la persona alle spalle di Yeri, voce incredibilmente familiare, e ovviamente, ovviamente si tratta di lui.
«Lo so, ma mi stavo annoiando ad aspettarti» risponde Jeongguk e Yeri quasi sperava si fosse dimenticato di lei, quasi sperava di potersene andare senza farsi notare, ma invece no, perché stiamo parlando di Jeongguk e Jeongguk non dimentica mai nessuno, talmente tanto è dolce e prezioso. Infatti subito dopo il suo sguardo da cerbiatto si posa su quello di Yeri. «Mi sono scontrato per sbaglio con… uh, come ti chiami?» le chiede, aggrottando la fronte, quando si rende conto che non la riconosce.
«Yeri» dice, senza specificare che si tratti del suo soprannome, tanto preferisce essere chiamata così in ogni caso. Ed è in quel momento che l’altro ragazzo li raggiunge, posizionandosi al fianco di Jeongguk. E adesso sono due ragazzi altissimi che la torreggiano.
E pensare che i suoi genitori non sono neppure bassi.
Allora perché diamine lei è alta 1.57m?
La natura è proprio cattiva.
«Io sono Jeongguk, piacere. E questo è Kim Namjoon, il mago più intelligente che Hogwarts abbia avuto il piacere di accogliere, sin da Hermione Granger!»
«Guk, per favore…» mormora Namjoon imbarazzato, ma il suo sorriso lo tradisce, facendogli spuntare sulle guance due meravigliose fossette. E Yeri ricorda di quando era bambina e aveva l’abitudine di ficcarci dentro l’indice, cosa che faceva sorridere suo zio Namjoon ancora di più, rendendole ancora più profonde.
«Cosa? Ho solo detto la verità» dice Jeongguk, facendo spallucce e passandosi la lingua sulle labbra, per poi stringere tra i denti bianchi il labbro inferiore, così da trattenere il sorriso divertito che vorrebbe stamparglisi in faccia.
«Tu hai praticamente i miei stessi voti» gli ricorda Namjoon, passandosi una mano tra i capelli biondo platino. Apparentemente quando erano giovani, suo padre Yoongi non era l’unico ad amare i capelli colorati.
«Sì, ma io non frequento Aritmanzia.»
«Ma frequenti Cura delle Creature Magiche, che ti venerano.»
«Ehm» mormora Yeri, dondolandosi sui piedi, indecisa su cosa fare. «Ci vediamo dopo?» prova a dire.
«Stavi andando a pranzare, giusto?» le chiede Jeongguk, al che Yeri annuisce in risposta. «Andiamo insieme, allora!»
E così Yeri si ritrova con un Jeongguk iperattivo e un Namjoon tutto sorrisi e fossette ad incamminarsi verso la Sala Grande, mentre li ascolta parlare di Antiche Rune e ringrazia Dio che ha deciso di non darsi alla materia al terzo anno. Perché diamine se sembra difficile.
 
 
 
Il pranzo, però, lo passa con Taehyung e Hoseok, al tavolo dei Tassorosso, e per tutto il tempo i due non fanno altre che chiederle informazioni su Jeongguk e Namjoon, su come li abbia conosciuti, su come si sia ritrovata ad incamminarsi verso la Grande Sala con loro, e vogliono sapere tutto nei minimi dettagli. Perché, a quanto pare – e Yeri è così grata che si fidino a tal punto di lei, pur avendola appena conosciuta –, Taehyung ha una cotta per Jeongguk da quando lo ha incontrato sull’Espresso per Hogwarts il loro primo anno e ha notato i suoi occhietti grandi e puri e che, a parole sue, tengono dentro tutte le stelle dell’universo, e il suo sorriso e i suoi denti che dice gli ricordino quelli di un coniglietto, e Hoseok ha una cotta per Namjoon da quando, l’anno precedente, lo ha aiutato in Incantesimi, nonostante Namjoon frequentasse il quarto anno e Hoseok il quinto, e sembrerebbe che Hoseok abbia un debole per le persone con un’intelligenza sopra alla media. E Yeri non può fare a meno che dire loro ogni singola cosa che si sono detti, ogni singolo gesto che hanno fatto i due ragazzi e ogni sorriso che ha illuminato i loro visi, e ringrazia la sua buona memoria e le sue ottime capacità di osservazione, perché non crede che altrimenti sarebbe stata capace di raccontargli così tanto, per tutta la durata del pranzo.
Subito dopo pranzo, lo stomaco pieno e la voglia di mettersi a dormire, si appresta a frequentare le lezioni pomeridiane, attenta che gli occhi non le si chiudano per il sonno e con in testa la promessa fatta ai due ragazzi di incontrarli nuovamente durante la cena.
Ed è subito dopo cena che, visto che hanno del tempo libero prima del coprifuoco e c’è ancora bel tempo fuori – sanno che tra qualche settimana le temperature inizieranno a scendere, giorno dopo giorno, e il freddo autunnale inizierà a prendere il posto della tiepida aria di fine estate –, decidono di fare una passeggiata nei prati fuori dalla scuola, ed è lì che incontrano il migliore amico, o, meglio, l’anima gemella platonica, di Taehyung, nonché Park Jimin. Un altro zio di Yeri. E Yeri giura che sono finiti, non ce ne sono altri, li ha finalmente incontrati tutti, e adesso sente di potersi mettere l’anima in pace e non dover stare sempre in allerta, attenta a visi giovani, ma vagamente conosciuti.
Park Jimin è il Serpeverde più dolce e gentile che Yeri abbia mai incontrato – ma, d’altronde, anche suo padre Yoongi è dolce e gentile, solo meno apertamente affettuoso, anche se tende ad esserlo molto con lei e con suo padre, ma comunque…
Park Jimin, occhietti attenti e intelligenti, e mani piccole e corpo sinuoso, capelli rosa, che sembrano zucchero filato, stringe Yeri in un abbraccio insieme a Taehyung, appena quest’ultimo gli fa sapere che Yeri si è trasferita dall’altra parte del mondo e sente la mancanza della sua famiglia.
E, ancora una volta, il cuore le si riempie d’affetto per queste persone meravigliose che, anche se ancora non lo hanno fatto – visto che, tecnicamente, ancora neppure è nata –, sa che in futuro seguiranno passo per passo la sua vita, dalla prima volta in cui ha gattonato alla prima parola che ha detto, dai suoi primi passi al suo primo giorno d’asilo, dai suoi primi denti da latte caduti al suo primo buon voto, dalla prima volta in cui ha provato a volare su una scopa – per bambini – alla prima volta in cui è riuscita a pedalare una bicicletta senza rotelle, da quando ha imparato a nuotare fino a quando ha iniziato a cantare, nonché una delle sue passioni più grandi, per cui la sostengono con ogni atomo del loro corpo e le ripetono costantemente che sono i suoi più grandi fan. 
«Jimin?» chiede una voce, che Yeri riconoscerebbe anche in una stanza caotica con gente che canta stonata al karaoke e gente che urla a squarciagola. È una voce che l’ha rassicurata mentre piangeva e le ha dato tutte le risposte che cercava quando la sua curiosità le si espandeva nel petto. È la voce di suo padre, Min Yoongi. Roca e profonda.
«Oh, hyung, eccoti finalmente!» esclama Jimin, lasciando andare Yeri e dirigendosi verso Yoongi. E dal modo in cui Jimin cammina, si vede che è un ottimo ballerino, si vede che ha danzato sin da giovane. E Yeri lo ha sempre invidiato, perché lei nella danza si sente negata – anche se tutta la sua famiglia ovviamente non concorda.  
«Ho perso un po’ di tempo in libreria, scusami» mormora Yoongi, stringendosi nelle spalle, le mani nelle tasche anteriori dei pantaloni della sua uniforme, i capelli in risalto coi colori scuri di quest’ultima, ma abbinati alla cravatta verde e argento.
«Hai cenato?» gli chiede Jimin, gli occhi che gli si assottigliano e le braccia che gli si incrociano sul petto.
«Potrei aver saltato la cena» ammette Yoongi, abbassando lo sguardo, grattandosi la nuca e giocherellando con i fili d’erba con la punta del piede – con le scarpe addosso, ovviamente, e anche qui, essendo una scuola di magia, è sempre meglio specificare.
«Hyung! Che abbiamo detto? Non puoi saltare la cena!» esclama Jimin, esasperato, alzando le braccia al cielo e mostrandosi profondamente offeso, come se Yoongi l’avesse personalmente insultato.
«Lo so, lo so, ma ho perso la cognizione del tempo, non l’ho fatto di proposito.»
Jimin sospira, lasciando andare la sua esasperazione, probabilmente abituato a situazioni simili – e il fatto che sarà per sempre così, che Yoongi dimenticherà sempre di mangiare, troppo preso da altro, e sia Seokjin che Jimin si ritroveranno disperati, un po’ diverte Yeri, ma anche la esaspera, perché anche lei fa parte del gruppo Prendiamoci Cura Di Min Yoongi Perché Lui Non Lo Fa Da Sé. «Prima di andare in dormitorio, passiamo dalle cucine e chiediamo agli Elfi se ci possano gentilmente dare qualcosa.»
«Va bene, va bene» concorda Yoongi, e sembra che lo faccia più per zittire Jimin che non perché stia davvero concordando con lui. «Cosa stavate facendo qua fuori?»
«Niente di che, stavamo semplicemente parlando e abbracciandoci» gli fa sapere Jimin, riavvicinandosi al gruppo, con Yoongi che lo segue alle sue spalle. Hoseok è seduto su una panchina vicino a loro, tranquillo, che li osserva con un sorriso amichevole, mentre Taehyung e Yeri sono in piedi, le braccia di Taehyung ancora strette attorno al corpo di Yeri. «Yoongi, questa è Yeri, una nuova studentessa, trasferitasi da Ilvermorny. Yeri, questo è Yoongi, il Serpeverde più carino che sia mai esistito, forse solo dopo di me.»
Yoongi alza gli occhi al cielo, ma le sue guance si colorano leggermente di rosso e il suo sorriso gommoso appare sul suo viso, facendolo apparire ancora più adorabile e carino. Suo padre Seokjin non fa altro che dargli baci sulle guance, sul naso, sulle labbra, rilasciando un suono di apprezzamento ogni volta. A Yeri dice sempre che Yoongi sia proprio come lo zucchero o gli gnocchi. Buono e morbido e dolce.
«Com’è Ilvermorny?» le chiede Yoongi, curioso.
E uh, bella domanda…
Com’è Ilvermorny?
Yeri aveva provato a fare delle ricerche prima dell’inizio della scuola, ma l’assenza di internet – molti giovani maghi, della sua generazione, hanno creato dei social per maghi, in cui è possibile parlare liberamente della magia, senza che i babbani possano scoprirli – si è fatta sentire. E non è mai stata questo granché brava a fare ricerche utilizzando libri. Le piace leggere libri, e, se la materia le interessa, anche studiarli, ma farci ricerche sopra? No, non fa per lei.
«Yeri!» esclama una voce, e vorrebbe davvero ringraziare Seokjin per essere apparso nel momento giusto, ma l’espressione che entrambi i suoi genitori fanno quando si rendono conto della presenza dell’altro le fa passare tutta la gratitudine. «Min Yoongi» dice Seokjin, la voce decisamente meno amichevole, così come la sua espressione.
«Kim Seokjin» risponde Yoongi, alzando gli occhi al cielo.
Seokjin si guarda attorno, e nota Jimin, Taehyung e Hoseok, ma non sembra riconoscerli. Tutti loro, però, sembrano riconoscere lui.
Ed infatti… «Conosci Kim Seokjin?» le sussurra sorpreso Taehyung all’orecchio, visto che ancora sono abbracciati, perché Taehyung è un orsetto adorabile e vive per gli abbracci – non che a Yeri disturbino, ovviamente.
«Ci siamo ritrovati seduti vicini a Incantesimi» risponde Yeri, facendo spallucce. Ed è mio padre, aggiunge poi mentalmente.
Taehyung sembrerebbe volerle dire qualcosa, ma viene interrotto da Seokjin stesso. «Yeri, stai attenta alla gente che frequenti» le dice e poi se ne va, lasciandola confusa. Ma che…?!
«Uh, qualcuno mi spiega?» chiede quindi, osservando uno per uno i ragazzi attorno a lei, sperando che qualcuno di loro parli e la metta al corrente della situazione, anche perché ancora sta ripesando a Seokjin che, questa mattina, le ha detto che Yoongi fosse il suo nemico, cosa per cui le piacerebbe avere una spiegazione.
«Yoongi-hyung è sempre stato più bravo di lui in fatto di voti e c’è stato un anno in cui qualcuno dei Grifondoro ha detto che, essendo Serpeverde, sicuro Yoongi stesse imbrogliando e usando metodi illegali per eccellere. Cosa ovviamente falsa, anche perché è conoscenza comune che tendenzialmente i Serpeverde siano i più intelligenti e studiosi dopo i Corvonero» borbotta Jimin, alzando gli occhi al cielo, annoiato che la gente abbia una visione così negativa dei Serpeverde. È vero, non sono dei Santi, ma anche nelle altre Case non tutti lo sono. «Be’, comunque Yoongi-hyung ha risposto alle false accuse sfidando Seokjin ad una partita di scacchi, e poi una gara di volo, e poi una gara di Incantesimi, e Pozioni, e Trasfigurazione… e insomma, Yoongi-hyung ha vinto in ogni singola sfida.»
«E questo è il motivo per cui Seokjin ce l’ha con lui?» chiede Yeri, sconvolta. Suo padre è sempre stato un po’ permaloso, ma mai fino a questo punto. Anzi, nonostante possa rimanerci male sul momento, la maggior parte del tempo riesce a perdonare e ad andare avanti. Vero che Seokjin del 1996 non è la stessa persona che l’ha cresciuta e può essere che la vita e le esperienze, in un modo o in un altro, lo abbiano cambiato. D’altronde tutti cambiamo, almeno un pochettino, crescendo e maturando e semplicemente vivendo.
«Be’, diciamo che Yoongi-hyung gli ha detto che forse fosse lui quello ad imbrogliare per eccellere, dopo aver vinto» ammette Jimin, mordicchiandosi il labbro inferiore, mentre Yoongi si ritrova a sospirare. E be’, adesso tutto ha un po’ più di senso per Yeri.
«Ero stupido all’epoca, okay?»
«Yoongi-hyung, parliamo di due anni fa.»
«Tante cose possono cambiare in due anni» bofonchia, la voce un po’ più bassa e un po’ più roca e le guance che gli si gonfiano, insieme ad un broncio che gli appare sul viso.
E Jimin sorride, sorride in una maniera che fa capire perché effettivamente si ritrovi in Serpeverde, d’un sorriso che sa troppo e che è pronto a stuzzicare la sua vittima, la sua preda. Un vero e proprio serpente. Affascinante e terrificante allo stesso tempo.
«Inizia a farsi tardi, dovremmo avviarci verso i dormitori» interrompe la scenetta Hoseok, alzandosi e dando una pulita dalla polvere ai pantaloni della sua uniforme. «Jimin, Yoongi-hyung, non è stato affatto un piacere esser disturbati da voi» dice, accennando un sorriso tra l’esasperato e il divertito.
«Okay, okay, andiamo, è palese che non siamo apprezzati, Yoongi-hyung, dopo tutto ciò che abbiamo fatto per loro» dice Jimin, posando una mano sul petto e scuotendo la testa, un’espressione ferita – e palesemente falsa – sul viso. «Buonanotte!» dice poi, accennando, invece, un sorriso sincero.
«Buonanotte» dice Yoongi, e lancia un’occhiata a Yeri prima di andarsene, ma Yeri non ci fa troppo caso, distratta da Taehyung che, ancora tendendola stretta a sé, inizia ad incamminarsi, con Hoseok al loro fianco, verso i loro dormitori.
Yeri ha l’impressione che sarà un lungo, lunghissimo anno, in qualsiasi modo finirà per viverlo.
 
 
 
Il giorno dopo, Yeri si ritrova a frequentare la classe di Divinazione con Seokjin, ma sono seduti agli angoli opposti della stanza – che sembra esser l’unione tra l’attico di qualcuno e un negozio di tè in vecchio stile –, per cui non hanno la possibilità di parlare. Seokjin non sembra poi così arrabbiato con lei, perlomeno; anzi, sembra abbastanza tranquillo. Le ha dato il buongiorno e, ogni tanto, quando i loro occhi si sono incrociati per sbaglio, ha accennato un sorriso amichevole. E Yeri, quindi, si sente rilassata. Solo che… non riesce a lasciare andare ciò che è successo ieri sera e ciò che ne è venuto fuori. Sa che si tratta di un litigio adolescenziale, tra i suoi genitori, sa che non è successo nulla di serio né grave, sa che il tutto si può risolvere molto facilmente. Ma non è sicura se sia o meno una buona idea, tuttavia, provare a risolvere il loro rapporto, intromettersi, essendo appena arrivata in questa scuola e non conoscendo, di fatto, nessuno. Anche se le persone attorno, ovviamente, le conosce da una vita. Ma loro non lo sanno. Loro non la conoscono.
Ieri sera la realtà le si è scontrata davvero in faccia e si è resa conto che c’è il rischio che, se cambiasse il corso della loro storia, potrebbe finire per non nascere, potrebbe finire per distruggere ogni singolo momento, potrebbe distruggere il gruppo di amici dei suoi genitori, e i suoi genitori stessi. Potrebbe cambiare il futuro.
E non sa cosa fare. Perché può sempre fare un passo indietro, distanziarsi da Taehyung e Hoseok, non parlare più con Jeongguk, Namjoon, Jimin, evitare come la peste Seokjin e Yoongi. Può benissimo fare un passo indietro. D’altronde, in questa realtà, li conosce solo da un giorno. Può essere che inizialmente loro ci rimarrebbero male, a vederla allontanarsi all’improvviso, ma poi andrebbero avanti, se ne farebbero una ragione, come se non l’avessero mai conosciuta.
Ma le lascia l’amaro in bocca, l’idea di fare un passo indietro. Le lascia l’amaro in bocca, l’idea di lasciare i suoi genitori in uno stato simile. L’idea di perdere l’appoggio di Taehyung e il sorriso di Hoseok, i battibecchi tra Jeongguk e Namjoon, e la contraddizione vivente che Jimin tende ad essere. L’idea di perdere suo padre Seokjin e suo padre Yoongi, le loro voci familiari, il loro profumo che le fa venire una fitta al cuore, perché sa di casa, e i loro sorrisi, che la rassicurano che andrà sempre tutto bene, perché ci sono loro al suo fianco.
È che Yeri non sa, se potrà mai tornare nel 2021, oppure se si ritroverà per sempre bloccata nel passato, se dovrà crearsi una nuova vita, daccapo. Non sa davvero cosa succederà, non sa davvero che fine farà.
E quindi la terrorizza, l’idea di poter aver per sempre perso la famiglia che nel 2021 aveva e l’idea di perdere anche quella che si sta creando nel 1996.
Non vuole rimanere da sola. Non vuole vivere senza di loro.
La Professoressa Cooman si posiziona di fronte a Yeri, distraendola dai suoi pensieri, e le porge un sorriso gentile. «Prova ad estrarre tre carte dal mazzo. Magari otterrai una risposta per i tuoi dubbi» le dice, e Yeri vorrebbe esser sconvolta, che il suo conflitto interiore sia stato scoperto, ma sinceramente pensa che l’espressione sul suo viso probabilmente la dica lunga. I suoi genitori le hanno detto che quando tende a pensare troppo intensamente, la sua espressione sembra quella di una persona che si sta sforzando per andare al bagno. Non una delle migliori cose che le abbiano mai detto, deve ammetterlo, ma è capitato che si guardasse allo specchio in uno dei suoi momenti di pensieri intensi, e non può di certo dire che abbiano avuto torto, nel dirglielo.  
Yeri comunque fa un cenno di assenso, controlla che tutte le carte del suo mazzo siano dritte, poi recupera un piccolo mazzetto dal grande mazzo, e lo gira al contrario. E poi inizia a mischiare le carte per sette volte.
Quando ha finito di mischiare il mazzo, lo posiziona a ventaglio sul tavolo, e ne sceglie tre.
Scopre la prima carta, quella a sinistra, che sa che indichi il suo passato, ossia gli eventi che l’hanno portata alla sua situazione attuale. O potrebbe anche essere ciò che è conosciuto. Yeri non è davvero sicura di quale sia la sua domanda, al momento. Sa qual è il suo dilemma interiore, però.
«Il Sei di Spade» dice ad alta voce, tanto più per la professoressa che non per sé – non perché la professoressa non sappia leggere le carte, ma perché così sia conscia del fatto che Yeri ne sia capace. «Che rappresenta percorso, viaggio, scelta. Una decisione da prendere che tende a causare ansia ed irrequietezza.»
E non può di certo dire che non sia così.
Scopre la seconda carta, quella al centro, che indica il suo presente, o ciò che è sconosciuto.
«Le Stelle» e Yeri tira un sospiro di sollievo. Perché si tratta di una carta positiva. «Una carta che ci ricorda che bisogna essere ottimisti, perché abbiamo gli astri con noi, abbiamo il favore del cielo e le stelle sono pronte ad illuminarci nel nostro cammino. Significa che le circostanze sono favorevoli, che staremo bene, che tutto è predisposto per il meglio per la nostra felicità.»
Prende un respiro profondo prima di scoprire la terza carta, che rappresenta le prospettive per il futuro o quello che verrà.
«Il Carro. Che preannuncia successo netto in una determinata faccenda» mormora, per poi mordicchiarsi il labbro inferiore. «Oh, wow» si lascia sfuggire, osservando le tre carte di fronte a sé, gli occhi lucidi di speranza e le mani che le tremano.
«Adesso sai cosa fare» le dice la Professoressa Cooman, porgendole un altro sorriso gentile.
«Sì.»
«E trenta punti a Tassorosso per la splendida lettura!»
 
 
 
È la sera di venerdì 6 Settembre, poco dopo cena, e Yeri è riuscita a convincere Jeongguk, Namjoon e Seokjin ad unirsi a lei, Taehyung ed Hoseok per una passeggiata nei verdi prati scolastici, nonostante sia leggermente scesa la temperatura quest’oggi e tiri quindi una fresca arietta che ogni tanto la fa rabbrividire.
Né Jimin né Yoongi sono potuti unirsi a loro, questa sera, perché entrambi hanno, anche se ad orari differenti, essendo in anni differenti, una lezione di Babbanologia, materia che nessun altro di loro ha deciso di prendere, perché cresciuti coi babbani o nella società dei babbani – tipo Yeri che, nonostante i suoi genitori e i suoi zii siano tutti maghi, è cresciuta a Londra ed ha frequentato la scuola primaria dei babbani, prima di ricevere la sua lettera per Hogwarts, perché i suoi genitori ritenevano importante che conoscesse entrambe le società e si sentisse libera di muoversi e di esistere in entrambe.
Stanno discutendo delle varie lezioni, dei professori, dei pettegolezzi che già hanno iniziato a spargersi nella scuola – possibili nuove coppie, possibili coppie che invece non sono più coppie, e poi alcune persone credono che il Professore Draco Malfoy e il Professore Harry Potter si odino tuttora, visto il loro passato complicato, perché qualcuno dice di averli visti discutere animatamente questa mattina, prima delle lezioni. E poi i discorsi si spostano su Hogsmeade e sul fatto che quest’anno, per quanto per gli studenti del terzo e del quarto anno le regole siano rimaste le stesse, per quelli del sesto e del settimo anno sono cambiate, ed è permesso loro andarci ogni fine settimana, mentre quelli del quinto anno ci possono andare solo ogni due settimane. Ma è, in ogni caso, una meravigliosa notizia, perché gli studenti sono un pochino più liberi di stare per i fatti propri, almeno per il fine settimana. Certo, sicuramente ci saranno almeno due professori ad accompagnarli e a controllarli di tanto in tanto, ma meglio che rimanere sempre rinchiusi ad Hogwarts – non che Hogwarts non sia immensa e non ci siano miliardi di cose da fare, eh, però un anno scolastico intero a vedere sempre le stesse cose e le stesse persone tende ad essere pesante, anche con le vacanze di mezzo.
«Che ne dite di sfruttare la novità Hogsmeade e andarci proprio domani?» chiede Yeri al resto del gruppo, incrociando le dita dietro la schiena, sperando che qualcuno – cioè tutti – dica di sì.
«Sì, sì, sì!» esclama Taehyung, mostrando a tutti il suo splendido e rettangolare sorriso. Yeri non perde gli occhi di Jeongguk, grandi e curiosi, fissi sul ragazzo, mentre tutti gli altri sembrano distratti a concordare e a discutere i piani, in quali negozi andranno, quali dolci compreranno, a che ora sarebbe meglio partire e a quali professori sarebbe meglio chiedere il permesso – Professore Malfoy, decidono all’unanime.
E così la prima uscita ad Hogsmeade è organizzata, grazie al cielo.
E Yeri ovviamente non dimentica di dire a Taehyung di invitare Jimin e di chiedere a Jimin di invitare Yoongi. Altrimenti il suo piano – se così si può chiamare – non porterebbe i suoi frutti.
 
 
 
Il sabato mattina, occhi leggermente gonfi e stanchi – perché ovviamente la sera prima, sapendo che il giorno dopo non ci sarebbero state lezioni, sono andati a dormire tutti fin troppo tardi, perché sono pur sempre adolescenti e la notte sembra essere loro amica –, si ritrovano insieme all’entrata del Castello di Hogwarts, insieme al Professore Malfoy e al Professor Potter, alcuni di loro coi permessi dei loro genitori firmati tra le mani, altri – ovvero Yeri, Seokjin e Yoongi – senza, essendo maggiorenni.
Hanno deciso di prendere il treno fino ad Hogsmeade, così da rilassarsi e da organizzare la loro giornata per bene, visto che ieri sera poi non hanno davvero concluso questo granché. Hanno da decidere quali negozi visitare, dove fermarsi a mangiare – il loro pranzo preparato gentilmente dagli Elfi di Hogwarts –, cosa fare, in generale. E decidono di dividersi in due scompartimenti e, per evitare che si discuta per il nulla, si posizionano in ordine di età. Quindi Yeri si ritrova seduta accanto a Seokjin e nei posti di fronte a loro ci sono Yoongi e Hoseok. Nello scompartimento al loro fianco, ci sono Taehyung e Jimin seduti su un lato e Namjoon e Jungkook sull’altro. Seokjin non sembra esser contento, ma non c’è niente che possa fare, per cui non dice nulla.
«Sarebbe possibile passare da Dogweed and Deathcap?» chiede Taehyung, l’eterno amante delle piante – e anche degli animali, e delle persone… insomma, un vero e proprio Tassorosso.
«Certo» dice Yeri e gli altri concordano con lei, alcuni di loro – ad esempio Jeongguk – attenti a non addormentarsi e a seguire la conversazione il più possibile.
«Anche da J. Pippin’s Potions, per favore?» chiede Yoongi, mordicchiandosi il labbro inferiore quando tutti gli occhi si puntano su di lui. Seokjin sbuffa, ma nessuno ci fa caso.
«Ovviamente, ovviamente. Altri posti?»
«A Mielandia!»
«Mi sembra scontato» esclama Namjoon, in risposta all’entusiasmo di Jeongguk – che si è improvvisamente risvegliato –, mostrando il suo sorriso con le fossette. Hoseok sembra morire un po’ dentro, nota Yeri. E un po’ lo capisce, ripensando a come si sentisse ogni volta che Jasmine sorrideva. Ma Yeri scuote la testa per scacciare via i suoi pensieri. Si è promessa di pensare a Jasmine solo la sera, nel buio della sua stanza. Si è permessa di piangere e di sentire la mancanza di tutte le persone del suo cuore solo in quei momenti, soprattutto quelle che proprio non può avere vicine, in alcuna maniera, come la stessa Jasmine.
«Anche voi da bambini mangiavate le Piperille e fingevate di essere adulti e star fumando?» chiede Jimin, che fino a poco fa era con la testa appoggiata sulla larga spalla di Taehyung, ma adesso sta seduto dritto, curioso di sentire se la sua esperienza sia stata condivisa da altri.
«Sì! Che ricordi che mi hai fatto tornare in mente!» risponde Namjoon, le sue fossette ancora in evidenza, gli occhi che gli brillano divertiti.
«I bambini babbani invece hanno l’abitudine di acquistare delle chewing-gums a forma di sigaretta e fingono di fumare quelle» si aggiunge Hoseok alla conversazione, e Yeri annuisce, divertita.
«Oddio, sì, ricordo che i miei genitori alzavano gli occhi al cielo ogni volta che mi vedevano fingere di fumare» mormora Yeri, e d’abitudine lancia un’occhiata a Seokjin e Yoongi, per poi ricordarsi in che anno si trovi e che quelli al suo fianco siano, ma non siano davvero i suoi genitori. Fortunatamente nessuno dei due sembra notarla, così come il resto del gruppo, troppo presi dal ridere e dal ricordare la loro infanzia.
«Ogni tanto vorrei tornare piccolo» mormora Taehyung, la testa di Jimin di nuovo sulla sua spalla, il suo braccio attorno alle spalle del suo migliore amico… no, della sua anima gemella platonica – ieri sera Yeri ha fatto l’errore di dire che fossero migliori amici e Taehyung si è offeso, quindi, insomma, sono anime gemelle platoniche, chiaro?
«C’è qualcuno che vorrebbe non tornare bambino?» chiede Jeongguk, piegando la testa di lato, curioso.
«C’è sempre qualcuno che non vorrebbe tornare bambino» risponde Yoongi, stringendosi nelle spalle.
«E perché?» chiede Namjoon, la fronte aggrottata.
«Perché non tutti hanno vissuto una buona infanzia» li raggiunge una voce maschile e distante. E, poco dopo, la figura del Professor Potter si para di fronte a tutti loro, un sorriso sereno sulle labbra. «C’è quest’idea che ogni persona abbia vissuto un’infanzia felice. Perché l’infanzia dovrebbe essere il periodo della libertà, della felicità, dell’innocenza, no? Ma non per tutti è così» continua a dire, le mani nelle tasche anteriori dei jeans larghi che ha deciso di indossare.
Il Professore Malfoy li raggiunge, nessuna espressione sul viso – ma Yeri sa bene che sia incredibilmente capace nell’Occlumanzia, e che ciò che mostra non sia quello che senta la maggior parte del tempo.
«Oh, non ci avevo pensato» mormora Namjoon, storcendo la bocca, sovrappensiero. «Questo vuol dire che hai passato una cattiva infanzia?» chiede lo stesso Namjoon poi, rivolgendosi a Yoongi.
«Kim Namjoon!» lo richiama il Professore Malfoy. «Non sono cose da chiedere, non in questa maniera» lo rimprovera, lo sguardo severo e la bocca corrucciata in disappunto.
E continua a parlare e a fare una ramanzina a Namjoon, mentre Yoongi cerca di prendere la parola e rassicurare sia Namjoon che il professore che sia tutto a posto e che si rende conto che le parole di Namjoon non volessero ferirlo in alcuna maniera, e bla bla bla.
Ma Yeri è concentrata su Seokjin, che, nonostante abbia un’espressione che non dica nulla sul viso, ha i pugni stretti, talmente tanto forti che le sue nocche sono bianche, e appoggiati sulle cosce.
E uh.
 
 
 
Hogsmeade è un piccolo e pittoresco villaggio, popolato esclusivamente da maghi, da cui parte l’Espresso che solitamente porta gli alunni ad Hogwarts – lo stesso Espresso che hanno appena preso per spostarsi dalla scuola ad Hogsmeade stesso.
Ci sono diversi negozietti sparsi, ma il primo a cui puntano è proprio Mielandia, pronti a comprare dolci su dolci, così da mangiarne di tanto in tanto durante la giornata – e da portarne qualcuno anche ai propri amici rimasti ad Hogwarts.
Namjoon sta continuando a scusarsi profusamente con Yoongi, Yoongi sta continuando a dire che sia tutto a posto, Seokjin sta continuando a comportarsi in maniera strana, Taehyung e Jimin stanno continuando a comportarsi come se fossero due neo sposini in luna di miele. A rimanere tranquilli sono Yeri, Hoseok e Jeongguk, che camminano alle spalle del gruppo, parlottando tra di loro.
«Per quanto Luna Lovegood sia una delle persone a cui più mi ispiri, per la sua personalità e la sua intelligenza, non penso davvero esistano i Gorgosprizzi» sta dicendo loro Hoseok, e Yeri fa un cenno di assenso, ascoltandolo rapita.
«Avrei una domanda da fare» dice improvvisamente Jeongguk, facendo sì che sia Yeri che Hoseok portino l’attenzione su di lui, dimenticando della loro precedente conversazione sui Gorgosprizzi – che, in ogni caso, probabilmente riprenderanno una di queste sere nella sala comune del loro dormitorio.
«Dici pure» lo sprona Hoseok, la sua aura sempre e comunque amichevole. Proprio quel tipo di persona che ti dà fiducia sin dal momento in cui incroci il suo sguardo e a cui senza problemi e senza rimpianti doneresti la tua vita, perché sai che se ne prenderebbe cura.
«Come si fa a capire se si abbia una cotta per qualcuno?»
Yeri non si aspettava una domanda simile, ma va bene, va bene, è assolutamente pronta a dare consigli a Jeongguk. La sua unica preoccupazione è che Jeongguk non stia parlando della persona con cui poi avrà una relazione in futuro. Il che sarebbe un po’ strano. Ma è okay, è okay, siamo nel 1996, c’è tempo, c’è decisamente tempo. «Hm, dipende. Solitamente si vuole passare più tempo possibile insieme a questa persona, le si vuole parlare delle proprie cose e sentirla parlare delle sue cose, le si vuole stare vicino, ma ovviamente ogni persona è diversa e gestisce questi sentimenti che stanno sbocciando in maniera differente» risponde Yeri, facendo finta che non stia andando nel panico nella sua testa.
«Ed è possibile avere una cotta per una persona che non si conosce bene, o affatto?»
«Certo!» dice Hoseok. E il punto è che Yeri già sa che Hoseok abbia una cotta per Namjoon – che non conosce davvero questo granché –, ma, se non l’avesse saputo, la reazione di Hoseok gliel’avrebbe fatto capire. Ovviamente non avrebbe saputo si trattasse di Namjoon, ma avrebbe saputo Hoseok si rivedesse nella situazione, considerati gli occhi sbarrati e le guance arrossate.
Ma Jeongguk è troppo perso nei suoi pensieri e non se ne rende conto. «E cosa devo fare, quindi?» quasi li implora, gli occhi adorabili e grandi e così sinceri. Yeri non finirà mai di osservarli e rimanere stupita da quanto preziosi siano.
«Conosci questa persona» gli consiglia Yeri. «Non puoi sapere se ti piaccia davvero fino a che non la conosci» e ammette di mandare un’occhiata anche ad Hoseok, perché magari è arrivato il momento che conosca Namjoon come si deve, che rubi un po’ di coraggio ai Grifondoro e faccia il primo passo verso il Corvonero.
«Grazie ad entrambi» mormora Jeongguk, passandosi la lingua sulle labbra e annuendo tra sé e sé, più convinto rispetto a prima.
«Ragazzi, venite, su!» li richiama Taehyung, sventolando le braccia in aria così da farsi vedere – non che siano poi così distanti, ma è Taehyung e a Taehyung tutto è permesso, perché è Taehyung. E che nessuno si faccia uno shottino ogni volta che il nome di Taehyung è stato detto, per favore.
I tre raggiungono il resto del gruppo all’entrata di Mielandia, che fortunatamente, rispetto al periodo natalizio, e rispetto agli altri anni, quando ad Hogsmeade non si poteva andare spesso, risulta perlopiù vuoto, senza il solito ammasso di studenti.
Il gruppetto entra nel negozio e gli occhi di ognuno brillano di fronte a tutte le delizie che si trovano davanti, d’altronde ci sono scaffali su scaffali dei dolci più appetitosi, e hanno davvero bisogno di zuccheri.
E si dividono, ognuno avvicinandosi a ciò che più lo ispira o al suo dolce preferito – d’altronde ad Hogsmeade, negli anni passati, ci sono venuti più e più volte, e questa non è decisamente la prima volta in cui mettono piede nel negozio e in cui assaggiano i suoi dolci.
Yeri si avvicina alle Cioccorane, sia perché ama, anche fin troppo, la cioccolata e sia perché l’hanno sempre divertita, da bambina. E le piace l’idea che con la cioccolata esca anche una carta da collezione. C’è sempre qualcosa di speciale quando insieme alla cioccolata, si ha qualcosa extra – motivo per cui ama sia gli ovetti Kinder che le uova di Pasqua.
Prende diverse Cioccorane per sé e poi si dà ad altri dolci, da regalare ai suoi compagni di Casa, soprattutto ai più giovani, che non possono ancora venire ad Hogsmeade. Decide di pagare subito e aspettare gli altri fuori dal negozio, dove trova il Professore Malfoy e il Professor Potter intenti a parlare – be’, fino a che non la vedono, perché poi si zittiscono.
Yeri non dice nulla, si appresta semplicemente ad aprire una delle suo Cioccorane. E solo dopo averla mangiata – ovviamente stando attenta a non farla scappare –, Yeri dà un’occhiata alla sua carta. Harry Potter. Guarda caso.
Accenna un sorriso e lancia un’occhiata ai suoi due professori, che continuano a stare in silenzio, guardandosi attorno come se nulla fosse.
«Professore Malfoy?» mormora, richiamando la sua attenzione.
«Sì?» le risponde il professore immediatamente, lo sguardo subito puntato sul suo.
«Tenga» dice, porgendogli la carta che le è appena uscita, trattenendosi dallo scoppiare a ridere, soprattutto quando nota le espressioni un po’ sconvolte di entrambi i professori. «Non penso ci sia bisogno di nascondere il vostro rapporto agli studenti, sono sicura che capirebbero» si appresta a dire, prima che possano dirle qualcosa.
«Quale…» inizia a dire il Professor Potter, ma la voce gli risulta fin troppo acuta e deve schiarire la gola un paio di volte prima di riprendere la parola. «Quale rapporto?»
Yeri inarca un sopracciglio. «Vi devo ricordare da dove vengo?» sussurra, questa volta lasciandosi sfuggire una risatina divertita quando entrambi si sbattono una mano sulla fronte, nello stesso esatto momento.
«Apprezzo l’interesse, ma non penso sia il momento di annunciare la nostra… relazione… al corpo studentesco» dice il Professore Malfoy, e sembra sinceramente imbarazzato, guance rosse su viso pallido, ancora più in contrasto coi suoi capelli biondo platino. Forse questa non è stata la migliore idea che Yeri abbia mai avuto.
«Giusto» risponde quindi, annuendo tra sé e sé. «Vi auguro comunque il meglio.»
«Grazie, Yerim» le dice il Professor Potter, pelle olivastra e capelli neri perennemente scompigliati, e gli occhi d’un verde fin troppo acceso, quasi innaturale. Yeri li ha incrociati più e più volte nel corso della sua vita, ma rimane stupita comunque ogni volta, da quanto vivi siano. E palesemente Yeri ha un problema con gli occhi delle persone. Sarà che sia perché crede che essi spesso dicano più delle parole stesse. Sarà perché crede racchiudano l’anima delle persone.
«E sono sicura diventerete la coppia più attraente di tutto il Mondo Magico!» è ciò che sussurra, facendo un occhiolino diretto ad entrambi, prima che il resto del gruppo esca da Mielandia e possa sentire qualcosa.
«Uh, professori, va tutto bene?» chiede Seokjin, aggrottando la fronte, confuso e curioso, notando le guance arrossate di entrambi i professori.
«Sì, sì, tutto bene, tutto meraviglioso!» esclama il Professor Potter, e il Professore Malfoy quasi sospira esasperato, come se stesse rivalutando tutte le scelte prese nel corso delle sua vita.
«Vi lasciamo liberi per qualche ora. Ci ritroviamo qui verso le 16. State attenti e non fate niente di quello che noi avremmo fatto da giovani» dice il Professore Malfoy, lasciandoli con un sorriso appena accennato sulle labbra e allontanandosi insieme al Professor Potter, tenendolo per un braccio, ancora non molto stabile per poter camminare da solo, senza aiuto.
«Cos’è successo?» chiede Jimin, rivolgendosi a Yeri, un sopracciglio inarcato.
«Prima o poi lo scoprirete» dice lei, sorridendo di quel sorriso che la potrebbe far sembrare una Serpeverde. Lo ha imparato proprio da Jimin, d’altronde.
«Comunque io e Jimin stavamo pensando ad una cosa» prende parola Taehyung, distraendo l’intero gruppo dalla situazione coi professori. Fortunatamente. Perché Yeri non sarebbe riuscita a tenere la facciata da Serpeverde troppo a lungo. È Tassorosso nel sangue, lei.
«Che cosa?»
«Un sorta di Obbligo o Verità, ma con le Gelatine Tuttigusti+1!»
«E come funzionerebbe?»
«Si chiede la solita domanda “Obbligo o Verità?”, se la persona risponde Obbligo, allora pensiamo ad un Obbligo sul momento, se risponde Verità, deve dire la verità e mangiare una caramella. Se la caramella è un buon gusto, allora è a posto così. Se è un gusto cattivo, allora il resto del gruppo può fare una seconda domanda, che sia collegata alla prima o che riguardi tutt’altro.»
«In tutte le situazioni, alla persona va male» borbotta Yoongi, mettendo su un tenero broncio.
«È questa la cosa bella del gioco» rettifica Taehyung, mettendo su un broncio a sua volta. «Non vi piace?»
«No! No, no, no, è bellissimo Taehyung, giochiamoci per un po’ pomeriggio, dopo pranzo» lo rassicura Hoseok, dando un leggero bacio sulla tempia al ragazzo più piccolo, cui viso si accende subito in un sorriso felice.
E così riprendono a camminare per le strade del piccolo villaggio, fermandosi ogni tanto in qualche negozio qua e là e parlottando del più e del meno, sorridendo e ridendo più volte del dovuto e sentendo tutti di aver trovato il proprio posto nel mondo. 
 
 
 
Decidono che la prima persona a porre la domanda, nel gioco ideato da Taehyung e da Jimin, sarà Seokjin, il più grande del gruppo, e la persona a cui la porrà sarà Jeongguk, il più piccolo del gruppo. Perché gli unici modi per prendere una decisione senza discutere, in un gruppo di ben otto persone, sono: 1) andare in ordine di età, 2) fare sasso-carta-forbici, 3) avere Taehyung che fa il broncio. L’opzione dell’età è sempre la più facile e quella di cui non ci si può realmente lamentare, nonostante lo si vorrebbe.
«Obbligo o verità?» chiede Seokjin, seduto accanto a Yeri.
Sono seduti in un piccolo angolo d’erba del piccolo villaggio, a cerchio, quasi tutti a gambe incrociate, Yeri è alla destra di Seokjin, Taehyung alla sua sinistra. Vicino a Seokjin, c’è Namjoon, subito dopo Jeongguk, Jimin, Yoongi e Hoseok, che si trova, quindi, accanto a Taehyung.
«Verità» risponde Jeongguk, spalle dritte e sguardo sicuro, come se non avesse nulla da nascondere.
«Chi è il tuo hyung preferito?»
Jeongguk sgrana gli occhi per un millesimo di secondo, ma poi sembra prendere la sua decisione. «Yeri-noona» dice compiaciuto. E il gruppo scoppia a ridere, divertito, mentre Seokjin cerca di trattenere la sua risata, perché palesemente ha bisogno di fare l’offeso. Nel frattempo, Jeongguk mangia una caramella e gli capita al cocco, quindi non deve rispondere ad altre domande e tocca a lui farne un’altra, a chiunque voglia.
«E pensare che appena ho saputo del tuo compleanno, ti ho regalato un libro edizione speciale sulle Antiche Rune, ormai introvabile» bofonchia Yoongi, a bassa voce, rilasciando un sospiro sonoro.
«Yoongi-hyung, tutti abbiamo fatto un regalo a Jeongguk» replica Jimin, alzando gli occhi al cielo.
«Sì, ma il mio è quello che gli è piaciuto di più» borbotta Yoongi, mettendo su il suo tenero broncio. «Vero, Guk?»
«Ho amato i regali di tutti» mormora Jeongguk, le guance che gli si arrossano dall’imbarazzo.
Appena il gruppo ha scoperto che l’1 Settembre è stato il compleanno di Jeongguk, ognuno si è apprestato a fargli dei regali, inclusa Yeri – che ha ricevuto una certa somma di denaro da parte dei professori, che hanno fatto una colletta così che si potesse permettere di passare il periodo ad Hogwarts in tutta tranquillità; e sì, Yeri ha pianto quando le hanno porto i soldi, sorrisi gentili e sguardi comprensivi. Comunque, hanno fatto dei regali a Jeongguk, che da allora non smette di ringraziarli e dire che proprio non ce n’era bisogno, che proprio non dovevano.
«Jimin, sei sicuro che questo sia il gruppo adatto a noi? Sono tutti fin troppo dolci» sussurra Yoongi a Jimin, ma realmente tutto il gruppo riesce a sentirlo.
«Hyung, sei letteralmente la persona più dolce che abbia mai conosciuto» rettifica Jimin, inarcando un sopracciglio. 
«Possiamo continuare col gioco?» si lamenta Seokjin, alzando gli occhi al cielo e sbuffando.
«Vedi? Non sono tutti dolci» dice Jimin, indicando Seokjin, che sbuffa ancora più forte.
«Taehyung-hyung, obbligo o verità?» esclama Jeongguk, riportando l’attenzione del gruppo sul gioco ed evitando una possibile discussione tra il Grifondoro e i due Serpeverde.
«Verità, verità!»
«Qual è la tua Casa preferita, dopo Tassorosso?»
«Grifondoro» ammette Taehyung, mentre i Corvonero e i Serpeverde fanno una smorfia di disappunto, e Seokjin un’espressione fiera. E poi Taehyung mangia una caramella, e la sputa, causando qualche lamentela e qualche altra smorfia, di disgusto questa volta. «Calza sporca» dice, portando una mano sulle labbra e prendendo dei respiri profondi, cercando probabilmente di calmare la sua nausea.
«Perché Grifondoro?» si appresta a chiedere la sua seconda domanda Jeongguk, curioso.
«Perché è la Casa in cui il Cappello Parlante avrebbe voluto mettermi» replica dopo qualche secondo, bevendo un po’ d’acqua e mangiando con gusto una Cioccorana offerta da Yeri.
«Davvero? E perché non l’ha fatto, alla fine?» chiede Jimin, curioso a sua volta – Yeri è abbastanza sicura Jimin sappia già che questa storia, ma va be’.
«Perché la mia famiglia e i miei amici sono la mia priorità su tutto, anche sulla moralità e sulla correttezza» risponde, mentre dà un’occhiata alla sua carta. Albus Silente. «Qualcuno la vuole?» mormora, e nessuno dice niente, quindi fa spallucce e la mette in tasca, disinteressato. «Yoongi-hyung!» esclama poi Taehyung, facendo sussultare Yoongi e facendogli sgranare gli occhi dalla sorpresa. «Obbligo o verità?»
«Hm, obbligo» risponde Yoongi, dopo essersi ripreso.
«Ti obbligo ad indossare i colori dei Tassorosso alla loro prima partita di Quidditch di quest’anno.»
«Magari sarebbe meglio fare obblighi che possiamo fare oggi o massimo domani?» propone Namjoon, grattandosi la nuca imbarazzato quando tutti gli occhi si posano su di lui, soprattutto quelli adorabili e quasi tristi di Taehyung.
«Tae, so che è un po’ triste come cosa, ma effettivamente sarebbe meglio fare come dice Namjoon» dice Hoseok, dando una carezza sulla schiena a Taehyung stesso.
«Uff, va bene» acconsente, anche se non perché voglia. «Allora dai un bacio a Seokjin-hyung sulla guancia e fatela finita con la vostra stupida lite.»
Nessuno sa cosa dire o cosa fare, realmente. Perché non è che Taehyung abbia torto, sarebbe il momento che risolvessero il loro (stupido) problema. Ma… insomma… ci sono altri modi, che non includano gli occhi di tutti gli altri addosso e contatto fisico obbligato da qualcun altro.
«Posso?» chiede Yoongi e sembra quasi annoiato, e Yeri vorrebbe dire che c’è qualcosa, nella sua espressione, che faccia intendere l’opposto, ma non c’è nulla. Il viso di Yoongi sembra essere un foglio bianco, vuoto.
«No» risponde Seokjin, corrugando le sopracciglia.
«Okay» mormora, facendo un veloce cenno. «Namjoon, obbligo o verità?»
«No, aspetta!» urla Taehyung, e alcune persone, che stavano passeggiando per la zona in cui si trovano, si girano a guardarlo e qualcuno di loro gli lancia persino un’occhiataccia infastidita. «Non hai portato a termine il mio obbligo!» continua Taehyung, disinteressato degli sguardi dei passanti su di lui.
«Il consenso di Seokjin-hyung è più importante del tuo obbligo, Taehyung» ribatte Yoongi, sempre senza nessuna espressione sul viso. Ugh, maledetta Occlumanzia e maledetti maghi capaci ad utilizzarla.
«Non è divertente giocare con voi» bofonchia Taehyung, incrociando le braccia sul petto. «Però hai ragione» concede, appoggiando la testa sulla spalla di Yeri, che lo stringe in un abbraccio laterale.
«Verità» dice allora Namjoon, quando capisce che la questione si sia risolta.
«Hai per caso una cotta per qualcuno?» gli chiede, inarcando entrambe le sopracciglia, un sorrisetto sul viso. Yeri lancia un’occhiata ad Hoseok, cui occhi sono curiosi e corpo sembra esser sull’attenti.
«Sì» replica, stringendosi nelle spalle. E poi prende una caramella e accenna un sorriso. «Mela.»
Yoongi sbuffa, ma non aggiunge altro. E il corpo di Hoseok un po’ si rilassa, un po’ sembra essere agitato alla rivelazione che a Kim Namjoon piaccia qualcuno, e Yeri sa che si stia chiedendo chi, chi, chi potrebbe essere.
«Yeri» dice Namjoon, senza usare l’onorifico, nonostante lei sia più grande.
Sono tutti coreani e sono tutti stati cresciuti imparando il coreano e utilizzando le tradizioni e i modi di fare della cultura coreana, ma alcuni di loro preferiscono non utilizzare gli onorifici, ad esempio Yeri, tanto più perché, avendo frequentato una scuola di perlopiù persone di altre culture, a Londra, si è abituata all’idea di essere riferita solo col suo nome.
Alla fine, hanno deciso che se vogliono usarli, tra di loro, possono usarli. Ma va bene anche non farlo.
«Sì?»
«Obbligo o verità?»
«Obbligo.»
«Mangia cinque caramelle insieme.»
E così Yeri mangia cinque caramelle e poi si ritrova quasi a vomitare al centro del loro cerchio, per cui decidono di continuare il gioco in un altro momento e rilassarsi un po’, prima di prendere il treno per tornare ad Hogwarts. 
 
 
 
Appena tornata nella Tana dei Tassorosso, Yeri si appresta ad andare nella sua stanza, prima salutando qua e là alcuni dei suoi compagni che ha avuto modo di conoscere un po’ in questi giorni, e lasciando i dolciumi per loro al tavolino al centro della sala comune, così chiunque li voglia, li possa assaggiare. Si sente ringraziare un paio di volte e ricambia con un sorriso, ma poi si scusa e si chiude in stanza, troppo stanca per parlare oltre.
Nella stanza, solo una delle sue cinque compagne è presente, ovvero Taylor, capelli biondi e occhi azzurri, che ha una mente da Corvonero, ma un cuore da Tassorosso.
«Ehi» mormora, poggiando la borsa che ha tenuto in spalla tutto il giorno ai piedi del suo letto, iniziando a svuotarla, così da metterci poi dentro il materiale per le lezioni che avrà lunedì.
«Ehilà» si sente rispondere dalla sua compagna di stanza, che stava leggendo un libro, un classico della letteratura babbana, anche se Yeri non sia sicura di quale sia, perché ogni giorno sembra essere uno diverso, ma sa che si tratti sempre di Classici, perlomeno. Yeri neppure capisce come faccia a leggere così tanto e così velocemente, considerate le lezioni di mezzo e il bisogno di ogni essere umano di dormire almeno per qualche ora al giorno. Ogni tanto si chiede se la ragazza non abbia una GiraTempo nascosta da qualche parte. «Com’è andata la giornata? Ti sei divertita?»
«È andata bene e mi sono divertita, sì, anche se ho rischiato di vomitare quando mi hanno obbligato a mangiare in una volta cinque caramelle Tuttigusti+1» ammette Yeri, massaggiandosi lo stomaco e facendo una smorfia al ricordo. «Scusa per l’immagine mentale» aggiunge dopo, quando si ricorda che non tutti riescano a parlare liberamente di certe cose come lei. «Tu cos’hai fatto?» chiede di rimando, pur sapendo che probabilmente sia stata a leggere tutto il giorno.
«Oh, niente di che, sono stata a leggere tutto il giorno» dice infatti Taylor, indicando il libro che adesso ha chiuso, con un segnalibro sistemato nell’ultima pagina letta, e poggiato sul comodino accanto al suo letto.
«Ti sta piacendo?»
«Sì, abbastanza, ma mai quanto Anna Karenina, che credo che a questo punto sia insuperabile per me.»
Yeri annuisce, ma realmente non sente di dover aggiungere altro, perché Anna Karenina non lo ha mai letto – considerando anche che sia letteralmente un mattone –, quindi non è che abbia idea di quanto bello possa essere come libro. È che, per quanto le piaccia leggere, non è mai stata un’accanita lettrice – è sempre più stata per le cose pratiche, che non teoriche –, però nei momenti in cui ha deciso di darsi a dei libri, son sempre stati Young Adult, o libri simili, mai i Classici. Perché le piace leggere di personaggi in cui si possa rivedere, giovani adolescenti che stanno cercando loro stessi, che stanno cercando di capire il loro orientamento sessuale oppure la loro identità di genere, che stanno cercando di adattarsi in un mondo razzista e xenofobico, che stanno cercando il loro posto del mondo, che stanno cercando di creare il loro futuro.
E il fatto che non abbia frequentato una scuola babbana, da adolescente, sicuramente non l’ha avvicinata ai Classici, dal momento in cui non ha mai avuto modo di studiare i vari autori – anche se Hoseok, quello adulto, ha sempre provato ad insegnarle qualcosa, qua e là. Soprattutto la matematica, che… no. Spera di non doversi avvicinare mai più alla materia nella sua vita.
Una volta che ha sistemato la sua borsa, Yeri decide di mettersi a letto, mentre Taylor lascia la stanza per andare a cena, alla Sala Grande. Le chiede se voglia andarci insieme, ma Yeri scuote la testa, facendole sapere che per questa sera salterà la cena. E quindi rimane da sola in stanza, si cambia nel suo pigiama e poi si sdraia sul suo morbido letto, chiudendo le tende attorno a sé, così che, quando le sue compagne di stanza torneranno, non la disturberanno – anche se sono sinceramente educatissime e ognuna di loro è rispettosa degli spazi e dei bisogni delle altre, quindi sa che non l’avrebbero disturbata in ogni caso.
Chiude gli occhi e si lascia andare, rilassando il suo intero corpo.
Lascia la sua mente vagare dove voglia, ma sa che finirà per pensare a Jasmine, ai suoi capelli lunghi e neri e mossi, a momenti ricci, ai suoi occhi grandi e scuri e accoglienti, alle sue labbra carnose e al suo corpo morbido. Ripensa a quando si imbatté per la prima volta nel suo profilo su Twitter, dopo aver letto un suo tweet sul femminismo. Ricorda di quanto si fosse sentita d’accordo con lei e ricorda di come quindi fosse subito entrata a dare un’occhiata al suo profilo e a leggere gli altri suoi tweets. E poi la iniziò a seguire, e venne ricambiata, e finirono per parlare, prima interagendo a vicenda sotto i loro tweets, e poi mandandosi messaggi in privato. Ricorda quando si scambiarono il numero, e della loro prima chiamata, fatta per sbaglio da Yeri, ma comunque durata tre ore. Ricorda del loro primo incontro, una settimana dopo. Una passeggiata al centro di Londra, a girare per negozi e condividere le loro opinioni su qualsiasi cosa passasse loro per la testa. E poi ripensa al loro primo bacio, due settimane dopo il loro primo incontro, sul London Eye, perché ovviamente un cliché ci vuole di tanto in tanto. E ripensa alle guance rosse e le labbra leggermente gonfie e agli occhi lucidi. Le mani tremolanti e i sorrisi che non volevano andarsene dai loro visi. Ricorda il “mi piaci” di Jasmine sussurrato e il “mi piaci anche tu” rilasciato dalle sue stesse labbra.
E da quel momento in poi, è iniziata la loro relazione. Tre mesi in cui hanno parlato ogni singolo giorno, forse più tempo del normale. In cui sono uscite spesso, spessissimo, e sono andate a Brighton coi loro amici, un giorno, e a Canterbury un altro. Tre mesi in cui hanno avuto modo di conoscersi e scambiarsi molti altri baci e seguirsi su Instagram e pubblicare foto con descrizioni scherzose del tipo “72 giorni insieme”, “Io e Te contro il mondo”, ridendo a leggere i commenti ironici dei loro amici.
Saranno pochi, tre mesi, per la maggior parte della gente, ma per due adolescenti sono una vita intera, e Yeri sente di aver trovato la sua persona.
E se prima avrebbero dovuto semplicemente trovarsi distanti, mentre Yeri stava ad Hogwarts, adesso si ritrovano in due anni differenti, in due secoli differenti, e chissà se la potrà mai rivedere, riabbracciare, baciare ancora e ancora, e dirle, magari, a voce, quel maledetto ti amo.
Una lacrima scende amara sul suo viso e Yeri si addormenta.
 
 
 
Il primo mese passa senza che Yeri se ne renda conto – o, perlomeno, finge di non rendersene conto, per non far preoccupare i professori che si stanno impegnando per farla ritornare nel 2021, senza, per il momento, alcun risultato. Non vuole di certo che si sentano in colpa, alla fine sa che questa situazione l’ha creata tutta lei.
Arriva il compleanno di Namjoon, che festeggiano tutti insieme, con tanti regali e tanti sorrisi, mangiando una torta gentilmente preparata dagli Elfi – che adorano Namjoon, infinitamente, e bacerebbero la terra su cui cammina, se potessero –, che finisce un po’ sulla faccia e sui capelli del festeggiato, perché se no che diamine di festa è.
E poi arriva, pian piano, l’autunno, e iniziano ad indossare uno strato in più di vestiti e a bere più spesso bevande calde ed ad utilizzare più spesso incantesimi per tenersi al caldo, e le foglie iniziano a cambiare colore, a seccarsi e a cadere, e il mondo sembra un po’ più spento, ma anche un po’ più accogliente.
Il rapporto di Yeri con ognuno dei ragazzi va ad approfondirsi, cosa che neppure le sembra reale, a momenti, ma che le riempie le giornate e il cuore di gioia.
A pranzo e a cena, infatti, sta sempre insieme a Taehyung e ad Hoseok, al tavolo della loro Casa; i due Tassorosso sono il suo sostegno morale e le sue luci ogni volta che ripensa alla sua famiglia nel 2021 e finisce in un tunnel di disperazione e tristezza, così buio che le sembra sempre di esser finita in un buco nero.
Ed è riuscita persino ad incontrare Yeontan, in quest’arco di tempo, finalmente, poco prima che Taehyung decidesse di lasciarlo ai suoi genitori, dopo essersi reso conto che, sfortunatamente, non fosse capace di prendersi cura del suo cagnolino come sentiva avrebbe dovuto – un padrone perfetto, davvero, che dà priorità al benessere del suo cucciolo anziché alla sua stessa felicità.
Ogni sera, quando e se possibile, si riuniscono nei prati di Hogwarts, vicino alla panchina che ormai è diventata la loro. Non sono sempre tutti e otto, tra lezioni serali e impegni vari, però ci provano. E parlano, come al solito, delle lezioni e dei pettegolezzi che girano per la scuola e di qualsiasi altra cosa gli passi per la testa. Hanno provato a continuare l’Obbligo e Verità ideato da Taehyung, ma il tutto è finito con Jeongguk con le lacrime agli occhi dopo esser stato obbligato a dare un’occhiata ai libri di Aritmanzia di Namjoon.
Anche il rapporto con Taylor sta cambiando, e Yeri e la sua compagna di stanza si ritrovano sempre più spesso a studiare insieme le materie che hanno in comune, la sera dopo cena, sistemate nel calore e nella pace della loro stanza, oppure si ritrovano a parlare dei libri che Taylor ha letto. Yeri, appunto, non ama i Classici, ma il modo in cui Taylor ne parla è incredibilmente interessante, e quindi la ascolta con piacere e attenzione – anche se è capitato che si addormentasse qualche volta, senza farlo di proposito, dopo una giornata particolarmente stancante di lezioni, ma a Taylor non ha mai disturbato, ha sempre capito.
Persino le lezioni stanno proseguendo bene e Yeri non sta avendo particolari difficoltà con nessuna delle materie, anche se l’ammontare di lavoro è tanto, avendo deciso di seguirne diverse, visto che, alla fine del suo quinto anno, era ancora indecisa a quale carriera darsi appena uscita da Hogwarts, e la Yeri del passato ha ben pensato che l’idea migliore fosse ottenere buoni risultati nella maggior parte delle materie e darsi a quelle che le piacevano di più e/o le davano opzioni migliori per il futuro. Quindi, tante materie da seguire, poco tempo per studiarle tutte.
È proprio dopo uno stancante mercoledì, tra Trasfigurazione, Incantesimi e Cura delle Creature Magiche, mentre Yeri si sta incamminando verso la Sala Grande per cenare, che incontra Jeongguk, che le sorride e si incammina insieme a lei, rallentando per stare al passo di Yeri, che, rispetto a lui, ha le gambe un pochino più corte – giusto un pochino.
«Ricordi quando avevo posto a te e ad Hoseok quella domanda ad Hogsmeade?» le chiede improvvisamente il ragazzo al suo fianco, mordicchiandosi il labbro inferiore, le guance che gli si colorano di rosso, le mani nelle tasche anteriori dei pantaloni e le spalle strette, come se stesse cercando di farsi più piccolo, meno visibile, come se stesse cercando di occupare meno spazio possibile, nell’immensità della scuola e dei suoi corridoi.
«Sì» dice subito Yeri in risposta, così da mettere fine il prima possibile alla palese ansia che il ragazzo sta provando. «Ci sono novità?»
«Hm, sì, ho appurato che mi piaccia effettivamente quella persona» mormora Jeongguk, tenendo lo sguardo basso per terra e comunque riuscendo a non scontrarsi con nessuno degli studenti, iniziando a giocherellare con le sue mani, pizzicando e tirando la pelle sui palmi.
«Ed è una cosa positiva o negativa?» chiede Yeri, la voce bassa e delicata.
«Non lo so» ammette Jeongguk, scuotendo la testa e rilasciando un sospiro sonoro. «Posso… posso rivelarti un segreto?» aggiunge poi.
«Certamente, Guk.»
«E mi prometti che non ne parlerai mai con nessuno? E che non mi odierai?» e più che domande, le sue parole sembrano suppliche.
«Ti prometto che non ne parlerò mai con nessuno. E ti prometto che non ti odierò, non potrei mai» risponde Yeri, gli occhi sinceri, anche se Jeongguk sta evitando di incrociare il suo sguardo, quindi non può rendersene conto. Ma lei cerca comunque di mantenere un’espressione amichevole, perché potrebbe sempre guardarla e aver bisogno di esser rassicurato, e Yeri vuole essere lì, e rassicurarlo.
«Muffliato» mormora Jeongguk, la bacchetta stretta tra le mani, così da permettere a lui e Yeri di parlare senza che nessun altro possa sentirli. «Sono gay» dice subito dopo lo stesso, e Yeri può vedere il suo petto che si alza e abbassa velocemente, talmente tanto veloce stia respirando, a causa dell’ansia.
«E io sono lesbica» si appresta a rispondere, così da tranquillizzarlo, così da fargli sapere che non è da solo, che è tutto okay, e sembra funzionare, perché subito dopo gli occhi sgranati di Jeongguk incrociano i suoi e le sue spalle sembrano rilassarsi, lasciando andare il peso opprimente che sentivano addosso.
«Non lo stai dicendo tanto per, vero?»
«Ovvio che no» ribatte Yeri, con tono dolce. «Guk…» mormora poi, e quegli occhi da cerbiatto ancora la fissano, «Sono fiera di te.»
Jeongguk annuisce, più e più e più volte, e gli occhi gli diventano lucidi, ma sembra costringersi a non piangere, il che va bene, ha già buttato giù fin troppi muri, fin troppe difese, per oggi. «Mi piace Taehyung-hyung» dice tutto d’un fiato, e ancora una volta sembra voler finire in un buco nero e sparire dalla faccia dell’umanità. E Yeri lo capisce, perché si è sentita allo stesso modo, tra il suo comprendere di essere lesbica e il suo accettare le cotte per tutte le ragazze che ha avuto e che ha finto non lo fossero. Perché era più facile, credere che non fosse interessata a loro.
«Oh» è l’unica cosa che riesce a dire Yeri, mentre blocca la sua bocca dall’aprirsi in un sorriso estasiato, perché… insomma. Insomma.
Jeongguk rimane per qualche minuto in silenzio, e poi «Credi che… possa piacergli?» domanda Jeongguk, quando sono ormai vicini alla Sala Grande, la voce un po’ più bassa, anche col Muffliato, come se fosse spaventato alla sola idea, al solo pensiero. «Aspetta… credi che gli piacciano gli uomini?» chiede poi, come se si fosse reso conto solo in quel momento che il problema non è tanto se Taehyung sia interessato a lui, ma tanto più se Taehyung sia interessato agli uomini in generale.
«Magari organizziamo un’altra uscita ad Hogsmeade questo fine settimana?» propone Yeri. Perché, anche se ovviamente sa già che Taehyung sia interessato agli uomini (e anche alle donne, realmente) e abbia un’immensa cotta per Jeongguk, deve tenere il segreto di entrambi i suoi amici. Non può dire a Jeongguk il segreto di Taehyung, e non può dire a Taehyung il segreto di Jeongguk, non importa quanto dirlo renderebbe la situazione più facile per tutti e la risolverebbe prima. Sta sempre e comunque a loro gestire il tutto e fare i primi passi, Yeri può solo sostenerli e aiutarli ogni tanto da dietro le quinte, con dei cenni e dei sorrisi di sostegno e appoggio.
«Okay, lo dirò a Namjoon-hyung, tu fallo sapere agli altri?»
«Perfetto.»
«Noona, grazie mille.»
«Di niente, Guk.»
 
 
 
La loro seconda uscita ad Hogsmeade avviene sabato 12 Ottobre, di pomeriggio, con l’idea di andare al pub Tre Manici di Scopa, di Madama Rosmerta, e bere una Burrobirra, che non bevono da molto tempo e di cui tutti hanno voglia, e festeggiare in anticipo di un giorno il compleanno di Jimin, che sarà il giorno successivo.
Sono seduti al tavolo più spazioso del pub, in cui entrano a malapena, essendosi aggiunti al gruppo anche Taylor, la sua coinquilina, ed Henry, un Grifondoro cinese-canadese che ha fatto amicizia con Seokjin durante una lezione di Difesa Contro le Arti Oscure, in cui si sono trovati ad essere partner per un duello di prova. È incredibilmente simpatico e anche fin troppo estroverso, ma, nonostante a momenti metta a disagio tutti gli introversi della stanza, sembrano tutti essersi affezionati a lui e alla sua risata e alle sue costanti battute.
«Secondo voi chi vincerebbe in uno scontro tra una tigre e uno squalo?» chiede Seokjin all’improvviso, bevendo un sorso della sua Burrobirra, rilasciando un mormorio di assenso quando il gusto della bevanda gli sfiora le papille gustative.
«Dipende da dove avviene lo scontro» risponde Taehyung, stringendosi nelle spalle.
«Una volta sulla terraferma e una volta in acqua» si appresta a rispondere Seokjin, con sguardo serio, come se stessero discutendo… non so, dell’inflazione, o un altro argomento qualsiasi di economia. Su cui Yeri avrebbe molto da dire, realmente, perché l’inflazione Non. Ha. Senso.
«Sulla terraferma decisamente la tigre» prende la parola Yoongi, e Seokjin, suo malgrado, annuisce, concordando.
«Perché stiamo parlando di scontri tra animali mentre stiamo bevendo? Non si tratta neppure di alcol» borbotta esasperato Hoseok, un’espressione implorante sul viso. «Non possiamo essere come le persone normali? Parlare delle lezioni? Della nostra vita amorosa?»
«Sicuro voglia parlare della tua vita amorosa, Hoseok-ssi?» lo stuzzica Jimin, inarcando un sopracciglio e accennando un sorrisetto, incrociando lo sguardo di Hoseok.
«Stavamo dicendo, la tigre e lo squalo…» bofonchia Hoseok, aggrottando la fronte e gonfiando le guance, infastidito. Jimin semplicemente sorride, sempre e comunque divertito. E Yeri ringrazia che non abbia interessi amorosi di cui Jimin sappia l’esistenza, altrimenti si sarebbe ammazzata pur di non avere a che fare col suo sorriso che sa sempre più di quanto dovrebbe. Ma poi si ricorda di Jimin del 2021, e ricorda tutti gli sguardi e le sopracciglia inarcate e i sorrisetti nei suoi confronti, e oh mio dio, probabilmente già sapeva. E si rende conto che è già stata sua vittima. Wow. Il solo pensiero la fa rabbrividire.
«In acqua credo che dipenda da chi riesca ad attaccare prima» si aggiunge al discorso Henry, sempre parlando con fin troppa serietà, dando un sorso alla sua Burrobirra.
«Questo è ciò di cui parlate quando state insieme?» sussurra Taylor all’orecchio di Yeri, curiosa.
«Hm, sì, anche, ma non sempre. Siamo anche persone normali e parliamo di lezioni e professori» sussurra a sua volta in risposta, mordendosi l’interno guancia per evitare di fare un sorriso, sia mai che Jimin vada a pensare ci sia qualcosa tra lei e la sua compagna di stanza.
«Meglio del mio gruppo di amici che l’altro giorno stava discutendo del modo migliore per aprire una porta chiusa a chiave.»
«Alohomora
«In caso Alohomora non funzionasse» specifica Taylor.
«Oh, allora busserei per vedere se ci sia qualcuno dentro» risponde sicura di sé Yeri, facendo spallucce.
«Ed è per questo che io e te siamo finite in Tassorosso» e stavolta Yeri accenna un sorriso, soddisfatta di sé. Ricorda che i suoi genitori, sin da quando era bambina, le ripetevano che sarebbe finita in Tassorosso, e, quando è effettivamente successo, si è sentita la persona più felice al mondo. È proprio la sua Casa.
«Di che state parlando, voi due?» chiede Seokjin, riferendosi proprio a Yeri e a Taylor, che alzano gli occhi al cielo contemporaneamente quando notano la faccia offesa dello stesso. «Stiamo discutendo una questione seria qui!»
«Vincerebbe una tigre» borbotta in risposta Taylor, scuotendo leggermente la testa, esasperata.
«Come apriresti una porta che è chiusa a chiave, senza Alohomora?» risponde invece Yeri, curiosa delle risposte degli altri.
«Butterei giù la porta, ovviamente!» e fa spallucce, tranquillo, come se non avesse appena ammesso che butterebbe giù una porta chiusa. Una porta. Chiusa. La butterebbe giù. E la cosa peggiore è che Henry acconsente.
«Grifondoro» borbotta Jimin, sospirando e scuotendo la testa.
«Perché, tu, oh geniale Serpeverde, cosa faresti?» domanda Seokjin infastidito, sarcasmo palese nella voce, inarcando il sopracciglio destro.
«Scassinerei la porta» risponde Yoongi al posto di Jimin, ma Jimin palesemente concorda, visto il suo sorriso soddisfatto.
«Trovare la chiave no?» chiede Namjoon, aggrottando la fronte, confuso dalle risposte degli altri, e Jeongguk sembra esserlo a sua volta.
«Uh, bussare no?» chiedono insieme Hoseok e Taehyung e Yeri e Taylor ovviamente concordano con loro.
«Quindi abbiamo appurato che i Grifondoro siano i più violenti e anche quelli meno svegli» mormora Jimin. «Senza offesa» aggiunge poi.
«Voi Serpeverde dovete sempre sentirvi superiori, eh
«Non mi pare abbia detto nulla contro i Corvonero e i Tassorosso» ribatte Yoongi in risposta a Seokjin, assottigliando gli occhi. E se solitamente ricorda un gatto, adesso sembra essere proprio una tigre. E Yeri spera vivamente che Seokjin non sia lo squalo della situazione, perché sulla terraferma non ha alcuna possibilità. 
«Ma ha detto qualcosa contro i Grifondoro!»
«E i Grifondoro hanno sempre da dire sui Serpeverde.»
Seokjin sembra voler ribattere, ma sembra anche indeciso su cosa sia meglio dire. «Almeno la mia famiglia non paga la scuola per tenermi qui l’intero anno, vacanze incluse» è ciò che decide di dire alla fine. E… be’, avrebbe fatto meglio a stare zitto.
Yeri sente solo rabbia spargersi nel suo petto, e sa di non essere l’unica, notando le espressioni corrucciate degli altri del gruppo, che sembrano essere pronti a rispondere.
Ma stanno tutti attendendo Yoongi. Perché sanno che la situazione non li riguardi davvero e non vorrebbero risultare invadenti.
«Vaffanculo, Seokjin» è tutto ciò che Yoongi dice, prima di andarsene, seguito da Jimin, che vorrebbe aggiungere qualcosa, ma decide di non farlo, dando la priorità al benessere di Yoongi e al suo possibile bisogno di avere qualcuno accanto e non rimanere da solo.
«Devo andare» sussurra Seokjin, evitando di incrociare lo sguardo di tutte le persone al tavolo, e uscendo anche lui dal pub, ma dirigendosi nella direzione opposta rispetto ai due Serpeverde.
«Uh, magari andiamo anche noi, che ne dici, Henry?» dice Taylor, ed Henry annuisce all’istante, palesemente a disagio.
E alla fine rimangono Yeri, Taehyung, Hoseok, Namjoon e Jeongguk, più bicchieri del necessario di Burrobirra sul tavolo e un silenzio che non sanno come rompere.
«Ho da comprare… umh, delle erbe per Erbologia?! Namjoon, Hoseok, vi andrebbe di accompagnarmi?» e si rende conto che la sua voce risulti leggermente stridula, ma mentire in questa maniera non è affatto da lei. Però, per quanto terribile sia andata tra Seokjin e Yoongi – e dovrà trovare un momento per parlare da sola con entrambi, il prima possibile –, è anche l’occasione perfetta per lasciare da soli Taehyung e Jeongguk, che sa che la ammazzeranno appena avranno la possibilità. Ma è okay. Basta che siano felici. Non serve che lei sia in vita, davvero.
Hoseok e Namjoon sembrano essere confusi, ma alla fine acconsentono, mentre sia Taehyung che Jeongguk la osservano con occhi sgranati e pieni di panico, ma lei fa finta di non notarli ed esce dal pub, accennando solo un veloce saluto nella loro direzione.
«Cosa devi comprare?» le chiede Hoseok, inclinando la testa di lato.
E le si accende una seconda lampadina.
«Oh, mi hai appena ricordato che devo comprare anche qualcosa per Pozioni!» esclama, rilasciando una risatina per nulla nervosa e falsa. «Sarebbe un problema chiedervi di comprare le erbe per Erbologia per me? Mentre io vado ad acquistare ciò che mi serve per Pozioni?»
«Certo, cosa ti serve?» si appresta a dire Hoseok, mentre Namjoon sta in disparte, la fronte aggrottata e gli occhi assottigliati in direzione di Yeri. Ma anche in questo caso, Yeri fa finta di non notare nulla.
Yeri dice la prima cosa che le viene in mente, ovvero «Del dittamo», ma Hoseok non sembra farci caso e annuisce, facendo segno a Namjoon di andare, prima che debbano prendere il treno per tornare ad Hogwarts.
Appena i due si allontanano, lei tira un sospiro di sollievo e inizia ad incamminarsi proprio verso la stazione, per poter tornare a scuola.
È esausta, per cui neppure ci prova a pensare a ciò che è avvenuto. Se ne parlerà domani, se Taehyung, Jeongguk ed Hoseok non la ammazzeranno prima, s’intende.
 
 
 
Il giorno successivo, domenica 13 Ottobre, Yeri passa tutta la mattina chiusa in stanza, la prima parte a letto, sotto le coperte, a trattenere le lacrime che più volte hanno cercato di scapparle dagli occhi, e la seconda parte cercando di leggere un capitolo dal libro di Trasfigurazione, sull’incantesimo per trasformare un rospo in un fungo, a cui hanno iniziato a darsi durante il mese di Settembre. Ci ha provato, però, senza riuscirci, perché la sua mente ha vagato, e vagato, e vagato, per tutto il tempo, escludendole la possibilità di concentrarsi.
È poco prima dell’ora di pranzo che Yeri si rende conto che non può davvero continuare così, che, pur non avendo il coraggio che i Grifondoro hanno, può comunque essere almeno un minimo coraggiosa una volta ogni tanto. E quindi decide che è il momento di alzarsi le maniche e darsi da fare. Anche perché è il compleanno di Jimin e Jimin merita di passare una giornata con tutte le persone che ci tengono a lui e che vogliono vederlo sempre sorridere, con gli occhi che diventano due mezzelune, e ridere, con la sua abitudine di buttarsi sugli altri mentre lo fa.
Per cui si appresta a farsi una doccia e a cambiarsi dal suo pigiama, per poi avvisare alcuni dei suoi compagni di Casa di far sapere a Kim Taehyung e Jung Hoseok di andare al settimo piano, di fronte all’arazzo di Barnaba il Babbeo bastonato dai Troll, che ha qualcosa di urgente da dirgli.
Poi esce dalla Tana dei Tassorosso e fa per dirigersi verso i dormitori delle altre case, ma si ferma sui suoi passi qualche minuto dopo, quando si ricorda che non si trova nel 2021, in cui tutti gli studenti sono a conoscenza di dove siano gli altri dormitori e si spostano tranquillamente dall’uno all’altro, soprattutto durante le feste post-partite di Quidditch. È nel 1996 ed è abbastanza sicura che gli studenti, attualmente, non sappiano dove si trovino gli altri dormitori, tantomeno come entrarci. Dopo qualche secondo in cui è ferma in mezzo al corridoio, intenta a pensare, decide semplicemente di incamminarsi verso il settimo piano e sperare di incontrare studenti di altre case e chiedere loro di informare i suoi amici di dirigersi al settimo piano. Non che sia sicura che il suo piano funzionerà: sia perché non sa se il suo gruppo voglia avere a che fare con lei, soprattutto Taehyung, Jeongguk ed Hoseok, sia perché non sia sicura che quella stanza sia funzionante, dopo le tragedie avvenute al suo interno.
Riesce fortunatamente ad incontrare sia studenti Corvonero che Serpeverde, che le promettono che avviseranno Namjoon, Jeongguk, Yoongi e Jimin il prima possibile. Ma non riesce ad incontrare nessun Grifondoro. Tuttavia, il dormitorio dei Grifondoro è proprio al settimo piano, non troppo distante dal punto di incontro, per cui spera semplicemente di incontrare qualche Grifondoro lì nei dintorni. Altrimenti fingerà di esser finita all’entrata della Torre dei Grifondoro, di fronte al ritratto della Signora Grassa, mentre vagava per il settimo piano. Anche se sa bene di essere incapace a mentire.
Ma, quando arriva al settimo piano, la fortuna sembra essere dalla sua parte, perché è proprio Seokjin il Grifondoro che trova a camminare per i corridoi.
«Yeri?» mormora lui, aggrottando la fronte, sorpreso, ma anche palesemente a disagio per averla incontrata, dopo ciò che è avvenuto ieri.
«Ehi, seguimi» gli fa cenno di seguirla. E lui la segue, senza chiederle nulla.
Arrivano in men che non si dica di fronte all’arazzo, in cui già si trovano i restanti membri del gruppo – e solo a Yeri è dovuto sapere che tira mentalmente un sospiro di sollievo e si dà anche una pacca sulla spalla per il suo buon lavoro.
«Uh» dice Seokjin, e fa un passo indietro, intenzionato ad andarsene, ma Yeri lo blocca, fermandolo con una stretta al polso.
«State qui per un attimo, per favore? Ho una cosa da fare» mormora, guardando Seokjin dritto negli occhi, ma rivolgendosi a tutti, e poi cammina avanti e indietro, avanti e indietro, avanti e indietro, per tre volte, sperando, con tutte le sue forze, che appaia, e possa donar loro un posto segreto e tranquillo in cui parlare, senza essere interrotti e senza essere ascoltati.
E la porta appare, di fronte a lei.
«Esiste ancora?» sussurra Yoongi, sorpreso, e fa per fare un passo avanti, ma poi ci ripensa, e sta fermo, così come Yeri ha chiesto.
«Sì, ma non so in che condizioni si trovi dopo… la guerra» ammette Yeri, anche lei tenendo il tono di voce basso, osservando con occhi apprensivi la porta di fronte a sé.
Si avvicina, a piccoli passi, che a malapena si percepiscono, delicata e silenziosa, come un gatto, perché non sa davvero cosa la aspetti, dall’altra parte, non sa davvero cosa si troverà davanti, una volta che la aprirà.
Sente un leggero calore farsi sempre più opprimente, ogni passo in avanti che fa, ma non ci dà peso. Perché sa che la stanza ha bisogno di amore e di attenzione, sa che la stanza ha bisogno di qualcuno che le doni fiducia, sa che ha bisogno di una seconda possibilità, per rimettersi su.
E Yeri è pronta a darle tutto ciò di cui ha bisogno, perché Hogwarts è la sua casa e vuole che stia bene.
Perché Hogwarts, a differenza di qualsiasi altro posto, esiste da così tanto tempo ed è così tanto pieno di magia e vita, che è diventato senziente. Yeri lo sa, lo percepisce ogni volta che il castello fa piccoli scherzi agli studenti, ogni volta che le scale si muovono. E lo sa perché è stato il castello stesso a permettere a James Potter, Sirius Black, Remus Lupin e Peter Minus di scoprire le sue stanze e i suoi passaggi segreti – be’, eccetto la stanza che si trova di fronte a Yeri – e di creare la Mappa del Malandrino. I giovani ragazzi erano sicuramente curiosi e capaci, ma se Hogwarts non avesse voluto, è di conoscenza comune che loro non avrebbero mai scoperto niente.
Appoggia una mano, che le trema leggermente, sulla porta e sente un mormorio che le solletica le dita. Carezza il legno sotto alle sue dita, con delicatezza, e il mormorio cresce sempre di più, di più, di più, fino a che la porta non si apre da sola.
Una ventata d’aria calda le si scontra sul viso, costringendola a chiudere gli occhi per qualche secondo, mentre l’aria si riempie di un odore che sa di bruciato, che le si appiccica addosso, sui vestiti e sui capelli. Ma quando il vento finalmente si calma e Yeri riapre gli occhi, eccola, in tutta la sua maestosa bellezza, la Stanza delle Necessità.
«Oh mio Dio!» esclama Jeongguk, e quando Yeri si gira in direzione degli altri ragazzi, ancora fermi dove li aveva lasciati, alle sue spalle, trova sorrisi e occhi lucidi e sguardi curiosi – soprattutto da parte dei due Corvonero, che vogliono sempre sapere tutto ciò che c’è da sapere.
«Andiamo» mormora, e si appresta ad entrare nella stanza, che, solo per loro, per accoglierli, ha preparato un camino col fuoco acceso e dei morbidi divani sistemati attorno ad esso. Tre divani, così che possano stare il più comodi possibile.
C’è anche un piccolo tavolino, di fronte ai divani, con un cesto pieno di frutta e un piatto pieno di sandwich, che Yeri sa siano stati forniti dagli Elfi, visto che la stanza non può fornire cibo, ed è per l’ennesima volta grata per il duro lavoro degli Elfi di Hogwarts – adesso liberi e pagati e rispettati come meritano, come qualsiasi altro lavoratore.
Ognuno trova un posto su cui sedersi, la porta adesso chiusa, l’odore di bruciato sparito.
Jimin, Taehyung e Jeongguk si siedono sul divano alla destra del camino; Namjoon, Hoseok e Yoongi alla sua sinistra. Infine Yeri e Seokjin sul divano di fronte ad esso.
«Tanti auguri di buon compleanno, Jiminie» dice Yeri al ragazzo e gli altri la seguono, facendogli gli auguri uno alla volta, e facendo apparire sul viso del giovane Serpeverde un sorriso imbarazzato, ma anche incredibilmente grato.
E poi cala il silenzio, che nessuno sembra essere intenzionato a rompere per qualche minuto.
Ma poi… «Quindi… cosa ci facciamo qui?» chiede Hoseok. «Oltre ad augurare buon compleanno a Jimin, intendo.»
«Pensavo che, ormai che c’eravamo, potessimo parlare di ciò che è successo ieri?» mormora Yeri, mordicchiandosi il labbro inferiore e puntando lo sguardo sul fuoco che scoppietta e che è così vivo e caldo, mentre l’atmosfera nella stanza sembra essere fatta di ghiaccio.
«Oh, intendi di quando hai lasciato me e Namjoon da soli a prendere del dittamo e poi sei sparita per il resto della giornata e persino per tutta la mattinata di oggi?»
«Hm, anche, magari» ammette, cercando di farsi piccola.
«Okay, prima che la situazione perda il controllo, io e Jeongguk abbiamo una cosa da dirvi» prende la parola Taehyung, salvando Yeri dallo sguardo duro di Hoseok.
«State insieme?» chiede Jimin, col suo solito sorrisetto di chi sa pure fin troppo.
Taehyung sbuffa. In maniera molto sonora. Ma poi il suo viso si apre in un sorriso rettangolare che illumina la stanza anche più del fuoco acceso. «Sì. Più o meno. Vogliamo provarci.»
Yeri ha bisogno di prendere un paio di respiri profondi prima di rispondere, perché sa che, se aprisse la bocca senza calmarsi prima, tutto ciò che uscirebbe da essa sarebbero urli di gioia. E non vuole distruggere i timpani a nessuno. Quindi prende dei respiri profondi e poi «Sono davvero tanto contenta per voi!» esclama, la voce comunque un po’ più acuta del solito, mentre il cuore le si riempie di felicità e affetto per quelli che sono i suoi zii normalmente, ma sono anche i suoi dong-saeng in questo specifico momento. E i suoi migliori amici in qualsiasi anno.
«Grazie, Yeri» dicono i due in contemporanea, mentre Taehyung le fa un occhiolino e Jeongguk arrossisce, soprattutto quando il Tassorosso lo stringe a sé, in un abbraccio laterale. Sono adorabili, la coppia più bella del mondo, la migliore che esista, la più preziosa e meravigliosa e splendida. Wow.
«Posso andare adesso?» sussurra Seokjin all’orecchio di Yeri, gli occhi imploranti.
E Yeri lo osserva attentamente, e, a vedere la disperazione palese, fa per dirgli che sì, certo, può andare adesso, non è costretto a rimanere se non se la sente, se ha bisogno di tempo. Ma non fa in tempo a parlare, perché non è stata l’unica a sentire le parole di Seokjin, anche se avrebbero dovuto essere sentite solo da lei.
«Sai, questo sarebbe un buon momento per te per chiedere scusa» dice Jimin, e rispetto al sorriso contento e grato di prima, rispetto al tono scherzoso di prima, adesso la sua voce è bassa, adesso i suoi occhi sono duri, non c’è nessun sorriso ad illuminargli il viso.
«Non sono fatti tuoi» borbotta Seokjin, mentre Yoongi sibila un «Jimin» per richiamare il suo compagno di Casa, probabilmente quello che considera il suo migliore amico, per fargli capire di lasciar perdere, di lasciar andare.
«No, non sono fatti miei, hai ragione» replica Jimin, fingendo di non aver sentito Yoongi. «Ciò non cambia che dovresti chiedere scusa.»
«Cambierebbe qualcosa, se chiedessi scusa? La sua famiglia gli darebbe attenzione?» dice Seokjin, e forse avrebbe fatto meglio a stare zitto, pensa Yeri, occhi sgranati e mani che le tremano. Vorrebbe piangere, vorrebbe solo piangere. Quest’incontro è stata una terribile idea e il suo mettersi in mezzo ai suoi genitori è stata una terribile idea. E si chiede come abbia potuto essere così stupida. Stupida. Stupida. Stupida. Come una litania nella sua mente. Semplicemente stupida.
«Come cazzo ti permetti?» esclama Jimin, alzandosi in piedi, la rabbia evidente sul suo viso e sulle mani strette a pugno, le nocche bianche. «Chi cazzo ti credi di essere?»
«Jimin, basta» prova a fermarlo di nuovo Yoongi, ma, ancora una volta, Jimin non lo ascolta.
«Sono una persona che è stanca di essere insultata e di essere ritenuta inferiore solo perché Grifondoro!» esclama in risposta Seokjin, adesso in piedi anche lui.
Anche gli altri sono in piedi, eccetto Yeri, che sente che se si alzasse, le sue ginocchia crollerebbero, da quanto sta tremando, e Yoongi, che non ha alcuna espressione sul volto e non si sa davvero a cosa stia pensando – maledetta Occlumanzia.
Jimin scoppia a ridere, una risata sarcastica e terrificante, che si ficca nelle ossa di Yeri e la fa rabbrividire ancora più forte. «Tu, Grifondoro, osi a dire di fronte a me, Serpeverde, che sei stanco di essere insultato? Sai cos’ha passato la mia famiglia, composta solo da Serpeverde, subito dopo la guerra? Hai idea di cosa significhi vedere parte della propria casa andare a fuoco, dopo che qualcuno ha provato ad ucciderti, ha provato a bruciarti vivo? A te, bambino, che non sa assolutamente nulla, che non c’entra assolutamente nulla. Vedere la tua stanza bruciare. I tuoi giocattoli preferiti, i tuoi ricordi. Vedere la tua famiglia piangere e urlare. Sai cosa significa, Seokjin? Dimmi, sai cosa cazzo significa?» Jimin adesso è pallido e sta urlando così forte che le finestre presenti nella stanza sembrano vibrare. O forse è per la sua magia, che sembra essere impazzita. C’è elettricità nell’aria, che è sempre più tesa, sempre più irrespirabile.
Seokjin fa un passo indietro, a sentire le parole del ragazzo più piccolo, ma nemmeno esse sembrano fermarlo, l’impulsività che ormai ha preso il controllo su di lui e la sua mente e le sue parole. «Jimin, i miei genitori sono morti durante la guerra» è tutto ciò che dice, prima di fare altri passi indietro, fino a che non si trova alla porta e si appresta ad uscire, sbattendosela alle spalle.
Yeri a questo punto sta avendo un attacco di panico, e di tutto ciò che avviene dopo, altre urla, altre persone che se ne vanno, non se ne rende nemmeno conto. 
 
 
 
«Ehi, Yeri, hai bisogno di qualcosa? Vuoi che ti porti da mangiare?» le chiede con voce dolce Taylor, passandole una mano tra i capelli – ieri le ha chiesto cosa potesse fare per lei e appena si è resa conto che il contatto fisico fosse ciò che più era di sostegno alla sua compagna di stanza, si è apprestata a stringerla in un abbraccio e mostrarle più affetto possibile, tramite gesti e carezze.
«No, grazie» mormora Yeri, la voce roca per aver pianto per due giorni di fila e per aver bevuto troppa poca acqua rispetto ai liquidi che ha perso.
«Va bene. Ma se hai bisogno, puoi sempre chiedermi» le fa sapere, lasciandole un bacio sulla tempia e uscendo dalla loro stanza, lasciandola da sola, nel suo silenzio oppressivo.
È martedì sera e si sente esausta.
I suoi pensieri variano tra il correre, così tanto velocemente che non è neppure capace a star loro dietro, al muoversi così piano che le sembra che il suo cervello sia vuoto e il suo corpo sia solo carne all’esterno e nient’altro all’interno, nessun organo, nemmeno il suo cuore, che a volte le sembra le si sia fermato, talmente tanto è silenzioso.
Ha passato domenica pomeriggio, tutto il giorno di ieri e tutto il giorno di oggi a letto, mangiucchiando qualcosina giusto per evitare di far preoccupare le sue compagne di stanza e i professori, piangendo e dormendo e fissando il muro fino a che non si è ritrovata con gli occhi che le bruciavano, gonfi e rossi.
Si sente davvero, dal più profondo del cuore, esausta.
Che non sa nemmeno da dove iniziare.
Dal fatto che sia bloccata nel 1996? Dal fatto che credeva che potesse avere una famiglia unita anche qui come la aveva nel 2021? Senza pensare al fatto che, solo perché si tratti delle stesse persone, non vuol dire che siano disposti a fare le stesse cose, a volerle lo stesso tipo di bene, a volersi lo stesso tipo di bene? Oppure dal fatto che Hoseok ce l’abbia con lei, per averlo lasciato da solo con Namjoon senza chiedere il suo permesso? Dal fatto che, anche se è finita bene per loro, sente che anche Taehyung e Jeongguk dovrebbero avercela con lei?
O, meglio, dal fatto che Park Jimin porta con sé un trauma che si è trovato costretto a condividere col resto del gruppo solo perché Yeri è stata così tanto stupida da credere che riunirli insieme dopo aver litigato fosse una buona idea? O dal fatto che abbia passato il suo compleanno litigando e portando a galla qualcosa di simile?
O, ancora, dal fatto che suo padre, Kim Seokjin, abbia rivelato di aver perso i suoi genitori durante la guerra? Cosa di cui Yeri non era affatto a conoscenza? Perché credeva semplicemente che i suoi nonni fossero venuti a mancare prima che nascesse, per cause naturali?
Perché nessuno glielo ha mai detto, nessuno le ha mai parlato di queste cose. E Yeri non può mica prendersela con loro, non può mica arrabbiarsi che gli adulti della sua vita abbiano tenuto segreti simili con lei. Perché ai loro occhi è una bambina. E hanno ragione. Non hanno mica torto.
Yeri è una ragazzina che crede che il mondo sia fatto solo di cose belle e positive e che crede che la sua presenza possa cambiare qualcosa.
Ma non lo fa, non lo fa davvero.
E le fa male il cuore. Perché ha fatto del male alle persone a cui più tiene al mondo semplicemente per giocare alla famigliola felice, semplicemente per smetterla di sentirsi così dannatamente sola e persa.
Yeri vorrebbe urlare, ma si trattiene dal farlo. Lascia andare le ennesime lacrime, che le rigano il viso pallido e le fanno venir prurito alle guance adesso meno paffute e le gonfiano gli occhi, che sembra quasi l’abbiano presa a pugni.
Yeri lascia le lacrime bagnarle il cuscino e lascia il sonno prendere il sopravvento sulla sua mente e sul suo corpo incasinati.
 
 
 
Ad un certo punto, volente o nolente, Yeri immaginava avrebbe dovuto lasciare andare il suo letto.
E quel giorno arriva esattamente una settimana dopo dall’accaduto.
La Professoressa Evans, che insegna Babbanologia e che è il Capo della Casa di Tassorosso, entra nella sua stanza e si posiziona, seduta su una sedia trasfigurata, vicino al suo letto. E la osserva, in silenzio. E Yeri non sa se dovrebbe alzarsi, non sa se dovrebbe dire qualcosa, o fare qualcosa.
È la prima a cedere, ovviamente.
Si mette a sedere, le gambe allungate sul letto, e abbassa lo sguardo sulle sue mani, poggiate sulle sue cosce. E ci giocherella, cercando le parole adatte da dire tra la nebbia presente nella sua testa, che si nascondono da lei e che, quando le trova, non hanno comunque alcun senso.
«Devo tornare a lezione, vero?» chiede alla fine, trattenendosi dal sospirare sonoramente.
«Hm, sì, ma non sono le lezioni il motivo per cui sono qui» le fa sapere la professoressa, e Yeri sente il suo sguardo addosso, ma non ha il coraggio di incrociare gli occhi, che sa siano verdi. Non come quelli del Professor Potter. Un verde un po’ più chiaro, un po’ più spento. Sono comunque terribili da guardare, sembrano capaci di vederle l’anima. E Yeri, al momento, non pensa di avere una buona anima da mostrare. «Yerim, sai perché sono qui?»
«No» risponde, scuotendo leggermente la testa.
«Perché stai soffrendo e le persone che tengono a te non vogliono saperti soffrire.»
«Le persone che tengono a me sono nel 2021» borbotta, la voce roca e bassa e sofferente, una fitta al centro del petto, come una pugnalata dritta al cuore. Che si merita, eccome se se la merita.
«Sai anche tu che non è così» ribatte la professoressa, e stavolta Yeri alza lo sguardo, e lo sbuffo sonoro lo lascia andare, infastidita.
«Lo so» ammette, perché, nonostante sia ferita, non ce l’ha coi ragazzi, che realmente le hanno mostrato solo affetto in tutto questo tempo. Ce l’ha con se stessa, che ha sbagliato ogni singola cosa. «Ma non li merito» aggiunge, la voce così fievole che non è nemmeno sicura che la professoressa sia riuscita a sentirla.
«Ci sono certe cose che non sta a te risolvere» le ricorda con dolcezza la professoressa.
«Il punto è che io ho solo peggiorato le cose» borbotta, stringendosi nelle palle e mordendo il labbro inferiore con più violenza del normale, rischiando di farsi sangue, non riuscendoci, ma facendosi comunque male. E una piccola parte di lei sente di meritarselo, il dolore che prova. Davvero, sente di meritarsi ogni male, ogni dolore, ogni attimo di sofferenza, in questo momento.
«Le cose sarebbero peggiorate anche se non ci fossi stata tu. E lo sai perché?» le chiede la professoressa, ma non aspetta davvero che risponda prima di continuare. «Perché alcuni di loro sono stati traumatizzati dalla guerra, così come le loro famiglie, e quel trauma non è qualcosa che tu sia davvero in grado di risolvere. Perché, ad un certo punto, sarebbero scoppiati, con o senza di te.»
«Io ho affrettato i tempi.»
«Vero, ma, anche se non li avessi affrettati, si sarebbero comunque trovati a questo punto, prima o poi.»
«Forse no, magari senza la mia presenza, senza la mia fretta, non sarebbero arrivati a discutere in quel modo» controbatte, stringendo i pugni e sentendo le unghie infilarsi nella pelle dei palmi delle sue mani.
La Professoressa Evans si lascia andare sullo schienale della sedia, allungando le gambe, che finiscono sotto il letto di Yeri, e incrociando le braccia sul petto. «Stare dietro ai se e ai ma non risolverà questa situazione.»
«E cosa lo farà?» chiede e si sente un tantino disperata. Ma va bene. Pensa di poter essere disperata in una situazione simile. Almeno quello.
«Uscire da questa stanza, riprendere a seguire le lezioni e parlare con ognuna delle persone con cui senti di aver bisogno di parlare, faccia a faccia, una persona alla volta.»
Yeri ci pensa su, ma non sente davvero di poter obiettare. «Okay, okay» mormora quasi tra sé e sé. «Grazie mille, professoressa.»
 
 
 
E quindi Yeri si ritrova di lunedì sera insieme a Taehyung e Jeongguk, nei verdi prati di Hogwarts, al solito posto in cui tutto il gruppo aveva l’abitudine di incontrarsi – e deve ammettere che ha quasi pianto alla vista della, ormai loro, panchina.
I due ragazzi sono seduti sulla suddetta panchina e Yeri è in piedi di fronte a loro, che si muove come una trottola.
«Sicura di non volerti sedere?» le propone Taehyung, osservandola camminare avanti e indietro, senza sosta, ma Yeri scuote la testa, continuando nella sua camminata, incapace a star ferma, talmente tanto iperattiva si sente, come se della corrente elettrica le stesse scorrendo in tutto il corpo.
«Come stai?» prova a chiederle Jeongguk allora, le sopracciglia che quasi si toccano, talmente tanto sta corrugando la fronte, preoccupato com’è, dopo che Yeri è sparita per una settimana ed è rispuntata agitata in questa maniera.
«Potrei stare meglio, ma non è importante adesso» dice, muovendo una mano di fronte al suo viso, facendo loro capire di lasciar perdere, quando fanno per aprire la bocca e sicuro  chiederle come mai non stia al meglio. «Volevo chiedervi scusa» riesce a dire alla fine, finalmente fermandosi sui suoi passi, proprio di fronte a loro. E per una volta è lei quella a torreggiarli – e ammette che è una bella sensazione, perché fino ad adesso le uniche persone che fosse capace di torreggiare erano i bambini e quello non era per nulla soddisfacente.
«Scusa per cosa?» le chiede Jeongguk confuso, le sopracciglia ancora corrugate.
«Non avrei dovuto costringervi a rimanere da soli, sabato pomeriggio» spiega loro, sentendo i sensi di colpa spargersi dal centro del suo petto a tutto il suo corpo, concentrandosi soprattutto sul suo stomaco, che le inizia a far male, fitte che proprio non la vogliono lasciare in pace da una settimana a questa parte.
«Se non fosse stato per te, non ci saremmo messi insieme così presto» le dice Taehyung. «Non dico che non ci saremmo mai messi insieme, perché sarebbe successo, prima o poi, ma non sarebbe successo per un bel po’ di tempo.»
Jeongguk annuisce, concordando con le parole di Taehyung. «Senza contare che, se non ci fossi stata tu, non so se sarei riuscito a fare coming out, perché avevo paura di dirlo agli altri. Cioè, avevo paura di dirlo anche a te, ma avevo paura che gli altri pensassero… non so… che potessero piacermi o qualcosa del genere. Avevo paura che non mi avrebbero accettato. E ovviamente mi sbagliavo, ma…» ammette, grattandosi la nuca imbarazzato e abbassando lo sguardo per qualche attimo di troppo.
Yeri si trattiene dallo scoppiare a piangere, perché, dopo una settimana di lacrime, non può lasciarne andare altre ancora, o rischia davvero di finire disidrata. «Siete sicuri? Che sia tutto a posto, intendo?» chiede, mordicchiandosi il labbro inferiore, preoccupata.
«Certamente» la rassicura Taehyung, accennando un sorriso amichevole.
E poi Taehyung e Jeongguk incrociano lo sguardo l’uno dell’altro, fanno un veloce cenno, come a concordare su qualcosa, ed entrambi si alzano, per poi stringerla in un abbraccio caldo e accogliente.
«Siete la migliore coppia di Hogwarts» dice loro, un sorriso stampato sul viso.
«Oh, be’, non quando il Professore Malfoy e il Professor Potter hanno annunciato la loro relazione.»
«Cosa?!»
 
 
 
La sera stessa, dopo il coprifuoco, Yeri ha la possibilità di trovare un angolo tranquillo nella Sala Comune e parlare con Hoseok, un Muffliato così da non farsi sentire dagli altri e delle cioccolate calde offerte dagli Elfi strette tra le mani, così da tenersi caldi, in questo freddo di fine Ottobre.
«Di cosa volevi parlarmi?» le chiede Hoseok, lo sguardo serio, e a Yeri manca così tanto il suo sorriso e la sua energia e il suo essere letteralmente il sole. Non le piacciono questi occhi duri e queste parole fredde. Ma sa che si merita questo e altro. E molto di più.
«Mi dispiace» sussurra, stringendo con forza la sua tazza, la sincerità palese nella sua voce, così come la sua disperazione e la sua tristezza.
«Per cosa?» le chiede il ragazzo, inclinando la testa di lato.
«Per averti lasciato da solo con Namjoon, ad Hogsmeade» ammette, stringendosi nelle spalle. «Non avrei dovuto mettermi in mezzo a voi due.»
«Hai ragione, non avresti dovuto» replica Hoseok, la voce fredda e distaccata.
Yeri tiene lo sguardo basso, fisso sulla sua cioccolata calda, che non riesce nemmeno a bere, visto il groppo che sente in gola. «Lo so, scusami.»
«A Namjoon piace Jimin.»
Yeri alza la testa così velocemente che finisce per smuovere persino la tazza, e un po’ di cioccolata calda le cade addosso, ma ripulisce la macchia con un semplice Tergeo, grata di non essersi bruciata, per poi «Cosa?» dire, gli occhi sgranati e il cuore che le va a mille, dalla sorpresa.
«Me lo ha detto proprio quel giorno ad Hogsmeade» le rivela Hoseok, poggiando la tazza ancora piena di cioccolata calda sul tavolino al loro fianco, mentre i suoi occhi si riempiono di tristezza e la sua bocca si piega in una smorfia di dolore.
«Mi dispiace.»
Hoseok incrocia il suo sguardo e Yeri non sa cosa fare, se non ricambiarlo e aspettare che dica qualcosa. «Lo so che ti dispiace, Yeri» mormora, a voce bassa. «Credo comunque che abbia sbagliato, ma so che lo hai fatto perché volevi che fossi felice. E non è andata come nessuno dei due sperava, ma perlomeno adesso sento di poter andare avanti.»
«Meriti tutto l’amore del mondo, Hobi.»
E finalmente ha la possibilità di vedere il sorriso che fa invidia al sole illuminare uno dei visi più belli che abbia mai visto.
 
 
 
Namjoon è più difficile da trovare, perché sembra sempre essere nascosto in qualche angolo del castello, a studiare, visto che in libreria non sempre riesce a concentrarsi. Ma, grazie a Dio, due giorni dopo, Yeri riesce a trovarlo. Nella Stanza delle Necessità. E sente che avrebbe dovuto pensarci e arrivarci prima, realmente.
«Ehi» mormora, appena apre la porta della stanza e nota la figura di Namjoon, chiudendosi poi la porta alle spalle.
La stanza è diversa rispetto all’ultima volta. Il camino col fuoco acceso è sempre là, per tenere al caldo Namjoon. Ma i divani non ci sono. Al loro posto, c’è una scrivania e una singola sedia da ufficio, di quelle comode e morbide, con le rotelle.
Un’altra sedia appare nel momento in cui Yeri si avvia verso la scrivania. Non sembra esser comoda come quella di Namjoon, e non ha le rotelle, ma va bene lo stesso. Non è che Yeri si possa davvero lamentare.
«Uh, ehi» replica Namjoon, alzando lo sguardo dai suoi libri, gli occhi stanchi, degli occhiali da vista ad adornarli. «Cosa ci fai qui?»
«Volevo chiederti scusa per averti lasciato solo con Hoseok ad Hogsmeade» dice Yeri, giocherellando con le dita.
Realmente era insicura se chiedere o meno scusa a Namjoon, però alla fine s’è resa conto che avrebbe dovuto farlo con tutti. Solo che con lui deve stare attenta a non farsi sfuggire niente che riguardi Hoseok e la sua immensa cotta. Il che non è difficile, Yeri è brava a mantenere i segreti, ma meno brava a mentire, e ha paura che Namjoon possa farle qualche domanda troppo diretta e lei possa andare nel panico.  
«Oh, tranquilla» le dice il ragazzo, i capelli adesso castano scuro, anziché il suo solito biondo platino. Sta benissimo in ogni caso.
«Come mai hai cambiato colore di capelli?» chiede, sedendosi finalmente sulla sedia che la stanza ha fatto apparire per lei e appoggiando le braccia sulla scrivania, attenta a non mettere in disordine le pergamene sparse su cui Namjoon ha appuntato qualsiasi cosa stia studiando o ricercando.
«Ho pensato che sarebbe stata una buona idea cercare di essere anonimo per un po’ di tempo.»
«Namjoon, senza offesa, ma non esiste che possa risultare anonimo agli occhi degli altri» ribatte Yeri, accennando un sorriso. «Insomma, ti sei mai guardato allo specchio?»
Namjoon accenna un sorriso a sua volta, le sue fossette che si fanno vedere, e le sue guance che si colorano leggermente di rosso. «Non dire così.»
«Hm, okay, ti lascio nella tua ignoranza» dice, rilasciando un finto sospiro esasperato. «Perché vuoi essere anonimo?» gli chiede poco dopo, curiosa, ma anche leggermente allarmata.
«Perché sono confuso e ho bisogno che nessuno mi guardi fino a che non ho risolto i miei dubbi.»
«Vuoi parlarne?» gli chiede Yeri, inclinando la testa di lato. «Dei tuoi dubbi, intendo» aggiunge subito dopo.
«Per il momento preferirei di no» le fa sapere, gli occhi concentrati sui libri di fronte a sé, anziché su Yeri. E a Yeri sta bene così. Anche lei non sempre è capace di incrociare gli occhi delle altre persone, soprattutto quando sta cercando di tenersi qualcosa dentro.
«Va bene, ma, se mai avessi bisogno, sai dove trovarmi» mormora, e lo lascia ai suoi libri, sperando che possa risolvere i suoi dubbi e possa ritornare ad accettare gli occhi e l’attenzione su di sé. Perché Kim Namjoon è un’opera d’arte. Ma, ancora di più, perché ogni singola persona sulla terra potrebbe imparare qualcosa da lui, sia per la sua conoscenza e capacità di comprensione, ma anche e soprattutto per la sua intelligenza emotiva. Yeri ne è sicura.  
 
 
 
Le persone restanti sono le persone con cui Yeri ha più paura di parlare e non sa nemmeno a chi puntare per primo, ma il destino sembra decidere per lei, perché Yeri si ritrova accanto a Yoongi durante una lezione di Cura delle Creature Magiche, in cui Hagrid sta cercando di spiegare agli studenti che il Quintaped non è così cattivo come sembra – escludendo il fatto che si nutra principalmente di uomini. Fortunatamente si tratta solo di una spiegazione, perché non gli è stato dato il permesso di far entrare un Quintaped ad Hogwarts. Per cui sono seduti tutti per terra. E Yeri è vicino a Yoongi.
«Ehi» sussurra, attirando l’attenzione del ragazzo al suo fianco, i capelli adesso blu. Perlomeno non li ha fatti scuri come Namjoon.
«Sì?» sussurra in risposta Yoongi, spostando i suoi occhi felini in quelli larghi di Yeri.
«Mi dispiace per ciò che è successo, sia sabato che domenica» mormora, continuando a tenere la voce bassa, sia per non disturbare la lezione che per non far togliere punti dalla sua Casa da Hagrid.
Yoongi aggrotta la fronte, perplesso. «Ma tu non hai fatto niente?»
«Ho organizzato entrambi gli incontri io» ribatte Yeri, aggrottando la fronte a sua volta.
«Sì, ma perché ci tenevi che passassimo del tempo insieme e andassimo d’accordo» replica Yoongi, ancora perplesso.
«Sì, ma…» fa per dire Yeri, ma poi si rende conto che non vale la pena perdersi in discorsi. Ci ha già provato con la Professoressa Evans e non ha funzionato. «In ogni caso, scusami.»
«Va bene, perdonata» mormora Yoongi, accennando un sorriso, che poi però sparisce dal suo viso quando il suo sguardo incrocia quello di qualcun altro. Seokjin, scopre Yeri, girando leggermente la testa di lato. Che a quel punto già sta guardando di fronte a sé, gli occhi fissi su Hagrid, anche se palesemente non sta seguendo la lezione.
«Cosa… cosa ne pensi di Seokjin?» trova il coraggio di chiedere, riportando la sua attenzione su Yoongi, e, una parte di sé, vuole davvero sapere, ma un’altra parte di sé si sta insultando, perché dovrebbe davvero smetterla di mettersi in mezzo ai rapporti tra i membri del gruppo. 
«Credo che sia fin troppo impulsivo e testardo» borbotta Yoongi, rilasciando uno sbuffo e scuotendo la testa. «Ma credo anche che sia una brava persona» aggiunge.
«Quindi non sei… arrabbiato con lui?»
«Oh, no, lo sono decisamente.»
«Ma…?»
«Ma… niente, non c’è nessun ma» bofonchia, abbassando lo sguardo sul prato su cui è seduto, giocherellando con i fili d’erba con le dita.
Yeri sente che stia mentendo, ma gli dà la libertà di farlo.
Quando se la sentirà, se se la sentirà, allora ne parlerà, e anche lui saprà dove trovarla.
 
 
 
Il giorno dopo becca Jimin nell’aula di Pozioni, da solo, e decide di cogliere l’occasione, anche se l’ansia sente potrebbe davvero mangiarla viva un giorno di questi.
«Ehi» dice, dopo aver bussato alla porta e aver sentito Jimin darle il permesso di entrare.
«Ehi» le risponde Jimin, un codino ai capelli, che attualmente sta facendo crescere e che spesso gli ricadono davanti agli occhi, rendendogli difficile vedere, e, di fronte a sé, un calderone ripieno di un liquido da una luminosità madreperlacea. Armonentia, il filtro d’amore più potente del mondo. «Di che sa?» le chiede Jimin, facendo un cenno verso il calderone con la pozione.
Yeri chiude gli occhi e prende un respiro profondo, facendosi sopraffare dal profumo della pozione, un sorriso che le appare naturale sul viso. «Cocco. Vaniglia. Naan.»
Quando riapre gli occhi, trova quelli di Jimin fissi su di lei. «Quindi la pozione funziona» mormora, appoggiandosi con la schiena al banco riposto dietro a quello a cui sta lavorando.
«È perfetta» dice Yeri, avvicinandosi e osservando meglio il liquido dentro al calderone. Non le è mai piaciuto questo granché fare pozioni, ma suo padre Yoongi è sempre stato appassionato e il Professore Malfoy è davvero un ottimo professore, quindi c’è sempre stato qualcosa che l’ha attirata alla materia e l’ha resa abbastanza brava in essa.
«E allora perché sento gli odori di due persone diverse?» le chiede Jimin, e sembra starle quasi pregando di farglielo sapere. Perché. Perché.
«Jimin…» mormora Yeri, dando tutta l’attenzione al ragazzo. E vorrebbe avvicinarsi e stringerlo a sé e rassicurarlo. Ma non sa se le sia permesso farlo, in questo momento, dopo tutto quello che è successo. «È più che possibile amare più di una persona» dice semplicemente alla fine, stando ferma dov’era, mantenendo una certa distanza tra di loro, ma porgendogli uno sguardo dolce e rassicurante.
«Quindi non credi che sia… pazzo?»
«Non sei pazzo» lo rassicura Yeri. «Mi dispiace per ciò che hai dovuto vivere, da bambino. Mi dispiace per la tua famiglia» aggiunge poi, storcendo la bocca in una smorfia triste.
«Sono andato da un Guaritore per diversi anni, cercando di gestire il mio trauma» le racconta, ogni tanto lanciando un’occhiata al calderone, forse ancora incredulo per gli odori che sente. «Non dico che non faccia ancora male. Farà sempre male. Ma adesso so come gestire il mio dolore.»
«Sono fiera di te.»
«Grazie» mormora, accennando un sorriso. «Vorrei esserlo anche io in questo momento. Fiero di me, intendo. Ma, anche se Yoongi mi ha perdonato, l’aria tra di noi continua ad esser strana. E io stesso sento che avrei dovuto gestire diversamente la situazione.»
«Stavi difendendo il tuo migliore amico» gli ricorda Yeri, con una voce che non accetta di esser contraddetta.
Ma ovviamente si tratta di Jimin e Jimin ha bisogno di contraddire. «Che non ha davvero bisogno che lo difenda» dice quindi il giovane Serpeverde, portando Yeri ad alzare gli occhi al cielo.
Jimin ha sempre avuto l’abitudine di darsi colpe che non aveva davvero e il gruppo ha sempre avuto l’abitudine di contraddirlo fino a che non accettava che non avesse fatto nulla di male.
«È vero che non ne ha bisogno, ma è vero anche che il tuo aiuto sia stato più che apprezzato, ne sono sicura» mormora, e questa volta fa un passo verso il ragazzo, stringendo la sua mano sinistra tra le sue, carezzandogliela con i pollici.
«Dici?»
«Dico.»
«Siamo davvero un disastro, eh?» le chiede, accennando un sorriso.
«Un pochino» concorda Yeri, arricciando il naso.
«Chi è che sa di cocco e di vaniglia e di naan?»
«Non conosci questa persona, mi spiace» esclama in risposta Yeri, facendogli prima l’occhiolino e poi la linguaccia e scoppiando a ridere quando Jimin finge di prenderle la lingua tra le dita.
Vuole credere che andrà tutto bene.
 
 
 
Yeri voleva davvero credere che sarebbe andato tutto bene, ma se Namjoon era difficile da trovare, allora Seokjin è difficilissimo sia da trovare che da avvicinare. È riuscito addirittura a cambiare posto in Incantesimi, così da non esser più seduto accanto a Yeri. E menomale che non possa cambiare le lezioni che hanno in comune, altrimenti Yeri sente che avrebbe provato a cambiare anche quelle, pur di non trovarsela vicina e non rischiare di avere a che fare con lei.
Ogni volta che prova ad avvicinarglisi, il ragazzo sfugge come se Yeri fosse un Dissennatore e lui stesse cercando di salvarsi la vita.
Ma Yeri ha un asso nella manica.
Il Professore Malfoy.
«Per favore?» chiede per l’ennesima volta, gli occhi e il broncio e le guance paffute che sa che la fanno sembra un cucciolo di cane indifeso a cui è impossibile dire di no – a seconda di tutte le persone nella sua vita, s’intende. Lei certamente non si descriverebbe mai così.
«Yerim, non posso mettermi in mezzo alle vostre questioni adolescenziali» le risponde lui, sempre per l’ennesima volta, sospirando e continuando a girare in senso antiorario la sua pozione – Yeri non è sicura a cos’è che stia lavorando, non ha avuto modo di chiederglielo.
«Devo ricordarle che fino a qualche anno fa anche lei era un adolescente?» borbotta Yeri, stringendo le braccia al petto e lanciando un’occhiataccia al professore, che non la sta neppure guardando.
«Ed è il motivo per cui voglio stare lontano dalle vostre questioni» ribatte lui, finalmente alzando gli occhi grigi, glaciali, dalla pozione. «Senti» inizia a dire, rilasciando un sospiro, «Lo so che vorresti risolvere il prima possibile con Seokjin, per ovvi motivi, ma forse dovresti lasciargli un po’ di tempo e spazio?» le suggerisce.
Yeri inclina di lato la testa, pensandoci su. «Lo so che dovrei, ma… non so quanto tempo mi rimane qua e… ho paura che debba andarmene prima che, non so, riesca a risolvere?» ammette, mettendosi a sedere sulla sedia di fronte al tavolo in cui il professore sta lavorando alla sua pozione. Sono nel suo ufficio personale, ed è quasi il momento del coprifuoco, ma, essendo con un professore, Yeri si sente abbastanza tranquilla.
«Lo so, lo capisco, ma è importante che tu tenga a mente che non tutte le persone gestiscono le situazioni come te, non tutte non si fanno problemi a chiedere scusa. So che per te è ovvio. Sbagli, chiedi scusa. Ma le altre persone non sono te.»
«E lo dice per esperienza personale» mormora una voce alle loro spalle, che appartiene al Professor Potter, che sta chiudendosi la porta dell’ufficio alle spalle, un sorriso accennato sul viso. «Vero, Malfoy?»
Il Professore Malfoy sbuffa e alza gli occhi al cielo, ma «Vero, Potter» risponde, con un sorriso a sua volta sul viso.
Yeri ritiene che siano davvero carinissimi, ma gli occhi pieni d’amore ammette che la facciano sentire un po’ il terzo incomodo. Perché lo è.
«È arrivato il momento che esca di scena» esclama quindi, facendo per andarsene.
«Yerim, aspetta» la richiama il Professor Potter, facendola fermare sui suoi passi e riportare il suo sguardo sui due professori.
«Sì?»
«Seokjin è in libreria, gli ho firmato il permesso per poterci rimanere dopo il coprifuoco» le fa sapere. «Draco ha ragione, a volte bisogna dare del tempo alle persone. Ma i Grifondoro sono testardi e orgogliosi, quindi… be’, ecco un permesso anche per te» dice, porgendole un foglietto col permesso da parte sua che possa camminare nei corridoi dopo il coprifuoco, in caso fosse beccata.
«Grazie» mormora, facendo un leggero inchino e lasciando la stanza, apprestandosi ad andare verso la libreria.
E non le è difficile trovare Seokjin, addormentato sul libro di Trasfigurazione, le labbra in un broncio e le mani chiuse a pugno, le braccia attorno alla testa. Sembra… è esausto. E Yeri sente il suo cuore stringersi nel petto, per l’affetto che prova per la persona di fronte a sé.
Seokjin è, insieme a Yoongi, il miglior padre che Yeri potesse desiderare. Con le sue costanti battute e la sua risata che ricorda i tergicristalli in uso, Seokjin è quel tipo di persona di cui ognuno avrebbe bisogno nella propria vita, quel tipo di persona che aiuta ad uscire dai labirinti che la mente tende a creare e che ti dà una nuova prospettiva con cui guardare le cose, quel tipo di persona che ti ricorda cos’è davvero importante, nella vita. Diligente come pochi. Intelligente come pochi.
Ha i suoi difetti, certamente li ha, come ogni singolo essere umano, ma è una persona d’oro e Yeri è incredibilmente grata di averlo come suo padre, e anche come uno dei suoi amici più stretti – sia nel 2021 che nel 1996.
Ed è per questo che ci tiene così tanto, a risolvere questa situazione, a riprendere a parlare con lui, a risolvere i drammi all’interno del gruppo.
Perché sa che sotto l’orgoglio e la testardaggine e l’impulsività da Grifondoro, c’è una persona che sa dare infinito amore e merita di riceverne altrettanto.
Yeri si avvicina, a passi silenziosi, al tavolo su cui Seokjin si è addormentato, e si siede al suo fianco, e decide di aspettare, che si risvegli. Perché da vicino, le borse e le occhiaie sono più che visibili, e Seokjin ha bisogno di dormire.
E quindi Yeri aspetta.
 
 
 
«Yeri» si sente chiamare, mentre qualcosa di caldo le tocca la spalla, smuovendola leggermente. Yeri sa di bofonchiare qualcosa, ma neppure lei sa cosa. «Yeri, svegliati» mormora una voce calda, dolce e accogliente, che sa di miele e di casa, al suo orecchio, facendola rabbrividire. «Se non ti svegli, uso Rictumsempra su di te» borbotta la voce e be’, gli occhi di Yeri si aprono immediatamente, per poi richiudersi quando una leggera luce glieli colpisce. «Oh, scusami, ti stavo puntando la bacchetta con Lumos in faccia. Adesso puoi riaprire gli occhi.»
Yeri riapre gli occhi, strofinandoli con le mani, per poi alzare le braccia e stirare il corpo, cercando di riattivare sia quest’ultimo che la mente. «Se avessi saputo che mi avresti minacciato così, non ti avrei mai detto che soffro pure fin troppo il solletico» borbotta Yeri, la sua voce roca. E quindi si è addormentata. Mentre aspettava che Seokjin si risvegliasse. Davvero, ottimo lavoro, Yeri, pensa tra sé e sé la ragazza, scuotendo la testa e trattenendosi dallo sbuffare.
«Ormai lo so e sfrutterò sempre l’informazione contro di te» le dice in tono scherzoso il ragazzo, dandole un buffetto sulla guancia paffuta.
«Che ore sono?»
Seokjin fa un veloce Tempus e l’orario appare di fronte a loro. «Le tre e mezza» le fa sapere, trattenendo uno sbadiglio. «Sarebbe meglio tornare nei nostri dormitori.»
«Aspetta» lo richiama Yeri, quando vede che il ragazzo sta sistemandosi per andarsene. «Possiamo parlare? Per favore?» quasi lo implora Yeri, giocherellando con le maniche della sua divisa scolastica.
«Va bene» mormora Seokjin, rimettendosi a sedere, ma sistemando comunque i suoi libri e le sue pergamene nel suo zaino.
«Come stai?» è la prima cosa che decide di chiedergli, perché crede che sia un buon punto da cui partire, prima di passare ad argomenti più pesanti.
Il problema è che già il come stai sembra esser complicato, per Seokjin, che fa una smorfia e sospira. «Potrei star meglio. E tu?»
«Potrei star meglio anche io» ammette Yeri, passandosi la lingua sulle labbra, perdendo del tempo cercando di capire cosa dire dopo.
Ma Seokjin fa per lei. «Il resto del gruppo mi odia, non è così?» le chiede, a voce bassa, così bassa che Yeri a malapena riesce a comprendere le sue parole.
E poi scuote la testa, con vigore, una volta che il suo cervello dà loro un senso. «No, non ti odia nessuno, Seokjin» lo rassicura. «Però devi chiedere scusa, per ciò che hai detto. Soprattutto a Yoongi, ma non solo a lui.»
«Lo so che devo, è che…» mormora, e poi sta in silenzio, per qualche secondo di troppo, ma Yeri gli dà tempo, di trovare le parole adatte. «È che la realtà è che sono sempre stato geloso, di Yoongi.»
Yeri si aspettava di tutto tranne che una rivelazione simile. «Uh, cosa?» chiede, sorpresa.
«È intelligente e i professori lo adorano. E, anche se non ha molti amici, moltissime persone lo ammirano e…»
«Tutta la scuola ti ama, Seokjin» lo interrompe Yeri, aggrottando la fronte.
«Per il mio aspetto, non per la persona che sono.»
«Posso esser sincera?» chiede Yeri, mordicchiandosi il labbro inferiore e incrociando lo sguardo di Seokjin, che annuisce, dandole il permesso di dire la sua opinione. «Sei una delle persone più intelligenti che abbia mai conosciuto, ma anche una delle più stupide» borbotta.
«Okay, magari non così sincera.»
«È vero che tantissima gente ti viene dietro per il tuo aspetto, ma se fosse stato solo per quello e per nient’altro, non avresti avuto così tanti… fan» gli fa sapere, alzando leggermente il volume della voce, perché non ci crede che Seokjin sia così ignaro della situazione. «La gente ti viene dietro perché sei una persona amichevole e dolce e simpatica. Perché hai una bellissima personalità» continua, passandosi una mano tra i capelli lunghi, per poi legarli in una coda alta, quando si rende conto che non li sopporta di fronte al viso, talmente tanto è presa dal discorso che sta facendo. «Persino Yoongi pensa che tu sia una brava persona! Anche dopo ciò che gli hai detto!»
«Lo… pensa? Davvero?»
«Certo!»
«Oh
«“Oh” cosa?»
«“Oh” pensavo mi odiasse.»
«La terapia. La terapia è ciò che serve a questo gruppo» borbotta tra sé e sé Yeri, scuotendo la testa e sbuffando ogni tre secondi.
«Adesso possiamo andare a dormire?» le chiede Seokjin, portando una mano a coprirgli la bocca quando gli sfugge uno sbadiglio.
«Hm, va bene» replica Yeri, sbadigliando a sua volta – perché, si sa, gli sbadigli sono contagiosi. Anche solo leggere la parola o pensare all’azione li provoca, figuriamoci trovarsi qualcuno davanti che li fa.
E quindi si incamminano verso il loro dormitorio, ma le loro strade si dividono ben presto, visto che Yeri deve andare nel seminterrato e Seokjin al settimo piano, in una delle torri più alte del castello.
Ma Yeri, ancora una volta, sente un accenno di speranza, un fiore al centro del suo petto che potrebbe sbocciare da un momento all’altro. Sente che potrebbe andare tutto bene.
 
 
 
Passa una settimana prima che accada qualcosa e ciò che accade è Kim Seokjin che cammina al fianco di Min Yoongi, entrando nella Sala Grande per fare colazione.
«Che diamine?!» esclama un Taehyung confuso e sorpreso, la bocca aperta – ancora piena di cibo – e il cucchiaio vuoto a mezz’aria. «Sto per caso sognando?»
«In quel caso, stiamo facendo lo stesso sogno» risponde Yeri, a sua volta sorpresa – senza bocca piena e cucchiaio a mezz’aria però.
«Uh, mi sono perso qualcosa?» chiede Hoseok, sedendosi al fianco di Yeri e lanciando una lunga occhiata al Grifondoro e al Serpeverde del settimo anno, che sembrano aver attirato l’attenzione di diversi studenti, visto che ad Hogwarts le notizie viaggiano in fretta e tutti erano a conoscenza del loro rapporto… complicato.
 «Mi sa che tutti ci siamo persi qualcosa» è ciò che dice Jeongguk, facendo sussultare i tre Tassorosso, che erano troppo distratti dalla scena di fronte a loro per notare lo stesso insieme a Namjoon avvicinarsi al loro tavolo. «Buongiorno» sussurra Jeongguk a Taehyung, porgendogli un sorriso a trentadue denti, ed è così tanto dolce che Yeri sente che le potrebbe venire il diabete.
«Buongiorno a te» risponde Taehyung, facendo spazio al suo ragazzo così che si possa sedere al suo fianco, per poi sistemare un braccio sulle sue spalle, per tenerlo vicino a sé.
«Quindi non sappiamo niente a riguardo?» chiede Namjoon, facendo un cenno in direzione di Seokjin e Yoongi, adesso fermi in piedi in un angolo della Sala Grande, che parlano animatamente tra di loro. E Yeri avrebbe pensato stessero litigando, non fosse stato per i sorrisi stampati sul loro viso.
«Magari Jimin sa qualcosa?» domanda Yeri, cercando Jimin e la sua testa rosa al tavolo dei Serpeverde.
«O magari no» risponde Namjoon, le guance leggermente rosse e gli occhi sgranati.
A Yeri viene più che naturale cercare la mano di Hoseok sotto il tavolo, per confortarlo, per poi stringerla tra le sue, senza dire nulla, senza neppure guardarlo. Sente Hoseok stringere la sua mano a sua volta, in segno di ringraziamento.
«O magari no» ripete Yeri, concordando con Namjoon, così che Hoseok non si debba ritrovare la sua cotta che sta dietro alla sua, di cotta.
Nell’ultima settimana, il gruppo ha ripreso a parlare regolarmente, ma non si sono mai ritrovati tutti e otto insieme, dal momento in cui Seokjin si è preso il suo tempo prima di scusarsi con Jimin e Yoongi, e non per scelta. L’ammontare di studio, più vanno avanti, più peggiora, per cui nessuno di loro ha avuto molto tempo libero. Quindi Hoseok è difficilmente stato nello stesso posto con Namjoon o con Jimin, ed è riuscito ad evitare di stare nello stesso posto con entrambi. Non è una soluzione definitiva, è tanto più per comprare tempo fino a che non si sente pronto ad andare avanti e lasciare la sua cotta alle spalle.
Ma la fortuna non sembra essere dalla parte di Hoseok, perché nel giro di qualche minuto i capelli rosa di Jimin riempiono la loro visuale.
«Buongiorno» è tutto ciò che dice Jimin, abbracciando sia Taehyung che Jeongguk, e porgendo un sorriso al resto del gruppo.
«Buongiorno» mormora sottovoce Namjoon, arrossendo ancora di più. E Yeri si chiede davvero come abbia potuto non rendersene conto prima, ma era così distratta a notare Hoseok, che non ha mai guardato troppo a lungo Namjoon.
«Hai qualcosa da dirci?» chiede Taehyung, incrociando lo sguardo della sua anima gemella platonica.
E Jimin sgrana gli occhi, lanciando un’occhiata piena di panico a Yeri, che non sa bene cosa stia succedendo. «Di che parli?»
«Di Seokjin-hyung. E Yoongi-hyung. Di che altro dovrei parlare?» domanda Taehyung, aggrottando la fronte.
Una risatina nervosa fuoriesce dalle labbra carnose di Jimin, che sventola una mano di fronte al viso. «Di loro due, ovviamente» dice, porgendo alla sua anima gemella platonica un sorriso forzato. «Seokjin-hyung ci ha chiesto ufficialmente scusa, ieri sera» riferisce loro Jimin, l’espressione del suo viso che si rilassa.
Yeri ha quasi paura di parlare, di chiedere, ha quasi paura di sentire la risposta di Jimin, ma è così curiosa e speranzosa. «Quindi adesso è tutto… a posto?»
«Hm, sì, lo è. Ci stiamo provando, perlomeno.»
Il peso che Yeri sentiva sul petto e sulle spalle finalmente sparisce, permettendole di respirare e pensare ed esistere senza quella pressione costante, quell’angoscia distraente.
Magari ha fatto qualcosa di giusto. Magari andrà tutto bene.
«Jimin, possiamo parlare?» chiede Hoseok a Jimin, stupendo sia quest’ultimo che Namjoon.
«Uh, certo» acconsente Jimin, e quando Hoseok si alza, anche Namjoon si alza, confondendo entrambi i ragazzi.
«Di cosa gli vuoi parlare?»
«Uh, so che Jimin frequenta Babbanologia e volevo chiedergli informazioni sulle lezioni, sotto richiesta della Professoressa Evans» dice Hoseok. «Perché?»
«Oh…» è tutto ciò che dice Namjoon, il viso adesso rosso come un pomodoro.
«Namjoon, cosa pensavi volessi dirgli?» chiede Hoseok, sopracciglia inarcate e sguardo duro. Ma Namjoon non risponde e questo sembra innervosire il Tassorosso. «Questo è quello che credi di me? Che romperei la tua fiducia?»
«Di che state parlando?» si intromette Taehyung, spostando lo sguardo tra i due ragazzi, sperando che qualcuno gli dia una risposta. «Jimin?»
«Non so» mormora Jimin, stringendosi nelle spalle. «Che sta succedendo?» chiede poi anche lui, appoggiando una mano sul braccio di Namjoon, visto che è quello più vicino, essendo Hoseok dall’altra parte del tavolo.
Lo sguardo di Hoseok si concentra sulla piccola mano di Jimin sul braccio di Namjoon e la cosa sembra spingerlo oltre il suo limite. «Chiedi a Namjoon» è tutto ciò che dice, prima di dar loro le spalle ed andarsene a passi larghi, sparendo dalla loro vista poco dopo.
«Oh mio Dio, non di nuovo» sussurra Jeongguk e Yeri concorda decisamente con l’esasperazione nella sua voce. Perché si sente allo stesso modo. Esasperata oltre ogni limite.
«Namjoon? Cosa sta succedendo?» si appresta a domandare Jimin, tenendo la mano ancora sul braccio del ragazzo.
Namjoon prende un respiro profondo e chiude gli occhi, stringendoli più che può, e «Ho una cotta per te» confessa. «L’ho rivelato ad Hoseok poco tempo fa e credevo che…»
«Che volesse parlarmi di quello?» finisce la frase per lui Jimin, un sopracciglio inarcato. «Credevi che un Tassorosso volesse rivelarmi il tuo segreto?»
«Sono andato nel panico» borbotta Namjoon, le guance ancora rosse, ma gli occhi adesso aperti, che però guardano ovunque tranne che Jimin.
«Chissà se gli Elfi riescono a prepararci dei popcorn» bisbiglia Taehyung a Jeongguk, ma ovviamente sia Yeri che Namjoon e Jimin riescono a sentirlo. E non c’è bisogno di dire che gli lanciano tutti un’occhiataccia, ma poi ridacchiano divertiti.
«Namjoon, mi piaci anche tu, ma…»
«Ma…?»
«Mi piace anche Hoseok.»
«Loro due?!» esclama Yeri, per poi portare una mano sulla bocca quando si rende conto che 1) ha urlato a tal punto da attirare l’attenzione degli altri studenti, e 2) anche perché è incredibilmente sorpresa.
«Sì, Yeri, loro due, ma urla ancora un po’ più forte, non credo che ad Ilvermorny ti abbiano sentito» borbotta Jimin, stizzito.
«Scusami» dice, mentre cerca di farsi più piccola possibile.
«Perché io non ne sapevo niente?» domanda offeso Taehyung, mentre Jeongguk gli massaggia il collo per tranquillizzarlo.
«Sì che lo sapevi, te l’ho detto la sera in cui ci siamo messi a fare ricerche in libreria perché volevi improvvisamente diventare un Animagus
«È che ero curioso di sapere in che animale mi sarei trasformato» borbotta Taehyung, sfilando il braccio da attorno le spalle di Jeongguk per stringere le braccia al petto.
«Probabilmente un orsetto» mormora Yeri, dopo averci pensato su.
«Secondo me, un tigrotto» dice invece Jeongguk.
«Magari un ibrido?» chiede Yeri, inclinando la testa. «È possibile?» domanda poi a Namjoon, che fino a quel momento era rimasto immobile, sconvolto dalle parole di Jimin.
«Uh, eh, hm…»
«Jimin, lo hai rotto» dice Taehyung.
Jimin sospira, rumorosamente, e poi la mano che era semplicemente appoggiata sul braccio di Namjoon, lo stringe – il braccio, s’intende –, costringendolo a muoversi e a seguirlo. E anche i due ragazzi se ne vanno.
«Potrebbe essere possibile» dice Jeongguk, rispondendo al quesito di Yeri su un ibrido Animagus.
«Buono a sapersi» risponde Yeri, annuendo tra sé e sé.
 
 
 
Quando arriva la sera e Hoseok, Jimin e Namjoon arrivano tenendosi per mano, rimangono tutti un po’ sorpresi, ma mai sorpresi quanto lo sono rimasti per la appena nata amicizia fra Seokjin e Yoongi, che sembrano non riuscire a stare zitti per nemmeno tre secondi e che hanno portato Yeri, Taehyung e Jeongguk a minacciarli di utilizzare Silencio contro di loro più volte, mentre attendevano l’arrivo del resto del gruppo.
«Stanno… insieme?» chiede Seokjin. «Da quando? Perché non ne sapevo niente?»
«Era ora» dice invece Yoongi, seduto sulla panchina accanto a Taehyung e Jeongguk.
«Com’è successo?» domanda Yeri, ai tre che adesso sono abbastanza vicini da sentire la sua domanda.
«Be’, Namjoon ha finalmente accettato la sua cotta per Hoseok e Hoseok la sua cotta per me» spiega Jimin, il sorriso più bello che Yeri gli abbia mai visto sul viso. È così felice. Sono tutti e tre così felici.
E Yeri deve di nuovo trattenersi dal non urlare la sua gioia nel vederli e saperli insieme – perché sapere il futuro non significa sapere il presente.
«Sono così felice per voi» dice, affrettandosi a stringere tutti e tre i ragazzi in un abbraccio. E il resto del gruppo si unisce a lei, e questo diventa uno dei migliori abbracci che abbia mai dato e ricevuto. «Vi voglio bene» mormora, cercando di non scoppiare a piangere.
«Umh, Yerim?» la richiama la voce che riconosce essere del Professore Malfoy. E quando Yeri si districa dall’abbraccio, gli occhi lucidi e un sorriso immenso stampato sul viso, nota il professore a qualche passo di distanza, che li osserva con espressione contenta.
«Sì?»
«La Professoressa McGranitt ti stava cercando» le fa sapere.
Al che Yeri annuisce, spostando lo sguardo nuovamente sul resto del gruppo. «Ci vediamo domani allora» li saluta, incamminandosi col professore verso l’Ufficio della Preside. «Ne sa qualcosa?» chiede intanto al Professore Malfoy.
«No, mi spiace.»
E dopodiché rimangono in silenzio, fino a che non arrivano all’entrata dell’ufficio, in cui si trova una gargolla. Il professore dice la parola d’ordine e la gargolla si sposta, dando così loro la possibilità di salire la scala per raggiungere l’ufficio.
«Professoressa McGranitt?» richiama Yeri, il Professore Malfoy alle sue spalle, quando si trova quasi in cima alla scala.
E poi gira l’angolo.
E due visi conosciuti le appaiono di fronte.
«Papà?» sussurra, la voce che a malapena le esce, gli occhi sgranati e le mani che le iniziano a tremare.
I suoi genitori. Kim Seokjin e Min Yoongi. Adulti. Sono di fronte a lei, gli occhi lucidi e stanchi, e dei sorrisi che esistono solo ed esclusivamente per lei.
«Yeri!» esclamano entrambi contemporaneamente, per poi correrle incontro e stringerla in un abbraccio.
E il mondo sembra rallentare, quando il loro familiare odore le invade le narici. E il mondo sembra ritornare dritto, quando le loro braccia le circondano il corpo, e le loro labbra le lasciano soffici baci tra i capelli, e le loro voci le riempiono le orecchie, dicendole che è mancata loro così tanto e che le vogliono incredibilmente bene e che adesso è tutto a posto, ci sono loro. Ci sono loro.
E Yeri si lascia andare. Completamente andare.
Le lacrime iniziano a bagnarle le guance una dopo l’altra, senza avere alcuna intenzione di fermarsi, e il naso inizia a colarle, e i singhiozzi iniziano nel momento in cui si ritrova in difficoltà a respirare come si deve, e le fanno sussultare il corpo, e si lascia andare, appoggiandosi ai corpi dei suoi genitori, che la tengono su, mentre le ginocchia le tremano e sente che siano pronte a cederle da un momento all’altro.
È a casa. Con loro attorno, Yeri è a casa.
Rimangono stretti in un abbraccio a lungo, nel loro piccolo mondo, pieno di amore.
Ma poi si distanziano leggermente da lei, incrociando il suo sguardo, asciugandole le lacrime, porgendole un fazzoletto per soffiarsi il naso, e continuandole a lasciarle carezze e baci tra i capelli, riempendola di così tanto affetto che sente che le basterà per anni.
«Mi dispiace» mormora Yeri, mentre cerca di rilassarsi e riprendere a respirare normalmente, il petto che le si alza e le si abbassa più veloce del normale.
«È a noi che dispiace» ribattono i suoi genitori, gli occhi di entrambi pieni di sensi di colpa. E Yeri non vuole vederli così, non vuole vederli tristi, non vuole che si sentano colpevoli per qualcosa di cui non hanno la responsabilità, per qualcosa che non hanno fatto.
«No, no, non avete fatto nulla di sbagliato» controbatte, scuotendo con forza la testa.
«Be’, ti abbiamo dato noi quel libro» borbotta suo padre Yoongi, mentre suo padre Seokjin annuisce, acconsentendo. Le erano mancati così tanto, le loro mani che si cercano costantemente e i loro occhi che si guardano con amore. Le era mancato così tanto, vederli innamorati.
«Sì, ma-»
«Niente ma, noi siamo gli adulti e abbiamo ragione» la interrompe suo padre Seokjin, facendole la linguaccia e porgendole un sorriso divertito.
Yeri alza gli occhi al cielo. «Sono stata due mesi a prendermi cura di voi e dei vostri battibecchi. Sicuri che l’adulta non sia io?» ribatte, inclinando la testa e assottigliando gli occhi.
La sorpresa e l’imbarazzo nei suoi genitori quasi ripaga questi due mesi.
«Oh mio Dio, adesso è tutto chiaro!» esclama suo padre Yoongi, passandosi una mano tra i capelli e scuotendo con veemenza la testa, incredulo da qualsiasi lampadina gli si sia accesa in testa.
«Cosa è tutto chiaro?» chiede la Professoressa McGranitt e Yeri sussulta quando si ricorda che in stanza non ci sono solo i suoi genitori, ma anche la Preside di Hogwarts e il Professore Malfoy. Se ne era completamente dimenticata, talmente tanto era presa dalla gioia di riavere la sua famiglia al suo fianco.
«Noi ci… ricordiamo di Yeri. Ma non avevamo capito che la Yeri dei nostri ricordi fosse la Yeri nostra figlia» ammette suo padre Seokjin, mordicchiandosi il labbro inferiore, le punte delle orecchie rosse come il fuoco, per l’imbarazzo.
«In… che senso?» domanda Yeri, sconvolta.
«Be’, durante il nostro settimo anno, una nuova studentessa è venuta ad Hogwarts, trasferitasi da Ilvermorny. Kim Yerim. Ed è stato grazie a lei che io e tuo padre abbiamo risolto i nostri problemi e il nostro gruppo di amici è venuto a nascere» le spiega suo padre Yoongi, facendole cenno di sedersi insieme sui divanetti nell’ufficio della Preside – ovviamente dopo aver chiesto permesso alla Preside stessa se potessero sedersi, perché nessuno mette in soggezione gli studenti, vecchi e nuovi, di Hogwarts come la Professoressa McGranitt. «Tuttavia una sera è stata chiamata nell’ufficio della Preside» continua suo padre, facendo un vago cenno della mano sulla stanza attorno a loro, «E poi non è più tornata» dice, mettendo su un broncio. «I professori ci dissero che si era trasferita nuovamente ad Ilvermorny, che c’era stata una situazione urgente con la sua famiglia» e stavolta, nel parlare, lancia un’occhiata ai professori presenti nella stanza, che annuiscono, comprendendo cosa dovranno fare poi, quando Yeri tornerà a casa, nel 2021. «Non siamo mai più riusciti a contattarla, ma le eravamo così grati che quando ci siamo ritrovati ad avere te, abbiamo pensato che Yerim, Yeri, fosse il nome perfetto» mormora suo padre, appoggiandole una mano sul viso e accennando un sorriso.
«Apparentemente siete la stessa persona» dice suo padre Seokjin, passandosi una mano tra i capelli scuri. «Credo che non riuscirò a dormire per i prossimi tre mesi dopo questa notizia, ma va bene, è tutto assolutamente okay» borbotta tra sé e sé.
«Abbastanza convinta che ti basti una carezza da parte di papà per addormentarti» replica Yeri, inarcando un sopracciglio.
«Sai, sono sicuro che non fossi così prima. Questo viaggio nel tempo ti ha reso maleducata» dice con tono ironico suo padre Seokjin, dandole un buffetto sulla guancia su cui non è appoggiata la mano di suo padre Yoongi.
«Ho imparato dai migliori» ribatte Yeri, facendo l’occhiolino, prima a suo padre Seokjin, che risponde con una mano sul petto, come se fosse stato attaccato personalmente, e poi a suo padre Yoongi, che ridacchia divertito.
Il Professore Malfoy si schiarisce la gola, portando l’attenzione su di sé, che ha sul viso un sorriso allietato. «Scusate il disturbo, ma sarebbe meglio se tornaste nel 2021. Non vi conviene stare troppo a lungo nel passato» spiega loro.
La sua famiglia annuisce, concordando, e si mettono tutti in piedi.
«Come mi avete trovato, a proposito? E come torniamo nel presente-futuro?» chiede Yeri, la fronte aggrottata.
«Il libro. Ci è voluto un po’ per capire come funzionasse, ma Taehyung e Jeongguk ci sono riusciti alla fine» le rivela suo padre Yoongi, stringendosi nelle spalle.
«Ovviamente sono stati loro due» mormora Yeri, divertita. Entrambi incredibilmente intelligenti, con l’intelligenza di Taehyung che va oltre la conoscenza normale e la logica normale dei pensieri, e l’intelligenza di Jeongguk che si espande in ogni singola cosa possibile.
«Namjoon ha aiutato con la ricerca, ovviamente» aggiunge suo padre Seokjin.
«Ovviamente» ripete Yeri, sorridendo.
«Quindi, andiamo?» chiede suo padre Yoongi, tenendo il libro tra le mani, chiuso per il momento.
«Professoressa McGranitt, volevo ringraziarla per l’appoggio e il sostegno che mi ha dato e per il modo in cui mi ha fatta sentire a casa» mormora Yeri, rivolgendosi alla Preside, che le mostra uno dei suoi rari sorrisi. «Professore Malfoy, grazie mille per esser la persona che è. La prego di salutarmi tutti gli altri professori e ringraziarli da parte mia. Non ce l’avrei fatta senza di loro» continua, facendo un leggero inchino verso i due meravigliosi professori. «Andiamo a casa» dice poi, rivolgendosi ai suoi genitori.
«Andiamo a casa» concorda suo padre Seokjin, prendendo sia Yeri che Yoongi per mano, mentre Yoongi apre il libro con la mano libera.
E poi…
E poi Yeri si risveglia sul divano di casa sua, i suoi genitori sdraiati attorno a lei, e i suoi sorta di zii che li osservano dall’alto, un sorriso a trentadue denti su ognuno dei loro visi.
«Ce l’abbiamo fatta!» esclamano tutti insieme, buttandosi su di loro a peso morto. E Yeri non riesce a respirare. È abbastanza sicura che il gomito di Jimin sia sul suo stomaco e si ritrova i capelli di Hoseok in bocca.
Ma va bene così.
Perché è a casa.
 
 
 
Ciò che Yeri scopre, tornata a casa, con la possibilità di parlare con un po’ più di calma coi suoi genitori, è che realmente suo padre Yoongi aveva da tempo una cotta per suo padre Seokjin e suo padre Seokjin… pure, ma non era davvero conscio di essa. Se ne era reso conto solo dopo aver rischiato di perdere definitivamente Yoongi.
E Yeri ammette che per un attimo era indecisa se sbattere la sua, di testa, contro il muro, o sbattere le teste dei suoi genitori l’una contro l’altra.
Perché… che diamine.
Sarebbe semplicemente bastato avessero comunicato come dei normali esseri umani.
E invece no.
Ma va be’.
 
 
 
Yeri sa che ha solo un paio di settimane a Londra, prima di dover tornare ad Hogwarts, giusto per passare un po’ di tempo con la sua famiglia, riabituarsi ad esistere nel 2021, e riposarsi dopo mesi incredibilmente stressanti e stancanti.
E, proprio perché lo sa bene, ovviamente decide di incontrare Jasmine almeno una volta al giorno.
Non le ha potuto raccontare cosa sia successo, non le ha potuto dire “ehi, sono una strega, sono finita, per sbaglio, nel 1996, a causa di un vecchio libro che adesso è nelle mani del Ministero della Magia, e ho frequentato questa immensa e splendida Scuola di Magia, che, tra l’altro, frequento anche adesso, in cui i miei compagni di classe erano i miei genitori e i miei zii”. Ci son cose che ha bisogno di tenere un segreto, che il mondo magico ha da tenere un segreto. Almeno per il momento. In futuro, se il rapporto tra lei e Jasmine continuerà, chi lo sa.
Ma qualcosa a Jasmine è stato detto, proprio dai suoi genitori quando Yeri è sparita, e Jasmine, dopo alcuni giorni senza ricevere alcuna notizia, si è presentata sulla soglia di casa sua. E ciò che i suoi genitori le hanno detto è che Yeri era dovuta andare in anticipo a scuola – la sua scuola privata e distante da Londra –, per un progetto a cui si era ritrovata costretta a partecipare, e aveva dimenticato il cellulare a casa, che avrebbe potuto riavere con sé appena avrebbe trovato un momento per tornare. E apparentemente quel momento per tornare era, be’, adesso.
Yeri non è sicura che Jasmine se la sia davvero bevuta, ma non ha neppure mai detto nulla e ha deciso di lasciarsi la storia alle spalle, cosa per cui Yeri è, dal più profondo del cuore, grata.
Adesso si ritrovano nel giardino sul retro di casa di Yeri, sdraiate su due sedie a sdraio, ad osservare il cielo notturno, riuscendo ad intravedere giusto qualche stella tra le nuvole che lo ricoprono e l’inquinamento luminoso.
«Yeri…» mormora Jasmine, rompendo il silenzio. Silenzio che Yeri ha sempre odiato, perché l’ha sempre fatta sentire a disagio. Fino a che non ha conosciuto Jasmine. E si è resa conto che anche il silenzio può esser bello, se si è in compagnia delle persone giuste.
E adesso capisce i suoi genitori, che spesso ritrova seduti sul divano, abbracciati, la televisione spenta, a non far niente, se non apprezzare la presenza dell’altro.
Adesso li capisce, perché adesso vive quegli stessi momenti con Jasmine e li apprezza, da morire. Semplicemente sapere che la sua ragazza esista e sia al suo fianco. È più che abbastanza.
«Sì?» mormora in risposta, lanciando un’occhiata con la coda dell’occhio alla sua ragazza, che sta osservando il cielo attentamente.
«Hai mai visto una stella cadente?»
«Hm, sì, è capitato» risponde, ricordando di quando ne vide una per la prima volta, il giorno del suo quattordicesimo compleanno, e di come credette che non l’avesse vista davvero, che probabilmente si stava sbagliando. Ma poi, qualche anno dopo, riuscì a vederne una seconda e confermò che quella di quando aveva quattordici anni era davvero stata una stella cadente.
«E hai mai espresso un desiderio?»
«Sempre.»
«E si sono avverati, questi desideri?»
«Qualcuno sì, qualcuno no» ammette Yeri, dopo averci pensato su. Durante il suo quattordicesimo compleanno, aveva desiderato di essere amata, semplicemente amata. E a sedici anni, invece, aveva desiderato di essere amata per la persona che era davvero, e non per quella che voleva far credere agli altri che fosse; non voleva essere amata per i suoi pregi, ma anche per i suoi difetti. E poi qualche mese fa, vedendo una stella cadente, ha desiderato di incontrare Zendaya, che è una delle sue più grandi cotte, ma sente che questo non avverrà mai.
«Ho visto una stella cadente, tre settimane fa» le racconta Jasmine, girando il volto nella sua direzione e incrociando il suo sguardo. Ed è così bella, che Yeri non riesce proprio a toglierle gli occhi di dosso.
«Si è avverato, il tuo desiderio?» le chiede quindi, curiosa.
«Sì, si è avverato» ammette la ragazza.
«Cos’hai desiderato?»
«Di rivederti e di dirti…»
«Di dirmi?»
«Che ti amo.»
Il cuore di Yeri salta un battito, e poi smette di batterle del tutto, e poi prende a battere così forte che sente potrebbe uscirle dal petto da un momento all’altro, e probabilmente posizionarsi sulle mani della ragazza di fronte a sé, che sa che, sotto sotto, è già padrona del suo cuore. «Oh, davvero?»
«Davvero.»
«Davvero davvero?»
Jasmine accenna un sorriso, le guance colorate di rosso e gli occhi lucidi. «Davvero davvero.»
«Ti amo anche io» dice Yeri, la bocca secca e il cuore che le batte all’impazzata e le mani che sente tremare leggermente, quando fa per allungare la destra verso Jasmine, trovando la mano della sua ragazza già ad attenderla.
«E ti prego, non sparire mai più così all’improvviso» la implora la ragazza, stringendole un po’ più forte la mano.
«Te lo prometto.»
Si scambiano un bacio, e poi due, e poi qualcun altro ancora, e ancora, e ancora.
E Yeri sarà anche una strega, ma sa anche bene che non c’è magia più splendida dell’amore.
 
Fine.
 
 
   
 
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