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Autore: Lamy_    12/09/2021    0 recensioni
Artemis Dumont ha scoperto di avere un potere unico ed eccezionale: è in grado di manipolare le emozioni degli altri con un solo tocco. È una abilità che non riesce ancora a gestire poiché un simile potere può essere un pericolo mortale.
Intanto a New Orleans vengono ritrovati i corpi senza vita di streghe e sciamani appartenenti alle nove congreghe. Ciò scatena rivolte interne che riportano in città Brenda Cooper, la zia paterna di Artemis.
Klaus Mikaelson è preoccupato dato che la sua famiglia conta tre streghe: sua figlia, sua sorella e la ragazza di cui è innamorato.
Una vendetta vecchia di secoli si abbatte sul Quartiere: un cacciatore di streghe è risorto ed è pronto a compiere una strage.
Artemis e gli Originali riusciranno a fermare la nuova minaccia? E cosa perderanno nel tentativo di salvare la città?
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Klaus, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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1. PERICOLO NEL QUARTIERE

“Poiché ogni cosa strana è magica, gli eventi dannosi vengono prontamente attribuiti a una forma maligna di magia.”
(Richard Cavendish)
 
Artemis sorseggiava una tazza colma di caffè bollente mentre infilava i vestiti nel borsone. Klaus aveva prenotato due biglietti per New Orleans sul volo delle dieci e mezza. Poche ore prima il simbolo di distruzione comparso nel sale aveva messo entrambi in allarme.
Inoltre, Nathaniel era dilaniato dal dolore e forse aveva bisogno di una spalla su cui piangere. Artemis non era brava come sorella – sorellastra – ma sperava che Nathaniel potesse accettare quantomeno la sua presenza.
“Ho i biglietti. Tu a che punto sei?” esordì Klaus.
“A metà caffè, quindi fai silenzio per la prossima metà.”
L’Originale si buttò sul divano e si massaggiò gli occhi; era estenuante avere a che fare con una ragazza tanto testarda.
“Come conosci quel simbolo? Il Trishula.”
Artemis gli lanciò un’occhiataccia da sopra la tazza, sbuffando perché la sua colazione veniva interrotta.
“Mia madre raccoglieva i simboli magici nel suo grimorio. Il Trishula è un tridente originario dell’India meridionale ed è un simbolo in diverse religioni. Rappresenta un’arma, dunque indica la distruzione.”
“Hai letto il grimorio di tua madre? Ne sono lieto.” Disse Klaus sorridendo.
Artemis aveva imballato le cose di sua madre dopo il funerale e non aveva mai più aperto quello scatolone. Solo dopo essere tornata da New Orleans e aver scoperto il suo potere speciale aveva deciso di dare un’occhiata al grimorio. Cercava risposte a domande troppo complesse.
“Vincent e Freya mi hanno suggerito di studiare, ecco perché ho frugato tra i libri di mia madre.”
“Sei una strega potente, Artemis. Devi solo sviluppare al meglio le tue capacità.”
“Io voglio essere soltanto una storica.” Replicò lei.
Per fortuna Klaus fu bloccato dal campanello che suonava. Artemis andò ad aprire e inarcò il sopracciglio quando vide Noah sulla soglia.
“Buongiorno, Artemis.”
“Noah, che ci fai qui?”
“Ti ho portato altri libri per aiutarti nella scelta per la tesi. Sei da sola?”
“Artemis, tesoro, chi è?” si intromise Klaus.
Artemis lo fulminò con lo sguardo quando l’ibrido le mise un braccio intorno alle spalle.
“Oh… ehm, ciao! Io sono Noah.” Balbettò Noah in imbarazzo.
Klaus gli strinse la mano un po’ troppo forte tant’è che il ragazzo si massaggiò il polso indolenzito.
“Io sono Niklaus, il…”
“…il cugino di mia madre!” concluse Artemis.
Noah guardò prima Klaus e poi Artemis nella totale confusione. La sua amica non aveva parenti e quel tipo sembrava proprio lo stesso di cui parlava Lauren.
“Allora ti lascio i libri e me ne vado. Ci vediamo stasera al pub?”
“No. Artemis ha da fare.” Rispose Klaus.
Artemis serrò la mascella tanto forte da sentire quasi i denti scricchiolare. Si liberò dal braccio di Klaus e prese i libri da Noah.
“Klaus intendeva dire che non ci sarò nei prossimi giorni perché parto.”
“E come farai col lavoro?”
“Ho già avvisato il padre di Lauren e ho richiesto le ferie al Viceroy. Si tratta solo di un weekend.”
“O anche di più, chi può dirlo!” si intromise Klaus.
“Taci, cugino.” Lo rimproverò Artemis.
L’ibrido le fece l’occhiolino e tornò dentro per lasciare i due amici ai saluti. Noah si pettinò i ricci rossi con lo sguardo da cucciolo bastonato.
“Lui è il tizio ricco di New Orleans, vero? Lauren mi ha detto che è alto e biondo.”
“E anche incredibilmente fastidioso.” Commentò Artemis.
Noah ridacchiò, lui trovava divertente quel modo di fare tagliente dell’amica.
“Senti, Artemis, era da un po’ che volevo chiedertelo… ti va di uscire insieme?”
“Noi usciamo già insieme.”
“Ahm… io volevo dire insieme come una coppia, ecco.”
Artemis si morse la lingua e strinse le dita intorno alla tazza per ricavare conforto dal calore del caffè.
“Sei un amico grandioso, ma non c’è altro da parte mia.”
Noah sembrava sul punto di svenire. Era diventato bianco e tremava come una foglia.
“O-okay… va bene così. Ehm… io me ne vado. Buon viaggio.”
“Ciao.” Disse Artemis.
Klaus si stava guardando le unghie con un ghigno divertito quando la ragazza tornò a preparare la valigia.
“Il tizio di New Orleans, eh?”
Artemis chiuse la magno a pugno e Klaus si piegò in due per il dolore che gli esplodeva nella testa.
“Solo un aneurisma magico può zittirti, eh?”
L’ibrido rise quasi trovasse piacevole quel dolore che gli faceva pulsare le tempie.
“Quanto ti piaccio!”
Artemis lo ignorò, non voleva cadere nella trappola di quel farabutto. Tutto quel punzecchiarsi sarebbe finito in un gran litigio oppure in un bacio.
“Taci, Mikaelson. Taci.”
 
Due ore dopo, New Orleans
Artemis camminava a passo spedito attraverso il Quartiere Francese in direzione del palazzo degli Originali. Essendo febbraio e avendo smesso di piovere da poco, si strinse la sciarpa al collo e affondò le mani nelle tasche del cappotto. Klaus, invece, andava in giro solo con una giacchetta di pelle e una maglietta con lo scollo a ‘v’.
“Ti serve una tazza di cioccolata calda. O preferisci un tè?” chiese lui.
“Un goccio di grappa sarebbe ideale.”
“Una volta in Serbia ho bevuto una grappa che mi ha scaldato anche l’anima.”
Artemis scacciò i brividi di freddo e si coprì la testa col cappuccio, benché la stoffa fosse umida di pioggia.
“I vampiri hanno un’anima da scaldare? Impressionante.”
“Tu scaldi la mia fredda anima con un solo sguardo, mia cara.” Disse Klaus.
La ragazza si sforzò di non ridere, non volendosi dimostrare troppo aperta e disponibile. Il suo unico obiettivo era quello di mantenere le distanze da lui. Più stavano lontani, più la sua magia non poteva toccarlo.
“Non ci posso credere! La mia amicona è tornata!” esclamò Gabriel.
Era appena uscito dal Rousseau con gli angoli della bocca sporchi di sangue. Dopo di lui uscì una giovane donna con il polso lacerato, ma tutto sommato sembrava stare bene.
“Mordi, bevi e cancella.” Spiegò il vampiro.
“Un barbaro vestito da gentiluomo.” Commentò Artemis.
“Sei più acida di quanto ricordassi. Il mio paparino non ti tratta come si deve?”
“Dovrei spezzarti il collo più spesso.” Disse Klaus, irritato.
Artemis scosse la testa e riprese a camminare, lasciando i due uomini a insultarsi. Raggiunse il palazzo con il borsone in spalla ed entrò senza bussare. Al centro del cortile scoppiettava un fuoco intenso a cui Artemis si avvicinò per scaldarsi le mani.
“Artemis Dumont, quale onore!”
Freya sbucò dalla balaustra del primo piano con un sorriso sornione. Scese le scale e andò ad abbracciare la nuova arrivata.
“Freya Mikaelson, la mia strega preferita.”
“Sono contenta che tu sia qui. Le cose non vanno bene di recente.” Disse Freya.
Artemis la seguì in cucina e si sedette al tavolo mentre Freya metteva a bollire l’acqua per il tè.
“Miriam è morta, lo so. Come è possibile? Le streghe hanno sigillato il posto dove era prigioniera.”
“Non ne ho idea. Io purtroppo non conoscono i dettagli dell’accaduto. Le congreghe mi tengono lontana perché non sono un loro membro.”
Freya mise due bustine di tè alla vaniglia in due tazze di acqua bollente per l’infusione. Servì la tazza ad Artemis e si sedette di fronte a lei.
“Klaus ti ha parlato del Trishula?”
“Purtroppo sì. Credi che sia collegato alla morte di Miriam?”
“Forse. Inoltre, si sono verificati in anticipo diversi eventi celesti.” Disse Artemis.
“Un triangolo magico.” Mormorò Freya.
Artemis osservò il tè che sulla superficie disegnava linee contorte; anche il fumo si alzava in volute distorte.
“Qualcosa non sta andando nel verso giusto. Guarda il tè.”
Freya guardò il proprio tè e vide le stesse linee contorte. Poi di colpo entrambe le tazze si raffreddarono tanto da risultare congelate contro i palmi.
“La minaccia è reale.”
 
Artemis si era fermata davanti a quello che un tempo era stato il negozio di sua madre. Ora si trattava di una palazzina ristrutturata e il locale era diventato un bar.
“Tua madre adorava il suo negozio.”
Klaus spuntò da dietro il muro con le mani dietro la schiena e l’espressione meditabonda.
“Avevo detto che sarei andata da sola. Tu non puoi entrare nel cimitero oggi.”
“Non credere che io ti lasci andare da sola in mezzo a quel branco di avvoltoi.”
Artemis sbuffò e il fiato creò una nuvola bianca nel gelo di New Orleans. Si era infilata un cappello blu che le copriva le orecchie e le dava un poco di sollievo alla testa.
“Non mi serve una guardia del corpo.”
“Invece sì. Lo sai che le streghe non ti sopportano.” Disse Klaus.
Artemis riprese a camminare e subito fu affiancata dall’ibrido che le lanciava sguardi di sottecchi.
“Lydia mi ha accettata e le congreghe sono state d’accordo. Non mi considereranno una di loro, ma almeno non rischierò di essere scacciata dagli antenati.”
“Lydia è una vecchia signora che tutti rispettano solo perché ha la stessa età di questa città.”
“Anziché offendere una vecchia signora, potresti aiutare Freya a scoprire cosa succede.”
Klaus le diede una lieve spallata e sfoggiò un sorriso divertito.
“E smetterla di tormentarti? Assolutamente no.”
Artemis imboccò uno dei tanti vicoli di Bourbon Street che portavano fino al Lafayette. New Orleans aveva una pianta intricata, ogni strada conduceva dappertutto e da nessuna parte.
“E’ davvero gent-… Klaus!”
Klaus guardò il muro alla sua sinistra e imprecò a bassa voce. Sui mattoni a vista era inciso il Trishula per tre volte.
“E’ stato disegnato col sangue, l’odore è ancora fresco.”
Artemis poteva annusare nell’aria il sentore metallico del sangue. Alcune gocce stavano ancora colando lungo il muro.
“Sangue di chi?”
“Sangue di strega. Sento il forte odore di magia.” Disse Klaus.
“Potrebbe essere il sangue di Miriam dato che è morta.”
Klaus mise la mano sulla spalla di Artemis e la spinse via da quel vicolo. Se qualcuno aveva usato il sangue di strega, anche lei era un bersaglio.
“Dobbiamo andarcene da qui.”
 
Dopo aver varcato i cancelli del cimitero, Artemis si voltò a guardare indietro ma Klaus era già sparito. Sapeva che lui era lì da qualche parte a tenerla d’occhio, e doveva ammettere che si sentiva più tranquilla al pensiero che ci fosse un ibrido a coprirle le spalle.
“Artemis? Che sorpresa!”
Bella, la fidanzata di Nathaniel, le andò incontro con un sorriso cordiale. Era vestita di nero in segno di lutto e indossava anche una veletta di pizzo sul viso.
“Freya Mikaelson mi ha detto di Miriam e sono venuta per Nathaniel.”
“Nate ne sarà felice. Vieni, dai.”
Le due ragazze si addentrarono nel cimitero silenzioso e lugubre. Le cappelle e le tombe singole sembravano bisbigliare all’orecchio di Artemis, che si guardava attorno come se temesse la mano di un cadavere alla gola.
“Com’è il funerale di una strega?” domandò Artemis.
“Le streghe vengono consacrate per affidare il loro potere alla terra, dopodiché quel potere viene assorbito dagli antenati nel regno dei morti e noi lo possiamo usare da questa parte. Tua madre non è stata sepolta così?”
Artemis ricordava a malapena il funerale della madre, tutto era offuscato dal dolore e dal senso di colpa. Era sola a Chicago, non conosceva altre streghe che potessero aiutarla e aveva fatto ricorso alla canonica sepoltura umana.
“Mia madre non è stata consacrata. Lei ha avuto un funerale da umana ed è stata sepolta nel cimitero comunale.”
“Oh, che cosa strana per una strega così potente.” disse Bella, allibita.
“Tu conosci mia madre?”
“Conosco la fama dei Dumont. La tua famiglia ha un retaggio particolare. Un tempo era la famiglia di streghe più potente della città. I tuoi antenati erano leggende, persino i tuoi nonni.”
Artemis non conosceva la storia della sua famiglia. Sua madre non parlava mai del passato, dei nonni e degli antenati. Yvette aveva lasciato New Orleans ma anche tutto il resto.
“Quindi il potere di mia madre che fine ha fatto?”
“E’ probabile che sia rimasto nei suoi resti. Le ossa sono veicoli di magia.” Disse Bella.
Nel frattempo avevano raggiunto la cappella della famiglia Cooper, ovvero una grande cupola di pietra bianca ornata da due angeli ai lati dell’ingresso. Uno dei due angeli fissava i passanti e pareva giudicarli con i suoi occhi vuoti.
“La consacrazione inizierà a breve.” Riferì una ragazza.
“Dov’è Nate?” domandò Bella.
“Sono qui.”
Artemis era nel panico. Non sapeva come comportarsi, le parole sembravano inutili in una simile circostanza. Lei era là per indagare sulla morte di Miriam, però le toccava anche consolare il fratellastro.
“Ciao, Nate.”
Nathaniel schiuse la bocca per la sorpresa. I suoi occhi erano cerchiati da segni scuri e le rughe intorno al naso si erano accentuate.
“Miriam ha tentato di ucciderti e tu partecipi alla sua consacrazione?”
Artemis voleva scappare – era brava a farlo – perché non sapeva come spiegare la propria presenza. Miriam l’aveva rapita per sacrificarla e nessuno si aspettava di vederla lì per l’ultimo saluto.
“Non sono venuta per Miriam. Sono qui per te.”
Nathaniel abbozzò un piccolo sorriso, ma i tratti del suo volto erano troppo stanchi per essere addolciti.
“Ti ringrazio. Significa molto per me.”
“Tranquillo.” Disse Artemis, dandogli una pacca sulla spalla.
 
Artemis esaminava con attenzione e curiosità ogni gesto. Sua madre l’aveva sempre tenuta lontana dal mondo magico, non conosceva i riti e le pratiche delle streghe. Per più di venti anni Yvette si era tenuta a debita distanza dalla magia per evitare che le congreghe la scovassero.
Nathaniel intinse il pollice in una scodella di incenso e tratteggiò un simbolo sulla fronte di Miriam. Le streghe della Congrega Lyra si riunirono in cerchio attorno al corpo e si strinsero le mani.
Ave atque vale.” Disse Nathaniel.
Le porte della cappella si spalancarono e una folata di vento gelido sollevò la polvere dal pavimento. Artemis si strofinò gli occhi e intravide una figura entrare nella tomba.
Si tratta di una donna alta e col collo lungo, capelli castani racchiusi in uno chignon e abbigliata di nero. Portava una collana a forma di luna piena.
“Vattene, Artemis. Sparisci.” Bisbigliò Bella.
Artemis fece qualche passo indietro nella speranza di sgattaiolare via, ma la donna aveva già puntato i suoi occhi neri su di lei.
“Perché quell’abominio si trova qui?”
“Zia, non è il momento. Per favore.” Disse Nathaniel a bassa voce.
Artemis cercò di raggiungere le porta ma l’angelo di pietra si mosse bloccandole l’uscita.
“Voi Dumont fuggite sempre come ratti.”
“Non voglio problemi.” Disse Artemis.
La donna schioccò le dita e l’angelo sguainò la spada per piantarla nel terreno.
“Non sei la benvenuta in questa città e in questo cimitero.”
“E chi me lo sta dicendo?”
“Brenda Cooper.”
Artemis ghiacciò sul posto. Quella era sua zia, ossia la sorella di suo padre. Era stata lei a scoprire la tresca fra Oscar e Yvette e convincere lui a liberarsi della bambina.
“Zia, basta. Artemis è venuta per darmi sostegno.” Intervenne Nathaniel.
“Oppure è venuta qui a godere per la morte di Miriam.” Ribatté Brenda.
Artemis, che non voleva sopportare un secondo di più quelle offese, avvolse le dita intorno alla spada dell’angelo e chiuse gli occhi.
Lībĕra viam.”
La statua esplose schizzando la pietra dappertutto. I presenti si scansarono per non essere colpiti mentre un sibilo di paura strisciava fra di loro.
“Artemis…” tentò di dire Nathaniel.
“Lasciala stare. Certe bestie non possono essere ammansite.” Disse Brenda.
Artemis sorrise, non avrebbe mai mostrato la sua vulnerabilità davanti a quella arpia. Fece un inchino con le braccia allargate e scavalcò la testa mozzata dell’angelo.
“La bestia vi saluta.”
 
“Che diamine è successo? Ho sentito un boato.” Disse Klaus.
Era saltato fuori da una stradina laterale e si era affrettato a controllare che lei stesse bene.
“Ho fatto esplodere una statua.”
“Perché? Le streghe ti hanno fatto del male? Dì solo una parola e io le trucido tutte.”
Artemis estrasse il cellulare e notò che erano le cinque di pomeriggio. La consacrazione era andata per le lunghe e lei era stanca per via del viaggio.
“Brenda Cooper è in città. Non le piace la mia presenza.”
Klaus impallidì alla menzione di Brenda. Quella donna venti anni prima aveva sollecitato Oscar ad abbandonare Yvette incinta, di certo vedere Artemis era stato un brutto colpo.
“Torniamo al palazzo, lì sarai al sicuro da Brenda e dalle congreghe.”
Quando si ritrovarono nel Quartiere Francese, Artemis poté tornare a respirare. Klaus si era guardato le spalle per tutto il tempo, temendo che Brenda li avesse seguiti e attaccati.
“La nostra ipotesi è confermata.”
“Hai scoperto qualcosa?” chiese Klaus.
“Durante il rituale ho notato una macchina sul polso sinistro di Miriam. Credevo fosse un segno consacrativo, poi mi sono avvicinata e ho scoperto che la macchia è in realtà un Trishula.”
“Miriam è stata uccisa da qualcuno di pericoloso.” Disse Klaus.
“Qualcuno addirittura preannunciato da bizzarri eventi celesti.” Aggiunse Artemis.
“Con l’arrivo di Brenda la situazione precipiterà. Quella donna meschina vorrà condurre delle indagini sulla morte della nipote.”
Klaus era nervoso, i muscoli del suo corpo erano così tesi che Artemis poteva captarlo anche a distanza.
“Perché sei così preoccupato? Brenda non oserà sfidare gli Originali.”
“Quella strega è il male personificato. Vieni con me, togliamoci dalla strada.”
 
Da quel punto del palazzo la vista si estendeva dal Quartiere Francese fino alla chiesa di Saint Louis. Lo sguardo si perdeva fra le luci e i suoni ammalianti.
Artemis sorrise fra sé, godendosi quella visuale scintillante ancora per poco.
“Magnifico, vero?”
Klaus si appoggiò al parapetto e si mise a guardare il sole che ormai tingeva il cielo di blu. Il profumo di alcol si mescolava alle trombe dei jazzisti di strada.
“Questa città è un incanto. E’ luminosa e buia al tempo stesso.” Disse Artemis.
L’ibrido la guardò con la coda dell’occhio e si morse le labbra, respingendo la voglia di toccarle la mano e di stringerla a sé.
“Mia cara, un giorno scoprirai che la gioia della vita è nell'altalenante gioco di chiaroscuri, nel disfarsi e ricomporsi del cielo dopo la tempesta.”
Artemis ebbe un fremito. La voce di Klaus, il modo suadente con cui pronunciava ogni singola parola, la facevano palpitare.
“Ritengo che in questi giorni ci sia solo tempesta.”
“C’è qualcosa che si muove nell’ombra, questo è certo. E’ importante capire quale sia la nuova minaccia.”
“Perché non ve ne andate? Questa città ha recato solo dolore alla vostra famiglia. Tu potresti trasferirti a Mystic Falls per stare vicino a Hope.”
Klaus sospirò, lo sguardo che accompagnava il sole morente.
“New Orleans è casa nostra. Noi abbiamo fondato questa comunità e tocca a noi governare questo quartiere. Hope un giorno erediterò tutto quanto.”
“Erediterà anche i vostri nemici.”
“Oh, io li ucciderò tutti prima che possano solo pensare di far del male a mia figlia.”
Artemis annuì con una tristezza che le si annodava in gola. Anche lei desiderava una famiglia, qualcuno che lottasse per lei a ogni costo.
“Sei una persona discutibile, Klaus, ma sei un buon padre.”
“Non posso essere perfetto. Quel ruolo spetta a Elijah.”
“Parli del diavolo, fratello.” disse Elijah.
Artemis si mise dritta e sollevò il mento per darsi un’aria più matura, anche se Elijah non sembrava curarsene.
“E’ un piacere rivederti, Artemis. Vorrei che le circostanze fossero più rosee.”
“Le circostanze in cui incontro voi Mikaelson sono morti e distruzioni.”
“Una tipica giornata nel Quartiere Francese!” esclamò Klaus.
Elijah si sfiorò il ponte del naso col l’indice e nascose un sorriso, era infelice ridere della morte che abbracciava quella città.
“Sono venuto a dirvi che la cena è servita. Keelin ha deciso di cucinare per un intero esercito.”
“Il mio stomaco vale quanto quello di mille soldati affamati.” Disse Artemis.
 
“Quali sono i tuoi piani?” domandò Keelin a fine cena.
Artemis affondò la forchettina nella torta di cacao amaro prima di parlare.
“Domattina si terrà il funerale di Miriam e io cercherò di partecipare senza farmi scoprire da Brenda. Domenica mattina alle dieci ho il volo di ritorno per Chicago.”
“Non vuoi proprio restare?” la incalzò Freya.
“Devo studiare e devo lavorare. Non posso permettermi una vacanza.”
“Questa estate potresti passare le vacanze qui.” Disse Keelin.
Artemis posò il piattino sul tavolo e bevve un sorso d’acqua. L’idea di trascorrere l’estate nello stesso posto di Klaus la faceva stare male.
“Questa estate sarò impegnata. Il padre della mia amica ha aperto un nuovo pub e ha bisogno di qualcuno che canti ogni weekend. Mi paga bene.”
Keelin e Freya si scambiarono uno sguardo: entrambe sapevano che Artemis aveva mollato Klaus a Vienna ed era sparita per mesi senza dare notizie.
“Klaus mi ha detto che hai letto il grimorio di tua madre.” Disse Elijah.
“Sì, infatti. Ci sono incantesimi che non avevo mai visto. Mia madre era anche appassionata di simbologia magica.”
Klaus vide un luccichio negli occhi di Artemis mentre parlava di sua madre. Era come se raccontasse le audaci gesta di una regina.
“Conosci la storia di quel grimorio?” chiese Klaus.
Artemis, che lo aveva evitato per tutta la cena, gli lanciò un’occhiata fugace.
“No. Che storia?”
“Una strega italiana lo aveva regalato a tua nonna durante il suo viaggio di nozze con tuo nonno a Venezia. Quel grimorio risale all’epoca del Rinascimento italiano, è un pezzo unico.”
Artemis non sapeva nulla dei suoi nonni a parte i loro nomi – Mabel e Randall - e che avevano vissuto tra New Orleans e Città del Capo. Tutta la sua famiglia era avvolta da un manto di mistero che lei non riusciva a strappare via.
“Tu non hai un grimorio personale?” chiese Keelin.
“No. Non credevo di averne bisogno.” Disse Artemis.
Freya le diede un buffetto sulla testa e le scoccò un sorriso radioso.
“Ogni strega che si rispetti ha un grimorio personale. Ora che sei entrata nel mondo magico ti spetta un tuo libro di incantesimi.”
“Io non penso di restare nel mondo magico a lungo. Si può vivere benissimo anche senza magia.”
Klaus si bloccò con il bicchiere contro le labbra. Yvette adorava la magia, adorava la sua essenza di strega e aveva vissuto sempre con fierezza la sua provenienza. Artemis, al contrario, preferiva nascondere la propria natura e fingere di essere una semplice umana.
“Come mai? Hai un potenziale che farebbe invidia a qualsiasi strega e sciamano.”
Artemis arrossì, non amava essere al centro dell’attenzione e in quel momento tutti gli occhi erano fissi su di lei.
“Manipolare le emozioni degli altri non è un bel potere. E poi, non mi reputo una strega capace.”
“Tu sei molto più che capace, Artemis. Tu sei straordinaria.”
Elijah captò il disappunto di Klaus e gli venne da ridere. Suo fratello era così prevedibile quando si innamorava. Sin da ragazzo i sentimenti si dipingevano nei suoi occhi chiari dandoli in pasto al mondo.
“Scusatemi, sono stanca e voglio riposare.” Disse Artemis.
Lasciò cadere il tovagliolo sulla sedia e fece un cenno di saluto con la testa. Klaus la guardò salire le scale e svanire oltre il corridoio.
“Fratello, la decisione non spetta a te. Artemis non vuole essere una strega.” Disse Elijah.
“Artemis non sa quello che vuole, per questo ci sono io a darle qualche consiglio utile.”
Freya si riempì il bicchiere di vino e mandò giù un paio di sorsi.
“Vienna deve proprio aver lasciato una ferita nel tuo cuore.”
Klaus si alzò strisciando la sedia sul pavimento con fare teatrale. Si avvicinò alla sorella e le accarezzò le spalle con troppa pressione.
“Non saprai mai cosa è successo a Vienna, quindi smettila di provaci.”
 
Artemis si stava lavando i denti quando sentì la musica di un pianoforte provenire dal secondo piano. Finì di sciacquarsi la bocca canticchiando una canzoncina inventata sulle note di quella melodia. Fu un sollievo infilarsi il pigiama e mettersi a letto. Keelin le aveva riservato di nuovo la camera di Rebekah con il letto a baldacchino e le lussuose lenzuola di seta.
Si allungò sul comodino per prendere il cellulare e controllare le notifiche. C’erano alcuni messaggi di Lauren, una e-mail dell’università e una chiamata persa di Noah.
“Posso entrare oppure continuerai a fingere che io non esisto?”
Klaus se ne stava appostato fuori dalla stanza con quel suo ghigno malizioso che Artemis avrebbe voluto toglierlo a suon di schiaffi.
“Che vuoi, Klaus? Sono esausta.”
“Voglio solo parlare. Concedimi almeno cinque minuti.”
Artemis annuì e con la mano lo invitò a entrare. L’ibrido andò a sedersi alla toilette mentre lei restava sotto le coperte.
“Chi sta suonando?”
“Il musicista in famiglia è Elijah. Devo confessare che anche io so suonare il pianoforte.”
“Non lo sapevo.”
Klaus le rifilò l’ennesimo ghigno per cui lei roteò gli occhi.
“Mia cara, ci sono molte cose che non sai di me.”
Artemis si mise seduta e si aggrovigliò le coperte ai fianchi per avere le mani libere. Si portò le dita al mento nell’atto di pensare.
“Ti serve qualcosa?”
“Volevo darti questo. In verità volevo regalartelo a Vienna dopo il concerto ma tu sei scappata.”
Klaus depose sul comodino un pacco bianco chiuso da un fiocco rosso e ornato da un rametto di vischio.
“Perché il vischio?”
“Perché la prima volta che ci siamo baciati ci trovavamo sotto il vischio.”
Artemis ricordava di aver pensato che quel bacio fosse il risultato di un filtro d’amore. Lo spirito di Marie-Sophie e quello di Max si erano fatti grasse risate.
“Se lo scarto esce un pagliaccio a molla?”
“Aprilo. Per favore.” La invitò Klaus con una certa urgenza.
Artemis sciolse il fiocco e tolse il coperchio, tastò il fondo della scatola e tirò fuori un libro dalla copertina bordeaux. Sulla fronte c’era inciso il suo nome in oro. Sotto il nome era riportato in latino in motto della famiglia Dumont: Macte nova virtute, sic itur ad astra.
“Coraggio, è così che si arriva alle stelle.” Sussurrò lei, traducendo la citazione.
Klaus sfiorò con le dita la copertina fino a toccare con l’indice il nome della ragazza inciso.
“E’ il tuo grimorio. Sapevo che non ne avevi uno e volevo che il tuo primo libro di incantesimi fosse un dono da parte mia. Vai alla prima pagina e leggi ad alta voce.”
Quando Artemis aprì la prima pagina, trovò una dedica scritta dall’elegante grafia di Klaus.
“Fa della tua vita un’autentica magia.”
“Ti auguro di vivere una vita piena di avventure e di meraviglie.” Disse Klaus.
Artemis si morse l’interno della guancia per combattere contro la voglia di abbracciarlo. Aveva promesso a se stessa che non avrebbe osato toccarlo per paura di stravolgere i suoi sentimenti.
“E’ un regalo bellissimo. Lo apprezzo tanto. Grazie, Klaus.”
“Prego, mia cara.”
Klaus si chinò con l’intenzione di baciarla ma lei scattò all’indietro per scansarlo.
“Non farlo.”
“Io proprio non ti piaccio, eh?”
Artemis non disse nulla, si limitò ad abbassare lo sguardo colpevole. Klaus si allontanò e le accarezzò il mento dolcemente.
“Ora è tutto chiaro, Artemis. Me ne farò una ragione.”
“Sono stanca.” Tagliò corto Artemis.
“Allora ti lascio riposare. Buonanotte.”
L’ibrido si soffermò sulla soglia per qualche secondo, voleva girarsi e farsi spiegare quella reticenza. Poi udì il cuore di Artemis battere veloce e preferì lasciarla andare.
 
“Lei ti piace.” esordì Elijah.
Klaus bagnò il pennello nel turchese che aveva appena creato e dipinse una linea per completare il cielo. Stava lavorando ad una nuova tela ispirata al mare.
“Ma io non piaccio a lei. Vuoi gongolarti, fratello?”
“Sono qui per offrirti la mia spalla in caso volessi piagnucolare.” Disse Elijah.
Il fratello più grande si versò da bere e sorseggiò il drink osservando la tela con disinteresse.
“Il mio ego non sarà di certo intaccato da una ragazzina che mi rifiuta.”
“Ragazzina? Certo, capisco. Pronunciare il suo nome ti fa battere il cuore e preferisci un distacco netto.”
Klaus infilzò il pennello nella tela con rabbia. Chiuse gli occhi e quasi ringhiò come il lupo che era.
“Elijah, che vuoi? Suppongo che tu stasera voglia un buco nel petto, altrimenti non capisco questo teatrino penoso.”
Elijah si affacciò al balcone ed esaminò la strada nella speranza di cogliere ombre muoversi fra i palazzi. C’erano solo turisti rumorosi e vampiri ubriachi.
“Brenda Cooper resterà in città per qualche tempo. In giro si vocifera che voglia diventare il capo delle congreghe.”
“E’ impossibile. E’ Lydia, quella vecchia insolente, che dirige le congreghe.”
Klaus recuperò il bicchiere dal vassoio e lo riempì di alcol, dopodiché lo bevve in un paio di sorsate.
“Brenda in passato ha già sfidato l’autorità a capo delle congreghe.” Disse Elijah.
“Ora che sua nipote è morta di certo vorrà il controllo sulle streghe e sugli sciamani.”
“Esattamente. Domattina incontrerò Vincent per discutere la questione.”
“Tienimi informato.” Lo ammonì Klaus.
Elijah si mise le mani in tasca e si avviò verso la propria camera da letto, dormiva da solo quando Hayley restava nel Bayou con i nuovi lupi.
“Se non sarai troppo impegnato a rincorrere la tua fanciulla.”
“Sparisci prima che ti pugnali e ti lasci a marcire in una bara.” Lo minacciò l’ibrido.
 
Salve a tutti! ^_^
Artemis come al solito incappa sempre nei guai. Ora ci mancava la zia malefica!
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Alla prossima, un bacio.
 
 

 
  
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