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Autore: Nina Ninetta    19/09/2021    4 recensioni
***SPOILER***
E' la sera dei fuochi artificiali di fine estate. Nobu è rimasto rinchiuso nella casa che era stata di Hachico e Nana, gli altri sono seduti sul lungofiume. Sono mascherati con parrucche e abiti improbabili, non sembrano neanche loro. C'è malinconia nell'aria, c'è nostalgia e per questo Nana realizza che quella potrebbe essere l'ultima occasione che hanno di stare tutti insieme. Di stare con Hachi. Un ennesimo attacco di panico rovina la serata, ma l'unico a rendersi conto del suo malessere è Yasu - come sempre. Forse è arrivato il momento di fare i conti con i sentimenti che entrambi provano, in fondo con quelle parrucche non sono neanche veramente loro.
Possono essere chi vogliono...
Prima classificata al Contest “I Will Go Down With This Ship” indetto da BellaLuna95 sul forum di EFP e vincitrice del Premio Speciale “Miglior Personaggio”
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nana Osaki, Yasushi Takagi
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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***SPOILER***
La vicenda si svolge durante l'ultima puntata dell'anime, alcuni eventi saranno perciò svelati,
quindi per chiunque di voi non conosca già la fine, consisglio vivamente di fare dietrofront ;)

 
 



 
“Ti ritrovo in me,
un pensiero che
 torna col sole
e la vita va bene o forse no,
può cancellare anche un ricordo,
ma io ti sogno”
Sogno, Patty Pravo
 
 
 


La sconosciuta dai lunghi capelli corvini

 



ƝAƝA
Ricordi Hachi, sei stata la prima a capirlo.
Il cielo nero di fine estate è illuminato da decine di fuochi d’artificio. I colori si sovrappongono e si mischiano: il blu, il rosso, il viola, l’argento, l’oro.
Hachico è qui, seduta al mio fianco, e mi tiene la mano. La osservo: come sei cambiata piccola Hachi. Sei ancora la ragazzina chiassosa e infantile che ho conosciuto sul treno sei mesi fa, eppure qualcosa in te è mutato per sempre. Adesso il tuo sorriso è triste, piangi più spesso, e soprattutto il tuo sguardo dolce a volte si assenta.
A cosa pensi?
Non sei felice con Takumi?
E come potresti?
Ti avevo promesso di difenderti, di non lasciarti soffrire, ma io con le promesse sono una vera frana. Avevo fatto affidamento su Nobu, speravo che lui facesse ciò che non sono in grado di fare: riportarti nel mio giardino a scodinzolarmi intorno felice. È evidente che Nobu non ha avuto il coraggio di strapparti alla vita perfetta che ti attende al fianco di Takumi. Ha anteposto la tua felicità alla sua. È sempre troppo corretto quel Nobu.
Hachi ha gli occhi al cielo, incantata dai colori scintillanti che si riflettono sul fiume sotto di noi. Sei qui, eppure mi sembri lontana anni luce.
A cosa pensi, Hachico?
Sei davvero felice?
Shin mi fissa a sua volta, è seduto sull’erba subito dopo Hachico. Con quella parrucca bionda e il vestito da donna è davvero impossibile riconoscerlo. Potrebbe far colpo su qualche sventurato, dovrei dirgli di fare attenzione, ma sarebbe troppo divertente se accadesse.
Anche Hachi si volta a guardarmi e il respiro si blocca in gola. I suoi occhi vivaci sembrano supplicarmi di dirle qualcosa. Ma cosa?
Cosa vuoi sentirti dire, Hachi?
«Nana…» comincia, la voce tremolante, ma non c’è bisogno che aggiunga altro.
«Nobu si è tirato indietro pensando alla tua felicità. Se adesso tu non sarai felice il suo sacrificio sarà inutile». Hachi ascolta con gli occhi spalancati, pieni di lacrime. «Preparati, perché ci saranno volte in cui Takumi ti farà anche piangere, però tu sei così stupida da amarlo e quindi non c’è niente da fare». Ormai non riesce più a trattenere le lacrime, ma sono cose che devo dirle, deve sapere. «Non devi buttarti giù se dovesse tradirti una o due volte, dagliele finché ti sentirai soddisfatta».
«Sì, ho capito» risponde con un filo di voce, l’ho rattristata. «Grazie, Nana» aggiunge.
Sorrido e mi accendo una sigaretta, era da tanto che non provavo questa sensazione di benessere. Finalmente siamo di nuovo insieme, ciò nonostante nulla è come prima.
Mai lo sarà più.
Potrebbe essere l’ultima volta che…
Spalanco gli occhi; la sigaretta scivola via, rotola nel fiume. Questo pensiero mi attanaglia lo stomaco, non riesco a respirare, ancora quella sensazione di annegamento. Le voci intorno si fanno ovattate, i colori sbiadiscono, sono sola…
Muoio.
«Nana…» mi volto nella direzione da cui proviene la voce, sembra di muovermi al rallentatore. «Stai bene, Nana?». Sfiora le mie dita con le sue.
È Yasu.
È sempre Yasu.
Ritorna il fiato, l’udito, i colori sfavillano. Mi alzo con uno scatto e corro via, sento Hachico chiamarmi.
Perdonami, Hachi.
 
 

♪♫♪♫♪♫♪

 
ƳAU
Mi prude la testa, questa parrucca mi farà allergia, lo so.
Mi derideranno tutti. Nana sarà la prima a prendersi gioco di me. Lo fa sempre.
Shin mi dà una pacca sulla spalla e per poco non perdo i capelli.
«Ehi, fai attenzione alla parrucca!» gli dico infastidito. Nana mi guarda stupita, come se non si aspettasse di vedermi qui, seduto al suo canto.
«La parrucca!» esclama poi, scoppiando a ridere con quel suo modo esagerato che ha. Ed è bellissima.
Nana non ha mai mezze misure, va da un eccesso all’altro: può essere completamente felice o estremamente triste. In ogni caso è travolgente. Ride fino alle lacrime e io sento di poter impazzire. Se solo Ren non fosse come un fratello per me… ma gli ho fatto una promessa: mi sarei preso cura di lei anche in sua assenza. Soprattutto in sua assenza.
Il primo fuoco d’artificio esplode in cielo, la gente applaude e intanto mi accendo una sigaretta; tiro una lunga boccata di fumo, poi squilla il cellulare si Shin. È Hachico, ci sta raggiungendo, ciò significa che alla fine Nobu non ha avuto il coraggio di dichiararsi, ha preferito la felicità della donna che ama a quella propria. Ha sacrificato i suoi sentimenti pur di vederla felice e con un futuro migliore all’orizzonte… ti capisco Nobu. So cosa si prova.
«Lo conosco» dico, inspiro dalla sigaretta. «La sua indole gli direbbe di combattere».
Nana mi scruta a lungo, assottiglia gli occhi e mi pare di poterle leggere nella mente. So a cosa stai pensando: sì, parlo anche di me.
Per fortuna arriva Hachico e l’attenzione ora è tutta per lei, sebbene nessuno parli.
È la tua prima vera amica, eh Nana? E non sai come comportarti, cosa dire, cosa fare. Vorresti abbracciarla? Picchiarla? Se è un vero amico tornerà sempre, ovunque andrai non ti abbandonerà.
Ormai i colori sono esplosi nel cielo e si rispecchiano lungo la superficie grigia del fiume. La gente non parla più, sembrano tante statuine, ognuna con i propri sogni e le proprie paure da esorcizzare.
Guardo Nana di soppiatto, qui seduta alla mia destra. Nonostante il cambio di look, con i capelli lunghi e lisci, resti sempre la mia Nana: bella e pericolosa. E fragile, da spezzarsi con una folata di vento contraria.
All’improvviso si rivolge ad Hachico, senza preavviso, come un fiume in piena che ti coglie alla sprovvista, le sue parole possono avere la stessa potenza dell’acqua. Le dice in modo brusco che sarebbe felice di partecipare al suo matrimonio – sembra quasi una minaccia a essere sincero –, poi le parla di Nobu. Hachi pare sorpresa. In particolare la mette in guardia sul futuro con Takumi: la farà piangere, le dà della stupida, le predice un paio di tradimenti. Non proprio un discorso d’incoraggiamento prima delle nozze ecco, ma Nana è questa e non sa dimostrare i propri sentimenti se non così.
«Sì, ho capito. Grazie, Nana» risponde Hachico.
Sorrido spegnendo la cicca nel terriccio. Anche lei ha imparato a conoscerla e le vuole bene, come tutti noi, perché è impossibile non amarla.
Nana sorride a sua volta, fa un tiro dalla Seven Stars che ha appena acceso – proprio non riesci a smettere, vero Nana? – ma la sua espressione cambia, è appena percettibile. Sgrana gli occhi, guarda un punto fisso, si porta una mano alla gola mentre le cade la sigaretta dalle dita. È un attacco di panico, l’ennesimo.
«Nana, stai bene?». D’istinto afferro la sua mano, ma lei corre via.
Devo seguirla, è probabile che non voglia farsi vedere da Hachico in quello stato.
L’orgoglio, è sempre stato solo quello a tenerti a galla.
 
«Nana, aspetta». Finalmente si ferma, la testa china e le spalle strette.
«Hachi non deve vedermi così» dice, con il suo solito tono perentorio.
«Lo so» rispondo. Lei si volta indietro, ha il viso rigato dalle lacrime, corre verso di me, la stringo forte.
«Certo che lo sai Yasu. Tu lo sai sempre».
L’abbraccio.
Con questi capelli sintetici che mi sfiorano le dita sembra di stringere a me un’altra donna.
«Con queste parrucche non sembriamo neanche noi» dico, con la speranza di farla sorridere, invece sortisco l’effetto opposto. Qualcosa in lei scatta, come una serratura, alza gli occhi e li punta dentro i miei, ovviamente nascosti dietro gli occhiali scuri. Ha l’aria di una che ha avuto un’illuminazione e tremo.
 
 

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ƝAƝA
«Con queste parrucche non sembriamo neanche noi» dice e ha ragione.
Lo osservo: non ho mai visto Yasu con i capelli. Se ci vedesse qualcuno ci prenderebbe per due semplici innamorati.
Il respiro è tornato regolare, il cuore ha rallentato. Perché mi sento così solo quando Yasu è con me? Neanche Ren riesce a trasmettermi tutta questa pace… a dire il vero, lui contribuisce in parte al mio malessere… e sto per sposarlo.
Eppure so che mi basterebbe una parola, un solo cenno da parte di Yasu per farmi cambiare idea e mandare tutto a monte.
Tutto.
Come quella volta, alla stazione, pietrificata sul treno diretto a Tokyo, quando un semplice “ti prego, non partire” mi avrebbe fermato dal venire qui… poi però non avrei conosciuto Hachico… chissà, forse è stato il destino a volerlo.
Oh, Yasu, per favore, salvami ancora…
«Non siamo noi» dico.
«Nana…», prova ad allontanarmi da lui, ma le mie unghie si aggrappano alle sue braccia, simili ad artigli laccati di rosso.
«Non siamo noi… non siamo noi… non siamo noi» lo scuoto con forza.
«Nana, calmati!».
Alza la voce, tenendomi ferma per le spalle e io pian piano ritorno in me, come una bambina che viene sgridata dalla mamma, non riesco a guardarlo in faccia ora.
«Vieni, andiamo. I fuochi saranno ormai terminati. Shin e Hachico ci staranno aspettando preoccupati. Inoltre, chissà Nobu dove sarà…» abbozza un sorriso e si accende una Black Stone, l’odore dolciastro mi pervade e ridesta.
Ma come fa a essere sempre così impassibile?
Come fa a non dare di matto quando sa che basterebbe una parola per avermi, una carezza.
Posso vivere senza Ren, ma non senza Yasu.
Ren… è la lealtà verso di lui che lo frena.
Ma perché sono circondata solo da persone oneste Grande Demone Celeste, eh? Perché?
È forse questo il mio castigo?
Lo vedo fare un paio di passi diretto al lungofiume e sbotto:
«Ma hai capito che mi sposo?» si arresta.
«Sì, sono contento per voi» dice e riprende a camminare senza neanche voltarsi indietro.
Vigliacco!
Afferro una pietra dal terreno e gliela tiro dietro, colpendolo in testa. Finalmente si ferma, sospirando profondamente.
«Vediamo se adesso avrò la tua attenzione, pelato!» urlo.
 

 
♪♫♪♫♪♫♪

 
ƳAU
Un attimo dopo di pento di aver pronunciato quelle parole.
Non sembrare noi significa poter essere chiunque altro…
«Non siamo noi…» dice Nana, provo a scostarla da me per parlarle piano, con garbo, ma lei è completamente persa, come in trance.
«Non siamo noi… non siamo noi… non siamo noi», continua a ripetere mentre mi scuote con veemenza. Non mi resta che alzare la voce per ridarle la ragione.
Discosta lo sguardo dal mio, offesa.
Scusami, Nana.
Almeno è tornata in sé, bene. Meglio raggiungere gli altri, evitando che la situazione degeneri. È stata una serata difficile per lei: prima la discussione con Nobu, poi l’aver compreso che Hachico non tornerà, ma sposerà Takumi e questo le porterà ad allontanarsi, è inevitabile. Un cambio di connotati e di persona può solo mandarla in confusione.
«Vieni, andiamo» dico, mentre accendo una sigaretta e ne aspiro una lunga boccata di fumo amaro. «I fuochi saranno terminati, Shin e Hachico ci staranno aspettando preoccupati. Inoltre, chissà Nobu dove sarà…» le do le spalle, incamminandomi lungo la strada a ritroso, quando la sento urlare una frase che mi spezza in due.
«Ma hai capito che mi sposo?».
Non farlo Nana, vorrei dirle. Non sposare Ren, non diventare solamente sua, resta anche un po’ mia. E di Nobu, di Shin.
Di Hachico.
Guardo il cielo, adesso offuscato dai fumi densi dei fuochi artificiali: anche il momento più bello può nascondere una brutta conseguenza.
Penso a Ren, alla sua dannata dipendenza, a quanto abbia sofferto senza Nana. Se si sposassero potrebbe trovare quell’equilibrio interiore che gli è sempre mancato.
«Sì» rispondo, «sono contento per voi». Ed è la verità, in parte.
Riprendo a camminare, poi qualcosa mi colpisce alla nuca e voltandomi indietro noto un sassolino rotolare via. Nana sembra una furia:
«Vediamo se adesso avrò la tua attenzione, pelato!».
È impazzita! È del tutto folle!
«Come fai dannazione? Come fai a non reagire alle mie provocazioni? Sei un automa per caso? Magari sei asessuato e non lo sai!».
Nana, che quando si arrabbia tende a punzecchiare l’orgoglio, a offendere per scatenare un putiferio.
«Hai sempre quell’aria da super duro, con gli occhiali scuri anche di notte. Cos’è? Hai paura che qualcuno possa intuire i tuoi pensieri guardandoti negli occhi? Sai che notizia, anche i cani lo sanno che mi ami. Se n’è accorta perfino Hachico, pensa te!».
Hachico? E quando? Sono davvero così palesi i miei sentimenti nei tuoi confronti, Nana?
«Temi che Ren capisca che desideri la sua donna?».
Si avvicina e tira via gli occhiali dal mio volto, adesso non c’è più nessuna barriera fra i miei occhi e i suoi.
No Nana, non ho paura dello sguardo degli altri, ma del tuo.
«Adesso però Ren non è qui». Si alza sulla punta dei piedi, sta per cingermi il collo in un abbraccio, socchiude le palpebre e avvicina le labbra alle mie.
Le sue labbra scarlatte, schiuse, umide…
Non posso.
La fermo.
È la donna di Ren, dannazione.
Se me la prendessi lui andrebbe in pezzi e non me lo perdonerei mai.
 

 
♪♫♪♫♪♫♪
 
ƝAƝA
Perché sono così?
Perché devo essere tanto perfida anche con Yasu, uno dei pochi che non mi ha abbandonato, nonostante il mio pessimo carattere.
Yasu, che non è mai andato via – al contrario di Ren –, e che non cerca di cambiarmi, non vuole dei figli da me, non tenta di trasformarmi in una perfetta casalinga.
Yasu, che conosce ogni mia debolezza e sogno nel cassetto, venendo addirittura qui a Tokyo per aiutarmi a realizzarlo.
Gli ho appena dato del vigliacco, un robot senza cuore, un mezzo uomo che non ha il coraggio di prendersi la donna che ama.
Ciò nonostante, dopo tutte queste cattiverie gratuite, lui continua ad avere quell’aria da intoccabile e un’espressione immutata dietro gli occhiali scuri. Non le sopporto più queste lenti, voglio guardarlo dritto negli occhi, voglio che mi parli fissando i miei. Mi avvicino e glieli tiro via, lui non si muove di un centimetro, non indietreggia come a volte fa Ren quando litighiamo, resta impassibile.
«Temi che Ren capisca che desideri la sua donna? Adesso però Ren non è qui…» provo a baciarlo, non so cosa mi sia preso stasera, forse gli eventi degli ultimi giorni mi spingono a non lasciarlo scappare. Forse ho paura che sposandomi lo perderei; forse ho bisogno di un motivo per dire di no a Ren.
Lui però si discosta con garbo e fermezza. Ci resto male, mi aspetto che se ne esca con una delle sue solite frasi fatte, in modo da concludere qui il discorso. Invece dice cose che mi spiazzano e scuotono nel profondo:
«Tu pensi che per me sia facile? Pensi che in tutti questi anni sia stato semplice prendermi cura di te, vederti soffrire, gioire, partire sempre e comunque in funzione di un altro uomo? Tutte le volte che ti ho stretta a me e consolata, pensi che non abbia desiderato qualcosa in più di un banale abbraccio? Quante volte hai dormito nel mio letto, distrutta dalle lacrime versate, sarebbe stato bello tenerti fra le mie braccia anche sotto le lenzuola. Bello e più facile. Non sono un automa, Nana. Sono un uomo che sta soffrendo, ma ognuno vive il dolore a modo suo, tu più di chiunque altro dovresti saperlo. Lasciami vivere il mio con dignità, te ne prego».
 
Ho le lacrime agli occhi.
Non ho mai pensato a quanto fosse difficile e doloroso per lui questa situazione: amare la donna del tuo migliore amico, sapere che potresti essere la causa della sua rovina e allora devi decidere chi salvare.
«Preferisci restare in disparte, vivere nell’ombra, pur di vedere Ren felice con me. Perché?».
«Perché io e Ren siamo uguali, veniamo dallo stesso schifo, ma il Destino con me è stato un po’ più clemente e mi ha concesso una vera famiglia in cui crescere e sentirmi amato. A lui no. A lui il Destino gli ha regalato te».
Sto piangendo, perché la vita deve fare così schifo a volte?
Yasu… il mio Yasu…
La colpa di tutto in realtà è mia, è sempre stata mia. Ho abusato della tua gentilezza, del bene che provi nei miei confronti. Ogni volta sono corsa in lacrime a casa tua, quasi pretendendo che mi ascoltassi e consolassi stringendomi al tuo petto, lasciando che il dolce profumo delle Black Stone mi avvolgesse, senza mai darti nulla in cambio. Perché sapevo che tu, Yasu, non mi avresti mai chiesto niente. Non come Ren, che di me pretende tutto.
Mi accosto piano, gli accarezzo il viso con la punta delle dita e lui non si tira indietro. Ha l’aria di uno che si è tolto un gran peso dalla coscienza. Sembra stanco.
Da quanto tempo tenevi dentro questi pensieri, eh Yasu?
«Questa sera non siamo noi» dico di nuovo, lui fa per replicare, ma lo zittisco con un dito sulle labbra. Mi chiedo come sia baciarle…
«Tu hai i capelli e i miei sono lunghi. Tra centinaia di persone al lungofiume non ci ha riconosciuto nessuno», sorrido. «Perfino Hachi ha faticato a riconoscerci. Guarda…» con un gesto indico la gente che scema intorno a noi, dopo i fuochi d’artificio ognuno si ritira nella propria casa, composta e silenziosa.
L’estate è finita. O forse no.
«Nessuno bada a noi, perché non siamo noi…».
Yasu si guarda attorno con diffidenza e sospetto, devo dire che senza occhiali ha l’aria meno da duro. Fa quasi tenerezza.
«Tu non sei Yakushi Takagi e io non sono Nana Osaki».
Torna a osservarmi, i suoi occhi castani sono dolci e rassicuranti, mi sfiora i capelli lunghi.
«Però, sembrano veri», sorride, «e ci stai pure bene. Forse addirittura meglio del taglio punk».
«Zitto pelato!», esclamo, poi ridiamo insieme. «Chi sei stasera? Come ti chiami?».
«Sono semplicemente un uomo innamorato».
Si china e mi bacia e ciò che provo dentro non può essere neanche lontanamente paragonato ai fuochi d’artificio di pocanzi.
Oh Hachi, prenditi Nobu se è lui l’uomo che ami, non fartelo scappare, perché l’Amore è un’altra cosa.
L’Amore è quello che sto provando io adesso.
 


 
♪♫♪♫♪♫♪
 
ƳAU
Le labbra di Nana sono proprio come ho sempre immaginato: morbide, calde, umide. Ho sperato e desiderato di sfiorare questa bocca tante di quelle volte che mi sembra di sognare anche ora che sta accadendo. Ti vedevo lambire il microfono mentre cantavi e ti trasformavi nell’eroina che sei – bella, forte e tenace – e io impazzivo di desiderio.
Ottieni sempre ciò che vuoi perché sai come fare breccia nelle persone, individui i punti deboli e colpisci, spari come un cecchino, non è così Nana?
Cosa ti aspetti da questa notte, sconosciuta dai lunghi capelli corvini? A quale domanda dovrà dare una risposta questo momento insieme? Forse se ne vale la pena sposarlo?
Nella penombra della mia stanza, qui al dormitorio, sento le sue gambe esili e nude avvinghiarmi la vita; le mani la liberano del reggiseno e le sue labbra si schiudono in un sorriso contro le mie:
«Sei bravo», dice con quel suo fare sornione.
«Mi sottovaluti, lo hai sempre fatto» rispondo, mentre i suoi lunghi capelli finti mi solleticano la punta delle dita premute sulla schiena nuda.
«Non so di cosa parli, io e te neanche ci conosciamo», afferma in un sussurro, facendomi sdraiare.
Fare l’amore con lei è come sentirla cantare, ha il potere di avvolgerti e stimolare ogni senso: il suo odore dolce, la pelle fresca, i sospiri, la sua figura esile su di me, il suo sapore di tabacco e birra.
Oh Nana, cosa mi sono perso finora?
A cosa ho rinunciato?
L’unica luce che entra dalla finestra è quella fioca del lampione in strada e filtra attraverso le tende bianche, eppure basta per scorgere la sagoma del suo corpo mentre si muove adagio sopra il mio. La curva dolce delle cosce e quella più abbondante dei seni, l’espressione di piacere sul suo volto, la certezza di essere mia, almeno per questa notte… sono emozioni che non dimenticherò mai.
Oh Nana, dolcissima Nana.
 
È ormai l’alba quando squilla il mio cellulare.
Con gli occhi ancora assonnati leggo il nome sullo schermo: Ren.
La mente corre alla nottata appena trascorsa, la mia parrucca è abbandonata sul pavimento – insieme ai nostri abiti –, quella di Nana ha i capelli neri sparsi sul cuscino. Come se non bastasse abbiamo anche dormito insieme: il suo corpo nudo giace al di sotto delle lenzuola bianche, proprio accanto al mio. Immediatamente la sensazione di averlo addosso si riaccende, ma il cellulare continua a strimpellare nelle mie mani e mi tocca rispondere.
Il gioco è finito, gli sconosciuti di ieri sera non esistono più, dissolti come nuvole di fumo.
Game Over!
 

 
♪♫♪♫♪♫♪
 
ƝAƝA
Yasu è magro, ma le spalle sono larghe e il suo abbraccio è rassicurante. Ogni suo movimento lo è, non ha la fretta di Ren, non c’è urgenza dei suoi gesti. È delicato, sensuale, sa perfettamente come muoversi e dove, come se fossimo amanti di vecchia data. Mi conosce.
Gli tiro via questa stupida parrucca che ha in testa e la lancio sul pavimento, non voglio avere la sensazione di stare con un altro. Voglio stare con Yasu. Lui non ribatte, forse non se n’è neppure accorto.
Una volta Ren mi chiese dove fosse l’interruttore per spegnermi, risposi che non esisteva. Ho mentito. Il mio interruttore è Yasu. Il mio equilibrio dipende da lui, sebbene non abbia mai parlato di volermi spegnere, o cambiare.
Sono sopra di lui, vedo l’ombra dei miei capelli finti ondeggiare seguendo il mio ritmo, mi solleticano la schiena nuda – o saranno le sue dita? –, davvero non sembro io.
Senza movimenti bruschi mi capovolge: io distesa supina sul materasso, lui sopra di me, riprende da dove aveva interrotto. È bravo a fare l’amore, chissà con quante donne sarà stato.
È strano, ma stare con Yasu si è rivelata la cosa più normale e naturale di questo mondo.
Dopo mi rannicchio al suo fianco, addormentandomi dolcemente.
Grazie Yasu, adesso so cosa devo fare…
 
 
Un telefono squilla, ma non è la mia suoneria. È quella di Yasu. Lo sento rispondere:
«Ciao Ren, sì… forse è scarico… sì, vado a dirle di richiamarti… sì, tranquillo. Ciao».
Chiude la conversazione con il classico bip del tasto rosso del cellulare, quindi si accende una sigaretta e inspira a fondo. Per qualche minuto nessuno ha il coraggio di dire niente, poi comincia lui:
«Era Ren» boccata di fumo. «Ha detto che sta provando a chiamarti ma si attacca sempre la segreteria».
«È scarico» spiego controvoglia. Tiro via la parrucca scura dal cuscino, la osservo per un po’, forse dovrei davvero farmi crescere i capelli.
«Nana, quello che è accaduto ieri sera non dovrà succedere più.» Si passa una mano sul viso, sembra pentito. «Se avessi sentito la voce di Ren poco fa, era preoccupato per te da farlo sclerare». Tira un’ultima boccata dalla sigaretta, prima di schiacciarla con un dito nel posacenere sul comodino.
Mi fa sorridere il fatto che nessuno pensi o metta in conto ciò che invece voglio io. Ren soffrirebbe, Yasu soffrirebbe. E io? Perché nessuno si chiede io cosa desidero di più, di cosa ho veramente bisogno per essere felice?
Il Destino.
Yasu ha detto che il Destino non è stato gentile né con lui né con Ren, ma per farsi perdonare gli ha regalato una buona famiglia, mentre io sarei stata il contrappasso di Ren.
E con me?
Il Destino non mi pare sia stato tanto più garbato, e in compenso cosa mi avrebbe donato?
Qual è il dono che mi è stato fatto?
Ren?
Yasu?
Hachi forse?
O la musica?
Questo perché tutti sanno che ho bisogno di dipendere da qualcuno per sopravvivere: Ren, Yasu, Nobu, Hachi. Dovrei trovare il coraggio di andarmene… sì, ma dove? Dove potrei fuggire? Senza di loro non sono nessuno, non valgo niente.
Mi vesto velocemente, lui distoglie lo sguardo imbarazzato. Ovvio, siamo già tornati a ieri, la notte appena trascorsa davvero non è esistita? E allora dove sono finiti quei due sconosciuti che si sono tanto amati?
Sono ormai in prossimità della porta, afferro la maniglia quando lui dice:
«Affinché io e te stessimo insieme, Ren dovrebbe solo morire».
È una battuta, lo so, Yasu non si augurerebbe mai e poi mai una cosa del genere, ma la trovo comunque di cattivo gusto.
«Non preoccuparti, non c’è alcun bisogno che qualcuno muoia in questa storia. Ho io la soluzione a tutto…» spalanco la porta. «Oggi abbiamo l’agenda piena di impegni. Fatti una doccia e indossa gli occhiali scuri, ti voglio in forma smagliante!». Mi sforzo di sorridere e vado via.

Sai Hachi, fino a quel momento ero convinta che fossimo noi stessi a definire il nostro Destino, poi mi sono resa conto che le persone, a volte, non possono essere così forti, che la volontà non è sufficiente. Tu avevi compreso i nostri sentimenti ancor prima di noi, però non sempre si può stare con chi si ama.
Ma tu questo 
già lo sai, non è vero Hachi?
 
 


 
fine







 
NdA
Salve a tutti! 
Questa estate ho conosciuto per la prima volta le vicende di Nana e... Nana. 
Ne sono rimasta affascinata, quindi provate ad immaginare le mia faccia quando mi sono accorta che dopo 40 puntate circa la storia non avrebbe avuto una fine. 
Disperata! 
Poi è arrivato il contest di BellaLuna - che perciò ringrazio - e tra i fandom figurava proprio quello di Nana. Non potevo crederci, è davvero difficile trovarlo poichè si tratta di un'opera piuttosto datata. Così, finalmente, ho potuto mettere per iscritto quello che per tutto il tempo ho immaginato durante la visione, ossia Nana e Yasu insieme, anche solo per una notte.
Ringrazio chi di voi leggerà la mia FF e chi, ovviamente, vorrà lasciare la propria impressione. 


ƝIƝA^^
 
  
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