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Autore: Lady_Crow    06/10/2021    1 recensioni
Siamo fatti della stessa sostanza di cui sono fatti i sogni. Ma di cosa sono fatti i sogni? Cosa significa: “Vissero per sempre felici e contenti”?
 Isabeau e Navarre sono finalmente insieme, ma i loro guai non sono finiti. Marquet, il Capitano della Guardia al servizio del Vescovo, è ormai stato sconfitto; tuttavia, a Roma, suo fratello Leroy preme perché gli vengano assegnati degli uomini, in modo da poter riconquistare Aguillon e vendicarsi.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Etienne Navarre, Imperius, Nuovo personaggio, Philippe Gaston
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I passi decisi di Leroy risuonavano ritmicamente lungo l’ampio e luminoso corridoio, seppur spoglio, reso ricco dalla qualità dei materiali. Le arcate di marmo bianco riflettevano parte della luce proveniente dall’esterno e le venature grigie facevano pensare a delle nuvole; forse erano state progettate appositamente per dare al visitatore l’idea di addentrarsi nel Paradiso, avvicinandosi al trono di Dio stesso, o perlomeno a quello del suo rappresentante in Terra. Non era stato semplice ottenere un’udienza con il Papa in persona: erano trascorsi quasi due mesi dalla morte di Marquet, e dalla conseguente presa di Aguillon da parte dei ribelli Etienne Navarre e Isabeau D’Anjou; due mesi in cui il Vaticano aveva cercato di ignorare quanto accaduto. La motivazione era semplice: Aguillon e il Vescovo, che fino alla morte l’aveva governata, erano stati fonte d’imbarazzo per la Santa Sede; il Vescovo aveva infatti creato una sorta di città-Stato di cui era assoluto dittatore, senza avere come autentico riferimento la Chiesa, ma usandone il nome per legittimarsi. Il Vaticano l’aveva lasciato fare, non avendo nessun interesse ad inimicarsi, in nome del dominio su una semplice città, qualcuno che fosse al corrente di tanti segreti quanto lui; in fin dei conti Aguillon rimaneva ufficialmente sotto il dominio vaticano, e tanto bastava. L’autentico imbarazzo era però arrivato più tardi, quando alle orecchie del Papa erano giunte voci riguardo al fatto che non solo il Vescovo avesse disperatamente – e quel che era peggio: pubblicamente – cercato di conquistare una giovane donna, ma che non riuscendovi, alla fuga di lei e del suo innamorato, si fosse macchiato di nefandezze tremende nei confronti di chiunque fosse sospettato di essere complice dei due fuggiaschi, e addirittura fosse poi arrivato a stupulare un patto col Demonio stesso, nel disperato tentativo di maledirli per sempre. Da quel momento, Aguillon era divenuta un vero e proprio tabù fra le alte sfere del clero.
La presa di Aguillon, per quanto sconveniente, era parsa al Papa il minore dei mali; in fin dei conti quell’atto sovversivo aveva risolto una situazione tremendamente sconveniente senza costringerlo a muovere un dito.
Questo sarebbe continuato a valere, se solo Aguillon fosse rimasta un tabù; purtroppo per Sua Santità, però, Leroy, fratello minore di Marquet, non aveva nessuna intenzione di lasciare che chi aveva ucciso l’ultimo altro membro della propria famiglia la facesse franca. Non riuscendo ad ottenere un’udienza col Papa, o perlomeno con qualcuno che gli fosse ragionevolmente vicino, aveva deciso di andare per vie traverse, suscitando malcontento fra l’esercito, lamentandosi dell’ingratitudine del Vaticano nei confronti di chi aveva tentato di difenderne le proprietà, ed essendo abbastanza furbo da diffondere anche la voce che, qualora lui stesso fosse morto in circostanze misteriose, sarebbe stato evidente il tradimento da parte di chi li governava, nel disperato tentativo di mantenere il silenzio in merito ad una questione scomoda.
In effetti, qualora Leroy non fosse stato tanto previdente, qualcuno, per ordine del Papa, lo avrebbe messo a tacere per sempre, evitando con un solo omicidio un’intera battaglia, nonché il rischio di riportare l’attenzione su questioni che la Chiesa avrebbe volentieri lasciato cadere nel dimenticatoio. La sua astuzia lo aveva invece portato ad ottenere quel che tanto aveva desiderato: che Sua Santità lo ascoltasse, e con buona probabilità che di conseguenza gli concedesse quanto – a suo parere – gli spettava.
Gli uomini di guardia a quella che a tutti gli effetti era una sala del trono lo riconobbero e si accinsero ad le porte. Lui non si fermò, si limitò a rallentare, in parte per dare loro il tempo di aprire, in parte con l’intento di fare meno rumore: era deciso ad ottenere quel che voleva, ma l’insolenza non era necessaria, anzi, irritare Sua Santità non avrebbe fatto altro che ostacolarlo.
Silenziosamente Leory fece capolino nella sala. Chiunque avesse incontrato Marquet avrebbe indovinato il legame di sangue fra i due con un semplice colpo d’occhio, perché la somiglianza era impressionante: le uniche differenze erano il colore dei capelli e della barba, decisamente più chiari, e il viso più allungato e smunto; pur essendo più giovane di Marquet di cinque anni, Leroy aveva dimostrato almeno cinque anni in più di lui già nei propri giorni migliori, ma il dolore e la rabbia degli ultimi due mesi l’avevano ulteriormente logorato, facendolo apparire ancor più vecchio. Il suo sguardo comunque non era adombrato dal lutto; egli appariva anzi assolutamente lucido e determinato, dandogli un’aria forte che – accostata all’eccessiva magrezza – creava un inquietante contrasto.
Giunto ad una ragionevole distanza dallo scranno d’oro, Leroy s’inginocchiò.
“Vostra Santità…” mormorò rispettosamente mentre compiva il gesto di riverenza.
“Sì, sì… Alzati!” rispose rispose il Papa sospirando, con un vago gesto della mano, determinato a far terminare quell’incontro il prima possibile.
Nell’alzarsi, Leroy dovette trattenersi per non sorridere: in quel momento seppe che Sua Santità avrebbe ceduto e gli avrebbe dato quanto stava per chiedere.
Già vedeva Etienne Navarre spirare accasciandosi sulla sua spada.

   
 
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