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Autore: babastrell    06/10/2021    0 recensioni
[Magnus Chase e gli Dei di Asgard]
Alex si ritrova un’altra volta nella casa della sua infanzia.
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Questa storia partecipa al Writober di Fanwriter.it
Prompt: Sogno
Genere: Angst, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia partecipa al Writober2021 di Fanwriter.it
Prompt: Sogno (pumpNIGHT)
No. parole: 642

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MI HANNO DIMENTICATA

 

Il salotto di casa Fierro era come Alex lo ricordava. Il tappeto intrecciato stava sbiadendo sotto il sole che entrava dalle finestre, i mobili erano stati lucidati recentemente, il vecchio ficus era sull’orlo della morte per disidratazione senza Alex che lo innaffiava. Si avvicinò e sfiorò le foglie rinsecchite.

Delle voci allegre venivano dalla cucina. Alex mosse qualche passo e si accovacciò a terra nascondendosi dietro la cassettiera, con le orecchie tese per origliare come faceva quando era piccola e i suoi genitori litigavano.

La voce di suo padre era rilassata e serena come non l’aveva mai sentita mentre raccontava a sua moglie del lavoro. Lei rideva alle sue battute e commentava. I suoi fratelli —cavolo, quanto erano cresciuti da quando se ne era andata, sembravano già più grandi di lei— parlavano della scuola.

Stavano tutti bene. Molto bene. Meglio di quanto fossero mai stati quando lei ancora viveva in quella casa.

Strisciò via e scappò su per le scale. La sua camera era l’ultima porta in fondo. Le tremavano le dita mentre le stringeva sulla maniglia.

La stanza era vuota. Solo un letto e un comodino. Delle sue cose, dei vestiti, dei giocattoli e delle sue opere di argilla non vi era traccia, come se lei non fosse mai vissuta in quella casa.

Come se non fosse mai esistita.

Dal piano di sotto arrivò un’altra risata.

«Mi hanno dimenticata» mormorò.

«Hanno fatto molto di peggio».

Alex trasalì e si voltò di scatto. Alle sue spalle c’era solo uno specchio.

No, non c’era mai stato uno specchio in quel corridoio.

«Dopo la tua fuga hanno bruciato tutte le tue cose e si sono impegnati a non fare nemmeno il tuo nome». Continuò la sua gemella, la sua voce era lenta e zuccherosa come melassa. «I tuoi fratelli a volte si chiedevano come stessi, ma con il tempo si sono abituati alla tua assenza. Nessuno è più interessato a te».

Alex mosse un passo verso il suo doppio. «Smettila con queste pagliacciate».

L'altra Alex le rivolse un sorriso sghembo, e si trasformò davanti a lei.

«Speravo di spaventarti di più». Loki sembrava un po' deluso.

«Ti conosco bene, e conosco i tuoi trucchetti»

«Lo so che mi conosci» replicò Loki, il suo sorriso non vacillò. «È per questo che ti hanno cacciata in fondo».

Alex fece una smorfia e incrociò le braccia. «È stata tutta colpa tua»

«Non intendo negarlo» rispose il dio alzando le spalle, compiaciuto. «Ma senza di me non esisteresti».

Quando Loki batté le palpebre, i suoi occhi cambiarono. Il dio studiò Alex con languidi occhi verdi, improvvisamente incorniciati da eleganti riccioli rossi.

Alex non aveva mai visto prima la donna che aveva sedotto suo padre.

Spinse Loki da parte e corse via lungo il corridoio.

«Alex!». La voce di Loki era distante chilometri.

-

Alex aprì gli occhi e scattò su a sedere.

«Alex!». Magnus le mise una mano sulla spalla. «Tutto bene?».

Lei si guardò intorno. Era nella stanza di Magnus, sul suo bruttissimo divano beige. Le luci erano spente, e alla televisione passava un episodio di una nuova serie TV che avevano deciso di vedere insieme, ma era una vera noia.

«Sì, tutto bene» disse. «Ho fatto un sogno strano».

Magnus le mise un braccio intorno alle spalle. «Vuoi parlarne? Sento il tuo batticuore da qui».

Lei si irrigidì. «No. E non parlare del mio cuore». Si rannicchiò sotto la coperta. «Non faceva neanche paura, non dovrei avere quest'ansia»

«A volte i sogni fanno così» sentì Magnus sistemarsi per mettersi più comodo. «Una volta ho sognato che la mia stanza veniva invasa da un branco di opossum. Erano carini, ma mi sono comunque svegliato nel panico».

Alex scosse la testa. «Questo è perché tu sei strambo».

Si rimise a guardare lo schermo. Il braccio di Magnus rimase sulla sua spalla per il resto della serata.

  
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