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Autore: asgardianstark    08/10/2021    0 recensioni
[Spoiler manga sull'arco narrativo di Oikawa e Iwaizumi]
Argentina e Giappone sono molto lontani, ma i due che vi abitano si sentono ancora incredibilmente vicini. Talvolta però la distanza diventa dura da sopportare e alcuni dubbi annebbiano la mente. Ma con le parole adatte, Tooru e Hajime riescono sempre a ritrovarsi.
Dal testo:
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hajime Iwaizumi, Tooru Oikawa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Secondo tentativo di fan fiction su questo anime/manga che è stato importantissimo per me. Spero di aver reso giustizia a questi due meravigliosi personaggi. Consiglio l'ascolto di Don't cry for me Argentina dal musical Evita di Andrew Lloyd Webber (le scritte in corsivo sono traduzioni libere di alcuni versi). Buona lettura!


I had to let it happen
I had to change
Couldn't stay all my life down at heel
Looking out
Of the window
Staying out of the sun
So I chose freedom
Running around
Trying everything new
 
Le chiacchiere serali con Iwaizumi erano rimaste l’appuntamento fisso alla fine delle lunghe e faticose giornate di allenamento. Serali per modo di dire, dato che le 12 ore di fuso orario erano un ostacolo importante perché i due potessero sentirsi con serenità. Trovare un orario conciliante per entrambi era stata una sfida, pari quasi alle partite del liceo, con i set giocati fino al consumo totale delle forze, fino all’ultimo pallone come se ne dipendesse la loro vita. Dio, quanti anni erano passati da allora. Eppure, loro due erano rimasti sempre in contatto, pronti a sostenersi, sfottersi, trovarsi e supportarsi, non importava la distanza o il tempo. Tuttavia, avevano dovuto fare davvero i conti con le tante ore di differenza tra l’Argentina e il Giappone. Era diventata una questione imprescindibile, se volevano continuare quella relazione. E loro volevano continuare quella relazione. Avevano condiviso troppo l’uno con l’altro per perdersi di vista solo perché ormai Oikawa era andato a vivere in un altro continente, in un altro emisfero, dall’altra parte del mondo.
Sapevano però che un messaggio di uno sarebbe stato letto nel momento esatto in cui l’altro avrebbe riacceso il telefono, e questa fiducia reciproca era sì necessaria, ma anche voluta. Sapevano che la risposta sarebbe arrivata, anche un semplice monosillabo, o la foto di una fugace pausa pranzo: la loro era una certezza, la convinzione pura e semplice che l’altro avrebbe risposto. Quando piombavano su di loro momenti di tristezza e di mancanza fisica bastava scrivere un messaggio all’altro. Essere consapevoli della risposta dell’altro. Tornare a respirare e vivere.
C’erano però giorni peggiori di altri, in cui a distanza di migliaia di chilometri si chiedevano all’unisono se avessero fatto le decisioni giuste. Erano momenti come questi in cui diventava difficile scrivere e confessarsi, perché avrebbe voluto dire mettere in discussione scelte di vita; aerei presi come taxi, lavori affini ma distanti, una nazionalità diversa dall’altra. Ed era su questo piccolo particolare che si scontravano di più; quello su cui entrambi avevano più bisogno l’uno dell’altro, delle rassicurazioni più profonde. Anche se avevano opinioni forti e contrastanti, alla fine concludevano che le scelte erano state consapevoli e ponderate fino all’ultimo. Eppure, quelle dodici ore di fuso orario e quella lontananza pesavano, soffocavano e facevano sprofondare il cuore di Iwaizumi, che avrebbe voluto solo per un momento tornare ai giorni del liceo, quando aveva l’occasione di incazzarsi di persona con Oikawa, di tirargli sberle a suo piacimento, di tenergli la mano quando sentiva il mondo crollargli addosso. E ora era proprio lui ad aver bisogno di Tooru, nonostante l’orgoglio fosse una componente importante nel suo carattere.
“Dimmi ancora una volta che il Giappone non ti manca”.
La paura di Hajime. Che al compagno non mancasse la sua terra di origine, anche se sapeva meglio di chiunque altro che era un timore sciocco e infantile. Ma ora non importava quello che sapeva; gli doveva giungere la conferma che il ragazzo argentino-nipponico non aveva rinnegato la sua nazione natale. La puntuale risposta alcune ore dopo fu un po’ diversa dalle solite date a quel dubbio, perché Oikawa aveva capito che il suo Iwa-chan aveva bisogno di lui, dopo le innumerevoli volte in cui era stato lui a sfogarsi per tutte le idee contorte che gli balenavano in mente.
“Iwa-chan… a volte mi sembra quasi che sia io il più maturo della coppia; non voglio rovinare la mia reputazione di essere lo smorfioso dei due. Ma se c’è una cosa che ho imparato è che sono abbastanza bravo con le parole, o almeno che su di te hanno effetto. Sapevamo che non sarebbe stato facile. Sapevamo che prima o poi avrei ceduto al richiamo della pallavolo, e ho dovuto lasciare che accadesse, sono dovuto cambiare, non potevo rimanere ancora con i piedi per terra. Mi è stato più volte ricordato quanto il mio orgoglio fosse stupido e infantile. Eppure, eccomi qui, dall’altra parte del mondo a fare quello che mi fa stare meglio (oltre che passare il tempo con te, ovviamente): giocare a pallavolo, che ho riscoperto essere divertente grazie a una persona che credevo non avrebbe mai avuto un impatto così grande sul mio futuro, quando l’abbiamo incontrata al liceo. Tutto qui. Ho visto un’occasione e l’ho colta. La risposta è sempre stata qua. Ma non osare pensare che sia tutto facile e scontato: la lontananza che ci separa è logorante la maggior parte delle giornate. Ti amo, e spero che anche tu continui ad amarmi. La verità è che non ti ho mai abbandonato, così come non potrò mai abbandonare e togliermi dalla memoria il Giappone. È che stava diventando soffocante, così ho scelto la libertà, di andare in giro e provare qualcosa di nuovo, e credo che mi stia riuscendo abbastanza bene. So che starai pensando che sono impazzito, ma la verità è che è difficile anche per me spiegare quello che provo, ma l’importante è che tu capisca che io ho ancora bisogno del tuo amore e sostegno anche dopo tutto quello che ho fatto.
E tu mi troverai sempre qui.”
Don't cry for me, Japan
The truth is
I never left you
All through my wild days
My mad existence
I kept my promise
Don't keep your distance.
 
   
 
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