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Autore: Kameyo    08/10/2021    2 recensioni
"«… Perciò, se tocchi di nuovo la mia roba t’infilzo il cazzo, mi hai capito?»
«Sì, certo, Sasuke.»
Vaffanculo, Sasuke.
«E non provarci nemmeno a portarmi delle bacche. Imbecille come sei, prenderesti quelle velenose.»
Naruto alzò gli occhi al cielo esasperato. Era successo una volta sola, una! E Sakura li aveva curati subito."
Fantasy!AU
"Questa storia partecipa al Writober di Fanwriter.it"
Genere: Fantasy, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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“Questa storia partecipa al Writober di Fanwriter.it”
Prompt: Fantasy!AU - PumpFIC
N° parole: 2575
 
 
8.
 
Heart's journey
 

 
«Elfo del cazzo.»
Naruto estrasse il dardo dalla coscia e si massaggiò il muscolo intorpidito. Sasuke sapeva essere stronzo come pochi, un vero bastardo con il cuore in ipotermia, ma adesso stava esagerando. Tirargli un dardo avvelenato solo perché aveva mangiato tutte le sue bacche! Che cazzo, erano solo bacche!
Sasuke gettò un pezzo di legno nel fuoco e lo guardò in cagnesco, la cerbottana pericolosamente vicina alla sua mano.
Naruto distolse lo sguardo e fece finta di niente, non ci teneva a farsi addormentare anche l’altra gamba. Afferrò lo zaino e prese della carne essiccata per placare il suo stomaco vuoto. Quelle maledette bacche non erano servite a niente!
«Ne vuoi?» domandò fingendo disinteresse. In qualche modo doveva farsi perdonare, altrimenti sarebbe stata una notte davvero, davvero lunga e noiosa.
«Muori.»
Appunto.
«Senti, ti ho già chiesto scusa, mi hai quasi azzoppato, cosa vuoi di più? Domattina andrò a cercarne altre e potrai ingozzarti, d’accordo?»
Sasuke lo fulminò con lo sguardo e gli fece un po’ paura. Di notte i suoi occhi diventavano rossi per aiutarlo a muoversi al buio ed erano spaventosi, Naruto aveva sempre i brividi quando li guardava troppo a lungo.
«Me ne fotto delle bacche, idiota. Hai toccato la mia roba, di nuovo! Quante volte devo ripeterti di…»
Ed eccolo che ricominciava con la paternale sul rispetto degli oggetti altrui. Non fece neanche finta di ascoltarlo, ormai conosceva quel discorso a memoria, erano anni che glielo ripeteva, ma non aveva ancora capito che le cose non sarebbero mai cambiate. Che colpa ne aveva lui, se considerava il loro rapporto così forte e importante da fargli dimenticare il semplice concetto di “la roba degli altri si guarda, ma non si tocca”?
«… Perciò, se tocchi di nuovo la mia roba t’infilzo il cazzo, mi hai capito?»
«Sì, certo, Sasuke.»
Vaffanculo, Sasuke.
«E non provarci nemmeno a portarmi delle bacche. Imbecille come sei, prenderesti quelle velenose.»
Naruto alzò gli occhi al cielo esasperato. Era successo una volta sola, una! E Sakura li aveva curati subito. Ravvivò il fuoco senza rispondergli, non aveva alcuna voglia di litigare. Era stata una bella giornata: aveva raccolto molte informazioni importanti su dove potesse trovarsi sua madre, Sakura aveva incontrato altre guaritrici ed era andata con loro a bere e Kakashi aveva trovato un libro rarissimo – ancora non ne se capacitava – di quel pervertito di Jiraiya al mercato e aveva affittato una stanza alla locanda per non essere disturbato. Il sole era stato splendente, la giornata mite e adesso sopra le loro teste il cielo era trapuntato di stelle. Perché rovinare la perfezione per delle bacche?
«Va bene, niente bacche. Ora, vuoi delle carne?»
Sasuke afferrò il sacchetto che gli porgeva e considerò chiusa la discussione, avevano fatto pace. Sorrise guardandolo mangiare e sentì il solito calore familiare espandersi nel petto. Sasuke non era stato costretto ad accompagnarlo in quel viaggio folle, si era fatto avanti di sua spontanea volontà, anche se le sue motivazioni erano state alquanto discutibili:
«Padre, morirà entro tre giorni se non vado con lui, non vedi quanto è idiota? Non possiamo permettere che infanghi il nome del villaggio. Ci prenderanno in giro tutti se il futuro re muore in maniera ridicola.»
Naruto, in fondo – molto in fondo –, lo aveva apprezzato, perché sapeva che sotto la spavalderia e l’irascibilità Sasuke era partito perché preoccupato per la sua incolumità. Essere un mezzelfo non era facile. Gli umani lo guardavano con disprezzo, gli elfi provavano pietà per lui, non apparteneva né a un mondo né all’altro, anche se nelle sue vene scorreva il sangue reale degli Uzumaki.
Aveva vissuto buona parte della sua vita sballottato da una realtà all’altra, con gli umani per imparare come aveva vissuto suo padre e con gli elfi per capire come avrebbe dovuto regnare in qualità di erede della casata reale elfica.
Non si era mai sentito parte di qualcosa. C’erano stati Sarutobi e Jiraiya, Iruka e Kakashi, c’era stato Kurama, e con lui aveva quasi creduto di poter essere felice, ma nessuno di loro alla fine gli aveva fatto provare quello che sentiva quando era con Sasuke, quel calore, la familiarità, la sicurezza.
Lo accarezzò con lo sguardo, mentre Sasuke preparava il giaciglio accanto al fuoco. Trovare sua madre era la priorità, il motivo per cui erano partiti, ma non gli sarebbe dispiaciuto continuare a viaggiare insieme a lui, litigare ogni giorno perché non riusciva a fare meno d’infastidirlo, scoprire nuove città, stringersi sotto le coperte per il freddo, dormire nello stesso letto perché non potevano permettersi due camere. E lì la sua mente si fermò, o almeno ci provò, prima di ricominciare a creare scenari immaginari in cui un Sasuke nudo lo aspettava sul letto per… No, Naruto, no! È Sasuke, l’elfo stronzo, quello su cui stai fantasticando! Il tuo amico, il bastardo senza cuore che ti chiama idiota. Lo stesso che è partito con te senza pensarci due volte. È Sasuke, cazzo!
«Che problema hai ora?»
Sasuke lo fissò con i suoi occhi rosso sangue, un sopracciglio inarcato. Non si era accorto di essersi bloccato a fissare il fuoco. Arrossì. Gli elfi di razza pura erano in grado di leggere la mente? Dei, sperava di no! Kurama alle volte c’era riuscito, ma era un anziano, uno dei saggi, era impossibile che Sasuke ci riuscisse, giusto? Raccattò le sue cose e si alzò.
«Niente!» Si affrettò a rispondere. «Proprio niente! Sono solo stanco, ho sonno, fai tu il primo turno di guardia?» Lo sorpasso senza guardarlo e si sdraiò sulle coperte dandogli le spalle. «Grazie! Svegliami fra tre ore! Buona notte!»
Sasuke fissò la schiena del suo compagno di viaggio chiedendosi perché lo avesse seguito, Naruto non era mai stato un tipo nella norma, per così dire, ma certe volte faticava davvero molto a capirlo. Che cosa gli era preso adesso?
«Oi» lo chiamò, poggiando la scarpa sul suo sedere. «Che cosa ti prende adesso?»
Sperò non si trattasse di nuovo di Kurama. Non sapeva mai come comportarsi quando pensava a lui, la sua morte l’aveva devastato. Dopo l’attacco dei troll, per giorni si era rifiutato di uscire di casa. La folla lo aveva acclamato come eroe, finalmente aveva conquistato il rispetto del popolo, ma Naruto era riuscito soltanto a pensare che Kurama non c’era più, che non era stato in grado di salvarlo.
«Pensavo sarebbe rimasto con me per sempre» gli aveva confessato una notte. «Avremmo regnato insieme. Credevo mi avrebbe scelto alla fine, sai… Aveva smesso di pensare a me come a un ragazzino.»
Sasuke si sentì gelare al ricordo. Aveva rispettato Kurama. Dimostrava non più di trent’anni anche se doveva averne mille o giù di lì, era bellissimo e saggio. Un punto di riferimento per molti, anche se burbero come nessun altro. Aveva voluto bene a Naruto, gli era stato vicino, ma pensare che avrebbe potuto sceglierlo, che avrebbe potuto legarlo a sé per sempre, quello gliel’aveva fatto odiare.
Lo odiava persino adesso, perché Naruto non aveva smesso di pensare a lui come a un “e se”. Sapeva che fantasticava ancora su come sarebbe stato il suo mondo con Kurama ancora in vita, se fosse rimasto al suo fianco per sempre. L’idea lo faceva stare male, la gelosia gli pungeva lo stomaco.
Gli diede un calcio sugli stinchi, così tanto perché gli andava. Naruto gridò per il dolore e gli lanciò un sasso.
«Sei impazzito? Cazzo, mi hai fatto male!»
Sasuke scansò il sasso e lo fissò come se fosse stato un insetto fastidioso da schiacciare sotto le scarpe. Gli rimise il piede sul sedere.
«Ti ho fatto una domanda.»
«Ti ho già detto che non ho niente! E togli quel piede!»
«Lo toglierò quando mi dirai cos’hai.»
Naruto gli diede di nuovo le spalle e non gli rispose.
Sapeva che c’era qualcosa che non andava, gliel’aveva letto in quella faccia da stupido che si ritrovava. Inoltre, Naruto era totalmente incapace a mentire, soprattutto a lui.
«Parla. Parli in continuazione anche quando ti ordino di stare in silenzio, non puoi zittirti proprio adesso.»
«Tu non mi ordini proprio un bel niente» lo sentì borbottare. «Sono io il principe qui, sono io che do gli ordini.»
«Sì, certo, come se me ne fregasse qualcosa del tuo sangue reale, coglione
Naruto doveva aver deciso di essere più cocciuto del solito quella sera, ma non per questo si sarebbe arresto. Lo sopportava da metà della sua vita, non poteva chiudersi nel silenzio quando gli pareva.
«Kurama?» soffiò. «È per lui?»
Naruto ci mise un po’ a rispondere, ma alla fine negò.
«Allora cosa c’è? Oggi abbiamo trovato una pista, non sei contento?»
«Lo sono. Sai che lo sono. Voglio trovare mia madre e riportarla a casa al più presto.»
«Quindi?»
Naruto sospirò. Sasuke notò che aveva le orecchie rosse.
«Voglio ritrovarla e tornare a casa. Voglio diventare re. Però… una parte di me vuole qualcos’altro.»
Sasuke tolse il piede da suo sedere e si sedette sulle coperte, schiena contro schiena. Naruto era caldo, aveva sempre trovato piacevole dormirgli vicino. Così vicino da poter sentire il suo respiro, il battito del suo cuore contro l’orecchio, l’odore della sua pelle…
«Essere un principe non significa non avere dei desideri» gli disse.
«Quello che voglio è egoista.»
«Non credo tu lo sia. Stavi per morire per salvare tutti noi.»
«Questo è diverso.»
«Spiegamelo.»
«È imbarazzante.»
«Sei imbarazzante ogni ora della tua vita, cosa vuoi che sia?»
«Bastardo.»
«Coglione.»
«Non chiamarmi così, sono il tuo futuro re! Ti farò inchinare davanti a tutta la corte!»
«Credici.»
Naruto si agitò, sarebbe esploso di lì a poco, Sasuke ne era certo.
«Te lo giuro, Sasuke, dovrai farmi la riverenza tutte le volte che mi vedi! Diventerà una legge: Sasuke Uchiha deve inchinarsi dinanzi al re tutte le volte che lo incontra.»
«Dovrò sistemarmi una stanza nelle celle allora, mi toccherà vivere lì.»
Rimasero in silenzio per qualche secondo, poi Naruto si voltò e scoppiò a ridere. Era bella la sua risata, cristallina e contagiosa, non se ne sarebbe stancato mai.
«Quanto puoi essere bastardo?» gli chiese retorico.
Sasuke si ritrovò a sorridere e vide il principe fissarlo con gli occhi spalancati e arrossire dal collo all’attaccatura dei capelli.
«Che ti prende?»
Naruto si mise a sedere e nascose il viso fra le mani.
«Merda. È per questo che non ce la posso fare. Non ce la faccio proprio!»
«Cosa?»
«Quello che voglio, Sasuke. Tu mi rendi le cose difficili! Merda» poggiò le mani sulle ginocchia e lo guardò. Sasuke non lo aveva mia visto con gli occhi così brillanti.
«Parla, idiota, spiegati.»
«Non lo so nemmeno io, ok? Voglio trovare mia madre. Voglio tornare a casa. Voglio diventare re. Ma voglio anche continuare a viaggiare con te, dormire sotto le stelle, litigare perché prendo le tue cose senza chiedertelo, farmi lanciare i dardi e abbracciarti quando fa troppo freddo e hai le mani congelate! Sono un principe, dovrei pensare alla missione e al popolo; invece, la cosa che voglio di più è stare al tuo fianco accanto al fuoco!»
Sasuke lo fissò interdetto. Cosa si era perso? Voleva continuare a viaggiare? Farsi infilzare dai suoi dardi? Voleva abbracciarlo? Perché? Non che gli importasse, se voleva abbracciarlo, con le dovute misure, che lo facesse pure.
«Lo faremo» gli promise. «Non diventerai subito re, c’è ancora del tempo. Possiamo viaggiare ancora, andare verso est, vedere l’oceano.»
«Sì, potremmo farlo, ma poi? Avrai una compagna o un compagno, avrai una famiglia, ed io? Cosa ne sarà di me dopo? Kurama è morto. Pensavo sarebbe rimasto per sempre, che mi avrebbe scelto come suo re, invece di fare lo stronzo come con tutti gli altri. Credevo sarebbe diventato il mio consigliere. E hai visto come sono stato, come sto. Se dovessi perdere anche te, cosa mi rimarrebbe? Non voglio guardarti mentre sbaciucchi qualcun altro!»
Faceva sul serio? Sasuke non era mai stato certo che dento il cranio di Naruto ci fosse qualcosa, adesso però era sicuro non ci fosse un bel niente!
«Kurama ti avrebbe scelto come suo re? Cosa diavolo significa?»
Naruto sbatté le palpebre confuso.
«Te l’avevo già detto quella sera, ricordi? Kurama ha sempre odiato la famiglia reale, ma pensava che io fossi diverso, aveva fiducia in me.»
Sasuke ebbe l’istinto di schiaffarsi una mano in faccia e poi prendere il regale sedere del principe a calci fino al luogo in cui si trovava sua madre.
«Naruto sei un coglione! Perché non impari a spiegarti come si deve? Perché sei così stupido?»
«Come osi?! Io non sono stupido, sei tu che non mi capisci! Cosa pensavi stessi dicendo?»
«Credevo ti volesse come compagno!»
Aveva odiato Kurama per niente. Si era crogiolato nella sua gelosia per niente.
Naruto rimase a fissarlo con la bocca spalancata, gli occhi enormi.
«Aveva mille anni!» strillò. «Avrebbe potuto essere il bis-all’inifinito-qualcosa! Come ti è venuto in mente? E poi sarei io lo stupido!»
Sasuke gli diede la schiena. Non si era mai sentito tanto in imbarazzo in tutta la sua vita. Era per questo che Itachi e Shisui lo prendevano in giro, la sua gelosia era stata insensata per tutto il tempo, ma la colpa mica era sua, era Naruto l’idiota incapace di parlare decentemente. Lo sentì ridere alle sue spalle, così fastidioso e stupido.
«Dai, Sasuke. Ti sei sbagliato, che sarà mai.»
«Zitto» ordinò tra i denti. «Fa’ silenzio.»
Naruto gli pungolò il fianco con un dito.
«Sasuke. Sasuke. Dai, non fare così. Sasuke. Ti prometto che non dovrai fare la riverenza.»
«Non l’avrei fatta comunque.»
«Sì, ok. Tu sei Sasuke Uchiha e non t’inchini» lo scimmiottò, poi il suo tono divenne dolce. «Però ti prendi cura di me. Non mi tratti come un principe, nemmeno come un mezzelfo, per te sono solo… Naruto. Forse è per questo che a Kurama piacevi tanto. Mi chiamava stupido e mi diceva che non capivo niente, aveva ragione. Avrei dovuto reclamarti prima di partire» confessò.
Sasuke li aveva sentiti bisticciare una volta, dopo la festa del solstizio. Naruto aveva ballato con tante ragazze e alla fine era andato nella foresta con una di loro, non si era mai sentito tanto arrabbiato con lui come allora. La mattina dopo, le urla di Kurama si erano sentite fino al fiume.
«Naruto! Sei un coglione! Porca puttana se lo sei! Una cosa dovevi prendere da tuo padre, una: l’intelligenza! Minato era un merdoso umano, ma almeno sapeva far funzionare il cervello. E tu che hai fatto? Ti sei preso la sua bellezza e sei nato più imbecille che mai!»
«Aveva ragione» concordò. «Ma se credi di potermi reclamare, ti sbagli. Una volta tornati a casa, sarò io a reclamare te, davanti al consiglio e a tua madre.»
Gli occhi del principe brillarono come non mai alla luce del fuoco, il suo cuore si scaldò, sprofondò nello stomaco, ma fu piacevole. Era questo che si provava a renderlo felice? L’avrebbe reso il re idiota più felice del mondo.
«Non si è mai sentito di un sovrano reclamato dal proprio compagno, di solito è il contrario.»
«Nemmeno di un re mezzelfo, eppure lo diventerai.»
Il suo sguardo si fece pensieroso.
«Farò un sacco di casini.»
«Già» concordò. «Chissà quante figure di merda mi farai fare.»
«Però sarà divertente, non trovi?»
Naruto aveva quel sorriso là, quello che gli faceva tremare le gambe e arrossire le punte delle orecchie. Lo amava un po’ di più quando glielo regalava, per questo non ebbe niente da obiettare.
Poggiò la schiena sulla sua spalla, sorrise, il viaggio non era ancora finito.
 
  
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