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Autore: sweetlove    10/10/2021    5 recensioni
Anno 815, Trunks è solo nel suo ufficio, beve whiskey cercando consolazione nel periodo più buio della sua vita.
Ripercorre a ritroso i momenti vissuti, gli sbagli commessi. Rivive ciò che ha portato la sua famiglia a sgretolarsi. Riuscirà a tirare le somme e risalire a galla?
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NUOVI PG - NUOVE SHIP
I personaggi inseriti saranno quelli che interagiranno maggiormente nel corso dei capitoli, così come le coppie, anche se le principali saranno 'altre'.
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NOTE a inizio e fine del prologo. Illustrazioni all'interno dei capitoli.
Genere: Angst, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: 18, Altri, Bulma, Trunks, Vegeta | Coppie: Bra/Goten, Bulma/Vegeta, Marron/Trunks
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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C R E E P
Capitolo 17

 

 

 

Trunks guardò l’orologio. Impossibile.

Hami non era mai arrivata in ritardo in ufficio. Hami non aveva mai omesso di avvisarlo quando non rincasava per la notte. Hami era perfetta e se ora non era lì, a presenziare a quella importantissima riunione, doveva esserci per forza qualcosa di molto brutto dietro.

Cosa poteva essere accaduto ad una saiyan, seppur in piccola parte? Era capace di difendersi da qualsiasi aggressione da quando era piccola, non doveva temere fosse finita nelle grinfie di qualche maniaco o peggio. Rapimento? Assurdo… Nemici dalla forza aliena? A meno che non fossero in grado di celare perfettamente l’aura malvagia, anche quello era da escludere.

«Presidente, mi sta ascoltando?»

Anika, la fedelissima segretaria, gli sfiorò rispettosamente la spalla. Al terzo richiamo palesemente ignorato, aveva trovato impossibile fosse così preso dalla videocall da arrivare persino ad ignorarla. Occorreva un gesto d’urto, e solo allora il signor Brief parve tornare alla realtà da chissà quale altra vita parallela. Anika lo conosceva ormai alla perfezione, sapeva che quando era così distratto, praticamente altrove, stava pensando alla povera moglie.

«S-Sì Anika. Anzi, no… scusa.»

Trunks controllò che il microfono fosse spento e che gli importantissimi soci della capitale del Nord non potessero sentirlo.

«Va tutto bene?»

No che non andava tutto bene. Ricontrollò per l’ennesima volta che sul suo telefono non vi fossero chiamate e messaggi da Hami, ma ne trovò soltanto uno da Nina, che gli ricordava non sarebbe tornata per cena poiché sarebbe uscita con Yuno. Fortuna che lei sembrava essersi stabilizzata. Sembrava… ancora non ci credeva completamente.

«Anika, andresti a controllare se mia figlia è nel suo ufficio?»

Ultimo tentativo, anche se sapeva già in partenza quale sarebbe stato l’esito. Vide Anika allontanarsi, uscire dalla regale stanza, udì il click della porta adiacente, l’ufficio di Hami, qualche istante d’attesa e…

«No, Presidente. Mi spiace. Vuole che riprovi a chiamarla?»

Merda.

«No. Grazie, va bene così.»

Finse, sorridendo. Alzò nuovamente il volume e tornò a far finta di ascoltare quella pallosissima relazione. Più di trent’anni di servizio e ancora gli si gonfiavano le palle come il primo giorno.

 

 

 

Diciotto diede un colpo d’anca all’oblò della lavatrice, facendolo chiudere in un modo forse un po’ troppo violento. Aveva convissuto tutta la vita con la sua forza inumana, tanto da aver ormai imparato alla perfezione a dosarla. Con quelle mani, che avrebbero piegato l’acciaio più duro del pianeta, aveva accudito una bambina, e a sua volta i neonati che questa aveva avuto, senza mai far loro del male, neanche senza volerlo. Aveva accarezzato, baciato, sfiorato, trovandosi spesso anche a dimenticare di avere dei circuiti dentro la testa, di non essere più quella ragazzina bionda e dolce di cui non aveva ormai più alcuna memoria. Ma quando era nervosa, quando qualcosa la turbava… beh, era diverso.

Controllò che l’apparecchio funzionasse ancora, e si compiacque nel vedere il cestello prendere a girare come di consueto mentre si riempiva mano a mano di acqua e detersivo. Solo dopo, voltandosi per andare verso il bancone della cucina, si rese conto di non aver messo via le due tazze con cui aveva bevuto il tè, quella notte, con Hami. Hami, che dormiva ancora profondamente in quella che da quando era bambina era la sua cameretta, quando soggiornava in quella casa da sola o con i suoi fratelli.

Guardò l’orologio. Diciotto constatò fossero ormai le nove e quattordici e che teoricamente sua nipote avrebbe dovuto essere a lavoro. Ma era davvero il caso? E soprattutto, coscienziosa com’era, di sicuro se se la fosse sentita avrebbe già provveduto a puntare la sveglia e a recarsi dietro la sua scrivania. Se non l’aveva fatto, doveva andare così.

Sedette sullo stesso sgabello di quella notte, sfiorando la ceramica della tazza.

Che situazione assurda…

Ci aveva pensato per ore: quante possibilità potevano esserci che Hami s’innamorasse proprio del figlio legittimo ma non biologico che Trunks, e non solo lui, le aveva tenuto nascosto per una vita intera?

Lei, tutti loro avevano saputo dell’accaduto. Quando era circolata la notizia della morte bianca del piccolo Aito-Brief, lei stessa aveva inviato un telegramma alla famiglia. Già allora non poteva immaginare che proprio Trunks fosse il padre biologico della neonata appena messa al mondo da Marron. Nè avrebbe mai potuto credere che un uomo tutto d’un pezzo come Mr Aito, che proprio alle nozze della figlia Lora aveva avuto l’onore di conoscere, si sarebbe azzardato a fare una cosa simile… clonare un neonato!

In quella tomba nel cimitero cittadino c’era davvero la salma di un bebè, sepolta quattro anni prima di quella della folle e sventurata madre. Chi mai avrebbe potuto sapere che il giovane Lars Aito era invece in giro per il mondo a seguire le orme del nonno?

Nessuno.

O forse sì?

“Spero davvero per la tua incolumità che tu ne fossi all’oscuro…”

Questo pensò Diciotto, stringendo tra le mani la tazza e frantumandola senza neanche accorgersene. Perchè l’idea che Trunks avesse ingannato tutti, soprattutto Marron, in un modo così osceno, le dava la forza di sterminare non solo lui, ma l’intera razza saiyan esistente. Fatta eccezione dei suoi nipoti, ovviamente. Loro non avevano colpa…

Un fulmine. Doveva saperlo. Uno scatto, afferrando la borsa e uscendo di casa senza pensarci due volte.

 

 

Kian si era alzato tardi quella mattina. La sera precedente aveva cenato a casa di suo padre, si era intrattenuto con lui, Bra, Boxer e Bulma Jr. fino a quando non si era accorto di quanto fosse ormai trascorsa l’ora di andare a letto secondo le ferree regole di Valese. Ma si era meravigliato del fatto non fosse stato richiamato all’ordine al primo minuto di ritardo.

Goten gli aveva detto di stare tranquillo, di fare con calma, poiché era già d’accordo con sua madre e che se voleva avrebbe potuto trattenersi a dormire. E così aveva fatto, anche se il tutto gli era sembrato davvero molto strano. Stranissimo, anzi.

Valese odiava i cambi di programma, specie quando si trattava della gestione dei figli. Sin da quando erano piccoli dava di matto se Goten non glieli riportava ad orari svizzeri, o se le chiedeva di tenerli più a lungo del solito, e le cose non erano cambiate neanche quando erano ormai diventati grandi.

Valese era una mamma splendida, ma molto protettiva e ligia al dovere. Diceva sempre che non si può insegnare ai figli la precisione se si è imprecisi per primi.

Kian non sapeva quanto questo fosse vero, non sapeva poi molte cose sulla vita, se non che era facilissimo perdersi, lasciarsi andare e trovarsi dietro un cespuglio con una siringa in mano. Ma ormai quella vita gli sembrava così lontana, come non fosse stata sua per davvero…

Si sentiva in pace, nonostante quel lieve peso sul petto che avvertiva da quando aveva rivisto Nina, al cimitero.

Nina.

Ecco perché…

Si era ritrovato a sorridere nel buio della sua stanza, sotto le lenzuola, mestamente.

Nina era andata a casa sua, quella di Videl e Mick insomma. Volevano evitare s’incontrassero, volevano evitare altre sofferenze. E stavano sbagliando in partenza, come al solito. Perché come avrebbero fatto a impedir loro di incrociarsi, prima o poi, volente o nolente?

Il vecchio Kian avrebbe subito dato segno di squilibrio, si sarebbe incazzato per l’inganno. Il nuovo si limitò a sospirare e a riflettere… un giorno, forse, sarebbe stato un genitore anche lui e avrebbe compreso le azioni attuali compiute nei loro confronti.

Ma quel peso non accennava a diminuire… sembrava essersi fatto più pesante all’idea di saperla lì, ora. Magari in camera con Yuno. Magari nel letto di Yuno…

Sapeva di essere geloso, ma sapeva anche che avrebbe dovuto imparare a convivere con tale sentimento per il resto della sua vita. Lo doveva a tutti. Lo doveva a Yuno. Lo doveva a Nina…

 

 

Nota dell’autrice


E ce l’ho fatta anche oggi! Anzi, pubblico in anticipo, perché domani non so cosa mi attende. Capitolo scritto di getto, ne sono compiaciuta perché ero sicura di dover saltare questa settimana, e invece… sorpresa! Soprattutto per me!

Diciotto è fumantina, lo sappiamo… Nina ha sicuramente preso da lei, e ormai sappiamo anche questo. Trunks si preoccupa di Hami, ma secondo me dovrebbe preoccuparsi più di sua suocera! XD

E Kian… devo aggiungere altro? Lascio parlare voi.

Intanto vi ringrazio infinitamente ancora una volta per essere qui a sostenermi, è importantissimo per me, davvero… vi adoro!

E dopo una settimana da schifo, la concludo pubblicando e non senza abbracciarvi forte, nessuno escluso.

 

Sweetlove
 

Ps. E' vero... mancano i disegni. Vi chiedo scusa, è un periodaccio, l'ispirazione scarseggia e soprattutto il tempo. Spero di potermi far perdonare un giorno. Per ora sono felice di riuscire a scrivere e pubblicare mano a mano almeno i capitoli della storia...
Capitemi!

 

 

 

   
 
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