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Autore: Hikari_1997    15/10/2021    2 recensioni
Avere un Dio quiescente all'interno del proprio corpo mette a dura prova le emozioni di Chuuya, sentire la sua voce disturbarlo quotidianamente è sempre più difficile.
In questi casi, è la vicinanza con Dazai e il suo potere che riesce a calmarlo.
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Atsushi Nakajima, Chuuya Nakahara, Osamu Dazai
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Ospedale, ore 21.15

La guerra contro Shibusawa era ormai finita, sebbene la Port Mafia ne era uscita vincitrice, le perdite erano state enormi.
Il commando guidato da Chuuya era stato annientato, Dazai ancora ricordava l’espressione di ira comparsa sul volto del partner, la furia di Arahabaki che aveva distrutto la cattedrale di pietre costruita dall’uomo, “Draconia”.
Chuuya lo aveva implorato di non fermarlo, e così aveva fatto, annullando l’effetto della sua forma impura solo quando la vita del partner era in pericolo.

Dazai aprì la porta della stanza dove riposava Chuuya, era riuscito a eludere i sistemi di sorveglianza piazzati da Koyou, quella donna sapeva essere molto iperprotettiva nei confronti del suo piccolo partner e, secondo lei, la sola esistenza di Dazai minava alla sua sicurezza.
Richiuse alle sue spalle la porta scorrevole, per poi avvicinarsi alla tendina dietro la quale si nascondeva il letto dove riposava Chuuya.

-Che ci fai qui? –
-Ah Chuuya, che modi sono di salutare il tuo salvatore? – chiese Dazai, sospirando teatralmente e sedendosi al lato del letto.
-Senti, sono esausto e di cattivo umore, non ho tempo da perdere con i tuoi giochetti, quindi vattene prima che chiami i medici- sentenziò freddo.
Dazai gli mise il broncio, che Chuuya era esausto lo vedeva benissimo, eppure tormentarlo era semplicemente troppo divertente e appagante, perciò, pizzicando il naso del ragazzo disse –Buu, Chu-Chu non è divertente-
Fece per ritrarre il braccio ma, contro ogni sua aspettativa o predizione, Chuuya gli afferrò di scatto il polso.
-Chuuya? –
Lo vide sospirare, i denti mordevano nervosi il labbro inferiore, le dita della sua mano destra si erano automaticamente intrecciate con quelle della sua mano sinistra.
-Non andare-
-Ohi, ohi; Chibi cerca di deciderti, vuoi che me ne vada o no? – chiese ridacchiando.
Vide nuovamente quell’espressione, la morsa sulla sua mano diventò più ferrea scaturendogli una smorfia.

-Silenzio-

-Eh? –
-Se stiamo così, allora quella cosa resterà in silenzio-
Fu in quel momento che Dazai capì.
“Quella cosa”, Arahabaki, il dio esiliato, la vera forma del potere di Chuuya; il ragazzo stava cercando sollievo nel suo potere di nullificazione.
-Ara, ara, che cagnolino problematico- sospirò Dazai, alzando la coperta e _sotto lo sguardo di uno sconcertato Chuuya_ accomodarsi vicino a lui per coprire poi entrambi.
Lo sentì avvicinarsi, le mani cercavano pezzi della sua pelle che non erano coperti dalle bende.
Dazai aveva permesso a Chuuya di vedere alcune delle sue cicatrici nel corso delle loro missioni insieme, dunque, allentò le bende sui polsi.
La mano destra si posò sulla fronte del ragazzo, mentre quella sinistra era stretta nella morsa dei polpastrelli di Chuuya.

-Hai sconfitto il nemico, riposa ora, Chuuya-
 
*****************
 
Quattro anni dopo.

Quella mattina Dazai aveva ricevuto un massaggio al quanto strano.
Era impegnato a rileggere il suo libro preferito, puntualmente ignorando le lamentele di Kunikida e abbandonando i fogli pieni di rapporti sul banco del suo povero sottoposto, quando quello strambo messaggio era arrivato.
 
“Vieni a casa mia questa sera sgombro, senza quelle stramaledette bende”
 
Sospetto, troppo sospetto; si era ripetuto più volte.

Aveva dunque requisito la macchina di Kunikida e, verso le 18 di sera era giunto di fronte al lussuoso stabile dove abitava Chuuya.
Parcheggiò l’auto e, dopo aver riletto per l’ennesima volta il messaggio, si intrufolò nell’appartamento del suo ex collega eludendo con facilità tutti i sistemi di sorveglianza.
Era stato invitato dal ragazzo, tuttavia Dazai era pur sempre un traditore per la Port Mafia, sebbene ora le due organizzazioni avevano una sottospecie di “Pace” o “Alleanza”.

Dopo aver tolto le scarpe ed aver appeso il cappotto vicino a quell’obbrobrio neanche degno di venir denominato cappello, camminò silenziosamente verso la camera da letto di Chuuya.
Aperta la porta, trattenne a stento una risatina nel vedere il partner accoccolato tra le lenzuola.
Si avvicinò cauto, nonostante sapeva perfettamente che Chuuya aveva captato la sua presenza –Ohi Chibi, è questo il modo di accogliere un vecchio amico? Sembri un burrito talmente sei-
Non finì la frase, perché una mano gli afferrò il polso, e venne scaraventato all’interno del letto.
-Ah! – atterrò con poca grazia sul materasso e, in pochi secondi, si trovò le braccia del ragazzo a circondare il proprio bacino.
-Dannato sgombro, ti avevo detto di non mettere quelle stramaledette bende- bofonchiò Chuuya, non lasciando spazio alle lamentele di Dazai e iniziando a sbottonargli la camicia.
-Chuuya? Che stai facendo? – chiese Dazai, confuso dall’attuale situazione.
Indietreggiò leggermente, ma venne prontamente fermato dal ragazzo, braccandolo nel letto, tremò nel sentire i polpastrelli del ragazzo sfiorargli la pelle della schiena, le bende sempre meno strette intorno al suo corpo, mentre la fronte di Chuuya si appoggiava nell’incavo del suo collo.
Dazai era completamente paralizzato, ringraziò il cielo che la camera era completamente al buio, altrimenti avrebbe avuto non pochi problemi nel fornire una soddisfacente spiegazione sul rossore presente sulle sue gote.
Sentì Chuuya sospirare.

-Silenzio-

Quella frase fece scattare una lampadina in testa a Dazai, adocchiando il ragazzo accoccolarsi meglio tra le sue braccia, sussurrò –Arahabaki? –
Chuuya mosse il capo in segno di assenso.
Non rilasciava la sua forma impura da quattro anni e ora, a causa delle lotte contro la Gilda e Shibusawa, era stato costretto a usarla due volte in pochi mesi.
Dazai allora, avvolse il corpo di Chuuya con le braccia, stringendolo a sé, ridacchiando al mugugno che il ragazzo si lasciò scappare.
-Potevi essere meno pragmatico nel messaggio Chu-
-Zitto sciupa bende-
Dazai sorrise –Dormi tranquillo, partner-
 
***************
 
Chuuya aprì piano gli occhi, la sua camera da letto era completamente avvolta nell’oscurità.
Adocchiò l’orologio digitale sul comodino, la luce verde indicava l'01.34 di notte, fece per voltarsi, tuttavia non riuscì a muovere un muscolo siccome era stretto nella morsa di due braccia avvolte intorno alla sua figura.
Alzò la mano, percorrendo la pelle del braccio sinistro, riconoscendo le cicatrici impressovi –Dazai? –
-Um Chibi, che ci fai sveglio? –
Dazai allentò la presa, permettendo a Chuuya di sedersi sul materasso, tuttavia al lamento di dolore, Osamu si sedette premendo una mano sulla fronte di Chuuya –Non vuole stare zitto eh? –
-Dio dei miei stivali- commentò Chuuya.

Chuuya odiava Arahabaki, odiava le urla che echeggiavano nella sua testa quando usava frequentemente la sua forma impura.
Lo odiava, perché l’unica persona in grado di attenuare quelle grida era Dazai.
Chuuya voltò lo sguardo verso l’interessato, notando con stupore che non indossava più i soliti vestiti d’ufficio, bensì una maglia a maniche corte nera e dei boxer blu.
Inoltre aveva tolto la maggior parte delle bende su braccia, gambe e forse anche il torso.
Vedendo Chuuya fissarlo in quel modo, Dazai spiegò –Chibi stava sbavando sulla mia camicia, così ho dovuto cambiarmi.
Fortunatamente tenevi ancora alcuni degli abiti che avevo lasciato qui anni fa, i pantaloni erano un po’ strettini perciò ho dovuto rinunciarci.
È stata un’impresa cambiarmi senza distogliere il contatto con te, non sei cresciuto ma il peso è aumenta- ouch! –
Chuuya gli aveva pizzicato la pelle della pancia al commento sull’altezza, spingendo Dazai a sdraiarsi nuovamente, con Chuuya sopra di lui.
-Crudele Chibi, CRUDELE- si lamentò lui –E si può sapere perché mi stai tastando la pancia? –
Chuuya aveva la mano sinistra ferma sullo stomaco di Dazai –Non so se è un’allucinazione causata da Arahabaki o se questi sono veramente addominali-
-Ah, crudele e pure scortese! –
Chuuya alzò gli occhi al cielo –Guarda che era un complimento, quando eri nella Mafia dovevo trascinarti di peso per fare esercizio fisico-
Dazai sospirò –Tutta colpa dei criminali che mi tocca arrestare.
Li becchi in flagrante di reato, pronto ad arrestarli, ma loro NO! Devono scappare facendomi correre per mezza Yokohama.
Ah! È veramente estenuante-
-Oh che tragedia- commentò sarcastico Chuuya.
-Enorme- rispose Dazai, per poi spingere nuovamente Chuuya verso di lui –E ora torna a dormire chibikko, i bambini e le persone basse devono riposare se vogliono crescere-
-Un’altra parola e rivelo a Kunikida due o tre trucchetti per farti lavorare seriamente-
Lo sentì stringere il tessuto della maglietta bisbigliando qualcosa simile a “Fedora irascibile”.

Chuuya sospirò, chiudendo gli occhi per tornare a dormire e, poteva giurarlo, prima di addormentarsi, gli parve di percepire la leggera pressione delle labbra di Dazai sulla sua fronte.

*******************

Agenzia dei Detective Armati, ore 11.24

-Ecco … Dazai-san? –
Dazai voltò svogliatamente lo sguardo verso il suo sottoposto, braccia incrociate dietro la nuca –Sì, Atsushi-kun? –
-Ecco … i suoi vestiti mi sembrano diversi da quelli che usa di solito- osservò lui, siccome il suo mentore sfoggiava dei jeans bianchi e un maglioncino di lana ocra.
-Contrariamente ai pettegolezzi Atsushi-kun, non ho vestiti in serie; ma se proprio ci tieni a saperlo … ho dovuto lavarli prima del mio giorno libero a causa di un piccolo contrattempo- spiegò tranquillamente –Ho soddisfatto la tua curiosità? –
Atsushi annuì –Um, le stanno bene comunque-

A quel punto qualcuno bussò alla porta facendo voltare i detective, ma gelarono all’istante quando, al posto di un nuovo cliente, sull’uscio vi era l’esecutivo della Port Mafia, nonché ex partner di Dazai, Nakahara Chuuya.

-Calmi, vengo in pace- li rassicurò Chuuya avanzando a passo spedito verso la scrivania di Dazai e piazzandovi una borsa di carta.
Sospirò sentendo la sicura della pistola di Kunikida –Ho detto che vengo in pace detective, metti via quel giocattolo prima che qualcuno si faccia male-
Dazai non trattenne un ghigno, annuendo a Kunikida –Tranquillo, è tutto sotto controllo-
-Cosa c’è in quella borsa? Non è una bomba vero? – chiese titubante Atsushi.
Chuuya alzò gli occhi al cielo –Ragazzo non ho intenzione di uccidere nessuno ok? Sono solo vestiti-
-Vestiti? – domandò Atsushi.
Kyouka alzò un lato della borsa di carta –È vero-
-Grazie chibi- cinguettò Dazai seguendo con lo sguardo il mafioso lasciare l’ufficio mentre la maggior parte dei suoi colleghi erano ancora fermi.
Completamente imbambolati nel fissare la borsa con i vestiti del detective perfettamente lavati e stirati.

-Ho dei sentimenti contrastanti su quanto è appena successo- disse Tanizaki.
-Tz- commentò Ranpo tornando a mangiare il suo lecca-lecca –Quei due hanno un modo tutto loro per flirtare-

***************

Le urla di Arahabaki si erano attenuate.

Nonostante ciò Chuuya sentiva di non essersi ancora ripreso, ragion per cui era da tre giorni che passava le sue giornate in ufficio a compilare moduli.
Girò la chiave nella serratura, pronto a sprofondare nel divano e affogare nel vino per non pensare al dio esiliato che gli causava un mal di testa grande quanto il Giappone intero.

-Ehilà Chibi-
Chuuya fece una smorfia vedendo Dazai spaparanzato sul suo divano.
-Perché quella faccia? –
-Perché non ho tempo per un secondo mal di testa- disse lui abbandonando mantello, scarpe e cappello per avanzare verso la cucina.
Meta che non raggiunse, perché sentì la mano di Dazai afferrargli il polso e attirarlo verso di sé, facendolo atterrare con poche cerimonie sulle sue gambe.
-Ohi sgombro che? –
Gli morirono le parole in bocca quando percepì le dita di Dazai solcare la pelle e infilarsi sotto i suoi guanti neri, scoprendo la mano destra per intrecciarvi le dita.
Dazai avvolse il bacino di Chuuya, facendolo appoggiare al suo petto mentre era impegnato a mordere il tessuto del secondo guanto, liberando anche la mano sinistra dalla sua morsa.
 
Silenzio.
 
Chuuya sorrise, intuendo il motivo che aveva spinto Dazai ad autoinvitarsi a casa sua.
-Grazie- sussurrò sistemandosi meglio tra le braccia del detective.
-Non c’è di che … Partner-
   
 
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