Ogni anno era Kuro quello più esaltato del compleanno di Kenma che il festeggiato stesso.
Kenma non odiava il suo compleanno, non era di certo una di quelle persone problematiche protagoniste delle serie tv adolescenziali, ma non ne era neanche esaltato.
Sì, adorava ricevere i regali, ma stare al centro dell’attenzione non era mai stata una delle sue cose preferite.
Da quando Kuro era entrato nella sua vita, Kenma aveva iniziato a vivere quella giornata quasi in ansia e in attesa tutto insieme.
Questo perché Kuro amava festeggiare e fargli regali, ogni anno trovava sempre un regalo particolare, qualcosa che lo stupiva del tutto e che gli faceva pensare “non sapevo neanche della sua esistenza, ma come ho fatto a vivere senza di esso?”, simbolo che il corvino lo conosceva meglio di se stesso. Tuttavia, essere amico di Kuro, voleva anche dire accettare i suoi auguri urlati nei corridoi della scuola piena di gente e le feste improvvisate negli spogliatoi della palestra scolastica.
Ogni anno, quindi, Kenma non poteva fare altro che aspettare con trepidazione il regalo del suo amico, perché sapeva già che l’avrebbe stupito, ma doveva anche vivere con l’ansia di non sapere quale imbarazzante situazione avrebbe vissuto.
Per i suoi diciassette anni, Kuro si presentò a casa sua alle nove del mattino. Un’enorme eresia se si considerava che era domenica.
Il più piccolo fu svegliato dalla voce un po' troppo euforica del corvino che gli cantava la canzone “tanti auguri”.
Kenma mugugnò qualcosa di incomprensibile e si nascose sotto il cuscino.
Nonostante la barriera, sentì comunque la fine della canzone e la conseguente risata del suo amico. Dopodichè sentì il materasso muoversi e capì che l’altro si era seduto vicino al suo fianco mentre affermava –Dai alzati, altrimenti faremo tardi per il tuo regalo.
Quella frase fece spostare il cuscino dalla propria testa mentre gli lanciava uno sguardo curioso.
Kuro aveva in volto il sorrisetto di chi sapeva bene quali fossero le frasi da dire per fargli fare qualcosa, poi gli porse il pacco che aveva tra le braccia.
Kenma lo afferrò subito e iniziò a scartarlo curioso, solo per trovarci dentro… -Un vestito?
-Non è un vestito, è un cosplay.
Kenma alzò la testa di scatto, sempre più confuso –Cosa?
-Andiamo alla fiera del fumetto, ho i biglietti vip.
Gli occhi di Kenma, già enormi di suo, si fecero ancora più grandi –Ma i biglietti vip sono finiti in cinque minuti dopo che li hanno messi in commercio!
-In quei cinque minuti avrei potuto uccidere un uomo per averli se solo mi avesse superato.
Kenma rise, poi si alzò –Allora sbrighiamoci, l’ingresso è alle dieci!
Nell’ora successiva, dopo che Kenma si fu lavato, mangiarono per colazione la torta che i genitori di Kenma gli avevano preparato e, subito dopo, Kuro aiutò Kenma a indossare il suo nuovo cosplay di Link. Gli mancava solo la parrucca ma, considerando che quasi tutti i capelli di Kenma erano biondi, gli bastò farsi aiutare da sua madre per farsi la stessa acconciatura.
Finalmente pronti, si avviarono all’ultimo giorno della grande fiera del fumetto che facevano a Tokyo e gli occhi di Kenma brillarono tutto il giorno.
Kuro non gli regalò solo il cosplay, ma con i biglietti vip avevano accesso a pochi minuti di chiacchiere con gli ospiti della fiera e tra questi c’erano: uno dei programmatori del nuovo gioco di Zelda e persino il doppiatore di Link.
Grazie al suo cosplay, Kenma non solo riuscì a parlare con loro ma persino a farsi una foto e a ricevere un autografo direttamente sulla stoffa del vestito.
Fu, probabilmente, il giorno più bello della sua vita.
Mentre tornavano a casa Kuro stava portando l’enorme borsa con tutti i gadget che il ragazzo si era comprato in fiera, mentre il festeggiato non faceva altro che continuare a guardare le foto che aveva sul cellullare, sia quelle che aveva fatto con i due vip, sia quelle con Kuro.
Si soffermò su quest’ultime e sulla propria figura: aveva le guance rosee, gli occhi luminosi e un vero sorriso in volto. Si chiese quante altre volte fosse stato così felice e si rispose che succedeva solo quando era in compagnia di Kuro.
Fu distratto dai suoi pensieri quando Kuro si fermò al suo fianco, alzando lo sguardo Kenma si rese conto che erano arrivati di fronte le loro case.
Il corvino gli sorrise e disse –Spero tu ti sia divertito.
Kenma lo fissò, poi i suoi occhi iniziarono a farsi lucidi.
L’espressione di Kuro cambiò passando dalla felicità e spensieratezza alla preoccupazione totale.
-Ho fatto qualcosa di sbagliato?- si affrettò a chiedere subito dopo, mentre poggiava la borsa a terra e gli si avvicinava per dargli conforto.
Kenma scosse il capo mentre si asciugava gli occhi, tirò su con il naso e rispose in un mormorio –è stato il compleanno più bello della mia vita, sono così felice!
Kenma sentì Kuro rilasciare un sospiro tremolante e stringerlo nel suo abbraccio, rispondendo –Mi hai spaventato, non fare mai più una cosa simile.
-È che… sei fantastico, io non ho mai fatto nulla di così bello per te- rispose con voce soffocata mentre si stringeva contro il suo petto.
Kuro rise ancora, gli baciò la testa e lo rassicurò –Tu mi rendi felice ogni giorno rimanendo al mio fianco.
E fu in quel preciso momento che le cose cambiarono. Probabilmente lo sapevano già entrambi da diverso tempo, ma Kenma aveva avuto bisogno di quella giornata e di quelle parole per capire quanto amasse Tetsuro.
Alzò la testa e lo baciò. Non l’avevano mai fatto ma sembrava così giusto da far male. Fu un semplice e lungo tocco di labbra, poi Kenma si staccò e fissò il più alto alla ricerca di un segno che gli facesse capire di aver fatto una cazzata e di aver appena rovinato tutto. Tuttavia, Kuro lo stava fissando con il fuoco negli occhi e non perse tempo a mettergli una mano dietro la nuca e spingerselo di nuovo contro.
Il bacio che ne seguì fu più caldo e bagnato, ma nulla di troppo esagerato. Durò un tempo indefinito e, quando si staccarono del tutto, Kenma aveva il volto talmente rosso e caldo da far sorridere il corvino.
-Buonanotte e, ancora, buon compleanno gattino- sussurrò accarezzandogli una guancia liscia e calda.
-‘Notte- balbettò in un mormorio quasi inudibile.
Prese la borsa con i suoi gadget e si diresse verso la propria casa, lo accompagnavano mille farfalle nello stomaco e la voglia che fosse subito il giorno successivo per potersi rivedere.
Decise di salvare nei suoi ricordi permanenti quella giornata, con la consapevolezza che quello era stato il compleanno più bello che Kenma avesse mai avuto.