Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: _leviackerwoman_    17/10/2021    1 recensioni
Ha scorto nei loro occhi una forza vitale che lui stesso aveva provato da giovane, la rabbia che solo chi ha visto l'inferno può comprendere, la paura e con essa il coraggio di chi sarebbe disposto a dare la propria vita per una causa maggiore. Tutti i presupposti promettono bene e, forse per la prima volta, Erwin sente di poter correre il rischio di essere ottimista.
Spinto da tali sentimenti si dirige in quella che a tutti gli effetti è stata arredata come sala, salvo poi pentirsi di aver varcato la porta non appena si ritrova nel pieno di una guerra che ha già mietuto delle vittime.
Genere: Comico, Demenziale, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Erwin Smith, Levi Ackerman
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quella dei membri del Corpo di Ricerca è una vita all'insegna del pericolo: ogni giorno potrebbe essere l'ultimo, ogni nuova spedizione potrebbe decretare la fine di molte giovani vite ma nonostante questo, con non poca sorpresa degli istruttori e dei comandanti di ciascun Corpo, ogni anno sono in molti ad arruolarsi, spinti dal desiderio di conoscere la libertà, dal bisogno di rivalsa sulle proprie famiglie ed eliminare la minaccia dei giganti dal mondo che conoscono.
Il Corpo di Ricerca ha recentemente accolto tra le proprie fila alcuni tra i migliori soldati che si sono distinti nel 104° Corpo di Addestramento reclute: Eren Jaeger, Mikasa Ackerman, Armin Arlert, Jean Kirschtein, Sasha Blouse e Connie Springer. Gli stessi soldati, sotto il controllo forzato di Levi Ackerman e guidati dal Comandante in persona Erwin Smith, hanno trovato riparo in un castello ormai disabitato e adibito a quartier generale, durante una ricognizione al di fuori delle Mura.
Come ci si aspetta da un castello pressoché in rovina ma non a sufficienza da crollare, le condizioni in cui versa quest'ultimo non sono delle migliori eppure questo non basta a scoraggiare il Capitano: armato di strofinacci di fortuna, fazzoletti per coprirsi naso e bocca, secchi e all'occorrenza bastoni da utilizzare prettamente sugli sfaticati, Levi ha messo ben in chiaro le proprie intenzioni.

«Ascoltate, mocciosi. Al mio ritorno pretendo di vedere brillare questo posto di merda. Se così non dovesse essere sarà mia premura farvi usare le lingue per lucidare il più piccolo anfratto di questa topaia. Pregate che io mi limiti solo a questo. Muovetevi.»

Bastano queste poche ma efficaci parole a far sparire dal viso di Connie la leggera smorfia comparsa appena visto l'abbigliamento di Levi: la giacca nera ha lasciato il posto a una semplice camicia bianca, mentre due foulard gli coprono rispettivamente capelli, naso e bocca; il bastone che impugna osservando ciascun ragazzo e ragazza è sufficiente per incutere timore ai presenti, i quali rompono le righe dopo aver visto Levi lasciare la stanza. L'effetto della minaccia dura più del previsto ma non abbastanza da impedire che all'interno di quelle quattro mura scoppi il caos.

Malgrado le condizioni fatiscenti, il temporaneo quartier generale dispone di una stanza che originariamente doveva essere un ufficio e ad Erwin sta più che bene; non intende trascorrere più tempo del necessario in quel posto, occorre solamente una veloce organizzazione della prossima spedizione, uno studio più accurato del territorio circostante e infine la ricerca di nuovi punti di appoggio per ampliare il raggio di azione.
Le mappe posizionate sulla scrivania impolverata e l'espressione corrucciata di Erwin non lasciano alcun dubbio: per il momento la ricerca non sembra aver portato alcun progresso. L'uomo dagli occhi azzurri sospira per la terza volta mentre si lascia cadere sullo schienale della poltrona, sollevando una quantità di polvere sufficiente a far venire i capelli bianchi a Levi, deciso almeno per un istante di prendersi una pausa.
Ciò che lo rincuora e a cui pensa, camminando per il lungo corridoio in pietra, sono le fiamme che ha visto ardere negli occhi delle nuove reclute la sera della cerimonia. Ha scorto nei loro occhi una forza vitale che lui stesso aveva provato da giovane, la rabbia che solo chi ha visto l'inferno può comprendere, la paura e con essa il coraggio di chi sarebbe disposto a dare la propria vita per una causa maggiore. Tutti i presupposti promettono bene e, forse per la prima volta, Erwin sente di poter correre il rischio di essere ottimista.
Spinto da tali sentimenti si dirige in quella che a tutti gli effetti è stata arredata come sala, salvo poi pentirsi di aver varcato la porta non appena si ritrova nel pieno di una guerra che ha già mietuto delle vittime. Riconosce la testa di Connie semi-svenuto a fare da cuscino a Jean, il quale sta lottando per togliere dalla bocca di Sasha due patate ancora ricoperte di terra.
Il tutto accade sotto gli occhi di Armin, sull'orlo di un pianto trattenuto soltanto perché è troppo occupato a bloccare Eren, che cerca in ogni modo possibile di colpire Jean usando un bastone –Armin spera con tutto il cuore che non l'abbia sottratto a Levi, non vuole scoprire fino a che punto possano spingersi le minacce del Capitano e nemmeno il suo bastone–. Mikasa osserva distrattamente la scena fingendo di trovarsi in tutt'altro luogo e continuando nel frattempo a ripulire le superfici che sono state il campo di battaglia fino a pochi attimi prima.
È risaputo quanto sia coraggioso il Comandante Erwin, chiunque fino alla capitale reale lo ammira e detesta per tale ragione; davanti a quello spettacolo, tuttavia, non osa proferire parola e indietreggia fino ad uscire dalla stanza, nonostante le suppliche appena udibili di Connie, ancora stordito e sepolto questa volta da Eren.

Compie i pochi passi che separano la sala dalla camera –di cui si è appropriato Levi– nel tentativo di rimuovere la scena a cui ha appena assistito; ha in mente di illustrare al moro una possibile formazione per la prossima spedizione, eppure poco prima di bussare per tre volte alla porta ci ripensa. Solo per un momento Erwin vorrebbe parlare con Levi, quell'unico punto saldo della sua vita, mettere momentaneamente da parte la guerra, i giganti e le morti e passare anche solo un istante in compagnia del più piccolo. Ha trovato in Levi un ottimo ascoltatore e nel momento del bisogno un perfetto consigliere, capace di placare quei conflitti interiori che ogni giorno non gli lasciano scampo. È un tipo di poche parole, Levi, nonostante ciò Erwin ha imparato a fidarsi dei suoi consigli, quando li riceve, e ancora di più ha imparato a capire il significato di ogni sua reazione, smorfia e persino tono di voce. Per quanto Levi cerchi di nasconderlo, è ormai diventato un libro aperto agli occhi di Erwin.
Tre colpi. Il Comandante bussa alla porta. Nessuna risposta.
Di nuovo tre colpi, di nuovo nessuna risposta.

«Levi?»

Per la seconda volta quel giorno Erwin apre una porta e per la seconda volta si pente di averlo fatto.


Levi si è chiesto spesso come sarebbe stato aver potuto scegliere deliberatamente il proprio destino –quello di entrare nell'armata Ricognitiva gli era stato velatamente imposto– ma per un ragazzo nato e cresciuto nella città sotterranea, è da considerarsi un onore essere stato scelto da Erwin Smith in persona. Certo, le incomprensioni iniziali avevano fatto nascere il rischio che uno dei due finisse ammazzato per mano del secondo, ma sorvolato quel leggero intoppo Levi aveva messo la sua vita nelle mani del Comandante senza esitazione. Entrambi, col passare degli anni, hanno imparato a conoscersi sotto molti aspetti, non così tanto da risultare sconvenienti per un comandante e un capitano, ma abbastanza da legarsi in un modo che va ben oltre l'essere commilitoni. Questo flusso di pensieri accompagna Levi fin da quando ne ha memoria, per tale motivo decide che nulla potrebbe costringerlo a farsi vedere da Erwin in quello stato; quest'ultimo, del parere completamente opposto al suo, decide di entrare nella stanza finendo così per vedere due sedie per terra, una delle quali già rotta, fogli vari e un fazzoletto sparsi a terra e Levi aggrappato in malo modo all'anta dell'armadio, lo straccio stretto tra le dita e gli occhi sbarrati fissi su un punto del pavimento. Tale punto ha due occhi neri, due orecchie tonde, una coda e lo sguardo fisso in quello dell'uomo più forte dell'umanità, ma che in quel momento è solo quello più terrorizzato.
Levi non ha mai trovato troppe difficoltà nell'affrontare i giganti –almeno, è ciò che ci si aspetta da colui che è stato ribattezzato come il soldato più forte dell'umanità–, la loro stazza, per quanto enorme, ne rallenta la velocità di azione, dando così al corvino la possibilità di sferrare un attacco mortale ogni qualvolta si trovi ad affrontarne uno o più.

L'ironia della sorte vuole che l'unico punto debole del Capitano siano i topi e che il Comandante abbia scelto un castello in mezzo a quegli esseri di merda come quartier generale. Ovviamente Levi non ammetterebbe mai di essere terrorizzato dai topi, da quei piccoli roditori che in barba alle loro dimensioni ridotte riescono a sgattaiolare via e a sfrecciare da un anfratto all'altro senza alcun problema, schivando sedie, bastoni –Levi deve averne una scorta segreta– e cianfrusaglie varie trovate durante le pulizie. La sola idea di sentirsi quelle luride zampe addosso e addirittura infilarsi all'interno dei vestiti, o peggio ancora di essere morso da quei denti così schifosamente sporchi fa rabbrividire visibilmente Levi, sempre ancorato all'armadio.

«Erwin, non osare dire mezza parola o ti spezzo le gambe.»
«Sei rimasto lì per tutto questo tempo? Non potevi uscire?»


Risolto il problema del topo grazie a Erwin, a Levi non rimane altro che perdere la dignità e trattenersi dal mettere le mani al collo del suo superiore; il più alto non cerca nemmeno di nascondere il sorriso estremamente divertito e che presto potrebbe sfociare in una fragorosa risata, ma per evitare ripercussioni di qualunque tipo preferisce dissimulare e sollevare una mano in un gesto di scuse. Sul suo volto ritorna l'ormai conosciuta espressione seria e imperscrutabile una volta lasciata la stanza e il rispettivo abitante, impegnato in una doppia sessione di pulizie per eliminare il lerciume lasciato dalle scarpe dell'uomo e dai resti del topo. Scoprirà solo più tardi il risultato della battaglia scoppiata a pochi metri di distanza per un motivo che a lungo rimarrà un mistero.


Prima di lasciare l'ufficio temporaneo e raggiungere il resto della squadra per la cena, Erwin inizia a preferire l'idea di uscire a cercare un gigante, piuttosto che correre il rischio di aprire una terza porta.



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Buona domenica! Non so esattamente che cosa mi abbia spinta a tornare qui con questa OS demenziale, sarà perché volevo portare un po' di allegria prima di terminare la storia in corso che di allegro ha ben poco. A parte questo, temo di essere sfociata un po' nell'ooc ma col tempo spero di migliorare!! (Onestamente parlando non ho ancora finito la quarta stagione, quindi avrò modo di migliorarmi sul carattere dei personaggi).
   
 
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