Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: _leviackerwoman_    19/10/2021    2 recensioni
I minuti che trascorsero intenti a scavare l'uno negli occhi dell'altro, quelli in cui Levi cercava di far capire mentalmente a Erwin cosa sarebbe successo se avesse aperto bocca ed Erwin che dal canto suo ripensava ancora a quella risata, ebbe fine nel momento in cui uno stralcio della discussione dei più giovani arrivò alle orecchie di entrambi, in particolar modo a quelle del Capitano.
Genere: Comico, Demenziale, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Erwin Smith, Levi Ackerman
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nella periferia del distretto di Trost, durante una delle inusuali notti in cui il cielo era privo di nuvole e consentiva di far ammirare le piccole stelle splendenti, protetti però dagli alti alberi, parte del Corpo di Ricerca si era radunata attorno al fuoco; avevano deciso di consumare una cena a base di carne e alcolici che in un'altra occasione avrebbero evitato quasi tutti. Quella, però, era un'occasione speciale. Almeno così aveva detto il Comandante Erwin, senza mai aggiungere come avesse fatto a scoprire il giorno della nascita di Levi. Certo, quest'ultimo aveva evitato che il Comandante chiacchierone riferisse al resto della squadra la sua età, ma non era stata comunque una vittoria soddisfacente, non quando si era ritrovato sotto osservazione di tutti quegli imbecilli dai sorrisi imbarazzanti e irritanti.
Nonostante detestasse essere al centro dell'attenzione, gli era sembrato sgarbato dare voce ai suoi pensieri e dire che quella cena così assurda sarebbe stata una perdita di tempo, oltre che l'ennesima occasione per quei merdosi di fare baccano, perciò aveva accettato a malincuore. Il fatto che Erwin fosse rimasto a fissarlo con quel suo sorriso da doppio imbecille fino a farlo accettare, era solo un mero dettaglio.

«Caposquadra Hange, non sarebbe meglio lasciare quel bicchiere e andare a riposare? Mi sembra troppo vicina al fuoco.»

Sasha fissò incerta la donna che a stento riusciva a mantenersi in piedi; se fosse andata a dormire avrebbe potuto appropriarsi della fetta di carne lasciata incustodita qualche minuto addietro. Con quei suoi movimenti bruschi rischiava solo di versare del vino nel piatto, e Sasha detestava il vino. Ancora di più sprecare il cibo, però.

«Per stasera puoi darmi del tu, ascia. Fascia. Natasha. Com'è che ti chiami?»
«Sasha, Caposquadra.»
«Oh giusto, io che cosa ho detto?»


La conversazione senza capo né coda venne interrotta solamente per darne inizio a un'altra, se possibile, persino peggiore.

«Hai sentito, Eren? Perché non prendi il posto di Hange? Se dovesse finire nel fuoco perderemmo il cervello di questa squadra, tu invece hai già i neuroni bruciati, di conseguenza non sarebbe una grande perdita.»

Apparve evidente agli occhi di tutti che Jean, il quale aveva poco prima commentato lo stato di ebbrezza di Hange, fosse il primo ad aver abbandonato la sobrietà; tutto questo invece Eren non lo aveva afferrato, così i due ricominciarono con uno dei loro infiniti battibecchi.


Per la squadra erano rari i momenti in cui potevano permettersi di abbassare la guardia e comportarsi semplicemente da ragazzini quali erano; ancor più rari lo erano per Levi, la cui vita era stata segnata da solitudine e tristezza. Guardò il quartetto di ragazzi pericolosamente vicini al piccolo falò, fomentati dalle risate dei loro compagni, dalla penombra di una quercia; da quella postazione era sicuro che nessuno si fosse accorto della risata, seppur breve ma sincera, alla quale si era lasciato andare per soli pochi attimi. Le esperienze passate gli ricordarono che quel quadretto si sarebbe potuto infrangere da un momento all'altro e senza che potesse farci qualcosa, nonostante ciò quei mocciosi di merda erano riusciti a guadagnarsi prima il suo rispetto e dopo persino ciò che più si avvicinava all'affetto, mascherato da continui insulti, minacce e talvolta pestaggi.
Si riscosse dal flusso di pensieri in tempo per sentire gli occhi di Erwin bruciargli addosso e, stando a quanto traspariva da quel mezzo sorriso e da quel particolare bagliore che gli illuminava gli occhi azzurri, doveva aver visto tutto. Fu allora che Levi si affrettò a far comparire sul proprio viso l'ormai conosciuta espressione impenetrabile, con la sola differenza che Erwin scorse in aggiunta il leggero rossore delle sue gote, causate dall'essere stato visto in quel momento di debolezza –umanità, avrebbe detto Erwin, unico testimone di quel suo lato e di molti altri che riservava solamente a lui–.
I minuti che trascorsero intenti a scavare l'uno negli occhi dell'altro, quelli in cui Levi cercava di far capire mentalmente a Erwin cosa sarebbe successo se avesse aperto bocca ed Erwin che dal canto suo ripensava ancora a quella risata, ebbe fine nel momento in cui uno stralcio della discussione dei più giovani arrivò alle orecchie di entrambi, in particolar modo a quelle del Capitano.

«Del resto che cosa vuoi che capisca uno come te? Non avrete il cervello più grande di una nocciolina, voi nani di merda.»

Il silenzio fece capolino in quel punto del bosco quando si udì un sonoro sospiro, di quelli che avrebbero fatto rizzare persino i peli dei giganti, se ne avessero avuti –il gigante bestia era tutt'altra storia–. Levi si alzò e a passo lento si diresse verso Jean, così da non farsi sentire dal malcapitato; gli occhi ridotti a due fessure e le labbra serrate non lasciarono alcun dubbio su quali fossero le intenzioni del Capitano.

«Sei davvero così ansioso di scoprire come si cammina sulle ginocchia, faccia di cavallo?»


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Ennesima OS (questa volta ho cercato di non dilungarmi troppo) all'insegna del demenziale e con qualche accenno Eruri, come sempre del resto. Approfitto degli ultimi momenti di libertà che mi rimangono prima di tornare a vivere per il lavoro, solo per postare queste assurdità che mi vengono in mente nei momenti meno opportuni. Mi scuso per eventuali errori che sicuramente mi saranno sfuggiti e a presto!
   
 
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