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Autore: Aineys    19/10/2021    2 recensioni
"Quanto ti odio!"
"Sappi che la cosa è reciproca"
"Vedi?! Parlavo proprio di questo! Sei sempre cosi altezzoso e frigido, anzi no ma che dico, sembra che tu abbia una scopa infilata dritta su per il culo!"
Sasuke avvampò sorpreso.
Come si permetteva quello spudorato?!
"Usuratonkachi! Non permetto di certo ad uno sfacciato come te di venirmi a fare la predica!
E poi non è che se non vado dietro a qualsiasi essere vivente di sesso femminile, vuol automaticamente dire che io sia frigido.
Come se poi tu sapessi cosa significa..." lo rimbeccò alterato.
NaruSasu / accenni ShiIta
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Itachi, Shisui/Itachi | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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"Nii-san!"

Urlò il piccolo Sasuke correndo tutto trafelato in direzione di Itachi, il quale leggermente sorpreso, abbassò lo sguardo ritrovandosi il suo adorato otouto abbarbicato contro le proprie gambe affusolate, in cerca di attenzioni e coccole, come un piccolo gattino. 

Shisui sghignazzò appena, attirando su di sé l'attenzione del piccoletto. 

Sasuke lo guardò curioso.

 Aggrottò appena le sopracciglia, chiedendosi cosa di tutta quella situazione lo stesse facendo divertire. 

Quindi sbirciò il volto di Itachi, per vedere se anche lui stesse ridendo trovandolo leggermente seccato. 

"Non guardarmi così. Non ti dona per nulla quell’espressione, lo sai vero? abbassò gli occhi in direzione del piccoletto, e sorridendogli intenerito arruffò appena la sua chioma corvina Neh Sasuke-chan, cos'è quel broncio? Né hai per caso combinata un’altra delle tue? Mattaku, che ragazzino pestifero!" proruppe fintamente contrariato Shisui, le labbra piegate in un ghigno vagamente canzonatorio. 

Sasuke gonfiò le guance offeso. 

"Huh, ma per chi mi hai preso?! Forse ti starai confondendo con quello stupido usuratonkachi. E comunque smettila di dare fastidio al mio nii-san! Non vedi che non ti sopporta più?!" lo rimbrottò nascondendosi dietro Itachi, leggermente punto sul vivo.

Shisui lo trattava sempre come un moccioso, umiliandolo ogni volta davanti al suo fratellone, oltretutto. 

In più doveva ammettere di essere un po' geloso: anche lui voleva prendere parte alle loro uscite, ma Itachi diceva sempre che lui si sarebbe solo annoiato, essendo che queste uscite non erano altro che incontri di gruppi di studio Shisui stesso molte volte aveva specificato quanto fossero noiose tuttavia non poteva non mettere il broncio ogni volta che lo abbandonavano a se stesso, mentre andavano a divertirsi loro due– tutti soli, soletti.

Insomma, non era giusto. 

Anche lui voleva divertirsi assieme al suo nii-san.

"Usura che? E chi o cosa sarebbe?" 

La voce leggermente perplessa di Shisui lo riportò alla realtà. Voltò la testa stizzito, ben intenzionato a non rispondere, ignorando completamente la domanda beota di suo cugino.

Itachi ridacchiò appena, ma si ricompose subito.

"Otouto! Non è carino quello che hai detto… lo sai che è da maleducati parlare così dei propri compagni” lo rimproverò il più grande tentando di darsi un tono e fallendo miseramente quando vide il suo otouto abbassare la testa afflitto, quindi addolcì un poco lo sguardo, dandogli un affettuoso colpetto sulla fronte.

Shisui alzò gli occhi al cielo, schioccando un'occhiataccia in direzione dei due.

Ah ‘Tachi, quella peste maligna sarà la tua rovina.

Era inevitabile, e Shisui lo sapeva bene.

"Non è che sareste così gentili da spiegare anche a me?" borbottò allora sarcastico, cercando di inserirsi anche lui in quella commovente conversazione tra fratelli, ignorando il proprio orgoglio ferito, imponendosi di rimanere calmo alla vista di tutte le attenzioni che il piccolo Sasuke riceveva da Itachi.

Sorprendentemente Sasuke prese parola. 

"Hn, non hai mai incontrato l’usuratonkachi, se chiami me pestifero. Tu Shisui non ti rendi conto di quello che combina.

Passa tutte le sue giornate a dare fastidio, cercando di attirare l'attenzione di tutti, quel dobe! Sai cosa ha combinato l'ultima volta? È entrato nell'ufficio di Sarutobi-sensei e lo ha pitturato tutto. Ma soprattutto quello stupido non fa altro che sfidarmi… come se poi potesse essere al mio livello! In più è davvero un usuratonkachi perché dopo aver perso la sfida viene a dirmi che sono un arrogante c'è ma ti rendi conto? Io… arrogante… ma per piacere. Insomma è proprio un perdente ma vuole fare il figo. 

Che poi poverino, mi fa anche un po' pena ma... aia nii-san… perché mi hai colpito?" 

Itachi lo fulminò con uno sguardo. 

"Penso che tu abbia già dato abbastanza aria alla bocca, otouto."

Sasuke abbassò lo sguardo, le labbra nuovamente imbronciate. 

Shisui si lasciò sfuggire un sorriso intenerito. 

"Ah 'Tachi non essere troppo duro con Sasuke… effettivamente questo ragazzino dev'essere proprio una peste. Perdonami Sasuke-chan, mi sono sbagliato." 

Il piccoletto si illuminò.

"Non preoccuparti Shisui-nii, visto nii-san? Anche lui mi dà ragione e dice che è un usuratonkachi!" 

Itachi scosse la testa, afflitto.

 "Infatti siete entrambi due usuratonkachi." 

A Sasuke cadde la mascella, e guardando risentito il suo nii-san sgusciò via offeso, senza dire una parola. 

Sentì la risata di Shisui riecheggiare dietro di sé, ma non si scompose minimamente, continuando impettito la sua sceneggiata.

Non riusciva a crederci!

Non solo lo pungolava ripetutamente  in classe, ma era addirittura riuscito a guadagnarsi il rispetto di suo fratello? 

Hn, ma il suo nii-san non sapeva quello che gli diceva. 

No, lui non voleva sentire ragioni… non importava se gli dava continuamente del teme, oppure se la prima volta che si erano incontrati lo avesse addirittura scambiato per una disgustosa femmina...   insomma un vero e proprio oltraggio, si ritrovò a pensare Sasuke, arrossendo appena. 

Si poteva essere più stupidi di così? 

Era naturale che poi lui avesse iniziato a chiamarlo usuratonkachi… Non lo aveva detto ad anima viva no, nemmeno a suo fratello, perché se ne vergognava troppo… da morire.

Quel dobe!

Involontariamente il ricordo riaffiorò alla sua mente... 

 

***

                           

Sasuke era tutto agitato. 

Quello sarebbe stato il suo primo giorno di scuola alla prestigiosa accademia che anche il suo adorato nii-san aveva già frequentato.

Sua madre, Mikoto, non era da meno. 

Per l'occasione infatti si era premurata di vestirlo il più elegante possibile, gli aveva pettinato per bene i capelli, lasciando che le due ciocche nere più lunghe gli ricadessero sul volto etereo, mentre quelle restanti erano state tirate indietro con del gel, dandogli un'aria un po' più sbarazzina. 

Certo Mikoto voleva che suo figlio fosse elegante, ma non da sembrare conciato come un vecchio decrepito.

 Era proprio soddisfatta del suo operato: i suoi figli erano proprio dei bei bambini, in realtà come un po' tutti gli Uchiha in generale… Avevano dei tratti molto delicati, quasi femminili e a lei non dispiaceva affatto. 

Dopo le solite raccomandazioni, ed essersi assicurata che stesse bene… lo salutò, augurandogli una buona giornata, lasciandolo solo in mezzo a tutto quel marasma di bambini.

Sasuke improvvisamente si pietrificò sul posto.

Non era abituato a stare da solo, in genere con lui vi era sempre Itachi… quindi preso dallo sconforto sentì gli occhi pizzicare, seguito da un forte ed impellente desiderio di correre via, scappare e tornare a casa con sua madre. 

Peccato che Mikoto fosse già andata via.

Si impose di mantenere un certo autocontrollo, dopotutto suo padre si sarebbe alquanto risentito se fosse venuto a sapere da qualche genitore o peggio da qualche sensei che suo figlio fosse un gran piagnucolone.

Inoltre se lo avesse detto a Madara…

 Sasuke deglutì, tremando leggermente.

Suo nonno, Madara Uchiha, era un uomo persino più austero di suo padre, e il che era tutto dire!

Si schiaffeggiò le piccole manine sul viso, in un disperato tentativo di controllarsi.

Lui era un Uchiha. 

E pertanto doveva comportarsi come  tale.

"Naruto, vieni subito qui! 

Smettila subito o giuro che lo dico a tuo padre, -dattebane!"

Sasuke sussultò impaurito.

Si voltò leggermente scosso, ritrovandosi davanti un ragazzino dalla sgargiante capigliatura bionda correre pericolosamente nella sua direzione, inseguito da una donna dai lunghi capelli rossi. 

Il ragazzino infatti era troppo impegnato a dire qualcosa verso quella che Sasuke suppose essere la madre, da non rendersi conto di nient'altro. 

L'Uchiha tentò di spostarsi ma fu uno sforzo vano in quanto quello stupido ragazzino cozzò contro di lui ugualmente, facendolo sbilanciare e cadere rovinosamente a terra.

La madre di quello squinternato li raggiunse nell'immediato e prontamente aiutò entrambi a rimettersi in piedi, scusandosi con Sasuke per la goffaggine e maleducazione del figlio.

"Sono immensamente dispiaciuta. 

Spero che tu non ti sia fatta male! Naru chiedi subito scusa.

 Ah dattebane, possibile che debba dirti tutto io?!"

L'Uchiha aggrottò le sopracciglia. 

Possibile che avesse capito male…?

Il ragazzino biondo che da quanto aveva capito doveva chiamarsi Naruto arrossì appena e borbottò qualcosa che Sasuke non capì. Questi dovette capirlo, perché alzò appena la voce.

"Mi dispiace tantissimo di averti fatta cadere a terra… e p-per farmi perdonare posso chiederti come ti chiami? … Sai… sei… sei molto… carina" borbottò imbarazzato, abbassando subito lo sguardo per non far vedere il rossore che aveva subito imporporato le sue guance. 

Sasuke in un primo momento non comprese. 

Dopodiché, quando il suo cervello ebbe registrato l'informazione si sentì prepotentemente avvampare fino alla punta dei capelli neri, e si ritrovò a indietreggiare oltraggiato, leggermente tremante.

La madre del ragazzo aggrottò appena le sopracciglia.

 Era alquanto perplessa…

Certo suo figlio era un bambino estremamente diretto a volte anche troppo ma quella le sembrava una reazione davvero esagerata. 

Sasuke boccheggiò un po' prima di riuscire a far uscire la voce.

Si sentiva tremendamente umiliato.

Non si era mai vergognato così tanto in vita sua… insomma si vedeva che era un maschio, e che cavolo!

Prese un profondo respiro doveva rimanere calmo o non sapeva che cosa avrebbe potuto fare a quello stupido usuratonkachi riuscendo a sillabare, o meglio rantolare, solo poche sillabe:

"Mi…mi chiamo Sasuke, e s-sono un m-maschio… " abbassò la testa imbarazzatissimo, non riuscendo a reggere oltre l’umiliazione. 

Era sicuro di essere diventato verdognolo… 

"Cosa?! Sei… sei un maschio?!" urlò sconvolto Naruto, fissandolo con occhi sbarrati, totalmente sbigottito.

Effettivamente ora che lo guardava meglio lui era vestito da maschio… tuttavia i tratti del viso, così dannatamente delicati eterei la carnagione così pallida e… e quei capelli neri così morbidi e setosi lo avevano confuso, tratto in inganno, e portato a pensare che fosse una bambina.

E poi anche sua madre lo aveva appellato al femminile, quindi non aveva minimamente pensato all'eventualità che potesse essere un maschio.

E quel che era peggio... aveva detto che lo trovava carino. 

E il che era anche vero, ma lei, lui era un maschio.

Naruto voleva morire.

Voleva morire, e subito.

"Oh ci dispiace tanto… sai hai un viso proprio delicato… e sei davvero molto grazioso… per questo non ci aspettavamo che fossi un ragazzo…spero tu non ti sia offeso… vero Naruto?" borbottò Kushina a disagio, lanciando un'occhiataccia al figlio.

Questi annuì, deglutendo a vuoto. 

Sua mamma quando si arrabbiava faceva davvero paura, -ttebayo… 

Sasuke fece un cenno affermativo con la testa, fingendo che la cosa non lo avesse turbato più di tanto, dopo di che si era apprestato ad allontanarsi, le orecchie ancora arrossate…

 

***

 

Era quello il vero motivo per il quale provava così tanto astio nei confronti  di Naruto.

E a dire la verità, nemmeno sua madre gli andava troppo a genio… 

E per forza! 

Dopo quello che era accaduto non facevano altro che battibeccare e quello stupido usuratonkachi aveva iniziato a sfidarlo di continuo!

Scacciò via quel ricordo orribile e si apprestò a tornare subito dal suo nii-san e da quello scriteriato di Shisui perché sapeva che se fosse rimasto ancora lì, in camera, avrebbe continuato a rivangare su una questione che era diventata ormai come un tabù per lui.

 
   
 
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