Lo aveva immaginato tante di quelle volte, lo aveva sognato e colorato con la più sfrenata fantasia. Eppure adesso che finalmente i suoi occhi potevano ammirarla da vicino si era reso conto che quella immensa e sconfinata distesa d'acqua era qualcosa che neanche la più fervida immaginazione avrebbe potuto rendere così bella e maestosa.
Il mare... di cui lui e Armin avevano parlato fino allo sfinimento. Il mare che rappresentava il loro obbiettivo, la loro speranza, quel senso di libertà. C'era stata rabbia e disperazione, morte e frustrazione ma la voglia di vederlo da vicino per credere finalmente che non fosse solo frutto della fantasia li teneva ancorati ad una salda speranza. Anche adesso lui si trovava lì, perché da quando lo avevano visto per la prima volta qualcosa in lui era cambiato facendolo ritornare in quel luogo più spesso di quanto credesse. Cavalcava in solitudine, si toglieva gli stivali e le cinghie immergendo i piedi nell'acqua, lasciando che i pensieri vagassero lontani cullati dall'infrangersi delle onde sulle rocce.
Quel giorno però l'azzurro che lo caratterizzava sembrava come svanito.
Il cielo sopra la sua testa si era mescolato a quell'acqua salata confondendone i colori. Il grigio delle nuvole aveva coperto la superficie chiara e cristallina dando a quello sconfinato panorama un'aria minacciosa e ostile, conservando però il suo immutato fascino.
Intanto... qualcuno alle sue spalle era sceso da cavallo legando le briglie accanto al suo, restando immobile e in silenzio per qualche istante come a voler carpire i pensieri di chi le stava di fronte. Fece un lungo respiro, per mettere a tacere la sua latente preoccupazione, poi si incamminò lentamente per raggiungerlo.
Eren non si voltò, non ne ebbe bisogno. Conosceva talmente bene quell'incedere da sorridere appena nel constatare che ancora una volta le sue supposizioni erano esatte.
"Eren che ci fai ancora qui, il resto della squadra è rientrato da un pezzo?"
Lui si voltò, lasciando che il vento spostasse i suoi capelli, ormai lunghi, scoprendo così la malinconia del suo sguardo.
"Aspettavo te... Mikasa."
La ragazza rallentò improvvisamente il passo, come a voler soppesare quelle parole. "Che vuoi dire? Che davi per scontato che sarei tornata a cercarti?"
"Non è forse così? Sei tornata per questo alla fine, per venirmi a riprendere?" non gli serviva una conferma, voleva semplicemente che lei fosse onesta con sé stessa.
"Tutti noi ci eravamo accorti della tua assenza, Jean e Connie volevano tornare indietro a riprenderti. Il capitano Levi ha ritenuto che bastassi solo io visto che il pericolo di incontrare un gigante è praticamente nullo."
"Il capitano Levi... e pensare che in genere evita che tu mi stia troppo addosso. Anche se non mi è ben chiaro il motivo. Adesso invece ti manda a riprendermi. È davvero un mistero riuscire a capire quell'uomo."
Intanto Mikasa si era ormai avvicinata puntando il suo sguardo sul viso di Eren, che a sua volta continuava a guardare dritto davanti a sé.
"Torniamo alle mura Eren, non è prudente rimanere qui fuori troppo a lungo." era preoccupata, lui se ne accorse dal suo sguardo sempre vigile, e dalla postura rigida. Non riusciva a rilassarsi, se aveva anche solo il timore che lui potesse trovarsi in pericolo.
Eren si voltò ad osservarla. I suoi occhi erano così simili al colore del mare che aveva di fronte quel giorno. Come se un po' di quel grigio plumbeo e ostile si fosse riversato nello sguardo di Mikasa.
Le sue iridi erano lo specchio della sua anima, in esse era possibile percepire lo stato d'animo della ragazza. Quando era triste, o malinconica, quando era spaventata, preoccupata. Quando in lei scattava l'istinto del predatore che la lanciava in battaglia come una furia inarrestabile. Erano tanti i sentimenti che Mikasa suscitava in lui anche solo guardandola, eppure... non glielo aveva mai detto. Perché?
"Togliti gli stivali e siediti qui con me. Sanno bene dove siamo, non c'è alcuna fretta di rientrare."
"Ma potrebbe piovere, guarda il cielo..."
"Lo sto facendo, e vorrei lo stesso rimanere ancora un po', e voglio che tu rimanga qui con me." Mikasa distolse lo sguardo dalle nuvole grigie che si ammassavano tra loro e si accorse che lui non aveva affatto guardato il cielo bensì aveva continuato ad osservare lei.
"Va bene, come vuoi." si tolse lentamente gli stivali e le calze, lasciando che l'acqua lambisse i suoi piedi.
"A volte credo che potrei rimanere per ore ad osservare tutto questo, senza mai stancarmi."
"Eren, se c'è qualcosa che ti turba lo sai che puoi parlarmene. Puoi farlo con me o con Armin se preferisci, ma sappi che noi ci siamo. Ci saremo sempre per te, ma ti prego... non lasciarci indietro."
Eren allungò una mano spostandole una ciocca di capelli che le copriva lo sguardo, così facendo toccò inavvertitamente la cicatrice sul viso che lui stesso le aveva procurato anni prima.
"Pensi che lo stia facendo di proposito? Intendo... lasciarvi indietro."
"Non lo so, però a volte ti sento distante. E come se quanto più cerco di avvicinarmi a te più tu tenti di allontanarmi. Temo di non riuscire più a capirti come un tempo. Sei sfuggente, silenzioso, tu sei qui con me come in questo momento, ma i tuoi pensieri sono proiettati altrove, dove io non posso raggiungerli."
Riusciva a comprendere perfettamente ciò che Mikasa intendeva dirgli con quelle parole, ma nonostante questo il suo sguardo non lasciava trasparire nessuna emozione. Come se fosse velato da una profonda disillusione maturata in lui insieme alle inevitabili consapevolezze acquisite.
"Una volta, a Stohess, Armin mi ha detto delle parole che non ho più scordato, come se le avesse impresse a fuoco nella mia mente. In principio non capivo cosa volesse dirmi, credevo che lo stesse facendo per scuotermi dal mio stato di torpore. Ma adesso comprendo bene che erano la pura e semplice verità."
Mikasa lo osservò cercando di decifrare i suoi pensieri. Quel giorno lei era impegnata in battaglia contro il gigante femmina in cui Annie si trovava. Di ciò che stava accadendo intorno aveva solo un vago ricordo.
"Quali sono queste parole?" chiese, incerta se volerle o meno conoscere.
Eren si alzò in piedi, prima che un'onda lo raggiungesse in pieno, e Mikasa fece lo stesso subito dopo.
"Solo chi è in grado di rinunciare alle cose a cui tiene di più potrà cambiare le cose. Bisogna essere in grado anche di rinunciare alla propria umanità per vincere questa guerra."
Non riuscì a guardarla in viso mentre le diceva quelle parole e per Mikasa fu come ricevere un'improvvisa e inaspettata stilettata al cuore. Le tremarono le mani e dovette attendere qualche secondo per riprendere il controllo di sé.
"Cosa significa Eren, che tu saresti disposto a rinunciare a tutto per raggiungere il tuo obbiettivo? Saresti disposto a sacrificare i tuoi amici, le persone a te care. È questo che stai cercando di dirmi?" Non voleva, ma urlò quell'ultima affermazione. Perché anche lei aveva un limite di sopportazione, anche il suo cuore aveva un margine oltre il quale non era più capace di contenere il dolore che celava dentro.
C'era rabbia e disperazione in quelle parole. C'era la frustrazione di non riuscire più a comprenderlo, l'incapacità di non riuscire più a trovare quella sottile linea che collegava i loro pensieri e connetteva le medesime intenzioni. Lo stava perdendo, Eren si stava lentamente allontanando e lei sentiva ogni giorno quell'inevitabile distacco gravarle sul cuore.
"È chiaro che in nessun modo io vorrei rinunciare alle persone che per me sono care. Ne tanto meno vorrei rinunciare alla mia umanità. Però so per certo che devo avanzare, e questo... inevitabilmente porterà a delle scelte, scelte alle quali non posso sottrarmi."
"No basta! Non voglio ascoltarti, né ho abbastanza di questi discorsi. Tu parli come se fossi da solo a combattere, come se noi non contassimo. Eppure ogni volta ti abbiamo sostenuto. Tutti abbiamo perso qualcosa, o qualcuno d'importante. Ci siamo sporcati le mani voltando lo sguardo, disgustati da noi stessi. Tu dici di voler avanzare, ma non potrai farlo se decidi di lasciarci indietro, questo devi tenerlo ben a mente. E poi... ricordati che comunque vadano le cose io saprò sempre chi sei."
In quel momento si chiese da dove venisse quella sua sicurezza. Si domandò perché ogni suo tocco, anche il più semplice o banale, emanasse un tale calore da irradiarsi in tutto il corpo. In quegli occhi dal colore indefinito Eren riusciva solo a perdersi, cercando ogni volta di sottrarvi un po' di quella risolutezza di cui aveva bisogno.
"Guardami... guardami adesso Mikasa, e dimmi cosa vedi di fronte a te?" le sussurrò, con voce incredibilmente calma.
"Cosa vedo..." ripeté stranita e confusa "... cosa vedo" chiese ancora a sé stessa, mentre una voce che pulsava nella sua testa le confondeva la mente alienandola da ciò che davvero pensava, da quello che il cuore le suggeriva. Si avvicinò a lui ancora di più, mentre il vento si insinuava lentamente sotto la pelle e il mare minacciava tempesta. Le sue mani si posarono sul volto di Eren. Perché da sempre Mikasa aveva bisogno di un contatto diretto con lui, di un tocco, di sentirlo attraverso la pelle.
"Io vedo... il ragazzo che mi ha dato una ragione per continuare a vivere e a lottare. Vedo che quello stesso ragazzo si è perso in un desiderio più grande di lui. Lo vedo lottare, contro sé stesso, contro la sua umanità. Ma non importa... chiunque tu possa diventare o sceglierai di essere, per me rimarrai sempre quel ragazzo. Niente potrà cambiare questa mia certezza."
E lo era davvero, una certezza, lui lo sapeva, lo aveva sempre saputo. Così come sentiva dentro sé che quella stessa certezza un giorno sarebbe stata infranta in modo repentino, crudele e doloroso. Forse proprio da lui.
Eren strinse le sue mani chiudendo gli occhi e raccogliendo ciò che di quel ragazzo era rimasto nel suo cuore. "L'umanità è una caratteristica talmente rara e preziosa che una volta persa non può più essere ritrovata. Semmai un giorno dovessi perderla voglio poter condividere questa parte di me, almeno una volta, con qualcuno. Qualcuno... capace di guardarmi come tu adesso stai guardando me."
Strinse le sue mani al petto, sollevandole il mento, spegnendo così le incertezze di entrambi in un bacio inatteso quanto desiderato. Un bacio che distrusse le difese che Eren si era costruito e sciolse la tensione che da sempre Mikasa si portava addosso. Niente e nessuno avrebbe contato più di quel momento, di quella solitudine che entrambi sentivano, di quell'urgenza nel dimostrare che la loro vita, alla fine, non era stata solo odio, guerra, sangue e morte. Ma anche amore, dolcezza e un tenue rimpianto che li avrebbe sempre accompagnati.
Le loro braccia si cercarono e si strinsero, come se fosse possibile fondere i loro corpi in quel preciso istante. E poi le onde... trascinarono entrambi in una lenta danza come se i loro corpi fossero in balìa del mare stesso che bruciava e al contempo leniva le rispettive ferite. Eren la trascinò con sé sulla sabbia, sovrastandola con il suo corpo e il suo sguardo. Mikasa pensò che nell'arco della sua vita ogni volta che avrebbe visto il verde rigoglioso delle colline avrebbe ricordato quello sguardo. Eren invece credette di poter annegare nel grigio così intenso e ipnotizzante del suo sguardo, nella dolcezza di quelle labbra che lo cercavano timide, incerte ma desiderose di essere nuovamente catturate tra le sue.
I vestiti, ormai bagnati dalle onde, si fusero con la loro pelle, lasciando intravedere ciò che fino a quel momento avevano solo potuto immaginare.
"Se un giorno dovessi diventare un mostro privo di sentimenti e umanità, tu ricordati che qui, adesso, io sono stato umano per te... solo per te."
"Non dire niente e non giustificarti. Tu fai parte di me, hai sempre fatto parte di me, e questo non potrà mai cambiare."
Le sembrò così fragile e timorosa in quel momento, lei che da sempre era stata quella forte, colei che lo aveva salvato in così tante occasioni da perderne il conto. Lei... che metteva la vita di Eren al di sopra di tutto, persino di sé stessa. Adesso tremava sotto il tocco delle sue mani, eppure la sua pelle era incredibilmente calda. Le mani di entrambi si adoperarono per liberarsi di quegli indumenti bagnati e superflui. Senza distogliere lo sguardo l'uno dall'altra, perché quell'istante doveva rimanere impresso nella mente e sulla pelle.
Nessuno dei due pensò che quello fosse uno sbaglio, ne tanto meno cosa sarebbe accaduto dopo. Per la prima volta decisero di lasciarsi guidare dalle proprie emozioni, dal desiderio di amare e di essere amati. Eren si perse... osservando la sua pelle così esposta al suo sguardo da fargli vibrare l'anima. Le sfiorò il viso scendendo lungo il collo e soffermandosi sulla curva del seno quasi del tutto scoperto. Mikasa lo attirò a sé cercando nuovamente le sue labbra, timorosa nel lasciarsi guardare. Le mani così attente e minuziose da seguire perfettamente le linee del suo corpo, tanto da accorgersi di ogni più piccola cicatrice che fece incupire il volto di Eren.
"Mi dispiace..." sussurrò tra i denti, come a voler trattenere il senso di colpa che lo attanagliava.
"Non è colpa tua." di nuovo le sue parole tentarono di placare il suo dolore.
"Lo è invece. Io ti ho trascinata in tutto questo."
"No, la guerra lo ha fatto."
"Non saresti stata costretta a combattere se io non mi fossi arruolato."
"Sarei stata ugualmente al tuo fianco, magari avremmo lottato lo stesso, ma in modo diverso. Portando addosso le medesime cicatrici, stando sempre qui a porci le stesse domande. Non rimpiango le mie scelte, né di averti seguita. Adesso però non pensare a quello che abbiamo vissuto. Guardami negli occhi, ti chiedo solo questo."
Era una richiesta, un desiderio, una preghiera disperata di chi sa che quel momento potrebbe essere unico e irripetibile. Eren affondò le mani nei suoi capelli sfiorandole la fronte. Le baciò il viso catturando una lacrima appena accennata. Sentiva il corpo di lei fremere al contatto con il suo, ma non distolse lo sguardo neppure per liberarsi degli ultimi lembi di stoffa che li ricoprivano.
Non credevano possibile che tutto ciò avvenisse in modo così naturale, così coinvolgente. L'inesperienza non compromise il desiderio che avevano l'uno dell'altra. In quel preciso istante tutto era come doveva essere. Il ritmo convulso dei loro cuori, i sospiri e i gemiti timidamente accennati che si infrangevano sui loro volti. Il movimento dei loro corpi che assecondavano il reciproco piacere. Le lunghe gambe di Mikasa avvinghiate al corpo di Eren, la schiena leggermente inarcata per agevolare le sue spinte dolci ma costanti. Il respiro di lui era come una languida melodia che le inondava la mente. Le labbra di Eren sul suo corpo le facevano quasi mancare l'aria, era completamente rapita e avvinta dal piacere che lui le provocava. Intanto dal cielo piccole gocce di pioggia cominciarono a bagnare la sabbia e i loro corpi.
Un refrigerio che però non spense l'incendio che avvolgeva i loro corpi. "Sta piovendo..." sussurrò Mikasa separandosi appena dalle sue labbra.
"Ha importanza?" fu la risposta che lei voleva e che ricevette.
"Direi di no." e non servì aggiungere altro. La pioggia che scendeva dal cielo lavò via i dubbi e le incertezze, confuse le lacrime e i respiri, avvolse nel suo costante ticchettio il desidero di anime che sarebbero rimaste unite per sempre.
Era questa la felicità? Quel fugace sentimento che credevano ormai perso, di cui adesso non avrebbero più potuto fare a meno. Era giusto lasciarsi andare sapendo dell'incertezza che gravava sulle loro vite? Forse era stato un errore, perché adesso conoscevano ciò di cui sarebbero stati privati. O forse no... non poteva essere sbagliato perdersi tra le sue braccia, desiderare le sue carezze, sentirlo finalmente solo suo senza il peso di un destino incombente ed infausto.
Lo sguardo di Eren si accese, i suoi occhi sembrarono brillare famelici. Per un attimo Mikasa credette di vedere il volto del Gigante d'Attacco, e forse era davvero così. D'altronde... l'uno era l'estensione dell'altro, questa era un'amara certezza che non poteva negare. Mikasa si aggrappò alla sua schiena, consapevole di non provocargli alcun dolore. Si sollevò mettendosi seduta sopra di lui, facendo aderire i seni al suo petto. Gli aveva lasciato il comando fino a quel momento, ma sarebbe stata lei a concludere. E non per sottolineare la sua superiorità, ma perché voleva che lui sapesse.
Che sentisse quanto lei lo desiderava e che quel momento rappresentava l'esatta somma del sentimento che da sempre custodiva nel cuore. Questo repentino cambio, che lo vide quasi sottomesso, aumentò l'eccitazione di Eren. Mikasa si mosse lenta e sinuosa, lasciando che lui la sostenesse per i fianchi. Lo vide socchiudere gli occhi e alzarla leggermente. Eren le afferrò il volto con entrambe le mani avventandosi sulle sue labbra, assecondando ogni spinta seguita da fremiti che gli attraversarono tutto il corpo. La strinse forte lungo i fianchi, desiderando di prolungare il più possibile quel contatto fisico, prima di lasciarsi andare dentro di lei concedendole alla fine una piacevole tregua.
Mikasa avvertì un calore piacevole e inebriante pervaderla dall'interno. Sollevò il volto lasciando che la pioggia le scivolasse libera sul viso. Poi finalmente si guardarono... con occhi nuovi stavolta, e una rinnovata dolcezza accompagnata da un lieve rimpianto. Eren le regalò un sorriso sincero, vero. Di quelli che partono dagli occhi irradiando l'intero volto. Le baciò il collo solleticandola e trascinando in quella risata anche lei. Era bella quando sorrideva, così bella da provocargli un dolore nel petto che gli mozzava il respiro. Impresse negli occhi quel momento e quel sorriso come il più prezioso e inestimabile tra i tesori.
Rimasero ancora per qualche istante teneramente abbracciati l'uno all'altra, con il reciproco sapore addosso, un sapore che nessuna pioggia avrebbe mai potuto lavare via.
"Ci daranno per dispersi tra un po', e probabilmente ci prenderemo un malanno." il ritorno improvviso alla realtà che li circondava non spense il sorriso spontaneo che aveva sul volto.
"Però... non è stato un errore, giusto?" era più forte di lui, necessitava sempre di una sua conferma, perché solo lei riusciva a mettere a tacere le sue insicurezze.
"No, decisamente non lo è stato." rispose, mentre catturava di nuovo le sue labbra in un tenero bacio.
Si rivestirono in silenzio, riparati per quanto possibile, dietro alcune rocce che si trovavano nelle vicinanze. La pioggia pian piano sembrò intensificarsi confondendosi con l'acqua ormai torbida del mare.
"Dovremmo rientrare, ma con questa pioggia non sarà facile."
Eren si sorprese dell'espressione sul suo viso e nel sentirle dire quelle parole, come se d'improvviso tutto ciò che avevano vissuto fosse svanito in pochi attimi.
"Ti preoccupi della pioggia adesso? Onestamente mi lasci al quanto sorpreso."
Mikasa si voltò ad osservarlo, sul viso stampata un'espressione seria, tradita però dai suoi occhi lucidi. "Mi preoccupo di farci rientrare tutti interi, e soprattutto che nessuno venga a cercarci. Avresti voluto che ti chiedessi cosa succederà adesso. È questo quello a cui pensavi?"
Lui non rispose, ma in effetti non ce n'era bisogno. "Non ti chiederò cosa succederà tra noi. Non lo farò perché non voglio ascoltare una risposta che già conosco. Sì Eren, perché malgrado tutto credo di conoscerti ancora bene da sapere che niente di ciò che intendevi fare è cambiato. E va bene così. Ne ero consapevole fin dall'inizio, e nonostante tutto non ho rimpianti per quello che è accaduto. Lo abbiamo voluto entrambi, ed è stato in assoluto il momento più bello della mia vita." trattenere le lacrime davanti al tenue sorriso di lui era un'impresa impossibile. Mikasa ci stava provando con tutte le sue forze, e lui se ne accorse.
"Ho sempre saputo che in un modo o nell'altro saresti stata la mia salvezza. Grazie, Mikasa."
Ma lei non riuscì a comprendere il significato di quelle parole, né perché ci fosse tanta tristezza negli occhi di Eren mentre le diceva. "Ti va di cavalcare sotto la pioggia?" esordì all'improvviso, spezzando il filo tortuoso dei pensieri della ragazza.
"Che dici, sei impazzito?"
"Ma non eri tu che volevi rientrare al più presto per non far preoccupare gli altri?"
"Sì, ma adesso... in queste condizioni?"
"Non dirmi che l'agguerrita Mikasa Ackerman teme un po' di pioggia?" anche lui la conosceva bene, e sapeva come pungerla nell'orgoglio.
"Non dire sciocchezze..." rispose incrociando le braccia.
"Allora non fare tante storie e andiamo..." la prese per mano e insieme corsero accanto ai cavalli. Con gesti veloci sciolsero le briglie e montarono in sella. "Sei pronta a seguirmi Mikasa?" le chiese, e i suoi occhi verdi brillarono come gemme bagnate dalla pioggia.
"Puoi contarci. Stavolta non mi lascerai indietro... Eren."
Era una promessa quella, fatta a lui, ma soprattutto a sé stessa. Anche Eren ne fu consapevole, e in quel momento ebbe la certezza che la sua Mikasa un giorno avrebbe trovato il coraggio di affrontare qualsiasi prova... anche la più dolorosa e inaspettata di tutte.
I CREDITI DELLA FAN ART CHE TROVATE SOPRA VANNO ALL'ARTISTA CHE L'HA REALIZZATA E SONO PRESENTI NELL'IMMAGINE.
Non potevo non dedicare un momento, e una storia romantica proprio a loro. Non sono molto amati, e ammetto che spesso Mikasa è al quanto soffocante nei suoi modi, ma io li trovo di una dolcezza unica. Penso, sinceramente, che Eren conoscesse ben il destino che lo attendeva ecco perchè non si mai legato profondamente a qualcuno, sapeva che prima o poi avrebbe dovuto lasciarlo.
Il mare, la pioggia... un destino incerto e infausto che incombe su di loro, la voglia di dimostrale che lei è sempre stata importante, che la parte più vera e più umana di Eren Jeager l'ha avuta e conosciuta solo lei. Consideratelo un "missing moment" o uno sclero mio personale, spero comunque di avervi regalato se non altro una piacevole lettura. Grazie di cuore, alla prossima.