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Autore: sweetlove    25/10/2021    6 recensioni
Anno 815, Trunks è solo nel suo ufficio, beve whiskey cercando consolazione nel periodo più buio della sua vita.
Ripercorre a ritroso i momenti vissuti, gli sbagli commessi. Rivive ciò che ha portato la sua famiglia a sgretolarsi. Riuscirà a tirare le somme e risalire a galla?
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NUOVI PG - NUOVE SHIP
I personaggi inseriti saranno quelli che interagiranno maggiormente nel corso dei capitoli, così come le coppie, anche se le principali saranno 'altre'.
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NOTE a inizio e fine del prologo. Illustrazioni all'interno dei capitoli.
Genere: Angst, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: 18, Altri, Bulma, Trunks, Vegeta | Coppie: Bra/Goten, Bulma/Vegeta, Marron/Trunks
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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C R E E P
Capitolo 19

 

 

«Nina, perché non vai ad aiutare Kian?»

Nina si volse, imbronciata.

«Perché prima mi ha sporcata col gelato!»

Mai avrebbe aiutato quello scemo a riordinare la sua stanza! Sapeva bene fosse ‘la regola’, quella che ‘i grandi’ pretendevano venisse rispettata, e solitamente non obiettava, ma stavolta proprio no!

«Non l’ha fatto apposta!» Marron sospirò, rassegnata e anche un po’ intenerita. Kian, da quando era nato, era sempre stato il suo ‘prediletto’. Non perché a Yuno volesse meno bene, adorava entrambi i gemelli di Goten, ma il ‘ribelle’ aveva un’ascendente particolare su di lei. Non era mai riuscita a spiegarsi il perché.

«Sì invece!» La bimba, biondissima e dannatamente somigliante a sua nonna materna, pestò il piede sul parquet e questo risuonò pericolosamente. Quel quarto di sangue saiyan era e sarebbe rimasto sempre un pericolo, una mina vagante tra le sue piccole mani così come tra quelle dei fratelli e dei cugini.

«Tesoro, ascoltami…» La donna si inginocchiò di fronte a lei, le mise le mani sulle spalle lasciate scoperte da due misere bretelle di lino rosa. Stoffa pagata un occhio della testa da Bulma, regalo di compleanno in anticipo per la nipotina settenne. «Non perché lui è sempre dispettoso bisogna sempre pensare sia il colpevole.»

Tutti conoscevano la fama di Kian. Lui era il disastro, un incidente in attesa di verificarsi, il malfattore di turno. Quello che solo due settimane prima era stato sospeso in seconda elementare per aver chiuso a chiave nell’armadietto il povero supplente di educazione fisica.

«Ma io…» Nina provò a ribattere, perplessa. La mamma forse aveva ragione, forse per davvero quel gelato al cioccolato non le era stato lanciato addosso. Kian era inciampato nella pista delle macchinine e le era finito addosso. Perché sprecare un gelato? Eppure…

«Forza. Laveremo il tuo vestito non appena tornati a casa. Adesso dovete divertirvi, tutti insieme!»

Marron la fece voltare e la sospinse verso il centro della camera. Segno inequivocabile della sua volontà di vederli far pace e tornare in armonia. Come sempre.


 

Un lago di sudore.

Nina sobbalzò sotto le lenzuola gialle del suo letto, annaspando. D’istinto guardò verso la porta, come se davvero sua madre fosse lì, a sospingerla verso la cesta dei giochi, quella che non era più lì ma in cantina, o in soffitta… neanche lo ricordava.

Solo penombra.

Solo quel sogno.

Di lei, come sempre, non le era rimasto altro che il ricordo, oltre che il patrimonio genetico.

«Mamma…» Mormorò, riprendendo a respirare regolarmente e guardando ora distrattamente l’orologio. Le cinque del mattino. Orario perfetto per non riuscire più a riaddormentarsi… la sera prima aveva fatto tardi da Yuno, si era ripromessa di non spegnere la sveglia quando sarebbe suonata, e invece eccola lì, già sveglia e pronta ad affrontare la giornata con due belle occhiaie in mostra.

Da quanto non sognava sua madre? Troppo. Un’eternità. Le era capitato rarissime volte, ma mai in maniera così nitida. Si sfiorò la spalla, le sembrava come se davvero qualcuno, anzi proprio Marron, l’avesse sospinta nel sonno. Impossibile… ma le pareva quasi di sentire il suo odore. Quel profumo inconfondibile, che qualche volta, sadicamente, aveva ricercato nei suoi abiti, ancora sistemati alla perfezione nel suo armadio. L’aveva aperto, sentendo ogni volta una coltellata nel petto, e li aveva sfiorati appena mentre il suo odore la investiva e le permetteva di sentirla ancora una volta vicina, fisicamente presente, nonostante fosse ormai cenere dispersa in aria.

La sua mamma…

Si accorse di avere le lacrime agli occhi. Che fosse tutto lo schifo che la circondava ad averla stressata così tanto da trovarsi a fare quei sogni così vividi? Eppure adesso aveva quasi paura. Si sentiva come quando era piccola, quando si svegliava nel cuore della notte per un incubo e correva a rifugiarsi nel letto dei suoi. Faceva sempre la ‘forte’, Nina. Lei non era come Hami, dolce e sensibile… eppure, di notte sapeva diventare un agnellino. Come ora… avrebbe dato qualsiasi cosa pur di riavere la certezza di quel calore, lo stesso che infinite volte le aveva permesso di tranquillizzarsi e riaddormentarsi serenamente. Le mani di sua madre che l’accarezzavano, il braccio di suo padre che la cingeva. Tutto quello che le diceva ‘qui non può succederti niente’.

Avrebbe potuto svegliare Trunks… ma a che pro? L’avrebbe soltanto privato del sonno, e ne aveva infinito bisogno con tutte quelle preoccupazioni e i lutti che si susseguivano, uno dietro l’altro, spietati.

Nina sospirò, riadagiandosi sul cuscino. Fissò il soffitto, rimettendo in ordine i pensieri o perlomeno provandoci. Aveva sognato Marron, ma non solo. Aveva sognato lei, Kian… perché? Era un episodio realmente avvenuto, proprio in quella stanza, anni ed anni prima. Dov’era Yuno? Non lo ricordava, e in quel momento nemmeno le importava.

Nessuno stava aiutando Kian. Nessuno, ma Marron l’aveva spedita direttamente da lui… tra le sue braccia.

No. Non le sue braccia!

«Cosa cazzo vai a pensare, Nina?» Bisbigliò, scuotendo con forza il capo. Pensieri scemi, inutili! Era solo un sogno, o meglio un ricordo riapparso in sogno… non doveva dargli peso. Però…

Però Kian era solo. Kian era tornato, non aveva più amici, usciva soltanto per andare da suo padre. Aveva bisogno di qualcuno con cui divertirsi. Aveva bisogno di lei…

Yuno le stava sempre addosso. E non era un caso lo fosse dal giorno in cui suo fratello era tornato. E non era neanche difficile capire il perché, anche se apertamente non ne avevano mai parlato. Con Yuno, l’argomento Kian sembrava ormai tabù. Piuttosto, la sera prima il suo ragazzo le aveva chiesto una cosa importantissima. La più importante per la sua età.

Le aveva chiesto di fare l’amore con lui la prima volta.

Aveva sentito il cuore batterle forte, l’emozione era stata grande al pensiero di compiere quel passo. Eppure, dopo aver detto di sì, che presto sarebbe arrivato il loro momento e nel modo più magico, tornata a casa era rimasta a pensarci a lungo. Sentiva qualcosa di strano, come una forza che la tratteneva dal sentirsi libera di essere felice e impaziente per quella proposta, rivoltale con timidezza e quasi terrore.

Amava Yuno, ma si sentiva come in stand-by.

E tutto da quando Kian era riapparso nella sua… nella loro vita.

 


 

Trunks bussò di nuovo alla porta, senza ricevere risposta.

«Io apro…»

«Fà un po’ come vuoi.» Diciotto, lì accanto a braccia incrociate, lo fissava quasi sconsolata mentre tentava di parlare con Hami attraverso l’ingresso della sua stanza. Sembrava che quella ragazza si fosse chiusa in un mutismo che tutti ben conoscevano… era stato proprio suo padre, prima ancora di sapere di esserlo, a sbloccarla, anni e anni addietro.

«Hami, sto entrando!» La avvertì questo, prendendo un respiro prima di violare la privacy, la sacrosanta privacy, della primogenita. Con lei non c’era mai stato bisogno di aprire la porta con la forza, non si era mai segregata, piuttosto era quella in grado di sedare liti e malumori col dialogo. Stavolta, però, la situazione era davvero pesante e drammatica.

Non ci si ritrova fidanzati col proprio fratello non-biologico tutti i giorni. Nè si viene a sapere che questo è niente meno che un clone. E soprattutto non è comune che un padre ti tenga nascosta una verità così importante.

Trunks sapeva che si sarebbe sentito uno schifo nel momento in cui avrebbe incrociato lo sguardo di Hami, ma sapeva anche che era la cosa più preziosa al mondo e che mai avrebbe rinunciato a riconquistare la sua fiducia.

Ma non vide nulla. Il letto era disfatto, sulla sedia accostata allo scrittoio c’era una sua maglietta. La finestra era aperta.

Saiyan. Sangue alieno, sapeva volare.

«Merda…»

Il glicine imprecò. Non immaginava che proprio la sua figlia ‘perfetta’ sarebbe arrivata a scappare dalla finestra pur di non affrontarlo.

«Che succede?» Diciotto si fece avanti, entrò nella stanza e si guardò intorno, costatando, come il genero, l’assenza di sua nipote. E anche qualcos’altro. Allungò la mano, scostò il lenzuolo stropicciato, estrasse un biglietto adagiato su qualcosa di liscio e duro. Il cellulare.

«Trunks…» Le parve giusto darlo a lui, lasciare fosse il padre a leggere quel ‘messaggio’. E le dita quasi tremanti di Trunks le sottrassero quel pezzo di carta velocemente. Aprirono quel foglio piegato in quattro col fiato sospeso…

«Che vuol dire?!»

Fu Diciotto a spezzare per prima il silenzio glaciale, mentre il mezzosangue rileggeva quella frase, o meglio quelle due parole, per la decima volta.

“ N O N  C E R C A T E M I ”

E fu proprio in quel momento che Trunks capì che con la morte di sua madre, solo pochi giorni addietro, non aveva toccato il fondo. Quello era ancora molto lontano. Capì che nel baratro ci stava scivolando proprio ora, che la botola sotto i suoi piedi si era aperta il giorno in cui aveva intravisto quel giovane al cimitero, quando aveva avuto la sensazione di conoscerlo. E poi era stato distratto dal ritorno di Kian.

Fu un istante, e Trunks capì che nella sua vita non c’era più posto per la tranquillità. Non senza la forza che gli avrebbe dato Marron. E proprio per lei si sentì in colpa.

"Dov’è nostra figlia?".

 

 

Nota dell’autrice


Ce l’ho fatta anche oggi! Sul filo del rasoio, ma ci sono. Non potrò dire lo stesso la settimana prossima, perché come qualcuno sa non ci sarò, andrò a Lucca (dita incrociate per imprevisti e tempo!) e non avrò modo né di anticipare il capitolo nei prossimi giorni, né di pubblicarlo lunedì, per cui mi prendo due settimane di ‘ferie’. Mi faccio perdonare con questo capitolo carico di ‘Marron’. Mi manca tanto… vorrei davvero rubare qualche pezzo di trama all’autore di Beautiful e farla ‘tornare in scena’, ma sarebbe scontato.

Detto questo, vi lascio anche col fiato sospeso… dove sarà Hami? Vi lascio ipotizzare! E Nina, ha sognato la sua mamma. Cosa vorrà dire?

Io non posso che ringraziarvi come sempre per esserci. Siete spettacolari, e troppo buoni!

Mi congedo con un abbraccio per ognuno di voi!

 


Sweetlove

 

 

 

 

   
 
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