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Autore: Voglioungufo    28/10/2021    0 recensioni
SakuHina | College!AU
Come in un film, Sakura aveva sempre aspettato il momento in cui la sua vita sarebbe iniziata davvero; il momento in cui le sarebbero successe cose così straordinarie da poterle ritrovare nelle pagine di un libro, nella pellicola di un vecchio film.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash, Crack Pairing | Personaggi: Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha, Shin, Shino Aburame | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Pairing: Sakura/Hinata, accenni Naruto/Sasuke, Sakura&Naruto&Sasuke
Verse: University!AU
Tag:  modern au, college, fluff, love at first sight.
Avvertimenti: // 
Note: Buonasera!
Vengo con una one-shot SakuHina totalmente autoindulgente che sto scrivendo da qualche settimana a tempo perso. Non sapevo nemmeno se pubblicarla, ma martedì ho conseguito finalmente la laurea triennale e ho un moto di nostalgia assurda. Quindi ecco questa cosina priva di qualsiasi sorpresa, solo due saffiche e i loro tempi biblici <3 
Il titolo è una canzone di The girl in red, che vi consiglio di ascoltare.
Un bacino

 
 
 
 
 
 
 
 
We fell in love in October, that’s  why I love falls
 
 
 
Come in un film, Sakura aveva sempre aspettato il momento in cui la sua vita sarebbe iniziata davvero; il momento in cui le sarebbero successe cose così straordinarie da poterle ritrovare nelle pagine di un libro, nella pellicola di un vecchio film.
L’inizio dell’università sembrava essere quella svolta che aveva atteso irrequieta ogni giorno. Vivere da sola, con i suoi migliori amici come coinquilini come progettava a quindici anni; vivere lontano dall’ombra apprensiva e oppressiva della sua famiglia, in una grande città dove poteva scivolare senza che qualche vecchietta pettegola raccontasse in giro “Hai visto che la figlia degli Haruno si è tinta i capelli di rosa?” e vivere la sua favola: aveva atteso quel momento per anni.
Forse era questa grande aspettativa che le faceva vivere ogni momento con un filtro negli occhi, che rendeva ogni cosa bellissima e sospesa come in una fotografia. L’entusiasmo sembrava inarrestabile.
L’autunno rendeva solo tutto più magico.
La loro sede principale, il campus dove con Naruto e Sasuke passava la maggior parte delle sue giornate, era stato costruito su un vecchio monastero. La struttura del vecchio complesso di edifici era rimasta intatta, così le alte mura austere che circondavano la sede svelavano al proprio interno uno splendido e ampio chiostro curato. L’erba del prato era bassa e regolare, un tappeto dove ci si poteva sedere nelle lunghe attese tra una lezione e l’altra. Alberi si innalzavano nello spazio verde e in quel momento, in quell’Ottobre pieno di promesse, erano infuocati dai colori autunnali. Il leggero vento freddo ogni tanto faceva volteggiare le foglie rosse e gialle, tappezzando il prato verde, cadendo sulle panchine.
“Sembra come in quel film, come si chiamava…”
Su quelle panchine l’aveva vista la prima volta. Non sapeva chi fosse, se facesse il suo stesso corso, se avessero la stessa età o se fosse lì solo per una lezione occasionale. Fin dalla prima volta però aveva pensato fosse bellissima. Capelli lisci e lucenti scivolavano sulle sue spalle, una frangia le ombreggiava il volto inclinato verso il libro che teneva sulle gambe. Un maglioncino bianco le avvolgeva le forme morbide, si tuffava sotto una gonna viola a pieghe e le gambe lunghe risaltavano ancora più affusolate grazie alle parigine che indossava fin sopra il ginocchio; scarpine da bambola completavano l’out-fit. Accanto a lei un astuccio un po’ infantile e pieno di spille era aperto sul contenuto, uno dei mille evidenziatori colorati erano nella sua mano mentre sottolineava il libro.
“Andiamo a parlarci?” propose Naruto, che aveva fatta sua la missione di diventare amico con ogni persona passasse almeno un’ora nel campus.
Sakura non aveva risposto, ma Sasuke aveva visto il professore entrare nel chiostro diretto alla loro aula.
“No, andiamo in classe”.
**
 
Sakura però la rivide. Ogni giorno, in punti diversi del campus; una volta le capitò di vederla perfino in classe e si chiese se per tutto quel tempo avessero frequentato le stesse lezioni senza saperlo. Del resto Sasuke li faceva sedere sempre in prima fila, con dispiacere di Naruto, mentre lei si sedeva in fondo all’aula, nascosta sull’ultimo posto che le permetteva una facile fuga non appena la lezione finiva. 
Ogni volta che la vedeva indossava sempre vestiti carini e deliziosi, gonne e maglioncini soffici. Non importava che tempo facesse, se piovesse o tirasse un vento impossibile, aveva sempre i vestiti più carini.
“Voglio sia la mia ragazza” mormorò un giorno all’inizio della lezione, il professore doveva ancora entrare e tutti gli studenti stavano cercano di accaparrarsi i posti migliori, in una confusione che stava iniziando a essere familiare.
“Quindi andiamo a parlarci?” chiese Naruto rischiando di spandere il suo caffè sul quaderno di Sasuke.
“No… mi vergogno”.
La schernì. “Non sarà mai la tua ragazza se non ci parli”.
“Sarà la mia ragazza” ripeté cocciuta. 
“Quindi andiamo a parlarci”.
“No, domani” insistette.
Naruto si guardò attorno. “Perché aspettare domani? È qui a lezione con noi, magari dopo… eccola lì, al solito posto!”
Sakura si aggrappò al suo braccio, facendoglielo abbassare, e lo fissò con occhi di fuoco.
“Sei pazzo! Non indicarla!”
“Ma mica mi ha visto, con tutta questa gente”.
Sasuke si schiarì la gola, guardandoli torvi. “È entrato il professore” ricordò loro.
Sakura la considerò una vittoria, neanche Naruto era così audace da fare qualcosa di stupido in prima fila con il professore proprio davanti a loro.
Ebbene, lo sottovalutò.
Il ronzio nella classe si abbassò sempre di più mentre ogni studente prendeva atto dell’arrivo del professore e taceva, permettendo l’inizio della lezione. 
“Prima di riprendere dal punto lasciato in sospeso l’ultima volta, vorrei ricordare che per quanto la comodità sia un fattore essenziale, siamo comunque all’interno di un’aula universitaria”. Fece una pausa guardando proprio verso di loro in prima fila. “Vi prego di sedervi in modo più consono”.
Sakura arrossì fino alla radice dei capelli, rendendosi conto che ce l’aveva con lei e Naruto. Infatti l’amico era seduto come L, il personaggio di Death Note, e Sakura stava a gambe incrociate, con un ginocchio che spuntava oltre il banco. Velocemente si ricompose, tenendo gli occhi bassi e biascicando una scusa.
Naruto fu più rumoroso. “Sì, ci dispiace, ma non lo facciamo apposta… Sa, no, come si dice, che i bisessuali non sanno sedersi come le persone normali”. Si voltò verso il resto della gradinata ghermita di studenti. “Sì, avete capito, lei – Sakura Haruno – è bisessuale, quindi ragazze se siete interessa…”
“Oh mio Dio” esalò Sakura prima di fare l’unica cosa sensata: gettarsi sull’amico e tappargli la bocca prima che peggiorasse la situazione. Nella colluttazione Naruto quasi cadde dal suo posto, il suo gomito colpì il già precario bicchierino di caffè che rovesciò il proprio contenuto sugli appunti di Sasuke. Il quale guardò la grande macchia marrone espandersi sulla carta, il ripiano, gocciolare sui suoi jeans chiari. Sospirò e nascoste la faccia fra le mani.
Da quel giorno bandì Sakura e Naruto dal sedersi ancora in prima fila con lui.
 
**

Nonostante i tentativi di Naruto, Sakura non riuscì mai ad andare a parlare con la bella ragazza, soprattutto dopo la figuraccia che le aveva fatto fare con il professore e l’intera classe. Il destino però aveva un altro piano, che iniziò con il sacchetto vuoto dei filtri per le sigarette.
“Lì c’è Shino e sta fumando, magari può prestarcene” suggerì Naruto.
I tre si mossero verso il ragazzo solitario, già bardato con sciarpa e cappuccio come se fosse Gennaio e non fine Ottobre. Naruto ci aveva fatto amicizia qualche giorno dopo l’inizio delle lezioni e in quel momento, con il disperato bisogno di nicotina per non crollare alla lezione prevista al posto del pranzo, la sua indole estroversa fu la loro salvezza. 
Shino passò loro i tre filtri di buon grado, chiedendo se avessero anche bisogno di cartine o tabacco.
“No, di quelli abbiamo fatto scorta ieri” rise Naruto mentre Sasuke tirava fuori il necessario per comporre la loro sigaretta.
Proprio in quel momento dall’edificio uscì la ragazza carina, Sakura la individuò subito e quasi rischiò di soffocarsi con la saliva quando la vide dirigersi verso di loro. Teneva tra le mani due caffè, una sciarpina rossa avvolgeva il suo collo e i capelli, il cappotto era aperto sopra il maglione beige che indossava, lungo fino a metà coscia come un vestito. Anche quel giorno aveva le immancabili parigine e le sue scarpe da bambola. Li fissò imbarazzata, senza dire una parola, poi abbassò gli occhi e arrossì.
“Shino…”
“Grazie” rispose pronto quello, prendendo uno dei bicchieri di plastica. Lo appoggiò al muretto vicino. “Voi vi conoscete?” chiese.
“No” scosse la testa Naruto, vibrando da quanto era raggiante e lanciando continue occhiate suggestive a Sakura, in un modo che era tutto tranne che discreto. “Non abbiamo ancora avuto l’occasione, sono Naruto!”
“Hinata” si presentò la ragazza accennando un sorriso imbarazzato. 
“Sasuke” accennò disinteressato, iniziando a fumare.
Gli occhi chiari di Hinata si spostarono allora su di lei, Sakura sorrise mentre inumidiva la cartina con la punta della lingua. La guardò mentre faceva scorrere la lingua e Hinata arrossì, abbassando il volto.
“Io sono Sakura” si presentò quindi.
Il primo passo era stato fatto.
 
 
**
 
Il secondo passo fu ancor per merito di Naruto.
Con l’avvicinarsi dei parziali, i tre amici si erano resi conto che dovevano iniziare a studiare per non rischiare di arrivare impreparati o saltarli. Per questo motivo la biblioteca divenne il luogo dove passavano la maggior parte del tempo. Sasuke riusciva a concentrarsi solo nel silenzio, Naruto a casa si distraeva facendo troppo rumore e Sakura voleva provare questa nuova esperienza universitaria. 
Le piaceva la biblioteca. Soprattutto le piaceva sedersi davanti alle grandi finestre, così da alzare di tanto in tanto lo sguardo dal manuale per vedere lo scorcio della città, i passanti nei loro cappotti e gli alberi sempre più spogli. Ormai aveva trovato il posto perfetto e cercava sempre di arrivare il prima possibile per trovarlo libero, questo significava che arrivava prima anche dei suoi amici, ai quali caritatevolmente teneva un posto.
Quella mattina la biblioteca era parecchio affollata e tenne i due posti vicini occupati senza lasciarsi impressionare dagli sguardi imploranti. Il primo ad arrivare fu Sasuke, seccato con Naruto che non aveva voluto sentire ragioni per svegliarsi. 
“Dovresti lasciare che gli occupino il posto” sbottò stizzito, con cattiveria. “Così impara”.
“Dai, sai com’è fatto” cercò di rabbonirlo.
Tre secondi dopo una vocina esitante chiese se il posto era libero. Sakura preparò la sua miglior faccia da poker per scacciare l’intruso, ma ogni buona intenzione sparì quando si scontrò con gli occhi di Hinata. La ragazza stava tormentando l’orlo della sciarpa, in evidente disagio, spiandola da sotto le lunghe ciglia. 
Sorrise affascinante. “Ma certo!” garantì facendo cadere a terra lo zaino che occupava il posto. “Liberissimo”.
Un’espressione sollevata e grata fece piegare le sue labbra in un sorriso. Scivolò sul posto vicino senza fiatare, cercando di fare il meno rumore possibile.
Sakura ignorò lo sguardo incredulo che le rivolse Sasuke.
Cinque minuti dopo, vide sul riflesso della vetrata la capigliatura di Naruto. Solo in quel momento provò una fitta di senso di colpa per aver abbandonato il migliore amico, nella sala non c’erano altri posti liberi, e si voltò per chiedere scusa con lo sguardo. Ma Naruto sorrideva, passando gli occhi tra lei e Hinata, poi sollevò il pollice e ammiccò.
Si sarebbe sacrificato volentieri per una buona causa. 
Davanti a quel gesto così altruista Sakura si promise che Hinata sarebbe diventata la sua ragazza a ogni costo.
 
**
 
Un anno dopo Hinata non era ancora la sua ragazza, ma poteva definirla sua amica. La sua timidezza non aveva potuto vincere contro l’esuberanza di Naruto ed era stata tirata in mezzo alla banda. 
Si erano resi conto di essere diventati un gruppo durante la sessione invernale, quando decisero di incontrarsi in biblioteca per il ripassone finale di un esame piuttosto complicato. Si ritrovarono a essere così tanti da occupare un intero tavolo. 
Sakura passò del tempo insieme a Hinata, divennero amiche e poco alla volta riuscì a convincere l’altra ragazza a spiaccicare più di qualche frase di circostanza. Seguivano molti corsi insieme, quindi era inevitabile sedersi vicine a lezione o studiare insieme, presentarsi agli stessi appelli e farsi coraggio per superare l’ansia.
Così anche quando la sessione estiva passò e davanti a loro si prospettavano due mesi di vacanze nel paese natale continuarono a tenersi in contatto. Non passava giorno che si scrivessero su what’s app o commentassero una storia sull’instagram dell’altra, sempre consapevoli della reciproca presenza nella propria vita.
Naruto faceva notare che era come se fossero fidanzate, tanto valeva fare il passo successivo. Sakura ribatteva che non era affatto la stessa cosa, perché Hinata poteva non avere per nulla quell’intenzione. Aggiungeva: “Pensa a te, poi! Tu e Sasuke volete ancora fare finta di nulla per molto?!”
Peccato che Naruto la ascoltò e, sotto il cielo di San Lorenzo, con buona pace di Sakura, mise finalmente in chiaro la sua ambigua relazione con Sasuke baciandolo fino all’alba.
“Adesso tocca a te” le sussurrò quando tornarono a casa dalla spiaggia.
 
**
 
Sakura capì la fregatura dell’università il giorno appena successivo a ferragosto, quando con ancora la sbornia della notte prima aprì il libro del suo prossimo esame. La sessione straordinaria di Settembre era arrivata minacciosa, ricordando loro che non erano più liceali con tre mesi di puro divertimento. E una volta finita la sessione non c’era neanche il tempo di riprendersi dal trauma che ricominciavano le lezioni.
Il chiostro della loro sede principale un anno dopo era rimasto lo stesso, ma Sakura sentiva che le cose erano cambiate. Il loro gruppo si ritrovò subito fuori dall’aula, rumoroso e festoso, un perfetto contrasto con le matricole che si spostavano in giro perse, in cerca delle aule. 
Una cosa però era rimasta la stessa, Sakura lo costatò sorridendo dolce non appena vide Hinata.
“Mi erano mancate le tue parigine” la salutò con un abbraccio.
Hinata ridacchiò. “A me era mancata la tua voce, i messaggi non sono la stessa cosa”.
Quella confessione fece battere forte il cuore di Sakura. Si staccarono, ma non si allontanò da lei, restandole così vicino che la ragazza più bassa arrossì sugli zigomi.
“Potevi chiamarmi allora”.
Il rossore si intensificò. “Potevo?”
Annuì.
Hinata abbassò lo sguardo, come un po’ sopraffatta. “Allora forse, la prossima volta…” sussurrò.
Non terminò la frase, ma era chiara a entrambe.
 
**
 
Sakura aprì la bocca e Sasuke la fulminò con un’occhiataccia. “No”.
Lo guardò incredula. “Non sai neanche che cosa voglio dire”.
“Riguarderà Hinata. Ovviamente. È da quando sono ricominciate le lezioni che non parli di altro. Hinata qui, Hinata là, Hinata quello e Hinata questo. No, basta” completò fissandola lugubre, scuro in volto quanto i suoi capelli. 
Rimase naturalmente offesa, Sasuke era uno di poche parole e quelle poche volte che faceva più di un monosillabo era sempre per essere scortese, che antipatico. 
La situazione peggiorò quando Naruto si intromise.
“Guarda che era così anche quando aveva una cotta per te”.
Sakura arrossì fino alla radice dei capelli, abbinandosi al suo giubbotto rosso ciliegia. Come si permetteva di tirare fuori quel periodo imbarazzante della sua adolescenza? Neanche Sasuke sembrava contento di ricordarlo, infatti cambiò prontamente argomento.
“Guardate, c’è Shino”.
Era una giornata uggiosa, le foglie di erano tutte raccolte ai bordi del marciapiede e dall’aula stava uscendo una fiumana di gente dalla lezione appena finita. Di lato, lontano dalla folla, c’era Shino tutto intabarrato intento a fumare. L’anno prima avevano scoperto che aveva l’abitudine di presentarsi ridicolmente in anticipo solo per il gusto di fumarsi con calma una sigaretta. Trovavano fosse un po’ inquietante, ma gli volevano bene anche per quella stranezza.
 Lo raggiunsero, prendendo anche loro filtri, cartine e tabacco per girarsi una sigaretta. Naruto stava tenendo la conversazione, come al solito, lamentandosi del professore e del tempo freddo. Sakura guardava gli studenti che passavano davanti alla porta, sperando di beccare Hinata, ma quella era la loro prima lezione della giornata e sapeva che sarebbe arrivata in ritardo. Le aveva confessato che adorava dormire fino all’ultimo minuto possibile, ma ci teneva anche ad avere tutti i vestiti in ordine, quindi finiva sempre per fare tardi e dover fare la strada di corsa.
Quella volta, però, rimase di stucco quando entrando nell’aula trovò Hinata già seduta e con il quaderno aperto al suo solito posto in fondo. La raggiunse insieme a Naruto e Shino (Sasuke si sedeva in prima fila, ma erano ancora banditi dal sedersi insieme a lui) e la guardò apertamente sorpresa.
“Questo sì che è incredibile!”
“Ma io non ti ho vista entrare” notò Shino con tono corrucciato.
Puntualmente, Hinata arrossì. “Io… credevo che questa mattina ci fosse lezione alle 8:30…” iniziò e tutti capirono subito dove stava andando a parare. “Così sono arrivata di corsa, talmente tardi che l’aula era piena e ho dovuto chiedere a della gente di farmi passare per sedermi… E poi la lezione è iniziata e ho scoperto che era di un altro corso!”
“Non mi dirai che…”
Hinata si strinse nelle spalle. “Non potevo uscire, se ne sarebbero accorti tutti… Quindi sono rimasta qui” terminò sconfortata. “Almeno per una volta sono puntuale”.
Sakura le mise confortante un braccio attorno alle spalle mentre Naruto scoppiò sguaiato a ridere.
“Perfino più puntuale di Shino!”
Il ragazzo ignorò il commento, concentrandosi su Hinata. Fece schioccare la lingua con rimprovero.
“Hai intenzione di fare come l’anno scorso? Dimenticare le date degli esami, iscriverti agli appelli sbagliati o presentarti nelle aule sbagliate?”
Hinata divenne rossa come un pomodoro. “N-no! Quest’anno farò tutto bene”.
Naruto alzò il pollice, ma il suo sprono si perse sotto il ronzio scettico di Shino.
“Alla fine ti sei iscritta al B1 di inglese?”
“E-ecco… mi sono dimenticata” ammise abbassando lo sguardo. “P-però! Però ho visto che c’è un appello durante i parziali”.
Gli occhiali da sole di Shino nascondevano il suo sguardo, ma in un certo senso il rimprovero silenzioso era percepibile.
“Tu hai già pagato la rata?”
Questa volta si illuminò tutta, apertamente fiera di se stessa. “Sì, appena è stato possibile!”
Shino però non sembrava contento. “Quindi sei ufficialmente iscritta al secondo anno”. Fece una pausa lugubre. “L’OFA di B1 deve essere superato entro il primo anno”.
La ragazza trattenne il fiato, come se non osasse crederci.
“Quindi…”
“Non puoi iscriverti al prossimo appello, esatto” completò Shino senza un briciolo di pietà.
Quella era una brutta situazione, se non si superavano tutti gli OFA il libretto universitario veniva bloccato, con la conseguenza che non si potevano sostenere esami e quindi procedere con la carriera universitaria. Il solo pensiero fece impallidire Hinata, i suoi occhi diventarono lucidi di lacrime alla velocità della luce.
Naruto fu il primo a tentate di consolarla.
“Sono sicuro che non è niente di grave! Io non ho passato il test di Italiano e ho dovuto fare un corso, sicuramente c’è qualcosa del genere anche per chi non passa inglese”.
Sakura annuì incoraggiante. “Esatto, vedi cosa dice il sito”.
“Io non ci capisco mai niente nel sito” borbottò con la voce raffreddata.
Sakura tirò allora fuori il proprio smartphone, promettendo che avrebbero guardato insieme. Il professore era entrato e la lezione stava iniziando, ma alle due ragazze non sembrava importare, troppo impegnate a cercare una scappatoia burocratica. 
Dopo un’ora e mezza il professore finì la lezione, loro non avevano scritto una riga di appunti, ma avevano finalmente trovato la soluzione.
“Mi raccomando, ricordati di contattare il tuo liceo per la certificazione” le disse Sakura prendendola per mano, come se così potesse imprimerle l’urgenza.
Hinata annuì. “Sei sicura che tutti i licei lascino l’attestato? Anche chi non ha fatto il linguistico?”
“Sono sicurissima!”
Gli occhi chiari erano tornati umidi, questa volta per la gratitudine. “Come ricambio? Sei stata gentilissima e hai perso la lezione per me…”
“Un caffè andrà bene” promise e dentro di sé esulto perché valeva come un appuntamento, giusto?
“Ti porterò nella caffetteria più carina della città!” promise.
“E per la lezione non dovete preoccuparvi” si intromise Naruto con un sorrisone soddisfatto. Aprì il quaderno mostrando le due pagine fitte di parole. “Vi presto i miei appunti!”
Sakura sforzò il sorriso nel vedere l’incomprensibile grafia di Naruto riempire caoticamente tutti gli spazi, con frecce e scarabocchi che rendeva il tutto ancora più difficile da decifrare. Guardò Hinata.
“Chiederò gli appunti a Sasuke”.
Sembrò sollevata dalla cosa, ma Naruto non lo apprezzò.
“Tze, ingrata”.
 
**
 
Hinata mantenne davvero la sua promessa e pochi giorni dopo la portò in un posticino carino in centro. Dentro il negozio si respirava una bellissima aria autunnale per via di tutte le decorazioni per Halloween; le lucine gialle appese al soffitto e le piantine come soprammobili lo rendevano perfettamente instagrammabile.
“È proprio bello qui” considerò Sakura togliendo il cappotto. Soprattutto c’era un bel calore rispetto a fuori, quella mattina si erano svegliati con la nebbia e l’aria era così umida da aver arricciato le punte dei suoi corti capelli.
“L’ho scoperto appena arrivata qui e me ne sono innamorata”.
“Effettivamente è molto nel tuo stile…” Lasciò la frase in sospeso, smettendo di guardare l’ambiente accogliente del caffè per concentrarsi su Hinata. Anche quel giorno indossava un delizioso maglioncino, di un bel grigio chiaro con dei grandi bottini a chiuderlo sul petto, abbinato a una gonna a scacchi dello stesso colore. Per stare più calda aveva indossato delle calze nere più pesanti delle classiche trasparenti, le affusolavano le gambe in modo che aveva fatto venire la gola secca a Sakura. “Forse non te l’ho mai detto, ma adoro come ti vesti… Vorrei avere la tua stessa pazienza, invece ogni volta pesco a caso dall’armadio” si lamentò.
Hinata non rispose subito, era arrivata una cameriera con le ordinazioni che avevano fatto alla cassa quando erano entrate. Sorrise nel vedere che l’altra ragazza aveva preso un pumpkin spice latte, con la panna ricoperta da granelli di cannella.
“Mi piace vestirmi in modo diverso ogni giorno” spiegò alla fine Hinata. “Andavo a un liceo sperimentale che prevedeva un’uniforme scolastica uguale sia per ragazzi che per ragazze”. Sospirò. “Era frustrante vestirsi sempre allo stesso modo ogni giorno, uguale a tutti gli altri. Mi sono promessa che all’università sarei stata me stessa, quindi mi sarei vestita sempre come volevo e in modo diverso”.
Sakura sorrise mescolando il proprio caffè. “Sì, capisco più o meno. Vengo da un paesino piccolo, dove tutti conoscono tutti e hanno da ridire su tutti. Avevo paura dei pettegolezzi e quindi non ho mai fatto nulla per me stessa di troppo… strano.” Mimò le virgolette alte con le dita. “Ma quando ho finito il liceo ho detto… fanculo! E mi sono fatta i capelli rosa” terminò fieramente.
“Ti stanno benissimo” disse subito Hinata, arrossì un poco. “Anche il taglio, risalta la forma del tuo viso”.
“La fronte, vorrai dire” commentò sarcastica picchiettandola. Era consapevole di avere una fronte molto larga e alta, quando era adolescente i suoi bulli glielo ricordavano ogni giorno.
“Cos’ha la tua fronte che non va?” La riscosse Hinata confusa.
Senza rendersene conto aveva iniziato a coprirla con le dita.
“È troppo grande…”
“No, non troppo. È perfetta per il tuo viso” la contraddisse arrossendo ancora una volta.  “Con una fronte diversa non saresti altrettanto… b-bella” tremò nel dire l’ultima parola.
Dentro la grande fronte di Sakura esplose il carnevale brasiliano. Hinata la considerava bella. Non carina, bella. La realizzazione le scaldò le guance e si ritrovò senza nulla da dire, troppo emozionata e felice. Il suo silenzio prolungato sembrò però mettere a disagio l’altra ragazza, che iniziò a parlare velocemente nel tentativo di cambiare argomento.
“Vorrei anche io avere il coraggio di dire f-fanculo e fare qualcosa di wow. Ma mi faccio sempre mille dubbi” ammise. 
Una parte di Sakura voleva stuzzicarla per la sua confessione, ma non voleva essere crudele e quindi si limitò a festeggiare internamente.
“Ognuno ha i suoi tempi per tutto”.
“Lo so, ma a volte mi sembra di non essere cambiata dal liceo…”
“Secondo me non devi preoccuparti, a volte cambiamo anche senza accorgercene. E prima, dopo… che differenza fa?”
Hinata la guardava dubbiosa. “Che perdo le mie occasioni…”
“Allora la prossima volta che vorrai fare qualcosa ma arriveranno i dubbi… urla a tutto fiato shannaro!!” urlò sbattendo un pugno sul tavolo, catturando l’attenzione degli altri avventori più tranquilli.
Ma per una volta Hinata non si preoccupò dello sguardo degli altri su di sé, tutta la sua concentrazione era su Sakura.
Shannaro?” ripetè in un pigolio confuso.
Annuì fieramente. “È una parola che mi sono inventata io. Geronimo è troppo banale e Naruto non voleva usassi dattebayo” aggiunse con un sorriso affettuoso al ricordo di quando lei e  Naruto erano diventati amici alle medie.
 
“Se ti prendono ancora in giro picchiali!”
“Ma ho paura…”
“Allora chiudi gli occhi e urla una parola come dattebayo, come faccio io”.
Dattebayo?”
“Sì, tipo. Ma dattebayo non puoi usarla perché è la mia parola, trovati la tua”.
Ci aveva pensato brevemente, pigolando: “Shannaro?”
“Suona bene, ma ora sii più convinta. Come me: dattebayo!”
“Shannaro”.
“Dattebayo!”
“Shannaro! Shannaro! SHANNARO!”
 
“E funziona?”
La domanda di Hinata la distrasse dal breve ricordo. Sbatté le palpebre come a rimetterla a fuoco, poi sorrise.
“Ma certo! Anch’io ero timida da piccola, ma poi ho imparato a farmi valere” garantì.
Soprattutto perché era diventata amica per la pelle con Naruto ed è impossibile essere sia timidi che amici di Naruto. 
“Tu, timida? Impossibile”.
“Ti giuro! Pensa che…”
Passarono ore a parlare, scambiandosi vecchi ricordi e confrontandosi sulla loro nuova vita universitaria, come dopo un anno tutto fosse ancora così incredibile. Erano così prese l’una dall’altra che non si accorsero del passare del tempo. Fuori il sole stava tramontando, dipingendo di arancio il cielo che sbucava tra i tetti. Non c’era più la pesante nebbia del primo pomeriggio, ma il cielo era pieno di nuvole che correvano velocemente e fu presto chiaro perché. 
Appena misero piede fuori dalla caffetteria una folata di vento le fece rabbrividire fin dentro le ossa, minacciando di sollevare la gonna di Hinata. Lei prontamente abbassò le mani in un’imitazione più impacciata e infreddolita di Marilyn Monroe.
“Fa sempre più freddo” si lamentò.
Si affrettarono lungo il marciapiede, entrambe volevano andare a casa per scaldarsi sotto il plaid. Sakura sperava solo di non beccare gli amici intenti a fare le loro cose, ancora.
Il vento stava spogliando gli alberi dalle loro ultime foglie, il marciapiede era tappezzato dai colori dorati, a ogni loro passo c’era uno scricchiolio. Alcune di quelle foglie cadere tra i capelli di Sakura, impigliandosi tra le ciocche rosa. Lei era così soprappensiero per via dei suoi coinquilini che facevano zozzerie sul divano, il tavolo, la cucina che nemmeno se ne accorse.
Fu la risata di Hinata a farla tornare in sé.
“Hai più foglie tu degli alberi” la canzonò bonariamente.
Cercò di liberarsene facendo una smorfia, ma proprio in quel momento una forte folata ne fece cadere altre sulla sua testa. Sembrava che qualcuno sul cielo si stesse prendendo gioco di lei.
Si immobilizzò quando sentì delle dita gentili aiutarla, Hinata si era avvicinata di soppiatto e sempre sorridendo stava districando le foglie dalle ciocche. Era davvero molto vicina, più di quanto lo fosse mai stata al di fuori di un abbraccio.
Inclinò il collo, aiutando la ragazza più bassa a raggiungere le foglie sul suo capo, così facendo i loro visi furono ancor più vicini. Hinata fermò i suoi movimenti, guardandola con le guance che diventavano ancora una volta rosse e lucide come mele. 
Forse Sakura doveva dire qualcosa, perché sentiva la tensione crescere in un modo che le attorcigliava le budella e perché si sentiva stupida a fissare le labbra di Hinata, ma era lì che il suo sguardo si catapultava.
Deglutì con forza, rumorosa, sforzandosi per alzare gli occhi sul resto del viso. 
L’espressione di Hinata era cambiata, attraverso il rossore i suoi occhi chiari scintillavano di determinazione.
Sh-Shannaro, giusto?”
Il cuore di Sakura mancò un battito, capì cosa stava per succedere ma anche così ebbe un momentaneo black out nel sentire le morbide labbra di Hinata premere sulle sue. Fu veloce e casto, ma era un bacio e Sakura non voleva lasciarsi scappare l’occasione. Quando si accorse che Hinata stava per allontanarsi si riscosse, veloce alzò entrambe le mani afferrandole il viso, nonostante il vento la sua pelle era caldissima sotto i polpastrelli. La tenne vicina, trasformando quel semplice contatto in un vero bacio un po’ impacciato, un po’ confuso. Le sue labbra sapevano di cannella e zucca.
Le foglie continuavano a cadere sulle loro teste, il vento era ancora gelido, ma non importava più.
 
 
**
 
“Quindi state insieme? Finalmente!” esultò Naruto.
“In fondo ci hanno messo solo un intero anno” infierì Sasuke.
Sakura li guardò con la punta del naso rossa e gocciolante. Si erano baciate a lungo e come nel cliché del più banale film romantico aveva iniziato a piovere mentre erano ancora sulla bocca dell’altra. Non era stato romantico però essere infradiciate, visto il freddo che faceva. Sakura aveva iniziato a starnutire appena arrivata a casa, sentiva arrivare già i sintomi di un’influenza.
“E voi quanto ci avete messo? Cinque anni?” li apostrofò offesa.
Naruto se la prese subito. “Non è colpa mia se Sasuke era impossibile da capire!”
Quello strabuzzò gli occhi. “Ti ho baciato al mio diciottesimo e tu hai fatto finta di niente!”
“Credevo fossi ubriaco! Io ero ubriaco! E… oh, che importa, sta cercando di farci cambiare argomento”. Si voltò verso Sakura. “Raccontaci tutto. Tutto”.
“In cambio mi preparate una tisana?” domandò starnutendo.
“Andata”.
In realtà non c’era molto da raccontare, era successo tutto così all’improvviso e dopo aveva iniziato a piovere, lasciando loro poco tempo per parlare. Riassunse comunque la giornata mentre i due ragazzi si affaccendavano attorno al bollitore e i vari infusi che tenevano.
“Ha detto che stava pensando a me da quella volta che Naruto ha fatto lo scemo in classe…”
“Sapevo che era merito mio!”
“…Ma non le sembrava giusto usarmi per capire la sua sessualità, era ancora abbastanza confusa. E anche dopo non capiva se fosse interessata a me perché sapeva che mi piacevano le ragazze o perché effettivamente le piacessi, quindi non ha mai osato fare nulla. Fino a oggi”.
Sasuke si fermò. “Quindi ti sta usando?” indagò iperprotettivo.
Rise accettando la tazza bollente che Naruto le offriva.
“No, credo che finalmente abbia deciso di… lasciarsi andare”. Alzò gli occhi. “Di non avere dubbi”.
“Aww, che carina!” esclamò Naruto sognante, da bravo romanticone. “Meno male lo ha fatto, altrimenti staresti ancora sospirando su di lei senza combinare nulla”.
“Il diciottesimo di Sasuke” ricordò.
“Ma dai! Non potete continuare a tirarlo fuori!”
“Naruto, ti ho ficcato la lingua in gola e tu neanche hai reagito”.
“Esagerato…”
Sakura si distrasse subito dal loro battibecco, un nuovo messaggio aveva fatto vibrare il telefono sul tavolo. Sorrise nel riconoscere il contatto di Hinata, le aveva mandato una foto di un termometro che segnava alcune linee di febbre, accompagnata da emoticon che piangevano.
“Colpa della pioggia… anch’io sto malino…”
“O forse colpa dei tuoi baci”.
Non capì se quel calore in fondo alla pancia fosse per via della tisana o del messaggio, ma si sentì più calda di quanto potesse esserlo sotto il plaid. 
Guardò fuori dalla finestra e si accorse che la pioggia aveva fatto cadere le ultime foglie, ormai i rami erano quasi tutti spogli. Quell’autunno era finito presto.
Eppure lo avrebbe ricordato per tutta la vita.
 
   
 
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