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Autore: NPC_Stories    29/10/2021    0 recensioni
Inktober 2021 con la lista ufficiale, come sempre troverete storie dei miei personaggi originali nel mondo di Forgotten Realms.
Dovrebbero essere storie brevi (altrimenti come faccio a pubblicarne una al giorno?), ma chissà se ci riuscirò...
Genere: Avventura, Fantasy, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het, Slash | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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- Questa storia fa parte della serie 'Forgotten stories of the Forgotten Realms'
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Genere: fantasy
Note: seguito di Collide, Open e Connect


29. Patch


1308 DR, inizio autunno, Grande Foresta

"Aesar, te ne devi andare."
Solitamente Duvainion, il druido mezzelfo, non era così scortese. Lo si poteva accusare di essere un po' freddo, ma non maleducato. Era chiaro però - sia dal suo tono che dalla mancanza di convenevoli - che aveva una certa familiarità con Aesar e che ne era esasperato.
"Devi permettermi di vederla. Ti prego! Sai che non ho cattive intenzioni, non potrei mai farle del male. Io la amo dal profondo del cuore" protestò l'elfo dei boschi con atteggiamento febbrile, ma sincero. L'elfo ultimamente era così emotivo che non avrebbe saputo mentire nemmeno se ci avesse provato.
"Sono quasi due settimane di cammino dal tuo villaggio alla casa della mia famiglia, sei qui tutti i mesi, praticamente arrivi a casa tua solo per far sapere ai tuoi compari che sei vivo e poi riparti?"
L'elfo giocherellò nervosamente con il laccio della faretra. "Non posso fare diversamente. Lei mi riempie la mente e il cuore. Sono vivo grazie a lei, sento la sua continua vicinanza spirituale eppure fisicamente siamo così lontani! Questa distanza è una tortura. Come posso stare separato da lei?"
"Aesar, ascoltami, non è un sentimento reale. Ti è stata restituita la vita, ma non la stai vivendo appieno."
"Ma questa non è la mia vita, è la vita di Kore. Io esisto perché lei ha condiviso la sua essenza vitale con me. Il mio cuore è pieno solo di amore e gratitudine, mi sembra che tutto il mio mondo giri intorno a lei. Questo sentimento è reale, tu non puoi capire. Non può essere nient'altro che amore, e non può essere nient'altro che reale. È tua sorella, dovresti sapere benissimo che è una persona amabile."
Duvainion rifletté su quelle parole, ma un fratello non è la persona giusta per stabilire se sua sorella sia amabile, perché i parenti stretti conoscono i reciproci difetti meglio dei pregi.
"Uhm. Certo. Se vuoi qualcuno che rubi il tuo mantello per ritagliarlo e farne vestiti per le bambole. Io non ho bisogno di questo tipo di negatività nella mia vita" scherzò.
"È una cosa che ha fatto quando era bambina?" Chiese l'elfo, intenerito. "Vorrei tanto sentire altre storie su di lei. Mi permetterebbe di sentirla più vicina anche quando siamo lontani."
"Non credi invece che dovresti cercare di fare l'opposto? Secondo me tu dovresti cercare di non pensare a lei. Dovresti andare avanti con la tua vita, che è tua, indipendentemente dalla sua origine. Tu sei libero. Trovati un'elfa se proprio sei affamato di amore. Una del tuo popolo, che capisca ai tuoi valori, che possa viverti accanto. Non c'è futuro per te e Kore insieme. Lei non sarebbe accettata dalla tua gente, e tu non vuoi vivere fuori dalla foresta."
"Potrei farlo!" Obiettò lui. "È vero che non sarebbe il mio ambiente, ma per Kore posso adattarmi, posso fare dei sacrifici. Lo sanno le stelle se lei non ha fatto sacrifici per me."
"E non hai pensato che forse lei non vorrebbe tutto questo? Mia sorella voleva soltanto che tu potessi ricominciare, non che tu diventassi ossessionato da lei e che rinunciassi alla tua normalità per lei."
"Non sono affatto ossessionato" l'elfo sembrava convinto e sincero, ma se era ossessionato ovviamente non poteva accorgersene "ho solo capito quello che era inevitabile capire, cioè che Kore è la persona migliore che abbia mai conosciuto e che non sarò mai felice se non potrò stare con lei. Se lei dovesse rifiutarmi, io farò tutto il possibile e anche l'impossibile per diventare la persona che lei vuole."
Duvainion si massaggiò le tempie con le mani, rimpiangendo il giorno in cui si era offerto di aiutare Kore. Perché naturalmente toccava a lui intercettare il molesto corteggiatore di sua sorella prima che uscisse dalla foresta e arrivasse alla locanda della sua famiglia. E ci riusciva, per fortuna, ci riusciva quasi sempre. L'elfo era furtivo ma Duvainion era un druido: poteva contare su una rete di spie fra gli animali della foresta.
"Kore ha cinquant'anni, è una ragazzina, non credo che l'amore sia già nei suoi pensieri. Ti rendi conto di quanto la tua insistenza sia inquietante?"
"Ha solo vent'anni meno di me, posso aspettare che maturi, non mi sognerei mai di impormi su una ragazzina. Chiedo solo di poterle parlare, di poter stare al suo fianco finché non sarà pronta…"
"Aesar, no. Non è giusto. Non la lasci in pace. Le stai facendo pagare un prezzo terribile per avere scelto di aiutarti, gli atti di gentilezza non dovrebbero essere puniti in questo modo."
"Ma non voglio altro che il suo bene! Come posso farle del male se ho delle intenzioni così pure?"
"Perché" Duvainion si sforzò di spiegargli quel concetto per l'ennesima volta, come se stesse parlando con un bambino, "lei si sente male sapendo di averti tolto la possibilità di scelta. E inoltre, non ti ama, per lei sei uno sconosciuto e lei è una sconosciuta per te. Il tuo attaccamento è morboso e sbagliato e temo che sia un effetto collaterale del rituale che ha usato."
"Non sono uno sconosciuto per lei! Lei non è una sconosciuta per me! Non dire eresie, abbiamo condiviso cose che non puoi capire, le nostre anime sono collegate."
"Aesar, senti, so che non sei una cattiva persona. Voglio darti la possibilità di rispettare il desiderio di mia sorella e, se preferisci vederla in questo modo, di rispettare i suoi tempi. Concedi anche a te stesso la possibilità di capire se la distanza ti permetterà di pensare ad altro, di rifarti una vita."
"E se non volessi cogliere questa possibilità?" L'elfo gli lanciò un'occhiata di sfida.
"Se non torni indietro subito ti ci faccio tornare a calci."
Duvainion non avrebbe voluto usare la violenza, perché capiva che l'elfo non era completamente in sé. Era colpa della scellerata idea di Kore, fare un rituale così pericoloso di cui capiva a malapena le implicazioni. Ma se lei era stata spinta a tentare quella strada pericolosa, era di nuovo per colpa di Aesar che aveva avuto la pessima idea di uccidersi davanti alla sua sensibile sorellina. Ecco forse questo era l'unico motivo per cui il mezzodrow poteva desiderare di prendere a calci l'elfo dei boschi.
Finora non erano mai arrivati alle armi, Aesar per sua stessa ammissione non voleva combattere contro un parente di Kore, perché temeva che in questo modo lei non l'avrebbe mai amato. Ancora una volta il druido riuscì ad allontanare il fastidioso pretendente con le parole e con le minacce, ma lui stava diventando sempre più insistente e Duvainion sapeva che presto sarebbe giunto il giorno in cui le parole non sarebbero più bastate.

"Due giorni fa ha tentato di nuovo" il druido fece rapporto alla sorella, qualche tempo dopo.
"E il mese scorso ci è riuscito" sospirò lei, sconsolata.
"Mi dispiace che sia riuscito a sfuggirmi. E dobbiamo mettere in conto che nei prossimi mesi la situazione peggiori. In inverno parte degli animali che mi aiutano nella sorveglianza andranno in letargo o saranno migrati al sud. Fra qualche tempo sarà molto più difficile tenerlo d'occhio."
"Senti… Io credo che dovremmo dirlo a mamma" si arrese lei.
"Ma eri contraria a dirglielo. Dicevi che si sarebbe arrabbiata."
"Oh, sono convinta che si arrabbierà. Ho toccato uno dei suoi tomi proibiti. Ma Aesar si trova in una sorta di schiavitù dell'anima e io non volevo questo. La sua libertà è più importante della rabbia di nostra madre."
Duvainion distese le labbra in un sorriso, una vista inusuale sul suo volto legnoso. Gli tornarono in mente le parole dell'elfo.
"Aesar ha un'alta opinione di te, pensa che tu sia gentile e altruista. Forse almeno questo è un sentimento sincero, perché credo che abbia ragione."
"Non lo so… mi sono immischiata nei suoi affari. Prima ho causato la sua morte e poi gli ho impedito di trovare serenità nell'aldilà, credevo di fare bene ma non penso che stia trovando serenità in questa vita quindi forse sarebbe stato meglio lasciarlo andare" Kore si sedette su una radice e si nascose il volto fra le mani. "Oh, Duv, che cosa devo fare?"
Il druido non aveva una risposta. "Credo che la tua idea di dirlo alla mamma sia valida" si avvicinò alla sorella e le scompigliò i capelli. "Sei una brava ragazza, sai quello che è giusto fare. Adesso torna a casa, non è sicuro per te rimanere qui al confine della foresta, quel matto potrebbe cercare di avvicinarsi."
"Sì, ora vado… ma non sappiamo quando mamma abbia intenzione di tornare. In realtà non so nemmeno dove lei e lo zio siano andati."
"Possiamo sempre chiamarla. Inviare un messaggio magico. Non è un rituale complesso, e sai che tornerebbe subito se pensasse che qui ci sono dei problemi."
Kore sospirò per l'ennesima volta. "Sarebbe già abbastanza brutto doverglielo dire se fosse qui. Doverla anche richiamare quando finalmente aveva deciso di prendersi un po' di tempo per se stessa, mi sembra un'aggravante."
"Sciocchezze, non aveva sicuramente intenzione di stare via più di qualche mese. Pensaci, Tinefein ha soltanto undici anni. Quanto a lungo mamma vorrà stare separata dalla sua figlia più piccola?"
"Hm, sì, anche questo è vero. È molto probabile che torni prima dell'inverno. E quando tornerà, le parleremo di Aesar."
"E se tardasse a tornare, le manderemo un messaggio" insistette Duvainion. "Non possiamo lasciare quel povero elfo in queste condizioni per troppo tempo, se la sua ossessione è davvero causata dal rituale non potrà fare altro che peggiorare."
Kore aveva l'aria di chi sta per inghiottire un limone, ma annuì. "Sì. Mamma saprà aggiustarlo."


Qualche settimana dopo, in una locanda vicino a Secomber

"Aggiustarlo?" Krystel sbatté il volume dei Rituali del Manto Grigio sul tavolo e guardò sua figlia e il giovane elfo che era venuto a trovarla. Per quella volta Duvainion aveva finto di non vederlo e l'aveva lasciato passare, sapendo che Krystel era tornata alla locanda e avrebbe risolto la situazione.
I due fratelli però avevano sottovalutato il problema. Krystel era basita per quello che sua figlia le aveva raccontato.
"Kore, ce l'hai una vaga idea di quello che hai fatto? Questo è il rituale più… più pasticciato del maledetto libro. È un rituale di necromanzia che lega due anime dietro il pretesto della resurrezione, questo ragazzo praticamente sta… non è facile da spiegare, la sua psiche sta cambiando. Le tue energie vitali condivise con lui non si limitano a garantire la sua sopravvivenza, gli stanno anche influenzando la mente. Non posso annullare l'incantesimo e basta, lui non sarebbe in grado di camminare con le sue gambe, per così dire."
Kore sbiancò, assumendo un colorito grigiastro sotto la pelle nera. "Cioè non si può fare niente?"
La strega cercò di darsi un contegno ma le sue mani stavano tremando per la rabbia.
"No, non ho detto questo. Ho detto che non posso annullare la magia che hai fatto in modo che lui continui con la sua vita. In questo momento ci sono solo due cose che posso fare. Posso sciogliere completamente il tuo incantesimo, ma questo lo farebbe morire; a quel punto potrei riportarlo in vita ma non in questo corpo. Questo corpo porta su di sé i glifi del rituale che hai compiuto e non è più… utilizzabile, per motivi che sarebbero troppo lunghi da spiegare. Sarebbe necessario distruggere questo corpo, bruciandolo magari, e poi lanciare un rituale infinitamente più difficile e costoso che riporti in vita la sua anima in un corpo creato dal nulla. Tuttavia morire due volte è un grosso shock e non posso garantire con assoluta certezza che funzionerà. La sua anima confusa potrebbe decidere di andare verso l'aldilà. Questo corso d'azioni potrebbe portare alla sua morte definitiva e perfino io mi rendo conto che sarebbe un'ingiustizia, questo ragazzo ha ancora tanti decenni da vivere."
Aesar era sbiancato quando Krystel aveva prospettato la possibilità di ucciderlo, quella era un'opzione che potendo avrebbe scartato a priori.
"E… e la seconda possibilità?" Tentò l'elfo. "Non avete detto che c'erano due cose che potevate fare?"
"Sì" Krystel raddrizzò le spalle e fissò i due giovani con sguardo duro. "La seconda opzione è che io ci metta una pezza. Non ti farò tornare esattamente come prima, ma sarai libero dalle influenze involontarie di Kore."
"Una pezza" ripeté Aesar, a bassa voce. "Ma che cosa significa esattamente?"
"Significa che non sarai più legato a mia figlia. Non posso recidere i fili che ti tengono in vita, ma posso deviarne l'origine. Non sarà più l'energia vitale di Kore a sostentarti, ma quella di qualcos'altro."
"Ah… e di chi? O cosa?"
"Questo è da vedere" Krystel avvicinò le mani finché i polpastrelli si toccarono, assumendo una posa riflessiva. "Ci sono entità a questo mondo. Gli sciamani li chiamano spiriti. Ma non mi riferisco agli spiriti dei morti. Aesar, sai che cos'è uno spirito del territorio?"
L'elfo scosse la testa. "So che qualche leggenda ne parla, ma non conosco i dettagli."
"Be', tutto questo è solo un discorso teorico, perché non possiamo fare nulla senza il consenso di uno spirito. Ma tu sei un elfo, un ranger, hai un contatto profondo con la tua foresta. Penso che potremmo trovare uno spirito di natura disposto a sacrificare una piccola parte della sua energia per te. Per noi."

Aesar era confuso e scombussolato. Era andato alla locanda dei drow, nel bel mezzo delle campagne abitate dagli umani, solo per poter vedere la sua innamorata. Era stato un lungo viaggio e sperava di trarne qualche beneficio. Invece era andato a infilarsi in una situazione potenzialmente pericolosa. La madre di Kore era tornata e non vedeva di buon occhio il loro amore. Adesso sembrava che volesse fare qualcosa per modificare la sua vita e distruggere il loro legame. Aesar non era convinto, ma Kore sembrava sollevata, e lui voleva prima di tutto che la sua amata fosse felice. La strega pretese che si mettessero tutti in cammino verso la foresta: lei, Aesar e Kore. Stava portando con sé quel tomo di magia così ambiguo, quello che poche ore prima aveva trattato male sbattendolo sul tavolo. Aveva messo nel suo zaino anche altre cose: incensi, un pugnale. Aesar non si sentiva tranquillo.
Arrivarono alle propaggini del bosco due ore dopo il tramonto. Si fermarono a riposare in quella vasta fascia di boscaglia che non è ancora il folto della foresta ma di sicuro non è più campagna. O almeno, Kore e Aesar si fermarono a riposare, Krystel si fermò lì per meditare.
Aesar non lo sapeva. Scivolò nella trance meditativa degli elfi, come ogni volta che andava a riposare, ma anziché rivivere sereni ricordi della sua vita quella notte ebbe visioni di cose strane, come dei sogni. Erano cose che andavano al di là della sua comprensione, ma gli sembrava di ricordare qualcosa con una voce profonda - o forse non era una voce, forse erano solo pensieri molto rumorosi - e creature gigantesche che si muovevano ai margini della sua sfera percettiva.
Quando si svegliò, Krystel e Kore stavano già preparando un cerchio magico.

Ad Aesar fu soltanto richiesto di sdraiarsi a terra e cercare di liberare la mente. Il vero lavoro lo avrebbero fatto loro. Krystel recitò una lunga invocazione che l'elfo non riuscì a capire, ma qualcosa si stava ammassando intorno a loro. Aesar poteva percepire una presenza immensa, un'entità che doveva essere quasi un dio.
Si sollevò un turbine di polvere e per un momento l'elfo riuscì a vedere la forma di una creatura mastodontica, dall'aspetto di un antico treant, un albero semovente.
"Cerca cinque alberi di quercia" comandò Krystel alla figlia. "Non devono per forza essere nelle vicinanze, ma devono essere nella foresta. Quando ne trovi uno, usa questo pugnale" le mise in mano l'arma rituale "e usalo per incidere di nuovo uno dei simboli che hai sulla pelle, ricalcando con precisione i segni che hai adesso come cicatrici; poi incidi lo stesso simbolo sulla corteccia. Tocca il simbolo sull'albero con quello sulla tua pelle e lascia una traccia di sangue. Alla quercia successiva, ripeti il processo con un altro dei glifi. Quando hai finito torna qui, e cerca di finire entro l'alba. Concluderò il rituale allora, e se le tue ferite guariranno senza lasciare alcuna traccia dei simboli magici, allora sapremo che lo spirito delle querce ha accettato di prendersi carico di questo sacrificio."
Aesar ascoltò avidamente quella spiegazione, ma era più di quanto potesse comprendere. Una cosa però gli era chiara: a lui non era richiesto di fare niente, se non di recitare di nuovo la parte del cadavere, della zavorra inutile.
Rivolse alla drow uno sguardo interrogativo, ma lei gli fece cenno di rimanere immobile. Infreddolito, annoiato e un po' spaventato, alla fine Aesar scivolò di nuovo nella reverie. Aveva la sgradevole sensazione di sentirsi osservato, da qualcosa di molto più grande di lui.

Quando Aesar infine si svegliò, era già sorto il sole. Si guardò intorno allarmato, per controllare se Kore fosse riuscita a tornare in tempo. Sì, lei era lì. Aveva uno sguardo concentrato, ma sembrava anche che un peso le fosse stato tolto dal cuore… e dal corpo? Non teneva forse le spalle più dritte adesso? Oppure riusciva solo a respirare meglio? Questo significava che non stava più condividendo la sua energia vitale con lui?
L'elfo si alzò a sedere, sentendosi molto più leggero e più sano di come si fosse sentito negli ultimi mesi. Il freddo della notte autunnale lo aveva lasciato un po' anchilosato, eppure si rendeva conto per istinto che si sarebbe scrollato via quel disagio in poche ore: non avrebbe sentito il freddo nelle ossa per giorni com'era successo ultimamente. Tutto considerato era molto più in forze.
"Ha funzionato?"
Kore gli mostrò i palmi delle mani: lei non recava più traccia dei glifi magici che prima connettevano le loro anime. Aesar invece quei simboli li aveva ancora.
"Ma quindi a chi… a cosa…?"
"Stanotte ho interpellato molti spiriti di natura" gli spiegò Krystel, "soprattutto quelli abbastanza grandi e abbastanza forti da sopportare un simile peso. È stato lo spirito delle querce a rispondermi. È molto potente, come tutti gli spiriti degli alberi di questa foresta. Adesso è lui a condividere la sua energia vitale con te, lo farà fino al momento della tua morte… e credo che questo patto abbia anche potenzialmente allungato la tua durata di vita."
"Patto?"
"Lo spirito vuole qualcosa in cambio. Da te. Pretende che tu gli sia devoto, che tu faccia voto di proteggere gli alberi di questa foresta."
"Cioè, vuole che io diventi un druido? Oppure posso farlo anche rimanendo un ranger?"
"È adorabile che tu creda di avere possibilità di scelta" commentò seccamente la strega. "La devozione che sentivi verso mia figlia, presto la sentirai verso la foresta, gli alberi, il tuo territorio. Sarà tuo desiderio diventare… qualunque cosa ti permetta di avere il contatto più stretto possibile con questo spirito di natura. Forse la risposta giusta per te sarà diventare un druido, forse perfino qualcosa di più. Sarà una strada che dovrai trovare da solo. Ma questo è molto più sano, per un elfo, piuttosto che essere disperatamente innamorato di una strega drow. La tua sarà una devozione religiosa e non avrai spazio nella tua vita per altri amori altrettanto grandi. Ti sarà molto difficile costruire una famiglia… ma sarai felice e sarai pienamente realizzato. Questo è il massimo che io posso darti, questa è la pezza migliore che posso mettere."
Aesar ci rifletté per un lungo momento, mentre cercava di sondare i suoi stessi sentimenti: provava ancora qualcosa per Kore, ma si trattava di gratitudine e rispetto, non di amore accecante. Adesso lo capiva, era stato stupido, non aveva riconosciuto un'ossessione. E presto avrebbe sviluppato un'ossessione identica verso… qualcosa che nella sua cultura era già rispettato e riverito. Qualcosa che gli avrebbe permesso di continuare ad avere una vita in seno alla sua gente.
"Capisco che non avrò mai più il pieno controllo dei miei sentimenti, ma capisco anche che questa soluzione è la cosa più simile alla libertà che potevate darmi" ragionò infine. "E adesso?"
"E adesso addio, Aesar Sarsantyr" gli chiarì Krystel. "Hai insegnato una terribile lezione a mia figlia, non posso biasimarti per tutto quello che è successo ma non ti voglio intorno alla mia famiglia. A mai più rivederci."
L'elfo dei boschi non poteva davvero ribattere a questo e non aveva motivo per farlo. Rivolse a Kore un ultimo inchino e un'ultima professione di gratitudine, poi si allontanò dalle due drow, ben deciso a non uscire mai più dalla Grande Foresta.
   
 
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